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Grande architetto e intellettuale, figura fuori centro rispetto alla considerazione che abbiamo degli
architetti perché è la prima vera grande archistar globale della nostra carrellata e perché non ha una
formazione di architetto (come altri architetti fra cui Wright, Loos, Mies, Le Corbusier ma erano nati in altre
epoche in cui le scuole di architettura quasi non esistevano)
La società in cui si forma è l’Olanda degli anni 60 e 70, paese assorbito da un bisogno di liberazione e
modernità della società prefigurata durante la fine degli anni 60 (le rivolte studentesche giovanili in Olanda
raccolgono risultati concreti). L’Olanda è uno stato liberale nel tema dei diritti individuali, ha una tradizione
abbastanza strettamente legata al tema della libertà individuale e alla grande rivoluzione spaziale degli
anni 10 e 20 dal punto di vista artistico e architettonico (De Stjil: nuova maniera di vedere lo spazio
dell’architettura concepito come uno spazio aperto a più dimensioni che ha avuto un grande influsso in
casa Schröder di Rietveldt ma anche nella maniera di concepire lo spazio di Mies Van der Rohe)
Olanda degli anni 70: piccolo paese ma straordinario. Totaalvoetbal (calcio totale: stile di gioco nel calcio
per cui ogni calciatore che si sposta dalla propria posizione è subito sostituito da un compagno,
permettendo così alla squadra di mantenere inalterata la propria disposizione tattica. Secondo questo
schema di gioco nessun giocatore è ancorato al proprio ruolo e nel corso della partita chiunque può
operare indifferentemente come attaccante, centrocampista o difensore) è una grande rivoluzione
culturale. Il calcio è uno dei giochi basati sulla conquista dello spazio e sulla geometria, quel modo diverso e
nuovo di vedere questa esperienza culturale è figlio di una diversa concezione dello spazio. In questo milieu
in cui Amsterdam ha il maggior numero di gallerie d’arte in Europa, si forma Rem Koolhaas. Il ventenne è
un giovanotto scapestrato, fa il giornalista pubblicista, recensisce mostre d’arte scrive sceneggiature per
film soft core e organizza concerti rock. Rientra totalmente nella tradizione dei giovani ribelli degli anni 70.
Va a Londra entra in una mostra d’arte per poterla poi recensire e si imbatte in alcuni disegni di Leonidov:
un semi sconosciuto architetto artista russo degli anni 20-30. Koolhaas rimane fulminato e decide di
dedicare la propria esistenza all’architettura. È tra i primi a scrivere su Leonidov, va a Delft in una delle più
importanti scuole di architettura di Europa e conosce uno storico con cui va alla riscoperta delle opere del
costruttivismo.
Tra il 67 e il 68 non era semplice andare nell’ unione sovietica dall’Europa in macchina (si trovano bloccati
da colonna di carrarmati che stavano per invadere la Cecoslovacchia). Conoscono e ritrovano i disegni di
Leonidov (forse sottraendone alcuni alla famiglia). I primi articoli che scrive trattano di alcune opere di
Leonidov (la Casa dell’industria ad esempio). Il recupero del costruttivismo rientrerà quindi nelle opere di
Koolhaas).
Koolhass si reca a New York, sede dell’Institute for Architecture and Urban Studies (IAUS): una scuola di
architettura in cui si trovano Peter Eisenman, Rossi e Tafuri. Il centro che si riunisce intorno alla scuola e alla
rivista Oppositions organizza una parte della cultura post-moderna internazionale. Da una parte vediamo il
gruppo formatosi intorno a Milano e Roma, centri di un recupero della cultura storicista, dall’altra
Frampton, Eisenman, Koolhaas, con Tafuri e Rossi (che fungono da trait d’union fra i due mondi) che
recuperano una parte sommersa dell’esperienza moderna: quella parte tagliata fuori dalle grandi
narrazioni storiografiche scritte da Zevi e Gideion negli anni 50 e 60. (Leonidov, ad esempio, non compare
né in Zevi né in De Fusco)
New York diventa il sottotesto della prima importantissima opera di Koolhass: il libro che definisce la sua
carriera (come nel caso di Aldo Rossi): Delirious New York (1977). Il libro è un’esilarante lettera d’amore a
questa città e a allo stesso tempo il manifesto dell’architettura che Koolhass realizzerà nei successivi 40
anni. Sono gli anni in cui la città torna ad essere il territorio concreto dell’architettura. New York è il tema:
“una città che ne contiene tantissime altre”. Vuole essere una storia di Manhattan, un manifesto
retroattivo. Il sottotitolo è un ossimoro: non esiste un manifesto retroattivo perché il manifesto getta le
basi di un movimento artistico. Koolhaas vuole ritrovare, invece, nella Manhattan di fine 800 e inizio 900
alcuni principi che costruiscono la vera essenza dell’architettura moderna su cui nessuno ha scritto una
trattazione e che saranno i suoi punti di partenza.
La storia di Manhattan viene ricostruita dalle sue presunte origini mitologiche (come ogni città che vuole
comprendere e definire un mondo alla stessa maniera di Roma, Mosca ed Atene).
New York è tutto programma e niente forma. E’ costruita sull’idea di isolato come gran parte delle città di
fondazione romana spagnola portoghese ecc.. L’isolato newyorkese che ha una dimensione XL rispetto
all’isolato delle altre città di fondazione menzionate, è una dimensione onnicomprensiva che si estende
lungo tutta l’isola di Manhattan, scandita da un tracciato regolare ippodameo di 4000 isolati che unisce
differenze geografiche fatte salve due eccezioni: Broadway che taglia diagonalmente l’isola e Central Park:
un tappeto di arcadia sintetico, un punto in cui la natura viene ricostruita in maniera artificiale. Tutto
programma perché le dimensioni dell’isolato permettono una crescita variabile degli organismi
architettonici che vi si installano.
L’universo di Manhattan e del libro di Koolhaas si snoda fra la realtà e la finzione: Coney Island, località di
Manhattan dove la città iperrealista basata sullo sfruttamento intensivo della rendita fondiaria degli isolati
argina a una certa distanza il proprio immaginario. Coney Island è il luogo della finzione e degli stili
architettonici più surreali che non trovano posto nella Manhattan delle grandi imprese finanziarie. Un luna
park costruito come una grande città.
La New York di pietra sposa i due grandi principi tecnologici alla base dell’architettura moderna che
permette lo sfruttamento intensivo dei lotti rettangolari: pianta libera teorizzata da Le Corbusier e
inventata nel concreto dagli architetti anonimi di fine 800 e l’ascensore che permette di impilare la
successione di piante libere, l’una sull’altra. Si assume il grattacielo come tipologia moderna assoluta
poiché permette la compresenza di tutti questi tipi di programmi diversi e tipologie architettoniche diverse
all’interno dello stesso edifico. Nel libro presenta il disegno di sezione del Downtown Athletic Club (una
successione di residenze, alberghi, piscina, teatri, palestre, atri, sale da spettacolo): la varietà di funzioni
che le città europee presentano sul rez di chaussée (piano di campagna) ricchezza si ribalta sulla sezione.
Manhattismo: capacità straordinaria che hanno gli edifici newyorkesi di impilare sezioni e caratteristiche
architettoniche molto diverse. Il Manhattismo è il grimaldello per operare una critica alla città tardo
funzionalista del 900, critica che si esemplifica nei capitoli finali parlando della psicopatologia di Le
Corbusier. Essa, è una metafora per indicare una citta del 900 in cui le parti sono separate e organizzate
funzionalmente, una città che annulla all’origine il caos metropolitano proprio di una città come New
York. Koolhass ama le metropoli, la congestione, il traffico e non è un caso che quando istituirà il suo studio
lo chiamerà OMA (Office for Metropolitan Architecture) definisce in primis che tipo di architettura progetta.
Il testo di Koolahass ha una fortuna enorme. Egli non si limita quindi ad essere solamente un intellettuale di
architettura ma intraprende la carriera di progettista. Riceve una formazione su come si costruisce
concretamente l’architettura iscrivendosi all'Architectural Association School of Architecture di Londra (AA)
dove incontra una giovane espatriata dall’Iran Zaha Hadid ed Elia Zenghelis che contamina con il suo amore
per l’avanguardia sovietica (la tesi di Hadid si inititolerà Malevich's Tektonik).
Tutto è pronto per la carriera di Kooolhaas. Delirious New York termina con l’arrivo a New York di questa
piscina galleggiante partita a Mosca e che negli anni 70 arriva a manhattan (metafora dell’arrivo del
costruttivismo).
Koolhass scrive altro grande libro che ha rivoluzionato la grafica dell’architettura (come i testi del Bauhaus)
S,M,L,XL: basato sul rapporto tra architettura e la sua scala, cataloga tutti i progetti di OMA attraverso le
loro diverse dimensioni.
OMA che è uno studio globale con varie sedi anche in Cina è uno studio cresciuto con fatturati immensi. Ha
uno spin-off che si chiama AMO e che si occupa di grafica, documentari sulle opere e quindi della parte
culturale e intellettuale di promozione finalizzata alla costruzione di reddito e fatturato.
Altri testi molto importanti ma che non hanno ancora la valenza di questi altri due sono: Shopping, La città
generica (tratta le città dei paesi in via di sviluppo) …
Veri progetti
Tema del Manhattismo: riporta nell’immaginario collettivo europeo la questione della sovrapposizione
ossessiva di programmi e funzioni così come farà l’architettura olandese che ne deriva (allievi come il
danese BIG lavora da OMA).
Koolhaas realizza grandi progetti in un paese emergente come la Cina. Per gran parte dei grandi studi
occidentali la Cina è un luogo di sperimentazione per ipotesi costruttive impossibili da realizzare in Europa.