WELFARE
Dentro questo contesto di crisi diffusa troviamo una crisi del sistema di Welfare (il Welfare è nato
nell’800 nel centro Europa nella Germania di Bismark), denominazione con cui si indica il
ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ovvero l’insieme degli strumenti che lo Stato
mette in campo per assicurare il benessere pubblico, per accompagnare i cittadini in difficoltà e
ridurre le disuguaglianze. Ad oggi il Welfare è un meccanismo che non è più solo pubblico ma è
caratterizzato dalla cooperazione sociale, per cui coinvolge associazioni, enti del terzo settore e la
cittadinanza in maniera più complessa. Si parla infatti di Welfare di comunità, che è un sistema
più complesso promosso in collaborazione tra enti del terzo settore, cooperative, cittadini ed
istituzioni pubbliche. Ad oggi il sistema di Welfare presenta molti limiti.
ALCUNI LIMITI DEL WELFARE:
- matrice familista, il sistema di Welfare del nostro paese è caratterizzato dal familismo, i
servizi sociali vengono erogati in base alla condizione familiare (ad es. ISEE) esempio di
uno strumento universalistico come il reddito di cittadinanza, che è un sostegno economico che
viene assegnato alle famiglie che si trovano in difficoltà con un sistema che funziona in base al
valore Isee;
- assistenziale, il sistema delle politiche pubbliche sociali italiane funziona principalmente
attraverso un meccanismo assistenziale, raramente è universale per cui si assegnano aiuti
nel caso di perdita del lavoro, perdita della casa, in tutti quei casi in cui è necessaria
un’assistenza da parte dello Stato;
- settoriale, la protezione è selettiva e il sistema è conservatore; ciò determina frammentazione
e scarso coordinamento l’Istituto nazionale della previdenza sociale INPS segue una politica
pubblica sociale che funziona per settori, per ogni settore in cui opera, il cittadino versa in una
cassa e di conseguenza può accedere ai servizi in base al suo settore di riferimento. Esempi
nel caso di un lavoratore se perde il lavoro gli viene data la disoccupazione, nel caso
dell’anziano gli viene assegnata la pensione…
- delega, è un meccanismo che funziona ancora per delega, esiste una forma di delega sia da
parte dei soggetti che degli attori coinvolti per cui si delega il pubblico a risolvere il proprio
problema.
AMBIENTE
Rispetto all’ambiente si riscontrano molteplici problemi:
FELICITÀ PUBBLICA
CARL GUSTAV JUNG «Chi evita l’errore elude la vita».
Per costruire una felicità pubblica, ossia una felicità di tutti e di tutte bisogna:
- lavorare sulle imperfezioni, non bisogna pensare alla perfezione come valore assoluto del
nostro lavoro;
- agire negli spazi vuoti ma lavorando ai margini, c’è un vuoto individualmente nelle
persone rispetto allo spaesamento dovuto alla precarietà della vita, del lavoro, ai cambiamenti
climatici e alle difficoltà quotidiane, e c’è un vuoto nelle comunità in quanto c’è un bisogno
inespresso di voglia di stare insieme. Per cui bisogna provare a riempire insieme alle persone
questi vuoti lavorando ai margini, in quanto il lavoro che bisogna fare nelle comunità è quello di
accompagnamento e di facilitazione;
- progettare il setting di comunità interrogarsi su come si sta nella comunità, su come si
promuove il benessere psicologico, come si promuove la felicità pubblica, come si progettano
degli interventi insieme, come si immagina il cambiamento, come si ricostruiscono i luoghi di
riferimento e le relazioni tra le persone, come si facilita il dialogo tra le persone;
- porsi in una posizione di ascolto;
- muoversi tra le pieghe del presente;
- sconfiggere l’isolamento allargato e il narcisismo collettivo;
- ridurre le disuguaglianze sociali;
- praticare la transizione ecologica.
ECONOMIA CIVILE
Il tema di felicità pubblica è stato introdotto da Antonio Genovesi nella sua riflessione
dell’economia civile. Legambiente, che è un’associazione ambientalista che incontra il mondo
della psicologia, dal 2014 ha ripreso il pensiero di Antonio Genovesi costruendo processi locali di
innovazione sociale e ambientale, di economia circolare e civile, realizzando infrastrutture
leggere (quindi dei processi di comunità) denominate Distretti dell'Economia civile, dove tutti gli
attori territoriali, la pubblica amministrazione, le agenzie formative, le imprese responsabili, le
persone, le cooperative le associazioni si riuniscono e co-progettano degli interventi su alcuni temi
nello specifico. A Napoli lo scorso novembre è stato realizzato il Festival dell'Economia civile
“Civil hub” incentrato su tre temi importanti:
1. attivazione di processi di welfare di comunità, ovvero processi di collaborazione tra i
diversi attori allo scopo di promuovere nuovi sistemi educativi, costruiti insieme alle
comunità per rispondere ai bisogni e alle fragilità delle persone e valorizzando le risorse
presenti;
2. rigenerazione urbana e sociale, che deve essere frutto di una progettazione, fatta
insieme alla comunità, che restituisce uno spazio a un territorio un bene in disuso, un
bene confiscato alle mafie, un bene ecclesiastico chiuso per anni… che diventa luogo di
nuovi servizi;
3. economia di comunità, processi economici di comunità in cui operano imprese che
collaborano con associazioni, cooperative, e cooperative di comunità che sono una
nuova forma di cooperazione dove le persone di una comunità partecipano ad un’impresa e
decidono insieme di utilizzare uno spazio e attivare meccanismi di economia (es. i gruppi di
acquisto solidale, le esperienze di economia cooperativa che nascono nelle carceri).
«La tristezza, i sentimenti tristi sono tutto ciò che diminuisce la nostra determinazione ad agire, il
nostro potenziale. I poteri costituiti hanno bisogno delle nostre tristezze per fare di noi degli
schiavi...I poteri hanno più bisogno di angosciarci che di reprimerci». GILLESDELEUZE