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Lezione del 6/12/2021

Psicologia della salute


NUOVE FRONTIERE E NUOVE ALLEANZE PER PROMUOVERE IL BENESSERE
PSICOLOGICO
La cornice di riferimento che prendiamo in considerazione oggi ha l’intento di evidenziare nuovi
spunti di riflessione e bisogni emergenti sempre più forti:

 la necessità di promuovere una lettura multidimensionale dei problemi, che ad oggi


sono complessi e ampi;
 la necessità di valorizzare le risorse sociali e ambientali nei contesti territoriali, troppo
spesso infatti siamo abituati a ragionare sui problemi, sulle difficoltà e sulle fragilità dei
contesti in cui interveniamo mentre, nella cornice di riferimento in cui vogliamo muoverci,
andremo a fare un ragionamento anche sulle risorse;
 la necessità di evidenziare come le risorse ambientali e sociali molto spesso siano
dimensioni che si sovrappongono e che vanno di pari passo, c’è infatti un collegamento
tra il degrado ambientale e il disagio sociale in quanto c’è una relazione tra le
potenzialità e le risorse sociali e quelle ambientali;
 l’importanza di promuovere processi di comunità per innescare innovazione sociale e
ambientale, vi è una stretta relazione tra l’aspetto sociale e quello ambientale, non esiste
l’uno senza l’altro;
 la necessità di generare nuove economie attraverso lo sviluppo sociale ed economico per
innescare cambiamento.
La cornice di riferimento proposta oggi è quella della ECONOMIA CIVILE, una scuola di pensiero
economico nata nella seconda metà del Settecento in Italia, a Napoli, da Antonio Genovesi, che
è stato un filosofo, sacerdote, economista ed autore delle “Lezioni di economia civile”, una
riflessione sul mercato con cui ha introdotto concetti innovativi quali quelli di: fiducia, mutuo
vantaggio e felicità pubblica. Questo pensiero venne quasi dimenticato e superato nel corso del
‘700 dal pensiero economico di Adama Smith, che è quello che ha portato all’economia che
viviamo oggi. Oggi riscopriamo Antonio Genovesi e proviamo ad innescare una riflessione sulle
nuove economie. Dice Leonard Cohen “c’è una crepa in ogni cosa è così che entra la luce”.
Le crepe oggi giorno sono rappresentate dalla crisi multidimensionale a cui facciamo riferimento
che è: una crisi ambientale, caratterizzata dai cambiamenti climatici che stiamo vivendo e dalla
scarsa manutenzione dei contesti territoriali; una crisi sociale, in quanto siamo connessi per certi
versi ma siamo permeati da una cultura di individualismo collettivo; una crisi economica, quello di
oggi è un sistema economico che non funziona, che genera disuguaglianze e impoverisce i
territori. Siamo di fronte a un’economia incivile, che produce inquinamento, precarietà,
impoverimento dei territori e disuguaglianze che sono al tempo stesso economiche, sociali ed
ambientali. A questo contesto di crisi si aggiunge anche la crisi sanitaria che stiamo
attraversando con la diffusione del SARS-CoV-2, emergenza che ha evidenziato difficoltà di
accesso alla cura e l’assenza di un piano di prevenzione adeguato.
BENESSERE AMBIENTALE E SOCIALE E I LORO EFFETTI SUL BENESSERE PSICOLOGICO
Nel nostro percorso dobbiamo provare a ragionare sul benessere ambientale e sociale perché la
letteratura scientifica ha messo in evidenza la connessione tra queste due questioni che si
incrociano, la dimensione sociale e la dimensione ambientale:
le disuguaglianze sociali generano dei disagi a livello psicologico così come dentro la
trasformazione dei cambiamenti climatici e la diffusione di nuove patologie, ci sono altrettanti
impatti psicologici importanti.
Per cui questa crisi multidimensionale genera effetti negativi sul benessere psicologico a
partire da più poli:
 da un lato le disuguaglianze sociali producono degli effetti, per cui la precarietà, l’aumento
delle ore lavorative, l’accesso ai beni e servizi diseguale sono tutti fattori che generano un
malessere psicologico, ansie, preoccupazioni e tanto altro…
 dall’altro lato ci troviamo di fronte a una nuova dimensione, alla comparsa di nuove patologie
che sono collegate ai cambiamenti climatici, comparsa di disturbi quali stress,
depressione ed “eco-ansie”, un nuovo termine che è stato coniato per evidenziare qual è
l’impatto psicologico dei cambiamenti climatici.

WELFARE
Dentro questo contesto di crisi diffusa troviamo una crisi del sistema di Welfare (il Welfare è nato
nell’800 nel centro Europa nella Germania di Bismark), denominazione con cui si indica il
ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ovvero l’insieme degli strumenti che lo Stato
mette in campo per assicurare il benessere pubblico, per accompagnare i cittadini in difficoltà e
ridurre le disuguaglianze. Ad oggi il Welfare è un meccanismo che non è più solo pubblico ma è
caratterizzato dalla cooperazione sociale, per cui coinvolge associazioni, enti del terzo settore e la
cittadinanza in maniera più complessa. Si parla infatti di Welfare di comunità, che è un sistema
più complesso promosso in collaborazione tra enti del terzo settore, cooperative, cittadini ed
istituzioni pubbliche. Ad oggi il sistema di Welfare presenta molti limiti.
ALCUNI LIMITI DEL WELFARE:

- matrice familista, il sistema di Welfare del nostro paese è caratterizzato dal familismo, i
servizi sociali vengono erogati in base alla condizione familiare (ad es. ISEE)  esempio di
uno strumento universalistico come il reddito di cittadinanza, che è un sostegno economico che
viene assegnato alle famiglie che si trovano in difficoltà con un sistema che funziona in base al
valore Isee;
- assistenziale, il sistema delle politiche pubbliche sociali italiane funziona principalmente
attraverso un meccanismo assistenziale, raramente è universale  per cui si assegnano aiuti
nel caso di perdita del lavoro, perdita della casa, in tutti quei casi in cui è necessaria
un’assistenza da parte dello Stato;
- settoriale, la protezione è selettiva e il sistema è conservatore; ciò determina frammentazione
e scarso coordinamento  l’Istituto nazionale della previdenza sociale INPS segue una politica
pubblica sociale che funziona per settori, per ogni settore in cui opera, il cittadino versa in una
cassa e di conseguenza può accedere ai servizi in base al suo settore di riferimento. Esempi
nel caso di un lavoratore se perde il lavoro gli viene data la disoccupazione, nel caso
dell’anziano gli viene assegnata la pensione…
- delega, è un meccanismo che funziona ancora per delega, esiste una forma di delega sia da
parte dei soggetti che degli attori coinvolti per cui si delega il pubblico a risolvere il proprio
problema.

AMBIENTE
Rispetto all’ambiente si riscontrano molteplici problemi:

- problema di inquinamento, la causa del surriscaldamento globale è dovuta principalmente al


modello economico;
- problema di produzione dell’energia, l’energia viene prodotta ancora da fonti energetiche
non rinnovabili che contribuiscono al surriscaldamento globale;
- problema di accesso al cibo, vi sono disuguaglianze nell'accesso al cibo non solo nei paesi
in via di sviluppo ma anche in Europa, e diffusa malnutrizione; vi è uno sfruttamento intensivo
dei terreni con una sovrapproduzione di cibo che porta allo spreco ogni anno di tonnellate di
alimenti. Si riesce a produrre in maniera talmente ampia ma al tempo stesso non riusciamo a
soddisfare il bisogno di tutti;
- questione più generale di degrado, che è quella più visibile e spesso presente nei nostri
territori  abbandono di rifiuti, immobili, abusi edilizi, discariche abusive, errato modo di fare la
raccolta differenziata…

BENESSERE AMBIENTALE E PSICOLOGICO


Quello che è importante fare è promuovere un benessere mentale, resilienza emotiva e benessere
psicosociale e al tempo stesso favorire la transizione ecologica e sociale, attraverso la riduzione
degli effetti dei cambiamenti climatici e la diminuzione delle disuguaglianze.
Dentro questo contesto bisogna attivare un lavoro di comunità capace di generare risposte alle
crisi sociali e ambientali e di ricercare soluzioni comuni ai disagi sociali, costruendo così un
modello di intervento capace di promuovere benessere psicologico, innescare la transizione
ecologica e sociale e valorizzare le risorse.
Questo lavoro di comunità articolato e complesso va progettato e costruito, in quanto si tratta di un
processo in cui ognuno di noi può dare il proprio contributo e di cui è difficile vedere gli esiti, infatti
a differenza del ‘900 non è possibile oggi determinare dall’inizio gli effetti, l’impatto sociale e
ambientale del lavoro fatto.

LE CARATTERISTICHE DEL PROCESSO


Come costruire processi innovativi per un welfare collaborativo e di comunità:
 AUTONOMIA delle persone
Quando si lavora con le persone bisogna promuovere il tema dell’autonomia dei soggetti stessi.
Non si tratta di aiutare l’altro o fare assistenza, quello che si prova a fare con la persona,
individualmente e collettivamente, è attivare un percorso di autonomia, si accompagna la persona
per costruire insieme delle risposte ai bisogni e degli strumenti per raggiungere quegli obbiettivi, in
un clima di libertà e partecipazione in cui vige la giustizia e la solidarietà.
 IBRIDAZIONE
Ibridare significa contaminarsi, sconfinare  molto spesso ci troviamo a ragionare per settori
quando invece la vera sfida, quando si promuove un processo di intervento su un territorio, è
quello di sconfinare nel territorio stesso e nel pensiero. In questo caso nascono le ibridazioni, le
contaminazioni tra pensiero e azione che fanno riferimento alla capacità di costruire delle
alleanze territoriali ibride, in cui vi è la possibilità di uno scambio di competenze, idee, saperi,
visioni e l’occasione di progettare insieme interventi territoriali innovativi che producano un
cambiamento.
Ibridazioni:
-tra servizi
-tra soggetti
-nelle forme organizzative
-nella comunità
 ATTORI
È a questo punto che intervengono gli attori insieme ai quali si mira a:
-costruire reti ampie, solidali e ben organizzate;
-proporre interventi multidisciplinari, con una problematica multidimensionale sono necessarie
competenze multidisciplinari;
-progettare il processo.
 SOGGETTI
La comunità è caratterizzata da soggetti  le persone, le organizzazioni (enti del terzo settore,
associazioni di promozione sociale e di volontariato, cooperative sociali).
Nella costruzione di processi innovativi vanno interrogati all’interno della comunità i soggetti con
cui si vuole collaborare:
1. vanno intercettati i bisogni, le necessità delle persone;
2. vanno costituite e co-progettate insieme alle persone le risposte a tali bisogni attraverso
tecniche di progettazione partecipata (es. del “coffee break” o del “brainstorming / tempesta di
idee”  una tecnica creativa di gruppo utilizzata per far emergere idee volte alla risoluzione di un
problema). È importante coinvolgere i soggetti e organizzare un’iniziativa insieme, in quanto un
percorso che è nato insieme porta a lavorare con motivazione e all’unisono per raggiungere
l’obbiettivo prefissato, perché stiamo condividendo insieme la costruzione del progetto, il metodo di
partecipazione e così via… Nessuno può arrivare in un territorio con la pretesa di avere già la
risposta alla problematica di quel territorio e, ad oggi, il problema che è evidente è proprio questo:
tutti provano a dare delle risposte ma sono le loro risposte, non quelle costruite insieme alla
comunità all’interno di un processo. È dal dibattito insieme agli altri che scaturiscono delle proposte
concrete, l’orientamento del progetto e la focalizzazione dell’intervento e delle risorse a
disposizione, con l’aiuto delle persone che operano nel territorio.
3. bisogna anticipare il bisogno  leggere il bisogno delle persone e attivarsi prima che questo
bisogno resti inespresso o esploda;
4. è necessario facilitare il dialogo  dentro a questo processo ci deve essere un meccanismo
di facilitazione del dialogo, altrimenti il processo non può funzionare. Bisogna saper riconoscere la
funzione delle dinamiche conflittuali, il conflitto non è sempre un qualcosa di negativo ma può
essere terreno fertile per un dibattito costruttivo e risolutore.
Agire per cercare l’armonia insieme e superare gli accidenti muovendoci insieme è il lavoro che si
deve fare negli studi clinici degli psicoterapeuti, all’interno delle organizzazioni, all’interno delle
famiglie, delle università.
LE FRONTIERE DEL BENESSERE PSICOLOGICO
Di seguito sono elencati una serie di provvedimenti legislativi che sono stati adottati sul territorio,
a livello regionale e nazionale, e che allargano le possibilità di intervento. Alcune delle
nuove frontiere della psicologia territoriale (a titolo esemplificativo):

- la legge sullo psicologo territoriale (Legge Regionale n.° 9/2013)


- la legge sullo psicologo di base (Legge Regionale n.° 35/2021)
- l’introduzione dello psicologo scolastico (Protocollo di intesa tra MIUR e Consiglio Nazionale
Ordine degli Psicologi)
Queste rappresentano occasioni per la promozione di un lavoro condiviso volto a creare
benessere psicologico e per intervenire nel territorio con una vocazione anticipatoria.

GLI OBBIETTIVI DEL PROCESSO


All’interno del processo dell’intervento di comunità bisogna porsi degli obbiettivi:
- promuovere il benessere individuale, gruppale e collettivo attraverso l'autonomia delle persone
e i processi di empowerment (risposte condivise);
- accompagnare la transizione ecologica anche dal punto di vista psicologico, se i cambiamenti
climatici hanno degli impatti psicologici dobbiamo costruire la transizione anche dal punto di
vista psicologico, cambiare il pensiero insieme;
- dare vita a reti collaborative e cooperative capaci di far emergere le risposte ai disagi sociali e
di trasformare dal punto di vista ambientale i contesti territoriali in una logica sostenibile che sia
in grado di valorizzare le risorse socio-ambientali.
ALLEANZE
Per promuovere il cambiamento all’interno del territorio è necessario costruire delle “alleanze”. Per
fare questo bisogna:

- riconnettere il tessuto sociale, le persone  rimettere insieme le persone per uscire


dall'individualismo allargato;
- promuovere empowerment attraverso dalle risorse individuali, gruppali e di comunità;
- promuovere una consapevolezza critica dei problemi  uscire dalla dimensione del "disastro" e
vivere un nuovo approccio ai problemi. Oggi problematizziamo tutto ma non abbiamo un approccio
critico ai problemi, non c’è più la complessità del pensiero, si semplifica un ragionamento perché
non si riesce a leggere la complessità dei problemi, di ciò che accade, “si spara nel mucchio”;
- nel processo è necessario dare vita a reti collaborative, networking e alleanze inedite;
- lavorare con una vocazione anticipatoria  avere la capacità di reggere le trasformazioni che ci
sono e di organizzarsi per rispondere, anticipare i problemi individuali e collettivi costruendo
risposte sistemiche;
- costituire ecosistemi nei nostri territori: il nostro sistema di riferimento è l'ecosistema comunitario
che progettiamo insieme agli altri, in quanto c’è il bisogno delle competenze di tutti per costruire un
cambiamento.
Due concetti importanti  lo sviluppo di comunità e la facilitazione dei processi esplicati
nella citazione di EZIO MANZINI:
«Il lavoro di comunità indica sia un processo di cambiamento che i risultati di tale processo.
Attraverso tale metodologia e gli strumenti dello sviluppo di comunità, si intende produrre un
miglioramento della qualità della vita dei soggetti che vivono un determinato luogo, accrescendo la
loro capacità di scegliere per risolvere i loro problemi e soddisfare i loro bisogni. Il lavoro di
comunità [...] si concretizza in una serie di attività finalizzate alla facilitazione dei processi di
responsabilizzazione individuale e collettiva, all'attivazione e al sostegno di processi di
collaborazione fra gli attori di un sistema, alla facilitazione e al supporto ai processi di
partecipazione nella definizione e governo di un sistema, allo sviluppo di relazioni che rinforzino la
dimensione della fiducia e del senso di appartenenza, allo sviluppo di competenze da parte dei
soggetti che formano la comunità».

CHE COS’È LA COMUNITÀ?


La comunità è:

- UN’INFRASTRUTTURA SOCIALE, la comunità è un'infrastruttura leggera, aperta, coesa e


solidale. Si progetta insieme, si fa emergere, si riconosce. Comunità è un concetto su cui bisogna
fare chiarezza in quanto ci sono anche comunità chiuse e identitarie che promuovono odio, qui
invece si parla di comunità aperte e solidali, dove si esprime la mutualità, c’è un mutuo scambio tra
le persone per cui le persone si aiutano a vicenda;
- SOLIDARIETÀ, attraverso la solidarietà si generano processi duraturi e cambiamenti significativi
che a loro volta creano giustizia sociale contrastando le disuguaglianze;
- MUTUALITÀ, il mutuo-aiuto tra le persone, il supporto reciproco è il meccanismo che permette di
passare dalle comunità di intenti alle comunità di senso. Le persone, anche se sono in un
meccanismo di individualismo allargato, molto spesso esprimono il bisogno di comunità;
- COLLABORAZIONE Il metodo collaborativo e cooperativo rende stabili le relazioni all'interno delle
comunità e permette il raggiungimento degli obiettivi.

FELICITÀ PUBBLICA
CARL GUSTAV JUNG «Chi evita l’errore elude la vita».
Per costruire una felicità pubblica, ossia una felicità di tutti e di tutte bisogna:
- lavorare sulle imperfezioni, non bisogna pensare alla perfezione come valore assoluto del
nostro lavoro;
- agire negli spazi vuoti ma lavorando ai margini, c’è un vuoto individualmente nelle
persone rispetto allo spaesamento dovuto alla precarietà della vita, del lavoro, ai cambiamenti
climatici e alle difficoltà quotidiane, e c’è un vuoto nelle comunità in quanto c’è un bisogno
inespresso di voglia di stare insieme. Per cui bisogna provare a riempire insieme alle persone
questi vuoti lavorando ai margini, in quanto il lavoro che bisogna fare nelle comunità è quello di
accompagnamento e di facilitazione;
- progettare il setting di comunità  interrogarsi su come si sta nella comunità, su come si
promuove il benessere psicologico, come si promuove la felicità pubblica, come si progettano
degli interventi insieme, come si immagina il cambiamento, come si ricostruiscono i luoghi di
riferimento e le relazioni tra le persone, come si facilita il dialogo tra le persone;
- porsi in una posizione di ascolto;
- muoversi tra le pieghe del presente;
- sconfiggere l’isolamento allargato e il narcisismo collettivo;
- ridurre le disuguaglianze sociali;
- praticare la transizione ecologica.

ECONOMIA CIVILE
Il tema di felicità pubblica è stato introdotto da Antonio Genovesi nella sua riflessione
dell’economia civile. Legambiente, che è un’associazione ambientalista che incontra il mondo
della psicologia, dal 2014 ha ripreso il pensiero di Antonio Genovesi costruendo processi locali di
innovazione sociale e ambientale, di economia circolare e civile, realizzando infrastrutture
leggere (quindi dei processi di comunità) denominate Distretti dell'Economia civile, dove tutti gli
attori territoriali, la pubblica amministrazione, le agenzie formative, le imprese responsabili, le
persone, le cooperative le associazioni si riuniscono e co-progettano degli interventi su alcuni temi
nello specifico. A Napoli lo scorso novembre è stato realizzato il Festival dell'Economia civile
“Civil hub” incentrato su tre temi importanti:
1. attivazione di processi di welfare di comunità, ovvero processi di collaborazione tra i
diversi attori allo scopo di promuovere nuovi sistemi educativi, costruiti insieme alle
comunità per rispondere ai bisogni e alle fragilità delle persone e valorizzando le risorse
presenti;
2. rigenerazione urbana e sociale, che deve essere frutto di una progettazione, fatta
insieme alla comunità, che restituisce uno spazio a un territorio  un bene in disuso, un
bene confiscato alle mafie, un bene ecclesiastico chiuso per anni… che diventa luogo di
nuovi servizi;
3. economia di comunità, processi economici di comunità in cui operano imprese che
collaborano con associazioni, cooperative, e cooperative di comunità che sono una
nuova forma di cooperazione dove le persone di una comunità partecipano ad un’impresa e
decidono insieme di utilizzare uno spazio e attivare meccanismi di economia (es. i gruppi di
acquisto solidale, le esperienze di economia cooperativa che nascono nelle carceri).

ESEMPI DI ALCUNI PROGETTI


- “Scuole di comunità Civil hub” è stato un progetto promosso con quattro scuole della
Campania con l'obiettivo di costruire bellezza e giustizia sociale. Il percorso formativo ha previsto
azioni di supporto scolastico attraverso l’attivazione di quattro laboratori di educazione non
formale: Lotta alle ecomafie, dalla green community alla green society, i gate di Civil hub (welfare
di comunità, economia di comunità, rigenerazione urbana), Memoria civile. Incentrato su temi
green con visite guidate nei beni confiscati alla criminalità organizzata e riutilizzati per scopi sociali.
Si è visto il realizzarsi anche di collaborazioni, attraverso lo sportello di sostegno alla genitorialità,
con psicologi scolastici che arrivavano dal protocollo di Intesa tra il Consiglio nazionale dell’Ordine
degli Psicologi e il Miur, con la costruzione di un meccanismo di presa in carico delle situazioni di
difficoltà che Legambiente e Libera Campania intercettavano all’interno dell’ambiente scolastico, e
che venivano orientate verso una risoluzione sistemica, se il problema era dal punto di vista
psicologico, oppure rimandate ai servizi sociali territoriali se di natura diversa.
- “Territori civili. Indicatori, mappe e buone pratiche verso l’ecologia integrale” è un lavoro
di Legambiente e Caritas che fa una lettura quantitativa delle fragilità e potenzialità dei territori
delle regioni italiane. Si sono presi in considerazione diversi indicatori sia sociali che ambientali e
si sono formulate delle classifiche incrociando dati socio-ambientali differenti: tasso di criminalità
ambientale, eco-reati, rifiuti, tasso di disoccupazione, utilizzo medio di psicofarmaci, utilizzo di
prodotti fitosanitari in campo agricolo, investimenti green… La seconda parte della ricerca ha visto
la lettura di alcuni territori che promuovono innovazione sociale e ambientale.
- “Progetto ECCO - Economie Circolari di Comunità”  progetto nazionale di Legambiente
dove, attraverso processi di comunità, sono stati attivati 17 hub in tutta Italia, chiamati “ri-hub” in
riferimento alle “8 erre” del progetto: ridurre, riparare, riusare, riciclare, rigenerare, ripensare,
riabilitare e ripartire. Si tratta di filiere di economia circolare sorte in spazi abbandonati. Il processo
territoriale di comunità che si è attivato prevede:
 individuare uno spazio
 riutilizzare quello spazio, rigenerarlo e restituirlo alla collettività
 fare una mappatura dei bisogni del territorio
 costruire dei percorsi di formazione professionalizzante
 attivare delle filiere di economia circolare per l’inserimento socio-lavorativo di persone
svantaggiate, quella che è stata chiamata inclusione circolare, per cui non si tratta solo di
economia circolare ma anche di un percorso di inserimento.
- Rete dei beni confiscati  che in Campania opera attraverso la promozione del benessere
psicologico attraverso il PTRI/BdS. Il PTRI è un piano terapeutico riabilitativo individuale in cui
viene ideata una collaborazione tra un ente del terzo settore, l’ASL e il comune al fine di assicurare
un percorso terapeutico per le persone con disagio psichico. Il PTRI è legato al Bds, che è uno
strumento integrato socio-sanitario, ovvero un budget di salute finanziato dallo Stato. Attraverso
questo meccanismo si attivano percorsi terapeutici importanti, in cui si ricostruisce un tessuto
relazionale della persona con disagio psichico, si costruisce un ruolo e una funzione lavorativa e
sociale della persona e si attivano percorsi di re-inserimento.
Questi esempi concreti rappresentano delle testimonianze che ci mostrano come è possibile
rendere fruibile e utile quella conoscenza teorizzata nei testi, che ci offre delle coordinate ma che
rimane un intervento scritto in un contesto che invece è vivo ed è in continuo cambiamento. Questi
esempi ci offrono delle possibili prospettive future di impiego, di lavoro, come psicologi ognuno di
noi ha una prospettiva diversa e possiamo collocarci ad accompagnare, a facilitare e a costruire
questi processi di partecipazione, di scambio e di inclusione. È importante non fermarsi a quella
dimensione di lettura che riduce i vissuti legati alle malattie ma dobbiamo ridurre quelli che sono i
rischi dello stato di angoscia nei quali i poteri forti tendono a indurre e che è caratterizzato da
incertezze e precarietà. La precarietà rappresenta un fenomeno che ormai tendiamo a riconoscere
come dato di fatto nelle nostre posizioni. Per comprendere come agire sul problema bisogna
assumere un punto di vista differente: noi chiediamo di partecipare ma in primis dobbiamo
interrogarci sul nostro modo di partecipare, su come è possibile partecipare per poter contribuire a
indurre un cambiamento, una soluzione. Queste sono esperienze che ci fanno comprendere quali
possono essere le difficoltà e quali gli strumenti di dialogo e di apertura, in spazi di riflessione
comune che portano poi a dei cambiamenti. Per costruire felicità pubblica bisogna combattere lo
stato di angoscia e “la tristezza” agendo in comune.

«La tristezza, i sentimenti tristi sono tutto ciò che diminuisce la nostra determinazione ad agire, il
nostro potenziale. I poteri costituiti hanno bisogno delle nostre tristezze per fare di noi degli
schiavi...I poteri hanno più bisogno di angosciarci che di reprimerci». GILLESDELEUZE

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