Sei sulla pagina 1di 2

PROPEDEUTICA FILOSOFICA 07/10/21

Come abbiamo visto nella Repubblica, Platone non isola i 3 temi, bensì li interseca e li rende
conseguenti tra loro tramite uno schema (Vedi Cell). Questo significa che quando Platone va
a parlare di un determinato tema gli altri due restano sempre sullo sfondo, oppure uno dei
temi ci premette di avvivare all’altro. Platone all’inizio dell’opera parla del tema Etico
Politico, gli altri due temi vengono approfonditi nei libri centrali, gli studiosi sono convinti
che il 5.6.7 libro siano stati scritti per ultimi da Platone essi derivano da un'idea di Platone
che si basa sulla figura del filosofo e queste idee sono state in parte inserite nei libri di
mezzo della repubblica.
Abbiamo quindi una prima stesura che comprende i libri 1,2,3,4,8,9 abbiamo poi la seconda
stesura nel quale vengono aggiunti 5.6.7. ed infine il 10 il quale è quello più distaccato dagli
altri, stessa autonomia che ha il primo libro, il quale non avrebbe dovuto fare parte della
repubblica ma doveva essere un dialogo separato chiamato Trasimaco, il nome deriva dal
Sofista il quale ha una grande importanza nel primo libro. Riprendiamo quindi il Libro Primo,
ci troviamo all’interno dello spazio dialogico, lo spazio della filosofia, ovvero è iniziato il
dialogo all’interno della casa di Cefalo. Lo spazio dialogico è uno spazio fittizio che però va a
dividere chi partecipa al dialogo e chi invece non ne fa parte, questo spazio però per Platone
rappresenta appieno lo spirito della filosofia.
Il problema centrale del libro primo è la definizione universale di giustizia, infatti ognuno da
una propria definizione del vivere giustamente, il problema è la vita giusta come io posso
vivere giustamente, secondo quali regole io posso essere giusto nella mia vita? Se io vivo la
mia vita giustamente la vivrò al meglio e sarò davvero felice. Per Cefalo, ad esempio, un
uomo è giusto se non mente e se non ha debiti con nessuno, come possiamo vedere questa
è una visione abbastanza personale, ma come detto prima lo scopo del dibattito che si è
formato è conoscere che cosa è la vera giustizia universale. A questo punto dopo
l’intervento di Cefalo si passa a suo figlio Tolemaico, esso cerca di generalizzare la tesi di
Cefalo per cercare di smentire Socrate e dice che “A tutti è giusto dare ciò che è dovuto” poi
precisa dicendo è giusto rendere ciò che è dovuto sia agli amici che ai nemici, ma ciò che si
dà ai nemici è ciò che meritano quindi un qualcosa di negativo, questa è la posizione di
Tolemaico (p267-269). Secondo Tolemaico in qualsiasi situazione è giusto avere un rapporto
di famigliarità con gli amici e non avere alcuna pietà nell'ostacolare i nemici.
L’obbiezione che va a fare Socrate è che si genera una contrapposizione tra amici e nemici,
la giustizia però deve essere qualcosa dove tutti vanno d'accordo, perché deve portare
come scopo alla pace, il fulcro del discorso di Socrate è che la giustizia non deve essere una
lotta perché altrimenti va a generare una situazione di ingiustizia. A questo punto dopo che
Socrate ha smentito sia il padre che il figlio, si trova a confrontarsi con Trasimaco, il quale
spezza la trama tranquilla del dialogo e va a creare sgomento in tutte le figure che fanno
parte del dialogo. Socrate interpreta in maniera parziale la tesi di Trasimaco secondo la
quale il potere politico è la cosa più potente nella città; quindi, la giustizia sta al servizio dei
potenti ed è utile per i potenti, per Trasimaco questo è valido in ogni forma di governo, in
breve i più potenti usano la giustizia a loro vantaggio per mantenere ei potere.
La giustizia dipende dal tipo di governo che c’è in una determinata polis, e varia di città in
città, la giustizia si espande e diventa una virtù non più singola ma delle società, bisogna
quindi trovare un tipo di governo che non permetta che la giustizia sia solo dei potenti. E
come se anche Platone e non solo Socrate abbia accetto la sfida di Trasimaco. Il libro primo
non si conclude con la riposta alla domanda primaria, ma esso si psota sulla più importante
tesi di Trasimaco, il libro primo si conclude con questa frase: “Sicché mi accade in questo
della discussione di non sapere nulla, finché infatti non so cosa è implicito non so se la
giustizia riguarda il singolo o la comunità e non so se chi lo possiede è felice o infelice, e non
so nemmeno come rispondere alla domanda postami da Trasimaco” per la prima volta in un
dialogo di Platone Socrate non può e non sa rispondere, ciò significa anche che le tesi di
Trasimaco hanno lasciato un segno in Platione. Questo significa che Trasimaco presenta
delle idee in comune con Platone o per lo meno, le idee del sofista hanno fondato in Paltone
le sue idee critiche verso la polis greca, la quale oramai corrotta dai potenti necessità di un
cambiamento che viene illustrato in modo puramente tecnico nel dialogo.

Potrebbero piacerti anche