CAPITOLO 4
I MECCANISMI PIANI
In generale, Figura 1
97
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
assegna la funzione di 1
r
locità angolare ω1 costante e proponiamoci di trovare velocità ed ac-
celerazioni angolari delle altre aste mobili. Il dato assegnato è sufficien-
te per la risoluzione del problema in quanto il meccanismo ha un solo
grado di libertà: infatti esso ha tre membri mobili e 4 coppie rotoidali
(inferiori) (v. Cap.1 §9).
r
La conoscenza di ω1 consente di ricavare immediatamente la
velo cità del punto A, estremo dell'asta O1A che ruota vincolata al pun-
to fisso O1 ; questo, pertanto, è il centro del moto dell'asta ed anche il
centro di curvatura della traiettoria di A. Dovrà essere pertanto:
v A = ω1 ∧ ( A - O1 )
r r (1)
r
Questo vettore risulta completamente noto essendo noti sia ω1 che la
lunghezza del segmento orientato (A-O 1).
Lo stesso vettore, ovvia mente, rappresenta la velocità di A come e-
stremo dell'asta AB.
Si può quindi ricavare la velocità del punto B di AB: trattandosi
del moto di un rigido di cui già si conosce la velocità di un punto, si può
applicare la formula fondamentale dei moti rigidi, scrivendo:
vr = vr + ωr ∧ ( B − A)
B A (2)
Qui è noto soltanto il primo addendo del secondo membro, mentre del
secondo membro, che rappresenta la velocità di B rispetto ad A, si co-
nosce solamente la direzione, perpendicolare ad AB, imposta dal pro-
dotto vettoriale. Per quando riguarda il primo membro si può osservare
che il vettore vrB deve necessariamente essere anche la velocità del
punto B estremo dell’asta O2B; quest'asta ha certamente una traiettoria
circolare di centro O2 e pertanto la sua velocità deve risultare perpen-
dicolare alla direzione O2 B; di fatto, allora, nella (2) la direzione del
vettore a primo mem-
bro è nota.
A
La (2) presenta , in BA
definitiva, un vettore B
struendo il triangolo 1 2
Figura 4
99
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
Si ricava quindi:
vB O2 B ω 2 ω 2 vB
O1 F′ = O1 A = O1 A =O 2 B =
vA O1 A ω 1 ω 1 ω1
da cui si deduce che il segmento O1F' è proporzionale al rapporto di
trasmissione (O 2 B è una costante), e che a scala ω1 esso rappresenta
anche la velocità del punto B del bilanciere.
100
Corso di Meccanica applicata alle macchine
cerniere.
Figura 5
La conoscenza del
punto H, come si vede dalla (3) consente la valutazione immediata del
rapporto di trasmissione del meccanismo.
Esso rappresenta inoltre il centro della rotazione ista ntanea nel
moto relativo dei due bracci.
Infatti esso sta sulla congiungente i centri del loro moto assoluto - i
punti O1 ed O2 - e sulla congiungente i centri del moto relativo dei due
bracci rispetto alla biella - i punti A e B. Tenendo conto del teorema di
Aronhold -Kennedy ed interpretando O1H ed O2 H come segmenti o-
rientati, la sua posizione indica, pertanto, se le due rotazioni sono con-
cordi o discordi. Se esso cade all'interno del segmento O1 O2 (O1 H
ed O2H sono discordi) le due rotazioni sono discordi (τ<0), mentre se
cade all'esterno le due rotazioni sono concordi (τ>0). Infine sempre
dalla (3) discende che la velocità angolare maggiore compete al brac-
cio la cui cerniera fissa risulta più vic ina al punto H.
Sostanzialmente simile è, infine, il procedimento che si basa sul
principio dei lavori virtuali e che conduce ancora alla determinazione
del rapporto di trasmissione attraverso il rapporto dei mredesimi r seg-
menti O1 H ed O2 H. Occorre(fig.5) considerare le forze, F e − F , che
sollecitano la biella, le quali, essendo essa scarica, ossia non sollecitata
101
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
da cui:
ω2 Cm
=− (5)
ω1 Cr
D'altra parte per l'equilibrio della O1 A dovrà essere:
Cm = F ⋅ O1 B′ = F ⋅ O1 H sin γ (6)
all'asta O 1 A; l'ac-
Figura 6
celerazione di tale
punto, noto il centro di curvatura della sua traiettoria e la velocità an-
golare dell'asta cui appartiene, sarà data solamente da:
a A = − ω 21 ( A − O1 )
r
(8)
in cui, per gli stessi motivi visti per la (9), è nota solo la direzione del
componente tangenziale dell'accelerazione, mentre ne è completamente
noto il componente normale.
Uguagliando la (9) e la (10), quindi, si ottiene un'unica relazione vetto-
riale in cui figurano tutti vettori noti ad eccezione di due noti solo in di-
rezione.
E' possibile quindi la soluzione grafica per mezzo della costruzione del
poligono delle accelerazioni indicata in fig.6; sono indicate in trat-
teggio le due direzioni di chiusura del poligono. I versi dei vettori inco-
gniti si ricavano seguendo la sequenza delle due somme vettoriali (9) e
10).
Dallo stesso poligono si
possono leggere, nella P
BA
A
r PA
celerazione angolare
r BA
della biella, ed ω&2 , acce- B
PA
2
manovella e, nel suo moto, per il tramite della biella AB, farà spostare
il corsoio in B lungo la guida (il telaio). La coppia rotoidale in A, a se-
conda se la si considera appartenente alla manovella o alla biella, pren-
de il nome di bottone di manovella o testa di biella; mentre la cop-
pia rotoidale in B prende il nome di piede di biella. Quando il punto A
descrivendo la sua
traiettoria si troverà in
A', la biella si dispone
sul prolungamento del-
d 1
la manovella e il piede
di biella B si troverà
nel suo punto morto corsa
manovellismo ce n-
trato in cui la cerniera A
mentre per la velocità del piede di biella, B, si potrà ancora scrive re:
vr = vr + ωr ∧ ( B − A)
B A (12)
biella.
r
Si osservi, ancora in fig.10, come il vettore aB risulti rivolto
verso il punto medio della corsa del piede di biella, caratteristica, que-
sta, che è tipica di tutti i punti in moto alterno, e che non dipende dal
verso assunto, al dato istante, dal vettore velocità.
106
Corso di Meccanica applicata alle macchine
11
Se in un manovellismo di spinta si
assegna la funzione di telaio alla manovella
O 1A, lasciando possibilità di moto al
membro che era prima fisso, il meccani-
2
smo si trasforma in un altro meccanismo,
del tipo cosiddetto "a glifo". Tale denomi-
nazione è assegnata ad un'asta con un e-
stremo vincolato a telaio per me zzo di una 2
inoltre, era richiesta una differente velocità di sposta mento della tavola
di lavoro: come si vedrà più avanti, al glifo, competono due differenti
velocità angolari nella corsa di andata e in quella di ritorno. L'estremità
P del glifo, in utilizzi di tal genere, è collegata alla tavola per il tramite di
un ulteriore corsoio il cui asse del moto è perpendicolare a quello del
moto della tavola ste ssa.
Per la risoluzione del problema cinematico (fig.13) facciamo anche qui
r
l'ipotesi che la manovella si muova con velocità angolare ω1 = cost e
con il verso di fi-
(t)
gura; questo dato P (r)
(a) P
P
consente di tro- (t) (a)
A P (r)
vare, con la (11), A
(a)
P
(r) (t)
la velocità del 1
=cost A A P
punto A, estremo 1
(t)
A
della manovella.
Questo punto è (t)
A n (co)
2 A
anche punto del 2 (t)
A t
corsoio cui la
(r) (a)
manovella è col- A A
Analizziamo,
adesso, come variano
velocità ed ac-
celerazione angolare del
glifo durante una rota-
zione comple ta della
1
manovella di cui, in
1
fig.14 è evidenziata la
traiettoria dell'estremo
2
A, traiettoria circolare di 2
centro O 1 e raggio O1 A.
Su questa traiettoria so-
2
no evidenziati quattro
punti particolari indicati
con A', A", B', B" cor- Figura 14
rispondenti, i primi due, alle configurazioni in cui l'asse del glifo è tan-
gente ad essa e quindi perpendicolare alla manovella, gli altri due alle
configurazioni in cui manovella e glifo sono sovrapposti.
Ripetendo il procedimento seguito per il calcolo delle velocità per le
configurazioni in cui il punto A si trova in A' o in A", si osserva che, in
r
entrambi questi casi, la direzione della v A(r ) coincide con quella della
rv ( a ) rv (t ) r
A e quindi la A risulta nulla e nulla la ω2 : come del resto è logico
trattandosi delle configurazioni in cui il glifo è giunto agli estremi della
sua oscillazione. In tali punti la velocità di A nel moto relativo risulta
pertanto uguale a quella del moto assoluto.
Quando il punto A si trova, invece, in B' o in B" si ha la coincidenza
r r
della direzione della v A( t ) con quella della v (Aa ) ed è di conseguenza nulla
r r r
la v A(r ) , mentre risulta v A(t ) = v (Aa ) . Si noti anche che il punto B' ha da O2
r
una distanza maggiore di quella di B" e quindi il calcolo di ω2 porta a
trovare in corrispondenza di B' un valore minore di quello che si trova
in B". Si troveranno anche versi discordi in quanto sono opposti i versi
r
delle v (Aa ) nelle due configurazioni. Questo risultato mostra, come, pre-
cedentemente affermato, che il moto del glifo ha, nella corsa di andata,
velocità angolare diversa da quella del moto di ritorno.
Nella stessa fig. 14, per gli stessi quattro punti, è mostrato come si dis-
pongono i vettori accelerazione del punto A, ed i corrispondenti com-
ponenti del moto composto, sempre nella ipotesi che la manovella si
110
Corso di Meccanica applicata alle macchine
§ 4. - Il meccanismo a cor-
soio oscillante.
Risulta ancora da
una modifica del mano-
vellismo di spinta, allor-
quando si assegna alla biella
la funzione di telaio. In que-
sto caso il corsoio risulta
vincolato ad una cerniera fis-
sa attorno al cui centro sarà
costretto ad oscillare nel
modo impostogli dall'asta Figura 15
AP; questa ultima collegata
ad esso dalla coppia prismatica (fig. 15).
Il procedimento per il calcolo delle velocità, sempre nella ipotesi che la
r
manovella si muova con velocità angolare ω1 =cost, ha inizio ancora
con la determinazione della velocità dell’estremo A di questa, per il
quale deve sempre essere:
v A = ω1 ∧ ( A − O1 )
r r
(17)
ma anche:
vr P = ωr ∧ ( P − C)
si può costruire sull' allineamento CP la proporzionalità fra questi vettori
ottenendo immediatamente il vettore incognito.
Le accelerazioni si ottengono, come nel caso precedente, applicando la
(13) e la (16).
Anche qui, oltre ai vettori completamente noti, si conoscono le direzio-
ni dell'accelerazione di A nel moto relativo dell'asta rispetto al corsoio,
e del componente tangenziale nel suo moto di trascin amento: da que-
st'ultimo si ricava l'accelerazione angolare dell'asta AP e dello stesso
corsoio.
Figura 16
bertà.
r
Assegnata, pertanto, la velocità angolare, ω1 , della manovella
O 1A il problema cinematico deve essere risolubile.
Per il punto A visto come estremo della manovella sarà:
v A = ω 1 ∧ ( A − O1 )
r r
(19)
ma con la differenza, questa volta, che la direzione del vettore vr A(t ) non
è immediatamente nota in quanto il glifo non è vincolato ad un punto
fisso. All'istante considerato esso ruoterà, infatti, intorno al suo centro
delle velocità: questo punto, C, lo si trova sulla intersezione del prolun-
gamento della direzione della bielletta e della perpendicolare alla guida
fissa passante per il centro del corsoio in P.
r
La direzione istantanea della v A(t ) sarà quella della perpendicolare alla
r
congiungente AC, mentre quella della v A(r ) è la direzione dell'asse del
glifo. Con queste due direzioni si può quindi costruire il triangolo delle
113
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
Figura 17
sciamo quale sia il centro di curvatura della sua traiettoria: sappiamo
però che il glifo, nell'istante corrispondente alla configurazione attuale,
ha il punto C come centro delle velocità, e che tale punto può lecita-
115
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
conferenza che passa anche per i primi estremi di queste due accelera-
zioni: quindi una circonferenza tracciata per J e per i secondi estremi di
queste deve intersecare in K la cf.
Infine, la circonferenza per C, per K e per il punto d’inter-
sezione fra la retta JK e la tangente comune alle polari (la perpendi-
colare per C alla CJ), è la circonferenza di stazionarietà, cs, il cui
diametro vale Dω 22 ω&2 .
r r
I vettori v B e v P
sono stati costruiti
sfruttando la pro-
porzionalità che di- f
essere:
vr (t ) = ωr ∧ ( A − C )
1
A
s
ed anche:
r r
v B = ω ∧ ( B − C)
vr P = ωr ∧ ( P − C)
(27)
I punti B e P (fig.
19) sono stati ri- Figura 18
portati in B’ e
P’,sull'allineamento AC, onde poter costruire, attraverso i triangoli si-
mili, i moduli vettori (27) proporzio-
nali al modulo della vr A(t ) .
Anche l'analisi della distri-
buzione delle accelerazioni prende le
mosse, come nel caso precedente,
dal calcolo della accelerazione del
punto A, estremo della manovella.
Per esso dovrà ancora essere:
a = −ω 2 ( A − O )
r
A 1 1
Figura 20
Figura 21
A)
Si consideri lo schema di fig.22 in cui un martinetto O1 A mette
in movimento l'asta O2B cui è collegato da una coppia roto idale. All'e-
stremità B di quest'asta, e tramite un'altra coppia rotoidale, è montata
una rotella di raggio r; su quest'ultima poggia una piastra circolare, di
raggio R, collegata a telaio mediante una cerniera fissa in un suo punto
122
Corso di Meccanica applicata alle macchine
Figura 22
stone del martinetto viene spinto verso l'alto da una portata, Q, di flui-
do che si ipotizza costante.
In tali condizioni, e per la configurazione data, cerchiamo la di-
stribuzione delle velocità e delle accelerazioni.
Cominciamo con l'osservare che la portata entrante Q impone
al pistone un moto traslatorio, all'interno del cilindro del martinetto; tale
moto si svolgerà con una velocità di modulo pari al rapporto Q/S, se S
e l'area della sezione del cilindro, e in tale moto la stessa velocità com-
pete al punto A estremo dello stelo del pistone.
Poiché il cilindro, a sua volta, non è un membro fisso, tale velocità è la
velocità di A punto del pistone nel moto relativo al cilindro, ed è nota,
mentre di quella nel moto di trascinamento da parte del cilindro stesso,
rotatorio intorno ad O 1, conosciamo la direzione che è quella della
perpendicolare alla congiungente O1A. Le velocità che competono al
punto A in questi due moti devono comporsi per dare la vr A(a ) la stessa
123
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
che compete al
punto A come
punto dell'asta
O 2 B. Dovrà,
cioè, essere, co-
me al solito:
vr (a ) = vr (r ) + vr ( t )
A A A
e:
v (At ) = ω1 ∧ ( A − O1 )
r r
r
Determinati questi vettori si possono calcolare, dai loro moduli, sia ω2
r
che ω1 .
r
Nota, adesso, la ω2 , è immediato il calcolo della velocità del punto B
estremo dell'asta; per tale punto dovrà essere anc ora:
v = ω ∧(B − O )
r r
B 2 2
Figura 24
∗
La dimensione dei vettori di questo poligono di accelerazioni è ingrandita di 6
volte (scala 8:1) rispetto ai vettori riportati sui punti di competenza.
126
Corso di Meccanica applicata alle macchine
con:
1 1 1
= +
D R r
dal momento che i centri di curvatura delle due curve si trovano da
parti opposte. Si ha un vettore che ha la direzione della congiungente i
centri di curvatura dei due profili a contatto e come verso quello orien-
tato da C verso B. La (31) sostituita nella (30) risolve quindi comple-
tamente il problema delle accelerazioni permettendo la costruzione del
poligono delle accelerazioni costituito, (fig.24)∗ , da quattro vettori noti
e due direzioni ed il calcolo delle accelerazioni angolari incognite.
B)
Il sistema di fig.25 è costituito da una puleggia di raggio r, vin-
colata a telaio, nel suo centro, da una coppia rotoidale; su di essa si
avvolge una fune che si considera inestensibile ed il cui contatto, di per-
fetta aderenza, si estende, per la configurazione considerata, fra i punti
B e C; l'estremo A della fune è vincolato, per il tramite di una coppia
rotoid ale, ad un corsoio che può scorrere su una guida fissa. Si voglio-
no determinare velocità ed accelerazioni del sistema nella condizione
per cui il capo libero della fune si muove, verso il basso, con velocità
costante.
Si cominci subito con l'osservare che la ipotesi iniziale della i-
nestensibilità consente di considerare il tratto AC della fune come un
sistema rigido (per es. un'asta) che si appoggia sulla puleggia e che ha
∗
La rappresentazione dei vettori di questo poligono di accelerazioni è a scala
1:4 rispetto ai vettori riportati sui punti di comp etenza.
127
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
Figura 25
in cui dei tre vettori, è noto il secondo che deve essere uguale, consi-
derato che il contatto in C è di puro rotolamento, alla velocità di C
punto della puleggia; degli altri due si conoscono le direzioni: lungo la
128
Corso di Meccanica applicata alle macchine
Si conosce poi: la direzione della vrA( a) , lungo l'asse della guida fissa,
dovendo coincidere con la velocità di A centro del corsoio; e la dire-
zione della vr (Ar ) , perpendicolare alla congiungente AC.
I due vettori a secondo membro della (32) sono, in fig.26, riportati in
tratteggio, e danno come somma di nuovo la vrA( a) .
Il moto assoluto del tratto di fune AC ha luogo, (fig.25), intor-
no al centro della rotazione istantanea C F individuato come intersezione
della perpendicolare alla guida per A, e della retta per C e per O (teo-
r
rema di Aronhold -Kennedy). La corrispondente velocità angolare ω
r
può anche esser ricavata dalla v A(a ) dividendo il suo modulo per la di-
stanza AC F; dividendo, invece, il modulo della vr A(r ) per la distanza AC
si ottiene la velocità angolare, ωr ( r ) , che compete al tratto di fune nel
moto relativo di rotolamento sulla puleggia.
Dovrà trovarsi, in ogni caso, che sia:
ωr = ωr ( r ) + ωr1
Le medesime due vie percorse per la risoluzione del problema
delle velocità si prestano anche alla trattazione del problema delle ac-
celerazioni.
Alla prima via corrisponde il legame del teorema di Rivals fra i
punti A e C della fune; sarà cioè:
ar = ar + ar = ar + ωr& ∧ ( A − C ) − ω 2 ( A − C )
A C AC C (33)
dove però, tenendo presente il moto rela tivo esistente tra fune e puleg-
129
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
gia, il legame fra le accelerazioni dei due punti C a contatto deve essere
dato, per il teorema di Coriolis, da:
ar = ar ( r ) + ar (t ) + ar ( co)
C C C C (34)
(t)
Per la scelta fatta sul (r)
A
A
C
La combina- (r)
AC t
zione della (33) e della
(34) dà luogo al poli-
gono delle accelera-
zioni riportato, in
fig.26, a tratto conti-
nuo.
Alla seconda
via, che considera il
moto composto della
fune, corrisponde l'ap-
plicazione immediata
Figura 26
del teorema di Coriolis
al punto A.
L'espressione corrispondente sarà:
r r r r
a (Aa ) = a C( r ) + aC(t ) + a C( co) Da questa equazione si può costruire il poli-
gono delle accelerazioni riportato in tratteggio in fig.26.
In tale equazione, infatti, la accelerazione del punto A nel moto relativo
130
Corso di Meccanica applicata alle macchine
è esprimibile come:
r r r r ) r (r ) r& ( r )
a (Ar ) = a C( r ) + a (AC = aC + ω ∧ ( A − C ) − ω ( r ) 2 ( A − C )
r
e ciò consente di ottenere le due incognite rappresentate dalla a (Aa ) e
dal componente tangenziale della accelerazione nel moto relativo di A
rispetto a C.
Dal confronto fra i due poligoni di accelerazione si può rilevare che ri-
sulta:
[ ar AC ] t = [ ar (ACr) ] t
come deve accadere dal momento che è ω1=cost.
E' stata pure tracciata la circonferenza dei flessi per il moto assoluto del
tratto di fune: oltre che per il punto CF, essa dovrà passare per il punto
A, che percorre una traiettoria rettilinea, mentre il terzo punto, F, si
trova come simmetric o del punto O rispetto a CF : il punto O, infatti, è
certamente un punto della circonferenza dei regressi essendo il centro
di curvatura della circonferenza inviluppata dal tratto teso della fune nel
suo moto.
C)
Il sistema di fig.27 è costituito da due aste, la prima delle quali,
OA, ha un estremo vincolato a telaio per il tramite di una coppia rotoi-
dale e l'altro incernierato alla seconda asta, AB; l'estremo B di que-
st'ultima è vincolata con una ulteriore coppia rotoidale nel centro di un
disco di raggio r vincolato poi, questo, a rotolare senza strisciare su
una guida fissa.
Ipotizzando che l'asta OA abbia velocità angolare ω1 =cost, si
vogliono determinare, nella configurazione riportata, velocità ed ac-
celerazione angolare del disco.
Osserviamo, intanto, che, data la configurazione dei membri, la
traiettoria del punto B sarà certa mente rettilinea: ai fini del moto delle
due aste sarebbe quindi indifferente se, invece che al disco, l'asta AB
fosse vincolata ad un corsoio scorrevole su una guida fissa parallela al
telaio già esistente. Il sistema delle due aste corrisponde perciò ad un
manovellismo di spinta.
Ne segue che i procedimenti per la determinazione della velocità e del-
r r
la accelerazione del punto B, nonché della ω e della ω& dell'asta AB,
131
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
Figura 27
in cui si conosce:
aC(t ) = −ω12 ( C − O1 )
r (36)
ossia:
[ ] [
aC = −ω12 ( C '− J ) + ( C '− O1 ) = ω12 ( J − C ') + ( O1 − C ')
r
]
Componendo i due vettori a fattore otteniamo:
ar = ω 2 ( F "− C ') = ω 2 ( J − F ') = ω 2 ( C '−O )
C 1 1 1
135
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
Figura 30
C) Eccentrico a leva.
E' un caso, simile ai precedenti, (fig.31) in cui il meccanismo è
ancora costituito da un movente e da un cedente, ma il centro di rota-
zione istantanea di quest'ultimo, nel moto assoluto, è al finito, il punto
137
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
O2.
Di conseguenza, il
centro di rotazione
istantanea nel moto
relativo dei due
membri, C', deve
stare sulla congiun-
gente O1O 2 ed an-
che sulla normale
Figura 31
comune ai profili
coniugati OC.
Ipotizziamo ancora che l'eccentrico ruoti con velocità angolare ω1 =cost
r r
e proponiamoci di trovare per il cedente ω2 ed ω&2 .
Scegliamo di nuovo di considerare come moto relativo quello
della leva rispetto all'eccentrico di modo che sia, per la leva, moto di
trascinamento il moto dell'eccentrico, e moto assoluto il moto della leva
intorno alla sua cerniera fissa.
In tal modo scrivendo:
vr (a ) = vr ( r ) + vr ( t )
C C C
risulta noto, in questa relazione, il vettore vrC(t ) , mentre sono note le di-
rezioni degli altri due: quella di vrC( r ) lungo la tangente comune nel con-
tatto, e quella di vrC(a ) perpendicolare alla congiunge nte O2 C.
Il corrispondente triangolo delle velocità è tracciato (fig.31)
sullo stesso punto di contatto C, e questo consente di ricavare il vetto-
r
re ω2 dal modulo e dal verso di vrC(a ) .
L'accelerazione dello stesso punto C di contatto è definita ancora dal
teorema di Coriolis, scrive ndo:
r r r r
a C( a ) = a C( r ) + a C(t ) + a C( co ) (41)
in cui a primo membro, dato il vincolo della leva, deve prevedersi sia il
componente normale che il componente tangenziale; avremo perciò:
a C( a ) = ω&2 ∧ ( C − O2 ) − ω22 ( C − O2 )
r r
(42)
arC( r ) = arC ' + arCC ' = arC ' + ωr& ( r ) ∧ ( C − C ' ) − ω (r )2 ( C − C ' ) (43)
r r r
dove, ovviamente, è ω (r ) = ω2 − ω1 e dove il componente tangenziale è
noto solo in direzione; poi:
a (t ) = −ω 2 ( C − O )
r
C 1 1 (44)
e, infine:
aC(co ) = 2ω1 ∧ v C( r ) = 2ω1 ( ω2 − ω1 )( C − C')
r r r (45)
D)
Lo schema di fig.32 è costituito da una leva O1 A vincolata in O1 ad
una cerniera fissa e collegata, tramite una cerniera mobile, ad un'altra
leva, AC, opportunamente sagomata, in contatto superiore con un pro-
filo fisso: questi ultimi due membri formano, quindi, una coppia di profili
coniugati i cui centri di curvatura, nel punto di contatto C, sono rispet-
139
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
b 1
=cost
C'
a
f
m
s
f
Figura 32
Possiamo, intanto, dire subito che essa nel suo moto assoluto ha, nella
configurazione data, il punto C' come centro della rotazione istanta nea,
che deve stare sia sulla retta O1A che sulla normale comune ai due
profili coniugati, CΩ fΩm .
Inoltre, per il punto A, estremo della leva, è noto il vettore:
v A = ω1 ∧ ( A − O1 )
r r
*
Si noti che il primo (ma anche il secondo ) di questi rapporti si possono anche
ricavare direttamente dal teorema di Eulero -Savary.
141
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
A)
Il meccanismo articolato di fig.34 è costituito da cinque membri
mobili collegati fra loro, ed al telaio, da coppie roto idali: l'asta O1 A; il
triangolo rigido che si realizza con le tre aste che collegano le coppie in
142
Corso di Meccanica applicata alle macchine
Ma poiché, come detto sopra, C' è centro del moto relativo nella (49)
è v C(r' ) =0 e quindi, in definitiva, si ha:
v C ' = v C(t' ) = ω 2 ∧ ( C ' −O2 ) = v A + ω ∧ ( C '− A )
r r r r r
(50)
143
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
Figura 35
dove è noto un vettore e le direzioni degli altri due.
Ciò consente di costruire il triangolo delle velocità (fig.35:1) e ricavare
r r
sia ω che ω2 .
Nella stessa fig.35:1 è indicato il triangolo delle velocità che di-
scende da un'altro procedimento: quello di consid erare la velocità del
punto A nel moto composto del triangolo (ABD) e di scrivere, quindi:
v A = v A(r ) + v A(t ) = ω ( r ) ∧ ( A − C') + ω2 ∧ ( A − O2 )
r r r r r
r r r
da cui si ricavano ω2 ed ω (r ) e da quest'ultima ω .
In fig.35:2, :3, :4, :5 sono poi tracciati i diversi triangoli di velocità ne-
cessari alla determinazione delle velocità dei punti B, D, E, F, utilizzan-
do, a seconda dei casi, la formula fondamentale dei sistemi rigidi oppu-
re quella dei moti composti, giungendo, in tal modo, a determinare le
r r
velocità angolari ω3 dell'asta BE ed ω4 dell'asta DF.
Per quanto concerne il calcolo delle accelerazioni, il primo vettore noto
è quello della accelerazione del punto A, estremo dell'asta O1 A, per il
quale deve essere, stando ai dati assegnati:
a A = −ω 12 ( A − O1 )
r
(51)
come pure:
arC( r' ) = −ωr (r ) ∧ vrC ' = − D ω (r ) 2 nr (55)
che è l'accelerazione del punto C', come centro delle velocità del moto
relativo di (ABD) rispetto ad (O2EF).
Confrontando le relazioni (51)...(55) si vede che occorre determin are il
vettore (55) di cui al momento non si conosce nulla.
Si può procedere in due modi:
a) attraverso il tracciamento della circonferenza dei flessi in detto moto
relativo (fig.36);
si conosce il centro C' ed i centri di curvatura dei punti B e D, i quali
centri consentono di calcolare:
BC' 2 DC' 2
BFB = DFD =
BE DF
ossia di individuare gli ulteriori due punti, FB ed FD, per i quali deve
passare la circonferenza dei flessi. Le normali a BFB ed a DFD, rispet-
tivamente per FB ed FD , si intersecheranno nel polo dei flessi J, ed il
diametro C'J, a scala ω (r )2 , è proprio il vettore (55).
b) calcolando direttamente l'espressione (55); e qui occorre, preventi-
r
vamente il calcolo della vC' , ossia della velocità con cui C' percorre le
polari.
Questa può essere calcolata con il seguente ragionamento: poiché C'
deve trovarsi, istante per istante, sulla intersezione del prolungamento
della BE e della BF, la sua velocità, in entrambi i casi, può essere pen-
sata come risultante di un moto di trascinamento da parte della retta
BE (DF) e di un moto relativo lungo la BE (DF) stessa. Sarà cioè
145
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
Figura 36
(fig.35:6):
vC' = [vC( r' ) ] 1 + [vC( t') ] 1 = [ vC( r' ) ] 2 + [ vC( t') ] 2
r r r r r
(56)
B)
In modo analogo si può trattare il meccanismo di fig.37 costi-
tuito da un sistema di cinque aste, di cui quattro, O1 A, AB, BE, EO2
sono collegate mediante coppie rotoidali, mentre la O3D è collegata ad
un estremo a telaio mediante una coppia rotoidale, all'altro estremo è
collegata mediante una coppia prismatica solidale all'asta BE.
Si vuole studiare il meccanismo nell'ipotesi che l'asta O 1 A abbia veloci-
r
tà angolare ω1 =cost.
Con tale dato si ha sub ito:
v A = ω1 ∧ ( A − O1 )
r r
Figura 37
147
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
e d'altra parte:
r
arB = arC ' + arBC ' = arC ' + ω& 3 ∧ ( B − C ' ) − ω 32 ( B − C ')
(62)
Poiché nelle (61) e
(62) i componenti
tangenziali che vi
compaiono sono noti
solo in direzione, il
r
vettore a B può esse-
re dete rminato solo
se si ricava preventi-
r
vamente la aC ' .
Tale risultato può
essere ottenuto in Figura 39
due modi: o tenendo
conto che la accelerazione di C' è espressa dalla:
r r
arC' = −ω 3 ∧ v C'
e sfruttando quindi il vettore vrC(a' ) calcolato prima; oppure (fig. 39) at-
traverso la determinazione della circonferenza dei flessi nel moto asso-
luto dell'asta BE.
Per questa si ha a disposizione il centro di curvatura della traiettoria del
punto E, ossia O2 , che consente di ricavare il punto FE tale che sia:
EC' 2
EFE =
EO2
ed inoltre si può osservare che la stessa asta BE, nel suo moto, invi-
149
I meccanismi piani – Problemi diretti – Risoluzione grafica
Figura 40
luppa una circonferenza di centro O3 e raggio O 3 D: il punto O3 , quindi,
appartiene alla circonferenza dei regressi, ed il suo simmetrico rispetto
a C', ossia FD, appartiene alla circonferenza dei flessi cercata. Le per-
pendicolari ad FDC' e ad FEC', rispettivamente per FD ed FE, si inter-
secano nel polo dei flessi J.
A scala ω32 , il segmento orientato C'J è proprio la arC ' cercata.
Il poligono delle accelerazioni che deriva dalle (61) e (62) si può allora
r r
chiudere, e si possono poi calcolare ω&2 ed ω&3 .
Infine per il punto E si potrà applicare il teorema di Rivals, scrivendo:
r
arE = arB + ar EB = arB + ω&3 ∧ ( E − B ) − ω32 ( E − B)
e tenendo conto che per lo stesso punto E deve anche essere:
a E = ω&4 ∧ ( E − O2 ) − ω42 ( E − O2 )
r r
r
relazioni che risolvono la ricerca di ω&4 .
Le costruzioni di tutti i poligoni delle accelerazioni sono riportati in
fig.40.