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1. Preparazione
Le tre fasi del viaggio 2. Viaggio SHOCK CULTURALE e PRECESSI DI DESERTIFICAZIONE
3. Arrivo
CARCERE→ microcosmo che ripropone fatti, eventi e problemi presenti nella società, rappresentandoli in modo amplificato, è un
MIGRANTI→ spesso sprovveduti, dal punto di vista delle risorse fisiche e psicologiche → situazione di emarginazione e di
isolamento→ esasperazione del senso di solitudine e di depressione → ansia, stress, angoscia e spesso aggressività → in atti di
Carcere: cassa di risonanza per gli aspetti di sofferenza psicologica, disadattamento e deprivazione sociale e psicologica
RACCONTI DI MIGRANTI
OBIETTIVO→ valutare quanto l’esperienza traumatica della migrazione sia stata determinante nella messa in
atto di condotte criminali devianti
CAMPIONE→ otto uomini migranti, di età compresa tra i 23 e 35 anni, tutti ragazzi che facevano parte di un
centro di accoglienza gestito dalla Caritas Turritana di Sassari e che si trovavano in Italia da un periodo non
inferiore ai 3 anni.
“Sono partito nel 2015, sono stato in Libia, ho lavorato, non è facile, la vita è difficile, ma è la vita, la vita è
abbandonare la tua famiglia per trovare altro, ma anche per loro, perché sopra ci sono le bombe…”
“Nel 2017 ad agosto ho lasciato il mio paese, sono andato sul barcone, il viaggio è durato 2 giorni, ho lasciato tutta la
“…la cosa che mi ricordo è lasciare la mia casa, ho pensato non la vedrò mai più, questa è la fine di tutto, oppure era
l’inizio, io non lo sapevo, ma non c’era nessun futuro per me, e quindi neanche per gli altri.”
“La vita lì era diventata disumana, non so spiegare, non riesco a ricordare tutto, allora o dovevo morire lì o dovevo
morire in altro modo, ho scelto un altro modo, perché quello era disumano, non volevo più vederlo, allora la Libia, da lì
si parte, ma neanche quello è facile, però tutto per andare via da lì, capisci?”
2. DALLA LIBIA ALL’ITALIA: UN VIAGGIO TRA TRAUMA E RIMOZIONE
Del viaggio quello che io ricordo è che c’è uno stato in Libia che si chiama Sba, in italiano numero sette, io sono stato lì, c’è un
sistema, le persone che arrivano in Libia vanno in prigione, succede in tutta l’Africa occidentale, è come un business, devo
pagare soldi, se non pago sto lì, se non hai soldi lavori, ma non è un lavoro normale, come fate qui, lì siamo schiavi.”
“In Libia soffri un po’, anche quella è esperienza, sono stato a Tripoli vicino al mare, si chiama Sabrata, ho lavorato lì con libici,
l’esperienza in Libia non la posso ricordare, è brutta, lavori e ti picchiano, lavori e ti picchiano, in Italia si dice forzaforzaforza,
veloceveloce, devo lavorare tutti i giorni, questo per partire, non era facile, ma è la vita di un uomo.”
“Vuoi la verità? Io non mi ricordo quel viaggio, non so, forse è impossibile, forse dormivo, ricordo tanta acqua, ma forse perché
non vedevo, perché eravamo tutti troppo vicini, e ora quindi non posso aiutarti perché non posso dirti nulla.”
“..e non tutti sapevamo nuotare, e chi non riusciva a nuotare affogava, ne ho visti tanti muovere le braccia, e poi sono rimasti lì,
“Io sono finito in carcere due giorni dopo essere arrivato qui, te l’ho detto, ora sono qui da tre anni. Io sono finito in carcere per 6 mesi,
sono uscito perché non ero colpevole. Perché io neanche capivo la mia accusa, era furto, non lo so, ero lì, non capivo perché, non capivo
niente, dopo la Libia quello, era l’inferno. Ora sto ancora aspettando un rimborso. Sai perché? Perché uno del mio paese aveva fatto la
rapina, allora anche io ero colpevole, perché mi assomigliavo forse, io ora ho capito questo.”
“All’inizio è difficile capire se la strada è giusta o sbagliata, e poi togliersi dalla strada sbagliata è difficile.”
“…quando sei nigeriano sei un criminale. Perché parlano della comunità e non dell’individuo. Io sono nigeriano, non sono un
criminale, adesso sono uno studente, tu sei italiana, non sei una criminale, un altro italiano è criminale. Io quando torno in Nigeria non
dico che siete criminali, anche se ne ho conosciuto dieci. Io intendo questo, la persona, non la comunità…”
4. L’IMPORTANZA DELL’ISTRUZIONE E DEL LAVORO
“Se non lascio stare il mio paese non andrò avanti, ed è quello che io sto facendo. Quando sono arrivato qui tutte le cose erano strane,
ora sto conoscendo, devo fare le esperienze, cerco di trovare un lavoro, anche piccolo, lo faccio per me. Voglio conoscere tante cose, io
“Sì, ho degli obiettivi, ho iniziato a studiare, perché vorrei cominciare un processo professionale di aiuto, aiutare tante persone con
“…prima quando sono arrivato stavo in strada, facevo l’elemosina, perché non ho avuto altre possibilità, non avevo altre scelte, non
capivo dove andare, ero disorientato. Poi ho fatto qui un po’ di cose, anche la scuola di agricoltura, lavoro fondamentale, lavoro come
agricoltore.”
“…la prima motivazione è stata la lingua, imparare la lingua per imparare a capire, non mi piace che non riesco a esprimere quello
che voglio e a capire quello che mi dicono, perché così si creano i problemi.”
5. LA RETE SOCIALE
“Ora ho tante persone, come si cresce senza le persone? Ci vuole una rete, un ciclo, da soli non si fa niente. Io
sono stato un po’ fortunato perché ho incontrato le persone giuste, non esiste una persona da sola.”
“Incontrare le persone giuste mi ha salvato, te lo giuro. Si possono incontrare persone sbagliate e puoi fare tanti
errori, io ne ho fatti. Ma poi le persone giuste ti salvano, le persone che ti vogliono aiutare ti portano in alto,
“…perché manca la relazione che avevo prima con le persone, quindi è stato difficile perché la comunità non ti
aiuta. L’integrazione, tutto il percorso per integrare, imparare la lingua, la cultura, ma se le persone sono chiuse
integrarsi è impossibile. Per questo molti nigeriani entrano nel percorso della delinquenza, trovano facile quella
strada rispetto a questa, noi umani cerchiamo sempre quella più facile. Magari sono uno e due, poi altri che
arrivano e non riescono, vanno alla strada più facile, che è l’unica.”
CONCLUSIONI
MA
• È necessario dare valore alla storia dell’individuo, solo in questo modo è possibile rendersi
conto di come spesso la migrazione sia un percorso fortemente traumatizzante