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Definizioni principali
CAPITOLO 1
DEFINIZIONI PRINCIPALI
dose di elasticità.
La validità di questa classificazione ha, tuttavia, un senso per-
ché ci dà la possibilità di definire un modello matematico del sistema
che sia sufficientemente semplice nelle espressioni analitiche che lo de-
scrivono; in pratica, ha lo scopo di precisare le ipotesi di lavoro cui il
modello corrisponde.
§ 3. - Le coppie.
Una coppia costituita da uno stelo prismatico e dalla guida in cui esso
scorre (fig.1) è una coppia cinematica; non è coppia cinematica (fig.2)
quella costituita da uno stelo cilindrico e dalla sua guida. In questo se-
condo caso, infatti, lo stelo oltre a poter scorrere lungo il suo asse ha
anche la possibilità di ruotare intorno ad esso; ha quindi due gradi di
libertà.
cura, di per sé, un unico grado di libertà, ma questo viene ottenuto in-
direttamente tramite l'imposizione di ulteriori vincoli (stantuffo-cilindro
+ spinotto-biella-manovella-telaio);
- accoppiamenti di forza, (fig.3), in cui la geometria dei membri a
contatto assicura solamente un vincolo unilaterale, e quindi incompleto,
ed in cui l'azione del vincolo si può esercitare con certezza solo se esi-
ste una forza esterna agente su uno dei membri (forza di chiusura); è
questa che garantisce il permanere del contatto e quindi la reale esi-
stenza dell’accoppiamento.
I primi due tipi, in effetti, esistono solamente, sia detto subito, come
semplice astrazione teorica in quanto, in generale, la deformabilità dei
materiali a contatto genera localmente una certa areola attraverso la
quale ha effettivamente luogo il contatto e sulla quale i valori di pressio-
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Corso di Meccanica applicata alle macchine
ne possono raggiungere
anche livelli elevati; i con-
tatti superficiali presenta- (r)
Si è, invece, in
C(B)
presenza di un contatto di C(A)
strisciamento (fig.7) se è
possibile individuare sul
piano tangente comune di
(r) (r)
contattor una retta di verso- C C
re τ tale per cui, per il
punto C di contatto, si può
scrivere:
r r
v C( r) = v c( r )τ vc( r ) ≠ 0 Figura 8
ossia che la velocità del punto di contatto C nel moto relativo dei due
membri (A) e (B) giace proprio sul piano tangente comune.
Discende da questa circostanza una caratteristica del contatto di stri-
sciamento: le velocità assolute di due punti in contatto di stri-
sciamento hanno la medesima componente lungo la normale di
contatto.
Consideriamo, infatti, (fig.8) il punto di contatto C fra due membri (A)
e (B) che siano fra loro in moto relativo di strisciamento, e chiamiamo
r r
vC ,( A) e vC ,( B ) rispettivamente le velocità che ha il punto C, nel moto
assoluto dei due membri, quando lo si considera appartenente una vol-
ta ad (A) ed una volta a (B).
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Corso di Meccanica applicata alle macchine
[(r r
) ]
r r
v C ,( B) − v C ,( A) × n n = 0
e quindi: P
(r
) (
r r r r r
v C ,( B) × n n = v C ,( A) × n n ) 0
1
n
C'
r
Il vettore v C(r ) è il vet- Figura 10
tore velocità di stri-
sciamento di C nel moto relativo di (B) rispetto ad (A ) e, se siamo in
presenza di strisciamento puro, tutti i punti di (B) avranno la medesima
velocità.
Nel caso in cui, invece, il moto relativo risulta composto con-
temporaneamente da un moto di rotolamento e da uno di striscia-
mento (fig. 9) si avrà, nel contatto la sovrapposizione delle caratteristi-
r
che cinematiche dei due moti componenti: il vettore ω , caratteristico
r
del rotolamento, ed il vettore v C(r ) , caratteristico dello strisciamento;
tutti i punti di (B) avranno, in tal caso, velocità proporzionali alla rispet-
tiva distanza dal punto che è il centro delle velocità in tale moto relati-
vo.
r
Si ha, infine, un contatto d'urto quando la v C(r ) , nell’istante in
cui in C ha inizio il contatto, ha una componente non nulla nella direzio-
ne della normale di contatto e diretta nel verso per il quale le due su-
perfici tendono ad avvicinarsi.
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Definizioni principali
Figura 11
deformarsi.
Possono essere solamente di tre tipi: prismatiche, rotoidali, elicoida-
li e sono raffigurate in fig.11 insieme ai simboli cui normalmente si ri-
corre per identificarle.
Esse, nel moto relativo, realizzano i tre moti rigidi elementari: tra-
slatorio, rotatorio, elicoidale. Inoltre godono della proprietà di esse-
re reciproche, ossia di poter scambiare la funzione dei due membri
che costituiscono la coppia.
Le coppie superiori sono invece tutte quelle che, mancando di
uno o più dei requisiti visti, non sono elementari: comprendono (fig.12)
coppie combacianti ma non rigide (puleggia-flessibile, palettatura di
una turbina-fluido, ecc.), coppie rigide, combacianti, ma non indi-
pendenti (snodo sferico), rigide ma non combacianti (ruote dentate
o eccentrici), in cui il contatto non è superficiale e per le quali il moto
relativo consentito non è un moto rigido elementare.
In tal caso le superfici a contatto sono ancora superfici coniugate, ma
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Definizioni principali
§ 7. - Catene cinematiche.
1 2
2
1 1
2
1 2
Figura 12
§ 8. - Meccanismi.
Figura 14
di libertà:
a) - un membro rigido non può essere connesso ai membri adiacenti
tramite due coppie prismatiche i cui assi siano paralleli: l'unica possibili-
tà di movimento compete al solo membro 2 mentre è impossibile la ro-
tazione relativa fra i membri 1 e 3;
b) - quattro membri di una catena cinematica non possono essere con-
nessi fra loro con 3 coppie prismatiche consecutive: si avrebbe un
meccanismo labile;
c) - una catena cinematica chiusa, anche se interna ad un meccanismo,
non può avere meno di due coppie rotoidali : l'angolo costante fra le
coppie prismatiche impedisce qualsiasi moto relativo della coppia ro-
toidale 4•5.
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Corso di Meccanica applicata alle macchine