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CAPITOLI 10-15 (e paragrafo 9.

3)

1) HOTELLING. Due imprese che vendono un prodotto omogeneo sono localizzate agli estremi di
una strada in salita di lunghezza unitaria (x1=0, x2=1). I consumatori sono uniformemente
distribuiti lungo la strada e la funzione di costo di trasporto è lineare (Hotelling). Per tener conto
della pendenza della strada, si consideri un costo unitario di trasporto pari a 1 per un consumatore
che si muove verso destra e pari a 2 per un consumatore che si muove verso sinistra.
- Determinare la funzione di domanda di ciascun impresa
- Determinare l’equilibrio di Nash (prezzi, profitti) nel caso di competizione di prezzo, nel caso in
cui il costo marginale sia pari a 5 per entrambe le imprese.

Il consumatore indifferente x si trova nel seguente modo: P1+2x=P2+1-x, da cui si ottiene:


x = 1/3 + (P2-P1)/3 e 1-x = 2/3 + (P1-P2)/3.
Le funzioni di profitto sono pari a π1= (P1-5)(x) e π2 = (P2-5) (1-x).
Facendo le derivate rispetto a P1 e P2 si ottengono le due funzioni di reazione:
P1 = 3 + ½ P2 e P2= 7/2 + ½ P1. L’equilibrio di Nash è P1= 19/3 e P2= 20/3.

I profitti sono pari a π1 = (19/3 – 5) 4/9 = 16/81 e π2 = (20/3 – 5) 5/9 = 25/81. L’impresa
localizzata nel punto più basso applica un prezzo più alto, ha una maggiore quota di mercato e
profitti maggiori dell’impresa collocata in cima alla strada.

2) ENTRATA. In un mercato, con domanda pari a: p=100-Q, esiste un’unica impresa che
fronteggia un potenziale entrante. L’impresa incombente e la potenziale entrante hanno la seguente
funzione di costo: C (qi)=500 + 20qi.
Si individui la soluzione ottimale (calcolando quantità prezzi e profitti delle imprese) per l’impresa
incombente tra le seguenti opportunità:
a) L’impresa non prende alcuna misura preventiva e lascia entrare la rivale. Le imprese decidono
simultaneamente la quantità;
b) L’impresa incombente, investendo una somma pari a 300, riesce a dimezzare il proprio costo
marginale. La rivale entra e le imprese decidono simultaneamente la quantità;
c) L’impresa incombente investe una somma pari a 1000 in modo da innalzare i costi fissi
dell’entrante e bloccare quindi l’entrata.
(Si consideri solo un periodo, quello dell’entrata del rivale)

a) Si tratta di un semplice modello di Cournot simmetrico: il profitto dell’impresa 1 è pari a:


π = (100-q1-q2)q1-20q1-500. Facendo la derivata prima rispetto a q1 si ottiene la funzione di
reazione: d π/dq1=0; 100-2q1-q2-20=0; q1= 40 –1/2 q2. Data la simmetria: q2= 40 –1/2 q1. Le
quantità, i prezzi e i profitti di equilibrio sono: q1=q2=26.66; p=46.66; π1= π2=211.11.

b) Si tratta di un modello di Cournot asimmetrico: il profitto dell’impresa 1 è pari a:


π = (100-q1-q2)q1-10q1-500-300. Derivando rispetto a q1 si ottiene la funzione di reazione:
dπ/dq1=0; 100-2q1-q2-10=0; q1= 45 –1/2 q2. La funzione di reazione dell’impresa 2 è la stessa
del punto a): q2= 40 –1/2 q1. Mettendo a sistema le due funzioni di reazione si ottiene:
q1=33.33 q2=23.33; p=43.33; π1= 310.88 e π2=44.3

c) In questo caso, siccome l’entrata è bloccata, l’impresa 1 si comporterà da monopolista:


π1 = (100-Q)Q-20Q-500-1000. Derivando rispetto a Q:
dπ1/dQ=0; 100-2Q-20=0; Q= 40, p=60, π1= 100.
Confrontando i tre casi, si evince che all’impresa 1 costa troppo bloccare l’entrata, mentre la
soluzione b) sembra essere quella maggiormente profittevole.

3) COLLUSIONE. Sia data la seguente funzione di domanda P = 10-Q e due imprese che
producono q1 e q2 e competono simultaneamente usando come variabile strategica il prezzo.
Sapendo che oggi i costi marginali sono pari a zero e che da domani in poi i costi marginali saranno
pari a 2 per entrambe le imprese si determini il fattore di sconto oltre il quale conviene colludere. La
collusione è più facile o più difficile rispetto al caso standard?

L’equilibrio di Bertrand corrisponde ad un prezzo pari al costo marginale e a profitti pari a zero per
le due imprese. La collusione porterebbe a profitti di monopolio.
Nel caso di costo marginale pari a zero: R’= C’; 10-2Q=0; Q=5; P=5; π = 25, che le due imprese
dividono equamente.
Nel caso di costo marginale pari a due: R’= C’; 10-2Q=2; Q=4; P=6; π = 16, che le due imprese
dividono equamente.
La collusione è sostenibile se entrambe le imprese superano il seguente livello soglia del fattore di
sconto:

12.5  8  25 , cioè se  > 0.61.
1
Ne consegue che, rispetto al caso standard, la collusione è meno probabile.

4) COLLUSIONE. Si ipotizzi che vi siano due imprese, A e B, che producono beni omogenei e
competono usando come variabile strategica il prezzo. Qual è il fattore di sconto oltre il quale
conviene colludere se l’impresa A ha una partecipazione di a% nell’impresa B? Come cambia la
risposta se anche l’impresa B ha una partecipazione di a% nell’impresa A?
I profitti collusivi sono maggiori dei profitti di scartellamento se
M 1 1 a
Impresa A: (1  a)   M cioè se  
2 1 2
 M
1 1
Impresa B: (1  a)   M (1  a) cioè se  
2 1 2

Si evince che, rispetto alla situazione di assenza di partecipazioni, è più facile colludere per
l’impresa A, mentre per l’impresa B il fatto di non essere proprietaria al 100% è indifferente, perché
cambiano sia i profitti collusivi sia quelli di deviazione.
Nel caso di partecipazioni incrociate simmetriche, invece, il potenziale collusivo è maggiore
rispetto al caso di assenza di partecipazioni e rispetto al caso di partecipazione singola. Per tutte e
due le imprese:
M 1 1  2a
(1  a  a )   M (1  a ) cioè se  
2 1  2  2a

5) COLLUSIONE. La collusione è facilitata in quali di questi casi (occorre motivare la risposta e,


per quanto riguarda recessione/boom, occorre specificare un modello di riferimento)?
a. contatto multi mercato, asimmetria tra imprese e ridotto numero di imprese
b. recessione economica, simmetria tra imprese e trasparenza nei prezzi
c. assenza di ritardi informativi, simmetria tra imprese e boom economico

Sono corrette b, nel caso del modello di Rotemberg e Saloner (price wars during booms) e c, nel
caso del modello di Green e Porter (secret price cuts).

6) FUSIONI ORIZZONTALI
Si ipotizzi una struttura di mercato in cui ci siano tre imprese che producono un bene omogeneo e
competono effettuando scelte simultanee di quantità. La funzione di domanda è P = a – bQ e il
costo marginale è costante e pari a c per tutte le imprese. Si determini l’equilibrio (quantità, prezzi,
profitti) di Cournot. Si ipotizzi ora che due imprese procedono ad una fusione e che dopo la fusione
l’impresa risultate dalla fusione scelga la quantità per prima (il modello diventa sequenziale à la
Stackelberg). Si calcoli il nuovo equilibrio (quantità, prezzi, profitti) e si indichi se il paradosso
della fusione esiste anche in questa circostanza.

Risolvendo il modello di Cournot con tre imprese:


I profitti delle tre imprese sono pari a π 1 = (a-bq1-bq2-bq3-c) q1, π2 = (a-bq1-bq2-bq3-c) q2 e π3 =
(a-bq1-bq2-bq3-c) q3.
Ponendo le derivate prime rispetto a q1, q2 e q3 pari a zero si ottengono le seguenti funzioni di
reazione: q1 = (a-c-bq2-bq3)/2b, q2 =(a-c-bq1-bq3)/2b e q3 = (a-c-bq2-bq1)/2b. Risolvendo il
sistema (o ponendo, per simmetria, q1=q2=q3) si ottiene q1= q2 = q3=(a-c)/4b. Il prezzo è pari a
p=(a+3c)/4 e i profitti sono pari a π1= π2 = π3 = (a-c)2/16b
Dopo la fusione abbiamo un’impresa che produce due prodotti, q1 e q2 e che muove per prima e
l’impresa 2 che muove per seconda. Il modello di Stackelberg si risolve inserendo direttamente la
funzione di reazione q3 = (a-c-bq2-bq1)/2b nella funzione di profitto dell’impresa leader:
π1 + π2 = (a-bq1-bq2-bq3-c) q1 + (a-bq1-bq2-bq3-c) q2. Per simmetria, q1=q2=q e il profitto
dell’impresa risultante dalla fusione si può semplificare nel seguente modo:
π1 + π2 = 2(a-2bq-bq3-c) q . Sostituendo q3 con q3 = (a-c-2bq)/2b
la funzione di profitto diventa: π1 + π2 =2q (a-2bq-(a-c-2bq)/2-c) = (a-c-2bq)q
Facendo la derivata prima rispetto a q: d (π1 + π2 )/dq= a-c-4bq=0 da cui si ottiene q =(a-c)/4b
Quindi le quantità, i prezzi e i profitti non cambiano rispetto alla situazione precedente e non si
verifica più il paradosso della fusione, dove i profitti delle imprese risultanti dalla fusione
diminuivano. Se considerassimo più di 3 imprese, troveremmo che i profitti delle imprese
risultanti dalla fusione aumenterebbero se dopo la fusione si giocasse un modello sequenziale à
la Stackelberg.

7) FUSIONI VERTICALI
Un monopolista nel mercato a monte (ingrosso) vende un prodotto a due oligopolisti nel mercato a
valle (dettaglio). I costi marginali del grossista sono costanti e pari a c. Il prezzo applicato dal
grossista è pari a r, non vi sono ulteriori costi per i dettaglianti, che applicano un prezzo finale pari a
p. Supponendo che la domanda dei consumatori sia pari a p = A – bQ e che i duopolisti competano
sul prezzo, si indichi la quantità prodotta, il prezzo e i profitti delle imprese nel caso di:
a) disintegrazione verticale
b) disintegrazione verticale e fusione tra i due dettaglianti.
c) integrazione verticale (il monopolista si fonde con i due dettaglianti)
a) Con concorrenza à la Bertrand a valle, il prezzo p coincide con il costo marginale r, e non c’è
il doppio ricarico. Imponendo A – bQ = r si ottiene la domanda per il grossista. Eguagliando il
ricavo marginale del grossista al suo costo marginale si ottiene la quantità venduta dal grossista:
A – 2bQ = c da cui Q = (A-c)/2b. Il prezzo all’ingrosso è pari a r = (A+c)/2 mentre il prezzo al
dettaglio è pari a p = r. I profitti sono pari a (A-c) 2/4b per il grossista e zero per i due
dettaglianti. La soluzione, per quanto riguarda quantità e prezzi è analoga a quella del
monopolista integrato sotto riportata (caso c), con l’unica differenza che qui abbiamo due
imprese a valle che hanno profitti nulli. In simil modo, il caso c) corrisponde al caso a) con la
differenza che non si possono identificare i profitti delle due imprese a valle (essendo il prezzo r
un prezzo di trasferimento).

b) Eguagliando il ricavo marginale del dettagliante (risultante dalla fusione) al suo costo
marginale: A – 2 bQ = r si ottiene la domanda per il grossista. Eguagliando il ricavo
marginale del grossista al suo costo marginale si ottiene la quantità venduta dal grossista: A
– 4bQ = c da cui Q = (A-c)/4b. Il prezzo all’ingrosso è pari a r = (A+c)/2 mentre il prezzo
al dettaglio è pari a p = (3A+c)/4. I profitti sono pari a (A-c) 2/8b per il grossista e (A-c)
2
/16b per il dettagliante.

c) Nel caso di integrazione verticale, occorre eguagliare direttamente il ricavo marginale nel
mercato a valle con il costo marginale a monte: A – 2 bQ = c da cui si ottiene Q = (A-c)/2b.
Il prezzo all’ingrosso è pari a r = c mentre il prezzo al dettaglio è pari a p = (A+c)/2. I
profitti dell’impresa integrata sono pari a (A-c) 2/4b, maggiori della somma dei profitti delle
due imprese disintegrate (caso b).

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