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PROPEDEUTICA FILOSOFICA 08/10/21

Iniziamo dopo aver completato lo studio del capitolo, il secondo argomento ovvero lo studio
di uno dei libri centrali della Repubblica di Platone ovvero il libro 5. L’argomento principiale
del libro è la descrizione delle caratteristiche di una città giusta, ovvero dove non abbiamo
una manipolazione della giustizia da parte dei più forti. Come sappiamo il filo conduttore del
discorso è la definizione universale della giustizia, il libro primo approfondisce queste
tematiche Etico-Politiche, ma con l’intervento di Trasimaco al tramonto del libro uno cambia
la prospettiva del dialogo, spostando la concezione di giustizia non legata ad un singolo ma
legata ad una società. Ma qui sorge una domanda per Platone che cosa è la giustizia? In un
certo senso possiamo farci un'idea di cosa pensa l’autore, ma per farlo dobbiamo distaccarci
dal testo, per Platone la giustizia è quella forma di vita che permette all’uomo di stare al
mondo in maniera felice, la giustizia deve contribuire alla costruzione di una vita felice e
sessanta, e questa vita si realizza quando c’è ARMONIA.
Allora la giustizia è quella forma di vita che si realizza nella vita Armoniosa, questo tipo di
vita è una vita non di scontro, ovvero dove abbiamo un'armonia interiore con noi stessi ed
un'armonia esteriore con gli altri; quindi, non basta solo conoscere la società ma bisogna
conoscere a fondo se stessi per fare una vita giusta e quindi armoniosa, teniamoci da parte
questa concezione di giustizia e vediamo perché Platone la pensa così.
Ma quindi finora, cosa significa la giustizia? La giustizia è qualcosa di singolare e che dipende
solo da me (Cefalo e Tolemaico) ma con l’intervento di Trasimaco il problema si sposta da
un'interpretazione della giustizia dal punto di vista sociale. Nel libro secondo vediamo come
il dialogo prosegua sulla inattaccabile tesi di Trasimaco, sorge però una nuova tesi di
Glaucone che per tiene presente la tesi del Sofista, Glaucone dà ragione a Trasimaco perché
nella vita sociale delle Polis domina l’ingiustizia perché secondo lui l’istinto primario
dell’uomo non è accordarsi ma è quello di sopraffare il più debole e sottomettere tutti.
Questa concezione negativa dell’uomo ci fa capire che l’ingiusto è felice perché ricco,
potente e sopra a tutti, ma quindi come si può fare per rimuovere l’ingiustizia dalle Polis?
Questa nuova tesi, che ci dà una nuova definizione della giustizia, essa in sé stessa non è
nulla, è un contenitore che viene riempita dall’uomo per poter sopravvivere, in breve
l’uomo crea le leggi e la giustizia per non distruggersi nello stato di natura, perché infatti già
per Platone l’uomo è di natura malvagia.
Pur essendo tesi che avranno molta fortuna nei secoli a venire, esse vengono accattonate da
Platone perché non danno una definizione Universale della giustizia, il problema della
giustizia si risolverà quando troveremo una definizione che ha un valore oggettivo, e quindi
dà vita ad una concezione sempre vera e sempre valida della giustizia. Per rispondere a
questa domanda però non dobbiamo dimenticare la tesi di Trasimaco, ciò significa che devo
mantenere il nesso tra giustizia e legge e poi devo mettere in relazione la giustizia con le
varie forme di governo.
La città può essere detta giusta se i singoli individui sono giusti, ma questa regola vale sia
per i poveri che per i governanti ed ecco qui che vi è un legame inscindibile tra singolarità e
pluralità, non possiamo quindi rispondere a questa domanda solo attraverso la teoria è
necessario dare una descrizione della città giusta, in questa città deve esserci armonia tra
tutti gli individui della città, quindi non solo un'armonia nel privato ma anche un'armonia
nella pluralità della città giusta. Deve essere tutto armonico ed equilibrato, qui il Socrate
Platonico vede la società della città come un insieme di lettere che possono essere sia
maiuscole che minuscole ì, l’individuo rappresenta le lettere minuscole mentre le lettere
maiuscole rappresentano la città, questa corrispondenza tra anima e città (cittadino e polis)
viene chiamata dagli studiosi di Platone: ISOMORFISMO, questo isomorfismo è incarnato
nella città giusta. Platone individua per la prima volta una gerarchia nella struttura
dell’anima, essa è suddivisa in tre parti la prima è quella Concupiscibile che è la parte più
bassa dell’anima che mira alla soddisfazione dei bisogni e dei desideri, poi vi è la seconda
parte dell’anima ovvero la parte Irascibile che è rappresentata dalla volontà, vi è infine la
terza parte dell’anima la più importante ovvero la parte razionale del sapere. Se
trasformiamo queste parti in enti della città otteniamo in ordine: i lavoratori, i guerrieri ed
infine i governanti e i filosofi, questa presentazione ci aiuta a precisare cosa Platone intende
per giustizia. Gli artisti essendo per la società e per i giovani forvianti, e quindi vengono
banditi dalla città Utopica di Platone.
Questo modellino di città che abbiamo creato viene però confutato dal fatto che le città
esistenti non corrispondono a questo modello di armonia, infatti nelle Polis Greche, come
detto più volte in precedenza, regna il disaccordo e l’odi, Platone però è il primo che è in
accordo con questa visione delle città Greche. Ciascun ceto sociale nelle città combatte per
il loro mero interesse, il conflitto nasce perché sì entra nella sfera del mio, ovvero quando ci
si imbatte nella proprietà privata; quindi, per avere una città giusta è necessario cambiare le
forme di convivenza nelle città, e quindi modificare e disinnescare le forme di conflitto. Per
cancellare questo desiderio di sottomissione dell’uomo è necessario cambiare la città
attraverso tre ONDATE (termine scelto da Platone che si ricollega alle ondate del mare che
cambiano completamente la forma e la struttura della sabbia), la prima ondata è il creare
una parità di sesso tra uomo e donna nei ruoli di governo, donna e uomo diventano di uguali
diritti, dopo abbiamo la seconda ondata che si occupa di: demolire il “Clan” familiare, dentro
il quale, ai tempi di Platone, vi era un enorme traffico di beni tra i membri dei famiglia
attraverso l’eredità di padre in figlio. Platone vuole creare una comunanza dei beni
eliminando il privato e rendendo tutto di tutti, la gestione della famiglia avviene attraverso
una comunanza all’interno della Polis, Platone quindi cancella completamente la sfera del
mio andando a creare la sola sfera del NOSTRO. Abbiamo infine la terza ondata che invece
parla di un pensiero paradossale, ovvero che i filosofi devono governare la città perché
proprio loro sono la medicina che può curare la città malata e corrotta per portarla alla
trasformazione nella città giusta. Platone è convinto che la nascita della città giusta sia
legata alla filosofia. Il tema ora si è spostato su cosa sia la vera filosofia e chi sia il vero
filosofo e che cosa è legame tra il filosofo e la giustizia.

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