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INTRODUZIONE ALLA MACROECONOMIA: Analizza il comportamento dell’economia nel suo

complesso.

Il diagramma di flusso circolare

Gli individui acquistano beni e servizi dalle imprese, le quali utilizzano il ricavo dalle vendite per pagare i salari ai lavoratori, le rendite ai proprietari
terrieri e gli interessi ai proprietari di capitale.

Il PIL è la somma della spesa degli individui nel mercato dei beni e dei servizi; è anche la somma dei salari, delle rendite e degli interessi pagati dalle
imprese nel mercato dei fattori di produzione. Si può dimostrare l’uguaglianza tra reddito e spesa anche con un diagramma di flusso circolare (ved.
slide precedente).

Le fuoriuscite dal flusso circolare includono le imposte, il risparmio e la spesa per le importazioni, mentre gli apporti al flusso circolare includono la
spesa pubblica (G), l’investimento e il reddito generato dalle esportazioni.

Lo Stato utilizza i fondi raccolti tramite il gettito fiscale e l’indebitamento con le istituzioni per finanziare la spesa per i servizi pubblici (istruzione,
sanita, difesa), gli investimenti in infrastrutture, ecc.

Anche le imprese attingono ai fondi conferiti dai risparmiatori presso le istituzioni finanziarie, prendendo a prestito denaro e reinvestendolo in nuovi
impianti e macchinari e nell’espansione della produzione. Le risorse finanziarie utilizzate per gli investimenti rientrano nel flusso circolare.

Le istituzioni finanziarie prestano denaro all’estero e le imprese estere investono denaro nel territorio nazionale: la differenza tra questi due flussi dà il
flusso netto di capitale.

Il diagramma di flusso circolare (2)

Anche le imprese attingono ai fondi conferiti dai risparmiatori presso le istituzioni finanziarie, prendendo a prestito denaro e reinvestendolo in nuovi
impianti e macchinari e nell’espansione della produzione. Le risorse finanziarie utilizzate per gli investimenti rientrano nel flusso circolare.

Le istituzioni finanziarie prestano denaro all’estero e le imprese estere investono denaro nel territorio nazionale: la differenza tra questi due flussi dà il
flusso netto di capitale.

I dati

I dati sull’economia italiana sono raccolti da:

Istituto italiano di statistica (Istat) Banca d’Italia


Eurostat
Commissione Europea

Banca Centrale Europea: BCE


OCSE
Organizzazione delle Nazioni Unite: ONU Fondo Monetario Internazionale: FMI Banca Mondiale (World Bank): WB

Le misurazioni macroeconomiche Alcune definizioni

Beni e servizi finali: i beni e i sevizi venduti al consumatore o all’utente finale.

Beni e servizi intermedi: i beni e i sevizi scambiati tra le imprese, che diventano fattori per la produzione di altri beni e servizi.

Valore aggiunto: è la differenza tra il valore delle vendite di un produttore e il valore dei fattori di produzione che egli acquista da altre imprese.

PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL):

Prodotto interno lordo

Prodotto interno lordo o PIL: il valore totale di tutti i beni e servizi finali prodotti da un sistema economico in un dato periodo di tempo (generalmente
un anno):

 prodotto: produzione di beni e servizi per il mercato;


 interno: beni e servizi prodotti sul territorio nazionale, cioè internamente, senza tener conto della nazionalità del produttore (“Made in Italy”);

 lordo: lordo (include tutto) vs. netto (esclude qualcosa)  il prodotto lordo include il deprezzamento dei mezzi di

produzione (ammortamento)

Misure alternative della ricchezza Prodotto interno e prodotto nazionale

• Prodottonazionalelordo(PNL):
Reddito totale ottenuto dai fattori di produzione nazionali localizzati anche all’estero

• Prodottointernolordo(PIL):
Reddito totale ottenuto dai fattori di produzione localizzati in Italia anche se esteri

Calcolo del PIL

Esistono tre metodi per calcolare il PIL.

1. 1)  PIL come valore della produzione dei beni e servizi finali

prodotti nell’economia in un certo periodo di tempo. Per evitare il problema della duplicazione dei valori si escludono i beni e i servizi
intermedi, cioè si include nel calcolo del PIL solo il valore aggiunto di ciascun produttore.

2. 2)  PIL come spesa per l’acquisto di beni e servizi finali prodotti dalle imprese nazionali. Per evitare duplicazioni, si conteggia solo il
valore delle vendite agli acquirenti finali.
3. 3)  Pil come il reddito dei fattori corrisposto dalle imprese nel

sistema economico

  Reddito (lordo) da lavoro

  Reddito (lordo) da capitale

  Imposte indirette (cioè non sui redditi, tipo l’IVA, Accise)

Il calcolo del PIL


Ipotetica economia costituita da tre imprese. Il PIL può essere calcolato in tre modi: come valore della produzione dei beni e servizi finali, sommando
il valore aggiunto di ciascuna impresa; come spesa aggregata per l’acquisto dei beni e servizi finali prodotti nel paese; e come reddito dei fattori,
corrisposto dalle imprese alle famiglie.

I prezzi dei beni Sommare arance e mele

 Diversi beni e servizi hanno un valore diverso.


 I valori dei beni sono espressi attraverso i prezzi di

mercato.
Esempio: Produzione = 4 mele + 3 arance PIL=4xprezzodiunamela+3xprezzodi unarancia

PIL reale e nominale (1)

Il PIL misura il valore dei beni e servizi prodotti in un certo anno (aumenta lo stock di ricchezza).

Il PIL nominale misura questo valore a prezzi correnti


• IlPILrealemisuraquestovaloreutilizzandoiprezzidiunanno

base

Il benessere viene correttamente misurato dal nuovo prodotto in termini reali e non nominali.

Supponiamo che i prezzi di mele e arance subiscano delle variazioni:

 di quanto aumenta il PIL nominale?  di quanto aumenta il PIL reale?

Il PIL reale tiene conto dell’inflazione

Le variazioni del PIL nominale sono dovute a:  variazione delle quantità di beni e servizi
 variazione dei prezzi

L’aumento del valore monetario del PIL sovrastima la vera crescita dell’economia: isolando la variazione delle quantità (ovvero neutralizzando la
variazione dei prezzi) otteniamo il PIL reale.

Come? Il calcolo del PIL viene effettuato utilizzando i prezzi di un anno di riferimento. In questo modo i PIL in diversi anni è confrontabile.

Calcolo del PIL nominale e del PIL reale in un sistema economico semplice
anno 1 anno 2
Quantità di mele (miliardi) 2000 2200
Prezzo delle mele (€) 0,25 0,30
Quantità di arance (miliardi) 1000 1200
Prezzo delle arance 0,50 0,70
PIL (miliardi di €) 1000 1500
PIL reale (miliardi di € a prezzi dell’anno 1) 1000 1150

Anno 1: PIL nominale = (2000*€ 0,25) + (1000*€ 0.50) = 1000 milardi € Anno 2: PIL nominale = (2200* € 0.30) + (1200* € 0.70) = 1500 milardi €

Anno 1: PIL reale = come l’anno 1= € 1000 milardi


Anno 2: PIL reale (a prezzi dell’anno 1) = (2200* € 0.25) + (1200* € 0.50) = € 1150 miliardi

PIL nominale e PIL reale a confronto in Venezuela

In termini nominali il Venezuela sembra aver registrato una crescita economica eccezionale, invece larga parte di quella crescita era dovuta solo
all’inflazione. (Fonte: Baco Central de Venezuela)

PIL pro capite

A parità di altre condizioni, un Paese con una popolazione più numerosa ha un PIL più grande semplicemente perché la sua forza lavoro ha
dimensioni maggiori. Per eliminare gli effetti delle diversità demografiche si ricorre al PIL pro capite.

PIL pro capite: è il valore del PIL diviso per la popolazione del Paese, cioè il PIL medio per individuo.

Il PIL reale pro capite è però un indicatore imperfetto del benessere perchè non considera:

 i beni e i servizi non di mercato: produzione domestica per autoconsumo, volontariato, ecc.

 la qualità dell’ambiente (fisico e sociale)  la distribuzione del reddito

... ma è comunque uno degli indicatori più importanti di cui disponiamo

INDICE DEI PREZZI E TASSO DI INFLAZIONE:

Indici dei prezzi e livello generale dei prezzi Alcune definizioni

Livello generale dei prezzi: è una misura del livello complessivo dei prezzi nel sistema economico.
Paniere di mercato: è un insieme ipotetico di beni e servizi acquistati dal consumatore medio.

Indice dei prezzi: misura il costo dell’acquisto di un dato paniere di mercato in un dato anno, normalizzato in modo che sia pari a 100 nell’anno base
prescelto.

Indice dei prezzi al consumo (IPC): misura il costo di un paniere di mercato rappresentativo dei consumi della famiglia media residente in aree
urbane.

Tasso di inflazione: è la variazione percentuale annua di un

indice dei prezzi.

Inflazione

L'inflazione è un processo di aumento continuo e generalizzato del livello dei prezzi dei beni e servizi destinati al consumo delle famiglie. Un
aumento dell'inflazione corrisponde a una situazione in cui aumenta la velocità di crescita dei prezzi, mentre una riduzione dell'inflazione si verifica
nel caso in cui i prezzi, pur essendo in aumento, crescono a una velocità minore.

L'Istat produce tre diversi indici dei prezzi al consumo:

 per l'intera collettività nazionale (NIC)


 per le famiglie di operai e impiegati (FOI)  indice armonizzato europeo (IPCA)

Finalità dei tre indici dei prezzi al consumo (1)

NIC: misura l'inflazione a livello dell'intero sistema economico; in altre parole considera l'Italia come se fosse un'unica grande famiglia di
consumatori, all'interno della quale le abitudini di spesa sono ovviamente molto differenziate. Per gli organi di governo il NIC rappresenta il
parametro di riferimento per la realizzazione delle politiche economiche.

FOI: si riferisce ai consumi dell'insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente (extragricolo). È l'indice usato per adeguare
periodicamente i valori monetari, ad esempio gli affitti o gli assegni dovuti al coniuge separato.

IPCA è stato sviluppato per assicurare una misura dell'inflazione comparabile a livello europeo. Infatti viene assunto come indicatore per verificare la
convergenza delle economie dei paesi membri dell'Unione Europea, ai fini dell'accesso e della permanenza nell'Unione monetaria.

Analogie e differenze tra i diversi indici (1)

I tre indici si basano su un'unica rilevazione e sulla stessa metodologia di calcolo, condivisa a livello internazionale.

NIC e FOI si basano sullo stesso paniere, ma il peso attribuito a ogni bene o servizio è diverso, a seconda dell'importanza che questi rivestono nei
consumi della popolazione di riferimento.

Per il NIC la popolazione di riferimento è la popolazione presente sul territorio nazionale; per il FOI è l'insieme delle famiglie residenti che fanno
capo a un operaio o un impiegato.

L'IPCA ha in comune con il NIC la popolazione di riferimento, ma si differenzia dagli altri due indici perché il paniere esclude, sulla base di un
accordo comunitario, le lotterie, il lotto e i concorsi pronostici.

Analogie e differenze tra i diversi indici (2)

Un'ulteriore differenziazione fra i tre indici riguarda il concetto di prezzo considerato: il NIC e il FOI considerano sempre il prezzo pieno di vendita.
L'IPCA si riferisce invece al prezzo effettivamente pagato dal consumatore. Ad esempio, nel caso dei medicinali, mentre per gli indici nazionali viene
considerato il prezzo pieno del prodotto, per quello armonizzato europeo il prezzo di riferimento è rappresentato dalla quota effettivamente a carico
del consumatore (il ticket). Inoltre, l'IPCA tiene conto anche delle riduzioni temporanee di prezzo (saldi e promozioni).

Costruzione dell’Indice dei prezzi al consumo (IPC)

 Inchieste per determinare il paniere di consumo tipico

 Raccoglie dati e calcola l’indice

IPC  100  Costo del paniere nel periodo in corso Costo del paniere nel periodo base
LA DISOCCUPAZIONE

Concetti base

• Popolazione in età lavorativa (working age population, WAP) è il numero di individui in età lavorativa (> 15 anni e e < 64 anni di età).

– N.b.: questo non significa che non possano esserci lavoratori fuori da questi confini di età.

 La forza lavoro (FL) è il numero totale di lavoratori, ovvero la somma di occupati (OCC) e disoccupati DIS).

FL = OCC + DIS

 Il tasso di partecipazione alla forza lavoro (TdP) è la percentuale della popolazione in età lavorativa che fa parte della forza lavoro.

TdP = (FL / WAP) x 100

 Il tasso di disoccupazione (TdD) è la percentuale di forza lavoro disoccupata.

TdD = (DIS / FL) x 100

Il significato dei flussi relativo allo schema dei flussi nel mercato del lavoro

Il significato dei flussi

 L’occupato che perdendo il lavoro esce dalla forza lavoro corrisponde al caso dei prepensionamenti oppure della c.d. “sommersione” (un
lavoro legale che diventa lavoro “sommerso”). In Italia è un flusso molto alto.

 L’individuo OFL che inizia a cercare lavoro diviene DIS. E’ una scelta cruciale nel caso italiano dove lo stock di OFL è molto grande.

 Chi entra in DIS proveniente da OFL deve affrontare un periodo di ricerca di lavoro. Ma se la condizione OFL rende qualcosa (per
esempio perché corrisponde a un lavoro “sommerso” o domestico), l’individuo non sarà disposto a rinunciarvi e a sostenere il costo del
periodo di DIS; quindi preferirà restare fuori da LF.

 Il flusso “misterioso”: si tratta di individui OFL che accetterebbero di entrare in OCC se gli venisse offerto subito di lavorare, senza un
periodo di DIS. Sono i c.d. “OLF disponibili”, una vera e propria quarta categoria di individui nel mercato del lavoro. In Italia si stima che
siano circa il 5% di WAP

 Le misure di aiuto nella ricerca del lavoro (per esempio la formazione) sono rivolte ai DIS, non agli OLF. Ma questi ultimi, se
adeguatamente formati, potrebbero accettare di entrare subito in OCC (oppure in DIS, ma con l’aspettativa di una più breve attesa di un
lavoro). In entrambi i casi aumenterebbe il tasso di partecipazione al mercato del lavoro.

Problemi di misurazione della DIS

 Il fatto che gli agenti entrino ed escano continuamente dalla forza lavoro rende molto difficile stimare e interpretare i dati della DIS.
Alcuni esempi:

 i c.d. lavoratori scoraggiati, ovvero individui che non lavorano, che sono in grado di lavorare, ma che hanno rinunciato a cercare lavoro
viste le condizioni del mercato del lavoro. Essi non fanno più parte della FL e quindi non entrano nel calcolo della DIS.

 i sottoccupati: sono quei lavoratori che lavorano part-time perché non riescono a trovare un lavoro a tempo pieno.

 coloro che dichiarano di essere disoccupati per ricevere il sussidio di DIS anche se hanno in realtà un lavoro (c.d. lavoro nero) o comunque
non cercano veramente lavoro.

Tipi di disoccupazione

 Distinguiamo i tipi di DIS in base alla prospettiva temporale e alla natura del fenomeno.
 In base alla prospettiva temporale, la DIS si presenta in 2 forme:
 – DIS di lungo periodo – DIS breve periodo
 In base alla sua natura, la DIS si divide in: – DIS strutturale (lungo periodo)
– DIS frizionale (breve e lungo periodo) – DIS ciclica (breve periodo)

Disoccupazione strutturale e frizionale


 La distinzione fa riferimento al motivo per cui esiste la disoccupazione.

 Disoccupazione frizionale: è la disoccupazione che deriva dalla durata e dalle imperfezioni nel processo di matching (o abbinamento) tra
posti di lavoro disponibili e lavoratori in cerca della migliore occupazione possibile. La si può considerare DIS volontaria.

 E’ un fenomeno tendenzialmente di breve periodo, ma le inefficienze e gli ostacoli al libero funzionamento del mercato del lavoro possono
trasformarla in un fenomeno di lungo periodo. Soluzione: rendere più efficiente il mercato del lavoro.

 Disoccupazione strutturale: è la disoccupazione prodotta quando il numero di individui alla ricerca di un impiego nel mercato del lavoro
supera il numero di posti disponibili ai salari correnti. Si manifesta come eccesso di offerta di lavoro nel lungo periodo: in sostanza, non
esiste a quel livello di salario una domanda di lavoro in grado di assorbire l’offerta.

DIS da ricerca e mismatching

 La ricerca di lavoro (job searching) è il processo mediante il quale

lavoratori e posti di lavoro vengono abbinati (matching).

 La DIS frizionale da ricerca e mismatching deriva dal fatto che occorre tempo perché ogni lavoratore trovi il lavoro adatto alle sue
competenze e aspirazioni.

 Inoltre non sempre l’informazione sui posti disponibili è diffusa efficientemente ( problemi del collocamento) oppure non sempre il
matching è possibile ( problemi nella formazione: capitale umano non adatto alle occupazioni disponibili) oppure possono esistere altre
difficoltà ( scarsa mobilità sul territorio dei lavoratori)

 Segue che un certo ammontare di DIS è inevitabile e “naturale” (per esempio a causa delle oscillazioni settoriali), e quindi entra a far parte,
come fenomeno di lungo periodo, del TND.

 Non si tratta comunque di una DIS indotta da un salario maggiore di quello di equilibrio: è quindi, almeno in parte, una DIS volontaria.

Italia:occupati per settore di attività economica e sesso (Istat 2012, valori assoluti in migliaia e composizioni percentuali)

Attività economiche Maschi Femmine Totale


valori assoluti % valori assoluti % valori assoluti %
Agricoltura 603 4,5 246 2,6 849 3,7
Industria in senso stretto 3.412 25,4 1.196 12,6 4.608 20,1
Costruzioni 1.639 12,2 115 1,2 1.754 7,7
Industria 5.051 37,6 1.311 13,9 6.362 27,8
Commercio 1.975 14,7 1.402 14,8 3.377 14,7
Altro 5.812 43,2 6.499 68,7 12.311 53,8
Servizi 7.787 57,9 7.901 83,5 15.688 68,5
TOTALE 13.441 100,0 9.458 100,0 22.899 100,0

Moneta e sistema bancario

La moneta e le sue funzioni

 La moneta è l’insieme dei valori, o assets, di un’economia che gli agenti usano regolarmente per acquistare beni e servizi.

 Un asset è, in generale, qualsiasi titolo che dia diritto a una serie di benefici futuri.

 La moneta svolge tre funzioni fondamentali:  Mezzo di scambio


 Unità di conto
 Riserva di valore

 Tuttavia, affinché un asset possa dirsi moneta non è necessario che svolga tutte e tre le funzioni.

 La definizione di moneta adottata dagli economisti non include tutte le forme di ricchezza.

Le funzioni della moneta (1)


 Mezzo di scambio: qualsiasi cosa che sia accettata normalmente (o meglio, tale che chi la detiene ha fiducia che sia accettata
normalmente) come corrispettivo di beni e servizi.

–  Con tale funzione la moneta elimina il problema del baratto, ovvero della doppia coincidenza dei bisogni (nel baratto due
parti possono effettuare uno scambio solo se entrambe desiderano acquistare ciò che la controparte ha da offrire.

–  La moneta permettendo di realizzare i benefici dello scambio, fa aumentare il benessere anche se direttamente non produce
più nulla.

 La funzione di mezzo di scambio è quella che più propriamente caratterizza un asset come moneta.

– Se un asset non è mezzo di scambio, non è moneta

• Liquidità: è una proprietà di ciascun tipo di asset ed indica la facilità con cui tale asset può essere convertito in un mezzo di scambio.

Le funzioni della moneta (2)

 Unità di conto: il termine di riferimento per determinare i prezzi e registrare i debiti (in Italia i prezzi sono espressi in euro, negli Stati
Uniti in dollari).

– L’unità di conto può non essere moneta perché non è mezzo di scambio (per esempio l’ECU)

 Riserva di valore: qualsiasi asset che può essere usato per trasferire potere di acquisto dal presente al futuro.

– Generalmente la liquidità di un asset è inversamente correlata alla sua capacità di fungere da riserva di valore.

– Quindi la moneta, asset liquido per eccellenza, è quasi sempre una cattiva riserva di valore.

La domanda di moneta (1)

• Per quali motivi gli agenti economici domandano moneta?

1) Domanda di moneta a scopo transattivo: si domanda moneta per utilizzarla come mezzo di scambio. Quanta liquidità è opportuno detenere?
L’ammontare sarà proporzionale:

   valore delle transazioni che si desidera effettuare. La domanda cresce al crescere del reddito Y perché un agente più ricco effettua più
transazioni e di maggior importo, e quindi necessita di più moneta per finanziarle. Il reddito nazionale costituisce una buona
approssimazione del valore totale reale delle transazioni.
   grado di sincronizzazione tra incassi e pagamenti: le persone desiderano detenere moneta perché tutti i ricavi e le spese che si effettuano
non sono perfettamente sincronizzati.

La domanda di moneta (2)

2) Domanda di moneta a scopo speculativo o precauzionale: si domanda moneta per utilizzarla come riserva di valore in vista di utilizzi futuri
(speculare = guardare al futuro). La domanda cresce al diminuire del tasso di interesse perché r non è altro che il costo opportunità che si subisce per
detenere moneta.

d
La domanda di moneta dunque è:M =f(Y,r),maa seconda dei casi potremo concentrare l’attenzione su uno solo dei motivi.

Riduzione del rischio di un portafoglio finanziario: nasce dal fatto che alle persone non piace rischiare. Si è portati a sacrificare un più alto
rendimento di un portafoglio di titoli (azioni) di un portafoglio con un rendimento più basso ma più sicuro (obbligazioni).

LA CURVA DI DOMANDA DI MONETA

La curva di domanda di moneta dimostra la relazione tra la quantità domandata di moneta e il tasso di interesse. Ha pendenza negativa perchè un r più
elevato fa aumentare il costo opportunità di detenere saldi monetari e riduce, di conseguenza, la quantità domandata di moneta

Spostamenti della curva di domanda di moneta (1)

I fattori più importanti che determinano gli spostamenti della curva di domanda di moneta sono:
  variazioni del livello generale dei prezzi: a parità di altre condizioni, un aumento dei prezzi accresce la domanda di moneta e viceversa.

  variazioni del PIL reale. Tanto maggiore è la quantità di beni e servizi che le famiglie e le imprese desiderano acquistare, tanto
maggiore è la quantità di moneta che desiderano detenere a ogni dato r. Un aumento del PIL reale sposta la curva di domanda di moneta a
destra, una sua diminuzione la sposta verso sinistra.

  sviluppi della tecnologia: i progressi della tecnologia informatica (sportelli bancari automatici; possibilità di pagamenti con carte di
credito o debito presso i negozianti o attraverso internet) tendono a ridurre la domanda di moneta facilitando le transazioni commerciali.

Equilibrio nel mercato della moneta

Secondo il modello della determinazione del tasso di interesse in base alla preferenza per la liquidità, il tasso di interesse è determinato
dall’interazione tra l’offerta e la domanda di moneta.

L’effetto di un aumento dell’offerta di moneta sul tasso di interesse


La Banca Centrale

 La Banca Centrale (BC) è un’istituzione deputata alla supervisione del sistema bancario e al controllo della quantità di moneta nel sistema
economico.

– Banca d’Italia: 1893; Banca Centrale Europea: 1998.

 L’esistenza della banca centrale è frutto della scelta del policy- maker di conferire il monopolio nell’emissione di moneta a un singolo
istituto più o meno indipendente.
 –  Segue che la moneta non è un bene prodotto in condizioni di libera concorrenza: si è preferito tutelare la stabilità monetaria.
 –  L’indipendenza è volta a garantire che l’emissione di moneta sia sottratta alle scelte arbitrarie e miopi del “sovrano”.
 –  Spesso gli ordinamenti assegnano alla BC lo specifico compito di gestire l’emissione di moneta in modo da limitare
l’inflazione

Le funzioni della Banca Centrale (BC)

 Politica monetaria: insieme delle azioni volte a determinare l’offerta di moneta. Dal 1 gennaio 2002 la competenza nella regolazione
dell’offerta di moneta è passata (in Italia) dalla Banca d’Italia alla Banca Centrale Europea (BCE).

La BCE ha la competenza della produzione di monete metalliche e di banconote e per questo delega le Banche centrali dei diversi Paesi
nella produzione degli euro da mettere in circolazione e nella sostituzione di banconote usurate con banconote nuove.

 Vigilanza: la BC regola e controlla l’attività delle banche al fine di promuovere il regolare e sicuro funzionamento del sistema monetario e
finanziario.
 Gestione del sistema dei pagamenti: la BC agisce da “stanza di compensazione” dei rapporti tra le diverse banche, per esempio nel
pagamento degli assegni, dei bonifici, ecc.
 Banca dello Stato: la BC gestisce il c/c del Ministero del Tesoro e quindi tutti i pagamenti e gli incassi dello Stato.
 Banca delle banche: la BC concede regolarmente prestiti alle singole banche che, a loro volta, usano la BC come fonte di liquidità
alternativa alle operazioni di mercato aperto ed ai depositi dei clienti.

Il sistema europeo di banche centrali e l’Eurosistema

Il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) è costituito dalla Banca centrale europea (BCE) e dalle banche centrali nazionali (BCN) di tutti gli Stati
membri dell’UE

L’Eurosistema comprende, invece, la BCE e le BCN degli Stati membri dell’UE che hanno adottato l’euro.
Gli organi decisionali della BCE sono il Consiglio direttivo e il Comitato esecutivo. Le decisioni di politica monetaria della BCE sono assunte dal
Consiglio direttivo.

L’obiettivo principale dell’Eurosistema è il mantenimento della stabilità dei prezzi.

Christine Lagarde dal 1 novembre 2019 è presidente della BCE (dal 1 novembre 2011 al 31 ottobre 2019 presidente è stato Mario Draghi).

Settore bancario: alcune definizioni

 L’attività principale di una banca è quella di raccogliere liquidità nel sistema economico da coloro che desideraro prestarla o impiegarla e
prestare questa liquidità a coloro che ne hanno bisogno (rif. merito creditizio). Ogni prestito comporta un rischio di credito (insolvenza del
debitore).
 Riserve delle banche: sono costituite dalla moneta disponibile in banca necessaria a far fronte alle possibili richieste di prelievo dei clienti.
Il coefficiente di riserva è il rapporto tra le riserve e i depositi.
 Spread dei tassi: è la differenza che esiste tra il tasso d’interesse che una banca applica sulla liquidità prestata e il minor tasso di interesse
che la banca paga sui depositi dei risparmiatori. Questo spread permette alla banca di ripagare il costo dei servizi bancari.

Fiducia e corsa agli sportelli

 La fiducia degli agenti nella solidità del sistema bancario (cioè nella capacità delle banche di far fronte alle richieste di rimborso dei
depositi) è essenziale per il suo corretto funzionamento. Cosa succederebbe, infatti, se i depositanti di una banca iniziassero a temere di
non rivedere più i propri quattrini?
 Ricordate che la banca NON tiene a riserva che una (piccola) frazione dei depositi; tutto il resto è impiegato in prestiti e investimenti.

– Una banca può essere solvente (cioè avere un patrimonio che le consentirebbe di rimborsare tutti i depositanti), ma NON essere liquida (cioè non
avere, in un dato momento, mezzi liquidi sufficienti per far fronte alle richieste di rimborso.

 La recente crisi finanziaria ha offerto vari esempi della c.d. “corsa agli sportelli” da parte dei depositanti che avevano perso fiducia nella
solvibilità e/o liquidità della propria banca (panico finanziario).
 Evitare tutto ciò, ma soprattutto impedire che una crisi di fiducia possa propagarsi a tutte le banche, è uno dei compiti della Banca
Centrale. Essa deve difendere a tutti i costi la fiducia nel sistema bancario, p.e. agendo come prestatore di ultima istanza.
 Questo però dà origine ad un problema di azzardo morale: la banca (agente) potrebbe agire in modo eccessivamente rischioso sul mercato
(p.e. concedendo prestiti troppo “facili” o investendo il denaro dei depositanti in affari azzardati), e quindi non tutelare l’interesse dei
depositanti (principale), esponendo la banca al rischio di commissariamento o di fallimento.

Macroeconomia vs. Microeconoma

• Milioni di azioni individuali, accumulandosi, producono un risultato maggiore della loro semplice somma.

 –  Paradosso della parsimonia: quando le famiglie e le imprese temono di dover affrontare un periodo di ristrettezze economiche
reagiscono riducendo le spese superflue.
 –  Questa riduzione di spesa deprime l’economia perchè i consumatori spendono meno e, di conseguenza, le imprese licenziano i
lavoratori.
 –  Alla fine, famiglie e imprese peggiorano la propria condizione: la prudenza che le induce a ridurre le spese amplifica la tendenza
negativa del sistema economico

P. Krugman, R. Wells, K. Graddy, 2012

Il ciclo economico

 Il ciclo economico è l’alternanza di recessioni ed

espansioni nel breve periodo.

 Le recessioni (o contrazioni) sono periodi di flessione economica nei quali dimunuiscono produzione e occupazione
 Le espansioni (o riprese) sono periodi di rialzo dell’economia nei quali aumentano la produzione e l’occupazione.
 Il punto in cui l’economia passa da un’espansione a una recessione è un picco del ciclo economico.
 Il punto in cui l’economia passa da una fase recessiva a una fase espansiva è un minimo ciclico.

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