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PROPEDEUTICA FILOSOFICA 04-11-21

Il libro settimo dei 10 della repubblica e senza dubbio uno dei più importanti di tutta l'opera,
il tema del libro riguarda sul tipo di sapere che il filosofo deve conoscere per poter
governare nella città. Questa domanda era sorta più volte, ma qui Platone si chiede come
chi diventa filosofo e quindi può governare la città ottiene il sapere necessario a diveltarlo,
per Platone questa cosa è la Paideia, ovvero l'educazione e la formazione dell'uomo.
Il tema dell'educazione viene spiegato con un discorso figurato o indiretto, Platone utilizza il
mito ovvero il famosissimo mito della caverna, il quale è la sintesi chiave del Platonismo,
viene ripreso all'inizio del libro settimo una forma di espressione o discorso che abbiamo già
visto nel libro sesto.
Il mito della caverna è il terzo delle grandi metafore usate da Platone nei libri centrali della
repubblica, infatti prima abbiamo la metafora della linea, usata per gerarchizzare i gradi del
sapere e prima ancora abbiamo la metafora solare dell'idea del bene, quindi nella prima
parte del libro 7 abbiamo il mito della caverna, nella seconda parte vediamo invece le tappe
che un filosofo deve percorre per amministrare la città, ed infine abbiamo l'ultima parte
dove osserviamo le varie fasi della vita che coincidono ad un determinato momento della
vita dell'individuo, cioè vi è un percorso graduale per giungere alla massima conoscenza.
Ma cosa è nel concreto un mito? Platone spesso nelle sue opere sua un linguaggio e uno
stile narrativo, in greco mito significa proprio storia, Platone usa il mito quando vuole
illustrare o rendere più comprensibile il discorso che è stato argomentato nel dialogo, quindi
è un modo per semplificare il concetto attraverso un modo quasi fiabesco/letteraria,
Platone riprende la forma del racconto anche se era stata usata dai poeti che tanto
detestava, ma la inserisce in un contesto filosofico/conoscitivo, il mito non è funzionale a
creare altri miti ma è colui che chiarisce questo concetto conoscitivo, in Platone il mito
conduce al logs attraverso il suo processo di chiarimento.
Il mito della caverna poggia su tre pilastri fondamentali: Il SOLE, il quale è la luce di massima
intensità nel mondo sensibile, poi c'è la TERRA, la quale rappresenta la via intermedia tra il
sole e il terzo ente della nostra triade ovvero LA CAVERNA, la quale è qualcosa di distaccato
dal mondo illuminato dal sole è il mondo con la luce ridotta all'uno. Vi è una sorta di
antecedente del mito della caverna in Platone infatti dal Fedone, sappiamo che non è
un'invenzione di Platone questo mito esso fa parte di una sorta di tradizione della filosofia
greca; infatti, alcuni dei presocratici come Empedocle di Agrigento lo citarono.

Lo schema analogico che Platone utilizza, articola e varia nel mito della caverna è il
seguente: Mondo oscuro: Mondo sensibile=Mondo luminoso (Esterno): Mondo intellegibile,
moltissimi filosofi hanno dato delle interpretazioni di questo mito, ma tutti concordano con
il suddividere il mito in 4 tappe:
1). Nella prima di queste tappe viene descritta una situazione statica, viene infatti descritta
questa caverna nella quale vivono prigionieri, che vivono le loro vite in una situazione di
quasi completa cecità, hanno una visione illusoria generata dal fuoco alle loro spalle che
crea delle ombre. Quindi per i prigionieri nella caverna le ombre sono le cose vere, mentre il
resto, non è visibile a loro.
2). Nella seconda parte Platone ci dice come

3). Nella terza parte si ha l'uscita della caverna, il prigioniero liberato assiste a tutto il mondo
sensibile che ha intorno, inoltre osservando il sole capisce che tutto ciò che osserva e grazie
al sole; quindi, tutto ciò che esiste è illuminato dal sole ed è per questo che è conoscibile. In
questo modo il prigioniero ha cambiato totalmente la sua visione
4). Se tornasse giù nelle profondità della caverna, riuscirebbe a vedere? L'obbiettivo della
discesa è educare gli altri uomini, ma ciò che lo aspetta potrebbe essere deriso e
rischierebbe anche di essere ucciso a causa della sua visione e delle sue idee troppo diverse
da quelle degli altri.
A questa narrazione Socrate aggiunge una interpretazione, vediamo quindi come Platone
interpreta il suo stesso mito, cosa ci vuole dire Platone con il suo mito? Questa immagine, va
applicata a ciò che diceva prima, si riferisce a tutti i libri passati, alle due metafore del sole e
della linea, il mondo sensibile è come la caverna, la luce del fuoco è la potenza del sole
quindi il fuoco nella caverna è la luce solare nel mondo sensibile. Il mito in breve spiega cosa
è la filosofia, ovvero una ascesa dell'anima che si incammina verso l'alto, fa un passaggio dai
buoi alla luce, l'idea del buono è il signore del mondo delle idee ma è colei che ha generato
il sole, il quale è il signore del mondo sensibile.
Entrambe illuminando i due mondi ci premettono di conoscerli, questa idea suprema di
bene deve essere vista e conosciuta da chi vuole vivere giustamente sia nella vita privata
che nella vita pubblica; quindi, il filosofo per governare la polis deve conoscere
NECESSARIAMENTE l'idea del bene.4
Il mito della caverna ci narra un percorso che ci porta al punto più alto del luogo del noetico,
abbiamo raggiunto quindi l'idea del bene, questa idea viene vista appena ma basta ciò per
conoscerla, non è possibile essere saggi senza l'idea di bene, abbiamo un avanzamento
rispetto al libro VI, infatti non viene detta l'essenza del bene buono, ma viene specificata
l'idea di bene, è qualcosa che va al di là di tutto il conoscibile, il bene non è una cosa è ciò
che permette di conoscere il resto, il bene buono è l’idea delle idee.

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