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Ilaria

In viaggio verso la

SALUTE

8 ricette dal
mondo

8 tappe
fondamentali
per ritrovare
benessere e
energia
attraverso
il cibo

centro yoga
centro yoga
Negli ultimi anni ho visitato molti luoghi e mi sono immersa
nella cultura di città occidentali ed orientali, scoprendo te-
sori antichi e moderni.

Il mio amore spassionato per la cucina mi ha portata, però,


a porre sempre l'attenzione su una delle cose che più amo
nella vita: il cibo. Avere modo di sperimentare sapori e gusti
dai paesi del mondo, potendo assaporarne l'autenticità, ri-
entra sicuramente tra i motivi principali per cui viaggio.

Chiaramente, rispetto sempre la mia scelta vegetariana e


cerco di mantenere il mio stile di vita il più possibile salutare
anche da turista.

Così, visto il delicato momento storico che stiamo attraver-


sando e la conseguente chiusura delle frontiere, ho pensato
di accompagnarti nei miei viaggi e darti modo di provare
alcune delle cucine del mondo direttamente a casa tua.

Dopo un breve racconto della mia personale avventura nel


luogo di cui parlo, ti offro la mia ricetta (vegan e sana) di un
piatto tipico che ho avuto modo di assaggiare proprio lì!
Ti accompagno, passo passo, in quelle che vogliono essere
proposte di pietanze buone, benefiche e veloci.

Tutto ciò che ti occorre lo trovi nel tuo frigo e nelle mensole
di casa tua, ma gli odori che nasceranno grazie ai tuoi fornel-
li ti faranno evadere in luoghi lontani.

Questa piccola raccolta vuole essere un viaggio gastronomi-


co in luoghi diversi e magari molto distanti da noi, ma vuole
anche essere uno spunto per percorrere i primi e fondamen-
tali 8 passi per condurre una vita all’insegna della salute e
della consapevolezza!

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New York: la città che non dorme mai, dove
puoi trovare i sapori che vuoi a qualsiasi ora
del giorno e della notte.

ll nostro viaggio culinario parte quindi da


Ovest, dalla città dove è possibile essere tra-
volti da scie di odori di pietanze, di ogni gene-
re, ad ogni orario.

Sconsiglio di visitare New York a chi non vuo-


le prendere qualche Kg, perchè le tentazioni
sono dietro (anzi davanti!) ad ogni angolo e la
varietà di opzioni legate al cibo è tale da far ce-
dere alle abbuffate anche il più rigido dei turisti
a dieta!

Ciò che più mi ha colpito di New York è stata


la possibilità di trovare molto spesso ristoranti
specificatamente vegani, che servono piatti di
ogni provenienza (come https://beyondsushi.
com/, una famosa catena che serve solo “ve-
gan sushi”), e che su ogni menù degli eserci-
zi pubblici più tradizionali siano innumerevoli
e sempre molto vaste e gustose le alternative
vegetariane o 100% vegan.
I supermercati sono, poi, un vero e proprio
paradiso per l’italiano che ha scelto di seguire
uno stile di vita sano e cruelty free. Varcando
le bussole dei supermarket, all’interno delle
corsie vegetariane o vegane, ci si trova di fron-
te a settori di ogni genere: dall’Ayurvedico al
crudista, dal macrobiotico a quello plant ba-
sed orientale o etnico. Una meraviglia per chi,
come me, in Italia si trova spesso a dover gira-
re 3 negozi diversi alla ricerca degli ingredienti
necessari per una sola ricetta vegan.

La prima ricetta dal mondo che vi propongo è


un must della colazione americana ma...ovvia-
mente...in versione VEGAN!
Siete pronti ad immergervi nel brunch della co-
smopolita e insonne città di New York?

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Preparazione: 10 minuti
Cottura: 10 minuti
Porzioni: a seconda della circonferenza dai 5 agli 8 pancakes

Ingredienti:

70 gr di farina semi integrale (o integrale)

30 gr di farina di grano saraceno

1 banana matura

1 cucchiaino di lievito per dolci (può essere vanigliato oppure


no. Se non è vanigliato si può aggiungere un pizzico di vaniglia
bourbon se la si possiede)

1 pizzico di sale

1 pizzico di cannella (facoltativa)

120 ml di latte vegetale a scelta (io ho utilizzato quello di avena)

q.b di olio di cocco (o di altro tipo) per ungere la padella

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Preparazione:

1.  Schiacciare la banana in una terrina rigorosamente con le mani


(ovviamente scherzo, ma per chi vuole coinvolgere i propri bambini in
cucina questo può essere un buon incentivo. Sappi anche che lavorare
gli alimenti con le mani per l'Ayurveda è importante...pensa che in In-
dia è ancora comune mangiare senza posate);

2. Versare nella terrina le farine, il lievito, il sale e la cannella;

3. Aggiungere il latte vegetale


...e a questo punto ti svelo il segreto da utilizzare quando si fanno com-
posti di questo tipo: la quantità di latte non è certamente definibile a
priori (anche se ti ho fornito una quantità approssimativa per aiutar-
ti)! Questa può dipendere dalla farina che si usa, dalla stagione, dalla
grandezza della banana e, dunque, è necessario aggiungere il latte un
po' per volta per essere certi di raggiungere la giusta densità (che in
questo caso deve essere simile a quella di una crêpes);

4. Ungere leggermente con l’olio di cocco (o di altro tipo) una padella


antiaderente
...non si deve versare tanto olio come se si volesse friggere, basta un-
gere la superficie;

5. Aiutandosi con un mestolo versare una quantità di impasto adegua-


ta alla circonferenza della padella e lasciare che la pastella si allarghi
fino ad avere una forma il più possibile circolare;

6. Far dorare il pancake su entrambi i lati;


ILAdvisor:
Come capisco quando si può girare il pancake? Quando questo si sol-
leva facilmente dalla padella con l'aiuto della spatola.

7. Impilare i pancake uno sopra all’altro;

8. Farcire con sciroppo d'acero o con ciò che più ti piace: frutta e
cannella, crema al cioccolato e nocciole tritate, ecc... (io ho utilizzato
fragole, sciroppo d’acero e fiori d’acacia);

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New York: la città che non dorme mai, dove
puoi trovare i sapori che vuoi a qualsiasi ora
del giorno e della notte.

PATATE
GAURANGA
L’India: per trovare la pace interiore nella con- L’amore per lo Yoga e la sete di conoscere a
fusione esteriore. Tra templi, preghiere, colori fondo questa millenaria disciplina nella sua au-
e clacson, un viaggio che si àncora nella pro- tenticità mi hanno spinta a visitare la maggior
fondità del cuore e dell’anima. parte dei luoghi di pellegrinaggio dell’India
Vedica. Potrei soffermarmi a parlare delle città
indiane per ore ed ore: non c’è un solo viaggio
in quella complessa realtà che non mi abbia
donato o insegnato qualcosa di infinitamente
importante.

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Ma torniamo al nostro percorso gastronomico!
La tradizione culinaria indiana è antica e com-
plessa, caratterizzata da colori caldi, spezie,
profumi e...VEGETARIANESIMO (a tal propo-
sito consiglio a tutti la visione del meraviglioso
film “Il Vegetariano” di Roberto San Pietro, gi-
rato tra l’India e le campagne sul Po’). Esatto,
tradizionalmente l’India è vegetariana, non ve-
gana. Nei villaggi, infatti, possedere una muc-
ca (animale considerato tutt’oggi sacro dal
popolo indiano) costituisce la ricchezza di una
famiglia. Con il latte di questo animale trattato
con reverenza e immenso rispetto, un pò di
riso, di farina, di verdura, di frutta, di spezie e
di zucchero, gli indiani sono in grado di pre-
parare innumerevoli pietanze sempre gustose
e creative, dai colori accesi e dall’odore pun-
gente di aromi affascinanti.
Gli onnivori convinti dovrebbero andare in In-
dia solo per realizzare quanti piatti buonissimi
e sempre diversi si possono creare con ingre-
dienti “poveri” e totalmente vegetariani.

Pensate che nella maggior parte delle cit-


tà indiane, al contrario di quanto avviene nei
Paesi occidentali, nelle vetrine o sulle porte
dei ristoranti, viene segnalato esplicitamente
se il posto non è vegetariano e serve, quindi,
anche carne (mai comunque di mucca). Inol-
tre, in molti dei ristoranti all’interno dei quali
viene proposta la carne, la cucina “onnivora”
è separata da quella in cui si preparano piatti
vegetariani.

La seconda ricetta dal mondo che vi propongo


è quella delle PATATE GAURANGA (si legge
“Goranga”): un piatto meno speziato rispetto
a tante altre pietanze indiane e che, più che
ai clacson e alla confusione delle strade, mi ri-
porta la memoria ai templi ed alla dolcezza e
delicatezza dei sorrisi dei devoti Vaishnava.
La parola indiana “Gauranga” significa “Dora-
to” e fa riferimento a Chaitanya Mahaprabhu,
un’avatara (incarnazione di Dio in forma uma-
na) dalla carnagione dorata che ha vissuto in
India ai tempi di Cristoforo Colombo.
Preciso che la ricetta originale delle patate
Gauranga prevede burro e panna, ma pur-
troppo noi non abbiamo le mucche felici che
crescono accudite con amore nel nostro giar-
dino, per cui quella che vi sottopongo è la mia
versione VEGAN! Questa mia ricetta veloce e
light piace davvero a tutti in famiglia!

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Preparazione: 15 minuti
Cottura: 20 minuti
Porzioni: per 3 persone

Ingredienti:

3 patate grandi o 6 patate medie

1 confezione di panna vegetale di soia (200/250 ml)

1 cucchiaino di curcuma

1 cucchiaino di sale

1 cucchiaino di curry

1 pizzico di pepe nero

Mezzo rametto di rosmarino

1 cucchiaio di Olio Evo

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Preparazione:

1. Tagliare a fettine sottili le patate e disporle su una pirofila coperta


da carta da forno fino a formare uno strato sottile.
ILAdvisor: non sovrapporre mai più di 2/3 fettine di patate;

2. In un piatto mescolare insieme la panna, il curry, la curcuma, il ro-


smarino tritato, il sale, il pepe e un cucchiaio di Olio Evo;

3. Versare il liquido sulle patate ed accertarsi che siano tutte ricoper-


te/bagnate dalla crema (se le ricopri di crema utilizzando le mani, le
unghie diventeranno arancioni per via della curcuma, proprio come
quelle delle donne indiane! );

4. Una volta riscaldato il forno inserirvi la pirofila e far cuocere a 180°


ventilato per 20 minuti.
ILAdvisor : di solito 20 minuti sono sufficienti, ma controllare comun-
que con una forchetta che le patate siano cotte;

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CAROTE ALLA
GEORGIANA
Georgia: un’inaspettata e bellissima scoperta
tra calici di vino e pot-pourri di sapori.

Proseguiamo il nostro percorso culinario in Geor-


gia, stato post-sovietico sulle rive del Mar Nero,
situato sulla linea di demarcazione che separa
l’Europa e l’Asia.
Devo subito essere onesta e ammettere che ho
conosciuto questa meta grazie alle offerte della
compagnia aerea low-cost Ryanair e che, perciò,
non avevo veramente idea di cosa asperttarmi
una volta atterrata nel paese. Mi sono convinta

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definitivamente a prenotare il volo quando, grazie a
un pò di ricerche, ho saputo che la Georgia è famosa
per il buon cibo ed i canti polifonici georgiani. Insom-
ma, per me è stato un viaggio all’insegna dell’avven-
tura e della scoperta, giorno dopo giorno, di questo
piccolo Stato che tanto anela ad entrare a far parte
della Comunità Europea.
Tiblisi, la capitale, è una città davvero molto carina
ed a misura d’uomo. Il costo della vita nel Paese resta
ancora piuttosto basso e questo potrebbe essere un
buon incentivo per decidere di farci visita (una volta
finite le varie fasi della quarantena, ovviamente! Per
ora spero solo di aiutarti a volare lì con me grazie agli
odori provenienti dai fornelli di casa tua).

Da brava Indiana Jones del cibo quale sono, mi sono


immersa nei sapori della cucina georgiana senza
farmelo ripetere due volte. Le tradizioni culinarie di
questo piccolo paese hanno subito contaminazioni
russe e medio-orientali e sono perciò un mix di sapo-
ri e semplicità. I piatti sono sempre accompagnati da
diversi calici di vino, di cui gli abitanti della Georgia
non possono davvero fare a meno, e che bevono e
servono a tutte le ore del giorno (il primo giorno a
Kutaisi la signora che mi ha ospitato me l’ha servito
a colazione in un calice di vetro... probabilmente l’ho
delusa perchè ovviamente non l’ho bevuto).

Non so se la pietanza che vi propongo abbia un nome


specifico o sia solo un modo “georgiano” di condire
le carote crude.
Il piatto mi è stato servito per cena dalla padrona
di casa da cui ho soggiornato a Ambrolauri e con la
quale facevo molta fatica a comunicare: lei non cono-
sceva l’inglese e ci siamo affidate più che altro a
Google Translate, ai gesti e alle espressioni del viso.
La signora deve comunque aver notato la mia sod-
disfazione e il mio piacere nell’ assaporare queste
carote (piene di aglio e coriandolo) perchè me le ha
riproposte l’indomani a colazione (accompagnate an-
che da melanzane fritte, pomodori con cipolla cruda
e pane tipico: il tutto cucinato al momento e solo
per me. Insomma, una colazione da campioni che ho
tentato di finire con ottimi risultati). Di questo tipo di
pasto mattutino resta stupito soprattutto il turista ita-
liano, perchè nella maggior parte degli stati del mon-
do la colazione abituale è salata e non, invece, dolce
e piena di zuccheri.

Ecco quindi la mia versione di queste carote, molto


simile all’originale ma con qualche piccola variazione.

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Preparazione: 10 minuti
Porzioni: per 2 persone

Ingredienti:

2 carote grandi tagliate a julienne

2 cucchiai di tahin (crema di sesamo)

2 cucchiai di noci tagliate grossolanamente

2 cucchiai di olio Evo

2 cucchiai di limone

q.b di sale

Mezzo spicchio di aglio (facoltativo)

1 spolverata di Coriandolo (se non vi piace un buon sostituto


può essere il prezzemolo)

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Preparazione:

Aggiungi alle carote tagliate a julienne il tahin e le noci, condisci con


olio Evo, limone, sale e coriandolo...e gusta questa sana cruditè!
ILAdvisor: La ricetta originale prevede di aggiungere alle carote l’aglio
tagliato a fettine. Personalmente, se non ne ho voglia, taglio a metà
uno spicchio d’aglio e lo lascio riposare una mezz’ora con le carote,
per poi rimuoverlo.

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HUMMUS
DI CECI
Israele: l’immenso fascino della “terra pro- Da Tel Aviv a Gerusalemme fino in Giordania: il
messa” tra contese, deserto e sacralità. mio viaggio nella terra più contesa del mondo
resta indubbiamente uno dei più belli che abbia
mai fatto. Ho sognato, infatti, di portarci amici,
familiari, congiunti ed allievi di Yoga (magari
proprio con lo scopo di organizzare un bel “ritiro
yogico”) per poter condividere con tutti la magia
di questo luogo sacro.

Israele è la patria delle religioni monoteiste ed il


fervore spirituale che si respira tra le sue strade e
nelle sue città, soprattutto a Gerusalemme, riesce
a travolgere anche i turisti non credenti. E’ uno
Stato eclettico e infinitamente complesso ma che
seduce, inonda di energia e fa sorgere un grande
desiderio di sapere.
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Non sarei in grado di spiegare a parole
l'emozione che ho provato di fronte al
Muro del Pianto o alla Cupola della Roc-
cia, ma vi assicuro che le città ed i diver-
sissimi paesaggi di Israele meritano un
posto in cima alle liste di “luoghi da non
perdere”.

Anche la cucina israeliana, come la sua


storia e la sua cultura, è eclettica e vivace.
Se c’è un piatto che non manca mai sulle
tavole dei ristoranti è l’hummus di ceci:
un antipasto freddo di cui Israele, Egit-
to, Grecia e Libano rivendicano l’origine.
Insomma, una pietanza contesa proprio
come la terra promessa!
La prima cena che ho consumato a Ge-
rusalemme è stata, appunto, a base di
hummus in un locale piccolo ma mol-
to accogliente dal nome “Hummus Ben
Sira”. Gestito da alcuni ragazzi e molto
amato anche dai giovani del luogo, que-
sta chicca a due passi dalla città vecchia
serve hummus di tutti i tipi, accompagna-
to da gustosi falafel e soffice pita.
L’Hummus assaggiato ripetutamente sia
a Tel Aviv che a Gerusalemme (inutile dire
che viene servito anche a colazione) e ri-
trovato, poi, in Giordania, ha un sapore
deciso: poco limone, niente aglio (per
fortuna!) e molto tahin. Ora te ne ripro-
pongo la ricetta, semplicissima e molto
veloce, ma che è in grado di dare quel
tocco in più al vostro aperitivo o ai vostri
pasti.

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Preparazione: 10 minuti
Porzioni: per 3 persone

Ingredienti:

1 confezione di ceci già pronti


ILAdvisor: se si vuole un hummus molto cremoso si devono toglie-
re le bucce dei ceci uno ad uno (sarà un po’ come meditare )

2 cucchiai di tahin (crema di sesamo)

Mezzo limone spremuto

q.b sale

1 cucchiaio di Olio Evo

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Preparazione:

Semplicemente metti tutto nel frullatore o nel mixer e premi “on”!


Guarnisci poi la crema con ciò che desideri, come ad esempio prezze-
molo, paprika o chicchi di melagrana.
La melagrana è, tra l’altro, presente in abbondanza nella Terra promes-
sa. Questo frutto è un simbolo ricorrente nella cultura ebraica. Quando
la Bibbia descrive Israele in un suo passo, recita: “la Terra donata da
Dio è ricca perchè Terra di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melo-
grani; Terra di ulivi, di olio e di miele.”

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LENTICCHIE
AL COCCO
Arcipelago delle Seychelles: il paradiso
terrestre a cavallo dell’Equatore.

Dico sempre che sono i viaggi che scel-


gono noi e non, invece, noi che sceglia-
mo i viaggi! Tanto è vero che ho scoperto
casualmente anche questa destinazione,
stupendomi del fatto che viaggiare low
cost sia possibile anche nelle spiagge in-
contaminate e favolose delle Seychelles.
Com’è possibile? Come ho fatto io: pre-
notando il volo durante la loro stagione
delle piogge (Febbraio/Marzo), soggior-
nando in un piccolo appartamento messo
a disposizione da una persona del luogo
e mangiando a casa, cucinando con in-
gredienti comprati nei market o, in alter-
nativa, acquistando cibo tipico nei piccoli
locali take away (dove tra l’altro anche
molte persone del luogo si servono). E’
proibitivo, invece, mangiare fuori! La pri-
ma sera io ed il mio compagno, stanchi
e disorientati dal jet-lag, ci siamo avven-
turati in un ristorante dell’isola di Mahè,
ed abbiamo speso davvero troppo per
mangiare molto poco e piuttosto male.
Abbiamo quindi fin da subito deciso che
avremmo sfruttato la cucina del nostro
appartamento e che ci saremmo concessi
le, ahimè troppo poche, specialità tipiche
vegetariane offerte dai caratteristici locali
take away: solo ed esclusivamente riso e
lenticchie rosse decorticate.
La nostra dieta durante quella splendida
e assolata settimana si è limitata a riso,
lenticchie, frutta e verdura comprate nei
market e nei banchetti locali! L’avocado è
stato un compagno immancabile durante

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ogni nostro pasto: lo coglievamo direttamente dall’albero dando dimostratazione di esserci inte-
grati perfettamente con questa vita esotica e tropicale. Anche il cocco è un frutto caratteristico di
quest’arcipelago, ma siamo stati maggiormente parsimoniosi nell’acquistarlo visto il prezzo elevato
a cui viene venduto.

L’arcipelago delle Seychelles è composto da 115 isole nel bel mezzo dell’Oceano Indiano e, con le
sue grandi palme, le gigantesche tartarughe che vagano liberamente nella natura e la spettacolare
barriera corallina, è un vero e proprio paradiso in terra!
Tra tramonti da cartolina, spiagge di sabbia bianchissima o di roccia granitica e un mare da sogno,
le Seychelles sono la meta perfetta per chi desidera staccare dalla frenesia della vita quotidiana e
regalarsi un pò di relax.

Il piatto che vi propongo mi riporta direttamente là e mi permette di sognare un pò. Sappiate che
questa pietanza si può consumare anche durante le stagioni calde grazie all’utilizzo del cocco che
la rende fresca e che, comunque, queste lenticchie sono buonissime anche mangiate a tempera-
tura ambiente.

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Preparazione: 15 minuti
Cottura: 30 minuti
Porzioni: per 4 persone

Ingredienti:

150 g di lenticchie rosse decorticate

1 scalogno/cipollotto

1 cucchiaino colmo di garam masala (o curry)

1 cucchiaino di curcuma

q.b di Olio di sesamo (l’olio extra vergine di oliva non esiste
alle Seychelles, ma se non hai in casa quello di sesamo puoi
tranquillamente utilizzare l’Olio Evo)

q.b di sale

1 pizzico di pepe nero

500 ml di acqua calda

4 cucchiai di cocco in scaglie

3 o 4 foglie verdi: di spinaci o bietole o di ravanelli (facoltative)

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Preparazione:

1. Tritare finemente lo scalogno;

2. Scaldare un filo d’olio in una larga padella ed unire le spezie in


polvere (gran masala o curry + curcuma);

3. Dopo pochi secondi unire lo scalogno tritato ed aggiungere 2 cuc-


chiai d’acqua calda;

4. Soffriggere a fiamma media per alcuni minuti e salare leggermente;

5. Aggiungere le lenticchie e il pizzico di pepe;

6. Fare tostare le lenticchie qualche minuto e poi versare 300 ml di


acqua calda;

7. Abbassare la fiamma e lasciare cuocere il tutto per 10/15 minuti


con il coperchio;
ILAdvisor: controllare che le lenticchie non si attacchino alla padella o
brucino.

8. Una volta passati i 10/15 minuti, aggiungere i 4 cucchiai di cocco in


scaglie e l’acqua calda avanzata;

9. Coprire nuovamente e lasciare cuocere per altri 10 minuti;

10. Una volta passati i 10 minuti, aggiungere le foglie verdi e far cuo-
cere nuovamente il tutto per 3 minuti con il coperchio;

11. Spegnere la fiamma e regolare di sale;

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TZATZIKI
Grecia: dove “è tutto molto greco!” La Grecia ha sicuramente dei tratti identificativi
che tutti conosciamo: dalla musica folkloristica ai
colori bianco e blu delle case vicine al mare, dalle
piccole strade ghiaiate alla meravigliosa vegeta-
zione mediterranea.

Io sono stata a Santorini, un’isola vulcanica mol-


to affascinante e ricca di storia, di archeologia e
di tramonti sul mare da mozzare il fiato! I colori

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predominanti sono, appunto, il bianco dei
muri delle case, il blu dei tetti e delle por-
te, l’azzurro limpido dell’acqua del mare, il
rosso scuro della terra, il verde della ricca
vegetazione ed, immancabile, il giallo che,
con il passare delle ore, sfuma in arancio del
sole. Una sola parola per descrivere questo
connubio di colori: WOW!

L’eruzione vulcanica avvenuta intorno al


1496 a.C, che ha creato l’isola di Santorini
che conosciamo oggi, sembra aver ispirato
certi miti greci e fornito la base a Platone
per la narrazione del mito di Atlantide. Pare
che la mitica isola di Atlantide possa venire
identificata proprio con questa isola appar-
tenente all’arcipelago delle Cicladi e circon-
data dal Mar Egeo.

Passando alla cucina greca, questa si avvale


quasi esclusivamente di prodotti mediterra-
nei tipici come, ad esempio, le olive e l’olio
di oliva, le zucchine, i pomodori, le melan-
zane, i peperoni, i cetrioli e l’aglio. I piatti
greci sono sempre accompagnati dalla pita,
il tradizionale pane di farina di grano.
Per i vegetariani è quindi piuttosto sempli-
ce saziarsi nei ristorantini e nelle classiche
taverne greche...e quasi mai si resta delusi!

Una piccola curiosità riguarda la nascita del


cappello da chef bianco che viene oggi
adottato nel mondo: il suo uso ha origine
proprio nei monasteri medioevali greci,
dove i cuochi lo indossavano bianco per di-
stinguersi dagli altri monaci che lo portava-
no nero.

Il piatto che vi propongo dalla Grecia è la


famosa salsa Tzatziki, chiaramente in chiave
vegana, quindi con lo yogurt di soia al posto
di quello greco, ma dallo stesso profumo di
mare, di sole e di “grecità”.

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Preparazione: 10 minuti
Porzioni: per 2 persone

Ingredienti:

1 cetriolo

250 gr di yogurt di soia al naturale (fai molta attenzione a non


comprare quello zuccherato)

2 cucchiaini di aceto di mele

1 spicchio di aglio (al posto dell’aglio si può usare anche l’erba
cipollina tritata)

q.b di sale

q.b di pepe

qualche foglia di menta per decorare (facoltativa)

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Preparazione:

1. Tagliare a julienne il cetriolo, aggiungere un pò di sale e lasciare


scolare l’acqua in eccesso qualche ora (o solo una mezz’ora se si è di
fretta).
ILAdvisor: questo passaggio si può anche saltare se la salsa si consu-
ma subito e non si deve conservare;
Il cetriolo può essere anche tagliato a piccoli cubetti ma, ovviamente,
più sarà tagliato fine più si amalgamerà meglio al tutto;

2. Aggiungere il cetriolo allo yogurt di soia;

3. Versare i 2 cucchiaini di aceto e aggiungere l’aglio (tritato a pezzetti


oppure lasciato riposare una mezz’oretta nella salsa per poi toglierlo
prima di servirla) o l’erba cipollina;

4. Regolare di sale e di pepe e mescolare bene la crema;



5. Se si desidera, decorare con qualche foglia di menta...e gustare!

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LA RICETTA
CHE NON TI
ASPETTI
Londra: una vivace e ricca metropoli sulle ma ma molto verde (i famosi prati all’inglese si
sponde del Tamigi. possono ammirare un pò ovunque).

Tutto ciò che avevo studiato nei libri di scuola


rispetto a Londra, o che mi era stato raccontato
La capitale della Gran Bretagna nasce in fun- da amici e parenti che avevano visitato la città,
zione del commercio, si sviluppa grazie alla na- è risultato vero: dall’educazione, la gentilezza
vigazione e cresce per via dell’industria espor- e il perfezionismo della popolazione inglese
tando i suoi prodotti in tutti i continenti. alla stravaganza di alcuni soggetti eccentrici e
interessanti che è possibile incontrare in me-
Una delle prime cose che mi è saltata all’occhio tropolitana o in giro per strada, dal clima bal-
è che Londra è una delle capitali europee più lerino e prevalentemente nuvoloso e piovoso
cosmopolita al mondo. E’ una città multietnica alla ricchezza storica, culturale e artistica che
ma sicuramente ben caratterizzata, affollatissi- possiede.

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Insomma, Londra è una città molto vivace e piut-
tosto affascinante; merita sicuramente una visita!

Dopo aver portato mio figlio al negozio di Harry


Potter, tappa che non poteva proprio perdersi e
motivo principale del suo viaggio a Londra, stava-
mo camminando per alcuni vicoli del centro sto-
rico quando ci siamo imbattuti in un banchetto
molto colorato a cui era appeso un cartello scritto
a mano che riportava le parole “VEGAN COOKIE
DOUGH”.
Attratta dalla parola “vegan” e da vari contenitori
colorati ricolmi di frutti di bosco, more, fragole,
banane, amarene e altri tipi di (sempre) bellissima
frutta e, ancora, di Oreo, di praline e di ciocco-
lata, mi sono avvicinata ed ho cercato di capire
che cosa vendesse il ragazzo un po’ punk e molto
sorridente al di là del banco. Per capire di cosa
si trattasse mi è venuto in aiuto Google Transla-
te, insegnandomi che la parola “Dough” sta per
“Impasto”. Dunque: “IMPASTO DI BISCOTTO
VEGANO”. Scopro così, con qualche ricerca in
più nel magico mondo di internet, che consuma-
re l’impasto crudo dei biscotti è molto in voga in
Inghilterra (ed anche in America) e, visto che in
questo caso si trattava di un impasto vegano, de-
cido di provare! Sul banchetto vedo diversi con-
tenitori colorati pieni di questi preparati di diversi
gusti, e richiedo subito quello che più mi ispira.
Mi viene servito in una piccola coppetta come
fosse gelato, con la possibilità di decorarlo con
una o più guarnizioni a scelta tra frutta, praline,
cioccolato, ecc...
Nonostante non avessi assolutamente fame, per
me è stato d’obbligo comprare una coppetta di
questo vegan cookie dough! Non ricordo esat-
tamente il gusto che ho scelto, ma ricordo che
ne sono rimasta pienamente soddisfatta e che mi
sono tornate alla memoria tutte quelle volte in cui
mia nonna mi faceva “piluccare” le ciotole in cui
preparava l’impasto dell’immancabile ciambella
della domenica (all’epoca non vegana)!

A casa, quindi, ho cercato di riprodurre questo


“vegan cookie dough”, ovviamente in versione
salutista (non garantisco che quello londinese
fosse altrettanto sano).

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Preparazione: 20 minuti
Porzioni: per 4 persone

Ingredienti:

1 confezione di ceci già pronti (260 gr)

50 gr di gocce di cioccolato fondente

70 gr di sciroppo d’acero

4 cucchiai di burro d’arachidi

1 pizzico di vaniglia in polvere

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Preparazione:


1. Scolare e sbucciare i ceci;

2. Aggiungere ai ceci lo sciroppo d’acero, il burro d’arachidi e il piz-
zico di vaniglia;

3. Frullare con il minipimer il tutto accertandosi che il composto si
amalgami molto bene;
ILAdvisor: controlla sempre che TUTTI i ceci siano frullati;

4. A composto pronto aggiungi le gocce di cioccolato;

Sono certa che ti sorprenderà il buon sapore del composto: il gusto


della vaniglia e del burro d’arachidi va a coprire quasi del tutto il sapo-
re dei ceci.
Come ogni impasto crudo, però, è possibile consumarne solo in pic-
cole quantità prima che risulti troppo pesante. Quindi, se vorrai dare
una seconda opportunità al composto che ti resta e che non riesci a
terminare da crudo, potrai trasformarlo in piccole palline schiacciate
e cuocerle in forno ventilato a 180° per 25 minuti. Otterrai in questo
modo dei piccoli biscottini senza glutine, ricchi di fibre, con pochi gras-
si e quasi sugar free!
Essendo i ceci l’ingrediente principale della ricetta, non aspettarti che
questi biscotti siano perfetti per l’inzuppo; sono, però, uno spuntino
goloso, sano e leggero per grandi e piccini!

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IL FRULLATO
CHE TI
STUPIRÀ
Turchia: terra di confine tra Occidente e La Turchia è considerata da sempre il crocevia tra
Oriente e culla della civiltà dalla storia Europa ed Asia e, grazie alla sua posizione stra-
millenaria. tegica, è sicuramente la culla delle più antiche
civiltà del bacino del Mediterraneo. In Turchia è
possibile ammirare i resti dell’epoca ellenistica, di
quella romana ed, infine, di quella bizantina.
Ricca di siti archeologici e con un’immenso patri-
monio storico, artistico e culturale, questo Stato
continua ad attrarre sempre più turisti, invoglia-
ti soprattutto dai fantastici paesaggi (tra mare e
montagna) di cui è possibile godere a prezzi mol-
to accessibili.

Per quanto mi riguarda, purtroppo ormai sono


passati parecchi anni dal mio viaggio in questa

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terra dalle radici ottomane ed i miei ricordi sono
un pò sbiaditi. Ciò che mi giunge immediatamen-
te alla memoria, però, è l’odore del caffè turco, il
tè servito in piccoli bicchierini di vetro a tutte le
ore del giorno, i cespugli di bouganville dai colori
accesi e bellissimi ed il sapore di aneto in ogni
piatto che abbiamo assaggiato (rimasto indelebi-
le sulle papille gustative del mio compagno che,
dopo quel viaggio, di aneto non ha più voluto
sentir parlare!). Ai tempi rimasi molto colpita dal-
le colazioni a base di olive, cetrioli, pomodori e
peperoni che ci venivano servite o offerte; oggi,
chiaramente, mi stupisco quando avviene il con-
trario.

Ricordo bene, però, un’ esperienza molto diver-


tente che abbiamo vissuto a causa di un frain-
tendimento linguistico con la nostra guida russa.
Avevamo prenotato un tour organizzato che da
Bodrum ci avrebbe dovuto portare a Pamukkale,
un sito naturale patrimonio dell’Unesco conosciu-
to come “castello di cotone” per via delle terraz-
ze digradanti di bianco calcare che ospitano pic-
cole piscine di acque termali. A causa del nostro
inglese imperfetto, di una guida russa dall’accen-
to che non ha aiutato la nostra comprensione e
dell’impossibilità di interpellare Google (in quan-
to, in quegli anni, non c’era ancora il Roaming in
Europa), prima di giungere a Pamukkale, siamo
finiti ad una sfilata di moda di abbigliamento e
accessori in PELLE! Completamente inconsape-
voli, seguendo la nostra guida ed il gruppo a cui
eravamo accorpati, ci siamo seduti in un locale, la
luce si è spenta e, ad un certo punto, si è aperto
il sipario ed è cominciata una sfilata che nulla ave-
va da invidiare a quella dei Forrester di Beautiful!
Immagina la nostra “incredulità vegetariana” nel
realizzare che eravamo di fronte allo spettacolo
di una conceria di pelli animali!! Se ci penso mi
viene ancora da ridere!
Il tour è poi proseguito e siamo finalmente giunti
in una delle fonti termali di Pamukkale: la pisci-
na di Cleopatra. Dopo un bagno in queste calde
acque termali, tra antiche colonne e resti arche-
ologici depositati sul fondo, ci siamo concessi un
frullato che ci ha stupiti per l’accostamento degli
ingredienti, la sua bontà e la sua semplicità!

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Preparazione: 10 minuti
Porzioni: per 2 persone

Ingredienti:

3 arancie

1 avocado

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Preparazione:


1. Spremi le tre arance;

2. Frulla l’avocado con il minipimer;

3. Mescola i due succhi...e bevi!

ILAdvisor: sai che puoi ordinare gli avocado italiani direttamente dalla
Sicilia? Vai sul sito https://www.siciliaavocado.it/ per ordinarli.

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GLI 8 PASSI
FONDAMENTALI
PER LA SALUTE

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1. MASTICARE
TANTO
AVERE CURA DI MASTICARE TANTO
“Prima digestio fit in ore” è una nota locuzione
latina della Scuola Medica Salernitana, antesigna-
na della moderna università di medicina, che tra-
dotta letteralmente significa “la prima digestione
avviene in bocca”.
Una ricerca, presentata all’ultimo Heart Associa- 2. LO ZUCCHERO
tion’s Scientific Sessions, ha evidenziato che man-
giare in fretta è associato ad un maggiore au-
mento di peso e di iperglicemia, ad un maggiore LO ZUCCHERO…. CHI LO CONOSCE
accumulo di grasso addominale e, quindi, ad una LO EVITA!!!
maggor incidenza della sindrome metabolica. Uno dei consigli sullo stile di vita stilati dal
Questo e altri studi stanno confermando quello fondo mondiale per la ricerca sul cancro
che già nel 1900 l’americano Horace Fletcher, co- è proprio quello di evitare le bevande
nosciuto come “the great masticator”, sostenne: zuccherate (tra queste ci sono anche quei
il cibo, prima di essere deglutito, dovrebbe es- succhi di frutta che contengono zucche-
sere masticato a fondo fino a quando non vie- ro) e limitare gli alimenti ad alta densità
ne liquefatto. Oltre a diventare il portavoce del calorica. Gli alimenti ad alta densità calo-
movimento della masticazione, Horace Fletcher rica sono tutti quelli che hanno lo zucche-
ha pubblicato un libro di 260 pagine dal titolo: ro come primo o secondo ingrediente.
“FLETCHERISM WHAT IT IS OR HOW I BECA- Lo zucchero raffinato, infatti, è consi-
ME YOUNG AT SIXTY” che tradotto significa: derato un ingrediente ricco di “calorie
“Fletcherismo, cos’è o come sono diventato gio- vuote”.  Si parla di “calorie vuote” per
vane a 60 anni”.  indicare l’apporto energetico fornito da
alimenti che, pur apportando molte ca-
lorie all’organismo, risultano poveri di
micronutrienti quali vitamine, sali mine-
rali e antiossidanti in genere. Una caloria
vuota è quindi identica ad una caloria tra-
dizionale: apporta la stessa energia, ma
è tendenzialmente poco salutare. Infat-
ti, un’alimentazione basata sul consumo
prevalente di cibi ricchi di calorie vuote
predispone al sovrappeso e alle malattie
metaboliche ad esso correlate.

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3. FARINE
EVITARE LE FARINE RAFFINATE
Al bando la farina doppio zero. Molti
esperti della salute parlano del latte, del-
la farina bianca, del sale e dello zucchero
come dei “4 veleni bianchi”.

4. VARIETÀ
E’ molto importante conoscere e impa-
rare a consumare alimenti nuovi. C’è una
varietà infinita nel mondo vegetale di
sapori e colori tra cereali, legumi, frutta,
verdura, frutta secca, semi. Utilizziamoli
tutti!!!
Leggendo le mie 8 ricette puoi aver no-
tato che i ceci possono essere utilizzati in
ricette dolci, lo yogurt in ricette salate,
l’avocado in un frullato e le foglie dei ra-
vanelli per arricchire un piatto di lentic-
chie. In cucina non ci si annoia mai!

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5. COMBINAZIONI
LE GIUSTE COMBINAZIONI SONO IMPOR-
TANTI
Come regola generale pensa che meno sono
elaborati le preparazioni e i pasti, meglio è. La
parola d’ordine è “semplicità”. Credi che sia
più facile digerire della pasta al ragù con una
spolverata di formaggio a cui fanno seguito
un secondo e un dolce o, invece, digerire un
pasto composto da carote e riso basmati in-
tegrale? La semplicità nel cibo, come abitu-
dine quotidiana, ripaga sempre. Per quanto
riguarda la frutta ricordati che per questa vale
il detto “meglio sola che male accompagna-
ta” (con qualche eccezione).
Chi segue un’alimentazione vegana cadrà
più difficilmente in combinazioni scorrette,
in quanto sono soprattutto i prodotti animali
che accostati ad altri alimenti possono risulta-
re particolarmente indigesti.
Alcuni esempi di combinazioni:
CORRETTA:-cereali e legumi (riso e piselli,
pasta e fagioli);
SCORRETTA: pane e formaggio;
CORRETTA: formaggio e verdure.

6. VERDURE CRUDE
INIZIARE I PASTI CON UNA BUONE DOSE
DI VERDURA CRUDA
Ricordati che come verdura cruda non esiste
soltanto l’insalata! Ci sono moltissimi buoni
motivi per iniziare i pasti con il crudo. In pri-
mis ne beneficieranno la digestione e l’inte-
stino!

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7. CHI BEN CO-
MINCIA E’ A METÀ
DELL’OPERA
Ciò significa che ti meriti i miei complimen-
ti, perché se hai acquistato questo “viaggio
verso la salute” vuol dire che sei già in strada
verso la destinazione. Non preoccuparti se ci
saranno sbandamenti o interruzioni di percor-
so, fai tesoro delle conoscenze che hai acqui-
sito e che rimarranno tue per sempre.
Con questo proverbio voglio anche farti riflet-
tere su quanto sia importante la parte iniziale
della tua giornata. Nello Yoga e nelle Comu-
nità Spirituali di tutte le tradizioni ci si sveglia
prima dell’alba e la giornata inizia con rituali,
preghiere o recitazioni di mantra per impara-
re a trovare la “connessione” con sè stessi,
con Dio e con l’universo già al momento del
risveglio. Sicuramente praticare un po’ del
vostro Yoga preferito è una buona abitudine
per iniziare la giornata col piede giusto…ma
questo non è un manuale di Yoga, quindi ti
parlerò della colazione .
Dal punto di vista fisiologico, nel corpo di noi
esseri viventi si alternano dei cicli metaboli-
ci che andrebbero aiutati e non contrastati.
Dalle 4:00 alle 12:00 del mattino siamo nel
ciclo di eliminazione delle scorie e delle parti
di scarto dei cibi. Durante questo ciclo è im-
portante mangiare alimenti leggeri e salutari,
meglio se ricchi di acqua. La frutta sarebbe
l’alimento perfetto da consumare la mattina.
Ovviamente questa abitudine va declinata
con lo stile di vita, con gli impegni e i dispen-
di energetici di ognuno, però considera che
è molto importante dalle 4 alle 12 non man-
giare cibi troppo elaborati, raffinati e pesanti.
No a cappuccino e brioche, sì alla frutta o ai
pancakes di New York.

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8. MENS SANA IN certamente di molti più ingredienti. Oltre alla
corretta alimentazione, abbiamo necessità di
CORPORE SANO agire sulla nostra mente e sul nostro intellet-
to. Henry Ford diceva: “che tu creda di farce-
E VICEVERSA la o di non farcela, avrai comunque ragione”.
E’ molto importante se vogliamo migliorare
la nostra alimentazione, se vogliamo usare il
cibo come carburante e non come sonnife-
Il nostro modo di mangiare è notevolmente
ro (in quanti hanno sperimentato il tremen-
influenzato dal contesto socio-culturale in cui
do abbiocco post prandiale?!), se vogliamo
viviamo ed è intimamente legato alle nostre
migliorare la salute del nostro stomaco, del
emozioni.
nostro intestino, del nostro fegato e di tutto
Spesso il cibo viene usato come valvola di
il nostro sistema, essere convinti di potercela
sfogo dei nostri stati d’animo. Conoscere
fare! E non solo essere convinti di farcela, ma
quella che sarebbe la corretta alimentazio-
anche di MERITARE di farcela. Una medita-
ne non vuol dire sempre riuscire a metterla
zione mattutina che ti consiglio è di fare un
in pratica. Inoltre, quando stiamo male emo-
po’ di pranayama o semplicemente di rima-
tivamente, quando abbiamo subito traumi o
nere qualche minuto ad occhi chiusi in ascol-
shock, quando viviamo sotto stress, ci accor-
to del respiro e poi ripetere, ad alta voce o
giamo che mangiare bene non è la risposta a
mentalmente, per alcune volte consecutive
tutte le nostre sofferenze. Siamo esseri molto
questa formula: IO VOGLIO ESSERE SANO,
elaborati, con reazioni altrettanto complesse.
IO MERITO DI ESSERE SANO.
Dunque, la ricetta della Salute si compone

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Eccoci alla fine di questo viaggio che ho potuto realizzare grazie all’aiuto delle mie sorelle.
È stato un viaggio bellissimo:

“Perchè bello è buono, sano e naturale”.

ERIKA CASTELLI IRENE CASTELLI

Graphic Designer Ghost Writer

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