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DISCIPLINA:TECNOLOGIA MECCANICA
ad uso del triennio di meccanica
TRATTAMENTI TERMICI
DEI METALLI
PREREQUISITI
Conoscenza dei diagrammi di stato in generale e del diagramma Ferro / Carbonio in particolare
INDICE
Le leghe del Ferro sono materiali largamente usati per le costruzioni meccaniche
perché sono in grado di resistere, anche se in misura diversa, ai più svariati tipi di
sollecitazioni. Queste leghe contengono sempre, oltre al ferro, anche una certa %C residuo
dei processi produttivi, che risulta un importante riferimento, perché variazioni anche piccole
della %C comportano variazioni notevoli delle proprietà del materiale
Da molti anni si usa definire come ACCIAI le leghe con %C relativamente bassa
(%C<2) e con il termine GHISE quelle con %C relativamente alta (%C>2). Anche per effetto
del carbonio i primi hanno buona predisposizione alle lavorazioni per deformazione, mentre
le seconde hanno buona predisposizione alle lavorazioni per fusione
Oltre al carbonio queste leghe contengono anche altri elementi; alcuni di essi,
vengono chiamati impurezze perché non sono desiderati, ma vengono tollerati perché non
risulta conveniente la loro eliminazione. Altri elementi non vengono eliminati, o sono
volutamente aggiunti per migliorare le caratteristiche del prodotto e vengono chiamati
elementi leganti. In base alla composizione chimica le leghe del ferro possono essere
distinte in ACCIAI NON LEGATI o LEGATI ed in GHISE NON LEGATE o LEGATE. Apposite
tabelle indicano le percentuali limiti dei vari componenti per tale classificazione ( vedi UNI EN
10020))
Questi materiali sono chiamati anche ACCIAI AL CARBONIO, e le loro strutture dopo
i processi produttivi primari possono essere dedotte dal diagramma Fe-C. Spesso vengono
indicati con sigle, come per es C40, che indicano la composizione chimica (il numero, diviso
per 100, indica la %C). Gli acciai non legati con %C=0,8 vengono chiamati anche ACCIAI
EUTETTOIDI. Analogamente gli acciai con %C<0,8 vengono definiti anche ACCIAI
IPOEUTETTOIDI, mentre gli acciai con %C>0,8 vengono definiti anche ACCIAI
IPEREUTETTOIDI
Tra gli acciai non legati, troviamo acciai importanti perché di semplice produzione e di
largo consumo, come per es. la maggior parte degli ACCIAI PER IMPIEGHI STRUTTURALI.
Vengono rappresentati con indicazioni convenzionali del tipo seguente; il numero
rappresenta la resistenza alla trazione statica, ma per la composizione chimica bisogna
guardare sulle tabelle. Sono caratterizzati, anche se in misura diversa, da buone proprietà
meccaniche e tecnologiche; sono facilmente saldabili e lavorabili per asportazione e per
Questi materiali possono essere classificati in due gruppi, come GHISE BIANCHE e
GHISE GRIGIE.
Osserviamo che le strutture indicate dal diagramma Fe-C sono metastabili cioé,
soprattutto quelle con alte %C, tendono a modificarsi col tempo. In particolare i grani di
cementite tendono a scomporsi in grani di ferrite e di grafite. Alcuni elementi come il Mn, detti
carburigeni, tendono a rendere più stabili i grani di cementite, mentre altri elementi come Si,
detti grafitizzanti, tendono a renderli meno stabili
Le ghise bianche, pur essendo non legate, contengono elementi che, come il
Manganese, rende stabile il carburo di Fe, per cui tutto il carbonio è distribuito nei reticoli
della cementite e la loro struttura può essere dedotta dal diagramma Fe-C. Questi materiali
non hanno grande fusibilità, per cui i getti in ghisa bianca hanno normalmente forma
semplice. Pur avendo durezza elevata, i getti hanno resistenza alle sollecitazioni dinamiche
inaccettabili per molte applicazioni. Pertanto le ghise bianche figurano con il nome di GHISE
MALLEABILI, per produrre getti destinati ad un successivo trattamento di
malleabilizzazione
Le ghise grigie, pur essendo non legate, contengono elementi che, come il Silicio,
aumentano notevolmente la fusibilità del materiale, e quindi la possibilità di costruire getti di
forma anche molto complicata. Questi elementi però sono grafitizzanti, per cui il carbonio
risulta solo in parte distribuito nei reticoli della cementite, mentre la maggior parte si isola
formando grani di grafite. La struttura cristallina delle ghise grigie risulta normalmente
costituita da grani lamellari di grafite disposti casualmente tra grani di ferrite e di perlite, per
cui non può essere dedotta direttamente dal diagramma Fe-C. se non si conosce la %C che
diventa grafite. Se si sa che in una ghisa grigia con %C=3,2, ¾ del carbonio è grafite, la sua
struttura è costituita da lamelle di grafite in una matrice di lega con %C=0,8, cioè a struttura
perlitica. La ghisa grigia viene molto usata anche se la presenza della grafite riduce
notevolmente la qualità meccanica a confronto con quella degli acciai. Un significativo
miglioramento si ha con la ghisa a grafite sferoidale, che si ottiene con trattamenti speciali
del metallo liquido, dopo aver aggiunto qualche elemento particolare (per es. Mg). Sulle
ghise grigie, a grafite lamellare o sferoidale, possono essere eseguiti quasi tutti i trattamenti
termici eseguibili sugli acciai. I loro effetti però sono limitati, in quanto influiscono solo sulla
parte ferrosa del materiale e non sui grani di grafite
microscopio ottico vediamo che i grani di Perlite risultano via via più sottili man mano che
aumenta Vr.
Quando Vr>Vi = ≈250 °C/s, detta RAFFREDDAMENTO CRITICO INFERIORE, la
linea A1 scende a ≈500°C e le temperature critiche diventano 2, a livelli che sono quasi
costanti. La prima è una continuazione di A1, ed arriva fino a Vs = ≈ 500 °C/s, detta
RAFFREDDAMENTO CRITICO SUPERIORE, mentre la seconda, a temperatura di ≈ 200
°C, supera Vs e viene indicata con Ms, che sta per MARTENSITE START
Quando Vr è compresa tra Vi e Vs l’Austenite, alla temperatura A1, comincia a
trasformarsi in un nuovo componente chiamato BAINITE, mentre alla temperatura Ms
l’Austenite non ancora trasformata comincia a trasformarsi in un nuovo componente
chiamato MARTENSITE. Alla temperatura ambiente avremo quindi un materiale costituito da
Bainite più Martensite, senza escludere la presenza di una certa quantità di Austenite non
trasformata, detta AUSTENITE RESIDUA
Quando Vr>Vs l’Austenite, alla temperatura Ms, comincia a trasformarsi direttamente
in Martensite e, alla temperatura ambiente avremo un materiale costituito soltanto da
Martensite, se si esclude la presenza di Austenite residua. La quantità di Austenite non
trasformata tende ad aumentare aumentando la drasticità del raffreddamento
BAINITE E MARTENSITE
carico iniziale F0=10 Kgf, il quale produrrà una penetrazione h0, che viene azzerata sul
quadrante dello strumento. Data l’esiguità di questo carico non è prevista alcuna condizione
specifica, se non quella di un’applicazione senza urti. Si applica quindi, in un tempo variabile
tra 2 e 8 sec. un ulteriore carico F1=140 Kgf, raggiungendo così un carico totale F=F0+F1,
ed una penetrazione h1.
Trascorsi alcuni secondi, si toglie F1 (resta solo F0); si ha un ritorno elastico del
materiale e una penetrazione residua h < h1. La macchina fornisce direttamente la durezza
HRC=100-e, dove e=h/0,002 costituisce la penetrazione residua in unità Rockwell
(0,002mm) mentre h indica la penetrazione residua in mm. Il materiale dev’essere
sufficientemente duro da non dar luogo a valori negativi di HRC. Deve pertanto essere 100-
(h/0,002)>0, e quindi h<100*0,002=0,2mm. Il materiale in prova deve avere spessore s>8h,
e la prova può essere eseguita anche su superfici curve, usando opportune formule
correttive.
La prova HRB si esegue su metalli teneri, usando un penetratore sferico in acciaio
temprato, con diametro di 1/16 di pollice e durezza superiore ad 850 HV. Le modalità di
esecuzione della prova sono le stesse, salvo che F1=140Kgf ( raggiungendo così un carico
totale di 150Kgf), mentre HRB=130-e, in considerazione del fatto che il materiale è più
tenero. Dovrà comunque essere 130 – (h/0,002) >0, per cui h<130* 0,002=0,26mm.
Possono essere del tipo FORTEMENTE LEGATO, oppure del tipo DEBOLMENTE
LEGATO. Apposite tabelle fissano le percentuali limiti per stabilire l’appartenenza all’uno o
all’altro gruppo. I primi hanno struttura che non può essere dedotta dal diagramma Fe-C, per
cui richiedono uno studio riservato. Vengono normalmente rappresentati con sigle che
indicano la composizione chimica. Nell’indicazione X10CrNi 18 9, per es. che si riferisce ad
un acciaio inossidabile, (il primo numero, diviso per 100, indica la %C, mentre gli altri 2
indicano, nell’ordine la %Cr e la %Ni)
Anche gli acciai debolmente legati vengono spesso rappresentati con sigle che
indicano la composizione chimica. Nell’indicazione 36CrNiMo4, che si riferisce per es. ad un
acciaio da bonifica, il primo numero si riferisce alla %C nel modo già visto, mentre il 4 si
riferisce alla %Cr. Questa va divisa per un numero tabulato, che per Cr è 4, per cui %Cr =~1,
ma per valori più precisi bisogna consultare le tabelle. Per stabilire le strutture di questi
materiali si può far riferimento al diagramma Fe-C anche se le temperature critiche A1, A3 ed
Acm sono diverse. Anche le %C dell’eutettico e dell’eutettoide e le %C limiti di solubilità nella
Ferrite e nell’Austenite sono diverse, di solito inferiori. Se l’acciaio contiene del Si, per es., si
ha struttura completamente perlitica anche con %C<0,8, e la la massima %C che l’austenite
può contenere è minore del 2,06. Si può far riferimento anche ai diagrammi di
raffreddamento già visti, osservando che gli elementi leganti fanno normalmente diminuire i
valori di Ms, di Vi e di Vs. Nei libri si possono trovare delle formule empiriche utili per stabilire
le varie caratteristiche degli acciai debolmente legati in funzione delle percentuali degli
elementi componenti. La seguente formula di Carapella, per es, consente di stabilire la
temperatura Ms
Ms = 514 ( K1*K2***** ) K1=( 1 - 0,62 %C ) K2 = ( 1 – 0 ,092 %Mn ) K3 = ( 1 –
0,033 %Si )
Se abbiamo per es un acciaio con %C=0,25 %Mn=0,65 %Si=0,27 risulta:
Ms =514(1-0,62*0,25)(1-0,092*0,65)(1-0,033*0,27) = ~ 405 °C
RICOTTURE SUBCRITICHE
Con questi trattamenti la struttura del materiale dopo il riscaldamento, non risulta al
microscopio sostanzialmente diversa da quella iniziale. Fa parte di questo gruppo la
TRATTAMENTI DI TEMPRA
La temprabilità è una proprietà che riguarda soltanto gli acciai, anche legati, destinati
a tempra martensitica. E’ la capacità di generare, in seguito ad un raffreddamento, una
grande quantità di martensite. Osserviamo che per gli acciai debolmente legati la martensite
si può definire come una SOLUZIONE SOLIDA SOVRASATURA DI CARBONIO, E ALTRI
ELEMENTI, NEL FERRO ALFA, e che la durezza di questa martensite dipende poco dai
leganti ma , come per gli acciai al carbonio, quasi esclusivamente dalla %C.
Es. Calcolare m per G=5 e per G=8. Per G=5 Lg m = 8* Log 2 =~ 2,41 Æ m =~ 257
BONIFICA
Sono materiali adatti alla costruzione di organi di forma più o meno semplice, come
alberi, bielle, supporti ecc., ma destinati ad agire sotto carichi molto intensi, che acquistano
buona resistenza solo dopo trattamento di bonifica. Possono essere acciai al carbonio o
debolmente legati. Vediamo la designazione convenzionale di due rappresentanti del
gruppo:
C40 40 Ni Cr Mo 4
Sono reperibili in forma di laminati, lunghi o piatti, allo stato naturale di laminazione, o
dopo ricottura di addolcimento, o normalizzazione, e quindi caratterizzati da struttura
ferritico-perlitica. Possono essere reperiti anche allo stato bonificato, e quindi con struttura
Sorbitici.
I laminati in acciaio al carbonio sono poco pregiati perché sono poco temprabili, e
consentono di costruire soltanto pezzi di piccolo spessore. Solo con piccoli spessori il
raffreddamento può dar luogo ad un sufficiente quantitativo di Martensite.
I laminati in acciaio debolmente legato sono più pregiati perché più temprabili e
consentono di costruire anche pezzi di grosso spessore. Anche con grossi spessori il
raffreddamento può dar luogo ad un sufficiente quantitativo di Martensite.
Sono materiali adatti alla costruzione di utensili quali punzoni, stampi, lame, filiere
ecc., cioè prodotti con elevata resistenza meccanica, anche se limitatamente alle basse
temperature. Questa proprietà viene acquisita dopo tempra e successivo rinvenimento di
distensione
Possono essere acciai al carbonio, o acciai legati; vediamo la designazione
convenzionale di tre rappresentanti del gruppo:
C90 90 Mn V Cr 8 X 165 Cr Mo W 12
Sono normalmente reperibili come barre tonde o con sezione rettangolare, allo stato
naturale di laminazione o dopo ricottura Vediamo subito che la %C risulta elevata, il che
significa struttura con perlite e carburi (a. ipereutettoidi) e martensite dura, dato che tale
durezza dipende soprattutto dalla %C.
Osserviamo che questi utensili hanno, di solito, spessori limitati, per cui i
raffreddamenti di tempra si possono considerare UNIFORMI, cioè con Vr pressochè uguale
in tutti i punti del del pezzo.
L’acciaio C90 è il meno pregiato, perchè ha bassa temprabilità. Dato l’alto valore di
Vs, per ottenere il quantitativo voluto di martensite lo spegnimento dev’essere fatto in
acqua. Viene usato per costruire utensili di forma semplice, in grado di sopportare senza
inconvenienti lo spegnimento in acqua.
L’acciaio X 165 Cr Mo W 12 è il più pregiato, perché ha alta temprabilità. Fa parte
degli acciai detti AUTOTEMPRANTI perché, dato il piccolo valore di Vs, si può ottenere il
quantitativo voluto di martensite anche con spegnimento in aria. Viene usato per costruire
utensili di forma molto complessa, che possono sopportare senza inconvenienti soltanto lo
spegnimento in aria.
L’acciaio 90 Mn V Cr 8 è di media temprabilità e di maggior pregio. Dato il valore di
Vs non molto alto, si può ottenere il quantitativo voluto di martensite anche con spegnimento
in olio. Viene usato per costruire utensili di forma non molto semplice, in grado di sopportare
senza inconvenienti lo spegnimento in olio, ma non in acqua.
stabilire F con la relazione empirica F(Kgf)=n D² (mm² ) dove n =10 per le leghe del rame,
n=20 per le ghise ed n=30 per gli acciai.
Indicando con d la diagonale dell’impronta si può stabilire che F/S = 2F sen 68°/d² .
Non sempre il risultato ottenuto è valido, perché il rapporto tra lo spessore s del pezzo e la
diagonale dell’impronta dev’essere >1,5 e nessuna deformazione deve apparire sulla faccia
opposta.
F può assumere uno tra i seguenti valori (Kgf) 0,2 0,3 0,5 1 2
2,5 3 5 10 20 30 50 Normalmente F=30 Kgf,
ma per grossi pezzi di materiale duro si consigliano carichi più alti , mentre per piccolo pezzi
in materiale tenero si consigliano carichi inferiori
Le leghe di Alluminio, dette anche LEGHE LEGGERE, sono molto usate, sia per
ottenere prodotti da fonderia (getti) che prodotti da lavorazione plastica (laminati, estrusi,
ecc.) Le proprietà principali di questi prodotti sono la leggerezza e la resistenza alla
corrosione, che comporta anche ottime proprietà estetiche. I leganti che, come Mg, Si, Cu ed
altri vengono aggiunti all’Alluminio, hanno lo scopo di migliorare queste ed altre proprietà