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Arte Egizia

L’arte egizia costituisce uno dei fenomeni più singolari e irripetibili di tutta la storia dell’uomo. Per
circa tre millenni (dal 2800 a. C. fino alla conquista romana) ha saputo mantenere caratteristiche
proprie, autonome e ben riconoscibili. Architettura, pittura e scultura sono asservite agli dei o al
faraone.

Per quasi tremila anni, dall’inizio delle dinastie faraoniche all’anno della conquista romana, lungo il
Nilo si è sviluppata una delle più grandi civiltà della storia, quella egizia. La sua espressione
artistica più importante è collegata alla costruzione di tombe dei re, piramidi e agli oggetti in esse
ritrovati.

Dal Paleolitico al 3.000 a. C. circa vennero prodotte incisioni rupestri dell’Alto Nilo che
rappresentano animali o imbarcazioni nilotiche che hanno funzione magica e propiziatoria. Si hanno
anche tavolette di ardesia, che servivano per impastarvi sopra i cosmetici.

Dal 3.000 al 2575 a. C. circa il faraone Narmer unì le regioni dell’Alto e Basso Egitto in un unico
regno e per festeggiare fondò Menfi. Essa fu la capitale dell’Egitto per gran parte del periodo
faraonico. Successivamente la capitale fu spostata a Tebe.
Il nome Menfi deriva da Men-nefer, che significa “fondata e magnifica”. In effetti Menfi fu
costruita con una miriade di palazzi, giardini e templi tanto da essere una delle più belle città
dell’antico Egitto e del mondo antico.
Anche quando Tebe divenne capitale del Nuovo Regno, Menfi rimase la seconda città per
importanza in Egitto.

I più antichi esempi di architettura egizia si trovano a Menfi, nel basso Egitto e sono le màstabe,
tombe monumentali dei faraoni a forma di piattaforma con mura scarpate. Spesso erano raggruppate
in necròpoli ed erano costituite da una camera scavata in fondo ad un pozzo dove era posto il
defunto. Esternamente la màstaba era decorata con colori vivaci, mentre internamente è collocata la
falsa-porta, una stele con il nome e i titoli del defunto con forma di simbolica porta che il defunto
avrebbe attraversato per accedere alla sala del banchetto.

Nella necropoli di Saqqàra sorge la prima grande piramide in pietra a gradoni, che fu fatta costruire
come sepolcro, per sé e per la sua famiglia, da Zòser, fondatore della III dinastia. Per gli egizi la
tomba è il luogo dove prosegue eternamente la vita di colui che vi è stato deposto. A una prima
mastaba, alta 8 metri, se ne sovrapposero e se ne affiancarono altre, fino a raggiungere i 60 metri di
altezza. Ne è derivata un'imponente costruzione a gradoni che ricorda gli ziggurat persiani.

Le piramidi a facce lisce sono la diretta evoluzione di quelle a gradoni alle quali viene apposto un
rivestimento in lastre di pietra calcarea. La più grande e celebre è quella di Cheope a Giza, presso Il
Cairo. Le sue misure iniziali erano di 232m di lato e 147m di altezza. Le quattro facce sono
perfettamente orientate secondo i punti cardinali. I costruttori progettavano anche sistemi di
fortificazione e trabocchetti interni in modo da impedire che il sepolcro venisse profanato e il
corredo rubato. La costruzione e la decorazione di una piramide richiedevano l’impiego di molte
persone e un grande dispendio di energie e di ricchezze.

La piramide di Chefren ha la camera mortuaria sotterranea, come da tradizione. È l’unica a


conservare sulla sommità una porzione del rivestimento in pietra originale. La piramide di Micerino
invece, conserva una parte di rivestimento in granito lungo la base. La perfezione geometrica di
questi monumenti ribadisce la loro funzione simbolica e concettuale di scala celeste. Altre 6
piramidi più piccole che fiancheggiano la piramide di Cheope e Micerino erano dedicate a regine e
nobili.

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