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DIRITTO PRIVATO LEZIONE 30

Il difetto originario, detto anche genetico della causa, cioè il contratto già nasce viziato, perché la
causa manca o è illecito, il rimedio sarà la nullità, disciplinata agli Art.1418 e seguenti del C.C..
Invece se il difetto anziché essere genetico, originario, cioè relativo al momento in cui il contratto
nasce, è sopravvenuto in un momento successivo alla stipula del contratto, allora il rimedio
previsto dall’ordinamento è la risoluzione.
Il difetto originario, detto anche genetico della causa, cioè il contratto già nasce viziato, perché la
causa manca o è illecito, il rimedio sarà la nullità, disciplinata agli Art.1418 e seguenti del C.C..

Disciplina nullità
La disciplina della nullità, chi spetta la legittimazione ad agire ad agire per l’azione di nullità?
Lo dice l’Art.1421 del C.C., mentre l’annullamento può essere richiesto solo dalla parte interessata
(incapace, vittima di violenza, dolo ed errore), invece l’azione di nullità può essere disperata da
chiunque ne abbia interessi, non solo le parti del contratto, ma anche da un soggetto terzo al
contratto, si parla di legittimazione generale. In linea generale, salvo eccezione, può essere
rilevata d’ufficio dal giudice, anche il giudice senza che la parte eccepisca la nullità del contratto,
potrà rilevarla ex ufficio.
A differenza dell’azione di annullamento che si prescrive in 5 anni, l’Art.1422 del C.C. dice che
l’azione di nullità è imprescrittibile (il recupero del bene), salvi gli effetti dell’usucapione e della
prescrizione delle azioni di ripetizione (finalizzata alla restituzione del bene).
Altra differenza è data dall’Art.1423 del C.C. rubricato come: inammissibilità di convalida, l’atto
nullo non è sanabile, a differenza dell’annullabilità che è sanabile mediante convalida.
Non è convalidabile, non può essere eliminato il vizio, però può essere recuperato, l’atto nullo
anziché essere del tutto viziato ed inefficace, si recupera qualche effetto dell’atto nullo, in base al
principio di conservazione degli atti giuridici, ma l’atto rimane viziato, produce effetti per la parte
che rimane in piedi. Tra le forme di recupero citiamo:
- La conversione del contratto nullo, disciplinato all’Art.1424 del C.C., il quale dice che: che
la conversione del contratto nullo si ha tutte le volte in cui un contratto nullo (esempio: per
mancanza di forma) può produrre gli effetti di un contratto diverso (che non richiede quel
requisito, cioè la forma), purché abbia i requisiti di sostanza e forma (elemento oggettivo)
richiesti, e purché risulti compatibili con la volontà delle parti, che se avessero conosciuto i
vizi di nullità del contratto, avrebbero concluso questo contratto diverso.
Esempio: un contratto di locazione che per legge sulle locazioni richiede locazione di
immobili ad esempio ad uso abitativo richiede la forma scritta ad substantiam potrebbe
essere convertito e in un comodato che non richiede magari la forma scritta e il canone
previsto potrebbe essere inteso dal rimborso per l’uso dell’immobile, il comodato è
gratuito però è ammesso un rimborso eventualmente per l'uso dell' immobile potrebbe
essere visto come canone di locazione. Quindi un contratto di locazione nullo per difetto di
forma potrebbe essere convertito in un contratto di comodato se appunto ricorrono e sono
compatibili i requisiti sostanze di forma e se le parti e avrebbero concluso quel contratto di
comodato se avessero sconosciuto la causa di nullità. Ovviamente queste valutazioni
sull'elemento oggettivo le fa il giudice ma una volta fatte le valutazioni la conversione
opera di diritto, ex lege, automaticamente.

- Altre forme di recupero sono quelle contemplate all’Art.1419 del C.C. rubricata come:
nullità parziale. Questa norma contempla al primo e secondo comma le altre due forma di
recupero del contratto nullo, la inserzione automatica di clausole e quella sotto.
In ambedue le cause il contratto non sarò nullo per intero, ma sarà nulla una singola
clausola, quando questa clausola è automaticamente sostituita dalla legge, allora la legge
stessa la depenna e la sostituisce con la norma imperativa.
Esempio inserzione automatica di clausole: il 1339, le sigarette il prezzo è imposto già
prima della vendita, se io vendessi le sigarette a un prezzo maggiore, tale clausola è nulla
ed il prezzo viene automaticamente sostituito di diritto dalla norma di legge, imperativa,
potrò richiedere il risarcimento della differenza pagata.
Esempio 2: Stipulo contratto di locazione di immobile a uso abitativo (la durata della
locazione è imperativamente e durativa mente stabilita dalla legge), non posso stabilire la
locazione di durata biennale o triennale, quindi questa clausola è nulla, quindi viene
depennata e sostituito di diritto dalla norma imperativa, il contratto di locazione permette
il 4 anni, rinnovabili di altri quattro, il contratto di locazione rimane in piedi, la singola
clausola nulla, non rende nullo il contratto, il quale potrà essere recuperato.

- Altra ipotesi, contemplata la primo comma del Art.1419 del C.C., di nullità parziale è
quando la clausola è nulla, ma non c’è una norma imperativa che si sostituisce a quella
clausola. La nullità della singola clausola non si estende in tutto il contratto, se le parti del
contratto avrebbero concluso il contratto, a priori della clausola viziata presente all’interno
del contratto, di conseguenza si avrà una nullità parziale, tale valutazione la fa il giudice. La
nullità si estenderà al l’intero contratto soltanto se le clausola è determinante del
consenso.
Invece l’atto annullabile è sanabile mediante convalida, che può essere espressa oppure tacita.

Clausole vessatorie
Apriamo una paretesi, un’ipotesi particolare di nullità parziale per legge è quella prevista agli
Art.33 e seguenti del Codice del Consumo, ossia il decreto legislativo n.206 del 2005.
La norma che in primis rileva è l’Art.36 rubricato come nullità di protezione, il legislatore ci dice
che le clausole vessatorie sono nulle, ma è una nullità parziaria perché non si estende in tutto
il contratto. Cosa sono le clausole vessatorie? Si distinguono in clausole vessatorie dette
abusive e clausole vessatorie ordinarie (Art.1341 del C.C.) e abusive (Art.33 e seguenti del C.
del Consumo).
- Clausole vessatorie ordinarie: sono clausole predisposte unilateralmente, solo una parte le
predispone e l’altra aderisce o meno, sono una specie di condizione generali di contratto
(locatore invece di confezionare il contratto di locazione in trattativa col conduttore, lo
predispone unilateralmente).
Se le condizioni generali di contratto vengono predisposte unilateralmente, ma in maniera
uniforme, allora siamo di fronte ai contratti standard (assicurazione, telefonia), sono
contratti con condizioni generali di contratto, predisposti unilateralmente, ma in maniera
uniforme, cioè non è un contratto solo con me, ma sarà uguale a tanti altri, come il
contratto di fornitura energetica sarà uguale per tanti altri, la standardizzazione del
contratto presuppone: le condizioni generali di contratto, ma pure l’uniformità del
contratto, viene stipulato per tanti utenti, poi può cambiare qualche clausola, ma il modulo
è standardizzato per tutti.
Le condizioni generali del contratto sono predisposte unilateralmente, lo dice il comma 1
dell’Art.1341 del C.C.. Il parametro dell’efficacia delle clausole predisposte unilateralmente
è che l’aderente le c onoscesse o le potrebbe conoscere le clausole predisposte
unilateralmente mediante la normale diligenza, devono essere pure chiare.
Cosa hanno di diverso le clausole ordinarie dalle condizioni generali di contratto, clausole
vessatorie ordinarie determinano un vantaggio a chi le predispone e uno svantaggio a chi
aderisce.
Esempio: tra le clausole vessatorie ritroviamo tra quelle elencate, quelle che stabiliscono
una limitazione di responsabilità, il predisponente si esonera da responsabilità di
risarcimento in determinati casi. La clausola sarà a vantaggio di chi predispone e a
svantaggio di chi aderisce. Oppure la facoltà di recedere dal contratto, vantaggio per chi si
riserva di recedere e svantaggio per chi aderisce, rappresenta una clausola vessatoria
ordinaria.
Le condizioni generali di contratto sono efficaci a patto che la controparte le possa
conoscere o conosca secondo l’ordinaria la diligenza.
Invece le clausole vessatorie ordinarie tassativamente indicate nell’Art.1341 del C.C. hanno
come conseguenza quelle di non aver effetto se non sono approvate per iscritto.
Per la loro efficacia è prevista la specifica approvazione per iscritto delle clausole vessatorie
ordinarie, altrimenti la conseguenza è che non hanno effetto, l’opinione maggioritaria
pacifica è: che non si tratta di un inefficacia in senso stretto, ma è inefficacia vizio, deriva da
un vizio di validità, quindi le clausole sarebbero nulle se non vengono approvate per
iscritto.
Esempio: stipula un contratto di locazione con il vostro collega Vittoria e mi riservo la
facoltà di recedere da questo contratto. Alla fine del contratto ci sarà letto firmato
sottoscritto e ci sono entrambe le nostre firme. Poi dopo si intendono specificamente
approvate per iscritto la seguenti clausole quella su recesso ai sensi dell'Art.2 del contratto
e ci sarà la doppia firma di chi? Di Vittoria che sta aderendo a questo contratto e a queste
clausole predisposte di naturalmente da me. Se manca la firma scritta specificamente,
quindi la doppia firma di Vittoria, la clausola sarà nulla.
Sarà nulla con quale conseguenza? Che questa nullità della singola clausola potrà
eventualmente estendersi all'intero contratto se le parti senza quella clausola non
avrebbero concluso il contratto, se la clausola fosse determinante del consenso.

Mio dubbio: nelle condizioni generali le clausole non devono essere provate per iscritto,
ma intese solo da colui che ha inteso la clausola?
Se sono clausole predisposte unilateralmente, cioè condizioni generali del contratto, non è
necessaria la doppia firma, sarà sufficiente per la loro efficacia che il contraente aderente
le conoscesse o le avrebbe potuto conoscere mediante l’ordinaria diligenza. Invece se si
tratta di clausole vessatorie ordinarie, rientra in quelle tassativamente indicate
nell’Art.1341 2°comma, non si applica la disciplina del 1°comma efficacie se conosciute o
conoscibili, ma si applica la disciplina delle clausole vessatorie 2°comma, secondo cui non
hanno effetto, cioè saranno nulle se non specificatamente indicate per iscritto, poiché
potrebbero invalidare l’intero contratto qual ora la clausola non possa considerarsi colpita
da nullità parziale ai sensi dell’Art.1419 1° comma.(Nelle condizioni generali non è
necessarie la forma scritta, ma solo che siano conoscibili o conosciute dal contraente,
mentre nelle clausole al fine di esser efficaci devono essere conosciute o conoscibili per
essere efficace, ma necessita della forma scritta).
Nel contratto di locazione, l’interesse del conduttore è trovate un tetto dove stare, ma se il
locatore propone delle clausole vessatorie e la conseguenza se non le approva specificatamente la
conseguenza è la nullità del contratto, allora il conduttore le approverà comunque, ma per
garantire al conduttore un effettiva tutela, il legislatore del consumo ha tagliato la testa al toro,
qualificando specificatamente le clausole vessatorie abusive come colpite da nullità parziale,
la nullità della clausola vessatoria abusiva non si estende in tutto il contratto (ratio della nullità di
condizione), andrà depennata tale clausola, quella ordinaria potrebbe causare come no la nullità di
tutto il contratto invece.
Le clausole ordinarie si applicano in tutti i contratti, quelle abusive si applicano solo ai contratti
stipulati tra un professionista e un consumatore (definizione Art.3 del Codice del consumo:
Consumatore: la persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale,
commerciale, artigianale o professionale eventualmente svolta. Professionista: la persona fisica o
giuridica che agisce nell’esercizio della propria attività imprenditoriale, commerciale, artigianale o
professionale, ovvero un suo intermediario).
Esempio: mi reco da Euronics e compro la asciugatrice per uso personale, sono persone fisica che
agisce per scopi estranei alla attività imprenditoriale svolta, cioè consumatore, allora applico
Art.33 e seguenti del Codice del Consumo. Invece se la acquistassi pere la mia attività di lavanderia
non sarò definito consumatore, ma professionista, allora applicheremo l’Art.1341 del C.C.
secondo comma, dato che saremo difronte a un rapporto tra due professionisti e non
consumatore e professionista come nella prima ipotesi. Cambia la disciplina: poiché nelle clausole
vessatorie abusive, quindi nel rapporto tra consumatore e professionista, la conseguenza è la
nullità della clausola. Invece nel caso tra professionisti, quindi nelle clausole vessatorie ordinarie la
conseguenza può essere sia una nullità parziale (Art.1419 del C.C.) inerente alla sola clausola, che
totale del contratto.
Seconda differenza sono i presupposti: l’Art.1341 si applica a tutti i contratti, mentre gli Art.33 e
seguenti del Codice del Consumo solo ai contratti tra consumatore e professionista.
Terza differenza sotto il profilo oggettivo:
- L’Art.1341 del C.C. 2°comma contiene un elencazione tassativa, le clausole vessatorie
ordinarie sono solo quelle contemplate nel secondo comma, sono limitate tassativamente
(profilo soggettivo illimitato e oggettivo limitato).

- Invece, l’Art.33 del Codice del Consumo, dopo aver definito in generale le clausole
vessatorie abusive, contiene un elencazione meramente esemplificativa, ne contiene solo
20.
Quindi le clausole vessatorie abusive possono essere altre a parte le 20 menzionate al
secondo comma dell'Art.33, purché determinino in capo al consumatore un significativo
squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto.
Esempio: imporre al consumatore in caso di inadempimento di ritardo il pagamento di una
somma di denaro a titolo di risarcimento.
Questa lista di clausole vessatorie nell’articolo è la cosiddetta lista grigia. Per queste 20
clausole c’è per legge una presunzione di vessatorietà, cioè se la clausola inserita nel
contratto è riconducibile a queste 20 la vessatorietà si presume, è una presunzione legale
e relativa, legale perché prevista dalla legge e relativa perché ammette prova contraria,
che deve essere ammessa dal professionista, l’onere probatorio grava sul professionista.
Secondo l’Art.34 commi 3-4 il professionista può provare la prova contraria, quindi
smentire la vessatorietà della clausola, se la clausola riproduce una disposizione di legge
o se è stata oggetto di trattativa individuale col consumatore, non è stata predisposta
unilateralmente dal solo professionista, ma di trattativa col consumatore, ciò fa cadere la
presunzione di vessatorietà per le clausole contemplate all’Art.33, quindi la clausola non
sarà vessatoria, non sarà nulla, ma rimane viva nel contratto.
Al principio generale e alla lista grigia e alla regola generale fa eccezione la lista nera
contenuta nell’Art.36 del 2°comma del Codice del Consumo, che dice: Sono nulle le
clausole che, quantunque oggetto di trattativa, abbiano per oggetto o per effetto di:
a) escludere o limitare la responsabilità del professionista in caso di morte o danno alla
persona del consumatore, risultante da un fatto o da un'omissione del professionista;
b) escludere o limitare le azioni del consumatore nei confronti del professionista o di
un'altra parte in caso di inadempimento totale o parziale o di adempimento inesatto da
parte del professionista;
c) prevedere l'adesione del consumatore come estesa a clausole che non ha avuto , di
fatto, la possibilità di conoscere prima della conclusione del contratto .
Sono nulle le clausole che anche se il professionista prova che sono state oggetto di
trattativa col consumatore, comunque saranno vessatorie, quindi nulle.
In 3 casi il legislatore ha ritenuto così grave lo squilibrio di diritto ed obblighi del
consumatore da disporre che la presunzione di vessatorietà non vale, cioè le clausole non
sono presunte come abusive, ma sono totalmente abusive e il professionista non potrà
escludere la vessatorietà provando che sono state oggetto di trattative col consumatore.
In questi tre casi le trattative individuali non escludono la vessatorietà di queste clausole,
che rimarranno nulle.
Altra differenza di disciplina mentre la nullità delle clausole vessatorie ordinarie in quanto
comunque nullità diciamo generale potrà essere fatta valere da chiunque vi abbia interesse.
Invece secondo le norme generali sulla nullità delle clausole vessatorie abusive invece l'Art.36
3°comma ci dice che la nullità opera soltanto a vantaggio del consumatore, cioè soltanto il
consumatore che può agire per far valere la nullità di quella clausola abusiva, quindi non si ha
una legittimazione generale, ma relativa solo il consumatore oppure il giudice ex ufficio, ma
non anche chiunque sia interessato.
Concludiamo la disciplina della nullità dicendo che:
- la sentenza che si pronuncia sulla nullità è di tipo dichiarativo, la sentenza che si pronuncia
sulla nullità di un atto, essendo l’atto nullo invalido e improduttivo di effetti sin dall’origine,
la sentenza si limita ad accertare una situazione che sussiste, cioè invalidità ed inefficacia
dell’atto.
- la sentenza che si pronuncia sull’annullamento è di tipo costitutivo, modifica la situazione
preesistente, l’atto era efficacie e non produrrà più effetti,

Sintesi: allora noi siamo partiti dalla nullità nella disciplina abbiamo visto le forme di recupero
del contratto nullo tra queste c'è la nullità parziale. Una delle ipotesi legislative di nullità
parziale e proprio quella a protezione nel caso di clausole vessatorie abusive, cioè quelle
clausole che determinano un significativo squilibrio tra diritti ed obblighi a carico del
consumatore.
A questo punto abbiamo distinto le clausole vessatorie abusive dalle clausole vessatorie
ordinarie e il parallelismo va fatto dunque:
- articolo 1341 secondo comma clausole vessatorie ordinarie sono una specie di condizioni
generali di contratto cioè di clausole predisposte unilateralmente e cos'è che le specializza
le rende speciali il fatto che siano a favore o a vantaggio di chi le predispone e invece a
svantaggio di chi aderisce
- articoli 33 e seguenti del codice del consumo le clausole vessatorie abusive
- le clausole vessatorie ordinarie sono tassative soltanto quelle e sul piano posso operano
in tutti i contratti a prescindere dalla qualificazione soggettiva delle parti e come
conseguenza hanno la nullità della clausola con rischio di estendersi all'intero contratto e
se non vengono specificamente approvate per iscritto
- le clausole vessatorie abusive si applica la disciplina degli articoli 33 soltanto ai contratti
conclusi tra professionista e consumatore quindi ambito soggettivo limitato ambito
oggettivo invece illimitato sono abusive tutte le clausole che determinano un significativo
squilibrio di diritti obblighi a carico del consumatore ovviamente nei contratti conclusi tra
consumatore e professionista. Allora l' elencazione indicata all'articolo 33 a che serve?
È un'elencazione meramente esemplificativa non tassativa che pone una presunzione di
abusività, presunzione che può essere vinta da chi? Dal professionista dimostrando che la
clausola non è vessatoria, quindi non rientra in quell'elenco: 1) o è una clausola che
riproduce una norma di legge 2) oppure è stato oggetto di trattativa individuale, questo
per la lista grigia.
Invece in tre casi comunque il legislatore dispone che la clausola sarà comunque abusiva,
quindi nulla anche se stato oggetto di trattativa questi tre casi eccezionali sono contemplati
all'articolo 36 e sono eccezionali, perché in questo caso lo squilibrio di diritti ed obblighi a
carico del consumatore derivanti dal contratto è troppo significativo, eccessivo e quindi
legislatore per tutelare il consumatore dice che queste tre clausole sono comunque nulle,
non ammette la prova contraria della trattativa individuale. Come opera
qui la nullità di protezione? Può essere fatta valere soltanto dal consumatore, quindi da
questo punto di vista è una nullità relativa non assoluta non può essere fatta valere da
chiunque vi abbia interesse ma soltanto dal consumatore oltre che dal giudice ex ufficio.

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