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Romolo

Secondo la tradizione, Romolo fu il primo re di Roma e il fondatore eponimo della città. Di origini latine,
figlio del dio Marte e di Rea Silvia, figlia di Numitore, re di Alba Longa, secondo la tradizione fondò Roma,
tracciandone il confine sacro, il pomerio, il 21 aprile 753 a.C. In tale occasione uccise il fratello gemello
Remo. Una volta costruita la città sul colle Palatino, egli invitò criminali, schiavi fuggiti, esiliati e altri reietti
a unirsi a lui con la promessa del diritto d'asilo. Così facendo Romolo popolò Roma, rapendo le donne ai
vicini Sabini della città di Cures, così da dare mogli ai suoi uomini. Ciò provocò una guerra tra questi due
popoli, che si concluse con una alleanza, tanto che i Sabini si insediarono sul colle Quirinale con il loro re,
Tito Tazio, il quale condivise con Romolo il potere.
Romolo divise il popolo tra coloro che potevano combattere e coloro che non potevano farlo. Scelse i più
nobili tra i cittadini per formare il Senato, facendo sì che i loro discendenti costituissero l'élite nobiliare della
futura Repubblica. Egli istituì anche i Comizi curiati, ai quali spettava il compito di ratificare, tra le altre
cose, le leggi. Istituì anche gli auguri.
A lui risale la divisione della popolazione patrizia nelle tribù dei Tities, dei Ramnes e dei Luceres, che erano
a loro volta suddivise in dieci curie, le quali dovevano in caso di pericolo fornire all'esercito romano un
contingente militare costituito da cento fanti e dieci cavalieri, per un totale complessivo di 3.000 fanti e 300
cavalieri. Dopo aver regnato 40 anni, Romolo, secondo la leggenda, fu rapito in cielo durante una tempesta.
Secondo i suoi stessi desideri, una volta morto fu divinizzato nella figura di Quirino, dio sabino venerato sul
Quirinale.

Numa Pompilio
Numa, il "re sacerdote", probabilmente di origine sabina, fu il secondo re di Roma e il suo regno di 43 anni
fu prospero e pacifico (non intraprese infatti nessuna guerra). Riformò il calendario, basandolo sull'anno
solare e stabilendo che durasse 12 mesi (in giorni fasti e nefasti) anziché 10 come era stato fino ad allora,
istituì diversi rituali religiosi e i collegi sacerdotali dei Flamini, dei Pontefici, dei Salii e delle Vestali. Numa
organizzò Roma e l'area circostante in distretti per rendere più facile l'amministrazione. A lui è anche
attribuita l'organizzazione delle prime associazioni professionali di Roma. Fece costruire numerosi templi,
tra cui i templi di Vesta e Giano. Secondo la tradizione, durante il suo regno cadde dal cielo lo scudo di
Marte con sopra scritto il destino di Roma. Numa ordinò che ne fossero fatte undici copie, che divennero
oggetti sacri e di venerazione per i Romani. Morì per cause naturali.

Tullo Ostilio
Tullo Ostilio, il "re guerriero", fu il terzo sovrano di Roma. Regnò 32 anni costruì la Curia, sede delle
riunioni del Senato, e guerreggiò contro Fidene, Veio e Alba Longa che distrusse, come tramandato
nell'episodio dello scontro tra Orazi e Curiazi, conquistandola e deportandone la popolazione a Roma, sul
Celio, ingrandendo così la stessa città di Roma. Fece addirittura un'altra guerra contro i Sabini. Fu così
bellicoso, avendo istituito tutto quanto riguarda la disciplina militare e l'arte della guerra, e così poco
rispettoso degli Dei che, stando alla tradizione, fu ucciso da un fulmine che bruciò lui e la sua casa.

Anco Marzio
Anco Marzio, il "re mercante" fu il quarto re di Roma. Era probabilmente il nipote di Numa Pompilio da
parte di figlia e quindi di origine sabina. Regnò 24 anni. Fortificò il colle Gianicolo e si scontrò coi Latini a
Medullia, deportando gli sconfitti nell'area dell'Aventino. Fondò Ostia alla foce del Tevere, costruì il pons
Sublicius (il primo ponte sul Tevere), la prima prigione di Roma sul Campidoglio e la prima salina e
promosse i commerci. Ristabilì le cerimonie istituite da Numa. Istituì il collegio sacerdotale dei Feziali. Con
lui la città si ingrandì e diverse città si allearono con Roma. Morì per cause naturali. A lui è fatta risalire la
fondazione della plebe.
Tarquinio Prisco
Quinto re di Roma fu Tarquinio Prisco, etrusco di nascita ma greco di origine (Corinto). Dopo essere
emigrato a Roma, fu adottato da Anco Marzio. Regnò 37/38 anni, periodo durante il quale potenziò la
cavalleria dell'esercito aumentandone le centurie e combatté i Sabini, i Latini e gli stessi Etruschi delle dodici
città. Raddoppiò il numero dei senatori, portandolo da 100 a 200 membri. Grazie ai tesori conquistati in
guerra, eresse molti monumenti, tra i quali il Circo Massimo, le mura e la Cloaca Massima, permettendo lo
sviluppo della zona del Foro. Avviò la costruzione del tempio di Giove Capitolino sul Campidoglio.
Tarquinio Prisco introdusse gli usi tipicamente etruschi delle insegne regali. Per primo trionfò sopra una
quadriga dorata, con una toga riccamente decorata ed una tunica palmata. Istituì per primo anche i giochi
pubblici. Morì assassinato in una congiura ordita dai figli di Anco Marzio.

Servio Tullio
Sesto re di Roma fu l'etrusco Servio Tullio, la cui madre era di nobili origini, ma poi resa schiava. Fu genero
di Tarquinio Prisco e regnò 43/44 anni, durante i quali riformò l'esercito, rendendolo accessibile alla plebe.
Assoggettò i Sabini e si scontrò con le città etrusche di Veio, Caere e Tarquinia e modificò la tradizionale
ripartizione delle tribù romane su base gentilizia, introducendo il principio del censo, dividendo tutti i
cittadini e gli abitanti di Roma per patrimonio, dignità, età, mestiere e funzione, così da creare cinque classi
sociali-economiche (Comizi centuriati). Primo fra tutti fece il censimento, contando tra gli 80.000-83.000
cittadini romani, compresi quelli delle campagne.
Creò poi quattro nuove tribù urbane (Suburbana, Palatina, Esquilina, Collina) e diciassette tribù rustiche
(extra-urbane), dando così vita ai Comizi tributi. Annesse alla città di Roma i colli Quirinale, Viminale ed
Esquilino. Avrebbe costruito, insieme ai Latini, il tempio di Diana sul colle Aventino. Eresse numerosi
templi mirando a rendere Roma il principale centro spirituale della regione. Scavò un ampio fossato intorno
alle cosiddette "mura serviane", che cingevano tutti i sette colli. Fu assassinato in un colpo di Stato in cui era
coinvolta la figlia Tullia e suo marito Lucio Tarquinio, detto "il Superbo", che salì sul trono.

Tarquinio il Superbo
Settimo e ultimo re di Roma fu l'etrusco Tarquinio il Superbo, figlio di Tarquinio Prisco e genero di Servio
Tullio. Regnò 25 anni, senza aver ricevuto ordine né dal Senato, né dal popolo romano. Negò la sepoltura al
predecessore e si scontrò vittoriosamente con le città vicine di Ocricoli, Gabii e Suessa Pometia. Fece pace
con i vicini Etruschi ed eresse il tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio. La tradizione
storiografica repubblicana vuole che il suo fosse un regno fatto di omicidi, violenze e terrore, al termine del
quale la monarchia venne abolita, imputata come causa di tutti i mali interni di Roma all'epoca e sostituita
dalla Res Publica. Anche per questi motivi gli venne affibbiato il soprannome di "Superbo" per differenziarlo
dal padre. Tarquinio annullò anche molte riforme costituzionali fatte dai suoi predecessori. Distrusse anche
diversi santuari e altari sabini.
In seguito, Lucio Tarquinio Collatino, Tricipitino e Lucio Giunio Bruto convinsero i Romani a ribellarsi e a
rovesciare la monarchia nel 509 a.C., abbandonando il re e chiudendogli in faccia le porte della città.
Il Superbo tentò in seguito, sostenuto dagli alleati etruschi, di rientrare in città per ben quattro volte, ma tutte
le volte subì una sconfitta. Assieme al lucumone di Chiusi sconfisse i Romani ma il lucumone gli impedì di
restaurare il suo trono e così a Roma fu istituita la Repubblica (509 a.C.). I primi consoli furono proprio
Lucio Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino.

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