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Dopo che la folla si è dispersa, Renzo, affamato e desideroso di trovare presto una locanda

dove riposare, si accosta ad un crocchio di persone rimaste a commentare i fatti della


giornata.
Il giovane, dimostrando la propria sprovvedutezza, non riesce a trattenersi dal manifestare
apertamente il suo pensiero con un discorso tanto deciso quanto ingenuo sull’ingiustizia e
sui provvedimenti che andrebbero adottati per risolvere la situazione. Dopo aver ricevuto
qualche applauso, e anche qualche critica!, Renzo chiede indicazioni su una locanda in cui
poter mangiare qualcosa e un uomo, rimasto in disparte ad ascoltare il suo accalorato
sermone, si offre di accompagnarlo in un posto che conosce. Fatti pochi passi, però, Renzo
di fermarsi in un’osteria che reca l’insegna della luna piena e invita la sua “guida” a fargli
compagnia per la cena. La locanda è piuttosto losca e piena di gentaglia ancora eccitata per
gli avvenimenti della giornata. L’oste, riconoscendo nel compagno di Renzo una spia della
polizia, lo maledice silenziosamente. Renzo chiede una stanza per la notte, ma entra in forte
contrasto con l’oste perché non vuole rivelare le proprie generalità, come invece richiede la
legge. Il giovane comincia a bere un bicchiere dietro l'altro e, dopo poco tempo, perde la sua
lucidità. L’accompagnatore di Renzo riesce con uno stratagemma a sapere il suo nome e
cognome, dati indispensabili per denunciarlo alla polizia come uno dei capi della rivolta.
Renzo continua a bere, fino ad ubriacarsi in modo indecoroso e a diventare lo zimbello di
tutti gli altri clienti.

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