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CAPITOLO 1

Il termine antropologia deriva dal greco antico anthropos e logos e significa “discorso
intorno al genere umano”. È lo studio della specie umana, delle sue origini e delle sue diverse
espressioni contemporanee.
Esistono diversi tipi di antropologia, ognuno dei quali prende il nome in base al contesto in
cui si è sviluppata:
- negli USA l’antropologia è divisa in 4 campi (i cosiddetti four fields):
1) antropologia fisica o antropologia biologica è lo studio della specie umana dal punto di
vista biologico che analizza la sua evoluzione nel tempo;
2) archeologica ovvero lo studio delle culture umane del passato attraverso l’analisi dei loro
resti;
3) antropologia linguistica è lo studio della comunicazione umana che analizza le sue origini,
la sua storia e le sue trasformazioni contemporanee;
4) antropologia culturale, lo studio delle popolazioni e delle culture contemporanee che
prende in esame anche le loro trasformazioni e varianti.

- Nella tradizione inglese si parla di antropologia sociale, nata intorno agli anni ’20 in Gran
Bretagna, e poneva l'enfasi sul concetto di cultura, l'insieme di comportamenti e di credenze
appresi e condivisi.

- In Europa viene utilizzato il termine etnologia (discorso intorno ai popoli), ovvero lo studio
delle culture extraeuropee;

- In Italia viene utilizzato il termine demologia, lo studio della diversità interna della società .

A partire dagli anni ’80 è entrato in uso il termine DEA (discipline demo antropologiche) che
racchiude i termini Demologia, Etnologia e Antropologia.

L’Antropologia culturale è nata in Occidente ed è lo studio delle popolazioni contemporanee


e delle loro culture.
Lo scopo dell’antropologia culturale è quello di proteggere le culture che studia, le quali
iniziarono a scomparire con il colonialismo (l'espansione di una nazione su territori e popoli
all'esterno dei suoi confini).
L’oggetto di studio di questa scienza non sono solo le popolazioni primitive, ma sono questi
con tutte le trasformazioni che comporta il nostro tempo moderno.
Le radici dell’antropologia culturale risalgono all’Illuminismo francese con il filosofo
Montesquieu.
Le sue origini risalgono a Erodoto e Marco Polo, ma i primi veri fondatori sono Taylor, Frazer
e Morgan che elaborarono un modello di evoluzione culturale secondo cui tutte le culture
umane evolvono, nel tempo, da forme inferiori a forme superiori.
- Il primo antropologo a fare esperienza sul campo fu Bronislaw Malinowski (1884-1942),
polacco famoso per aver introdotto il concetto di funzionalismo, quella teoria secondo la
quale la cultura è paragonabile ad un organismo biologico, le cui singole parti collaborano al
funzionamento dell’insieme. Il funzionalismo è connesso al concetto di olismo: le culture sono
sistemi complessi che non possono essere pienamente compresi senza analizzarne le diverse
componenti.
- Franz Boas (1858-1952) nato in Germania, è considerato il fondatore dell'antropologia
culturale nordamericana. Dobbiamo a lui l'elaborazione del concetto di relativismo
culturale, secondo il quale è importante conoscere ciascuna cultura a partire dai valori e dalle
idee che le sono propri e non giudicarla sulla basi di standard che non le appartengono.
Attorno a questo pensiero nasce la scuola di cultura e personalità che teorizza l’esistenza di
un ethos intorno al quale gli individui svilupperebbero strutture psicologiche comuni.
- Margaret Mead, è stata tra i primi antropologi a occuparsi di antropologia pubblica
convinta di poter cambiare la società con i saperi antropologici.
- In quegli stessi anni, Alfred Brown (1881-1955) diede vita all’antropologia sociale nata
intorno agli anni '20 ed è intesa come la scienza naturale della società .
- Contemporaneamente Claude Lèvi-Strauss (1908-2009) ha elaborato lo strutturalismo
francese, corrente nata in Francia negli anni '50 che si basava su un concetto di struttura
profonda.
Si sviluppa poi, sotto le teorie marxiste, la teoria sul materialismo culturale, teoria che
spiega l’organizzazione della società a partire dalle condizioni materiali della loro esistenza.
- Negli anni ’60, con Clifford Geertz (1926-2006), è emersa l’antropologia interpretativa
secondo la quale le culture sono delle reti di significati che vanno interpretate a partire da una
relazione di dialogo tra osservatore ed osservato.

A partire dagli anni ’90 hanno preso piede due prospettive teoriche:
lo strutturalismo: prospettiva teorica che comprende il comportamento e i modi di pensare
degli esseri umani, plasmati dall’economia, dall’organizzazione politica e dai media.
l’agency: capacità umana di operare delle scelte e di esercitare liberamente la propria
volontà .

Negli anni ’70, l’antropologia femminista ha messo in evidenza la necessità di analizzare i


ruoli che le donne assumono nelle diverse culture e la disuguaglianza di genere.
Si sviluppa anche l’antropologia gay che si dedica allo studio delle culture gay e delle
discriminazioni basate sull’identità e le preferenze sessuali.

Esistono varie definizioni di cultura.


La prima è stata proposta da Sir Edward Taylor nel 1871 secondo cui la cultura è
quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, il diritto, il costume e
qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società .
Per Marvin Herris invece la cultura è il modo o lo stile di vita nel suo insieme, che un gruppo
di persone ha acquisito socialmente.
Un’ulteriore definizione ci viene fornita da Clifford Geertz il quale ritiene che la cultura
consista in un insieme di simboli, motivazioni, stati d’animo e pensieri e non v’include i
comportamenti.
Le caratteristiche della cultura sono:
- la cultura è distinta dalla natura: in quanto essa condiziona le nostre scelte alimentari,
stabilisce quali cibi possono essere mangiati e quali no, e il modo in cui mangiamo; ogni
cultura stabilisce cosa sia corretto bere, quando bere e con chi e attribuisce significati alle
bevande e alle occasioni in cui bere; la cultura influenza anche con chi dormire, il tempo
dedicato al riposo e i motivi per cui alcuni soffrono di insonnia. Influenza anche l’andare di
corpo che può essere un atto privato o pubblico.
- la cultura si basa sui simboli: il simbolo è un oggetto, una parola o un’azione che
rappresenta qualcosa con il quale non si ha una relazione necessaria o naturale. Poiché i
simboli sono arbitrari, è impossibile prevedere il modo in cui una determinata cultura si
riferirà simbolicamente a qualcosa.
- la cultura è appresa: l’apprendimento di una cultura ha inizio al momento della nascita,
avviene in modo inconsapevole nel corso della vita, attraverso l’osservazione.
- la cultura è un insieme organico e coerente: ciò significa adottare una prospettiva olistica.
- le culture interagiscono e si trasformano: attraverso le occasioni di contatto fornite da reti
commerciali, telecomunicazioni, educazione e turismo.
Sono state elaborate 4 teorie sull’interazione tra culture:
1) la globalizzazione: processo di scambio di merci, informazioni e persone a livello globale;
2) la McDonalizzazione: mette, al centro di questa nuova cultura globale, la cultura del Fast-
food, con i suoi principi della produzione di massa, la velocità , la standardizzazione;
3) l’ibridazione: si ha quando gli aspetti di due o più culture si combinano tra loro per
formare qualcosa di nuovo;
4) la localizzazione: ovvero la trasformazione della cultura globale in qualcosa di nuovo per
opera di micro-culture.

Alcuni fondamenti delle micro-culture (insieme di specifici schemi di comportamento e di


pensiero appresi e condivisi che si riscontrano presso una determinata area e un particolare
gruppo umano) sono:
- la classe: sistema di classificazione degli individui basato sulla posizione economica che
occupano nella società , misurata in termini di reddito o ricchezza.
Le società sono divise in classi secondo un sistema gerarchico dove le classi superiori
dominano su quelle inferiori;
- la razza, etnia e popoli indigeni: il primo si riferisce ad un gruppo di persone che condivide
determinate caratteristiche biologiche. Ma questo termine è stato sostituito dal secondo,
inteso come senso d’identità di un gruppo, basato sulla condivisione di una lingua, di una
religione o di altri elementi culturali; il terzo si riferisce a gruppi di persone che hanno antichi
legami con la propria terra di origine;
- il genere: insieme di comportamenti e modi di pensare, appresi culturalmente che vengono
attribuiti a maschi, femmine o ad un terzo genere;
- l’età: ciclo di vita degli esseri umani, dalla nascita alla vecchiaia;
- le istituzioni: organizzazioni create per particolari scopi e dotate di specifiche micro-culture.

Esistono tre dibattiti teorici nell’antropologia culturale e sono:


1) determinismo biologico e ostruzionismo: il primo cerca di spiegare il comportamento e il
modo di pensare delle persone a partire da fattori biologici come i geni e gli ormoni; per il
secondo invece i comportamenti e le idee degli esseri umani sono spiegabili come prodotti
dell’apprendimento modellato dalla cultura;
2) antropologia interpretativa e materialismo culturale: il primo studia la cultura
attraverso l’analisi di ciò che pensano gli individui che ne fanno parte, a partire dal modo in
cui danno senso alla propria vita e i simboli che per loro sono importanti; invece il secondo
ritiene che vi sono delle strutture sottostanti ogni popolazione determinati dagli aspetti
materiali dell’esistenza.
3) agency individuale e strutturismo: per agency individuale si intende la capacità dei
singoli di compiere delle scelte ed esercitare il proprio libero arbitrio; gli strutturalisti invece
credono che il libero arbitrio sia un’illusione, in quanto le scelte degli individui sono
pianificate dall’azione di forze più ampie.

STRANIAMENTO: FORMA DI DISORIENTAMENTO RISPETTO ALLE CERTEZZE DEL MONDO DEL


CONTESTO NEL QUALE VIVIAMO.

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