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Scopo del seguente Workshop è la restituzione dei parametri modali del telaio 3D utilizzato
nell’esercitazione 4 a partire dalle accelerazioni free-decay di determinati punti misurate sulla
struttura. I segnali free-decay, in questo caso le accelerazioni, sono quelli che si manifestano
sull’edificio al cessare della forzante sismica. Idealmente si dispongono 3 accelerometri per piano:
due di questi vengono posizionati nell’origine del nostro sistema di riferimenti e forniscono le
accelerazioni a1 e a2 rispettivamente lungo l’asse x e y. Il terzo è disposto sul telaio5_x a distanza L
dall’origine e fornisce l’accelerazione a3 lungo l’asse x. Nella pratica le accelerazioni vengono
ricavate per doppia derivazione degli spostamenti free-decay della struttura calcolati
nell’esercitazione 4 con il metodo della time-history. Per poter effettuare questa operazione è
necessario convertire le rotazioni γ attorno all’origine nello spostamento lungo l’asse x del
telaio5_x con la formula:
1) Estratti, dunque, dalla matrice [q] gli spostamenti nel tempo (u, v, γ) e convertita la
rotazione γ in spostamento ݔ௧ହ௫ si deriva due volte rispetto al tempo ottenendo la matrice
ܽଵ
[signal] = ܽଶ ൩.
ܽଷ
1
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Il terremoto cui è soggetta la struttura è prevalente in direzione x.
2) A questo punto si inserisce la matrice [signal] nel codice ERA insieme agli altri dati di input:
3
3) Il codice restituisce, dunque, delle coppie di autovettori con uguale modulo e fase
differente. Soltanto le coppie corrispondono ai modi di vibrare veri della struttura. Bisogna, quindi,
filtrare la matrice [mod] eliminando uno degli autovettori che si ripetono due volte e quelli che
compaiono una volta sola. Successivamente, per poter rappresentare graficamente i modi di
vibrare forniti da ERA si moltiplicano i moduli degli autovettori per i segni dei coseni delle
rispettive fasi. Infine, per operare un confronto quantitativo tra i risultati dell’analisi modale
(problema agli autovalori) e l’analisi con ERA è necessario riconvertire gli spostamenti lungo x del
telaio 5x nelle rotazioni γ attorno all’origine tramite:
ݑ− ݔ௧ହ௫
ߛ=
ܮ
Normalizzata la matrice [modi_era] rispetto alla matrice delle masse [M] si ottiene quanto segue:
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Come si evince dal confronto grafico, tutti i modi di vibrare (oltre alle relative frequenze)
coincidono perfettamente fra i due metodi.
Si riportano la matrice [mod] “filtrata” contenente i modi di vibrare reali forniti da ERA in colonna
e la matrice [ph1] contenente le rispettivi fasi:
Dalle matrici riportate si nota come le fasi, per ogni modo, coincidono con 0 o +- 3.14. Questo è
indice che i modi ricavati dal codice ERA sono modi reali e ciò è anche giustificato dal fattore MAC
che è sempre uguale a 1.
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5) In realtà, però, i segnali acquisiti sono alterati dal rumore dell’ambiente circostante. Per
simulare questo effetto di “disturbo” si è creata su Matlab una serie di segnali (rumori bianchi)
proporzionali a diversi fattori numerici (0.01, 1, 5) per sovrapporli, uno alla volta, al segnale
“pulito” originale. Dati in input nell’algoritmo di ERA, si verifica l’attendibilità del codice per i vari
disturbi.
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Si riportano di seguito i confronti tra le frequenze [Hz] ottenute dall’analisi modale e quelle
ottenute dal codice ERA dando in input un segnale disturbato di un fattore pari a, rispettivamente,
0.01, 1 e 5.
Con un rumore proporzionale a 0.01 i risultati sono attendibili fino al 5° modo di vibrare.
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Con un disturbo proporzionale ad un fattore pari a 1 il codice è affidabile fino al 3° modo di
vibrare.
Con un rumore proporzionale a 5 il segnale “reale” è talmente alterato che il codice non individua
esattamente neanche il 1° modo di vibrare.
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Di seguito si riporta lo script di Matlab:
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