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estrapolati dalle lezioni che non intendono sostituire l’essenzialità della lezione
stessa.
Sarà un ciclo di 5 lezioni (10 ore) sul sistema endocrino, a fine corso saranno
disponibili le slide delle lezioni su e-learning. L’esame sarà orale.
Nila Volpi è professore aggregato di anatomia umana e lavora presso il policlinico
come medico convenzionato e come neurologo.
SISTEMA ENDOCRINO
Il sistema endocrino è un sistema di ghiandole endocrine pluricellulari e
unicellulari che producono ormoni i quali andranno ad agire su diverse cellule
bersaglio. Le funzioni degli ormoni sono diverse e complesse, intervengono in
tutte le funzioni del nostro organismo:
-regolano la riproduzione e il differenziamento sessuale
-regolano lo sviluppo e la crescita del nostro corpo
-regolano l’omeostasi dell’organismo andando ad agire sul metabolismo e
sull’utilizzo delle molecole nutrienti
-agiscono in stretta correlazione con il sistema immunitario
-elaborano le nostre risposte a stimoli esterni
• Isole
di Langerhans: sono isole endocrine all’interno del pancreas, producono
ormoni impegnati nel controllo del metabolismo (in primis controllo della
glicemia)
• Gonadi: ovaie e testicoli, organi produttori delle cellule germinali ma sono anche
ghiandole endocrine che producono ormoni sessuali
Un singolo ormone può agire su più funzioni diverse, viceversa una singola
funzione può essere soggetta al controllo di più ormoni
• Caso opposto in cui più ormoni lavorano su una funzione comune è dato
dall’esempio del meccanismo di controllo della glicemia. All’interno del pancreas
abbiamo isole endocrine le cui cellule producono diversi ormoni impegnati nel
controllo della glicemia:
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-Insulina: provoca la captazione di glucosio da parte delle cellule (il glucosio
entra nelle cellule) causando abbassamento della glicemia. A livello del fegato
(più grande deposito di glicogeno insieme ai muscoli) l’insulina stimola la
formazione di glicogeno. Quindi un innalzamento di glicemia provoca rilascio di
insulina.
Se la glicemia si abbassa troppo allora il pancreas immette in circolo il glucagone.
-Glucagone: stimola la glicogenolisi cioè liberazione di glucosio dal glicogeno
epatico causando innalzamento della glicemia.
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Definizione classica di ORMONE: molecola che viene prodotta da ghiandole
prive di dotti escretori perché il loro prodotto entra direttamente in circolo. Queste
ghiandole sono circondate da capillari nei quali l’ormone viene immesso, per via
ematica l’ormone è trasportato in genere da proteine carrier fino alle cellule
bersaglio (cellule target) fornite di recettore specifico per l’ormone. Il contatto
ormone-recettore innesca sulla cellula bersaglio delle reazioni che ne modificano
la struttura e le funzioni.
La prima volta che il nome “ormone” è stato utilizzato risale al primo ‘900 con gli
studi del fisiologo inglese Ernest Starling il quale, lavorando su cani anestetizzati,
scoprì che l’iniezione in vena di estratti di mucosa duodenale andava a stimolare,
in questi cani, il rilascio di succhi pancreatici. La molecola venne definita secretina
e fu la prima molecola ad essere denominata ormone (deriva dal greco όρμάω:
stimolare, eccitare) per definire il tipo di attività: una molecola che per via ematica
va ad eccitare una cellula bersaglio. Quindi la secreta è il primo ormone studiato
secondo i criteri moderni.
• Secretina: è un ormone peptidico, viene prodotto principalmente da cellule
specializzate che sono le cellule endocrine S della mucosa duodenale (è stato già
detto sopra che ghiandole unicellulari, quindi cellule endocrine, sono presenti
lungo il tubo digerente), ci sono cellule S con densità minore anche a livello del
digiuno e dell’ileo. Lo stimolo efficace al rilascio di secretina è il basso pH
(acidità) del chimo che arriva dallo stomaco. Quindi le cellule S vengono
stimolate dal basso pH e in riposta producono secretina. La secretina per via
ematica va a:
-stimolare la produzione dei succhi pancreatici (prodotto esocrino del pancreas),
in modo particolare stimola la secrezione di bicarbonato (ricorda il sistema
tampone dei succhi pancreatici).
-inibire la motilità gastrica e la secrezione di acido cloridrico (HCl) delle cellule
parietali (se lo stimolo è un’alta acidità ovviamente la risposta dell’ormone sarà
un’inibizione della produzione di HCl).
-ridurre la secrezione di bile da parte del fegato
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La definizione classica di ormone come molecola che viene immessa nel torrente
circolatorio e va tramite il sangue alla cellula bersaglio è una definizione
incompleta. Gli studi degli ultimi 50 anni hanno portato ad una definizione di
ormone più ampia (neuroendocrinologo francese Guillemin vince il Nobel per la
Medicina nel 1977). Oggi definiamo ORMONE: ogni sostanza, molecola rilasciata
da una cellula e capace di agire su un’altra cellula vicina o lontana,
indipendentemente dal fatto che la cellula produttrice sia unica o diffusa e
indipendentemente dai sistemi di trasporto, l’ormone può viaggiare nel sangue,
lungo l’assone o nello spazio intercellulare per andare a colpire come target una
cellula vicina con modalità paracrina.
4. Modalità di secrezione ormonale autocrina: la cellula endocrina può
essere essa stessa target dell’ormone che produce. Ossia rilascia l’ormone
all’esterno ma l’ormone trova sulla stessa cellula produttrice un recettore
specifico. In questo modo la cellula endocrina può modulare direttamente la
propria secrezione ormonale senza necessità di intervento di molecole esterne.
Il risultato finale è una velocità di controllo. Troviamo questo tipo di secrezione
nella maggior parte delle cellule che producono ormoni peptidici (molto
numerosi).
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questo caso il glucagone). Quindi ormoni peptidici sottoposti a controllo locale
tramite secrezione autocrina.
5. Modalità di secrezione
ormonale intracrica:
l’intracrinologia è un settore
abbastanza nuovo. Con
questa modalità l’ormone
agisce sulla stessa cellula
produttrice ma non esce
dalla cellula produttrice, non
viene secreto in forma attiva. Quindi l’ormone agisce all’interno della stessa cellula
produttrice. L’ormone può essere sintetizzato de novo dalla cellula oppure, più
frequentemente, viene sintetizzato dalla cellula utilizzando delle molecole
precursore che arrivano da fuori e vengono captate dalla cellula. Questo tipo di
funzione è associata non solo ad ormoni ma anche a fattori di crescita, citochine,
enzimi e proteine leganti il DNA.
Gli ormoni che presentano questa modalità di secrezione sono soprattutto gli
androgeni. La regione reticolare della corteccia surrenale produce androgeni: in
piccola quantità l’androgeno attivo testosterone (T), e in alta quantità dei
precursori inattivi che sono il deidroepiandrosterone (DHEA) e l’estere solfato del
deidroepiandrosterone (DHEAS). Questi ormoni vengono immessi in circolo,
raggiungono tessuti periferici in cui cellule bersaglio devono avere la capacità di
fabbricare steroidi, quindi devono essere fornite di recettore per gli androgeni e
degli enzimi capaci di trasformare le forme inattive in forme attive. Abbiamo diversi
tessuti a capacità steroidogenetica: fegato, tessuto adiposo, muscolo, cellule
immunitarie e cervello (scoperto recentemente). Con la modalità intracranica il
precursore inattivo entra nella cellula grazie ad un recettore, e la cellula grazie ad
un corredo enzimatico è capace di ricavare la forma attiva dell’ormone e di farlo
agire su se stessa.
Embriologia
Nel nostro sviluppo embriologico le ghiandole endocrine presentano uno sviluppo
molto precoce. Già a 5 settimane cominciano a formarsi l’ipofisi e le ghiandole
endocrine periferiche. Ogni ghiandola endocrina si sviluppa dal foglietto
embrionale che dà origine agli organi che troviamo in quella regione. Vi sono
alcune particolarità:
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- nel surrene le cellule della corteccia surrenale hanno la stessa origine delle
gonadi, cioè il mesoderma, mentre la parte midollare del surrene origina da
cellule della cresta neurale;
- l’ipofisi origina dall’ectoderma e dal neuroectoderma (dà origine al SNC), mentre
tiroide, paratiroidi e isole pancreatiche originano dall’endoderma (come il
sistema digerente e le strutture che si trovano a livello del collo)
Lo sviluppo molto precoce delle ghiandole endocrine in epoca fetale ha un
significato funzionale, facciamo degli esempi:
- la corteccia surrenale del feto collabora con la placenta nel regolare i livelli di
ormoni sessuali, estrogeni, progesterone e steroidi circolanti. Infatti la corteccia
fetale è molto grande in confronto alle dimensioni che assumerà nel surrene
adulto
- la tiroide è necessaria per lo sviluppo cerebrale del feto. Gli ormoni tiroidei T3 e
T4 della madre sono in grado di raggiungere il feto attraverso la placenta. Dopo
la nascita se il bambino ha una tiroide non in grado di lavorare svilupperà un
ipotiroidismo che andrebbe a danneggiare il suo sviluppo cerebrale (porterebbe
alla condizione che abbiamo visto nelle immagini cliniche mostrate ad inizio
lezione) portandolo a cretinismo ipotiroideo. Per questo motivo tutti noi poco dopo
la nascita siamo stati sottoposti a dosaggio degli ormoni tiroidei per valutare la
funzionalità della nostra tiroide e quindi garantire, se necessario, una
supplementazione che consentisse uno sviluppo del nostro organismo e
dell’encefalo
- già all’undicesima settimana c’è produzione di ormoni steroidei da parte del
testicolo del feto maschio. Il testosterone del testicolo fetale serve per lo
sviluppo embriologico dei genitali interni maschili, quindi della gonade stessa e
delle vie spermatiche. Il deidrotestosterone (DHT), convertito a questa forma
da testosterone a livello locale, è necessario per lo sviluppo dei genitali esterni
del feto maschio.
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Nei caratteri generali di modalità di azione degli ormoni riconosciamo una
catena di eventi:
1. Legame all’ormone ad un recettore specifico
2. Questo legame porterà ad una trasduzione del segnale di diverso tipo
(può essere sintesi proteica, attivazione del DNA con successiva sintesi di
proteine…)
3. Dunque avremo comunque una risposta cellulare come: alterazione della
permeabilità della membrana cellulare (es. attivazione di canali, ingresso di
ioni), sintesi proteica, attivazione/disattivazione di sistemi enzimatici,
stimolo alla mitosi della cellula.
-Recettori di membrana per ormoni peptidici inducono una traduzione del segnale: un
segnale chimico extracellulare (cioè l’ormone che raggiunge la molecola del recettore) porta
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ad una risposta intracellulare. In genere sono recettori legati a proteina G la quale
si attiverà e potrà indurre risposte di vario tipo: fosforilazione o defosforilazione di
proteine, apertura o chiusura di canali ionici, aumento intracellulare di molecole
secondi messaggeri come AMP ciclico.
Se gli ormoni prodotti hanno natura chimica diversa ci dobbiamo aspettare una
struttura della cellula produttrice diversa. Individueremo delle caratteristiche
morfologiche specifiche nelle cellule endocrine in base al tipo di ormone prodotto
peptidico o steroideo.
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Nelle cellule produttrici di ormoni peptidici troviamo il deposito degli ormoni nelle
vescicole pronte a l'esocitosi. Questi depositi sono basali cioè che guardano verso
i capillari (e non verso il lume dell’organo come sarebbe per una cellula esocrina).
Nell’immagine sottostante in microscopia elettronica a trasmissione si riconoscono
i granuli/vescicole di secrezione abbondanti e un abbondante sistema reticolare
in una cellula produttrice di ormoni peptidici. L’altra immagine rappresenta
mucosa intestinale, si vedono le cellule con i granuli di secrezione basali.
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BIOSINTESI degli ORMONI STEROIDEI
Il precursore degli ormoni, le LDL (lipoproteine a
bassa densità) derivati del colesterolo, erano
nella cellula quando l’ormone di stimolo va a
legarsi al suo recettore. LDL è entrata nella
cellula, i lisosomi liberano il nucleo di colesterolo
che può essere utilizzato subito per la sintesi
dell’ormone oppure depositato come gocce
lipidiche citoplasmatiche. La sintesi dell’ormone
avviene a livello intramitocondriale grazie ad una
proteina StAR (steroidogenic acute regulatory
protein) e interviene il REL che presenta sulla sua
membrana degli enzimi capaci di sintetizzare i
diversi tipi di ormoni steroidei: la molecola di base
è sempre il colesterolo ma abbiamo ormoni di
natura steroidea a molecola chimica e specificità
d’azione diversa, questo è possibile perché
abbiamo enzimi diversi (esempio: la corticale del
surrene è costituita da 3 regioni dove vengono
costruiti diversi enzimi steroidei partendo dal
colesterolo). Gli ormoni steroidei non vengono
immagazzinati in vescicole di deposito ma
vengono rilasciati subito dopo la
sintesi (sono liposolubili quindi attraversano liberamente la membrana).
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StAR), REL sviluppato (fornisce gli enzimi che devono sintetizzare i diversi ormoni
steroidei).
Finisce qui la presentazione sulle caratteristiche generali degli ormoni e ghiandole
endocrine. Ora inizia la descrizione dei nuclei neurosecretori all’interno
dell’ipotalamo. La professoressa non parlerà dell’anatomia dell’ipotalamo perché
già l’abbiamo affrontata con il professor Bertelli.
IPOTALAMO
L’ipotalamo è un centro di connessione tra sistema nervoso e sistema endocrino,
e il centro che coordina tutta l’attività del sistema endocrino. È formato da nuclei
grigi e tratti disposti in maniera simmetrica intorno alla cavità del 3° ventricolo.
Ci troviamo:
-nella regione ventrale dell’encefalo
-al di sotto del talamo
-al di sopra dell’ipofisi e del chiasma
ottico
-dietro alla lamina terminale
-davanti alla sostanza grigia
periacqueduttale
L’ipotalamo riceve segnali da input della
corteccia, da neuroni autonomici e
quindi è informato anche di stimoli
ambientali (es. luce e temperatura).
Risponde a questi stimoli con la
produzione e rilascio di ormoni.
Nell’immagine vediamo i nuclei
neurosecretori dell’ipotalamo in
connessione con l'ipofisi (invia ormoni
all’ipofisi); esistono neuroni ipotalamici
diretti all’adenoipofisi e altri diretti alla
neuroipofisi. Si configura quindi un asse
ipotalamo-ipofisario.
Definiamo l’asse
ipotalamo-ipofisario come il sistema
di comunicazione ormonale dall’ipotalamo all’ipofisi, e i relativi controlli di
feedback, con un controllo diretto delle funzioni di alcune ghiandole periferiche:
-tiroide: i nuclei ipotalamici vanno a stimolare l’adenoipofisi al rilascio
dell’ormone TSH che va poi ad agire sulla ghiandola tiroide
-surrene: i nuclei ipotalamici vanno a stimolare l’adenoipofisi al rilascio
dell’ormone ACTH che stimola la corteccia surrenale
-gonadi: i nuclei ipotalamici vanno a stimolare l’adenoipofisi al rilascio degli
ormoni FSH e LH che vanno a stimolare il nostro apparato riproduttore
L’ipotalamo controlla anche il rilascio degli ormoni:
-GH (growth hormon) che va a determinare la crescita dell’individuo
-Prolattina che controlla la produzione di latte
-Ossitocina (OXT) per il parto
-Vasopressina (AVP) o ormone antidiuretico (ADH) per l’equilibrio elettrolitico
Controlla anche aspetti comportamentali perché la maggior parte degli ormoni
che l’ipotalamo insieme all’ipofisi mette in circolo vanno a raggiungere neuroni
del sistema nervoso centrale.
Prima di parlare dei neuroni neurosecretori dell’ipotalamo la professoressa
espone in maniera sintetica l’ipofisi
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IPOFISI
È una ghiandola endocrina endocranica situata a livello della fossetta ipofisaria
nella sella turcica dell’osso sfenoide. Questa ghiandola è formata da una porzione
anteriore e una posteriore del tutto diverse tra loro per struttura, funzione e
derivazione embriologica.
• Adenoipofisi (anteriore) è una vera ghiandola, è costituita da nidi/isolotti di
cellule epiteliali secernenti.
• Neuroipofisi (posteriore) è costituita da tessuto nervoso, principalmente dagli
assoni di neuroni neurosecernenti che arrivano dall’ipotalamo.
Le due parti sono molto vicine tra loro, c’è solo una piccola fessura visibile fino
all’adolescenza, e sono avvolte da una capsula comune.
L’ipofisi è connessa dal punto di vista anatomico e funzionale con l’ipotalamo.
Dall’immagine si
vedono anche chiasma
ottico e corpi
mammillari (dietro
all’ipotalamo)
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La neuroipofisi non produce ormoni ma si limita ad immettere nella circolazione
gli ormoni che arrivano dall’ipotalamo e che sono: l’ormone antidiuretico o
vasopressina (ADH o AVP) e l'ossitocina (OT)
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Per poter controllare l’attività dell’ipofisi è necessario che l’ipotalamo abbia delle
connessioni anatomiche con l’ipofisi. La superficie esterna del pavimento dell’
ipotalamo presenta una prominenza mediana che è il tuber cinereum, la cui parte
centrale si estende verso il basso formando una processo a imbuto chiamato
eminenza mediana. L’eminenza mediana fa parte degli organi circumventricolari,
quelle strutture cerebrali in cui non si ha barriera ematoencefalica. Dall’eminenza
mediana abbiamo come continuazione l’infundibolo che è diretto alla neuroipofisi,
e intorno all'infundibolo si colloca una porzione ascendente dell’adenoipofisi che è
la parte tuberale. L'infundibolo diretto alla neuroipofisi insieme alla parte tuberale
dell’adenoipofisi forma il peduncolo ipofisario.
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Neuroni magnocellulari: presentano in genere 2-3 o più dendriti e ricevono un
alto numero di input da neuroni afferenti. Hanno un unico assone che proietta alla
neuropifisi. L’insieme di tutti gli assoni dei neuroni magnocellulari che proiettano
alla neuroipofisi formano il tratto ipotalamo-neuroipofisario. All’interno della
neuroipofisi si osserva una ricca arborizzazione dei terminali assonali, dove si
formano migliaia di varicosi assonali (detti swellings assonali) che contengono
vesciole piene degli ormoni sintetizzati nei corpi cellulari dei magnocellulari, e che
scendono per essere riversati nei capillari della neuroipofisi. Ormone antidiuretico
e ossitocina non viaggiano da soli, ma viaggiano per trasporto assonale legati a
proteine carrier che sono le neurofisine. Lungo il decorso, e in particolare a livello
della neuroipofisi, si osservano delle dilatazioni, swellings, con i corpi di Herring
che sono vescicole ripiene di molecole di ormone e di neurofisine (vedi immagine
sotto). Sintetizzando degli ormoni peptidici, i neuroni magnocellulari presentano
le caratteristiche strutturali delle cellule produttrici di peptidi: RER sviluppato,
ribosomi liberi abbondanti e vescicole di secrezione molto dense. L’immagine in
fluorescenza ci fa vedere la marcatura per l’ossitocina, i corpi cellulari dove viene
prodotta e lungo gli assoni dove viene trasportata.
Quando questi neuroni sono sottoposti ad una
situazione di stimolazione ripetuta cronica si
osserva un fenomeno detto riorganizzazione
neuro-gliale attività-dipendente: avremo
un’ipertrofia (ingrossamento) del corpo cellulare,
neoformazione di sinapsi dai neuroni afferenti e
una riorganizzazione delle cellule gliali.
Arrivati alla sede della secrezione, nella
terminazione assonale ricca di vescicole, accade
che le vescicole assonali si aprono per esocitosi
innescato dall’ingresso di Ca nella membrana,
ingresso dovuto alla depolarizzazione dell’assone
(meccanismo che ci ricorda la funzionalità
sinaptica). La fusione della vescicola con la
membrana plasmatica porta al riversarsi degli
ormoni ossitocina e vasopressina nello spazio
perivascolare e fare ingresso nei capillari, in modo
da poter raggiungere gli organi bersaglio.
Ormoni prodotti dai neuroni magnocellulari sono
ormoni peptidici a 9 amminoacidi molto simili, differiscono l’uno dall’altro solo per
2 amminoacidi:
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• Vasopressina, in sigla A(arginina)VP, o ormone antidiuretico ADH, prodotto
principalmente dal nucleo sopraottico. I neuroni del nucleo sopraottico sono
eccitati al rilascio di ADH, quindi aumentano la loro frequenza di scarica, da una
stimolazione iperosmolare, cioè quando gli osmocettori presenti a livello degli
organi circumventricolari, per esempio, avvertono il nucleo sopraottico che c’è un
aumento dell’osmolarità.
• Ossitocina OT prodotta prevalentemente dal nucleo paraventricolare, presenta
una scarica sincronizzata al momento del travaglio di parto perché la testa del
bambino, che si impegna nella cervice materna per nascere, va a stimolare la
produzione di ossitocina, più la testa spinge e più si ha stimolazione nervosa per il
rilascio di ossitocina. Ossitocina agisce anche durante l’allattamento: non provoca
la produzione di latte, ma provoca l’eiezione del latte cioè fa si che le cellule
mioepiteliali dei dotti galattofori, contraendosi, consentono l’espulsione del latte
dalla ghiandola mammaria, e quindi la nutrizione del bambino.
Funzioni comportamentali
OT e ADH sono rilasciate non solo a livello assonale nella
neuroipofisi, ma anche a livello del soma e dei dendriti. Questo
rilascio somatico e dendritico dei 2 ormoni ha un doppio
significato:
1. Significato ormonale per regolazione autocrina con un feedback positivo
2. Rilascio nel tessuto nervoso perché queste molecole ormonali
vanno a raggiungere collaterali assonali e neuroni in diverse
regioni encefaliche come la corteccia del cingolo, bulbo,
secondo alcuni studi anche la corteccia frontale, e inoltre
circuiti di gratificazione (reward): un esempio clinico è una
donna che produce ossitocina perché allatta e in genere
affronta le fatiche della maternità con una certa serenità,
l’ossitocina provoca un effetto comportamentale positivo.
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Anatomia Umana e Clinica 2 - Prof.ssa Volpi
Lezione 2: 25/11/2020
I recettori per l’ossitocina e ADH sono presenti in varie regioni cerebrali, in particolare
nel sistema limbico e nella corteccia del cingolo.
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1. dinorfina, oppioide endogeno, soprattutto neuroni vasopressina
2. encefalina
3. galina neuroni vasopressina
4. colecistochinina neuroni ossitocina
5. dopamina
6. VIP (peptide intestinale vasoattivo)
7. neuropeptide Y
8. sostanza P
9. endotelina
10.TRH fattore di rilascio per TSH
11.CRH fattore di rilascio per ACTH
NEURONI PARVOCELLULARI
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I neuroni parvocellulari producono fattori di rilascio e inibizione per l’adenoipofisi.
Sono meno definiti rispetto ai nuclei magnocellulari. Questi sono:
Ormoni peptidici:
La sede di produzione dei singoli RH e IH NON è esclusiva (ma vedremo poi essere,
piuttosto, preferenziale), questo significa che nei diversi nuclei si ha la produzione di
più fattori. Si ha la produzione di fattori in quantità molto bassa (ng). I peptidi
hanno un’emivita molto breve. Questi sono i motivi per cui sono coinvolti in un
percorso molto breve: tramite il circolo portale consegnano RH e IH all'adenoipofisi.
La dopamina (DA) è un amina biogena prodotta da ipotalamo e altre aree del SNC,
dotata di potente attività inibitoria sulla secrezione di prolattina (PRL), ormone
adenoipofisario che consente la produzione di latte da parte della ghiandola
mammaria. Questo meccanismo funziona in maniera continua durante la vita
dell’individuo. Un maschio sano non ha la necessità di produrre latte, mentre una
femmina sana ne produce solo nel periodo post-partum. Questo significa che deve
esserci un sistema di inibizione che controlla la secrezione della prolattina.
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ha bisogno di dopaminergici oppure può essere utilizzato quando in una
puerpera è necessario interrompere la produzione del latte.
Svolge funzioni complesse sia nella produzione di ormoni che nello svolgimento di
funzioni vegetative ed emozionali. Nello specifico i suoi neuroni sono attivi nel
controllo della riproduzione, dell’alimentazione e nella risposta allo stress. La
complessità del nucleo arcuato è dovuta alla presenza di connessioni nervose, che
gli permettono di comunicare con varie strutture del sistema nervoso centrale:
sistema limbico, sostanza grigia periacqueduttale, nuclei autonomici del tronco,ipofisi
e ipotalamo.
La parte neuroendocrina dei neuroni del nucleo arcuato produce diversi fattori di
rilascio per ormoni adenoipofisari: GnRH, CRH, TRH, GHRH e l’IF dopamina in modo
aspecifico.
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2. basolaterali: che rilasciano il fattore di rilascio per l’ormone della crescita
GHRH e diversi neuropeptidi, tra cui la kisspeptina KNDy.
I neuroni TIDA sono definiti multitasking, perché svolgono diverse funzioni. Il loro
assone rilascia dopamina a livello dell’eminenza mediana per raggiungere
l’adenoipofisi. Questi possono rilasciare dopamina anche per rilascio
somatodendritico, che permette alla dopamina di agire con meccanismo autocrino
o paracrino su neuroni adiacenti, che possono regolare diverse funzioni relative alla
fame, crescita, riproduzione e glicemia.
e hanno anche difficoltà a percepire gli odori, perché i loro assoni olfattivi non sono
migrati correttamente. È una sindrome genetica eterogenea, perché sono stati
riconosciuti diversi geni che riguardano fattori di crescita, che sono indispensabili nei
processi di sviluppo e nei meccanismi di migrazione cellulare. Si tratta di una
patologia eterogenea e questo porta a una disomogeneità:
maschio (1 su 8000) e femmina (1 su 40000). Nell’immagine
accanto è possibile osservare l’aspetto schematico di questi
pazienti affetti da questo deficit di migrazione:
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vengono prodotte in quantità maggiori e agiscono
sulle gonadi, provocando la maturazione sessuale
dell’individuo.
Nel nucleo arcuato, i neuroni a proiezione centrale regolano l’assunzione del cibo
e il controllo dell’equilibrio energetico. È possibile
distinguere due gruppi neuronali antagonisti, che
possono essere inibiti o eccitati dall’ ormone della
sazietà, la leptina, prodotta dagli adipociti.
Questi neuroni sono sensibili alla leptina che interviene sul senso di fame e di sazietà.
Ma dove scaricano la loro informazione questi neuroni sensibili alla leptina? Vanno su
recettori CART (nello specifico recettori MC4R) a livello di nuclei ipotalamici che
proiettano a centri nervosi implicati in gratificazione, sazietà, comportamento
sessuale. Questi neuroni proiettano a numerose regioni cerebrali: corteccia
encefalica, il tronco encefalico, area tegmentale ventrale (VTA) e nucleo
l’accumbens, centri implicati nelle risposte di reward, nella percezione di piacere
del cibo (percezione edonistica del cibo) e nelle dipendenze da cibo o da altre
molecole.
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1. ACTH, diretto alla cellula nella
corteccia surrenale (zona
fascicolata), che poi produce
cortisolo.
2. Frammenti
melanostimolanti, che
stimolano i melanociti
epidermici, che favoriscono la
produzione e il rilascio di
melanina.
3. Betalipotropina, che può
essere ulteriormente tagliata in
endorfine (oppioide endogeno
che produce analgesia) e
gamma lipotropina, che ha
come bersaglio l’adipocita e
l’epatocita e quindi induce lipolisi e steroidogenesi.
● Insufficienza surrenalica;
● Pigmentazione rossa dei capelli;
● Obesità precoce e rapidamente progressiva;
● Diabete di tipo 2 a esordio precoce;
● Ipogonadismo;
● Ipotiroidismo;
● Deficit di ormoni della crescita (GH).
3.NUCLEO PERIVENTRICOLARE:
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Il nucleo periventricolare è un sottile strato neuronale, in posizione mediale lungo
la parete esterna del 3° ventricolo. Questo produce:
1. Somatostatina e TRH:
2. Kisspeptina e
Neuropeptide Y:
modulazione del rilascio dei
GnRH con proiezioni al nucleo
arcuato e alla porzione
parvocellulare del nucleo
paraventricolare.
I fattori di rilascio ipotalamici sono peptidi piccoli, attivi solo ad alte concentrazioni,
non possiedono proteine di trasporto e sono degradati rapidamente. Questo è il
motivo per cui hanno bisogno del circolo preferenziale: circolo portale ipotalamo-
ipofisario.
EMINENZA MEDIANA:
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fenestrato (assenza della barriera ematoencefalica → contatto sangue-cervello
bidirezionale). Dal punto di vista endocrino, l’eminenza mediana coordina e
modifica il rilascio dei RH/IH ipotalamici:
TANICITI
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Infatti si distinguono diversi tipi di taniciti:
Quindi i taniciti come cellule fanno da ponte E barriera tra liquor e circolo portale-
ipofisario. Il tanicita è in grado di captare leptina dai capillari portali e di rilasciarla
nel liquor del 3° ventricolo, da dove può raggiungere il nucleo arcuato. I taniciti sono
sensibili anche ai livelli di glicemia e probabilmente possono fungere da cellule
staminali di riserva per i nuclei talamici produttori di POMC. È possibile che abbiano
anche mantenuto un ruolo da glia radiale, probabilmente possono fungere da guida
per la migrazione neuronale durante lo sviluppo.
⮚ Ritmi circorali: propri delle gonadotropine ipofisarie, con cicli che si ripetono
a cadenza oraria.
⮚ Ritmi circadiani: propri degli ormoni, in particolare ACTH e steroidi, con
cicli che si ripetono nelle 24 ore, collegati al ciclo luce/buio o all’insorgenza del
sonno.
Es. CRH e ACTH: picco ore 6-9 del mattino, livelli più bassi 23-2: preparazione
alle perturbazioni ambientali che richiedono stato di allerta.
⮚ Ritmi circamensili: propri delle gonadotropine femminili, con il ciclo
mestruale.
⮚ Ritmi circannuali: propri degli ormoni sessuali maschili, specialmente negli
animali.
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Il termine ipofisi deriva dal greco e indica “qualcosa che cresce al di sotto”, mentre
ghiandola pituitaria deriva dal latino e significa “ghiandola che produce muco”.
In una sezione coronale, l’ipofisi si presenta al sopra del seno sfenoidale, ai lati dei
seni cavernosi e al di sotto del chiasma ottico.
Le due porzioni sono unite strettamente tra loro e avvolte da una sottile capsula
comune, derivata dalla dura madre. È presente una connessione con l’ipotalamo data
dal peduncolo ipofisario. Le dimensioni dell’ipofisi variano con l’età e il sesso. Le
sue dimensioni sono:
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La regione rostrale del peduncolo è quella più vicina all’ipotalamo ed è caratterizzata
dalla presenza di tortuose anse capillari che circondano un capillare centrale, parte
del sistema portale ipotalamo-ipofisario, situato nell’eminenza mediana.
Tra capsula ipofisaria e parete mediale del seno cavernoso sono presenti sottili bande
connettivali definiti legamenti pituitari e hanno la consistenza dell’aracnoide.
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● Faccia anteriore: è in contatto con il tubercolo della sella e corrisponde alla
regione superiore del seno sfenoidale;
● Faccia posteriore: è in contatto con la lamina quadrilatera o dorso della sella,
setto che separa la ghiandola dalla fossa cranica posteriore;
● Faccia inferiore: è in rapporto, tramite il pavimento della sella, con il seno
sfenoidale;
● Superiore: con l’interposizione del diaframma della sella, è in rapporto con la
faccia inferiore del diencefalo a cui è connessa tramite il peduncolo ipofisario;
● Laterali: è in rapporto con la parete mediale del seno cavernoso.
● superiormente:
1. diaframma della sella;
2. chiasma ottico, è separato dall’ipofisi dalla cisterna soprasellare e dal
diaframma della sella;
3. recesso o infundibolare del 3° ventricolo, imbutiforme, da
prolungamento verso il basso del pavimento ventricolare
nell’infundibolo;
4. cisterna soprasellare o chiasmatica, si trova sopra la sella turcica, sotto
l’ipotalamo e contiene il chiasma ottico e l’infundibolo. Vicinanza con
l’ipofisi da cui deriva maggior rischio di liquorrea nasale dopo aver
effettuato una chirurgia ipofisaria trans-sfenoidale.
● anteriormente:
1. parete anteriore o tubercolo della sella turcica (seno sfenoidale);
2. seno intercavernoso anteriore.
● posteriormente:
1. parete posteriore o dorso della sella;
2. seno intercavernoso posteriore.
● inferiormente:
1. fossa ipofisaria con doppio strato durale;
2. seni intercavernosi inferiori: interposti tra i due foglietti durali.
● lateralmente:
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1. seni cavernosi e strutture in essi contenuti:
a. arterie carotidi interne: la distanza tra il margine mediale della
carotide interna e il margine laterale dell’ipofisi è di 1-3 mm, ma
l’arteria può protrudere attraverso la sottile parete mediale del
seno a indentare la ghiandola e questo rappresenta un rischio di
sanguinamento chirurgico.
b. plesso carotideo;
c. VI più medialmente;
d. III, IV, V più lateralmente.
Es. paralisi del nervo abducente (VI paio nervi cranici), dovuta alla presenza di
un adenoma ipofisario. Nell’immagine, il paziente presenta un deficit del nervo
abducente di sinistra e per questo è incapace di volgere lo sguardo verso sinistra.
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Questo nervo è il più vicino alla ghiandola ipofisi e per questo motivo
è frequentemente colpito da ingrossamenti ipofisari.
STRUTTURA IPOFISI:
Queste due porzioni sono separate da una fessura chiamata Tasca di Rathke, sede
della formazione embriologica da cui origina l’ipofisi. Negli individui giovani (fino al
16° anno di vita) è possibile evidenziare la fessura ipofisaria.
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C.I. ANATOMIA UMANA E CLINICA II- Prof.ssa Volpi
LEZIONE 3- 26.11.2020
Sbobinatore: Claudia Capuozzo
Revisionatore: Michele Cottone
ADENOIPOFISI
L’adenoipofisi costituisce la parte anteriore e più
grande dell’ipofisi; ha una disposizione reniforme, con
la faccia concava rivolta ad abbracciare il lobo
posteriore.
L’adenoipofisi dell’ipofisi è a sua volta suddivisa in tre
porzioni:
a. parte distale, che è la porzione più ampia;
b. parte intermedia, una semplice lamina, poco
sviluppata nella specie umana;
c. parte tuberale, la porzione più alta che
abbracciando l’infundibolo costituisce la parte
anteriore del peduncolo ipofisario.
- l’ormone adenocorticotropo o
corticotropina (ACTH), che ha come
bersaglio le cellule della corticale del
surrene.
3. Sia tropici che non tropici: l’ormone della crescita (GH) ha sia effetti tropici
agendo sul fegato, che non tropici poiché i suoi bersagli primari, sono le ossa,
i muscoli e tutti gli organi per l’accrescimento corporeo.
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I. PARTE DISTALE:
La parte distale è una tipica ghiandola, costituita
da cellule secretorie cuboidi organizzate a
formare cluster, nidi e cordoni, con una ricca rete
di capillari fenestrati. Gli ormoni prodotti sono
peptidici e glicopeptidici, perciò la secrezione
avviene tramite granuli citoplasmatici, per cui
vescicole di secrezione regolata vengono
espulse per esocitosi, riversando il contenuto nei
capillari sinusoidi adiacenti.
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I diversi tipi cellulari non sono distribuiti in maniera random nella parte distale,
infatti:
Gli elementi cellulari che producono uno stesso ormone si organizzano a formare dei
network di piccoli gruppi di cellule, connesse tra loro da singole cellule. Si chiamano
network omotipici: costituiscono un reticolato di cellule di uno stesso tipo in grado
di comunicare e influenzarsi grazie all’esistenza di tight junctions tra le cellule di uno
stesso tipo. In questo modo avremo una secrezione in risposta allo stimolo che sia
coordinata,
forte e pronta ad
entrare in circolo.
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maggior volume e maggior numero di cellule lattotrope.
Queste cellule, in una donna che ha già partorito e che ha
già prodotto latte, sono anche più connesse tra loro. Quindi
il sistema è predisposto per un’ulteriore lattazione,
formando nuove connessioni intercellulari con nuove gap
junctions, e quindi allo stimolo successivo è in grado di dare
una risposta maggiore.
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le cellule corticotrope si trovano nella parte centrale e media
dell’adenoipofisi; sono caratterizzate da lisosomi organizzati in complessi
abbondanti che si presentano come vacuoli.
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dell’adenoipofisi. Tutti gli individui
presentano le cisti, che non sono
sintomatiche, ma che possono
assumere dimensioni notevoli,
fino a 40 mm e possono diventare
sintomatiche, portando a disturbi
visivi, ad alterazioni delle funzioni
ipofisarie e a cefalee che
richiederanno una diagnosi
differenziale con adenoma
ipofisario. Vediamo accanto un
ingrossamento dell’ipofisi in risonanza.
In base all’esistenza di queste diverse funzioni, riconosciamo nella parte tuberale dell
’adenoipofisi principalmente tre famiglie di cellule:
2) cellule non granulari gliali, distinte dalle cellule follicolo stellate della parte
distale perché non esprimono S100. Queste cellule gliali hanno una funzione
scavenger, un'attività macrofagica, e possono effettuare anche pinocitosi;
Ci sono molecole (credo che la prof intendesse dire cellule piuttosto che molecole)
che formano TSH, FSH e LH, quindi classiche; in particolare il TSH è indirizzato ai
taniciti dell’eminenza mediana e modula in rilascio del releasing hormone per le
gonadotropine. Poi abbiamo un gruppo di cellule che produce peptidi specifici detti
tuberaline, in grado di raggiungere l’ipofisi distale e stimolare il rilascio prolattina.
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LISTA DEGLI ORMONI NON TROPICI E DEI LORO BERSAGLI:
III. PRL: i neuroni che producono PRL sono regolati dai neuroni
del nucleo arcuato. La PRL riconosce come target la mammella,
che si accresce, e induce le cellule secernenti esocrine della
mammella a sintetizzare le proteine del latte. Nell’ uomo e nella
donna al di fuori della gravidanza e della lattazione, i livelli di PRL
sono bassi: questa popolazione della parte distale è tenuta in uno
stato di inibizione tonica e costante grazie ai neuroni
tuberoinfundibolari dopaminergici che abbiamo descritto,
prevalentemente situati nel nucleo arcuato, e che rilasciano
dopamina attraverso il circolo portale ipotalamo-ipofisario. In
gravidanza, l’aumento estrogeni e progesterone provoca
aumento in numero e in attività delle cellule produttrici di PRL,
anche in maniera cospicua. Durante l’allattamento, la suzione del
bambino porta informazioni tramite vie nervose sensitivi sino
all’ipotalamo. Quindi l’inibizione tonica dei neuroni
tuberoinfundibulari dopaminergici del nucleo arcuato viene
ridotta, con conseguente produzione di PRL. Inoltre, la suzione
provoca la produzione di ossitocina, che a sua volta provoca
l’eiezione del latte e modula la scarica dei neuroni
tuberoinfundibolari dopaminergici, i quali sono forniti di recettori
per l’ossitocina. Quindi, i due ormoni prolattina dall’ipofisi
anteriore e ossitocina dall’ipofisi posteriore, cooperano in più di
un modo nell’allattamento. In 30 min di poppata i livelli di PRL
aumentano di 100 volte circa, quindi predispongono la mammella
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della madre al successivo allattamento. Questo è
un esempio di meccanismo di regolazione
feedback positivo, perché più i livelli di
prolattina aumentano più la prolattina viene
sintetizzata durante l’allattamento.
Normalmente, questi alti livelli di PRL provocano
un blocco sulla produzione e il rilascio FSH e LH,
in modo che la maggior parte delle madri che
allattano sono in amenorrea. Meccanismo di
controllo accanto: la suzione agisce sui
meccanocettori dell’areola, le vie sensitive
portano l’informazione ai nuclei magnocellulari
che rispondono producendo ossitocina che agisce
sulle cellule mioepiteliali e dà eiezione di latte;
contemporaneamente informano il nucleo
arcuato, i cui neuroni tuberoinfundibolari
dopaminergici allentati nella loro inibizione
tonica portano a formazione di PRL dalla parte
distale dell’ipofisi; la prolattina agisce sulle cellule ghiandolari
della mammella e viene sintetizzato il latte. Il blocco di
produzione di FSH e LH che porta alla mancata ovulazione e ad
amenorrea viene effettuato per blocco delle cellule ipotalamiche
produttrici di fattori di crescita per le gonadotropine.
Evoluzionisticamente è una difesa del corpo materno
dall’instaurarsi di una nuova gravidanza tropo precoce che non
renderebbe la madre atta ad accudire il neonato e a portare
avanti correttamente la gravidanza.
La PRL nel maschio non avrebbe funzioni, anche se studi recenti mostrano
che la prolattina non agisce soltanto promuovendo la lattazione, ma è un
ormone pleiotropico, cioè con vaste funzioni. Infatti ha un ruolo nel
maschio agendo come neuropeptide su neuroni di diverse popolazioni a
livello telencefalico, diencefalico, nel tronco encefalico, e risulta essere
coinvolta soprattutto nell’instaurazione di comportamenti parentali in
entrambi i sessi. Questi dati sono più facilmente verificabili nell’animale,
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ma facemmo un esempio di vita quotidiana:
una madre che non sta allattando ma pensa o
guarda il bambino, può avere eiezione di latte.
Questo è un meccanismo mediato proprio da
PRL, che lavora anche a livello di introduzione
di cibo, nella risposta di adattamento allo
stress e nella regolazione della
neurogenesi.
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della lingua, ispessimento di mandibola e lineamenti, si chiama
acromegalia.
NEUROIPOFISI
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I PITUICITI sono cellule gliali che esprimono S100 e GFAP,
sono considerati astrociti modificati. Sono caratterizzati
dalla presenza di processi citoplasmatici allungati che
circondano i terminali assonici. La loro connessione con il
sistema di rilascio degli ormoni in circolo è testimoniata dal
fatto che non hanno una densità omogenea, ma occupano il
70% del volume delle regioni perivasali della neuroipofisi,
contro il 30% di volume totale. Ricevono input neurormonali
da diverse molecole, perché forniti di recettori di membrana
per ADH e ossitocina, ormoni che devono essere rilasciati,
ma anche recettori adrenergici e recettori per oppioidi.
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La depolimerizzazione dell’actina è dovuta all’attivazione dei
recettori β-adrenergici sui pituiciti, attivati dalla
noradrenalina rilasciata dai terminali assonali della
neuroipofisi. C’è quindi la retrazione gliale, un aumento dei
contatti neuro-vascolari di oltre il 50% e una diminuzione
dei contatti fra pituicita e assoni. Successivamente, il
pituicita si retrae, ossitocina e ADH entrano in circolo, quindi
i livelli ematici aumentano. Contemporaneamente, ADH e
ossitocina liberati dalle terminazioni assonali trovano anche
recettori sul pituicita, e legandosi a questi riportano il
pituicita alla forma originale: i processi gliali si riallungano
perché il legame con ossitocina e ADH attiva degli enzimi
GTP-asici che riorganizzano il citoscheletro actinico.
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SVILUPPO EMBRIOLOGICO DELL’ IPOFISI
Il tetto della cavità orale embrionale è noto come stomodeo, e l’invaginazione verso
l’alto di parte dell’ectoderma del tetto è la tasca di Rathke, a cui corrisponde
l’invaginazione verso il basso del pavimento neuroectodermico del diencefalo
primitivo. Il processo ha una regolazione genica molto precisa, con molti fattori che
entrano in gioco, in particolare per formare la tasca di Rathke sono necessari la BMP
4 (bone morphogenetic protein 4) e l’FGF 8 per un completo sviluppo.
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ADH, inducendo la discesa dei loro assoni
nell’infundibolo e il loro arrivo alla neuroipofisi. Si
formano poi vasi e capsula, strutture
mesenchimali.
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emivita molto breve. Inoltre l’ipofisi faringea ha comunque dimensioni molto piccole.
VASCOLARIZZAZIONE IPOFISI
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Il ramo anteriore, che è più grande, presenta nella maggior parte dei casi una
ramificazione e candelabro, che porta alla formazione di:
Immagine anatomica dei vasi ipofisari, del peduncolo con l’arteria trabecolare che
scende, l’arteria ipofisaria superiore e rami per chiasma ottico e i rami oftalmici.
2) Arterie ipofisarie inferiori: originano dal segmento C4 cavernoso della carotide interna,
o direttamente o come branca di un ramo meningo-ipofisario. Irrorano il dorso della sella, il lobo
posteriore dell’ipofisi e la parte posteriore della capsula ghiandolare. Anastomosi fra arterie
superiori e inferiori sono possibili grazie all’ arteria trabecolare; ci sono anche anastomosi tra le
arterie inferiori dei due lati, formando una sorta di circolo ipofisario inferiore o rete
capsulare inferiore. Tra i rami è necessario ricordare l’arteria prechiasmatica,
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che vascolarizza, oltre il chiasma ottico, anche parte del peduncolo ipofisario. È un ramo
dell’arteria oftalmica.
DRENAGGIO VENOSO
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