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Nicola GigliettoA.A. 2013/14 1 31.

2 DUE ESPERIMENTI

8.0-Introduzione

8.0-Introduzione
Abbiamo visto nei precedenti come le cariche siano origine sia di campi elet-
trici che di campi magnetici. A parte questa connessione tra i due campi a
livello di statica apparentemente non vi è nessuna connessione. Gli esperi-
menti di Faraday e di Henry misero in evidenza che in situazioni variabili
nel tempo il collegamento emerge.

8.1 - Legge di Faraday dell’induzione elettromagnetica

8.1 - Legge di Faraday dell’induzione elettromagne-


tica

Induzione elettromagnetica
Sappiamo che una spira percorsa da corrente e immersa in un campo ma-
gnetico è soggetta ad un momento torcente. Proviamo ad immaginare una
situazione simmetrica ovvero una spira (senza corrente) soggetta a momento
torcente ed immersa in campo magnetico. Quando si muove che succede? Ci
dovremmo aspettare una situazione simmetrica ovvero comparirà una cor-
rente nella spira. Il teorema che spiega questa situazione è descritto dalla
legge di Faraday.

1 31.2 Due esperimenti

31.2 Due esperimenti


I due esperimenti che saranno alla base della legge di Faraday sono i seguenti:
abbiamo una spira collegata ad un amperometro ed un magnete permanente.
Se entrambi sono fermi non si osserva nessun passaggio di corrente (perchè
non c’ è generatore di fem). Tuttavia appena avviciniamo il magnete alla
spira (o lo allontaniamo) compare una corrente.
Le osservazioni stabiliscono che:

1. c’ è corrente solo se c’ è un moto relativo tra spira e magnete;

2. un movimento più veloce fornisce una corrente più intensa;

Cap8-Vol II-Legge Faraday-Lenz 1


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3. il verso della corrente dipende anche dal segno del polo magnetico che
si muove (tra i due poli la situazione si inverte)
Questa corrente che compare nella spira si chiama indotta e attribuiamo la
corrente ad una fem nel circuito che chiameremo fem indotta Un secondo
esperimento riguarda due spire vicine tra loro una delle quali è collegata ad
un generatore di fem tramite un interruttore. Appena colleghiamo la spira,
se la corrente è variabile con il tempo si osserva una fem indotta
sull’altra spira. Viceversa se la corrente è stazionaria non c’ è fem indotta.

2 Legge dell’induzione di Faraday

Legge dell’induzione di Faraday


La legge di Faraday spiega le precedenti osservazioni mettendo in relazione
la quantità di linee di campo (ovvero il flusso) che attraversano la spira e
in particolare la variazione nel tempo di questa quantità con la fem
indotta. Questo concetto lo si può esprimere nel seguente modo: definiamo
il flusso del campo magnetico Rattraverso una superficie di area A (che è
quella della spira) come ΦB = B ~ il flusso si misura in Weber (Wb)
~ · dA
2
1 Weber=1 T m e la legge di Faraday la enunciamo come La fem indotta
in una spira è uguale alla derivata temporale, cambiata di segno,
del flusso magnetico attraverso la spira ovvero
dΦB
E =−
dt
H
o in altre parole E~ · d~
s = − dΦ
dt . La precedente inoltre è da moltiplicare
B

per N se abbiamo N spire sovrapposte E = −N dΦ dt .


B

Questa variazione si può ottenere in diversi modi che producono sempre


una variazione di flusso nel tempo:
• varia B con il tempo;
• varia l’area della spira o la parte di area immersa nel campo magnetico;
• varia l’orientazione della spira rispetto al campo magnetico;
• varia il flusso di B (ad esempio per un moto relativo)

Parte I
Legge di Lenz

Cap8-Vol II-Legge Faraday-Lenz 2


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Legge di Lenz

Legge di Lenz
La corrente indotta dalla spira ha un verso tale che il campo magnetico
generato dalla stessa corrente indotta si oppone alla variazione di campo
magnetico che l’ha prodotta.
La legge di Lenz è quella che motiva il segno meno, ed è dovuta al
principio di conservazione dell’energia. Infatti se per assurdo non fosse
cosı̀ (ovvero la corrente indotta fosse favorevole) allora il campo magne-
tico dovuto alla corrente indotta sarebbe esattamente parallelo al centro
della spira a quello esterno. Ma una spira percorsa da corrente è equiva-
lente ad un dipolo magnetico, quindi in questo caso la spira attirerebbe a
se il magnete accelerandolo e quindi con un aumento di energia cinetica.

Se cosı̀ fosse avremmo una violazione del-


la conservazione dell’energia. Pertanto nella realtà la situazione è quella in

figura

3 Problema 31.3

Problema 31.3
Abbiamo una spira rettangolare di larghezza L=3 m e altezza H=2 m. Il
campo è variabile e non uniforme con espressione B = 4 t2 x2 ed entrante
nel foglio. Qual’ è modulo e direzione della fem indotta per t=0.1 s?
R
Dobbiamo prima calcolare il flusso di B, ΦB = B ~ · dA
~ B e A sono
in questo caso paralleli ed uscenti. Per vedere quale dA dobbiamo conside-
rare, notiamo che B dipende solo da x quindi ricordando che nel calcolo dei

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flussi bisogna scegliere l’elemento infinitesimo su cui B sia uniforme in que-


sto caso l’elemento deve essere una striscia parallela all’asse y (x=costante)
RL RL
la cui area sarà dA = Hdx. Pertanto ΦB = 0 B Hdx = 0 4t2 x2 Hdx =
3
4t2 H[ x3 ]L 2
0 = 72t Solo adesso possiamo procedere alla derivazione rispetto
al tempo!
dΦB
E= = 72 · 2t = 144 t
dt
Pertanto al tempo di 0.1 s si ha E = 14.4 V Il flusso si deve opporre alla
variazione di B (entrante) che aumenta con il tempo, quindi il verso della
corrente sarà coerente con un campo magnetico indotto che si oppone a B
ovvero uscente quindi il verso della corrente è antiorario

8.2-origine della fem indotta e del campo elettrico indotto

8.2-origine della fem indotta e del campo elettrico


indotto
Esplicitiamo la legge di Faraday per evidenziare meglio il legame tra E e B:
I Z
~ i · d~ ∂ ~ · ûn dΣ
Ei = E s=− B
C ∂t Σ

dove in base alle considerazioni fatte per il flusso di B nel precedente capitolo,
Σ è una qualunque superficie che si appoggi alla linea C. Analizziamo quindi
ora alcune delle situazioni che portano alla realizzazione dell’equazione di
sopra a partire dalla situazione in cui B è fisso e la variazione di flusso deriva
dal movimento di un conduttore.

Conduttore in movimento in regione con campo magnetico uni-


forme

Conduttore in movimento in regione con campo


magnetico uniforme
Supponiamo ad esempio una spira viene levata da una regione con campo

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magnetico come in figura Se


tiriamo la spira a velocità costante bisogna applicare una forza F e la potenza
necessaria a questo movimento è P = F v. Muovendo la spira però cambia
il flusso quindi avremo une fem indotta. Indichiamo con x la parte di spira
immersa nel campo allora ΦB = B L x per cui E = dΦ dt = B L dt =
dx

B L v. Per trovare la corrente dobbiamo sapere la resistenza R del circuito


E
ei= R = BR L v
. Qual’ è la forza necessaria a muovere la spira a velocità
costante? Appena si muove la spira circola corrente allora su ogni spira
compare una forza di Lorenz per cui sui tre lati in figura compariranno le
forze con i versi in figura. Chiaramente la forza netta si oppone (legge di
Lenz) al movimento che comporta una variazione di flusso di B. Per avere
una velocità costante occorre una forza che sia uguale e opposta a F1 in
2 2
figura e F1 = iLB = B RL v . Quindi la potenza meccanica spesa per questo
2 2 2
moto è P = F v = B LR v e quella spesa sulla resistenza del circuito è
2 2 2
P = R i2 = B LR v ovvero esattamente uguali. In definitiva il lavoro per
spostare la spira nel campo magnetico è convertito in energia termica (eff.
Joule). Esattamente identica è la situazione in cui la spira è sotituita da
una sbarra che si muove su un binario.

Secondo esempio: circuito fisso, campo B variabile nel tempo

Secondo esempio: circuito fisso, campo B variabile


nel tempo
Vediamo il secondo caso, in cui il circuito è fisso ma B è variabile nel tempo.
Anche in questo caso la legge di Faraday produce un risultato. Supponiamo
sia una spira circolare allora si ha Φ(B) = BΣ = Bπr2 per cui si ottiene che
I
Ei = E~ i · d~
s = 2πrEi =
C
dΦ(B) ∂B
− = −πr2
dt ∂t

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da cui Ei = − 12 r dΦ(B)
dt Da notare che questo campo elettrico indotto esi-
ste anche in assenza di un circuito conduttore nel quale poi scorra
una corrente. Infatti se mettessimo un elettrone libero nel punto in cui si
riscontra il campo di sopra esso verrebbe accelerato, tuttavia la differen-
za sostanziale rispetto ai campi elettrostatici, risiede nel fatto che linee di
campo si richiudono e tale campo non è conservativo.

8.3-Applicazioni della legge di Faraday

8.3-Applicazioni della legge di Faraday

Attrito elettromagnetico-freno elettromagnetico


Consideriamo la situazione in cui una sbarretta si muove in una regione con
campo magnetico uscente, la sbarretta si muove nel verso positivo dell’asse
x con velocità costante v. Indichiamo con R la resistenza del circuito ed r
quella della sbarretta. Abbiamo che E = − dΦ dx
dt = −B L dt = −B L v
E BLv
per cui la corrente nel circuito è i = R+r = − R+r ma sulla barretta agirà
~ ~ B 2 L2
una forza di Lorentz data da F = iL ∧ B = − r+R ~ v quindi per procedere
~ ~
a velocità costante occorre una F ext = −F possiamo pensare la F agente
sulla barretta come una forza frenante sul movimento della barretta che per
essere mantenuta a velocità costante necessita di un forza esterna che deve
2 L2
spendere una potenza pari a P = F ~ ·~
v = Br+R v2

generatore di corrente alternata


Consideriamo una spira rettangolare che ruoti con velocità angolare ω at-
torno ad un asse verticale passante per il suo centro. All’istante t generico
la spira forma un angolo θ con la direzione del campo magnetico per cui il
flusso è
Z
Φ(B) = ~ · ûn dΣ = BΣ cos θ = BΣ cos(ωt)
B
Σ
per cui la fem indotta dalla sua rotazione è
dΦ(B)
Ei = − = ωBΣ sin(ωt) (1)
dt
la fem indotta quindi ha una variazione sinusoidale con una pulsazione
coincidente con la velocità angolare.

correnti Foucalt
-to be updated (vedi libro)-content...

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Legge di Felici

Legge di Felici

Legge di Felici
Se una spira di resistenza R viene mossa in un campo magnetico in essa
E
scorre corrente data i = R = − R1 dΦ(B)
dt se allora vogliamo calcolare la carica
che è complessivamente fluita nella spira tra due istanti di tempo dobbiamo
integrare:
Z t2 Z Z
1 t2 dΦ(B) 1 t2 Φ1 − Φ2
q= idt = − dt = − dΦ = −
t1 R t1 dt R t1 R
relazione che è detta legge di Felici in altre parole la carica che è fluita non
dipende dalla specifica legge con cui varia il flusso ma solo dalla variazione
complessiva.
La legge permette una semplice misura di flussi o di campi magnetici
attraverso le bobine per esempio: se abbiamo una bobina di N spire, B
uniforme il flusso è Φ = N BΣ. Se togliamo la bobina dalla zona in cui c’ è
campo magnetico si avrà Φ = 0 per cui la variazione complessiva è
Φ1 NBΣ qR
q= = ⇒B=
R R nΣ

8.4 Autoinduzione

8.4 Autoinduzione
Qualunque circuito percorso da corrente produce un campo magnetico che
si può dedurre utilizzando la legge di Ampere-Laplace. Il flusso di questo
campo è ovviamente anche concatenato a se stesso, per cui in questi casi si
parla di autoflusso e quindi sarebbe dato da:
Z I
µ0 i d~
s ∧ ûr
Φ(B) = ( ) · ûn dΣ
Σ C 4π r2
dove Σ è una qualunque superficie (aperta) che abbia C come contorno. Di
conseguenza sia B che il suo flusso vengano ad essere dipendenti dalla i del
circuito per cui possiamo scrivere complessivamente:
Φ(B)
Φ(B) = Li ⇒ L =
i

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ed L viene detto il coefficiente di autoinduzione o induttanza Unità


weber
di misura di L:[L] = ampere = henry Notare che nel calcolo di L se la spira
ha N avvolgimenti il flusso va moltiplicato per N.

Esempio 8.4 Induttanza di un solenoide

Esempio 8.4 Induttanza di un solenoide

Induttanza di un solenoide
Per il solenoide B = µ0 n i e B è diretto secondo l’asse quindi N ΦB =
N B A = (n L)µ0 n i A per cui L = µ0 n2 L A (L la lunghezza del
solenoide ed A la sua sezione).

Induttanza toroide
Per il toroide B = µ2πr
0N i
ed è solo attraverso la sua sezione. Supponiamo la
sezione rettangolare di lati a(altezza) e b(nella direzione radiale), allora per
R R+b 0 N i
una spira si ha Φ(B) = R µ2πr (adr) = µ02π
N ai
ln R+b
R da moltiplicare per
N Φ(B) µ0 N 2 a
N. Di conseguenza L = i = 2π ln R+b
R
Nei circuiti caratterizzati da un valore di L, comparendo una autoindu-
zione allora quando la corrente nel circuito non è costante si ha una varia-
zione di flusso nel tempo e quindi una fem indotta secondo la legge di
Faraday-Lenz:

dΦ(B) di
EL = − = −L
dt dt
Il dispositivo che possiede un valore di L è detto induttore. Un prototipo
di questo è il solenoide ed il simbolo dell’induttore (o induttanza) ricorda il

solenoide Un circuito con induttanza non nulla è detto


induttivo e ha un comportamento circuitale che vediamo nella prossima
sezione.

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Nicola GigliettoA.A. 2013/14 4 8.4- CIRCUITI RL

Parte II

4 8.4- Circuiti RL
31.9- Circuiti RL

Nel circuito in alto abbiamo inizialmente il circuito


staccato, quindi i=0. Appena colleghiamo tramite l’interruttore, il circuito
R-L, la corrente aumenta e l’induttanza risponde con una fem autoindotta

opposta come in figura Dalla legge delle maglie troviamo


cheE − R i − L ddti = 0 che è un’eq. differenziale simile a quella del circuito
t
E −
RC. La soluzione è i = R (1 − e τL ) che parte da valore nullo per arrivare
E L
lentamente al valore a regime (dopo 5 volte τL ) i = R . Il valore di τL = R .

8.5 - Energia immagazzinata

8.5 - Energia immagazzinata


L’equazione di prima E = R i + L ddti si può utilizzare per vedere la potenza
erogata: infatti moltiplichiamo ambo i membri per la corrente i otteniamo
P = E i = R i2 + L i ddti = PR + PL . Quindi la potenza immagazzinata
nell’induttore è PL = L i ddti pertanto l’energia immagazzinata è P = d dtUL ⇒
d UL = P dt = L i d i Se integriamo sull’intero processo (da i=0 al valore
finale di i) si ottiene che
Z i′ =i Z i′ =i
1
UL = dUL = L i ′ d i ′ = L i2
i′ =0 i′ =0 2
che è l’energia immagazzinata nell’induttore e necessaria a creare il campo
magnetico al suo interno. Dal momento che nei solenoidi il campo magnetico

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è interno al solenoide, possiamo trovare l’espressione della densità di energia


B2
che è uL = 2µ 0
(basta esplicitare L del solenoide ideale per verificarlo)

8.6 - Mutua induzione

8.6 - Mutua induzione


Analogamente all’auto induzione come indicato nel primo paragrafo due
spire vicine generano l’una sull’altra una fem indotta. Possiamo definire
quindi il coeff. di auto-induzione in analogia con L e chiamarlo M M21 =
N2 Φ21
i1 il coeff. dovuto alla spira 2 sulla spira 1 e viceversa (M21 = M12 ).

8.7 Legge di Ampere-Maxwell

8.7 Legge di Ampere-Maxwell


Nel vuoto il campo magnetico soddisfa la condizione
I
~ · d~
B s = µ0 i c
C

con ic la corrente concatenata alla linea C su cui è calcolata la circuitazione


di B. Come abbiamo visto in precedenza per il calcolo della corrente si con-
sidera il flusso di j attraverso una superficie che si appoggia alla linea C, non
dipendendo dalla specifica superficie quando siamo in condizione di stazio-
narietà Abbiamo visto che un limite a questa situazione avviene nel circuito
RC quando si carica il condensatore, situazione per la quale abbiamo visto
è necessario definire la corrente di spostamento is = ǫ0 dΦ(E) dt . Mettendo
insieme questa considerazione si arriva alla legge di Ampere-Maxwell:
I
~ · d~ dΦ(E)
B s = µ0 (ic + ǫ0 )
C dt

che stabilisce come i campi magnetici possano essere prodotti sia da correnti
di conduzione che da variazioni temporali di flusso di campo elettrico. Se
esaminiamo il caso in cui non ci sono correnti di conduzione si ha questa
situazione:
I
~ · d~ dΦ(E) 1 dΦ(E)
B s = ǫ 0 µ0 = 2
C dt c dt

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essendo c2 = ǫ01µ0 la velocità della luce al quadrato. E possiamo notare che


questa equazione è simmetrica a
I
~ · d~ dΦ(B)
E s=−
C dt

8.8- Le equazioni di Maxwell

8.8- Le equazioni di Maxwell


Ragionando proprio sulla simmetria matematica delle equazioni ad uno
scambio dei campi E con B, Maxwell intuı̀ l’esistenza delle equazioni che
completavano la descrizione dei fenomeni elettro-magnetici estendendole alle
situazioni dinamiche nel tempo. Le equazioni di Maxwell in forma integrale
sono le seguenti:
I
~ · ûn dΣ = q
E
ǫ0

~ · ûn dΣ = 0
B
Σ
I
~ · d~ dΦ(B)
E s=−
C dt
I
~ · d~ dΦ(E)
B s = µ0 (i + ǫ0 )
C dt

La cui simmetria delle equazioni è ancora più evidente quando consideriamo


la situazione nel vuolo (q=0,i=0)

8.9-equazioni di Maxwell in forma differenziale

8.9-equazioni di Maxwell in forma differenziale


La forma differenziale delle equazioni la troviamo applicando i teoremi della
divergenza: le leggi di Gauss:

∇ ~ = ρ , ∇
~ ·E ~ ·B
~ =0
ǫ0

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Per le altre applichiamo il teorema di Stokes:


I Z Z
E~ · d~
s= ~ ∧E
∇ ~ · ûn dΣ = − ∂ ~ · ûn dΣ =
B
Σ ∂t Σ
Z ~ ~
∂B ~ ∧E ~ = − ∂B
− · ûn dΣ ⇒ ∇
Σ ∂t ∂t

che è la forma locale della legge di Faraday e la versione locale della legge
di Ampere-Maxwell con passaggi simili diventa

~ ~
~ = µ0 (~j + ǫ0 ∂ E ) = µ0~j + 1 ∂ E
~ ∧B

∂t 2
c ∂t

Conservazione della carica (dall’eq. di Maxwell)

Conservazione della carica (dall’eq. di Maxwell)


~ abbiamo che applicarlo scalarmente al
Tra le proprietà dell’operatore ∇
rotore produce un risultato nullo: ∇~ ·∇
~ ∧B ~ = 0 per cui applicando la
divergenza all’intera eq. di Ampere-Maxwell si ottiene:

~ · ~j + ǫ0 ∂ ∇
0=∇ ~ ·E
~
∂t
~ · ~j = − ∂ρ
Per cui usando la prima delle equazioni di Maxwell si ottiene: ∇ ∂t
che è detta equazione di continuità che è sostanzialmente il teorema di
conservazione della carica (integrando entrambi i membri viene evidente).

Equazioni di Maxwell e propagazione dei campi

Equazioni di Maxwell e propagazione dei campi


Le equazioni di maxwell costuiscono un insieme di eq. differenziali (esempi
visti nell’RC e nell’RL) che hanno delle soluzioni generali che rappresenta-
no la propagazione dei campi in forma di onde, già dimostrabile nel caso
in cui q=0 e i=0. Queste soluzioni prevedono anche una propagazione nel
vuoto dei campi elettrici e magnetici, e la soluzione è descritta da un’onda
che trasporta con se i campi elettrici e magnetici. Parleremo pertanto di
onda elettromagnetica la quale (per il solo fatto di avere i campi elet-
trici e magnetici) trasporta energia. Dalla soluzione di queste equazioni

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quindi discendono le proprietà delle onde elettromagnetiche in particolare


c = √µ10 ǫ0 = 3 · 108 m/s è la loro velocità di propagazione (ovvero la velocità
della luce) nel vuoto e risolvendole si derivano anche le relazioni tra i campi
e le leggi dell’ottica.

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