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Obiettivo: far fiorire le scuole per generare lavoro creativo, libero, partecipativo e
solidale. È un appello a progettare e partecipare, orientare e gestire il miglioramento
effettivo delle istituzioni scolastiche e del mondo del lavoro, a fronte di tanti giovani
che si trovano in situazioni di disagio e di esclusione, che non lavorano o non
studiano. Si vuole quindi riportare l’istruzione al centro del dibattito pubblico,
attraverso per esempio, delle riforme specifiche che vogliono incoraggiare alleanze
tra le diverse parti che compongono le società, affrontandone le difficoltà. scuole,
famiglia, università e organizzazioni lavorative designano gli ambienti educativi
fondamentali. In Italia la scuola è un teatro di riforme non stabili, che bisogna
definire sperimentando le proposte. Bisogna formare leadership partecipative e non
gerarchico-funzionali per le scuole e attività lavorative. la complessità di processi e
problemi richiede competenze multidisciplinari e responsabilità “affettiva” (i docenti
devono impegnarsi a trasmettere entusiasmo e combattere la dispersione scolastica).
Una possibilità molto interessante che stata inserita da pochi anni è quella
dell’alternanza scuola lavoro (legge 107/2015) per insegnare a vivere, costruire
un’alternanza efficace tra scuola, lavoro e università. Questa permette un movimento
di persone e consente il riconoscimento tra mondi diversi. Rende possibile
oltrepassare soglie, costruire metodologie di scambio e valutazione delle esperienze e
nuove opportunità sociali e culturali. Il significato del termine riforma chiama in
causa dimensioni tecniche e funzionali per offrire risposte adeguate ai problemi
emergenti, ma ancor più implica la competenza e la dedizione delle persone, la lealtà
e la capacità delle istituzioni a farsene carico. Possiamo quindi osservare che prima
ancora delle riforme, bisogna affrontare le questioni cruciali dell’educazione.
La prima tra queste è la qualità delle relazioni educative familiari; una cultura
educativa aperta al mondo del lavoro sorge e cresce nel vivo dei rapporti familiari e
deve poi essere sostenuta dall’esperienza scolastica. In un certo senso è il processo di
una vita.
La vocazione al lavoro e il lavoro come vocazione fanno parte e costituiscono una
dimensione della formazione umana. Vincere l’estraneità tra scuole e attività
lavorative è, quindi, un obiettivo trasversale e regolativo.
SCUOLE!
La relazione educativa che orienta alla libertà e alla responsabilità che contrassegna
l’apprendimento tra esperienze di formazione e lavoro. La scuola infatti deve
promuovere
opportunità e funge da “ascensore sociale”
Nonostante le avanguardie disponibili per la scuola, non bisogna perdere di vista gli
obiettivi
principali, come costruire relazioni interpersonali improntate al rispetto reciproco e al
mutuo
aiuto. Solidarietà sociale e impegno educativo chiamano in causa la comprensione
attiva,
personale e critica. Ogni società è chiamata a progettare, gestire, sostenere scuole
capaci di
memoria, scuole come vie di accesso, maturazione e responsabilità al lavoro,
all’imprenditorialità.
La responsabilità dell’educazione è riconducibile all’intera comunità, per questo è
fondamentale
costruire relazioni educative che siano alleanze e favoriscano la positività interazione
tra le diverse
agenzie presenti sul territorio e le famiglie.
MEDIA. CULTURA, CITTADINANZA
Il contesto in cui avviene la comunicazione è uno tra i temi “più complessi e
sfuggenti, per il
numero dei fattori da esso implicati e per il grado di fluidità che contraddistingue gli
spazi di
esperienza”. La crescente importanza dei media nell’ambito dei processi educativi
sollecita il
pensiero pedagogico. Ciò che l’homo sapiens è sollecitato a “provare” dalla
televisione, dal cinema
e dai new media non è in modo prioritario lo spirito critico. Oggi, nel rapporto tra
tecnologie di
comunicazione e strumenti di conoscenza non viene meno il significato
dell’intelligenza
simultanea, segnata, dalla capacità di trattare nello stesso tempo più informazioni ed
esemplificata dalle attività di fruizione dei new media. L’elaborazione della
conoscenza resa
attuale dai media non può essere rappresentata in modo semplicistico e lineare. I
media offrono
ambiti ed opportunità di scambio generalizzato dei saperi, di insegnamento e
apprendimento, di
riconoscimento autogestito, mobile e contestuale delle competenze. Le trasformazioni
introdotte
dai media sul modo di concepire la formazione rendono indispensabili ricerche e
scelte
appropriate per comprendere le questioni etico-educative e le potenzialità progettuali.
EDUCAZIONE.ECONOMIA CIVILE, SAPERI
La scuola ambisce, a istruire e a formare, a liberare le potenzialità interiori, a
trasmettere e a
produrre conoscenza. Di conseguenza, bisogna fornire le condizioni e i dispositivi
idonei per
sostenere il dispiegarsi delle risorse personali.
Oggi il rapporto tra educazione e scuola individua un universo di discorso la cui
rilevanza non è
riconosciuta in modo adeguato. Prevale un’opinione secondo cui i l valore delle
istituzioni
formative coincide con il valore di mercato delle prestazioni professionali di coloro
che le
frequentano. Ai fini del discorso ricordiamo il nesso presente nella cultura greca tra i
due termini
mousikòs (uomo colto, uomo educato) e mousikè (attività umana, scientifica e
artistica in specie,
protetta dalle muse e oggetto di formazione).
Per riflettere sulla scuola, la pedagogia si interroga sui presupposti antropologici delle
concezioni
economiche oggi dominanti. Il discorso pedagogico sulla scuola, rivolto
all’elaborazione della
progettualità educativa, ha da sviluppare una comprensione adeguata delle peculiarità
dei
processi economici attuali. Bisogna, quindi, saper sfruttare in modo adeguato le
risorse
economiche in vista degli obiettivi educativi da perseguire.
Il rapporto tra la scuola e la cosiddetta economia civile designa un approccio alla
pratica e alla
teoria economica assai critico verso l’obiettivo tradizionale del self-interest,
individuato come il
principale criterio di razionalità dell’homo oeconomicus. Educare a una società
“civile” fa sì che il
valore economico sia interpretabile oltre il modello di profitto, per sviluppare beni e
servizi in cui
la relazione umana diventi una risorsa di produzione, distribuzione e consumo.
FORMAZIONE. ORIENTAMENTO, SOLIDARIETA’
Il divario tra le popolazioni del mondo non è mai stato così profondo. La formazione
è oggi
chiamata in causa da quel complesso di fenomeni tecnologici, polito-sociali,
economici e culturali
comunemente denominato globalizzazione. L’importanza crescente che la sfera della
finanza sta
acquisendo nella vita economica ha da suscitare una rinnovata riflessione pedagogica
sulle
dinamiche in atto e sulle possibilità progettuali. Il compito di elaborare nuove
prospettive di
azione in questo ambito riguarda l’intera società civile e investe coloro che a vario
titolo si
occupano della sua formazione.
Un’autentica globalizzazione delle potenzialità educative si richiama ai principi di
equità e
solidarietà, congiunti a quelli di efficacia e efficienza. L’arrivo delle nuove
tecnologie, per esempio,
si indirizzano ad una formazione cognitiva rivolta a favorire l’acquisizione della
capacità di
apprendere sempre nuove abilità, lungo tutto l’arco della vita. Un processo
riformatore deve
ispirarsi a una ratio pedagogica che dia forma a nuovi assetti formativi. Se ci
preoccupiamo
dell’educazione, progettiamo la società futura e il futuro di una società più solidale.
Nella
prospettiva designata dalle linee guida nazionali per l’orientamento permanente,
viene ridefinito
l’assetto della transizione scuola lavoro con la proposta di un impegno di integrazione
sistematico
che va gestito tanto sul piano della governance politico istituzionale quanto su quello
tecnico
operativo. Da strumento a valore permanente nella vita di ogni persona,
l’orientamento configura
l’importanza strategica dell’accompagnamento educativo e dell’empowerment nei
processi di
scelta e decisione. Occupazione attiva crescita economica e inclusione sociale
appartengono a
“una comunità orientativa educante” a cui sempre tendere, di là da concezioni
mercantili e
utilitaristiche della formazione umana.
VITA!
L’educazione segna ognuno fin dalla nascita, lungo tutto l’arco della vita. Imparare a
vivere ci pone
continuamente di fronte all’istruzione che abbiamo ricevuto in ambito familiare e
scolastico. La
scuola si misura continuamente con la sfida della costruzione dell’identità personale e
sociale,
dell’orientamento ai valori e alle scelte della vita. L’azione educativa costituisce un
testamento che
affida ai rapporti intergenerazionali disposizioni e valori perché sopravvivano
all’istante che fugge
e orientino il domani. L’educazione nell’epoca dei social media è talvolta scambiata
per
un’esperienza spettacolare ed effimera, un’immagine da contrassegnare con il
giudizio mi
piace/non mi piace. La ricerca del senso del vivere implica una sensibilità estetica,
quel valore
“formativo” della bellezza che allude l’espressione del gusto individuale e delle
differenze culturali.
La coscienza del senso estetico dischiude la possibilità di imparare qualcosa di
propriamente
inesprimibile, la possibilità dell’incontro con l’Altro. La bellezza rappresenta una
qualità propria
dell’aspetto esteriore di individui e cose, estranea all’ambito dell’esperienza
educativa. La persona
è chiamata a diventare parte attiva di una relazione fondamentale con il modo della
vita che la
sostenga e l’aiuti a governare con competenza i livelli di crescita a cui è chiamata nel
percorso di
sviluppo.
FAMIGLIA. SOGLIA E DISINCANTO
La realtà ricca e complessa della famiglia costituisce il primo e fondamentale ambito
della
formazione umana. L’arricchimento personale e sociale che gli allievi possono
conseguire negli
ambiti educativi chiama in causa la verità dell’educazione etico-morale che attraversa
e congiunge
le relazioni familiari e scolastiche. La pedagogia della famiglia e della scuola sono
strettamente
connesse e cruciale è la comunità educativa che può instaurarsi nel dialogo trai più
relativi ambiti
di vita e di crescita umana diverse età dell’infanzia. Come la struttura della famiglia,
negli ultimi
trent’anni la combinazione delle diverse soglie di vita (ex fine studi) ha subito
un’alterazione,
appaiono così, sia sull’asse professionale del ciclo di vita sia sull’asse familiare, un
insieme di
situazioni intermedie la cui principale caratteristica consiste nel fatto di essere
socialmente
ambigue e di frontiera. Oggi, la mentalità giovanile prende sempre più le distanze da
quella degli
adulti. Si è instaurato un divario marcato fra etica personale ed etica sociale,
sicuramente alterato
dell’impatto sociale dei media. La responsabilità educativa delle famiglie e delle
scuole si misura
anche in ordine al fatto di costituire soglie, luoghi di costruzione e transizione,
disponibili
all’innovazione e al governo contenutistico e formale dei media, ambienti pervasivi
di invenzione e
proposta, di scenario e inclusione.
OCCUPAZIONE. NEET E DISPERSIONE SCOLASTICA
Studio di A. Rosina dal titolo Neet. Giovani che no studiano e non lavorano, invita gli
attori
istituzionali, sociali ed economici a un cambio di atteggiamento nei confronti delle
nuove
generazioni. Individua 4 linee guida per affrontare uno dei più gravi problemi del
nostro paese:
1. Fare in modo che tutti concludano il percorso formativo 2. Consentire
l’acquisizione di competenze utili nella vita professionale 3. Favorire una presenza
attiva nel mercato del lavoro 4. Stimolare e sostenere l’imprenditorialità dei giovani
Il tema dell’occupazione si inserisce in un sistema ampio di misure che comprende in
modo
coerente l’orientamento formativo, l’integrazione scuola lavoro, la conquista
dell’autonomia e la
costruzione di basi solide per i progetti di vita.
Il fenomeno Neet richiede politiche attivanti e abilitanti, che rendano i giovani più
responsabili e
preparati. Si vuole favorire l’occupazione e diminuire la dispersione scolastica.
Difficoltà di
apprendimento e di relazione, ritardo nell’ingresso a scuola rispetto all’età, assenze
prolungate
alimentano quel processo dispersivo che favorisce il fenomeno dei giovani “non
educati”. Uno dei
principali rischi della scuola italiana è quello di scivolare più o meno rapidamente
verso una
condizione di irrilevanza e di sostanziale invisibilità. Gli investimenti nella scuola
diminuiscono, le
istituzioni scolastiche faticano a coinvolgere i giovani in un ruolo proattivo e tutto ciò
crea una
sorta di “rinuncianesimo”. Mentre il mondo del lavoro è schiacciato dallo scandalo
del lavoro
precario.
C’ENTRA LA SCUOLA. DISAGIO, EQUITA’
Una scuola capace di accompagnare anche coloro che hanno più difficoltà, di
alimentare
motivazioni e competenze degli insegnanti coltiva la cultura professionale e si avvale
di
un’organizzazione articolata. La prevenzione del disagio e il contrato alla dispersione
si devono
attuare in una logica di continuità e sussidiarietà strategica. I docenti devono prendere
coscienza
del fatto che coloro che manifestano situazioni di disagio no è un di più, ma un
elemento
integrante della loro professione e questo non sempre avviene e le scuole non si
comportano
correttamente. Gli interventi devono essere centrati sulla valorizzazione delle persone
e sull’analisi
di esperienze, con l’attiva partecipazione delle istituzioni scolastiche. Gli insegnati
sono attori
fondamentali che devono prediligere il dialogo e la collaborazione. Il disagio fa da
anticamere
all’isolamento ed è compito della scuola evitarlo. Il tema dell’equità e del modo
migliore per
realizzarla costituisce un obiettivo di sistema ovvero coinvolge in modo regolativo
tutti gli attori
scolastici. La scuola deve puntare alla diminuzione delle disuguaglianze scolastiche
per influire
positivamente in termini di qualità di vita.
RIFORME. SCUOLA, BENE COMUNE
Le riforme nel campo dell’istruzione devono affrontare il tema dell’equità. Il
riferimento principale
è quello relativo ai punteggi dei test internazionale e nazionali. L’apprendimento
però, è connesso
con situazioni reali e sfidanti che si attuano in modo irrepetibile e sempre diverso lo
sviluppo
personale sociale. Le strategie di gestione e le pratiche pedagogiche che concorrono a
rendere
l’esperienza scolastica più equa incidono a modellare la consapevolezza di ciò che è
desiderabile o
ingiusto e a sviluppare fiducia o sfiducia nelle istituzioni. Bisogna tenere conto dei
fattori
paradigmatici come:
1. La famiglia 2. Le risorse scolastiche 3. La stabilità della dirigenza e del corpo
docente 4. Il contesto territoriale
INTERCULTURA, RICONOSCIMENTO, INTEGRAZIONE
I processi di globalizzazione hanno generato una molteplicità dei confini e concetti di
cittadinanza
e sovranità nazionale. È diffusa una visione consumista dell’essere umano che tende a
rendere
omogenee le culture e a sottovalutarne varietà e ricchezza. I saperi disciplinari e le
relazioni
umane sono in rapporto con ogni cultura, di per sé unica e circoscritta. Gli spazi sono
geometrici
costituiti da frontiere. La scuola può attuare un’azione interculturali, nel segno del
riconoscimento
di persone e culture. C’è bisogno di un luogo di incontro per valorizzare la matrice
identitaria. La
realtà quotidiana mostra come individui e istituzioni possono indulgere ad
atteggiamenti
etnocentrici, tollerare comportamenti ispirati a fondamentalismi. Vivere e insegnare
pratiche di
riconoscimento reciproco è l’unica via che permette di custodire il valore della
dignità umana.
INSEGNANTI. STILE E TEAM
Insegnare è apprendere. La vita delle istituzioni formative e le scelte che le famiglie e
gli studenti
assumono riguardo alla scuola sono connesse con l’entusiasmo e l’impegno dei
docenti, con le loro
competenze e la dedizione ai rapporti interpersonali. Insegnare per vocazione
rappresenta una
realtà importante e diffusa. Insegnare costituisce un’esperienza trasformativa che si
svolge nello
spazio della prossimità. Bisogna avvicinarsi a coloro a cui ci si rivolge. Vi è quindi
una sfida alla
formazione continua. Un buon clima nel team docente è importante per costruire
relazioni umane
soddisfacenti e diventare una comunità che apprende. Le scuole sono edificate da
persone.
ALLIEVI. SEGNO, ALTERNANZA
L’alternanza come segno di “contaminazione” tra mondi e dispositivi organizzativi
costituisce una
sfida educativa che ha al suo centro persone, aspirazioni e le loro richieste
occupazionali. Alla fine
della scuola secondario di secondo grado vi sono questi scambi di pratiche lavorative
che la scuola
deve monitorare (legge 107/2015). Ciò è utile per:
1. Formare competenze utili nell’apprendimento organizzativo 2. Percepire il lavoro
come risorsa culturale 3. Coinvolgere i giovani 4. Costruire in modo sistematico il
futuro della società
5. È una risorsa relazionale, educativa
Insegnare ed essere allievi si configura in una realtà globale dove educare allo
sviluppo
rappresenta luogo di decisioni e di azioni in cui il cittadino è attivo.
PEDAGOGIA DELL’AMBIENTE
L’intervento umano favorisce il prudente sviluppo del creato. La necessità di
difendere il lavoro, di
sottolineare il valore e la dignità universalmente validi innerva il rapporto tra
formazione,
competenze e professionalità. L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio
dell’umanità e di
responsabilità di tutti. Pedagogia dell’ambiente e del lavoro, nella loro riflessività
critica sulle
pratiche formative, assumono il principio di uno sviluppo umano integrale. la realtà
dell’innovazione è congiunta con la natura profonda della scuola e del lavoro.
LAVORO!
L’integrazione tra sistema educativo e mondo del lavoro va considerata come
essenziale per la
costruzione delle competenze e dei mestieri del futuro e orientare lo sviluppo umano
in modo
equo e solidale. La questione occupazionale richiede di migliorare la transizione
scuola- lavoro.