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Argomento: Le Corde
Noi analizzeremo il periodo storico che va dal Rinascimento (fine del sec. XV) fino ai giorni nostri
(inizio del sec. XXI)
Nel Rinascimento le corde utilizzate per gli strumenti a pizzico erano in budello o in metallo
Le corde in budello venivano prodotte a mano, svuotando l’intestino tenue e torcendo su se stesso il
budello. L’intestino di un agnello da latte di pochi mesi produce una corda che ha uno spessore di
mm 0.38-0.40.
Si producono anche corde con più di 20 capi, ovviamente lo spessore è notevole e per queste corde
si ha la necessità di avere una lunghezza vibrante piuttosto lunga al fine di avere un suono
gradevole.
La corda che doveva essere usata per il “cantino”, che è la corda più acuta di un liuto, veniva tesa
quasi al limite di rottura, cioè doveva essere accordata alla massima tensione, poco prima che la
corda si rompesse. Per gli altri ordini di corde la tensione era leggermente inferiore.
Per esempio, un liuto da accordare in sol (nota 1) con lunghezza vibrante di mm 600 poteva
all’incirca montare queste corde:
Come si può notare, l’accordatura per quarte (attorno a una terza) del liuto viene prodotta quasi
naturalmente dalle corde che erano a disposizione.
Quindi, i metalli più comunemente usati per produrre le corde per strumenti musicali sono per
esempio: l’ottone, il ferro, l’acciaio, l’alpacca ecc. ma fu usato anche l’oro e l’argento.
Che cos’è l’ottone?
L’ottone è una lega di rame e zinco
Le corde in metallo venivano prodotte con il metodo della “trafilatura” che consiste nel far passare
un sottile filo di metallo in fori sempre più piccoli fino ad ottenere lo spessore desiderato.
Ritorniamo al budello
Quando le corde sono troppo spesse difficilmente producono una sonorità soddisfacente.
A questo proposito, sono state ideate delle corde “appesantite”. Cioè delle corde che pur avendo
spessori contenuti potevano dare note più gravi appunto per la loro pesantezza (nota 3).
In questo modo, ma non solo per questa novità, il liuto aumentò la sua azione aggiungendo ulteriori
ordini nel registro grave e cioè per il 6°, 7° e 8° ordine
Un’ altra scoperta fu quella denominata “Catlines” e consiste nel torcere tra se due corde, in questo
modo si ottiene una corda molto più flessibile e sonora.
Per venire incontro sempre di più e meglio al registro grave, nelle prime decadi del ‘600, venne
escogitata la soluzione di allungare la lunghezza vibrante dei bordoni agganciandoli ad un secondo
cavigliere posto sulla tratta (prolungamento del manico) supplementare. Nacquero così gli arciliuti
(nota 4) che sono provvisti di una tratta che raddoppia circa la lunghezza dei bordoni rispetto alla
corde tastate.
Le tiorbe (o chitarroni), che sono gli strumenti più grandi della famiglia, sono talmente grandi che
hanno l’accordatura “rientrante”, cioè hanno il primo, o più comunemente il primo e il secondo
ordine, accordati all’ottava inferiore. In questo modo, la corda più acuta è la terza.
L’innovazione che rivoluzionerà la produzione degli strumenti a pizzico (ma non solo) è
l’introduzione delle corde “fasciate”. Cioè, alla corda di budello veniva avvolta una spirale
costituita da un sottile filo in metallo. In questo modo le corde erano sufficientemente pesanti per
produrre note gravi senza l’ausilio di allungare gli strumenti con le tratte. Quindi, dalla metà del
‘600 circa si ritornò a strumenti più compatti. L’innovazione delle corde fasciate è segnalata per la
prima volta in “Introduction to the skill of Musick” edito a Londra nel 1664.
La “scoperta – invenzione” delle corde fasciate è stata effettuata per le corde in budello ma venne
usata anche per le corde in metallo.
La produzione delle corde per gli strumenti a pizzico rimane questa fino al 1930 circa.
Fino a questo periodo le corde prodotte saranno in budello per le corde acute e in budello (o seta)
fasciato per le corde gravi.
Per quanto riguarda le corde in metallo, la situazione è analoga. Metallo nudo per le corde acute e
metallo fasciato per le corde gravi.
Una scoperta innovativa: il Nylon
Negli anni ’40 del secolo scorso iniziarono i primi esperimenti per utilizzare dei fili in nylon, di
spessore adeguato, come corde per chitarra.
Dopo una prima fase sperimentale, dagli anni ’60 entrarono prepotentemente sul mercato.
Lo standard di produzione prevedeva, e tuttora è così, che le prime tre corde fossero in nylon nudo
mentre per le tre corde più gravi venne utilizzata una parte centrale composta da seta di nylon con
un avvolgimento in metallo.
Budello
Budello appesantito
Budello Catlines
Budello fasciato
Nylon
Seta di nylon fasciata
Metallo fasciato
Innovazioni successive
Per quanto riguarda la produzione di corde che hanno sostituito il budello, dopo gli anni ’60, sono
state utilizzate altre fibre. Il Perlon per esempio ma anche un’altra fibra identificabile con la sigla
Pvf. Infine, da una quindicina di anni, vengono anche utilizzate corde denominate Nylgut. La sigla
nylgut mette insieme le radici dei termini “nylon” e “gut”. Dove il termine gut sta per budello in
lingua anglosassone. Il peso specifico del nygut è molto vicino a quello del budello.
Per quanto riguarda la produzione delle corde in metallo, negli ultimi decenni, sono state messe in
produzione corde al “Bronzo fosforo”. L’utilizzo dell’acciaio e diventato sempre più frequente
compreso le corde in acciaio fasciato.
Infine, da qualche decade sono state riprese le produzioni di corde storiche in budello da utilizzate
per gli strumenti per la musica antica
Note
Nota 1
Oggi è sufficientemente chiaro che consideriamo il La a 440 Hz ma nel Rinascimento vi erano
notevoli differenze di altezze di suono correlate a questioni geografiche. Per esempio, l’altezza del
La a Venezia era considerevolmente più alta rispetto a Roma piuttosto che a Napoli.
Per esempio vedi:
Tiziano Rizzi, I liuti a sette, otto e dieci cori, Liuteria n.14, 1985, Cremona.
Nota 2
Col termine acciaio si indica genericamente una classe di leghe ferro –carbonio.
Con alto contenuto di ferro e con una percentuale di carbonio tra lo 0.02 % e circa il 2 %.
Quando il contenuto di ferro supera il 99,98 % si considera ferro puro.
Quando il contenuto di carbonio supera il 2,06 % si considera ghisa.
Nota 3
Le corde venivano appesantite immergendole in bagni di sali metallici
Nota 4
Piccinini scrive un trattato accreditandosi questa invenzione e cita “… per la tratta de li
contrabbassi”
Per esempio vedi:
Tiziano Rizzi, I liuti a quattordici cori, Liuteria n.16, 1986, Cremona.
Tiziano Rizzi