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2 DUE ESPERIMENTI
8.0-Introduzione
8.0-Introduzione
Abbiamo visto nei precedenti come le cariche siano origine sia di campi elet-
trici che di campi magnetici. A parte questa connessione tra i due campi a
livello di statica apparentemente non vi è nessuna connessione. Gli esperi-
menti di Faraday e di Henry misero in evidenza che in situazioni variabili
nel tempo il collegamento emerge.
Induzione elettromagnetica
Sappiamo che una spira percorsa da corrente e immersa in un campo ma-
gnetico è soggetta ad un momento torcente. Proviamo ad immaginare una
situazione simmetrica ovvero una spira (senza corrente) soggetta a momento
torcente ed immersa in campo magnetico. Quando si muove che succede? Ci
dovremmo aspettare una situazione simmetrica ovvero comparirà una cor-
rente nella spira. Il teorema che spiega questa situazione è descritto dalla
legge di Faraday.
3. il verso della corrente dipende anche dal segno del polo magnetico che
si muove (tra i due poli la situazione si inverte)
Questa corrente che compare nella spira si chiama indotta e attribuiamo la
corrente ad una fem nel circuito che chiameremo fem indotta Un secondo
esperimento riguarda due spire vicine tra loro una delle quali è collegata ad
un generatore di fem tramite un interruttore. Appena colleghiamo la spira,
se la corrente è variabile con il tempo si osserva una fem indotta
sull’altra spira. Viceversa se la corrente è stazionaria non c’ è fem indotta.
Parte I
Legge di Lenz
Legge di Lenz
Legge di Lenz
La corrente indotta dalla spira ha un verso tale che il campo magnetico
generato dalla stessa corrente indotta si oppone alla variazione di campo
magnetico che l’ha prodotta.
La legge di Lenz è quella che motiva il segno meno, ed è dovuta al
principio di conservazione dell’energia. Infatti se per assurdo non fosse
cosı̀ (ovvero la corrente indotta fosse favorevole) allora il campo magne-
tico dovuto alla corrente indotta sarebbe esattamente parallelo al centro
della spira a quello esterno. Ma una spira percorsa da corrente è equiva-
lente ad un dipolo magnetico, quindi in questo caso la spira attirerebbe a
se il magnete accelerandolo e quindi con un aumento di energia cinetica.
figura
3 Problema 31.3
Problema 31.3
Abbiamo una spira rettangolare di larghezza L=3 m e altezza H=2 m. Il
campo è variabile e non uniforme con espressione B = 4 t2 x2 ed entrante
nel foglio. Qual’ è modulo e direzione della fem indotta per t=0.1 s?
R
Dobbiamo prima calcolare il flusso di B, ΦB = B ~ · dA
~ B e A sono
in questo caso paralleli ed uscenti. Per vedere quale dA dobbiamo conside-
rare, notiamo che B dipende solo da x quindi ricordando che nel calcolo dei
dove in base alle considerazioni fatte per il flusso di B nel precedente capitolo,
Σ è una qualunque superficie che si appoggi alla linea C. Analizziamo quindi
ora alcune delle situazioni che portano alla realizzazione dell’equazione di
sopra a partire dalla situazione in cui B è fisso e la variazione di flusso deriva
dal movimento di un conduttore.
da cui Ei = − 12 r dΦ(B)
dt Da notare che questo campo elettrico indotto esi-
ste anche in assenza di un circuito conduttore nel quale poi scorra
una corrente. Infatti se mettessimo un elettrone libero nel punto in cui si
riscontra il campo di sopra esso verrebbe accelerato, tuttavia la differen-
za sostanziale rispetto ai campi elettrostatici, risiede nel fatto che linee di
campo si richiudono e tale campo non è conservativo.
correnti Foucalt
-to be updated (vedi libro)-content...
Legge di Felici
Legge di Felici
Legge di Felici
Se una spira di resistenza R viene mossa in un campo magnetico in essa
E
scorre corrente data i = R = − R1 dΦ(B)
dt se allora vogliamo calcolare la carica
che è complessivamente fluita nella spira tra due istanti di tempo dobbiamo
integrare:
Z t2 Z Z
1 t2 dΦ(B) 1 t2 Φ1 − Φ2
q= idt = − dt = − dΦ = −
t1 R t1 dt R t1 R
relazione che è detta legge di Felici in altre parole la carica che è fluita non
dipende dalla specifica legge con cui varia il flusso ma solo dalla variazione
complessiva.
La legge permette una semplice misura di flussi o di campi magnetici
attraverso le bobine per esempio: se abbiamo una bobina di N spire, B
uniforme il flusso è Φ = N BΣ. Se togliamo la bobina dalla zona in cui c’ è
campo magnetico si avrà Φ = 0 per cui la variazione complessiva è
Φ1 NBΣ qR
q= = ⇒B=
R R nΣ
8.4 Autoinduzione
8.4 Autoinduzione
Qualunque circuito percorso da corrente produce un campo magnetico che
si può dedurre utilizzando la legge di Ampere-Laplace. Il flusso di questo
campo è ovviamente anche concatenato a se stesso, per cui in questi casi si
parla di autoflusso e quindi sarebbe dato da:
Z I
µ0 i d~
s ∧ ûr
Φ(B) = ( ) · ûn dΣ
Σ C 4π r2
dove Σ è una qualunque superficie (aperta) che abbia C come contorno. Di
conseguenza sia B che il suo flusso vengano ad essere dipendenti dalla i del
circuito per cui possiamo scrivere complessivamente:
Φ(B)
Φ(B) = Li ⇒ L =
i
Induttanza di un solenoide
Per il solenoide B = µ0 n i e B è diretto secondo l’asse quindi N ΦB =
N B A = (n L)µ0 n i A per cui L = µ0 n2 L A (L la lunghezza del
solenoide ed A la sua sezione).
Induttanza toroide
Per il toroide B = µ2πr
0N i
ed è solo attraverso la sua sezione. Supponiamo la
sezione rettangolare di lati a(altezza) e b(nella direzione radiale), allora per
R R+b 0 N i
una spira si ha Φ(B) = R µ2πr (adr) = µ02π
N ai
ln R+b
R da moltiplicare per
N Φ(B) µ0 N 2 a
N. Di conseguenza L = i = 2π ln R+b
R
Nei circuiti caratterizzati da un valore di L, comparendo una autoindu-
zione allora quando la corrente nel circuito non è costante si ha una varia-
zione di flusso nel tempo e quindi una fem indotta secondo la legge di
Faraday-Lenz:
dΦ(B) di
EL = − = −L
dt dt
Il dispositivo che possiede un valore di L è detto induttore. Un prototipo
di questo è il solenoide ed il simbolo dell’induttore (o induttanza) ricorda il
Parte II
4 8.4- Circuiti RL
31.9- Circuiti RL
che stabilisce come i campi magnetici possano essere prodotti sia da correnti
di conduzione che da variazioni temporali di flusso di campo elettrico. Se
esaminiamo il caso in cui non ci sono correnti di conduzione si ha questa
situazione:
I
~ · d~ dΦ(E) 1 dΦ(E)
B s = ǫ 0 µ0 = 2
C dt c dt
~ · ûn dΣ = 0
B
Σ
I
~ · d~ dΦ(B)
E s=−
C dt
I
~ · d~ dΦ(E)
B s = µ0 (i + ǫ0 )
C dt
∇ ~ = ρ , ∇
~ ·E ~ ·B
~ =0
ǫ0
che è la forma locale della legge di Faraday e la versione locale della legge
di Ampere-Maxwell con passaggi simili diventa
~ ~
~ = µ0 (~j + ǫ0 ∂ E ) = µ0~j + 1 ∂ E
~ ∧B
∇
∂t 2
c ∂t
~ · ~j + ǫ0 ∂ ∇
0=∇ ~ ·E
~
∂t
~ · ~j = − ∂ρ
Per cui usando la prima delle equazioni di Maxwell si ottiene: ∇ ∂t
che è detta equazione di continuità che è sostanzialmente il teorema di
conservazione della carica (integrando entrambi i membri viene evidente).