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Singapore, capitale del XXI secolo

Corso: Città e territorio. Lezioni sull’evoluzione


urbana del secondo novecento.
SA 2020-2021
Prof. Manuel Orazi
Carlo Antonio Galli
SINGAPORE, CAPITALE DEL XXI SECOLO

L’obiettivo della recensione è analizzare Singapore Songlines, definire i concetti chiave del libro e fare
emergere la loro attualità.
La stesura di Singapore Songlines è stata permessa dall’analisi che Koolhaas ha condotto all’università di
Harvard riguardo a metropoli che crescono in modo incredibilmente rapido e imprevedibile.
Koolhaas documenta le trasformazioni avvenute a Singapore in trent’anni di distruzioni, costruzioni e tra-
sformazioni, come esse hanno sradicato la cultura popolare per definire un nuovo stile: Il generico.
Il continuo ciclo di rigenerazione è il passato di Singapore (a partire dalla sua fondazione) e rappresenta
il suo futuro. Questa città “ritrae il prototipo di città generica teorizzata da Koolhaas”1.
Ritengo che il tema fondamentale del libro venga proprio espresso dal concetto di tabula rasa.
La tabula rasa “è un’impresa concepita come l’apoteosi dell’azzeramento”2, terreno di prova perfetto per lo
sviluppo della città generica. Il principio di azzeramento è “...la base di un autentico inizio”3 che condanna
la città a un’incessante trasformazione: per mezzo di questo principio si assiste a una continua sovrappo-
sizione e sostituzione di semantiche architettoniche diverse, non riconducibili a un’unica identità. E’ proprio
l’artificiosità e la trasformabilità che determinano lo stile di Singapore: il generico. Oltre ad assumere un
significato ideologico, tabula rasa assume un significato materiale, l’espansione è ottenuta con movimenti
di terra che deformano la topografia della città, le colline scompaiono e la città diventa sempre più grande e
più piatta.

Singapore è il prodotto della mente di un unico uomo: Lee Lia Kuan Yew che decide la fondazione e il de-
stino della città, Lee permette l’ascesa economica di questa città facendola diventare una potenza globale.
Un’incredibile quantità di villaggi sono stati distrutti per espropriare i terreni e convertire l’isola in un immen-
so complesso popolare. L’intervento di Lee è riconducibile alla cultura confuciana dove l’aiuto per la mol-
titudine è uno dei concetti fondamentali. Naturalmente Il suo gesto è parecchio ambiguo perché annienta
e sradica una cultura per permettere l’evoluzione della città. L’atteggiamento autoritario e severo genera
un cittadino senza identità. La città generica produce un rispettivo cittadino generico, impersonale, grazie
al precedente sradicamento culturale. “I caratteri della tabula rasa compaiono pure nel linguaggio”4. Gli
abitanti non hanno una lingua madre perché uomini qualunque in un mondo qualunque, la forma della città
diventa regolatrice dell’identità collettiva, gli abitanti sono allontanati dalle loro tradizioni, abitudini familiari e
reti connettive di relazioni, vivono in una città che non rappresenta più la loro cultura.
Nella prima fase dello sviluppo residenziale il governo è costretto a procedere molto velocemente, per que-
sto vengono costruiti edifici senza qualità architettonica, essi incarnano l’essenza generica della città.

1 Dario Gentili, Singapore: l’Occidente d’Europa.


2 Singapore Songlines, Edizione italiana a cura di Manfredo di Robilant, Pagina 35, Quaderni Quolibet
3 Ibidem
4 Ivi, p. 45
In contrapposizione a questo sviluppo della città nasce lo Spur (Singapore Planning and Urban Research
Group) che cerca il rallentamento dei processi progettuali in modo da generare maggiore qualità architet-
tonica. Lo Spur condivide la necessità di uno sviluppo, ma non condivide le modalità architettoniche con il
quale il governo sta intervenendo. Nel 1967, quando la questione abitativa è stata risolta, il governo vende
diversi siti e le imprese private entrano in gioco. Gli architetti dello Spur sono pronti a pensare nuovi modi di
vivere la città, i capolavori architettonici che sorgono in questo periodo rimandano all’architettura metaboli-
sta, la sperimentazione è un principio fondamentale per gli architetti del gruppo.
Quello che affascina Rem Koolhaas è proprio l’iperdensità di questi progetti che condensano al loro inter-
no innumerevoli funzioni. “Sono contenitori di molteplicità urbane”5, il sistema viene scomposto in cellule
che vicine definiscono un mosaico di sistemi diversi. D’altronde i metabolisti non sono i primi a interpretare
l’architettura in questo modo, i costruttivisti russi progettavano megastrutture incredibilmente dense che
condensavano al loro interno dei “frammenti di città”. Per comprendere il rapporto tra Koolhaas e il costrut-
tivismo è necessario fare riferimento alla parte conclusiva del testo Delirious New York dove emerge la
bellissima immagine metaforica della zattera dei costruttivisti, che nuotando giungono a New York. Rem
Koolhaas dice che se scomparisse tutta l’architettura del 900 si potrebbe ricreare in laboratorio attraverso il
codice genetico dell’architettura di Leonidov. Potrebbe essere interessante paragonare il Down town Ath-
letic Club con la Casa dell’Industria di Leonidov a Mosca e la Golden Mile Tower di Goh Hock Suan, ma
sarebbe forse fuorviante in questa analisi. E’ utile però ricordare che tutti e tre i progetti mettono in gioco
delle sovrapposizioni di livelli con un approccio diagrammatico, “permettendo una condizione imprevedibile
e instabile di attività simultanee”6.

Tornando al testo Singapore Songlines, nel capitolo dedicato al metabolismo è come se Koolhaas sugge-
risse all’architetto contemporaneo un modo per operare nel contesto della città generica, dove per mezzo
di una costruzione viene concepito un organismo che determina un senso in sé stesso.
“Singapore rappresenta un punto in cui il volume del nuovo ha soverchiato il volume del vecchio, è diventa-
to troppo grande per essere animato da quest’ultimo”7. A Singapore il vetro scuro delle finestre non per-
mette di vedere la vita all’interno dell’edificio. Proprio questo concetto viene espresso da Koolhaas anche
nel testo Junkspace nel capito Bigness, dove le varie parti di un edificio assumono autonomia le une rispet-
to alle altre, diventano a tutti gli effetti dei veri e propri progetti distinti. Questa teoria svincola il contenuto
dal contenitore e l’edificio dal contesto.
Koolhaas, attraverso i suoi progetti, sostiene l’autonomia dell’architettura in una modalità senza precedenti,
“supera l’ interrelazione fra significato, l’identità e la forma degli edifici e introduce la nozione tecnologica
del generico”8.

5 Singapore Songlines, Edizione italiana a cura di Manfredo di Robilant, Pagina 81, Quaderni Quolibet
6 Ivi, p. 70
7 Ivi, p. 85
8 Architettura non-Referenziale, Valerio Olgiati, p. 22
Come sostiene Valerio Olgiati “Viviamo in un epoca di generale disincanto, in cui l’unico incanto è forse il
disincanto collettivo”. Rem Koolhaas critica l’ eccesso di identità all’interno della città nello stesso modo in
cui Friedrich Nietzche critica la visione statica della storia; entrambi affermano che questa condizione pos-
sa paralizzare l’uomo e la società. Per l’uomo è necessario evolversi e progredire. Nella città generica si
abbandona la città stessa e si dà qualità architettonica a quegli elementi che potrebbero giustificare la loro
presenza in qualsiasi luogo della terra , senza dipendere da un contesto culturale. La dinamicità urbanistica
e spaziale ossessiona Koolhaas. Non a caso nel testo si parla spesso di sostanza urbana. Penso che pos-
sa essere stato proprio questa fascinazione a incoraggiare la sua analisi su Singapore: si parla di sostanza
urbana perché la città subisce molto velocemente una costante mutazione. Il suo paesaggio, interamente
antropizzato, viene costantemente manipolato.
…“Proprio l’accettazione e l’esaltazione di una nuova dimensione provvisoria ed emergenziale, congestio-
nata, iperdensa, è il presupposto dei progetti cinesi (sudcoreani thailandesi e vietnamiti) di OMA.”9
Il tema della sostanza urbana è stato affrontato a lezione In relazione all’ analisi condotta da Koolhaas in
occasione del seminario che Oswald Mathias Ungers ha organizzato a Berlino nel 1965. Tale analisi è stata
fatta sovrapponendo alla planimetria una rigida griglia che ricorda la supersuperficie di Superstudio. Una
delle tre mappe viene chiamata: “carta della sostanza edilizia di Berlino”. Koolhaas anticipa la sua idea
di Berlino come arcipelago composto da città nella città. Questa analisi anticipa la visione architettonica
espressa attraverso i progetti di Koolhaas. Abbiamo identificato la sostanza come un termine spinozista che
esprime ciò che si muove, ciò che può evolvere. Koolhaas si occupa sempre di città in costante evoluzione.
La storia è dove c’è immobilità, non dove c’è progresso. In questo senso Koolhaas è agli antipodi di Aldo
Rossi la cui architettura riprende elementi storici precisi. Per Rossi l’architettura è un qualcosa di statico,
pensata come scenografia di un teatro, essa non subisce le evoluzioni apportate dalla società e dal fruito-
re. Nonostante la profonda divergenza teorica anche Aldo Rossi sostiene che l’architettura non può trarre
origine che da sé stessa.
Tenendo in considerazione la definizione appena espressa di sostanza urbana, è interessante osservare le
illustrazioni fatte da Madelon Vriesendrop per Delirious New York, che probabilmente hanno ispirato alcune
parti del testo. In Flagrant Delit l’artista rappresenta l’Empire State Building e il Chrysler Building a letto,
i grattacieli assumono una vita umana. Anche questa illustrazione riconduce all’idea di sostanza urbana
come una forma di vita in costante evoluzione.
Il processo di creazione e distruzione sono i poli che definiscono sia la cultura di Manhattan che la cultura
di Singapore. Le modalità con il quale vengono affrontati i due testi sono molto diverse, il primo è un mani-
festo che adotta la formula di una “psicoanilisi storica”, mentre nel secondo viene condotta un’analisi quasi
scientifica, che attraverso dati documentaristici esprime il concetto di città generica.
In Singapore Songlines Koolhaas dichiara che Singapore non solo sarà il punto di arrivo della Cina ma che
diventerà il modello di tutte le città.

9 Fase Rem, La città estremo-orientale come luogo onirico e iper-reale, Manfredo di Robilant

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