4 La sismologia
4.1 Definizione di terremoto
Un terremoto, o sisma, è un'improvvisa vibrazione del terreno prodotta da
una brusca liberazione di energia che si propaga in tutte le direzioni (come
una sfera) sotto forma di onde. (fig. 2)
Se una porzione di roccia inizia a deformarsi, sotto l’azione delle forze
endogene essa tende a resistere, quando le forze che tengono insieme la
roccia vengono superate questa si spezza e si ha un brusco spostamento delle Fig. 1
due parti che rilasciano l'energia che avevano accumulato durante la
deformazione e ritornano in uno stato indeformato.
4.2 Una teoria unificante che spiega il fenomeno
La Tettonica a Zolle e una teoria molto importante perché riesce a spiegare in
maniera molto semplice tutti i fenomeni geologici più rilevanti (terremoti
compresi). Una teoria che ha queste caratteristiche prende il nome di teoria
unificante ed è il fondamento della geologia moderna.
4.2.1.La distribuzione dei terremoti e teoria della tettonica a zolle
Una delle più importanti spiegazioni che questa teoria riesce a fornire è la
distribuzione dei terremoti e dei vulcani sulla Terra; le zone interessate a
terremoti sono distribuite lungo i margini delle zolle. (fig.1)
4.3 I Fenomeni Sismici
A causa degli attriti il movimento delle varie zolle è fortemente ostacolato, in
pratica il movimento non avviene con regolarità ma spesso si ferma. Quando
ciò avviene si accumulano tensioni fino al punto di resistenza dei materiali
coinvolti, una volta superato il limite di resistenza si ha una rottura con Fig. 2
conseguenti liberazione dell'energia accumulata.
Questa energia viene liberata sotto forma di onde sismiche e
contemporaneamente si ha uno spostamento repentino delle due zolle
coinvolte. Quando ciò si verifica si ha un terremoto.
4.4 Ipocentro, epicentro e faglia
I punti di rottura hanno luogo lungo linee ben precise chiamate faglie.
La faglia è una frattura della roccia che mostra evidenze di movimento
relativo tra le due masse rocciose da essa divise. (fig. 3)
Il punto preciso in cui avviene un terremoto è detto ipocentro mentre il punto
situato immediatamente sulla sua verticale è detto epicentro.
Il sisma genera onde sferiche che si propagano in tutte le direzioni. La teoria Fig. 3
che meglio spiega questo fenomeno è quella del rimbalzo elastico (fig. 5)
1 assenza di sforzi
2 gli sforzi si accumulano e si ha una deformazione senza rottura
3 nel momento delle rottura le due parti oscillano liberando onde sismiche
4 si ha spostamento lungo la faglia (fig. 4)
4.5 La profondità dei terremoti
La profondità dei terremoti è variabile ed è legata alla geodinamica locale.
Nelle zone di subduzione (lungo i piani di Beniof) possiamo avere terremoti
intermedi 70 – 300 Km
profondi 300 – 700 Km (Fig. 6)
Negli altri casi i terremoti sono superficiali 0 – 70 Km
4.6 Le onde sismiche Fig. 4
Le onde sismiche si dividono in onde di volume e in onde di superficie; le onde
di volume a loro volta si dividono in onde p e onde s e possono viaggiare per
distanze lunghissime. Le onde di superficie si dividono in onde Rayleight e
onde Love. (Fig. 7)
4.6.1 Le onde p
Le onde p (dette anche prime o longitudinali) sono quelle più veloci, esse
determinano una compressione e una dilatazione della roccia perciò si
propagano in modo del tutto analogo alle onde sonore. (Fig. 8)
4.6.2 Le onde s
Le onde S cioè secondarie (chiamate anche trasversali) perché sono più lente
(infatti arrivano per seconde) e fanno muovere il terreno alternativamente in
basso e in alto trasversalmente alla direzione di propagazione. (Fig. 9)
4.7 Lo tsunami
Se un terremoto si origina in mare si può avere uno tsunami. Lo scuotimento
del fondo marino provoca delle azioni di compressione e decompressione che
arrivano in superficie generando dello onde basse ma lunghe. Quando l’onda
Fig. 5
arriva presso la costa l’attrito ne riduce la lunghezza d’onda ma l’onda
conserva il suo volume perciò si comprime con conseguente aumento
dell’altezza dell’onda (fig. 10).
Sulla spiaggia possono cosi arrivare onde alte anche 30 m, una massa d’acqua
cosi imponente può causare gravi distruzioni non solo sulla costa ma anche
nell’immediato retroterra.
È possibile accorgersi dell’arrivo di uno tsunami perché prima dell’arrivo
dell’onda il mare si ritira. In questo caso è bene rifugiarsi, il più presto Fig. 6
possibile, in un luogo rialzato.
4.7.1 L’allarme tsunami
A causa del potere distruttivo degli tsunami è bene conoscere l’arrivo di un
maremoto con un certo anticipo; per fare questo esiste una serie di sensori sul
fondo degli oceani che misurano la variazione di pressione generata dal
passaggio dello tsunami.
Ogni volta che c’è un forte terremoto viene diramato un allarme che rientra
solo se non viene rilevato nulla di anomalo. Diramare un allarme è
estremamente utile perché spesso si riesce a sapere dell’arrivo di uno tsunami
con qualche ora di anticipo, questo consente di salvare molte vite umane Fig. 7
anche se i danni risulteranno comunque ingenti.
4.8 I sismografi
I sismografi sono gli strumenti principali per coloro che studiano i terremoti.
Un sismografo classico è uno strumento formato da un rotolo di carta e di un
"pennino" che scrive sulla carta sul rotolo; il pennino è tenuto sospeso da una
molla che fa mantenere al pennino la stessa posizione, mentre durante il Fig.8
terremoto il rotolo di carta andrà su e giù seguendo i movimenti del terreno.
(Fig. 11)
4.9 Sismogramma
Un sismogramma è un grafico, risultato della registrazione fatta da un
sismografo, che può rappresentare lo spostamento, la velocità o
Fig. 9
l’accelerazione del suolo in funzione del tempo (Fig. 12).
La registrazione parte dall'arrivo di una qualunque onda sismica, prodotta da
una sorgente naturale o artificiale, che viene rilevata dalla stazione sismica e
continua per tutto l’evento sismico fino alla cessazione delle vibrazioni.
4.10 La stazione sismica
Una stazione sismica ha tre differenti sismografi sensibili ai movimenti nelle
tre direzioni principali (N-S, E-W, e verticale o Z), registrerà sismogrammi da Fig. 10
cui e' possibile stimare distanza, direzione, magnitudo. I sismologi usano più di
una stazione per localizzare un terremoto e meglio stimare anche gli altri
parametri.
Esaminando sismogrammi registrati a differenti distanze dal terremoto e'
possibile definire situazioni schematizzate come in figura 13.
Le curve che vediamo sono dette dromocrome e uniscono i punti di arrivo delle
onde agli strumenti in funzione delle distanze dall’ipocentro.
4.11 La magnitudine
La magnitudine è la misura dell’energia sviluppata dal terremoto. Il sismologo Fig. 11
americano Charles Francis Richter stabilì nel 1935 un metodo per la
classificazione dei terremoti in base alla potenza prendendo come riferimento
un terremoto che, in un sismografo situato in una stazione di rilevamento
distante dall’epicentro del terremoto 100km, traccia un sismogramma la cui
onda di ampiezza massima ha un'ampiezza di 1 mm.
A questo terremoto è stato assegnato il grado 0; un terremoto di grado 1 sarà
10 volte più forte, uno di grado 2 100 volte più forte e cosi via secondo le
potenze di 10.
4.12 Scala Mercalli
Fig. 12
La scala Mercalli è una scala sismica che misura gli effetti di un terremoto. Non
è una scala scientifica come quella precedente in quanto risente molto dello
stato delle infrastrutture e delle zone in cui avviene un terremoto tuttavia ha
un utilizzo pratico (misura gli effetti visibili di un terremoto e quindi la gravità
dei danni) e storico (dai resoconti dei danni causati da un terremoto è
possibile risalire in qualche modo alla sua gravità).
4.13 Terremoti storici italiani
Fig. 13
5 DICEMBRE 1456 IRPINIA,MATESE,SANNIO 7,1 30000 vittime
30 LUGLIO 1627 PUGLIA ( GARGANO ) 7,1 5000 vittime
27 MARZO 1638 CALABRIA 10000 vitme
9FEBBRAIO 1688 BASILICATA ( PISTICCI ) 2000 vittime
11GENNAIO 1693 SICILIA ORIENT. - CALABRIA MERIDIONALE
7,5 60000 vittime
5, 6 e 7 Febbraio, 1 e 28 Marzo 1873 CALABRIA 7,4 40000 vittime
Fig. 14
28 LUGLIO 1883 CAMPANIA ( SALERNO, ISCHIA ) 6,5 12300
18 SETTEMBRE 1905 CALABRIA ( NICASTRO ) 6,8 557 vittime
23 OTTOBRE 1907 CALABRIA ( FERRUZZANO ) 5,9 157 vittime
28 DICEMBRE 1908 CALABRIA MERID. – SICILIA ORIENTALE
7,5 90000
Per calcolare l’intensità di questi e di altri terremoti registrati in epoca storica
e di cui disponiamo di resoconto sui dati ci possiamo basare solo sulla scala
Mercalli (fig. 15)
4.14 L’analisi dei dati di un terremoto
Da un sismogramma si può ricavare:
1. il tempo di arrivo delle onde P e il primo impulso
2. il tempo di arrivo di fasi successive, come le onde S Fig. 15
3. l'ampiezza massima della traccia e il suo periodo
4. la durata della traccia sismica.
5. Il tempo di arrivo delle onde P e S vengono utilizzati per la La distanza
sismografo-epicentro (D) è calcolata in base alle seguenti grandezze:
6. Velocità delle onde P (Vp);
7. Velocità delle onde S (Vs):
8. Differenza delle due Velocità (Vp - Vs);
9. Tempo di percorrenza delle onde P (Tp);
10. Tempo di percorrenza delle onde S (Ts);
11. Differenza in secondi tra i due tempi (Ts - Tp)
Tali valori sono tutti ricavabili dai sismogrammi pertanto abbiamo tutto ciò
che ci serve per il calcolo della distanza.
4.15 Localizzazione del terremoto
A questo punto per il calcolo della distanza basta utilizzare la seguente
𝒗𝒑∙𝒗𝒔
formula: 𝟒. 𝟏 𝑫 = ∙ 𝒕𝒔 − 𝒕𝒑
𝒗𝒑−𝒗𝒔
Per approssimazioni e calcoli più rapidi è più utile prendere il considerazione la
formula approssimata 𝟒. 𝟐 𝑫 = 𝟕, 𝟓𝟐 ∙ (𝒕𝒔 − 𝒕𝒑)
Questa formula ci dice una cosa molto interessante: la distanza dall’epicentro
è direttamente proporzionale alla differenza dei tempi di arrivo delle onde s e p
perciò, in un diagramma cartesiano t-D (t differenza dei tempi di arrivo fra
le onde s e p) questa legge sarà rappresentata da una retta che rappresenta Fig. 16
una curva di lavoro con cui determinare la distanza dei terremoti.
Questa formula è utilizzabile fino a distanze di 250 – 300 km poi la relazione
non è più una proporzionalità diretta e la situazione è rappresentata dalla
figura 13
In questo modo però non abbiamo risolto il problema dell’identificazione
dell’epicentro del terremoto, sappiamo solo che si trova su una circonferenza
distante di raggio D dalla stazione sismologica
4.15.1 Come trovare l’epicentro
Per trovare l’epicentro di un terremoto occorre avere i dati di tre stazioni
sismologiche, si traccia da ciascuna stazione un cerchio di raggio pari alla
distanza D dall’epicentro. A questo punto l’epicentro si troverà nel punto di
incontro dei tre cerchi.