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Leopardi

Biografia

Nasce a Recanati nel giugno del 1798 e muore a Napoli nel giugno 1837.Recanati si trovava nello Stato della
Chiesa, un piccolo paese di pseudo-cultura religiosa molto decentrato. Nasce da una famiglia nobile, il
padre Monaldo era un conte dal carattere simpatico e che lasciava i compiti principali alla moglie, una
donna molto rigorosa.

Bonario, amava i libri: ne comprava tanti per la sua biblioteca che sognava potesse servire anche all’intera
cittadinanza. I libri della biblioteca di Monaldo erano classici, scientifici [dall’astronomia alla chimica],
trattati di natura e edizioni della Bibbia in 8 lingue, sulle quali Leopardi impara greco e ebraico. Il latino gli
fu impartito da dei precettori.

Era legato ai 2 fratelli, Carlo e Paolina, più piccoli.

La biblioteca di famiglia permise a Leopardi di formare la propria cultura: a 10 anni scrisse molte poesie, a
15 anni la “Storia dell’Astronomia”, a 17 tradusse Pseudo Omero e altri greci.

Soffriva di Tubercolosi Ossea: era deforme e molto cagionevole di salute, digeriva male ed aveva un
principio di cecità. Con il padre il rapporto era più affettuoso che nei confronti della madre.

Monaldo inoltre non era sufficientemente forte da sorreggere la situazione bigotta creata dalla madre
corrotta moralmente dalla religione.

Leopardi aveva una forte capacità immaginativa: non era un misantropo ma anzi cercava da sempre
qualcuno con cui condividere i propri sentimenti. Da piccolo si innamora della prima ragazzina che vede, la
cugina. Era convinto che sarebbe potuto diventare un uomo di grande valore: voleva essere un filologo ed
uscire dai confini di Recanati. I suoi primi contatti da intellettuale sono quelli con Pietro Giordani, direttore
de “La Biblioteca Italiana” [per cui tra l’altro Leopardi scrisse], nel periodo in cui i suoi studi si ampliavano ai
romanzi romantici contemporanei.

Legge inoltre Madame de Stael e le risponde. Leopardi non è un Romantico ma un Classicista come
Giordano, per l’eleganza e l’armonia dei suoi scritti. Cerca di scappare nel 1719 da Recanati, poi tra 1722 e
1723 si reca dagli zii materni a Roma, dalla cui decadenza fu deluso. Aveva infatti immaginato una
grandezza estrema nella capitale. Tornato a Recanati scrive nel 1724 le “Operette Morali”.

Poi dal 25 al 28 è di nuovo fuori Recanati. Fino al 1730 tutte le sue poesie, eccetto “A Silvia”, sono state
scritte a Recanati, luogo in cui si sentiva maggiormente ispirato.

Visita Bologna, Milano, Firenze, trova lavoro [i genitori gli davano poco o nulla] per alcune case editrici, fa
traduzioni, crestomazie e collabora con “il Gabinetto”, istituzione culturale fiorentina fondata da
Giampietro Vieusseux di stampo cattolico-liberale [aveva già fondato “L’Antologia”].

Con i compagni di lavoro, Leopardi ha rapporti umani ma non trova una condivisione netta dei propri ideali.
Al Gabinetto nel settembre 1727 incontra Manzoni e nel novembre dello stesso anno, per ovviare al clima
freddo di Firenze, “sverna” a Pisa, dove scrive una lettera a Paolina, la sorella.

A Pisa passa il periodo maturo considerato più felice. E’ qui che scrive “A Silvia” nell’inverno 27-28. Tornato
a Recanati resta fino al 1730, dopo non ci tornerà mai più.

Nel 1930 va a Firenze, dove si innamora di Fanny Targioni Tozzetti per cui prova un amore passionale, forte,
violento.
Le relazioni sentimentali non sono mai piacevoli a causa del suo carattere burbero, “sgradevole” ad un
primo impatto. E’ questo il periodo in cui scrive le poesie del “Ciclo di Aspasia” e in cui molte liriche
vengono pubblicate.

Conosce Antonio Ranieri a Firenze, patriota e scrittore, da cui si reca a Napoli, città che giudica
negativamente e dove scrive le sue ultime opere ricche della tematica ironico-sarcastica contro il pensiero
che l’uomo possa essere “perfettibile”. Per Leopardi la condizione dell’uomo è di sofferenza.

Vengono pubblicati i suoi canti nelle edizioni Stariti ma presto viene sottoposto a censura.

Muore per vari motivi legati alla salute, forse per la degenerazione di un diabete, nel giugno 1837, in piena
epidemia di colera: per questo rischia di essere seppellito in una fossa comune.

Ranieri riesce a farlo portare via in una carrozza: fu nascosto primo sotto la chiesa di Fuorigrotta e poi
tumulato nella chiesa.

L’ideologia.

Leopardi elabora il proprio sistema di pensiero, in una sorta di isolamento materiale ideologico.

Materiale  perché le riflessioni avvengono per lo più nell’ambiente chiuso di Recanati.

Ideologico  perché il pessimismo e il materialismo che alimentano la sua visione del mondo lo pongono in
contrasto con la dominante ideologia cattolico-liberale.

Gli interessi e le argomentazioni di Leopardi risultano strutturalmente più legati al dibattito filosofico del
Settecento. E ha una straordinaria capacità di preveggenza che lo avvicina alle problematiche dell’epoca
attuale.

I mali sono spiegati da Leopardi con l’adozione dello schema natura contro ragione.

La natura che opera sempre per il bene è stata abbandonata e tradita dall’azione corruttrice della ragione,
che ha spento le forze vitali dell’uomo rendendolo sempre più arido e egoista, a questo si contrappone
invece la “felice condizione degli antichi e della loro sintonia con la natura.

La teoria del piacere.

Nello Zibaldone Leopardi espone la teoria del piacere. Secondo questa teoria l’anima ha un’ innata
propensione alla felicità, cioè al piacere, che è illimitata per durata e per estensione. È incapace di trovare
appartamento nel soddisfacimento di un desiderio.

L’unico antidoto a questa “malattia” è l’immaginazione. Dunque la natura ha concesso all’uomo la facoltà
immaginativa.

Più prevale la ragione e più l’uomo è destinato all’ infelicità. Sono esclusi gli sciocchi, i bambini e gli animali.

Leopardi sviluppa una polemica sulla società contemporanea, poiché l’oppressione del dispotismo e della
restaurazione hanno portato l’uomo all’ egoismo. Ciò ha spento l’entusiasmo dei giovani, i quali erano pieni
di aspettative e illusioni, un tempo ciò era una risorsa essenziale per la vita della società. Egli arriva alla
conclusione che “ l’uomo non è fatto per vivere in società”.

Secondo Leopardi il cristianesimo agì inizialmente come una grande illusione vivificatrice in un mondo in
declino. Ma non fece altro che andare a logorare e mortificare le energie vitali, a causa di un’ etica
incentrata sull’utilità, la rassegnazione, e la mancata attenzione ai bisogni e alle aspirazioni materiali
dell’uomo.

Leopardi aderisce al Sensismo e al relativismo illuministico.


Pessimismo cosmico.

Leopardi nella prima fase, immagina una natura benigna, nella seconda fase quindi quella del pessimismo
cosmico, sostiene che la natura è priva di valori, finalità e di eticità.

Allo schema natura vs ragione, sostituisce con natura vs uomo, la natura rappresenta la polarità negativa, e
l’uomo la vittima di un crudele inganno.

Sostiene che la ragione sia ambivalente, quindi da una parte, è fondamento del materialismo (unico
strumento dell’indagine speculativa), ma essa ha anche un’azione corruttrice e corrosiva.

Non crede che la ragione sulla natura può agevolare il progresso della società

Inoltre utilizza la ragione per smascherare le false certezze dello spiritualismo.

Egli accetta il meccanismo di un sistema di natura impassibile e implacabile, che genera produzione e
distruzione, e che non aiuta l’uomo a liberarsi della sofferenza poiché l’uomo è costretto a vivere con essa,
e non fornisce risposte ai grandi interrogativi dell’uomo.

Perciò l’umanità è costretta a vivere in un mondo senza cause e finalità. Abbiamo da una parte un sistema
mosso da affetti, ragione e eticità, e una natura indifferente nei confronti dell’uomo (matrigna). La
sofferenza coinvolge l’intero universo.

Nell’ultimo periodo rafforza sempre di più il proprio materialismo, perché doveva rispondere agli attacchi
che stava ricevendo, anche da parte dei suoi amici come il gruppo fiorentino dell’ Antologia. Sostenevano
che il prossimo di Leopardi fosse un pessimismo dettato da motivazioni personali e quindi da egocentrismo.

Su tali basi fonda una nuova etica laica, caratterizzata da un’attenzione nei confronti della società e dei suoi
valori. Nella Ginestra riafferma l’assoluta supremazia della natura nei confronti dell’uomo e l’assurdità di
qualsiasi visione antropocentrica. Egli sostiene che la natura avrà sempre la vittoria ma gli uomini sono
comunque chiamati ad impegnarsi nella lotta titanica contro di essa. Sebastiano Timpanaro definisce la
visione di Leopardi con pessimismo agonistico.

Egli sostiene che ci deve essere un vincolo di solidarietà con i propri simili contro la natura stessa (“nemico
comune”).

La poetica.

Passa dall’ erudizione alla scoperta del “bello”, cioè della poesia.

Leopardi inizia a apprezzare le qualità proprie della poesia attraverso la lettura dei classici, e grazie a
Giordani che lo indirizza verso il classicismo illuminato.

Differenza tra l’uomo moderno e antico :

 Antico  essi sono stati in grado di esprimere in poesia la forza della loro facoltà immaginativa.
 Moderno  la ragione li priva dell’immaginazione e quindi sono costretti a confrontarsi con la
nullità delle cose, il freddo ragionamento, l’analisi soggettiva delle sensazioni degli affetti.

Leopardi sostiene da una parte che nelle radici classiche è riconosciuta la vera identità della cultura italiana,
ma allo stesso tempo Leopardi aspira a una rinascita dal punto di vista morale e letterario della società
Italiana. Nella sua poetica vediamo molti elementi che riportano alla poetica romantica come:

 giudizio limitativo su Monti, critica il concetto di imitazione tradizionale, perplessità sull’uso della
mitologia antica.
Leopardi nella teoria del piacere, spiega come l’immaginazione può essere sostituita dalla rimembranza e
l’indefinito. La rimembranza produce piacere perché consente di rievocare una situazione, anche se
dolorosa, in una prospettiva più addolcita e sfumata. Permette soprattutto di rivivere l’età giovanile e
dell’infanzia e consente di amplificare il valore dei luoghi e degli oggetti.

Nella realtà l’uomo non ha possibilità di raggiungere il piacere infinito, egli può figurarsi piaceri infiniti
mediante l’immaginazione. Ciò che stimola l’immaginazione dell’uomo è tutto ciò che è ‘vago ed
indefinito’, lontano o ignoto. Allora, con la ‘teoria della visione’, deduce che è piacevole per l’uomo,
secondo le idee di vago ed indefinito, la limitazione dei sensi per via di un ostacolo (una siepe, un albero,
ecc.)

Poiché qui l’uomo può sfruttare l’immaginazione per capire cosa c’è al di là della siepe, dell’albero etc….

L’Immaginazione non interviene solo nel campo della natura, ma anche nelle opere umane, come la pittura
o la musica, dove l’uomo cerca di riprodurre sensazioni ‘vaghe ed indefinite’ Formula anche una ‘teoria del
suono ’, elencando una serie di suoni suggestivi poiché vaghi. Il ‘Bello Poetico ’ per Leopardi consiste
dunque nel Vago e nell’Indefinito, legato alla ‘rimembranza’ della fanciullezza. Leopardi afferma che i
maestri della poesia ‘vaga’ erano gli antichi, poiché, essendo più vicini alla natura, erano immaginosi come
dei fanciulli, mentre i moderni non lo sono più, poiché allontanati dalla ragione; essi sono infelici poiché
consapevoli del vero.

Leopardi riesce a suscitare l’idea di indefinito a livello visivo, uditivo e spazio temporale grazie a una ricerca
accurata della lingua e stile. Per Leopardi termini e parole non hanno lo stesso significato. I primi
definiscono in modo analitico le cose, circoscrivono con precisione l’oggetto e sono adatti al discorso
scientifico, mentre le seconde sono capaci di suggerire idee complesse . Sono dunque naturalmente
poetiche tutte le parole che hanno in sé l’idea di lontananza, antichità, vastità indeterminatezza.

CONVERSIONE FILOSOFICA (dal bello al vero).

Nel 1819 in Leopardi si ha la conversione “dal bello al vero”, cioè dalla poesia di immaginazione alla poesia
di sentimento. La poesia non può limitarsi a suscitare illusioni, deve fare i conti con la realtà di dolore
dell’individuo (Leopardi ha attraversato una grave crisi ed è stato colpito da una grave malattia agli occhi
che gli ha impedito persino di leggere). La poesia deve essere riflessione, una poesia filosofica, che riflette
sul “male di vivere” (citando Montale). Con Leopardi il poeta è depositario della verità (il poeta scopre cosa
c’è dietro il quotidiano).

PIACERE. L’”amor proprio” istintivo porta a cercare il piacere. La materia è l’unica. Cosa che esiste
(materialismo leopardiano). Perciò felicità è ricerca del piacere. Un Piacere dato attraverso i sensi.

La prima risposta è che l’uomo cerca il PIACERE eterno, infinito (si chiama “TEORIA DEL PIACERE”,
sviluppata come molti altri temi nell’opera “Zibaldone di pensieri”, comunemente detta “Lo Zibaldone”).

Trovare un piacere infinito è impossibile poiché è irraggiungibile (l’uomo cerca infatti Un piacere infinito
attraverso mezzi finiti, il che è impossibile). L’uomo stesso è Limitato.

Il piacere è invece per Leopardi la felicità. La mancanza di questo appagamento è la NOIA.

La POESIA:

→ è rimedio contro la noia (mentre Recanati è una prigione da cui vuole e Tenta di fuggire)

→ l’IO lirico (esprime i sentimenti del poeta che è al centro della poesia)
→ esprime anche la condizione umana

→ ricorda

→ rompe lo schema metrico tradizionale

Unici attimi di felicità illusoria nella vita sono: a) nel ricordo b) nell’immaginazione.

TEMATICA DELL’INDEFINITO e DEL VAGO. Egli spiega che l’infinito è dato dall’immaginazione, che dà
piacere, ma per immaginare non bisogna vedere completamente; l’immaginazione è data anche da un
“suono lontano”. Limitare i sensi (vista e udito) permette l’immaginazione.

La lontananza rende la cosa vaga e indefinita. Come i ricordi. L’indefinito dà spazio all’immaginazione, e
procura piacere. L’immaginazione porta al RICORDO (della fanciullezza), che restituisce piacere. Per 5 anni
Leopardi sede di con silenzio poetico.

Tra il 1824 e il 1827 non scrive poesie e scrive le operette morali. Esse sono 24 e sono un insieme di
dialoghi e di novelle di argomento filosofico, affrontano il tema della morale e dell’etica quindi il
comportamento e l’atteggiamento dell’essere umano. È una prosa filosofica e chiama tale prosa operette
morali. Morali perché tratta l’argomento della morale, operette, invece, perché si rifà ai dialoghi di luciano
di Samosata, si rifà ad un’altra opera che sono i Moralia di Plutarco, entrambi sono autori greci i quali
filosofi avevano scritto delle opere di argomento filosofico . Le operette di leopardi però non sono opere
serie come quelle degli scrittori greci ma sono opere che per lo più sono dialoghi che hanno un tono
satirico, tratta argomenti seri ma lo fa in toni divertenti.

Nelle operette morali l’immagine viene salvaguardata ma in una forma nuova, quella dell’invenzione
fantastica, la fantasia collabora con la ragione.

Leopardi ritorna alla poesia con i canti pisano-recanatesi (1828-1830). Adotta anche le forme metriche
aperte: strofa libera, endecasillabi sciolti.

Superamento della distinzione tra idillio e canzone, l’obbiettivo era quello di riservare all’idillio lo spazio
proprio della poesia (poetica dell’infinito e della rimembranza), alla canzone quello della traduzione in verdi
del pensiero.

Leopardi formula la teoria della doppia visione, cioè la convinzione che vi siano certi elementi nella realtà
che ostacolano la vista di alcuni oggetti, per esempio la siepe che nasconde il paesaggio retrostante.

Il ricordo alimenta la speranza nel passato, che però si infrange nell’impatto con il presente. In questi canti
si assume il compito di rendere dicibile la sconfinata distanza che la natura ha frapposto tra le aspettative
dell’uomo e il nulla a cui è destinato.

Nel 1830 Leopardi attua una fase di sperimentazione. Che sembra raccogliere e rilanciare tutta la
complessità dell’ intreccio, pensiero- poesia. Caratterizzata da una scrittura animata da una tensione che
viene definita eroica. Dove inserisce la riflessioni e documenta i fallimenti della propria vicenda personale.
Utilizza la satira come valvola di sfogo. L’ultima delusione sentimentale, ovvero l’amore non corrisposto di
Fanny Targioni Tozzetti gli fa sperimentare in alcune poesie del ciclo di Aspasia, uno stile concentrato e
disadorno, un lessico dissonante e aspro.

La ginestra testamento poetico e ideologico, raccoglie tutto il percorso poetico di Leopardi. Funge anche
da sintesi della riflessione sul ruolo del poeta e sulla funzione della poesia.

Il ruolo del poeta:

 Predicazione coraggiosa e instancabile del vero.


Con gli strumenti propri dell’ argomentazione razionale, della critica, della demistificazione.

Funzione della poesia:

 Si rivolge alla sensibilità, alle emozioni, al cuore con un linguaggio che sa suscitare la speranza, il
sogno, la memoria e l’illusione
 Funge da consolazione anche se le poesie rappresentano il vuoto e l’inevitabile infelicità della vita.

Lo Zibaldone di pensieri.

- Raccolta di diverse e varie riflessioni;


- Tra il 1817 e il 1832;
- Il 5 settembre del 1829 finisce di scrivere lo Zibaldone, negli ultimi tre anni

Il poeta aggiunge solo altre due pagine;

- Nei cento undici Pensieri (1832) compone in parte nuovi pensieri e in parte riflessioni già scritte nello
Zibaldone (rimasti incompiuti);

- È una sorta di autobiografia intellettuale, poiché voleva arrivare alla comprensione dell’universale
condizione umana;

- Questa continua indagine è frutto di speculazioni, di sentimenti e sensazioni fisiche;

- Dopo la malattia agli occhi, Leopardi dice che si arriva all’infelicità del mondo prima da un sentire che da
un conoscere in un interazione di razionalità, fisicità e sentimento; (sviluppa questo pensiero ma non è di
natura romantica ma sensistica) .

- storicizzare il proprio pensiero e la propria vita comporta la possibilità di guardarsi da lontano e dall’alto,
andando a ricostruire in un testo tutta l’esperienza trascorsa;

- temi:

la religione cristiana, la natura delle cose, il piacere, il dolore, l’orgoglio, l’immaginazione, la disperazione e
il suicidio, le illusioni della ragione, lo stato di natura del creato, la nascita e il funzionamento del linguaggio.

E soprattutto la continua difesa dell’individuo contro il prevalere del concetto di massa.

Con il perfezionamento della società, il progresso etc l’ individualità perde = infelicità.

L’infelicità dell’uomo non può essere né risolta e né affrontata, dalle scienze politiche, economiche, ma la
letteratura dal momento che conosce i meccanismi può essere di valido conforto.

Stile: frammentaria e apparentemente disorganica, stile meno accademico e aulico e più agile e sciolto.

 Diario filosofico e quaderno di appunti


 Zibaldone = raccolta disordinata e scritti disparati -varietà di contenuti
 Importanza delle datazioni → crea il percorso intellettuale di Leopardi
 Linguaggio Zibaldone è anticipatore della prosa novecentesca (scatti repentini)

Temi: 1) rapporto uomo e natura

Contrapposizione tra natura madre benefica e generosa / ragione Malefica

Poi concezione negativa dell’esistenza


→ natura matrigna assassina che crea per distruggere

→ solo scopo di perpetuare il ciclo materiale di riproduzione

2) definizione di piacere

Uomo ha sete di felicità insaziabile, cioè piacere

Piacere infinito – non può essere soddisfatto – da alcun piacere finito

-i piaceri della vita sono limitati e di durata effimera

→ condannato a angoscia – che Leopardi chiama “noia” -è vuoto esistenziale, allontanamento da impulsi
vitali

3) definizione di poesia, Legata a natura e piacere – la poesia è dalla parte delle illusioni e della natura,
almeno all’inizio è anche contro la ragione.

 Fedele al concetto di poesia lirica secondo il quale la letteratura non deve avere una funzione
politica o civile, ma ha il compito di parlare della condizione umana, Leopardi rinnovò tuttavia gli
schemi metrici della canzone petrarchesca.
 Introdusse la forma dell’ idillio e della canzone libera proprio con lo scopo di affrancare il pensiero
all’interno della veste formale e tecnica del testo.
 Il libro dei Canti che egli pubblicò a Firenze nel 1831 (e in una seconda edizione nel ’35) resta la più
importante testimonianza della sua opera poetica.

La prima edizione dei canti di Leopardi uscì a Firenze nel 1831, la pubblicazione avvenne grazie all’aiuto
economico degli “amici di Toscana” gruppo di nobili ricchi riuniti attorno all’ ANTOLOGIA, la rivista
diretta da G.P Vieusseux, ai quali il poeta dedicò una lettera introduttiva.

All’interno dei canti si possono individuare due blocchi:

 Le dieci canzoni classiche che aprono la raccolta, costituiscono un tributo alla lirica antica e al
nascente sentimento tragico della natura
 L’altro gruppo, quindi quello degli idilli rappresenta invece un momento di equilibrio formale e
filosofico intorno all’idea di una negatività della natura e dell’esistenza
 Le canzoni pisano-recanatesi, vennero composte dopo un lungo periodo di silenzio poetico,
esse aprivano la poesia alle evocazioni della memoria e al motivo del disinganno, esse sono
identificabili nelle metafore di Silvia e del pastore errante dell’Asia.

3 edizioni :

 1831 comprende le canzoni e gli idilli


 1835 comprende alcune modifiche e l’aggiunta di alcuni componenti più recenti
 1845 edizione definitiva, con alcune correzioni da parte dell’autore e l’aggiunta de il tramonto
della luna e la ginestra.

L’autore sceglie come titolo Canti perché vuole sottolineare la natura modernamente lirica della poesia
Leopardiana, poiché per il poeta il genere lirico è il più alto dei generi poetici.

La Poesia canto dell’anima.

Canti e canzoni rimandano alla percezione uditiva

Idillio  alla percezione visiva.

Esse sono le forme poetiche di Leopardi.


Leopardi adotta nelle canzoni del 1824 lo stile petrarchesco, in seguito il poeta propone un nuovo tipo di
canzone  canzone libera Leopardiana  essa consiste in un libero alternarsi di endecasillabi e settenari,
in strofe libere e con rime occasionali.

Leopardi rompe la tradizione e apre la strada al verso libero novecentesco.

*La canzone è costituita da più strofe (in genere 5), dette stanze, che comprendono versi endecasillabi e
settenari alternati. Ogni stanza è costituita da due parti: fronte e sirma (o coda), talvolta collegate da un
verso, la chiave.

Per quanto riguarda L’idillio anche di questo rompe la tradizione.

Va a perdere ogni legame con il modello ellenistico e bucolico e diventa un genere in cui esprimere la
propria interiorità traendo spunto da una contemplazione del mondo naturale.

Le innumerevoli fonti della poesia Leopardiana :

 Dante rappresenta il poeta magnanimo, che odia la corruzione, la commedia e i canti hanno in
comune la memoria (per Leopardi la rimembranza), il punto di vista della morte, connessione fra
filosofia e poesia.
 Petrarca  lo descrive come auctoritas indiscussa del genere lirico. I canti iniziano con nove
canzoni petrarchesche la prima All’Italia ha anche lo stesso titolo del canzoniere. Lo cita per
allontanarsi dalla sua poesia, prende le distanze a livello strutturale e a livello metrico-formale.
(ripudia il sonetto e la canzone petrarchesca).
 Tasso  figura di riferimento per il poeta, incarnano lo stesso pensiero (temi: prigionia, esclusione,
noia, sogno, destino di dolore etc). Viene citato (poesia del dolore propria dei moderni) nella poesia
Angelo mai accanto a Ariosto (poesia dell’immaginazione degli antichi).
 Foscolo  i sepolcri modello dei canti, per i temi, immagini, strutture, però modificati dal poeta.

Canzoni.

- Primi 9 componenti
- Si apre a diverse tematiche
- Ricercatezza del lessico (arcaismi, latinismi, stilemi inconsueti, struttura ipotattica,
frequente uso di metafore).
- Le prime due sono canzoni civili : All’Italia e Sopra il monumento di Dante, volutamente
poste per prime, tema della decadenza dell’Italia contemporanea

All’Italia  contrapposizione tra Italia dei padri Antichi (famosa per la gloria militare e poetica,
caratterizzata da imprese eroiche, greci contro Persiani, celebrata da Simone, che si propone come
sacerdote e custode della memoria ) all’Italia attuale (asservita dalle potenze straniere e nessuna ragione di
gloria). La canzone si apre con l’immagine delle rovine (segno del tempo che tutto divora) e si conclude con
la poesia che sconfigge l’oblio. Vi un richiamo ai sepolcri di Foscolo, si rifà ai miti greci, ma sostituisce
Omero con Simonide, a sottolineare la scelta del genere lirico.

Sopra il monumento di Dante  segue il modello dei DE SEPOLCRI, traendo spunto dal progetto di Firenze
di erigere un monumento a Dante.

Riprende da Foscolo il concetto di monumento funebre come luogo di culto e memoria.

Pone la contrapposizione tra i caduti antichi morti per la libertà e la patria, e i moderni italiani morti in
vano.

L’Italia contemporanea ha dimenticato i suoi eroi e poeti perciò Dante si deve ritenere fortunato ad essere
morto prima di dover assistere allo scempio della partita.
Ad Angelo Mai  frattura fra antico e moderno. Dolore esistenziale e noia.

Canzoni educative  Nelle nozze della sorella Paolina e a Un vincitore nel pallone (1821-1822).

La prima è un esortazione a educare i giovani ai valori antichi

La seconda rivendica il nesso tra felicità e illusione.

La canzoni filosofiche  Bruto minore e l’ultimo canto di Saffo. Incentrate sul tema del suicidio, come
protesta, il rifiuto del mondo contemporaneo. I loro protagonisti sono Bruto e Saffo e rappresentano la
poetica e la poesia, che il mondo moderno ha smarrito.

Tra la prima e la seconda canzone filosofica sono poste “alla primavera o delle favole” e “l’inno ai
Patriarchi”. Celebrano i tempi primitivi e la mitica età dell’oro nelle prospettive del mito classico e del mito
cristiano, La felicità appartiene solo all’infanzia dell’individuo e al mondo primitivo. Inoltre, la disposizione
nei canti non rispetta l'ordine cronologico di composizione.

Saffo alterego di Leopardi.

Gli idilli.

- Composti fra 1819 e 1821


- Editi del 1826
- Sono più brevi e contenuti rispetto alle canzoni
- Leopardi prende come riferimento gli idilli vecchi e li trasforma, trasferire la visione
dall’esterno all’interno, dal paesaggio all’ interiorità
- Percorsi di tipo riflessivo-filosofico.
- Linguaggio aulico e colloquiale, oltrepassa gli schemi forma-sonetto con l’uso degli
endecasillabi sciolti.
- Piccoli idilli e grandi idilli
- L’ultimo Leopardi

Il ciclo è di cinque canti, denominati Ciclo di Aspasia. Inizia con Il pensiero dominante (1831), in cui l’amore
è visto come l’unica potenza capace di sconfiggere il tempo. Il canto Amore e Morte (1832) presenta le due
entità come fratelli. In Consalvo (1832) è una sorta di novella sentimentale. Il canto A se stesso (1833)
rappresenta la brusca interruzione del sentimento verso una donna concreta: l’io lirico, invita il proprio
cuore a riposare per sempre, rinunciando a ogni desiderio vitale. Nel canto Aspasia Leopardi si rivolge alla
donna un tempo amata, ed evoca il suo volto.

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