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access to Lettere Italiane
Nella dri,
imponente tradizione
volgarizzate all'iniziomanoscritta
del Trecento delle
da unVite deidisanti
gruppo do pa
menicani del convento di Santa Caterina in Pisa, è rimasta inos
servata una piccola antologia, che ha per titolo Detti e fatti de vir
tuded L'opuscolo, databile al Trecento, è ordinato per rubriche
illustranti sia le fondamentali virtù della vita religiosa (obbedien
za, povertà, castità), sia le condizioni e le difficoltà specifiche del
monaco (preghiera, silenzio, parole di consolazione, astinenza, ten
tazioni).2 Sull'origine francescana non vi possono essere dubbi: se
gran parte dei materiali derivano dalle Vitae Patrum e dal Dialo
go di san Gregorio, non può sfuggire anche un impiego sistemati
co delle leggende francescane, e in particolare dei Detti di Egidio.
Il capitolo sulla povertà è più che sufficiente per dare un'idea dei
criteri di composizione dell'antologia. All'inizio si leggono due ce
lebri esempi delle Vitae Patrum contro il vizio dell'avarizia, parti
colarmente odioso nei monaci: un monaco che ha messo da parte
cento soldi viene sepolto assieme al suo gruzzolo, e maledetto con
* Una redazione abbreviata del testo è stata presentata al Colloquio «Figures médié
vales de la solitude» organizzato da Pierre Toubert e Michel Zink alla Fondation des
Treilles (Tourtour) dal 9 al 15 giugno 2001.
1 Questo è il titolo secondo il Rice. 1460, del secolo XIV.
2 Cfr. C. Delcorno, La tradizione delle "Vite dei santi padri", Venezia, Istituto Ve
neto di Scienze, Lettere e Arti, 2000, pp. 108-109.
habitabat in dolio et manu concava bibebat. Cuius continentiam Alexander vincere non
potuit [...] Et Socrates pondus auri in mare proiecit dicens: Ite in profundum male cu
piditates, mergam vos ne mergar a vobis».
16 Cfr. S. Clasen, Vom Franziskus der Legende zum Franziskus der Geschichte, «Wis
senschaft und Weisheit», 29, 1966, pp. 15-29; Ο. Schmuch, "Secretum solitudinis". De
circumstantiis externis orandi penes sanctum Franciscum Assisiensem, «Collectanea Fran
ciscana», 39, 1969, pp. 5-58; Id., "Mentis silentium". Il programma contemplativo nell'or
dine francescano primitivo, «Laurentianum», 14, 1973, pp. 177-222; G. Miccoli, France
sco d'Assisi, Torino, Einaudi, 1991, pp. 148-189. Si veda anche C. Delcorno, Le "Vitae
Fatrum" nella letteratura religiosa medievale (secc. XIII-XV), in Spiritualità e lettere nella
cultura italiana e ungherese del Basso Medioevo, a cura di S. Graciotti e C. Vasoli, Firen
ze, Olschki, 1995, pp. 179-201, a pp. 183-186.
17 H. Thode, Francesco d'Assisi e le origini dell'arte del Rinascimento in Italia, a cu
ra di L. Bellosi, Roma, Donzelli, 1993 p. 75. Su questo ciclo pittorico vedi H. Toubert,
Un'arte orientata. Riforma Gregoriana e iconografia, a cura di L. Speciale, Milano, Jaca
Book, 2001, p. 195, nota 71.
18 C. Frugoni, Francesco e L'invenzione delle Stimmate. Una storia per parole e im
magini fino a Bonaventura e Giotto, Torino, Einaudi, 1993, p. 256. Il dipinto è del 1263.
Cfr. J. Baschet, Lieu sacré, lieu d'image. Les fresques de Bominaco (Abruzzes 1263), thè
mes, parcours, fonctions, Paris-Rome, La Découverte-Ecole Française de Rome, 1991, pp.
86-89.
29 L'interpretazione allegorica degli animali del deserto era già nel commento di Ori
gene al libro di Giosuè 4, 2. Cfr. J. Leclercq, Eremus et eremita, p. 11. Per un orienta
mento su questo importante aspetto della letteratura religiosa cfr. P. Boglioni, Les ani
maux dans l'hagiographie monastique, in L'animal exemplaire au Moyen Age, V'-XV' siè
cles, sous la direction de J. Berlioz et M. A. Polo de Beaulieu, Presses Universitaires de
Rennes, 1999, pp. 51-80. Il simbolismo animale era molto sviluppato soprattutto nella
scuola francescana. Si veda F. Zamboni, La simbologia animale nei "Sermones" di San
t'Antonio, in Le fonti e la teologia dei Sermoni antoniani. Atti del Congresso Internazio
nale di Studio sui "Sermones" di S. Antonio da Padova. Padova 5-10 ottobre 1981, a
cura di A. Poppi, Padova, Edizioni Messaggero, 1982, pp. 255-268, ora in L'alfabeto sim
bolico degli animali. I bestiari del Medioevo, Milano, Luni Editrice, 2001; e C. Delcorno,
Il "Liber Naturae" nella "lectio" antoniana, pp. 64-65. Più in generale vedi V. Cassy, Les
animaux et les péchés capitaux: de la symbolique à l'emblématique, in Le monde animal et
ses représentations au Moyen Âge (XL-XV' siècle), Toulouse, Cedex, 1985, pp. 121-132.
35 Cfr. Biblia latina cum Glossa ordinaria. Facsimile Reprint of the Editio Princeps
Adolph Rusch of Strassburg 1480/81, Turnhout, Brepols, vol. IV ad Ioh. X: «quasi de
Egipto in doctrinam vel regnum», «de tenebris ad lucem dum ante eas vadit quas in co
lumna nubis et ignis exemplum eis faciens quod docuit vel ad regnum procedit».
36 Cfr. C. Delcorno, Note su biografia, agiografia e autoagiografia, in Studi di filolo
gia e letteratura in onore di Gianvito R,esta, a cura di V. Mastello, Roma, Salerno Editri
ce, 2000, p. 48.
37 Vedi il commento di Origene a Giosuè 4,2 (citato da Leclercq, Eremus et eremita,
p. 12, nota 26).
38 Sulla "vita angelica" cfr. S. Franck, Άγγελικόσ βίοσ. Begriffsanalytische und begriff
sgeschichtliche Untersuchungen zum «engelgleichen Leben» in fruhen Monchtum, Munster
Westfalen, Aschendorff, 1964.
39 Pavia, Biblioteca Universitaria, Aldini 173, c. 41 ra-b.
43 Ibid. c. 25 rb-va.
44 Tra le prime attestazioni si veda Eucherio di Lione, Formulae, cap. 4 "De animan
tibus" (citato da J. Leclercq, Eremus et eremita, p. 20). Vedi anche J. Leclercq, Etudes
sur le vocabulaire monastique, p. 36; Ο. Schmucki, "Mentis silentium", p. 193. Per l'uso
di questa immagine nella predicazione del domenicano Guglielmo Peraldo vedi l'Intro
duzione a Cavalca, Cinque vite, nota 118. Si noti che altrove lo stesso Luca da Bitonto
preferisce l'altra immagine del solitario, il pellicano. Cfr. In festo Innocentium (c. 50rb):
«Similis factus sum pellicano. Pellicanus est avis egyptius habitans in solitudine Nili que
fertur occidere pullos suos eosque per triduum lugere, deinde se ipsum vulnerai et
aspersione sui sanguinis vivificai. Pellicanus significat penitentie solitudo et a secularibus
separatio».
45 La stessa citazione in Albertino da Verona nel sermone "in sancto Martino" (Le
tare Çabulon in exitu tuo [Deut. 33, 18]): «Hunc exitum suadet sponsus anime: Cant
VII. Veni dillecte mi egrediamur in agrum [...] Et in hoc exitu mirabilis est leticia quia
audit homo archana verba que non licet homini loqui quia Osee II Ecce ego lactabo eam
et ducam in solitudinem et loquar ad cor eius» (Biblioteca Medicea Laurenziana, Conv.
Soppr. 548, c. 116rb).
46 Cfr. Guillaume De Saint Thierry, La lettera d'oro, a cura di C. Leonardi. Tradu
zione di C. Piacentini e R. Scarcia, Firenze, Sansoni, 1983, n. 105, p. 130: «Alia cella tua
exterior, alia interior. Exterior est domus in qua habitat anima tua cum corpore tuo, in
terior est conscientia tua, quam inhabitare debet omnium interiorum tuorum interior
Deus, cum spiritu tuo». E vedi Agostino, Sermones 47, 14, 23 (PL 38, 311-312): «Et
54 Cfr. l'Introduzione a Cavalca, Cinque vite, p. 22. E vedi anche C. Delcorno, for
me dell'exemplum in Italia, in Ceti, modelli, comportamenti nella società medievale (secoli
XIII-metà XIV). Atti del XVII Convegno Internazionale di studi del Centro Italiano di
Studi di Storia e d'Arte, Pistoia 2001, pp. 305-336.
55 Ibid., c. Ζ 2ra: «Et legitur[...] quod sanctus Arsenius oravit ut deus deleret me
moriam mulieris de corde suo que rogaverat eum ut oraret prò ea». Cfr. Vitae Patrum,
lib. V, cap. ii, n. 7 (coli. 858-859); e vedi Cavalca, Vite dei Santi Padri, lib. Ili, cap. 12.
56 E questo il titolo della traduzione latina dell'Historia Lausiaca di Palladio. Cfr. C.
Delcorno, La tradizione delle "Vite dei Santi Padri", pp. 533-534.
57 PL 74, col. 255. Si noti che Servasanto riporta esattamente la risposta che Ales
sandra dà a Melania, la quale le chiede il motivo della sua volontaria reclusione: «Malui
meipsam in sepulcro includere quam nocere anime ad similitudinem Dei fatte».
67 Magi. XXXV 166, c. Irb. Vedi C. Ivlii Solini, Collectanea rerum memorabilium
iterum ree. Th. Mommsen, Berolini, 1895 (ristampa 1958), 52, 37, p. 190.
92 Una copia era nel convento di S. Croce a Firenze, un'altra a S. Francesco di Sie
na. Cfr. A. M. Voci, Petrarca e la vita religiosa: il mito umanista della vita eremitica, Ro
ma, Istituto Storico Italiano per l'Età moderna e contemporanea, 1983, p. 135.
93 Negli Statuti del 1443, forte del consiglio di Eugenio IV, egli ordinava agli Osser
vanti Cismontani che in ciascuna provincia si provvedesse «de bona instructione iuve
num». Cfr. C. Piana, Vevoluzione degli studi nell'Osservanza francescana nella prima me
tà del '400 e la polemica tra Guarino da Verona e fra Giovanni da Prato a Ferrara (1450),
«Analecta Pomposiana», VII, 1982, pp. 249-289, a p. 255.
94 L'eremo di Monteripido, legato alla memoria di frate Egidio, fu dato a Paoluccio
Trinci nel 1376. Nel 1438 san Bernardino vi tenne un famoso corso sulle censure, dando
inizio ad uno Studio di teologia morale. Tra il 1440 e il 1443 Giovanni da Capestrano vi
tenne un ciclo di sermoni in favore dello studio delle lettere. Cfr. U. Ugolini, Motivi per
una cronaca di sette secoli, in Francescanesimo e società cittadina. L'esempio di Perugia.
Studi storici per il VII Centenario del Convento francescano di Monteripido in Perugia,
a cura di U. Ugolini, Perugia, 1979, pp. xxvn, xlii-xliv. San Paolo in Monte, dapprima
piccolo eremo voluto da fra Giovanni da Stroncone, coadiuvato da Antonio da Budrio, è
trasformato in ampio convento, dotato di uno Studio. Cfr. C. Piana, Il beato Marco da
Bologna e il suo convento di S. Paolo in Monte nel Quattrocento, Bologna, Editrice "Nuo
va Abes", 1973, pp. 146 e 159. Gli Studi degli Osservanti peraltro non rilasciavano gradi
accademici, essendo strettamente funzionali alla formazione di predicatori e di confesso
ri. Cfr. C. Piana, L'evoluzione degli studi nell'Osservanza francescana nella prima metà
del '400, pp. 257-259; G. G. Merlo, Eremitismo nel Francescanesimo medievale, pp.
41-42.
95 Si noti che il timore di deviazioni ed eresie è costante nella storia del monache
simo, cfr. C. Santschi, La solitude des ermites. Enquête en milieu alpin, in Le choix de la
solitude. Parcours érémitiques dans les pays d'Occident, «Médiévales», n. 28, printemps
1995, pp. 25-40, a pp. 35-36. Per l'accentuarsi delle preoccupazioni alla fine del Medio
evo cfr. A. Vauchez, La santità nel Medioevo, trad. italiana, Bologna, il Mulino, 1989,
pp. 312-314.
96 Summa II-II, q. 169, a. 1 Utrum circa exteriorem ornatum possit esse virtus et vi
tium. San Tommaso cita l'Etica di Aristotele, in particolare alcuni passi del cap. VII.
97 Queste immagini fecero un'impressione indelebile nella memoria dei Cristiani.
Cfr. O. Schmucki, "Secretum solitudinis", p. 8, nota 20.
98 Brescia, Biblioteca Civica Queriniana, A.VII. 14, c. 14r-v (Lune ductus est Yesus
in desertum a Spritu). Marco da Sommariva, del convento di Alba, fu il primo laureato
nella facoltà teologica di Torino. Il quaresimale, notevole anche per le molte citazioni
dantesche, fu recitato per la prima volta davanti a Bona di Savoia, vedova di Lodovico
d'Acaia e sorella di Amedeo Vili; tra il 1433 e il 1435 fu di nuovo pronunciato davanti
a Elisabetta vedova di Pier Gentile di Varano, signore di Camerino. Cfr. C. Cenci, Note
sui codici francescani della Queriniana di Brescia, «Studi Francescani», 80, 1983, pp.
449-470, a pp. 459-460. Vedi anche A. Vitale Brovarone, Per la fortuna di Dante in
Piemonte. La testimonianza di Marco da Sommariva, «Studi Piemontesi», 4, 1975, pp.
322-324; e La diffusione della lingua letteraria francese in Piemonte nel corso del tardo
Medioevo, in Histoire linguistique de la Vallée d'Aoste du Moyen Age au XVIIIe siècle.
Région autonome de la Vallée d'Aoste, Assessorat à l'instruction publique, 1985, pp.
132-177, a p. 143.
99 Bernardino Da Siena, Prediche volgari sul Campo di Siena 1427, a cura di C. Dei
corno, Milano, 1989, predica XXVII, p. 789.
100 Cfr. I. Origo, Bernardino da Siena e il suo tempo, trad. italiana di C. Roatta, Mi
lano, Rusconi, 1982, p. 27. Alla Caprarola si ritirò anche più tardi, soprattutto tra 1429
1431, per scrivere i suoi sermonari latini. Un altro luogo di ritiro fu l'Isola del Lago Tra
simeno, dove il santo non mancò di fare sosta durante l'ultimo viaggio verso l'Abruzzo
(ibid., p. 253). Per la datazione dei sermonari cfr. D. Pacetti, De Sancii Bernardini Se
nensis operihus. Ratio criticae editionis, Ad Claras Aquas, Florentiae, 1947, pp. 4, 16.
Non è casuale che una discepola di s. Bernardino, quale si può considerare Caterina Vi
gri, confessi di essere stata tentata dal desiderio del deserto (Le sette armi spirituali, VII
95, ed. critica a cura di A. Degl'Innocenti, Firenze, SISMEL, Edizioni del Galluzzo,
2000, p. 36).
104 San Bernardino Da Siena, Le prediche volgari, ed. dal P. Ciro Cannarozzi, Q
resimale del 1425, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1940, vol. II, p. 207.
105 Cfr. G. Leoncini, "Cartusia nunquam reformata", p. 568, nota 20.
106 San Bernardino Da Siena, Le prediche volgari, ed. dal P. Ciro Cannarozzi, Q
resimale del 1425, predica XXI, vol. II, ρ. 7. Su questo problema vedi il mio studio P
personale e di famiglia nella predicazione quattrocentesca, in Religione domestica, Ver
Cierre Edizioni, 2001, pp. 117-146, a p. 125.
107 Le prediche volgari. Predicazione del 1425 in Siena, a cura di C. Cannarozzi,
renze, 1958, predica XXXI, vol. II, p. 135.
Carlo Delcorno
108 Cfr. R. Rusconi, L'attesa della fine, Crisi della società, profezia ed Apocalisse in
Italia al tempi del grande scisma d'Occidente (1378-1417), Roma, 1979, pp. 234-236.
109 Opera, t. VI, Ad Claras Aquas, Florentiae, 1959, p. 256.
110 Bernardino Da Siena, Prediche volgari sul Campo di Siena 1427, predica
XXVIII, p. 799.
111 Cfr. G. Merlo, Eremitismo nel Francescanesimo medievale, p. 47.