Aristotele non era un vero ateniese, ma veniva dall’est della Grecia, arrivato ad Atene a 17
anni si unisce all’accademia di Platone, resterà ad Atene per 20 anni fino alla morte di
Platone nel 347 a.C. , nel momento in cui Aristotele entro nell’accademia essa non era
gestita da Platone, dato che si trovava a Siracusa.
L’accademia di Platone non è mai stata una scuola dogmatica era una palestra di dibattiti e
discussioni, anche la teoria delle idee di Platone veniva discussa, una prova di queste
discussioni è un dialogo di Platone ovvero il Parmenide, nel quale Platone inserisce molte
delle discussioni che si svolgevano nell’accademia, Aristotele andrà contro Platone perché
riteneva più importanti le matematiche rispetto che alle scienze empiriche.
Per Aristotele conoscere qualcosa significa conoscere le cause, quindi la conoscenza vera mi
permette di conoscere la causa prima di tutta la realtà, quindi non una causa qualunque ma
una tra tutte. Ma cosa e quali sono le cause prime? Per Aristotele, non vi è una causa unica
della realtà, ma per lui vi sono più cause, quindi si distacca da Platone, dato che vede l’idea
del bene come causa unica della nostra realtà.
Per Aristotele ci sono molti tipi di causi ed essi si riducono alle 4 cause essenziali, ma come si
sostiene questa tesi? Aristotele sostiene questa tesi perché tutti quelli venuti prima di lui
hanno pensato in questo modo, cioè la filosofia è un sapere causale e quindi le cause di
Aristotele derivano da un'esperienza già consolidata dei suoi predecessori (I Presocratici o
Fisiologi), secondo Aristotele questi filosofi arcaici hanno tentato di risolvere il problema
della filosofia in quanto tale, la domanda filosofica fondamentale è perché una cosa è cosi e
non è diversa.
Questi Filosofi hanno individuato una causa materiale che spiega il divenire, una causa
immanente al divenire, la causa materiale è stata vista dai predecessori, mentre i Platonici
come hanno aiutato nella ricerca delle 4 cause? Per Aristotele se le idee non rientrano
all’interno di una delle categorie causali, non possono in alcun modo svolgere un ruolo di
causa, cosa che va in contrapposizione con Platone, dato che l’allievo è convinto che il
maestro abbia usato questa teoria per descrivere il divenire.
Come sappiamo le idee di Platone, sono fuori dalle cose sensibili, ma le cose vengono
nominante in base alle idee, le quali però essendo a fianco ad esse non ne fanno parte,
Platone ha cambiato la terminologia dei Pitagorici ma si è legato anche ad Eraclito per il
divenire del mondo sensibile e poi si è ispirato anche a Socrate creando le idee le quali sono
altre realtà NON fanno parte (esse sono separate, cioè sono due cose distinte per Aristotele)
delle cose sensibili.
Platone quindi individua la causa materiale e quella formale, Platone riesce ad individuare la
causa del bene con la prima causa dei suoi elementi, in breve identifica l’uno con il bene
buono e quindi aver intravisto anche la causa finale. Quindi le idee svolgono una causalità di
tipo Formale soprattutto e anche in piccola parte anche Finale, quindi anche Platone come i
suoi predecessori ha partecipato alla teoria delle cause, quindi questo è la parte positiva ma
negativa allo stesso tempo del Platonismo, le idee sono cause ma sono sbagliate perché
esterne alle cose.
Per Aristotele, è impossibile dire che le idee sono forme che permettono alle cose di
partecipare ad esse è privo di senso e si lega solamente ad una visione poetica del rapporto
cose idee, le idee DEVONO far parte degli oggetti per dare vita al divenire, Platone non
spiega il divenire, che per Aristotele è il PROBLEMA della filosofia. Le idee sono ambigue ed
hanno un ruolo contradditorio, perché sono separate dalle cose sensibili ma ne partecipano
perché ne fanno parte, per Aristotele questa ambiguità fa sorgere una domanda, le idee
sono dei predicati?
Come può l’idea essere sostanza ed essere separata dalle cose e dagli uomini allo stesso
tempo, l’uomo è uomo perché partecipa all’idea di uomo, il quale è modello perfetto e tutti
noi siamo modelli imperfetti di quest’ultimo, quindi l’idea esiste anche senza di noi, per
Aristotele però ogni uomo è diverso a modo suo, quindi vi è una pluralità dell’idea di uomo,
per Platone abbiamo invece una singolarità la quale è al di sopra del resto.