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Medicina interna
sistematica
QUINTA EDIZIONE
MASSON
(001) Parte prima (3LD) 15-07-2005 8:33 Pagina 1
PARTE PRIMA
MALATTIE
DEL SISTEMA CIRCOLATORIO
a cura di M. OBBIASSI, C. RUGARLI
C A P I T O L O
1 IPERTENSIONE ARTERIOSA
M. C. BARBIERI
1 - IPERTENSIONE ARTERIOSA 5
troglicerina) impiegati a questo scopo in terapia medi- ne di sangue a tutti i distretti corporei da un lato, ed
ca. Oggi si può concludere che questi farmaci sono at- evitare i danni vascolari provocati da una pressione
tivi in quanto possono condurre alla formazione di NO2 troppo elevata dall’altro. Esistono dunque dei sistemi di
nelle pareti arteriose. Fisiologicamente, l’ossido nitrico regolazione della pressione sanguigna che possono agi-
è prodotto dalle cellule endoteliali per effetto dell’ace- re con differente rapidità: entro pochi secondi, entro
tilcolina (e cioè dopo stimolazione parasimpatica) o co- minuti, entro ore o giorni. Distinguiamo perciò mecca-
me conseguenza dello stress longitudinale esercitato nismi di controllo di prima linea, intermedi e a lungo
sulle pareti arteriose (cosiddetto “shear stress”; la paro- termine. L’effetto dei primi è transitorio, mentre quello
la inglese shear, in questo caso, significa che i diversi degli altri è duraturo.
strati che compongono la parete arteriosa sono spostati
longitudinalmente l’uno sull’altro). L’ossido nitrico ha A. Meccanismi di controllo di prima linea. Come
sicuramente un ruolo nella regolazione della pressione si è detto, questi entrano in funzione entro pochi secon-
arteriosa, in quanto la somministrazione ad animali da di da possibili variazioni della pressione arteriosa, con
esperimento di analoghi della L-arginina che inibiscono il risultato di riportarla verso i suoi valori normali. I
la produzione di NO2 determina un effetto ipertensivo. meccanismi di questo tipo sono tre:
All’endotelina-1 e all’ossido nitrico, che sono le più
• baroriflessi arteriosi
importanti sostanze vasoattive ad attività paracrina, se
• ischemia del sistema nervoso centrale
ne possono aggiungere altre che pur non essendo sprov-
• attività di chemocettori arteriosi.
viste di effetti generali sono probabilmente importanti
soprattutto a livello locale. 1. I baroriflessi arteriosi vengono messi in moto a
Tra le sostanze ad azione prevalentemente dilatatrice, van-
partire da zone reflessogene presenti principalmente a li-
no citate anzitutto le prostaglandine, derivati dall’acido ara- vello del seno carotideo e, in seconda istanza, nell’arco
chidonico che possono venire considerati come degli ormoni aortico e nel ventricolo di sinistra. Queste zone “sento-
a breve raggio d’azione. In particolare le prostaglandine della no” l’aumentata o diminuita sollecitazione meccanica
serie E (PGE) e I2 (prostaciclina) hanno un’azione prevalente- che si ha quando si verificano delle variazioni della pres-
mente dilatatrice, mentre i trombossani agiscono in senso sione in eccesso o in difetto ed inviano segnali adeguati
contrario. al sistema nervoso centrale. Da quest’ultimo vengono
Debbono infine venire ricordate le chinine, composti ad emessi degli impulsi efferenti, attraverso il vago ed il
azione vasodilatatrice che vengono rilasciati a livello locale, simpatico. In presenza di valori pressori elevati, si ha
in sede di infiammazione, e l’attività del sistema parasimpati-
co, anche se quest’ultima è usualmente meno rilevante rispet-
un’inibizione del simpatico ed un’attivazione del vago,
to a quella del simpatico. con conseguente riduzione della frequenza cardiaca e di-
latazione arteriolare periferica. In caso contrario, si ha
stimolazione del simpatico, con incremento dell’attività
E. Pressione massima e minima. Un ultimo dato di cardiaca e vasocostrizione periferica.
cui bisogna tenere conto nei fattori determinanti la pres- Questo meccanismo, di tipo omeostatico, è finalizza-
sione arteriosa è costituito dalla peculiarità del sistema to al mantenimento dei valori pressori a livelli i più co-
cardiovascolare. In esso il cuore funziona come una stanti possibile. Esistono tuttavia delle eccezioni, o me-
pompa a intermittenza, provocando quindi modificazio- glio il sistema è un poco più complesso di quanto fino-
ni pressorie cicliche a livello vascolare. Tuttavia, il siste- ra descritto. Il sistema nervoso centrale è in grado di
ma vascolare non è rigido, ma è dotato di elasticità, che è elaborare il tipo di segnali che gli vengono afferiti e di
evidente soprattutto a livello dell’arco aortico e dei gros- emettere a sua volta impulsi a questi adeguati: sarà per
si vasi; l’elasticità delle pareti è in grado di smorzare ec- esempio differente il tipo di risposta nel caso che una
cessive elevazioni di pressione legate alla sistole da un pressione sistolica di 90 mmHg sia determinata da una
lato, ed è in grado di evitare eccessive cadute di pressio- brusca diminuzione della volemia, dovuta a un’emorra-
ne in diastole dall’altro. In sistole, infatti, i grossi vasi si gia, o piuttosto che una situazione pressoria del mede-
dilatano, in diastole restituiscono forza all’interno del si- simo valore sia da attribuirsi a un meccanismo fisiolo-
stema con il ritorno elastico. L’intermittenza dell’azione gico nel corso del sonno. Nel primo caso si avrà una
cardiaca rende ragione della rilevazione dei valori pres- importante stimolazione del simpatico, mentre nel se-
sori sistolici e diastolici, detti anche valori di pressione condo non si verificherà alcuna controregolazione ner-
massima e minima; spiega inoltre la tendenza all’au- vosa. In secondo luogo è opportuno rilevare che questo
mento della pressione sistolica e alla diminuzione della sistema sembra strutturato per intervenire nel breve pe-
diastolica che si verifica con l’avanzare dell’età, quando riodo, onde affrontare variazioni nuove e repentine del-
un progressivo irrigidimento sclerotico dei vasi rende di- la pressione sanguigna. È dimostrato che con il passare
fettosa l’elasticità del sistema. del tempo il meccanismo sembra adeguarsi alle nuove
condizioni variate: questo giustifica in parte lo stabiliz-
zarsi di valori pressori elevati, una volta che questi sia-
Sistemi di controllo no occorsi.
della pressione arteriosa Questi riflessi sono molto importanti per evitare la
caduta pressoria che si verificherebbe al passaggio dal
Il mantenimento dei valori pressori entro determinati clinostatismo all’ortostatismo, quando, per effetto della
limiti è essenziale per consentire un’adeguata perfusio- gravità, il sangue tenderebbe a dilatare, accumulandovi-
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1 - IPERTENSIONE ARTERIOSA 7
terminale, quando questo torna a livello del glomerulo mola la produzione di aldosterone. Questo ormone è di
renale. Le cellule del primo tipo sono destinate alla pro- primaria importanza nella determinazione del riassorbi-
duzione di renina, che viene sintetizzata e liberata in mento del sodio e dell’acqua a livello del tubulo distale
rapporto a determinati, opportuni stimoli. Questi stimo- del rene. Il sodio urinario, sfuggito al riassorbimento
li sono rappresentati da: nelle parti più a monte del nefrone, viene scambiato
con altri ioni, e in prima istanza con il potassio, che
• eccitazione del barostato renale, funzione che viene viene così escreto, e secondariamente con l’H+, che vie-
esercitata dalle cellule granulose dell’arteriola affe- ne ricavato in loco dalla reazione H2O e CO2, mediata
rente; a una ridotta pressione di perfusione corri- dall’enzima anidrasi carbonica. Si forma acido carboni-
sponde un’aumentata produzione di renina, mentre il co, dissociato in H+ e HCO3–, e l’H+ che si ottiene vie-
contrario avviene se i livelli pressori sono aumentati; ne scambiato con il sodio.
• attività di feed-back negativo esercitate dall’angio- Questo processo di riassorbimento del sodio è dun-
tensina II e dal potassio dietetico, un eccesso del que promosso e condizionato dagli ormoni della cortec-
quale sopprime la produzione di renina; cia surrenalica ad azione mineralattiva, primo fra tutti
• azione del sistema simpatico, attraverso la stimola- l’aldosterone. Un aumentato riassorbimento di sodio
zione dei recettori -adrenergici, che inducono la provoca aumento del riassorbimento dell’acqua, quindi
produzione di renina; un aumento della massa circolante e di qui della pres-
• contenuto di sodio a livello tubulare. Il sodio viene sione arteriosa. Bisogna inoltre tenere presente che il
largamente riassorbito a livello del tubulo prossima- sodio trattenuto aumenta la sensibilità delle arteriole a
le; se il carico di sodio al termine del tubulo pros- stimoli di costrizione, contribuendo quindi ulteriormen-
simale è ridotto, viene emesso un segnale che sti- te ad incrementare i valori pressori.
mola la produzione di renina. La funzione della ma- L’incremento della pressione arteriosa per effetto del-
cula densa è dunque quella di sensore della concen- l’angiotensina II è dovuto anche a un terzo meccanismo
trazione di sodio al termine del tubulo contorto e cioè all’inattivazione di due peptidi vasodilatatori, la
prossimale. bradichinina e la kallidina. È per questa ragione che, sia
pure raramente, la terapia con inibitori dell’enzima con-
Il sistema renina-angiotensina riveste una notevole vertitore dell’angiotensina (ACE inibitori) può compor-
importanza nella regolazione della pressione arteriosa. tare degli edemi dovuti ad eccesso di attività di questi
La renina è un enzima proteolitico, che agisce su un peptidi.
substrato prodotto dal fegato, l’angiotensinogeno, stac- Un’azione molto importante dell’angiotensina II si
candone un decapeptide denominato angiotensina I. Ta- esercita a livello del cuore, dove induce ipertrofia e fi-
le sostanza perde due residui aminoacidici della sua brosi miocardica. Una serie di studi ha dimostrato che
molecola ad opera di un enzima, l’enzima convertitore gli ACE inibitori prevengono la fibrosi miocardica e
(che viene prodotto soprattutto a livello polmonare) e si migliorano il rimodellamento ventricolare dopo infarto
forma un octapeptide molto potente, l’angiotensina II. del miocardio e nello scompenso cardiaco. Un partico-
Dall’angiotensina II ha origine un eptapeptide, l’angio- lare importante è che l’angiotensina II può essere diret-
tensina III, che è dotata della stessa attività dell’angio- tamente generata nelle cellule endoteliali dei vasi del
tensina II, ma è presente in piccole quantità e gioca un miocardio dopo che questo ha subito un’ingiuria di
ruolo poco rilevante rispetto alla preminente angioten- qualsiasi tipo. Questo è un caso particolare di un mec-
sina II. canismo più generale (la diretta produzione di angio-
Quest’ultima ha diverse azioni importanti. La prima tensina II da parte dei vasi nei tessuti danneggiati) che
consiste in un’attività vasocostrittrice diretta, con ridu- interessa in modo particolare anche il rene.
zione del raggio medio arteriolare e conseguente au- Non si deve, però, pensare che l’attività di questo si-
mento della pressione sanguigna. L’attività vasocostrit- stema sulla pressione arteriosa e sul cuore si esaurisca
trice dell’angiotensina II ha importanti effetti a livello in questi effetti diretti: in realtà la situazione è più com-
renale, dove questa sostanza provoca una riduzione del plicata. È stato infatti di recente dimostrato che accan-
filtrato glomerulare per “raggrinzimento” dei glomeru- to al classico enzima convertitore dell’angiotensina, ne
li e diminuzione della loro superficie filtrante. La con- esiste un secondo, ACE2, che agisce sull’angiotensi-
trazione della parete arteriolare a monte delle arteriole na I, principalmente nel rene e nel cuore, e che induce
efferenti determina una riduzione della pressione in la formazione di un nonapeptide, angiotensina 1-9, che,
questi vasi e facilita il riassorbimento di sodio e acqua per effetto del classico ACE, diviene un eptapeptide,
nei tubuli prossimali. Infatti, i capillari che circondano angiotensina 1-7, che è un vasodilatatore (si veda la
i tubuli prossimali derivano dalle arteriole efferenti e Fig. 1.1). Perciò, l’effetto dell’angiotensina I è ambiva-
l’azione di richiamo sul fluido assorbito attivamente nei lente. Da un lato attraverso l’angiotensina II e il suo
tubuli prossimali è tanto maggiore quanto più bassa è la prodotto angiotensina III ha una attività vasocostrittri-
loro pressione idrostatica, in relazione alla pressione ce, ma dall’altro attraverso l’angiotensina 1-7 ha una at-
osmotica delle proteine che vi sono contenute. L’effetto tività opposta. Questa duplicità non è una novità nei
netto è una riduzione della diuresi e dell’escrezione del sistemi biologici e ha l’evidente fine di moderare le
sodio. punte eccessive dell’attività prevalente, che nel sistema
Un’altra azione fondamentale è quella svolta a livello renina-angiotensina ha il compito di preservare i livel-
della corteccia surrenalica, dove l’angiotensina II sti- li della pressione arteriosa. Tuttavia la conoscenza del-
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l’ACE2 presenta aspetti molto interessanti per com- questo punto, eliminazione ed introduzione si equilibra-
prendere la propensione geneticamente determinata al- no nuovamente. Il processo (e perciò l’aggiustamento
l’ipertensione arteriosa. totale della pressione) si completa in 2-4 giorni, ma in
Per quanto riguarda gli effetti sul cuore, esistono dei condizioni di instabilità circolatoria, come nell’inci-
modelli nel topo che suggeriscono che l’ACE2 coope- piente scompenso cardiaco, può richiedere anche alcu-
ri con l’ACE classico nel determinismo dei già de- ne settimane.
scritti effetti nocivi indotti sul miocardio dall’angioten- Il meccanismo fondamentale di questa regolazione è
sina II. Perciò, da questo punto di vista, non sembra la cosiddetta natriuresi da pressione. Quando la pres-
che l’attività del sistema renina-angiotensina sia ambi- sione arteriosa sale, si verifica conseguentemente un
valente. aumento dell’escrezione di sodio (natriuresi) che, a
Un altro aspetto importante del sistema renina-an- sua volta, tende a ridurre la pressione e a riportarla ai
giotensina deve essere ricordato. Infatti, la sua attiva- valori precedenti. Infatti, la perdita di sodio riduce la
zione induce nelle cellule endoteliali la produzione di massa circolante e rende la muscolatura liscia arterio-
specie reattive dell’ossigeno, almeno in parte attraver- lare meno sensibile agli stimoli vasocostrittivi. La na-
so l’azione delle ossidasi legate a NADH e NADPH triuresi da pressione è solo parzialmente spiegata da
presenti sulla membrana di queste cellule. Il risultato una riduzione della produzione di renina e dipende da
è un’incrementata degradazione dell’ossido nitrico da meccanismi non ancora totalmente chiariti. Una possi-
parte di queste specie reattive dell’ossigeno e una me- bilità è che il fenomeno sia totalmente emodinamico.
nomazione della vasodilatazione indotta dall’attività L’aumento di pressione incrementa di per sé il filtrato
endoteliale. Sembra che questo effetto possa essere glomerulare; inoltre, se la pressione è aumentata anche
contrastato da un antiossidante come l’acido ascorbi- nelle arteriole efferenti, il riassorbimento di sodio e di
co. acqua nei tubuli, pur essendo maggiore in assoluto
L’efficienza del sistema renina-angiotensina per effet- (come conseguenza dei più elevati valori di filtrato
to di soli meccanismi vasocostrittori (e cioè indipen- glomerulare), è di grado minore se calcolato come fra-
dentemente da variazioni nell’escrezione di sodio) zione del filtrato glomerulare (per ragioni opposte a
comporta una correzione delle variazioni della pressio- quelle che abbiamo esposto a proposito dell’azione an-
ne arteriosa compresa tra metà e due terzi. L’efficienza tidiuretica dell’angiotensina II). Calcolando che la
è però completa se si aggiunge l’effetto che la consen- quantità di liquido che filtra attraverso i glomeruli e
suale produzione di aldosterone esercita sull’escrezione che viene riassorbita nei tubuli è notevolmente supe-
di sodio. riore al volume urinario, è comprensibile che piccolis-
Esistono altri meccanismi intermedi di regolazione della
sime variazioni di questi parametri possano avere im-
pressione arteriosa che si verificano quando questa aumenta. portanza nel determinare sostanziali modificazioni nel-
Uno è rappresentato dal cosiddetto rilasciamento da stira- l’escrezione del sodio.
mento, ossia da un rilasciamento della muscolatura liscia ar- Un altro meccanismo che è stato considerato è la pro-
teriolare per effetto dello stiramento prolungato di questi va- duzione di ormoni natriuretici che può verificarsi quan-
si indotto dalla sollecitazione meccanica, dovuta all’aumento do sale la pressione arteriosa. Uno di questi è stato di
della pressione. Questo rilasciamento incrementa il raggio recente identificato ed è chiamato “fattore natriuretico
medio arteriolare e tende a ridurre la pressione. Un altro atriale” o “atriopeptina”. È un polipeptide derivato da
meccanismo è conseguente all’aumentata filtrazione di flui- un precursore contenuto in granuli secretori che si tro-
do attraverso la parete dei capillari, causata dalla maggiore
pressione idrostatica alla loro estremità arteriosa che si ha
vano nei miociti degli atri. Esso viene rilasciato quando
quando sale la pressione arteriosa sistemica. Questa aumen- gli atri sono distesi (come può capitare quando è au-
tata filtrazione tende a ridurre la volemia e a fare scendere la mentata la massa circolante o quando questa viene
pressione. “centralizzata” per contrazione dei piccoli vasi, com-
prese le venule) ed agisce incrementando il filtrato glo-
C. Meccanismi di controllo a lungo termine. I merulare ed inibendo la secrezione di renina e aldoste-
meccanismi di controllo di prima linea ed intermedi rone (altre sue azioni sono una dilatazione arteriosa e
non sono in grado di correggere completamente le pos- venulare). In realtà, dopo questo primo ormone natriu-
sibili variazioni della pressione arteriosa, ma debbono retico, detto “peptide natriuretico di tipo A”, ne sono
essere considerati come dei dispositivi di sicurezza che, stati scoperti altri due, denominati di tipo B e di tipo C,
entrando rapidamente in funzione, evitano che i valori prodotti rispettivamente dai ventricoli cardiaci quando
pressori si discostino troppo da quelli normali. Il solo aumenta la pressione telediastolica e dai vasi sanguigni
meccanismo di controllo che è in grado di ovviare in in conseguenza dello stress longitudinale sulle pareti
maniera completa alle variazioni di pressione è quello a arteriose (“shear stress”). Tra questi particolarmente
lungo termine che è legato alla capacità del rene di eli- importante è il peptide natriuretico di tipo B che ha un
minare più acqua e sodio di quanto ne venga introdotto ruolo vantaggioso nello scompenso cardiaco, in quanto
nel caso di aumenti pressori, e di eliminarne meno se la modera alcuni effetti (la stimolazione simpatica, l’atti-
pressione invece è diminuita. Questo meccanismo entra vazione del sistema renina-angiotensina, la produzione
in funzione non prima di un’ora dal momento nel qua- di endotelina-1) utili per mantenere i livelli della pres-
le la pressione varia e mantiene il divario tra elimina- sione arteriosa in presenza di una diminuzione della
zione ed introduzione di acqua e di sodio fino a quan- gettata cardiaca, ma a lungo andare dannosi per il mio-
do i valori di pressione non sono ritornati normali. A cardio.
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1 - IPERTENSIONE ARTERIOSA 9
l’avanzare dell’età. L’aumento della rigidità delle pareti Questa limitazione diagnostica viene definita con il
aortiche non consente il fisiologico smorzamento del- termine “ipertensione essenziale”, il quale di per sé
l’onda sfigmica, e non si ha, durante la diastole, la re- tende a dare credito ad una giustificazione intrinseca
stituzione dell’energia elastica accumulata in sistole. In dell’evento stesso, mentre è chiaro che esistono delle
queste circostanze si ha un aumento della pressione cause, anche se a noi non chiare e probabilmente mol-
massima e una diminuzione della minima. teplici, le quali rendono ragione dell’insorgenza della
malattia: si tratta verosimilmente di un disturbo dei
B. Insufficienza aortica. È, per definizione, l’inca- meccanismi di regolazione della pressione arteriosa.
pacità da parte delle valvole semilunari aortiche di im- Per quanto riguarda la discussione sui possibili fatto-
pedire un flusso retrogrado dall’aorta: in diastole esse ri responsabili dell’instaurarsi di un’ipertensione arte-
consentono al sangue di refluire dall’aorta in ventricolo riosa essenziale, si rimanda al paragrafo ad essa dedica-
sinistro, e questo comporta una diminuzione delle resi- to. Qui importa ricordare che la diagnosi di ipertensio-
stenze periferiche, quindi della pressione minima; il ne essenziale è una diagnosi di esclusione: può quindi
ventricolo di sinistra, pertanto, ad ogni sistole, deve venire posta solo e soltanto quando siano state escluse
pompare all’interno del sistema arterioso non solo il tutte le altre ragioni di aumento dei livelli pressori. In
sangue che gli giunge dall’atrio sinistro, ma anche circa il 5% dei casi è infatti possibile stabilire con cer-
quello rigurgitato dall’aorta in diastole; una quantità tezza l’eziologia della malattia: si tratta delle iperten-
quindi globalmente maggiore, in grado di provocare un sioni cosiddette secondarie, che si verificano cioè nel
aumento della pressione massima. contesto di, o a causa di, altre affezioni.
1 - IPERTENSIONE ARTERIOSA 11
Nell’estesa valutazione epidemiologica compiuta nel- Studi recenti hanno meglio precisato i condizionamenti ge-
la cittadina statunitense di Framingham si accertò che netici che facilitano livelli elevati di pressione arteriosa. In
la prevalenza dell’ipertensione arteriosa era di circa il ratti è stato individuato un gene denominato BP1 (BP da
20% se si consideravano i valori pressori più elevati di “Blood Pressure”) che ha un’importante influenza sulla pres-
sione arteriosa e che è collocato sul cromosoma 10, in stretta
165/95 e del 45% se si allargava la definizione di iper- vicinanza con il gene che codifica l’enzima convertitore della
tensione ai valori superiori a 140/90. Tenendo conto che angiotensina. Nell’uomo studi del genere sono più difficili,
l’ipertensione arteriosa essenziale costituisce il 95% di ma si è visto che giovani ipertesi i cui genitori erano pure
tutte le ipertensioni arteriose, si vede che la sua preva- ipertesi (e nei quali la componente genetica dell’ipertensione
lenza doveva essere, su questa popolazione, del 19 e del è presumibilmente più alta di quella ambientale) hanno nel
43% rispettivamente. plasma più alte concentrazioni di angiotensinogeno, cortisolo
e 18-idrossi-corticosteroidi. Studi con tecniche di biologia
A. Eziopatogenesi. Non è facile individuare l’ezio- molecolare hanno dimostrato in questi soggetti una frequenza
patogenesi dell’ipertensione arteriosa essenziale, proba- significativamente più elevata di omozigosità per una certa
variante di un gene che codifica per un recettore dei glicocor-
bilmente perché la sua genesi è multifattoriale e diversi ticoidi.
meccanismi possono giocare un ruolo differente nei
singoli individui. Esiste, tuttavia, a questo proposito • Apporto dietetico di sodio. Il fabbisogno minimo di
una notevole letteratura e molte nozioni meritano di es- sodio per un adulto è di circa 400 mg al giorno. La dieta
sere ricordate. media di un abitante dei paesi sviluppati ne contiene una
Distingueremo, tuttavia, i fatti (accertati in campo quantità da 10 a 25 volte superiore: un terzo aggiunto
umano o in modelli animali) e le teorie, che da questi con la saliera e due terzi facenti parte del contenuto na-
sono state ricavate. turale degli alimenti. Fisiologicamente, il sistema reni-
na-angiotensina e la natriuresi da pressione sono tanto
1. Fatti. efficienti che è possibile ingerire con gli alimenti tanto
• Associazione con l’età e con altri fattori. Nelle po- modestissime quantità di sale quanto dosi 50 volte più
polazioni occidentali la pressione arteriosa tende ad au- elevate senza che si abbiano variazioni della pressione.
mentare con l’età, gradualmente negli uomini, brusca- Tuttavia, studi epidemiologici compiuti su varie popola-
mente, dopo la menopausa, nelle donne. In accordo con zioni hanno dimostrato che l’ipertensione essenziale è
questo fatto, l’ipertensione essenziale è rara nei giovani e più frequente nelle popolazioni che, mediamente, hanno
tende ad esordire in età media. Altri fattori associati con un maggior consumo dietetico di sale. Molto più diffici-
l’ipertensione essenziale sono l’obesità, l’iperuricemia, le è dimostrare la correlazione tra apporto dietetico di
il diabete mellito e le iperlipoproteinemie. Questi ultimi sale e ipertensione essenziale nell’ambito delle singole
sono tutti fattori di rischio per l’aterosclerosi (Cap. 3). popolazioni. Comunque, vari studi epidemiologici di-
mostrano che quando l’apporto dietetico di sodio è infe-
• Ruolo dell’ereditarietà. Esiste una sicura propen- riore a 70 mEq al giorno (circa 1,6 g), ben poche persone
sione in alcune famiglie a sviluppare l’ipertensione es- sviluppano ipertensione arteriosa.
senziale. Il carattere non può essere collegato con un
singolo gene trasmesso secondo le leggi di Mendel, ma • Influenza del sistema simpatico. L’aumento della
è più verosimilmente legato ad influenze genetiche pressione arteriosa dovrebbe esercitare un effetto depri-
multiple. È molto interessante rilevare che, selezionan- mente sul tono del sistema simpatico attraverso la stimo-
do ceppi inbred di ratti, è stato possibile isolarne certi lazione delle zone reflessogene (barocettori) dell’arco
che sono ereditariamente ipertesi (ceppi Dahl, Milano, aortico e del seno carotideo (baroriflessi). Perciò nella
Okamoto). Alcuni di questi ratti diventano ipertesi solo ipertensione essenziale l’attività del sistema simpatico
dopo somministrazione di un eccesso di sale, ma altri lo dovrebbe risultare ridotta se i baroriflessi funzionassero
fanno spontaneamente. Comunque, quando il rene di un normalmente. In realtà questo non avviene. Esistono due
giovane ratto di un ceppo normoteso viene trapiantato a possibilità: a) potrebbe esistere un difetto primitivo nella
un giovane ratto di un ceppo iperteso, quest’ultimo non sensibilità delle zone reflessogene dell’arco aortico e del
sviluppa l’ipertensione. Il contrario avviene se il rene di seno carotideo e questa potrebbe essere la causa della
un animale di un ceppo iperteso viene trapiantato a un ipertensione; b) il difetto di funzionamento dei barori-
ratto normoteso. Ossia, l’ipertensione segue il rene. flessi potrebbe essere secondario all’ipertensione. La
I reni dei ceppi di ratti ipertesi sono caratterizzati da prima possibilità sembra esclusa dal confronto tra le ca-
un difetto nella capacità di eliminare il sodio. Anche ratteristiche cliniche dell’ipertensione essenziale e l’i-
nell’uomo studi su gemelli monozigoti e dizigoti, nor- pertensione che può essere realizzata sperimentalmente
motesi, hanno dimostrato che la capacità di eliminare in cani cui vengano sezionate le vie afferenti provenienti
attraverso i reni un carico di sodio è geneticamente de- dai barocettori arteriosi.
terminata. In parenti di primo grado di ipertesi si è vi- Al contrario, la seconda possibilità sembra del tutto
sto che l’escrezione urinaria di sodio, dopo una lenta accettabile essendo stato dimostrato, in animali resi
infusione di soluzione salina, è minore che di norma. È sperimentalmente ipertesi, che i baroriflessi vanno in-
perciò verosimile che anche nell’uomo la propensione contro ad un processo definito di “resetting” (parola in-
geneticamente determinata a sviluppare l’ipertensione glese malamente traducibile come “risistemazione”),
essenziale sia, almeno in parte, collegata con una ridot- ossia si comportano come un meccanismo termostatico
ta capacità dei reni ad eliminare il sodio. che venga portato ad un livello più elevato.
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1 - IPERTENSIONE ARTERIOSA 13
zione intrarenale a favore della prima. L’ischemia rena- eccessive di ciclosporina o prolungata ipopotassiemia)
le, infatti, può indurre non solo la generazione locale di o di condizionamenti genetici. Questi ultimi sono stati
una sostanza vasocostrittrice come l’angiotensina II, ma messi in relazione con polimorfismi interessanti il tra-
anche la menomazione della produzione di sostanze va- sporto del sodio attraverso le pareti dei tubuli renali o,
sodilatatrici come l’ossido nitrico. Questo può succede- come sostenuto recentemente, il numero dei nefroni
re non solo per un diretto effetto dell’angiotensina II, presenti nei reni dei pazienti affetti da ipertensione es-
ma anche a seguito di un processo biologico più sottile senziale.
e più importante. Infatti, l’ischemia renale regola verso
l’alto nelle cellule dell’interstizio l’espressione di mole- B. Fisiopatologia. L’aumento dei livelli pressori
cole che favoriscono l’adesione dei leucociti e determi- condiziona lo stabilirsi di una patologia vascolare: ven-
na un accumulo locale di cellule infiammatorie, le qua- gono danneggiati soprattutto alcuni organi particolar-
li producono specie reattive dell’ossigeno che possono mente sensibili agli effetti delle variazioni della pres-
collaborare alla degradazione ossidativa dell’ossido ni- sione arteriosa. L’ipertensione costituisce in primo luo-
trico. Questa spiegazione è in accordo con le alterazio- go un fattore di rischio per l’insorgenza di aterosclero-
ni anatomiche che si osservano non solo negli animali si: si tratta di una forma particolare di arteriosclerosi
sottoposti a questi esperimenti, ma anche in esseri uma- (Cap. 3), la quale colpisce eminentemente le arterie di
ni affetti da ipertensione essenziale: una costrizione e grande e medio calibro, in particolare le coronarie, ed è
un ispessimento della parete delle arteriole afferenti responsabile di un numero molto elevato di decessi
(per proliferazione delle cellule muscolari lisce) ed una (rappresenta la prima causa di morte negli USA).
infiltrazione leucocitaria interstiziale, di solito nella In secondo luogo, rilevanti aumenti pressori sono in
parte più esterna della midollare, che è la zona più sen- grado di provocare una sofferenza anche a livello delle
sibile all’ischemia, a causa della più alta attività meta- arteriole. Infatti, quando la pressione arteriosa aumenta,
bolica della porzione a parete spessa della branca l’autoregolazione vasale interviene a determinare una
ascendente dell’ansa di Henle. Dal punto di vista fun- costrizione, al fine di impedire che le arteriole stesse
zionale si ha una riduzione del filtrato glomerulare per siano sottoposte ad un insulto meccanico eccessivo da
singolo nefrone e del coefficiente di ultrafiltrazione parte dell’onda sfigmica. Tuttavia, tale autoregolazione
glomerulare. può esercitarsi soltanto entro certi limiti, oltre i quali il
La conclusione è che qualsiasi sollecitazione che pro- meccanismo di protezione viene meno. In quest’ultimo
vochi un’ischemia renale, se sufficientemente prolun- caso, alcune macromolecole disciolte nel sangue ven-
gata, induce nel rene un’alterazione permanente che es- gono forzate attraverso le pareti arteriolari, dando una
senzialmente si traduce in un aumento delle resistenze situazione patologica cui viene attribuito il nome di ar-
vascolari intrarenali e in un’attenuazione della perce- teriolosclerosi.
zione dei livelli di pressione arteriosa sistemica. Conse- Tale processo, quando avviene in modo lento e pro-
guentemente, il rene, per ogni dato livello pressorio, lungato, provoca l’insorgenza di una fibrosi della pare-
tenderà a eliminare meno sodio di quanto dovrebbe fa- te arteriolare. Quando invece l’evoluzione del quadro
re normalmente. procede in modo brusco e tumultuoso, si può avere una
Gli autori che hanno condotto questi studi vedono tre fuoriuscita del contenuto ematico dalle arteriole, si pos-
fasi nello sviluppo dell’ipertensione sensibile al sodio. sono cioè manifestare delle microemorragie ed eviden-
Nella prima fase, il rene è strutturalmente normale e il ziarsi degli essudati: a livello delle pareti arteriolari si
sodio è escreto normalmente. Tuttavia, possono verifi- osservano lesioni necrotiche sotto forma di necrosi fi-
carsi eventi che inducono una vasocostrizione renale, brinoide.
per esempio un’iperattività del sistema nervoso simpa- La sofferenza arteriolare dovuta all’aumento dei valo-
tico, fenomeno non raro negli ipertesi, e in questo caso ri pressori provoca effetti dannosi a livello di vari orga-
si sviluppa un’ipertensione labile o borderline, che non ni ed apparati, i quali possono venire considerati gli or-
è sensibile alla riduzione dell’apporto di sodio. In una gani “bersaglio” dell’ipertensione: è infatti a carico di
seconda fase, il rene che ha subito numerose sollecita- questi ultimi che tendono a svilupparsi quelle patologie
zioni che hanno condotto ad ischemia va incontro a per le quali l’ipertensione arteriosa viene considerata
un’alterazione permanente del bilancio tra vasocostri- fattore di rischio, ed è in tali sedi che andranno ricerca-
zione e vasodilatazione al suo interno che ridurrebbe la ti i segni e i sintomi di un’eventuale compromissione.
sua capacità di eliminare il sodio. In una terza fase, la
ritenzione di sodio porta a un aumento della pressione 1. Cuore. L’incremento dei valori pressori comporta
arteriosa sistemica e questo fatto compensa il difetto un aumento del lavoro del ventricolo sinistro del cuore.
nell’escrezione di sodio che si normalizza, ma a prezzo Il protrarsi nel tempo di una tale situazione provoca
di livelli pressori più alti di quanto si dovrebbe avere ipertrofia del ventricolo sinistro e successivamente di-
normalmente. Questa ipertensione è sensibile alla ridu- latazione, fino ad un quadro di scompenso cardiocirco-
zione del sodio dietetico, in quanto una ridotta esigenza latorio (si veda il Cap. 5). L’ipertrofia del ventricolo si-
di escrezione di sodio non ha bisogno di più elevati li- nistro, peraltro, comporta un maggiore consumo di O2.
velli di pressione arteriosa. Il flusso ematico a livello delle arterie coronarie, tutta-
È possibile che questa successione di eventi possa ve- via, risulta spesso ridotto a causa di un’aterosclerosi,
rificarsi più o meno facilmente in dipendenza di eventi essa stessa favorita, come abbiamo precedentemente vi-
concomitanti (come malattie tubulo-interstiziali, dosi sto, dall’ipertensione arteriosa. Ne consegue che in pre-
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senza di ipertensione, più fattori concorrono allo svi- Un’altra possibilità, per la verità rara, è che il dan-
lupparsi di quella situazione patologica che va sotto il neggiamento endoteliale provochi una coagulazione
nome di cardiopatia ischemica, e che comprende una disseminata intravascolare con difficoltà diagnostiche
vasta gamma di quadri clinici (angina pectoris, infarto nei riguardi della porpora trombotica trombocitopenica
acuto del miocardio, ecc.), aventi tutti come denomina- e della sindrome emolitico-uremica (Cap. 52).
tore comune un apporto di ossigeno al miocardio ina-
deguato rispetto al lavoro richiesto. C. Clinica. Da quanto fino a qui esposto, risulta
chiaro che il quadro clinico dell’ipertensione arteriosa
2. Encefalo. Disturbi vascolari cerebrali occorrono essenziale non complicata risulta assai scarno, mentre
con maggior frequenza nei pazienti affetti da ipertensione eventuali disturbi o alterazioni obiettive saranno pre-
arteriosa, sia sotto forma di trombosi che di emorragie. senti ed andranno ricercati a carico degli organi ed ap-
Le prime sono favorite dall’aterosclerosi, mentre le parati “bersaglio”.
seconde sono frutto della rottura di microaneurismi ce- Generalmente, il paziente iperteso, nel caso che l’i-
rebrali, in presenza di elevati livelli di pressione. pertensione arteriosa non sia secondaria ad altre affe-
In casi particolarmente gravi pazienti ipertesi posso- zioni, risulta del tutto asintomatico.
no andare incontro a coma, cui può seguire un recupe- Viene descritta in alcune occasioni, in particolare in
ro senza apparenti segni di lesioni a focolaio. Questa soggetti con ipertensione arteriosa grave, cefalea, pre-
cosiddetta encefalopatia ipertensiva sembra dovuta a valentemente occipitale, talvolta pulsante, e spesso più
difetti dell’autoregolazione vasale nel circolo cerebrale, intensa al mattino al risveglio.
con l’instaurazione di numerose, minute lesioni diffuse, Alcuni pazienti riferiscono vertigine soggettiva, acu-
dovute ad edema o a piccole emorragie. feni, sensazione di instabilità, ma tali sintomi non sono
3. Rene. La sofferenza renale in corso di ipertensione è costanti e molti di questi sono da attribuirsi più alla no-
stata considerata a lungo conseguenza della ridotta irro- tevole sensibilità del pubblico nei confronti del proble-
razione glomerulare dovuta a processi di arteriosclerosi ma che ad un reale malessere. D’altro canto la cefalea
ed arteriolosclerosi. Le moderne conoscenze sulla pro- di per sé costituisce un disturbo estremamente comune,
gressione dell’insufficienza renale cronica (Cap. 35) ten- niente affatto caratteristico dell’ipertensione: semmai,
dono piuttosto a valorizzare il danno emodinamico im- vale la pena di ricordare che, nell’ambito dell’iperten-
partito ai glomeruli dall’aumento della tensione nei capil- sione, la cefalea è più comune nelle forme secondarie,
lari glomerulari. in particolare nel feocromocitoma, in prima istanza, ma
anche nell’iperaldosteronismo primitivo.
• Ipertensione maligna (accelerata). Viene definita Possono invece rendersi evidenti i sintomi e i segni
come ipertensione maligna o accelerata un’ipertensione della malattia vascolare provocata dall’ipertensione arte-
caratterizzata da un aumento dei valori pressori di gra- riosa. A carico dell’apparato cardiocircolatorio, i primi
do elevato, con pressione diastolica costantemente su- segni di una compromissione sono rappresentati da faci-
periore a 130 mmHg. È opportuno ricordare che non le affaticabilità e dispnea da sforzo (vale a dire la diffi-
tutti i pazienti con valori di pressione minima superiori coltà respiratoria che si manifesta per sforzi modesti e si
a 130 mmHg sono affetti dalla forma maligna della ma- prolunga per un tempo superiore a quello previsto).
lattia, mentre è vero il contrario. Dal punto di vista ana- In alcune occasioni l’ipertensione arteriosa può esse-
tomopatologico, è presente necrosi fibrinoide arteriola- re svelata da un dolore anginoso e da un infarto acuto
re e contribuisce al quadro clinico una dilatazione delle del miocardio.
arteriole cerebrali. Un sintomo piuttosto comune è costituito altresì dal-
L’ipertensione maligna, o accelerata, può esordire co- l’epistassi, anch’essa imputabile a danno vascolare, co-
me tale, o rappresentare un aggravamento di qualsiasi sì come da disturbi visivi, per compromissione retinica.
altra forma di ipertensione arteriosa. Dal punto di vista Questi ultimi sono più frequenti nei pazienti affetti da
patogenetico può essere attribuita ad un danneggiamen- ipertensione di grado elevato, e sono più spesso rappre-
to diretto dell’endotelio vascolare per effetto del trauma sentati da visione offuscata, scotomi (chiazze all’interno
meccanico rappresentato dagli elevati livelli pressori. del campo visivo, scure o scintillanti), mosche volanti.
L’endotelio danneggiato libera a sua volta sostanze ad Si sono registrati casi di cecità improvvisa.
attività vasocostrittrice, come l’endotelina-1 di cui si è Non esistono segni clinici propri dell’ipertensione es-
già parlato, e fa sì che la produzione di renina non ven- senziale: l’unico dato obiettivabile è quello fornito dal
ga inibita (come dovrebbe accadere per l’aumento della manometro, in grado di rilevare le modificazioni dei
pressione arteriolare), ma incrementata (come conse- valori della pressione stessa.
guenza della vasocostrizione). Il risultato è che si in- Eventuali alterazioni a carico di altri organi ed appa-
staura un circolo vizioso nel quale l’ipertensione gene- rati sono evidenziabili quando l’aumento dei valori
ra sostanze vasocostrittrici e queste aggravano l’iper- pressori ha avuto modo di provocare effetti dannosi.
tensione. Come abbiamo visto, la presenza di eventi patologici va
La malattia è caratterizzata da una compromissione ricercata a livello dell’apparato cardiocircolatorio, del
grave, cardiaca, cerebrale e renale, che si realizza in un sistema nervoso centrale, del rene.
breve lasso di tempo dal momento della diagnosi, con Per quanto riguarda la situazione cardiaca, possono
evoluzione fatale entro l’anno, qualora non venga isti- essere presenti i reperti obiettivi caratteristici dello
tuita prontamente terapia adeguata. scompenso cardiaco nei suoi vari aspetti (Cap. 5).
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1 - IPERTENSIONE ARTERIOSA 15
È utile l’esecuzione di un tracciato elettrocardiogra- La rottura della parete arteriolare provoca invece vere e
fico che può consentire, anche in assenza di qualsiasi proprie emorragie, che appaiono come chiazze rosse: caratte-
sintomo, la rilevazione di alterazioni significative. ristico è l’aspetto cosiddetto a fiamma, dovuto alla distribu-
Caratteristico dell’ipertensione arteriosa è il riscontro zione del sangue lungo le fibre nervose. Gli essudati cotono-
si e le emorragie a fiamma sono stati indicati per definire il
dei segni elettrocardiografici dell’ipertrofia ventricola- III grado della retinopatia ipertensiva.
re sinistra. Possono essere inoltre presenti alterazioni In casi particolarmente gravi si può verificare un edema
ischemiche di diversa entità. della papilla. La papilla ottica rappresenta la sede in cui le fi-
Una valutazione della compromissione vascolare può bre del nervo ottico arrivano al bulbo e cominciano a sfioc-
altresì ottenersi dall’esame del fondo dell’occhio me- carsi in direzione degli elementi retinici. Normalmente essa
diante oftalmoscopio. presenta margini netti che, nel caso di retinopatia di grado
Il fundus oculi, infatti, rappresenta l’unica sede in cui elevato, diventano caratteristicamente sfumati per la presenza
sono esplorabili le arteriole. Queste sono disposte in di fluido tra le fibre nervose: questo segno indica l’esistenza
parte a decorso parallelo rispetto alle venule, in parte le di edema della papilla. Naturalmente il fenomeno condiziona
in modo importante la funzione visiva e rende ragione dei va-
incrociano. Nel caso di un’ipertensione di lieve entità, ri e diversi disturbi oculari correlati all’ipertensione arteriosa:
il fondo dell’occhio può apparire del tutto normale, ma si tratta dei già descritti offuscamenti del visus, degli scotomi,
quando l’ipertensione è grave o perdura nel tempo, pro- ma anche di una temibile cecità improvvisa, soprattutto nel
voca delle alterazioni arteriolari, documentabili a livel- caso di un’ipertensione maligna. L’edema della papilla è stato
lo oculare. L’esame oftalmoscopico costituisce dunque indicato per definire la retinopatia ipertensiva di tipo IV. Tut-
un utile strumento di valutazione dell’entità della pato- tavia, gli essudati cotonosi e le emorragie a fiamma hanno lo
logia vascolare ipertensiva. stesso significato clinico dell’edema della papilla e cioè tutte
Le alterazioni retiniche possono essere naturalmente queste alterazioni sono caratteristiche dell’ipertensione mali-
di entità varia, e sono state convenzionalmente suddivi- gna (o accelerata).
se (Keith-Wagener-Barker) in quattro gradi indicati con
numero romano, in rapporto alla loro gravità; tale sud- D. Diagnosi. La grande maggioranza dei pazienti
divisione in gradi costituisce tuttavia una forzatura, dal affetti da ipertensione, come risulta chiaro dall’analisi
momento che non esiste una distinzione netta tra i vari dei dati epidemiologici, è portatrice di un’ipertensione
quadri ed è attualmente poco adoperata. arteriosa essenziale. Scopo dell’indagine medica, con
alcune riserve di cui discuteremo in seguito, è l’identi-
In condizioni normali, è possibile vedere con l’esame oftal-
ficazione di quei soggetti nei quali l’aumento dei valo-
moscopico solo la colonna di sangue che riempie il lume dei ri pressori è secondario ad un’altra patologia (rappre-
vasi retinici, mentre la loro parete è invisibile. Una prima al- sentano approssimativamente il 5% della popolazione
terazione possibile, per effetto dell’ipertensione arteriosa, è il degli ipertesi) e per i quali è possibile una soluzione te-
restringimento dei vasi arteriosi a causa dell’autoregolazione rapeutica definitiva, più spesso chirurgica.
vasale (rapporto tra diametro delle arterie e diametro delle ve- Per una corretta valutazione del paziente, il primo
ne retiniche minore di 2:3). Questa alterazione (che corri- passo diagnostico consiste nella conferma o meno del-
sponde al I grado di retinopatia ipertensiva di Keith-Wagener- l’esistenza dell’ipertensione stessa.
Barker) non è assolutamente specifica dell’ipertensione e può La rilevazione dei valori pressori deve venire effet-
verificarsi anche per una diminuzione della pressione arterio-
sa retinica in seguito a stenosi a monte dei vasi di calibro ri-
tuata a paziente in posizione supina da almeno dieci
dotto. Più significativo è il reperto di irregolarità del calibro minuti e nelle condizioni di maggiore tranquillità possi-
delle arteriole, per l’esistenza di segmenti di dilatazione arte- bile. Si è visto infatti che influenze emotive sono in
riolare dovuti a rottura dell’autoregolazione vasale in seguito grado di indurre oscillazioni anche importanti della
all’aumento della pressione transmurale. Nella classificazione pressione arteriosa.
di Keith-Wagener-Barker il grado II della retinopatia iperten- Inoltre, non ci si accontenterà di un’unica rilevazione,
siva è sostanzialmente rappresentato da alterazioni di natura ma il dato eventualmente patologico andrà ricontrollato
arteriosclerotica. Si tratta di modificazioni che non sono spe- in più occasioni: in non pochi casi, un’ipertensione sta-
cifiche dell’ipertensione arteriosa, ma che possono verificarsi bile può essere preceduta dal riscontro di valori in alcu-
anche in conseguenza dell’invecchiamento. Per effetto del-
l’arteriosclerosi, infatti, la parete arteriosa diventa visibile e si
ne occasioni alterati ed in altre entro i limiti di norma
osserva una modificazione del colore delle arteriole che ac- (ipertensione labile). Nella raccolta dei dati anamnesti-
quistano un colorito giallastro e, illuminate dalla fonte di luce ci, particolare attenzione deve venire posta all’eventua-
dell’oftalmoscopio, assumono l’aspetto di un filo di rame. le presenza di una familiarità positiva, dal momento che
Sempre per effetto dell’arteriosclerosi, nel punto in cui le ar- questo dato è fortemente a favore di una forma essen-
teriole incrociano le venule, si ha uno schiacciamento dei va- ziale. Inoltre, è opportuno rivolgere al paziente tutte
sellini venosi. All’esame oftalmoscopico si osserva un’inter- quelle domande che possono orientare verso un’origine
ruzione del flusso ematico a livello venulare: questo fenome- secondaria della malattia.
no viene definito come “incroci arterovenosi”. A favore di un’ipertensione secondaria è l’insorgenza
Quando il trauma pressorio esercitato sulle arteriole retini-
che è di grado particolarmente elevato, si possono verificare
della stessa in giovane età, in presenza di valori parti-
occlusioni con microinfarti o rotture della parete vasale. I mi- colarmente elevati sia di sistolica che di diastolica.
croinfarti provocano la degenerazione di gruppi di fibre ner- D’altro canto, l’ipertensione arteriosa secondaria è di
vose retiniche in prossimità della lesione occlusiva, con un solito accompagnata da un corteo di sintomi e di segni,
quadro oftalmologico di chiazze biancastre che sono state de- che ne faciliano l’individuazione. Questo è particolar-
finite, per il loro aspetto, “essudati cotonosi”. mente vero per le ipertensioni di origine endocrina.
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Estrema attenzione deve venire rivolta a forme meno E. Decorso e prognosi. Come si è detto, l’iperten-
facilmente identificabili. È il caso per esempio della sione arteriosa predispone a numerose affezioni cardio-
coartazione aortica: specie nei soggetti giovani, è op- vascolari. Nel già citato studio epidemiologico di Fra-
portuno effettuare sempre una rilevazione dei valori mingham, il 37% degli uomini e il 51% delle donne che
della pressione sia agli arti superiori che a quelli infe- morirono per cause cardiovascolari avevano presentato
riori. in precedenza, in almeno tre occasioni, dei livelli di
Qualche problema diagnostico può insorgere nei con- pressione arteriosa superiori a 140/90 mmHg.
fronti dell’ipertensione di origine renale, la quale può Alcune di queste morti possono essere attribuite al-
occorrere in completa assenza di sintomi o con sintomi l’effetto diretto sui vasi dell’elevata pressione arteriosa,
e segni assai sudboli e poco appariscenti. Anche in que- come è il caso delle morti per emorragia cerebrale o per
sto caso un’anamnesi attenta (infezioni recidivanti delle aneurisma dissecante. Queste si osservano di solito con
vie urinarie, per es.) ed una visita accurata (soffio ad- livelli di pressione arteriosa superiori a 180 mmHg di
dominale da stenosi di un’arteria renale, aumento del sistolica e sono pressoché interamente prevenibili mo-
volume di un rene alla manovra del ballottamento) po- derando la pressione con adatta terapia.
tranno indirizzare verso l’eziologia dell’affezione. Non La grande maggioranza delle morti osservate negli
dovranno infine venire dimenticate eventuali influenze ipertesi è dovuta a cardiopatia ischemica. Questi casi
farmacologiche. sono, in prevalenza, caratterizzati da livelli di pressione
La distinzione di un’ipertensione essenziale da un’i- arteriosa meno elevati, attorno a 140-160 mmHg di si-
pertensione secondaria può tuttavia restare un quesito stolica. Si è discusso se la riduzione di questi livelli
diagnostico difficile. Per quanto riguarda le particolari pressori serva a prevenire la cardiopatia ischemica: stu-
indagini di laboratorio strumentali da effettuarsi ai fini di recenti sembrano suggerire di sì. In assenza di tratta-
di questa distinzione, bisogna dire che alcune di queste mento, la prognosi di un’ipertensione benigna di lieve
vanno riservate soltanto a determinati pazienti. entità è di circa 20 anni, mentre quella di un’ipertensio-
ne maligna è di meno di un anno.
• Soggetti nei quali le indagini preliminari sono risul-
tate indicative di una forma secondaria di ipertensio- F. Terapia. Sono disponibili attualmente molti effi-
ne, suscettibile di trattamento eziologico definitivo. caci trattamenti medici per l’ipertensione arteriosa.
Questo è valido in particolare per i pazienti giovani, Elenchiamo i più importanti.
nei quali l’origine secondaria è più frequente, e per i
quali un intervento chirurgico può essere definitivo. 1. Diuretici. Agiscono promuovendo l’escrezione di
Spesso, per contro, persone anziane, pur con un’iper- sodio. In un primo momento riducono la volemia e la
tensione secondaria, traggono solo scarsi vantaggi gettata cardiaca, successivamente riducono la sensibi-
dal trattamento chirurgico, in quanto si sono ormai lità delle arteriole agli stimoli vasocostrittori.
instaurate alterazioni vascolari sclerotiche irreversi- 2. -bloccanti. Sono farmaci che bloccano le solleci-
bili. tazioni sui recettori -adrenergici, importanti soprattut-
• Soggetti con ipertensione di grado elevato, poco re- to a livello cardiaco (la loro sollecitazione comporta ta-
sponsivi alla terapia medica. Vengono usualmente in- chicardia, aumento della forza di contrazione e della
clusi in questo secondo gruppo anche i pazienti che eccitabilità del miocardio). Non è ben chiaro come que-
non riescono ad adeguarsi al regime prescritto (si sti farmaci agiscano. Le azioni possono essere multiple:
parla, in tali casi, di scarsa “compliance” alla tera-
pia). • sul cuore, riducendone la gettata;
• sulle terminazioni nervose simpatiche, bloccando un
Questo metodo di procedere è dettato fondamental- meccanismo che promuove la liberazione di noradre-
mente da due considerazioni. La prima è che non tutte nalina;
le indagini strumentali sono assolutamente prive di ri- • sull’apparato iuxtaglomerulare, riducendo la produ-
schi per il paziente: in particolare, quelle per cui ven- zione di renina che, come si è visto, può essere un
gono utilizzati mezzi di contrasto iodati per via venosa fattore aggravante dell’ipertensione arteriosa.
comportano un pericolo, seppur ridotto, di reazioni di Empiricamente, i -bloccanti si sono rivelati farma-
ipersensibilità, talvolta fatali. ci molto efficaci. Sono controindicati nell’asma bron-
La seconda è che bisogna tener conto dei costi di chiale e nelle broncopneumopatie ostruttive (i recetto-
questi esami. ri -adrenergici hanno, infatti, un’attività broncodila-
È dunque giustificato procedere all’approfondimento tatrice.
diagnostico solo a patto che sia ipotizzabile un succes-
sivo intervento terapeutico mirato, come conseguenza 3. Vasodilatatori. Agiscono riducendo direttamente il
della diagnosi eziologica. tono arteriolare e le resistenze periferiche. Tra i vasodi-
Le valutazioni strumentali diagnostiche da eseguire latatori sono particolarmente interessanti i farmaci che
verranno stabilite in rapporto all’orientamento fornito bloccano nelle cellule i cosiddetti “canali del calcio”.
dall’esame clinico e dalle indagini di laboratorio e stru- Questi non solo contrastano la tendenza alla contrazio-
mentali preliminari. Per quanto concerne i test più spe- ne delle cellule muscolari lisce, e perciò alla vasoco-
cifici, si rimanda ai capitoli relativi alle varie forme di strizione, ma inibiscono anche l’aggressività piastrini-
ipertensione arteriosa secondaria. ca, un processo che ha importanza nella patogenesi del-
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1 - IPERTENSIONE ARTERIOSA 17
l’aterosclerosi (Cap. 3) e nella progressione dell’insuf- localizzato nella midollare del surrene, nel 10% a livel-
ficienza renale cronica (Cap. 35). lo di paragangli, cuore, vescica, prostata, ovaie. In que-
sti ultimi casi il tumore è detto anche paraganglioma.
4. Farmaci attivi sul sistema nervoso centrale. Agi-
La peculiarità di questi tumori è che essi mantengo-
scono riducendo centralmente il tono del sistema sim-
no la capacità di secernere catecolamine (adrenalina e
patico (-metildopa) o potenziando i baroriflessi (cloni-
noradrenalina) a partire dal substrato tirosina, e quindi
dina).
di indurre una stimolazione dei recettori e -adre-
5. Inibitori dell’angiotensina. Esistono attualmente nergici. Fanno eccezione i paragangliomi derivati dai
numerosi farmaci in grado di inibire l’enzima converti- gangli parasimpatici di testa e collo, che non sono cro-
tore dell’angiotensina (ACE, Angiotensin Converting maffini e spesso non sono funzionali, ponendo solo
Enzyme) e ridurre perciò la formazione di angiotensina dei problemi di massa in espansione. Questi tumori,
II. In realtà questi farmaci sono efficaci non solamente spesso localizzati nel corpo carotideo e nel glomo, so-
nell’ipertensione renovascolare, ma anche nell’iperten- no anche detti chemodectomi.
sione essenziale. Uno dei vantaggi di questa inibizione La prevalenza di secrezione dell’una o dell’altra so-
sta nel fatto che viene contrastata l’azione dell’angio- stanza varia da tumore a tumore: in generale i tumori
tensina II stimolante la proliferazione delle cellule me- surrenalici producono con maggiore frequenza adrena-
sangiali nel rene e delle cellule muscolari lisce nella pa- lina, dal momento che le cellule della midollare del sur-
rete dei vasi sanguigni. Questo fatto può conferire ai rene sono più facilmente fornite dell’enzima metilante
farmaci inibitori dell’enzima convertitore dell’angio- necessario a convertire la noradrenalina in adrenalina.
tensina un ruolo protettivo verso il danno renale e la In questo caso è comunque usuale la secrezione asso-
progressione dell’aterosclerosi che potrebbero essere ciata di adrenalina e noradrenalina, mentre il prevalere
indotti dall’ipertensione arteriosa. o la secrezione della sola adrenalina è eccezionale. I tu-
mori extrasurrenalici, per contro, producono più facil-
Recentemente, sono stati introdotti nella pratica tera-
mente noradrenalina. La secrezione dell’una o dell’altra
peutica anche farmaci capaci di inibire i recettori va-
amina, come vedremo in seguito, condiziona i sintomi e
scolari dell’angiotensina II.
alcune delle caratteristiche dell’andamento della pres-
sione arteriosa.
Il riscontro, al tavolo anatomico, di feocromocitomi è
stimato intorno a 1 caso su 1000, superiore alla fre-
IPERTENSIONI SECONDARIE quenza clinica della malattia che è intorno allo 0,1%
della popolazione degli ipertesi. Mentre nella maggior
parte dei casi si tratta di un’unica neoformazione beni-
Ipertensioni endocrine gna surrenalica, nel 10% dei casi ci troviamo di fronte
ad una forma maligna, nel 10% ad una forma extrasur-
Feocromocitoma renalica ed in un altro 10% a neoformazioni bilaterali o
Il feocromocitoma rappresenta una causa rara di iper- multiple.
tensione e tuttavia il suo riconoscimento è estremamen-
te importante in quanto la malattia è suscettibile di te- A. Eziopatogenesi. Trattandosi di forme tumorali,
rapia chirurgica risolutiva. l’eziologia è ignota. In una minoranza di pazienti, tutta-
Si tratta di un tumore che interessa cellule di derivazio- via, sono in atto delle influenze ereditarie: infatti, una
ne neuroectodermica, provenienti cioè dalla cresta neu- quota di feocromocitomi si presenta come parte di di-
rale; alcune di queste, durante lo sviluppo embrionale, sordini ereditari complessi, trasmessi come carattere
vanno incontro a migrazione in diversi distretti corporei, autosomico dominante ad elevata penetranza. Nel 66%
dove costituiscono aree di tessuto cromaffine (cosiddetto di questi ultimi si tratta di un feocromocitoma isolato,
per la sua affinità per i sali di cromo). Queste cellule si piuttosto comunemente multiplo o maligno. Altrimenti,
ritrovano soprattutto nella midollare del surrene, ma an- il feocromocitoma può presentarsi nel contesto di
che a livello dei paragangli, strutture localizzate vicino ai un’affezione denominata neoplasia endocrina multipla
gangli del sistema autonomo vegetativo: si tratta in gene- (e abbreviata comunemente in MEN, Multiple Endocri-
re di aree molto piccole, che tuttavia in alcune sedi, per ne Neoplasia dalle iniziali del nome della malattia in
esempio in corrispondenza dell’arteria mesenterica su- inglese), caratterizzata dalla presenza contemporanea di
periore o di alcuni rami simpatici, possono dare luogo, diversi tumori endocrini. Il feocromocitoma si presenta
nel corso dello sviluppo embrionario o dei primi anni di inoltre nel 10% dei casi di neurofibromatosi, una con-
vita, ad accumuli di dimensioni maggiori, come per dizione sempre ereditaria caratterizzata dalla presenza
esempio il cosiddetto organo di Zuckerkandl, destinato di numerosi fibromi e neurinomi, evidenti soprattutto a
normalmente all’atrofia. livello cutaneo.
Tessuto di questo tipo si trova anche in determinate Tra le forme di feocromocitoma trasmesse ereditaria-
zone sensibili dell’apparato arterioso, come il glomo mente ricordiamo da ultimo l’associazione con la ma-
carotideo; ma vi possono essere isole cromaffini, spes- lattia di von Hippel-Lindau (malformazioni vascolari
so di dimensioni molto ridotte, nelle sedi più diverse. della retina e del cervelletto).
La crescita tumorale può verificarsi a partire da uno Recentemente, sono stati compiuti importanti pro-
qualsiasi di questi nuclei; nel 90% dei casi il tumore è gressi nell’individuazione dei geni che condizionano
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una predisposizione al feocromocitoma e ai paragan- B. Fisiopatologia. I segni clinici della malattia so-
gliomi. Sono stati individuati, infatti, quattro geni che no determinati dalla produzione, da parte del tumore,
predispongono a questi tumori. Il primo, denominato di catecolamine, adrenalina e/o noradrenalina.
RET, è un proto-oncogene che, se soggetto a una muta- La noradrenalina ha un’attività prevalente sui recettori
zione che lo attiva, causa un’attivazione costitutiva del -adrenergici e la sua azione sull’apparato cardiocirco-
recettore tirosina-chinasi. Conseguentemente, le cellule latorio si riflette fondamentalmente in una costrizione a
parafollicolari della tiroide che producono calcitonina e livello delle arteriole, con conseguente riduzione del
quelle cromaffini della midollare del surrene vanno in- raggio medio arteriolare ed aumento dei valori pressori.
contro a iperplasia con un’elevata frequenza di succes- L’adrenalina agisce sia sui recettori che -adrener-
siva trasformazione neoplastica. Le mutazioni del gene gici. La stimolazione di questi ultimi provoca una vaso-
RET sono associate con una particolare variante di dilatazione delle arteriole muscolari, con un effetto an-
MEN (Multiple Endocrine Neoplasia), detta MEN-2 (e tipertensivo. Tuttavia, l’adrenalina svolge un’azione im-
distinta in una MEN-2A che combina il carcinoma mi- portante a livello cardiaco, in quanto l’attivazione dei
dollare della tiroide e l’iperparatiroidismo e in una recettori -adrenergici in tale sede causa un aumento
MEN-2B, nella quale si hanno anche un abito costitu- della frequenza e della forza di contrazione del cuore,
zionale particolare, detto marfanoide (2), e multipli con effetti notevoli sui livelli della pressione arteriosa.
neuromi sulle mucose). In questo caso la probabilità di La prevalenza della secrezione dell’una o dell’altra
sviluppare un feocromocitoma è di circa il 50%. Il se- amina simpatica condiziona quindi i sintomi riferiti dal
condo gene, denominato VHL, è un gene onco-soppres- paziente.
sore che, se inattivato per una mutazione, tende a pro- Spesso la liberazione delle catecolamine nel sangue
vocare la sindrome di von Hippel-Lindau che, come già (si veda in seguito) può avere degli incrementi eccezio-
si è accennato, è caratterizzata da emangiomi retinici e nali e l’ipertensione può essere episodica. Quando vie-
del sistema nervoso centrale (ma anche dalla propen- ne secreta soprattutto adrenalina, possono aversi, con-
sione a sviluppare cisti pancreatiche e renali e carcino- temporaneamente all’aumento pressorio, crisi di males-
mi renali). In questo caso il rischio di sviluppare un sere caratterizzate da fenomeni vasomotori, sudorazio-
feocromocitoma e del 10-20%. ne, cefalea, tachicardia, fini tremori e sensazione di an-
Infine, più recentemente, sono stati individuati altri sia o di angoscia (questi ultimi effetti sono dovuti all’a-
due geni, denominati SDHD e SDHB che, se mutati, zione dell’adrenalina sul sistema nervoso centrale).
predispongono allo sviluppo di tumori del corpo caroti- In alcuni casi, accanto o invece di episodi ipertensivi,
deo. La neurofibromatosi non dipende da mutazioni di si può avere ipotensione ortostatica. Questo può verifi-
uno di questi quattro geni e la frequenza della sua asso- carsi nel caso di tumori che producono grandissime
ciazione con il feocromocitoma è bassa (circa 1%). quantità di adrenalina, per un’azione periferica che è
L’idea generale è che il feocromocitoma, quando è contraria all’ipertensione, e una tachicardia estrema che
sporadico e senza una storia familiare, dipenda da una condiziona una diminuzione della gettata cardiaca, per
mutazione somatica di uno dei geni predisponenti e ne- riduzione del tempo di riempimento diastolico.
gli altri casi da una mutazione nella linea germinale. Nel Episodi ipotensivi possono aversi anche a seguito di
passato si sosteneva che le alterazioni nella linea germi- cosiddette “tempeste catecolaminiche”, liberazioni pa-
nale, condizionanti l’insorgenza di feocromocitoma nel rossistiche di elevate quantità di questi ormoni, in con-
contesto di disordini ereditari complessi, fossero presen- seguenza di necrosi emorragica nel contesto di un feo-
ti nel 10% dei casi di questa malattia. Un’indagine re- cromocitoma. In tali casi possono essere particolarmen-
cente eseguita in una vasta coorte di casi di feocromoci- te evidenti fenomeni cardiocircolatori dovuti ad una di-
toma apparentemente sporadico (Neumann et al., 2002, retta azione lesiva delle catecolamine in estremo ecces-
citato da Dluhy, 2002) ha invece dimostrato che circa il so sulle cellule miocardiche, e forse anche ad una loro
25% dei casi studiati aveva nella linea germinale una azione incrementante la permeabilità delle cellule en-
mutazione a carico di uno dei quattro geni di suscettibi- doteliali della circolazione polmonare.
lità. Il fatto che i casi studiati non avessero apparente-
mente alcun segno delle malattie complesse associate a C. Clinica. Una peculiarità dei feocromocitomi è le-
queste mutazioni non deve sorprendere, dato che la loro gata al fatto che, almeno nella metà dei casi, la secre-
manifestazione può essere parziale, tardiva o anche del zione delle amine vasoattive non avviene con flusso co-
tutto mancante. Tuttavia, la lezione che si ricava da que- stante, ma si ha un immagazzinamento delle sostanze
sto studio è che quando si incontra un feocromocitoma all’interno delle cellule tumorali, con dismissione di
sarà sempre opportuno un approfondimento clinico, an- grandi quantità in determinate circostanze. Lo stimolo
che con indagini particolari alla ricerca delle condizioni al rilascio delle catecolamine, cui corrisponde evidente-
possibilmente associate e che queste vanno estese ai fa- mente una sintomatologia con andamento tipicamente
miliari. In futuro, un’analisi genetica sarà in ogni caso parossistico, è costituito in genere da un aumento della
appropriata in questi ammalati. pressione endoaddominale: il piegamento del busto,
crisi di starnuti, di riso, un pasto abbondante, sforzi di
defecazione o la stessa minzione (è questo il caso dei
(2) La sindrome di Marfan è un’alterazione costituzionale caratteriz-
zata da lassità legamentosa, alta statura, basso rapporto tra tronco e
rarissimi feocromocitomi vescicali; però lo sforzo della
arti, largo angolo costale e più evidente angolatura tra braccia e minzione può provocare la dismissione di catecolamine
avambracci con gli arti superiori adesi al corpo e in supinazione. anche da sedi diverse dalla vescica) possono scatenare
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la crisi ipertensiva. A volte può essere sufficiente l’ese- orsono venivano utilizzate delle prove di scatenamento
cuzione di una semplice urografia o persino una palpa- e/o di soppressione, il cui principio consiste nel sommi-
zione profonda dell’addome. nistrare sostanze in grado di scatenare ovvero di bloc-
In alcuni casi, peraltro, le crisi possono comparire sen- care le crisi ipertensive. Tra le prime vanno citate l’ista-
za un chiaro fattore scatenante; possono essere rare, con mina, che provoca un brusco rilascio di catecolamine,
episodi a distanza di diversi mesi, oppure frequenti, più la tiramina oppure il glucagone.
volte al giorno. La durata varia da pochi minuti a qual- Queste prove sono attualmente cadute del tutto in di-
che ora, ma in genere non si tratta mai di periodi partico- suso in quanto non scevre di pericoli per il paziente.
larmente lunghi; spesso si manifesta una tendenza ad un Un’inibizione dell’azione delle amine vasoattive può
aumento della frequenza con il passare del tempo. essere ottenuta mediante la somministrazione di farma-
L’andamento della pressione si può presentare sotto ci in grado di bloccare i recettori simpatici: in pazienti
forme differenti. In un 25% circa di casi la pressione si affetti da feocromocitoma un farmaco di questo tipo
mantiene usualmente a livelli normali, e su questi si in- dovrebbe portare ad una riduzione dei valori pressori. A
seriscono, ad intervalli più o meno ravvicinati, delle tale scopo viene usualmente utilizzata la fentolamina,
puntate ipertensive. un -bloccante: il test viene considerato positivo se do-
In circa il 30% dei pazienti affetti da feocromocito- po la somministrazione si ottiene una riduzione dei va-
ma, i valori pressori si presentano persistentemente ele- lori della pressione sistolica di 35 mmHg e della pres-
vati e a questa ipertensione di base si aggiungono pun- sione diastolica di 25 mmHg. Bisogna tuttavia conside-
tate ipertensive parossistiche. rare che questo esame può dare fino ad un 25% di falsi
Infine, in un altro 30% di pazienti, si rileva un’iper- positivi e che si presta alla valutazione dei soli pazienti
tensione stabile, senza crisi parossistiche. che presentano un’ipertensione di base.
Un altro 15% ha un andamento dei valori pressori del Il metodo più sicuro consiste nel dosaggio delle cate-
tutto irregolare. colamine e dei loro metaboliti nel sangue e nelle urine
È dunque importante rilevare che, se in un certo nu- (Fig. 1.3).
mero di casi i pazienti appaiono normotesi al di fuori Nelle urine si possono dosare adrenalina e noradrena-
dei periodi critici (ed è giusto quindi prendere in consi- lina, metanefrina e normetanefrina e l’acido vanilman-
derazione l’ipotesi di feocromocitoma di fronte ad epi- delico. La maggior parte delle catecolamine vengono
sodi ipertensivi parossistici), la maggior parte dei pa- escrete nelle urine metabolizzate: l’adrenalina e la no-
zienti presenta costantemente livelli pressori elevati e radrenalina vengono rinvenute in quantità dell’ordine di
una parte di loro non ha mai crisi ipertensive. microgrammi, mentre l’acido vanilmandelico è nell’or-
Dal punto di vista clinico, il paziente può essere del dine dei milligrammi, pertanto il suo dosaggio risulta
tutto asintomatico, per quanto questa evenienza sia rara, molto più semplice.
e correlata soprattutto a forme secernenti solo noradre- Particolarmente utile risulta la valutazione dei deriva-
nalina a flusso continuo. In genere tuttavia, il feocro- ti aminici dopo una crisi ipertensiva; quindi è opportu-
mocitoma comporta una forma di ipertensione più co- no iniziare la raccolta delle urine per 24 h subito dopo
munemente legata a sintomi, e quelli cardinali sono co- un episodio parossistico.
stituiti da cefalea, sudorazione profusa, cardiopalmo; a L’unico inconveniente legato a questo esame è che
questi si possono aggiungere, particolarmente nelle for- molte sostanze sono in grado di modificare i livelli uri-
me secernenti adrenalina, sensazione di angoscia e tre- nari di acido vanilmandelico, e tra queste innanzitutto
mori. molti alimenti contenenti vanillina, come i dolci, il tè, il
Nei pazienti più anziani si possono manifestare sinto- caffè, diversi frutti (agrumi, banane) oltre ad innumere-
mi tipo angina pectoris. Alla visita, oltre al rilievo di voli farmaci.
valori pressori spesso notevolmente elevati, si può os- Alcuni laboratori particolarmente attrezzati sono in
servare la presenza di magrezza, di sudorazione, stato grado di effettuare il dosaggio di adrenalina e noradre-
di ansia estrema, con pupille dilatate, tremori. È inoltre nalina nel plasma.
importante ricercare in questi pazienti eventuali segni
di poliendocrinopatie ed eventuali anomalie, quali neu-
rofibromi. Adrenalina Noradrenalina
Più raramente il paziente si presenta con i sintomi e i
COMT
segni di una cardiomiopatia dilatativa o ipertrofica
(Cap. 8) e il quadro può costituire un’emergenza medi-
Metanefrina Normetanefrina
ca, per episodi acuti di ipotensione, accompagnati da
tachicardia estrema ed edema polmonare. Le cause di MAO
questi fenomeni cardiocircolatori sono state illustrate a
proposito della fisiopatologia. Acido vanilmandelico
Una volta accertato un aumento dei livelli di cateco- 2:1 e con un’età di insorgenza media compresa tra i 35
lamine, si pone il problema della localizzazione del e i 50 anni.
feocromocitoma: questo è abbastanza semplice se la
neoformazione si trova a livello del surrene, cosa che A. Fisiopatologia. Le conseguenze cliniche della
accade approssimativamente nel 90% dei casi; l’ecogra- malattia sono legate essenzialmente all’aumentata pro-
fia è un esame strumentale incruento, in grado tuttavia duzione di aldosterone: l’azione principale di tale or-
di evidenziare neoformazioni di discrete dimensioni. mone, come noto, si esplica a livello del tubulo distale
Un analogo discorso si può fare per quanto riguarda la del rene, ove esso promuove il riassorbimento del sodio
tomografia assiale computerizzata. in cambio della escrezione di potassio e di idrogeno-io-
L’arteriografia consente la visualizzazione di anoma- ni. L’aumento della concentrazione del sodio provoca
lie circolatorie del surrene colpito; un cateterismo ve- due importanti effetti ipertensivi: in prima istanza si ha
noso, in mani esperte, permette dosaggi selettivi delle un aumento del volume del liquido extracellulare, e
catecolamine in diverse regioni, utili soprattutto nel so- quindi della volemia; in secondo luogo, l’ipernatremia
spetto di feocromocitomi extrasurrenalici. Queste ma- rende più sensibili le cellule muscolari lisce delle pare-
novre non sono del tutto esenti da rischi, in quanto pos- ti arteriolari agli stimoli di vasocostrizione.
sono esse stesse scatenare una crisi ipertensiva. Pertan- Questo aumento del sodio nel compartimento extracel-
to, di solito si pratica in loro concomitanza un blocco lulare nell’iperaldosteronismo, caratteristicamente non
farmacologico dei recettori -adrenergici. si accompagna alla presenza di edemi. In condizioni or-
dinarie, la ritenzione di sodio comporta un incremento
E. Decorso - Prognosi - Terapia. La malattia è su- della pressione osmotica del fluido extracellulare e que-
scettibile di trattamento chirurgico radicale con una so- sta, attraverso la stimolazione della secrezione di ormone
pravvivenza media a 5 anni dall’intervento di oltre il antidiuretico, determina una ritenzione idrica corrispon-
95% per le forme benigne. In circa il 75% di questi pa- dente. Il risultato è un’espansione del volume di fluido
zienti l’intervento comporta un ripristino dei valori extracellulare che, se supera un certo limite, conduce alla
pressori nell’ambito della normalità. Alternativamente formazione di edemi.
la malattia conduce a tutte le conseguenze proprie del- Nell’iperaldosteronismo primitivo questo non si ve-
l’ipertensione arteriosa sugli organi bersaglio; in più rifica perché interviene un meccanismo di “sfuggita”
esiste il rischio di puntate ipertensive estremamente pe- che arresta la ritenzione di sodio e di acqua ad un nuo-
ricolose e talvolta fatali. vo punto di equilibrio, sufficiente a produrre iperten-
Nel 95% dei casi si tratta di un’eteroformazione be- sione senza che si arrivi alla formazione di edemi. La
nigna, tuttavia la diagnosi di malignità non può venire sfuggita sembra determinata da una riduzione del rias-
stabilita se non a posteriori, in rapporto alla tendenza o sorbimento di sodio nei tubuli renali prossimali, la
meno a dare metastasi. Le forme maligne sono più co- quale compensa l’incremento del suo riassorbimento
muni nelle neoplasie extrasurrenaliche e interessano i che ha luogo nei tubuli distali per effetto dell’aldoste-
linfonodi loco-regionali, quindi lo scheletro, il fegato, i rone prodotto in eccesso. Questo minore riassorbi-
polmoni, il sistema nervoso centrale. mento di sodio nei tubuli prossimali si pensa sia me-
La prognosi delle forme maligne è variabile e, se in diato da un ormone natriuretico, la cui esistenza è po-
passato veniva descritta come particolarmente infausta, stulata in base a considerazioni teoriche più che dimo-
sono stati recentemente segnalati casi a più lunga so- strata.
pravvivenza. A livello del tubulo distale il sodio viene scambiato
con il potassio: la ritenzione di sodio provocata dall’al-
Iperaldosteronismo primitivo dosterone si accompagna quindi ad ipokaliemia.
L’iperaldosteronismo è una condizione caratterizzata Il potassio si trova normalmente in concentrazioni
dall’eccessiva produzione di aldosterone. Nella forma piuttosto scarse nel liquido extracellulare (3,5-5 mEq/l),
primitiva, meglio nota come sindrome di Conn, respon- mentre rappresenta un catione intracellulare importante
sabile di tale iperproduzione è un adenoma, general- e, nello specifico, svolge un ruolo fondamentale nel de-
mente solitario, localizzato a livello surrenalico. Si trat- terminare il potenziale di membrana. Variazioni della
ta dunque di un tumore, pressoché invariabilmente be- potassiemia producono effetti non trascurabili sulle cel-
nigno, delle cellule della zona glomerulosa della cor- lule eccitabili, in particolare sulle cellule miocardiche e
teccia surrenalica, cellule capaci di secernere l’ormone su quelle muscolari.
mineralattivo. Un’altra conseguenza dell’ipopotassiemia è legata al
Nel 20-25% dei casi al tavolo operatorio non è possi- fatto che essa provoca una diminuita sensibilità dei dot-
bile riconoscere una crescita neoplastica localizzata: ti collettori dei nefroni all’ormone antidiuretico, condi-
l’eccesso di produzione di aldosterone risulta determi- zionando un’alterazione del meccanismo di concentra-
nato da un’iperplasia bilaterale nodulare delle cellule zione delle urine, con comparsa di poliuria.
corticali. L’ipokaliemia prolungata favorisce inoltre infezioni
L’iperaldosteronismo primario rappresenta una causa renali interstiziali, sotto forma di pielonefriti che posso-
rara di ipertensione arteriosa, essendo responsabile di no evolvere in forma cronica.
circa l’1% di tutte le anomalie pressorie. A livello del tubulo distale, il sodio può alternativa-
La malattia è molto più comune nel sesso femminile mente venire scambiato con ioni H+. Per ciascuno ione
che in quello maschile, con un rapporto all’incirca di H+ escreto con le urine un HCO3– viene riassorbito nel
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plasma; di conseguenza, la promozione dello scambio non è invece sostanzialmente alterata: la ritenzione di
tra Na+ e H+ operata dall’aldosterone conduce ad un ec- sodio produce, infatti, un incremento della quantità di
cesso di bicarbonati nel sangue. Questo fatto ha delle sodio presente nell’organismo piuttosto che della sua
conseguenze sull’equilibrio acido-base. Come evidente concentrazione nel plasma e nel fluido extracellulare
dall’equazione di Henderson-Hasselbalch: (questo avviene a causa della ritenzione consensuale di
acqua assieme al sodio). L’esame delle urine evidenzia
[HCO3– ] un’alterata capacità di concentrazione e la presenza fre-
pH = pK + log
[H2CO3 ] quente di pH alcalino o neutro. A livello ematico si ha un
aumento della concentrazione di HCO 3– come da alcalosi
l’aumento della concentrazione di HCO3– provoca un metabolica compensata. Nelle forme gravi caratteristica
innalzamento del pH ematico, un’alcalosi metabolica, è anche la riduzione della magnesiemia.
che viene compensata da meccanismi regolatori i quali
inducono un aumento della PCO2. Ad un aumento dei D. Diagnosi. Il riscontro di dati di laboratorio com-
bicarbonati nel sangue, tuttavia, può corrispondere un patibili con l’aldosteronismo non documenta neces-
aumento dei bicarbonati nelle urine. È quindi usuale, sariamente la presenza di un iperaldosteronismo pri-
nei pazienti affetti da iperaldosteronismo, riscontrare un mitivo.
aumento della concentrazione dei bicarbonati nel san- Esistono infatti diverse condizioni in cui l’aumento
gue e nelle urine, che risultano pertanto avere spesso un dell’aldosterone plasmatico è conseguente ad alterazio-
pH neutro o alcalino. ni fisiologiche e parafisiologiche della concentrazione
della renina, alterazioni che condizionano un incremen-
B. Clinica. I pazienti affetti da iperaldosteronismo to dell’aldosteronemia: si parla, in questi casi, di iperal-
primitivo, nella maggior parte dei casi, non presentano dosteronismo secondario, entità nosografica ben distin-
caratteristiche cliniche peculiari rispetto a quelli con ta dall’iperaldosteronismo primitivo (Fig. 1.4).
ipertensione arteriosa essenziale. Nel caso dell’iperaldosteronismo primitivo, la causa
Il sintomo riferito con maggiore frequenza è costitui- prima dell’aumento dell’aldosterone plasmatico è costi-
to dalla cefalea. A questa si possono tuttavia aggiunge- tuita da un adenoma funzionante, in grado di secernere
re, in un certo numero di soggetti, una certa affaticabi- l’ormone mineralattivo, o da un’iperplasia bilaterale
lità e la comparsa di astenia muscolare, con un quadro nodulare della corteccia surrenale che ha un comporta-
che talvolta può giungere fino alla paresi temporanea mento anomalo rispetto al tessuto normale.
degli arti; questi sintomi sono in stretto rapporto con L’aumento dell’aldosterone plasmatico, infatti, induce
l’escrezione renale di potassio e con la riduzione di un incremento della quantità di sodio presente nell’or-
quest’ultimo a livello delle membrane cellulari, sedi in ganismo e quindi del volume circolante, cui consegue
cui lo ione gioca un ruolo fondamentale nella determi- una netta riduzione della reninemia: l’adenoma iperfun-
nazione del potenziale d’azione. zionante risulta tuttavia assolutamente insensibile al se-
Il paziente può descrivere inoltre la presenza di po- gnale di blocco, costituito dalla riduzione della renina
liuria e di nicturia, da attribuirsi alla ridotta capacità di plasmatica, e persiste nella secrezione dell’ormone mi-
concentrazione delle urine. neralattivo.
La rilevazione della pressione arteriosa documenta in Nell’iperaldosteronismo secondario, per contro, lo
genere una ipertensione sistodiastolica, con livelli pres- stimolo primitivo alla secrezione di aldosterone è costi-
sori non particolarmente elevati. L’esame obiettivo non tuito da una riduzione del volume plasmatico, che con-
evidenzia, per il resto, alcun segno degno di nota.
La registrazione dell’elettrocardiogramma consente
spesso di riconoscere i segni caratteristici dell’ipopotas- Iperaldosteronismo Iperaldosteronismo
siemia, quali un’onda U prominente, oltre a frequenti primitivo secondario
disturbi del ritmo cardiaco: extrasistoli sopraventricola-
ri e ventricolari, tachicardie, tachiaritmie. Anche queste
alterazioni della funzione cardiaca sono causate da mo-
Aldosterone *A Aldosterone A
dificazioni del potenziale di membrana delle cellule
miocardiche, indotte dall’ipokaliemia. Nelle forme in-
veterate è usuale riscontrare le alterazioni elettrocardio- Renina E Na+ A Renina A Na+ A
grafiche caratteristiche della dilatazione del ventricolo
di sinistra. Tale aumento di volume della camera sini-
stra del cuore può venire direttamente osservato anche
ai radiogrammi del torace. Vol. A *
Vol. E
diziona, attraverso il barostato renale localizzato nel- dell’aldosterone, che è abitualmente elevato. Il test può
l’apparato iuxtaglomerulare, la liberazione di renina. essere reso maggiormente sensibile, stabilendo delle
Ne risulta che, a differenza dell’iperaldosteronismo pri- condizioni che normalmente inducono un decremento
mitivo, la renina è costantemente elevata nella forma della concentrazione di aldosterone: questo può essere
secondaria, così come il volume plasmatico è ridotto. ottenuto con l’infusione di una soluzione di cloruro di
Le condizioni in grado di provocare un iperaldosteroni- sodio, la quale, provocando ipervolemia, favorisce la ri-
smo secondario richiedono tutte una riduzione del volu- duzione dell’aldosteronemia. Analogo risultato si può
me circolante, o, più precisamente, del volume di san- ottenere con la somministrazione di desossi-corticoste-
gue che giunge ai reni. Tali condizioni comprendono: rone (DOC).
Nella diagnosi differenziale bisogna tenere conto an-
• la stenosi di un’arteria renale, che provoca una ridu-
che di una situazione che dà luogo ad esami di labora-
zione della pressione di perfusione a livello dell’ap-
torio del tutto simili a quelli tipici dell’iperaldosteroni-
parato iuxtaglomerulare del rene omolaterale, con
smo primitivo e che è legata all’ingestione di quantità
aumentata liberazione di renina;
elevate di liquirizia: essa contiene acido glicirrizico,
• un’alterata ripartizione dei fluidi nel compartimento
una sostanza ad azione sodio-ritentiva.
extracellulare, quale quella che si può verificare in
Una volta stabilita la natura primitiva dell’affezione,
presenza di edemi; questi ultimi possono essere la
la localizzazione dell’adenoma o l’evidenziazione di
conseguenza o di un’alterazione della funzione car-
un’iperplasia bilaterale (la differenza è importante ai fi-
diaca o di una marcata ipoproteinemia cui concomita
ni terapeutici) può venire documentata con un’ecogra-
riduzione della pressione oncotica: anche in questa
fia addominale e/o con una tomografia assiale compu-
situazione si ha una riduzione della massa circolante,
terizzata.
con innesco del meccanismo renina-angiotensina-al-
L’arteriografia mette in evidenza, pressoché nella to-
dosterone;
talità dei casi, la sede precisa dell’eteroformazione.
• una riduzione del sodio plasmatico secondaria ad un
Particolarmente utile la flebografia, che consente oltre
trattamento con diuretici; la ridotta concentrazione
alla visualizzazione dei vasi che drenano l’adenoma,
del sodio provoca una diminuzione del volume pla-
anche l’esecuzione di prelievi ormonali selettivi.
smatico, cui consegue l’attivazione dei meccanismi
renali di regolazione. E. Terapia. Il trattamento degli adenomi solitari è
Quest’ultima è una condizione relativamente frequen- strettamente chirurgico. Il risultato di tale terapia è tan-
te, indubbiamente la più frequente delle tre sopracitate, to migliore quanto più precoce è la diagnosi, dal mo-
e particolarmente insidiosa in quanto si presenta in sog- mento che in pazienti ipertesi da lungo tempo si svilup-
getti ipertesi, spesso ipokaliemici, proprio a causa del pano delle alterazioni renali irreversibili (nefropatia
trattamento con sostanze diuretiche. Ci troviamo di ipopotassiemica).
fronte quindi ad una situazione da tenere sempre pre- Nelle forme secondarie ad iperplasia surrenalica bila-
sente in pazienti ipertesi in cui si sospetti un iperaldo- terale il trattamento chirurgico non è usualmente indi-
steronismo primitivo. cato, in quanto non risolutivo, e il controllo della pres-
La diagnosi differenziale verrà dunque impostata in- sione viene ottenuto mediante l’utilizzazione di una so-
nanzitutto sul dato anamnestico dell’assunzione o meno stanza ad azione antialdosteronica, lo spironolattone.
di sostanze ad azione diuretica. Queste, se eventual-
mente presenti, verranno sospese, e verrà somministra- Sindrome di Cushing
to potassio. Si tratta di una malattia endocrina caratterizzata da
Una potassiemia che non ritorna entro i limiti di nor- una eccessiva produzione di cortisolo, ad opera delle
ma nonostante la somministrazione di potassio in un cellule della corteccia surrenalica.
paziente che non assuma diuretici è fortemente sugge- Le cause di tale iperproduzione sono svariate, e per
stiva di iperaldosteronismo. lo studio di questa patologia si rimanda al capitolo 55,
Si effettua quindi il dosaggio della renina plasmatica, ove sono trattate le affezioni di origine endocrina.
in condizioni basali e in una situazione che normal- Per quanto riguarda il meccanismo responsabile del-
mente favorisce l’innalzamento dei valori della renine- l’ipertensione in tale malattia, basti ricordare che il cor-
mia, e cioè la stazione eretta. Viene misurata la renina tisolo, pur svolgendo la sua azione principale nella re-
plasmatica in clinostatismo e dopo due ore di stazione golazione del metabolismo glucidico, non è privo di ef-
eretta: caratteristicamente, nel caso dell’iperaldostero- fetti mineralattivi, con un’attività del tutto simile a
nismo primitivo la renina è soppressa sia in clinostati- quella dell’aldosterone.
smo che in ortostatismo. Anche altre prove di stimola-
zione, in grado di fare aumentare la reninemia in sog- Sindromi adrenogenitali
getti normali, risultano inefficaci nella sindrome di Comprendono un gruppo di affezioni congenite ca-
Conn. Si tratta in particolare del dosaggio della renina ratterizzate da alterazioni del metabolismo degli ormo-
dopo somministrazione di diuretici o di dieta povera in ni sessuali, alterazioni che occorrono a livello del sur-
sodio, entrambi provvedimenti che inducono una ridu- rene (Cap. 58). Nella corteccia surrenalica vengono
zione del volume plasmatico e condizionano, in situa- prodotti rispettivamente androgeni nella zona reticolata,
zione di normalità, un aumento della reninemia. Con- cortisolo nella zona fascicolata e aldosterone nella zona
temporaneamente, viene effettuato anche il dosaggio glomerulosa.
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A. Diagnosi. Se non complicata, l’ipertensione reno- cino rigido che serve a mantenere adeguatamente per-
vascolare non è distinguibile dal punto di vista clinico vio il vaso sanguigno).
dall’ipertensione essenziale e perciò può essere ricono- Una volta che una stenosi di un’arteria renale è stata
sciuta solo con indagini appropriate. Tuttavia, l’esecuzio- documentata, conviene passare alla valutazione dell’en-
ne di queste indagini in tutti gli ipertesi indiscriminata- tità della stenosi e questo viene fatto con tecniche ra-
mente non è raccomandabile, per i costi economici e me- dioisotopiche. Ossia, viene rilevata la variazione nel
dici (intendendo per tali i possibili effetti negativi di al- tempo della radioattività sulle regioni renali dopo inie-
cuni procedimenti diagnostici). Perciò gli accertamenti zione di composti contenenti tecnezio radioattivo, un
vanno eseguiti solamente in ipertesi che presentino delle elemento con brevissima vita media e che perciò non
particolari caratteristiche cliniche, che possono indurre a pone problemi di esposizione a radioattività. Con que-
sospettare un’ipertensione renovascolare. Queste riguar- ste tecniche è possibile calcolare il filtrato glomerulare
dano le caratteristiche dell’ipertensione, l’esame fisico dei singoli reni e valutare se esiste una sua riduzione
del paziente e alcune anomalie nelle indagini strumentali unilaterale.
e di laboratorio. Infine, in vista di procedimenti correttivi, possono es-
Si deve sospettare una stenosi di un’arteria renale sere impiegate anche tecniche invasive.
ogni volta che un’ipertensione si instaura repentina- L’arteriografia renale selettiva si ottiene mediante
mente, soprattutto se in assenza di un’anamnesi fami- cateterizzazione, attraverso l’arteria femorale e quindi
liare significativa per ipertensione essenziale: se il sog- l’aorta, dell’arteria renale; viene quindi iniettato in que-
getto ha un’età inferiore ai 50 anni si deve sospettare sta sede un mezzo di contrasto iodato, mezzo che con-
una displasia fibromuscolare, se ha un’età superiore si sente la visualizzazione diretta di eventuali alterazioni
deve sospettare una lesione aterosclerotica. anatomiche in senso stenotico.
Visitando il paziente è possibile ascoltare un soffio Il mezzo di contrasto può altresì venire iniettato per
sull’addome, su un fianco o in entrambe le sedi. Infine, via venosa, per ottenere una cavografia, o meglio una
nel caso di un’ipertensione renovascolare è possibile flebografia selettiva: il catetere può cioè venire sospinto
evidenziare ecograficamente un rene più piccolo del sino all’imbocco delle vene renali, ove è possibile effet-
controlaterale, o trovare un’iperazotemia altrimenti non tuare dei prelievi ematici, allo scopo di ottenere dosaggi
spiegata, specialmente se questa si verifica dopo la di renina distinti dal sangue refluo dalle due vene.
somministrazione di farmaci ACE-inibitori, o un’ipopo-
tassiemia pure non spiegata. Queste alterazioni di labo- B. Terapia. Da quando esistono i farmaci inibitori
ratorio sono più probabili se la stenosi di una arteria re- dell’enzima convertitore dell’angiotensina (ACE-inibi-
nale è di natura aterosclerotica, dato che in presenza di tori) la terapia dell’ipertensione renovascolare può esse-
questa alterazione è più facile che qualche anomalia va- re anche solamente medica. Nei pazienti con displasia
scolare colpisca anche il rene controlaterale rispetto a fibromuscolare generalmente si ha un buon controllo
quello che è responsabile dell’ipertensione. L’ipopotas- della pressione arteriosa con il solo impiego degli ACE-
siemia è spiegata con un aumento della produzione di inibitori. La questione è più controversa nel caso in cui
renina e della secrezione di aldosterone; tuttavia, il do- la stenosi di un’arteria renale sia dovuta ad aterosclero-
saggio della renina plasmatica è di scarso affidamento si, dato che questi farmaci riducono la pressione a val-
in questa condizione, dato che, una volta che l’iperten- le della stenosi e che perciò possono indurre insuffi-
sione si è stabilita a seguito della stenosi di un’arteria cienza renale acuta quando entrambe le arterie renali
renale, la produzione di renina tende a diminuire. siano interessate, evenienza non impossibile in caso di
Quando si è deciso di procedere agli accertamenti, i aterosclerosi, che tende a essere una malattia diffusa.
primi da eseguire sono quelli non invasivi. Prima di tut- Perciò, sia in molti casi di lesioni aterosclerotiche, che
to una valutazione del flusso nelle arterie renali con la nelle forme di displasia fibromuscolare resistenti alla
tecnica detta della ultrasonografia Duplex, che mette a terapia medica, possono essere considerate soluzioni
profitto la riflessione di ultrasuoni da parte del sangue invasive di rivascolarizzazione. In passato era larga-
in movimento. Questa è una tecnica totalmente innocua mente adoperato l’intervento di bypass unilaterale aor-
e poco costosa, ma molto dipendente dall’abilità dell’o- to-renale, ossia si stabiliva una connessione tra l’aorta
peratore e che può perciò dare dei falsi negativi. Più af- addominale e l’arteria renale interessata, a valle della
fidabili sono dei procedimenti radiologici, come un’an- stenosi. Attualmente, in molti centri questa tecnica è
giografia con tomografia computerizzata, nella quale stata sostituita con bypass extra-anatomici, nei quali il
questa tecnica di visualizzazione a strati delle strutture bypass origina da vasi differenti dall’aorta, come i tron-
corporee è combinata con un’evidenziazione dei vasi chi celiaco o mesenterici. Più semplici, quando possibi-
arteriosi, grazie all’iniezione endovenosa di un mezzo li, sono le tecniche percutanee nelle quali, mediante
di contrasto iodato. Quest’ultimo, però, può essere ne- puntura dell’arteria femorale, un catetere viene inserito
frotossico e può precipitare un’insufficienza renale. Da nell’arteria renale stenotica ed impiegato o per un’an-
questo punto di vista più sicura appare la risonanza ma- gioplastica, ossia una dilatazione passiva dell’arteria
gnetica con l’impiego di gadolinio come mezzo di con- stenotica mediante gonfiamento di un palloncino, o per
trasto. Il gadolinio, infatti, non è nefrotossico e può es- l’inserimento di uno stent, o per entrambi i procedi-
sere adoperato in pazienti con insufficienza renale. L’u- menti. I casi nei quali l’ipertensione può essere consi-
nico limite di questa metodica è che risulta disturbata derata guarita dopo questi trattamenti sono in numero
se in un’arteria renale è già stato posto uno stent (tubi- superiore nei casi di displasia fibromuscolare che in
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1 - IPERTENSIONE ARTERIOSA 25
quelli nei quali la stenosi dell’arteria renale è dovuta ad ed efferenti, aterosclerosi dell’arteria renale, depositi
aterosclerosi (60% verso < 30%). Esiste, tuttavia, la peritubulari di glicogeno.
possibilità di una recidiva dell’ipertensione per una re-
stenosi dell’arteria che era stata trattata. E. Nefropatia da analgesici. Secondaria all’utiliz-
zazione prolungata e a dosi elevate di farmaci conte-
Ipertensione parenchimatosa nenti fenacetina. È stata descritta con notevole frequen-
Con il termine di ipertensioni parenchimatose renali za in Australia.
vengono descritte le alterazioni pressorie legate ad una
patologia primitiva renale, cioè le ipertensioni in corso Tumori secernenti renina
di nefropatia. Si tratta di una rara patologia che interessa le cellule
Il meccanismo responsabile dell’innalzamento della dell’apparato iuxtaglomerulare, le quali possono andare
pressione arteriosa in questi pazienti appare complesso, incontro a crescita neoplastica, generalmente benigna, e
e sono stati invocati diversi fattori responsabili. secernere aumentate quantità di renina (emangioperici-
In prima istanza, è possibile che si instauri una situa- tomi).
zione del tutto simile a quella dell’ipertensione renova-
scolare, per interessamento, invece che dell’arteria re-
nale, di numerose arteriole afferenti, a livello dell’appa- Altre forme
rato iuxtaglomerulare, nelle sedi in cui il parenchima di ipertensione secondaria
renale è interessato dall’evento patologico.
Alternativamente, è stato ipotizzato che il rene dan- Ipertensione neurogena
neggiato non sia più in grado di produrre sostanze ad
azione ipotensiva, tra le quali vanno citate per prime le Talvolta l’aumento dei valori pressori è dovuto ad
prostaglandine e la bradichinina o, al contrario, possa un’alterata interpretazione delle afferenze barocettive a
produrre in eccesso sostanze ad azione ipertensiva, livello del sistema nervoso centrale.
eventualmente diverse dalla renina. Ciò può verificarsi in corso di malattie organiche che
Un’altra ipotesi, che ha recentemente ricevuto alcune interessino l’encefalo quali traumi, neoplasie e in tutte
conferme sperimentali, chiama in causa come responsa- le condizioni in grado di provocare un aumento della
bili dell’ipertensione un’alterazione della capacità di pressione intracranica.
escrezione del sodio da parte del rene e la conseguente
Coartazione aortica
ritenzione idrica.
Le più comuni patologie renali in grado di indurre au- Si tratta di una malformazione congenita, caratteriz-
mento dei valori pressori sono numerose. zata da una stenosi che ha luogo subito al di sotto del-
l’arco aortico. Il restringimento del tronco arterioso è
A. Glomerulonefrite acuta. Entrambi i reni, acuta- situato a valle delle diramazioni arteriose che portano
mente, sono interessati dall’evento infiammatorio, che sangue all’encefalo e agli arti superiori (arteria anoni-
comporta una riduzione drastica della funzione di fil- ma, carotide comune di sinistra, arteria succlavia di si-
trazione e quindi dell’escrezione di acqua e sodio. Si nistra) (Fig. 1.6).
parla in questo caso di ipertensione reno-priva, in quan- L’aumento della pressione arteriosa è dunque rileva-
to secondaria ad un mancato funzionamento renale. bile agli arti superiori, mentre i distretti corporei irrora-
ti da vasi a partenza al di sotto della stenosi presentano
livelli pressori ridotti. Tra i meccanismi responsabili
B. Glomerulonefrite cronica. Questa condizione por- dell’insorgenza di questa ipertensione distrettuale van-
ta ad una progressiva riduzione del numero dei glomeruli no citati un aumento delle resistenze, provocato dalla
renali funzionanti. È questa la condizione nella quale i coartazione stessa, ed un possibile meccanismo analogo
possibili meccanismi responsabili dell’ipertensione sono a quello dell’ipertensione renovascolare, per ridotta
maggiormente discussi. pressione di perfusione renale.
Verosimilmente, uno o più dei meccanismi sopracita- La diagnosi di questa affezione è semplice (esame
ti, in maniera maggiore o minore a seconda delle diver- obiettivo, che dimostra fra l’altro assenza o la forte ri-
se situazioni, può concorrere all’instaurarsi dell’iper- duzione dei polsi femorali, radiografia del torace); è
tensione. importante prendere in considerazione questa eventua-
lità, particolarmente nei soggetti giovani, e misurare i
C. Pielonefrite cronica. L’infiammazione interstizia- livelli della pressione agli arti inferiori, che ha valori
le che si ha in questa condizione può coinvolgere le dira- molto bassi.
mazioni dell’arteria renale inducendo processi endoarte-
ritici che agiscono con meccanismi analoghi a quelli del- Pre-eclampsia
l’ipertensione renovascolare. Questa è una forma particolarmente importante di
ipertensione che può insorgere nel terzo trimestre di
D. Nefropatia diabetica. È una complicanza della gravidanza delle primigravide e che è accompagnata
malattia diabetica, che può presentarsi con differenti ti- da sofferenza di vari organi e sistemi: rene, con insor-
pi di lesioni: glomerulosclerosi (malattia di Kimmel- genza di proteinuria ed edemi (si veda il Cap. 35); si-
stiel-Wilson), arteriolosclerosi delle arteriole afferenti stema nervoso, con iniziale iperreflessia ed eventual-
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Policitemia
Figura 1.6 - Coartazione istmica dell’aorta e circoli collaterali.
L’aumento numerico dei globuli rossi provoca iper-
tensione con due meccanismi. Si ha infatti sia un’e-
spansione della massa circolante che un incremento
mente convulsioni (eclampsia); sistema emocoagulati- della viscosità ematica.
vo, con coagulazione intravascolare disseminata (si ve-
da il Cap. 52). La pre-eclampsia può perciò essere an- Ipertensione da farmaci
che notevolmente grave e mettere in pericolo la vita
della paziente. Numerosi sono i farmaci che, in via diretta o indiret-
La patogenesi di questa condizione è ignota, ma un tamente, sono in grado di indurre ipertensione. Rappre-
dato certo è che la malattia è determinata da qualche sentano una causa piuttosto frequente di ipertensione
fattore prodotto dalla placenta, dato che, dopo il parto, secondaria ed è opportuno documentarne l’assunzione
l’ipertensione e le altre alterazioni morbose regredi- al momento dell’anamnesi.
scono. • Corticosteroidi: sono dotati di attività mineralattiva,
Sul meccanismo che determina la pre-eclampsia esi- di entità maggiore o minore in rapporto ai diversi ti-
stono alcuni indizi. Un’opinione largamente diffusa è pi di molecole di sintesi. Il meccanismo è analogo a
che supposti fattori placentari agiscano sulle cellule en- quello responsabile della sindrome di Cushing.
doteliali. Questa idea sembra confortata dal fatto che le • Carbenoxolone: si tratta di un farmaco antiulceroso,
lesioni anatomopatologiche nei reni sono caratterizzate ad attività molto simile, anche se inferiore per quan-
da rigonfiamento dell’endotelio dei capillari glomerula- to concerne la potenza, all’aldosterone.
ri, con riduzione o addirittura obliterazione del loro lu- • Liquirizia: l’acido glicirrizico, in essa contenuto, è
me. Esistono, d’altro canto, modelli animali che sugge- dotato di attività aldosteronica.
riscono che nella preeclampsia sia ridotta la produzione • Inibitori delle monoaminossidasi (I-MAO): utiliz-
di ossido nitrico, ossia, del fattore vasodilatatore di ori- zati nella terapia delle sindromi depressive, posso-
gine endoteliale. Nelle donne affette da questa condi- no scatenare l’attività ipertensiva di amine assunte
zione la dimostrazione di un meccanismo simile è però con la dieta (tiramina). Tali sostanze sono infatti
controversa. presenti in alcuni tipi di formaggi fermentati. Nu-
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1 - IPERTENSIONE ARTERIOSA 27
merosi sciroppi per la tosse, inoltre, contengono Una crisi ipertensiva può infine essere scatenata dalla
un’amina, la fenilpropolamina, anch’essa ipertensi- brusca sospensione di farmaci ipotensivi. La clonidina,
va se assunta in concomitanza agli I-MAO. per esempio, può ridurre i livelli pressori con un’azione
• Contraccettivi orali contenenti estrogeni possono, a livello centrale associata a riduzione della produzione
non infrequentemente, indurre ipertensione. Il feno- periferica di catecolamine. Il ripristino di livelli elevati
meno sembra legato ad un’attivazione, per aumentata di catecolamine, che fa seguito alla sospensione repenti-
sintesi dei precursori a livello epatico, del sistema re- na del farmaco, può essere causa di una crisi ipertensiva
nina-angiotensina-aldosterone. del tutto simile a quella propria del feocromocitoma.
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C A P I T O L O
2 IPOTENSIONE ARTERIOSA
M. C. BARBIERI
Viene definita ipotensione arteriosa una riduzione dei so: le affezioni cardiache in grado di provocare un ta-
livelli pressori al di sotto dei valori medi che si rilevano le effetto sono numerose e, prima fra tutte, va citata
nella maggior parte dei soggetti apparentemente sani. la cardiopatia ischemica nella sua manifestazione più
Valori di pressione sanguigna al di sopra di 140/90 importante, l’infarto massivo del miocardio.
mmHg comportano un rischio aumentato di contrarre • Alterazioni del ritmo cardiaco, sia nel senso di un au-
malattie a carico dell’apparato cardiovascolare; per mento eccessivo che di una riduzione a livelli estremi
contro, il riscontro, in assenza di malattie associate, di della frequenza. Le tachicardie e le tachiaritmie al di
valori pressori anche alquanto inferiori ai sopracitati, ad sopra dei 200 battiti/min non consentono un adegua-
esempio di una pressione sistolica intorno ai 100 to riempimento delle camere cardiache tra una con-
mmHg, non si accompagna, usualmente, ad alcun sin- trazione e la successiva, per accorciamento delle dia-
tomo o conseguenza clinica rilevante, e appare invece stole, con conseguente riduzione della gettata cardia-
correlato a una maggiore spettanza di vita. ca e, quindi, della pressione arteriosa.
Variazioni cospicue della pressione arteriosa, specie Anche una frequenza cardiaca al di sotto di 35-40
se repentine, sono peraltro responsabili di quadri clinici battiti/min condiziona una caduta importante della
importanti, quali la sincope e lo shock. gettata: quest’ultima è infatti data dal prodotto della
gettata pulsatoria per la frequenza stessa.
Eziopatogenesi B. Diminuzione della massa circolante. La causa
più evidente di riduzione della massa circolante è rap-
I fattori in grado di provocare una riduzione della presentata dalle emorragie, siano esse interne o esterne.
pressione sanguigna sono i medesimi che, in senso in- Esistono tuttavia numerose altre condizioni in grado di
verso, condizionano ipertensione arteriosa. determinare una riduzione del volume plasmatico e, in
Tali fattori sono già stati esaminati nel capitolo 1 a pro- particolare, la perdita di acqua e/o di sali, la quale può
posito dei meccanismi di controllo della pressione, al avvenire per via renale, gastroenterica, cutanea.
quale si rimanda per un riesame degli aspetti fisio- A livello renale, come noto, la perdita di sodio o di
patologici. Dei fattori eziopatogenetici, i più rilevanti nel altre sostanze osmoticamente attive si accompagna a
condizionare ipotensione arteriosa sono rappresentati da: quella di acqua.
• gettata cardiaca (che, a sua volta, è in rapporto alla In questi casi la diminuzione di liquidi riguarda non
forza di contrazione e alla frequenza cardiaca); soltanto la massa circolante, ma tutto il dipartimento
• volume circolante; extracellulare. La perdita di acqua per via renale può
• resistenze periferiche. essere secondaria a varie cause.
L’insorgenza di ipotensione può dunque essere la • Una eliminazione del sodio per deficit degli ormoni
conseguenza di alterazioni a ciascuno dei seguenti li- mineralattivi deputati al riassorbimento di questo ca-
velli. tione: avremo dunque ipotensione nel caso di ipocor-
ticosurrenalismo (Cap. 58). Oltre alla ben nota ma-
A. Riduzione della gettata cardiaca. Può essere lattia di Addison, esistono altre condizioni, seppure
determinata da varie cause. più rare, in grado di determinare ipotensione arterio-
sa con questo meccanismo: si tratta, per esempio,
• Una riduzione della forza di contrazione del muscolo delle sindromi adrenogenitali (Cap. 58). La forma
cardiaco, per diminuita efficienza del miocardio stes- più comune di questa sindrome è caratterizzata da un
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deficit dell’enzima C21, idrossilasi, che condiziona no soggetti in cui i fenomeni ipotensivi, al passaggio al-
una ridotta sintesi tanto di cortisolo quanto di ormo- la stazione eretta, sono importanti e tali da condiziona-
ni mineralattivi. re vertigini e, in alcune occasioni, sincope.
• Diabete mellito. La presenza a livello del tubulo re- Usualmente l’attivazione dei meccanismi omeostati-
nale di glucosio in eccesso, dotato di attività osmoti- ci è molto rapida e comporta alterazioni della pressio-
ca, determina poliuria e, quindi, disidratazione in tut- ne soltanto minime: al passaggio in ortostatismo si as-
to il compartimento extracellulare. siste generalmente ad una riduzione della pressione si-
• Diabete insipido. La perdita di liquidi a livello rena- stolica non superiore ai 10 mmHg, prontamente cor-
le è in questo caso secondaria o ad una ridotta libera- retta.
zione di ADH a livello diencefalo-ipofisario, o ad I soggetti in cui tali meccanismi di controllo sono di-
un’alterata sensibilità renale all’ormone stesso: que- fettosi sono affetti dalla cosiddetta ipotensione ortosta-
sto provoca un mancato riassorbimento di acqua e, di tica. Il disturbo può essere la conseguenza di alterazio-
conseguenza, ipovolemia. ni a carico del sistema autonomo vegetativo, sia centra-
li che periferiche, ma più spesso si tratta di alterazioni
A livello gastrico, una riduzione della massa circo-
di origine aterosclerotica, di placche ateromasiche a li-
lante può essere determinata da vomito e/o diarrea im-
vello dell’arco aortico, le quali rendono i pressocettori
portanti, cui si associa perdita di acqua e di sali, parti-
largamente insensibili alle variazioni del flusso sangui-
colarmente grave se non si provvede tempestivamente a
gno. I pazienti hanno generalmente età avanzata, sono
un’adeguata reintroduzione di liquidi.
più spesso uomini, in cui i disturbi tendono a divenire
A livello cutaneo è soprattutto in occasione di ustio- progressivamente più seri.
ni estese che si ha perdita di acqua, per evaporazio- Per contro, affezioni neurologiche e non, di diversa
ne: la temperatura corporea di 37 °C è infatti suffi- natura, tra le quali vanno incluse tutte quelle in grado di
ciente, qualora la superficie cutanea sia gravemente le- provocare, a qualsiasi livello, un’interruzione delle vie
sa, a provocare una dispersione di notevoli quantità di sinaptiche deputate al controllo del tono vasomotore,
liquidi. possono manifestarsi a qualsiasi età, e in questo caso le
caratteristiche cliniche delle diverse sindromi indirizza-
Si è già ricordato, a proposito delle emorragie, che no alla diagnosi della malattia di base.
queste possono determinare ipotensione non solamen- Da ultimo ricordiamo che la somministrazione di so-
te quando sono esterne, ma anche quando si raccolgo- stanze farmacologiche in grado di modulare le funzioni
no all’interno, in una cavità naturale del corpo (pleura: del sistema vegetativo può essere responsabile di ipo-
emotorace; peritoneo: emoperitoneo) o in sedi partico- tensione ortostatica, con quadri spesso conclamati, fino
lari (per es., in corrispondenza di fratture). Lo stesso allo stato di shock.
può avvenire quando copiosi versamenti non ematici
si raccolgono in cavità naturali, particolarmente nel
peritoneo (ascite in corso di cirrosi epatica, di pancrea-
tite). SINCOPE
C. Riduzione delle resistenze periferiche. Il tono
Viene definita sincope una brusca, ma transitoria,
delle arteriole periferiche è sotto il controllo del siste-
perdita di coscienza causata da diminuzione dei valori
ma autonomo vegetativo. Quando un soggetto passa
pressori, tale da provocare una diffusa ischemia del cer-
dalla posizione clinostatica a quella ortostatica, per mo-
vello. Si dice invece lipotimia il quadro determinato da
tivi di gravità in un primo momento si ha un aumento
una riduzione di flusso meno marcata: si manifesta con
della capacitanza delle vene degli arti inferiori e una ri-
senso di debolezza generale, obnubilamento visivo e ot-
duzione del ritorno venoso al cuore. Questa ridotta
tundimento sensoriale.
pressione di perfusione viene percepita dai pressocetto-
I meccanismi in grado di causare sincope sono di fat-
ri dell’arco aortico e del seno carotideo e determina una
to gli stessi esaminati nel paragrafo precedente riguar-
pronta attivazione del simpatico. La stimolazione delle
dante l’eziopatogenesi dell’ipotensione. Ricordiamo, di
terminazioni adrenergiche a livello cardiaco (recettori
seguito, le cause più comuni di sincope.
) provoca un aumento della frequenza e della forza di
contrazione del miocardio, mentre a livello delle arte-
A. Cause neurogene.
riole (recettori ) si ha costrizione.
Un tale meccanismo consente di mantenere adeguati 1. Sincope vaso-vagale: la forma più comune di sin-
livelli pressori in tutti i distretti in ogni postura. cope o, più spesso, di semplice lipotimia, nelle persone
In numerosi soggetti giovani, particolarmente di ses- altrimenti sane, riconosce un meccanismo neurogeno
so femminile, esiste una tendenza ad avere valori di mediato dal vago, e scatenato da sensazioni, le più va-
pressione costantemente bassi, con pressione sistolica rie, più spesso emozionali (ansia, stress, dolore intenso,
compresa tra i 110 e i 90 mmHg: si tratta in genere di ecc.). Può derivare da un precedente aumento del tono
un modesto calo del tono vasomotore simpatico, di simpatico cui consegue la stimolazione di alcuni mec-
scarsa rilevanza clinica. Tali pazienti possono lamenta- cano-recettori posti nella parete del ventricolo sinistro.
re una certa sensazione di astenia, sonnolenza, facile Questi attivano un riflesso vagale che induce vasodila-
stancabilità, più spiccate al mattino. Per contro, esisto- tazione e bradicardia.
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2 - IPOTENSIONE ARTERIOSA 31
Tabella 2.1 - Classificazione fisiopatologica dello shock. la vasodilatazione periferica sono responsabili della
mancata iperattività cardiaca. Perciò si può concludere
Diminuzione della gettata cardiaca che la diminuzione delle resistenze periferiche provoca
• Shock cardiogeno shock quando contemporaneamente il cuore non riesce
– Miopatico (infarto, cardiomiopatia dilatativa) a incrementare la sua gettata in maniera compensatoria.
– Meccanico (insufficienza mitralica grave, difetti del Questa classificazione fisiopatologica deve essere
setto interventricolare, stenosi aortica, cardiomio- considerata in maniera non troppo rigida. Infatti, esi-
patia ipertrofica)
– Aritmico
stono condizioni nelle quali più meccanismi di shock
sono operanti. Per esempio, negli stati avanzati dello
• Ostruzione circolatoria
– Tamponamento pericardico shock settico e dello shock anafilattico un’aumentata
– Embolia polmonare massiva permeabilità capillare può provocare ipovolemia e di-
– Mixoma atriale, trombo a palla minuzione della gettata cardiaca. I riferimenti fisiopa-
– Pneumotorace a valvola tologici sono però utili per l’interpretazione di alcuni
• Shock ipovolemico dati clinici. Abbiamo visto che la vasocostrizione peri-
– Postemorragico ferica è una caratteristica comune degli shock con di-
– Da disidratazione (vomito, diarrea, poliuria del dia- minuzione della gettata cardiaca. Questa vasocostrizio-
bete mellito e del diabete insipido)
– Secondario a ustioni ne fa sì che la cute, soprattutto a livello delle estre-
mità, sia fredda, pallida e talora vagamente marezzata
Diminuzione delle resistenze periferiche con chiazze cianotiche. Questo manca invece quando
(shock distributivo)
l’elemento patogenetico dominante è la vasodilatazio-
• Shock settico ne periferica, e in questi casi, se non si verifica una
• Shock anafilattico ipovolemia, le estremità non sono fredde e pallide e si
• Shock neurogeno parla di “shock caldo”.
Altri dati clinici utili sono di rilievo meno immediato
e richiedono procedimenti invasivi che sono oramai di-
Come si vede, una causa importante di riduzione del- venuti correnti nei reparti di terapia intensiva. Questi
la gettata cardiaca è rappresentata da eventi patologici sono la misurazione della pressione venosa centrale
riguardanti il cuore (shock cardiogeno), sia interessanti (PVC) e della cosiddetta “pressione di incuneamento”.
l’efficienza del miocardio (per es., infarto), sia dovuti L’introduzione, attraverso una vena periferica, di un
ad anomalie meccaniche intracardiache (per es., vizi catetere spinto fino a livello intratoracico e la misura-
valvolari), sia conseguenti ad aritmie (estrema bradicar- zione della PVC sono oggi pratiche correnti in clinica.
dia, estrema tachicardia). Ma anche se il cuore è inte- La PVC così misurata, in una grande vena della cir-
gro, la gettata cardiaca si riduce quando è notevolmen- colazione generale, riflette la pressione di riempimento
te diminuito il precarico. Questo può dipendere da osta- delle cavità cardiache destre e normalmente ha valori
coli meccanici che impediscono la dilatazione delle ca- compresi tra 5 e 8 mmHg (7-11 cm H2O). La misura-
vità cardiache (come nel tamponamento pericardico) o zione della pressione di riempimento delle cavità car-
da ostacoli al ritorno venoso verso le cavità cardiache diache sinistre è più complicata, ma può essere effet-
di sinistra (embolia polmonare massiva) o di destra tuata con il catetere di Swan-Ganz. È questo un catete-
(ipertensione intratoracica nel pneumotorace valvolare). re cardiaco con un piccolo manicotto gonfiabile a pal-
Infine, e questa è una comunissima causa di shock, il loncino in punta. Il catetere è introdotto, partendo da
precarico può essere diminuito per una riduzione della una vena periferica, nel ventricolo destro prima e in se-
massa circolante o a seguito di emorragie, o per disi- guito nell’arteria polmonare. A questo punto il mani-
dratazione conseguente a perdita di acqua e sodio cotto viene gonfiato e il catetere spinto avanti finché il
(shock ipovolemico). In tutti questi casi, per effetto dei palloncino occlude uno dei rami dell’arteria polmonare.
meccanismi di controllo della pressione arteriosa di cui La pressione così misurata dal catetere è uguale a
si è parlato nel capitolo 1, si ha una vasocostrizione pe- quella che si ha a valle, nelle vene nelle quali conflui-
riferica. Questa è di qualche utilità nel preservare la cir- scono i rami non occlusi della circolazione polmonare.
colazione cerebrale e quella coronarica, ma non riesce a Questa pressione, cosiddetta di “incuneamento” (tra-
compensare la diminuzione della pressione ed aggrava duzione non del tutto perfetta del termine inglese “wed-
la scarsa perfusione degli altri tessuti. ge”), può essere considerata indicativa della pressione
Nello shock da diminuzione delle resistenze periferi- di riempimento delle cavità cardiache sinistre e normal-
che si ha una ridistribuzione del sangue che si accumu- mente è intorno a 12 mmHg (16 cm H2O). Anche
la nei vasi venosi e perciò questo viene anche detto questo parametro è molto importante nelle valutazioni
shock distributivo. In questo caso più fattori possono fisiopatologiche in corso di shock, perché le funzioni
coesistere, come succede nello shock settico nel quale ventricolari di sinistra e di destra possono essere com-
alla vasodilatazione periferica consegue un aumento promesse in misura differente.
della gettata cardiaca che tuttavia è inadeguata (si veda Occorre ancora una volta ricordare che la pressione in
in seguito) per un effetto nocivo dello stato settico non un distretto vascolare è rappresentata dal prodotto del
solo sui vasi periferici ma anche sul miocardio. Qual- flusso per le resistenze. Per quanto riguarda le grandi ve-
cosa di analogo succede anche nello shock anafilattico. ne intratoraciche, il flusso (quantità di sangue in arrivo)
Nello shock neurogeno, gli stessi fattori che provocano è essenzialmente determinato dalla gettata cardiaca,
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mentre le resistenze (difficoltà ad alloggiare il sangue in • Tamponamento pericardico (Cap. 12). La presenza
arrivo) sono largamente influenzate dalla capacità delle di abbondante liquido nella cavità pericardica (in una
cavità cardiache ad accogliere sangue in diastole (quelle quantità variabile in rapporto alla velocità di forma-
destre per la circolazione generale, quelle sinistre per zione del versamento stesso) impedisce la normale
la circolazione polmonare). È intuitivo che questa capa- attività cardiaca, per impossibilità del miocardio a di-
cità si riduce nel caso aumenti la quantità di sangue che stendersi durante la diastole.
residua in queste cavità al termine della sistole; quindi • Embolia polmonare (Cap. 13). L’occlusione di un ra-
un inefficiente svuotamento cardiaco aumenta le resi- mo principale delle arterie polmonari comporta il
stenze. blocco della circolazione in una porzione considere-
Un altro importante fattore che influenza le resistenze vole (fino alla metà della stessa nel caso di occlusio-
è costituito dal tono venoso diastolico. Se il tono venoso ne di una delle due arterie polmonari) dell’albero ar-
è aumentato, il lume delle vene si restringe, vale a dire terioso.
che la capacitanza del sistema venoso è diminuita; allora • Trombo a palla, mixoma. Qualora un trombo a palla
una maggiore frazione della massa sanguigna deve esse- o un mixoma occluda soltanto parzialmente, ma co-
re contenuta nelle cavità cardiache in diastole: la resi- stantemente, l’ostio valvolare atrioventricolare si
stenza al loro riempimento sarà perciò aumentata. Se il avrà, invece che sincope, una permanente e grave ri-
tono venoso è diminuito (e perciò la capacitanza del si- duzione della gettata cardiaca.
stema venoso è aumentata), risulta minore la frazione • Pneumotorace a valvola (Cap. 20). In questa forma
della massa sanguigna contenuta nelle cavità cardiache di pneumotorace si ha accumulo di aria nella cavità
in diastole: la resistenza al loro riempimento sarà perciò pleurica ad ogni atto inspiratorio, che può giungere a
diminuita. provocare una compressione del cuore e dei grossi
Se lo shock è causato da una brusca diminuzione del- vasi, con conseguente ostacolo all’efflusso di sangue.
la gettata cardiaca si ha, per intervento dei barocettori,
3. Shock ipovolemico. L’ipovolemia rappresenta la
una notevole vasocostrizione periferica ed un aumento
causa più comune di shock. La riduzione del volume
del tono venoso con ridistribuzione del sangue verso i
circolante può essere secondaria ad emorragie esterne o
distretti venosi centrali e le cavità cardiache. Queste ul-
interne di cospicua entità o a perdita di acqua e/o sali,
time però, per il motivo che ha determinato lo shock,
attraverso la via renale, gastroenterica, cutanea (si veda,
riusciranno a svuotarsi meno che di norma in sistole e
a questo proposito, il paragrafo sull’eziopatogenesi del-
perciò presenteranno una maggiore resistenza al loro
l’ipotensione).
riempimento in diastole. Perciò un aumento della “pres-
L’insorgenza di ipotensione o di shock è in rapporto
sione di incuneamento” significa che esistono difficoltà
all’entità e alla rapidità delle perdite: la presenza di
nello svuotamento del ventricolo sinistro e questo è ti-
perdite importanti ma non rapide evoca infatti mecca-
pico dello shock cardiogeno. Un aumento della PVC si-
nismi riflessi atti a mantenere una perfusione adeguata
gnifica invece che le difficoltà riguardano il ventricolo
degli organi vitali (principalmente cuore e cervello).
destro e questo si verifica negli stati di ostruzione cir-
Anche tali meccanismi possono tuttavia alla lunga pro-
colatoria.
vocare seri danni metabolici nei distretti già sacrifica-
In quest’ultimo caso l’aumento della PVC è isolato (e
ti, fino a compromettere irreversibilmente le funzioni
cioè non accompagnato da aumento della pressione di
cellulari.
incuneamento) quando l’ostruzione è da embolia pol-
monare massiva.
B. Shock da diminuzione delle resistenze periferi-
Infine, tanto la PVC che la pressione di incuneamen-
che.
to sono basse nello shock ipovolemico e non sono mai
aumentate (possono essere ridotte o normali) nei vari 1. Shock settico. La base dello shock settico sta nel
casi di shock distributivo. fatto che prodotti di derivazione batterica, attraverso la
Perciò queste valutazioni emodinamiche possono es- liberazione di mediatori endogeni o l’attivazione di
sere utili nella diagnosi delle cause di shock. meccanismi umorali di difesa, provocano una serie di
modificazioni vascolari che sono generalizzate nell’in-
tero organismo. Si tratta perciò della variante sistemica
Eziopatogenesi di processi che abitualmente hanno luogo in forma cir-
coscritta nei processi infiammatori indotti dalle infezio-
A. Shock da diminuzione della gettata cardiaca. ni batteriche.
1. Shock cardiogeno. La causa più comune è rappre- Tra i fattori eziologici che determinano lo shock set-
sentata dall’infarto del miocardio, con conseguente ri- tico vanno elencati i seguenti:
duzione dell’efficienza di pompa ventricolare (Cap. 7). • tossine esogene;
Possono essere responsabili di shock cardiogeno alte- • citochine;
razioni importanti del ritmo (Cap. 6). • altri mediatori endogeni;
• sistemi di difesa umorali.
2. Shock da ostruzione circolatoria. Si tratta di si-
tuazioni in cui esiste un ostacolo alla circolazione del • Tossine esogene. Sono derivate direttamente dai mi-
sangue nell’albero arterioso, mentre la funzione del crorganismi infettanti. Sono rappresentate da compo-
miocardio stesso non è compromessa. nenti della parete batterica (peptido-glicani, muramil
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dipeptide, acido lipoteicoico), da alcune esotossine Come si vede i fattori che possono essere implicati
batteriche (enterotossina B dello stafilococco, “Toxic nello shock settico sono molti, ma la loro attività può
Shock Syndrome Toxin” dello stafilococco – si veda essere ricondotta a due meccanismi molto semplici.
in seguito –, esotossina A dello Pseudomonas) e so-
• Un’attività sulle pareti vascolari con prevalenza di va-
prattutto dalle endotossine dei Gram– (E. coli, Kleb-
sodilatazione. Per quanto questa sia la più importan-
siella, Enterobacter, Pseudomonas e Serratia).
te (onde il meccanismo patogenetico di questo tipo di
• Citochine. È dubbio che le tossine esogene possano
shock) non mancano fenomeni di vasocostrizione che
agire da sole ed è più probabile che lo facciano agen-
appaiono intercalati con quelli di vasodilatazione.
do su vari fattori endogeni.
Questo fatto, unitamente all’apertura di shunt arterio-
Tra questi hanno particolare importanza le citochine,
lo-venulari, spiega l’apparente paradosso di una ridot-
ossia ormoni a breve raggio prodotti da cellule che
ta ossigenazione tissutale nonostante la diminuzione
hanno un ruolo nell’immunità e nell’infiammazione
delle resistenze periferiche.
e che agiscono, in condizioni ordinarie, o sulle stesse
• Un’attività deprimente sul miocardio che limita l’au-
cellule che li hanno prodotti (attività autocrina) o su
mento della gettata cardiaca in modo che questa, pur
cellule contigue (attività paracrina).
essendo aumentata in assoluto, non lo è in misura
La loro produzione massiccia in corso di shock setti-
sufficiente a compensare la diminuzione delle resi-
co le pone in grado di esercitare effetti generali. Tra
stenze periferiche.
le citochine che hanno particolare importanza a que-
sto riguardo se ne possono citare due, prodotte dai Gli effetti sul miocardio nello shock settico sono sta-
macrofagi: la interleuchina-1 (IL-1) e il Tumor Ne- ti studiati recentemente ed hanno condotto a risultati in-
crosis Factor (TNF). Queste sostanze hanno una atti- teressanti. Le cavità ventricolari appaiono dilatate in
vità pirogena e proteico-catabolica. Il TNF provoca modo che, pur essendo aumentata la loro gettata pulsa-
vasodilatazione ed ha un’azione deprimente sul mio- toria, è diminuita la frazione di eiezione (Cap. 5), ossia
cardio. la frazione della quantità di sangue contenuta in diasto-
• Altri mediatori endogeni. I prodotti batterici posso- le che viene espulsa in sistole. Per le ragioni che abbia-
no attivare l’enzima fosfolipasi A2 in una pluralità di mo esposto precedentemente il maggior volume di san-
cellule, con produzione di derivati dell’acido arachi- gue contenuto nelle cavità ventricolari dovrebbe com-
donico dotati di attività vasodilatatrice (prostaglandi- portare un aumento della pressione a monte. Questo in-
ne, leucotrieni). Anche il cosiddetto PAF (Platelet vece non si verifica nello shock settico, nel quale la
Activating Factor), un fosfolipide derivato principal- pressione di incuneamento non è aumentata e può esse-
mente dai leucociti circolanti, dalle piastrine e dalle re addirittura diminuita. La spiegazione data a questo
cellule endoteliali, può essere liberato per effetto del- paradosso è che il tipo di danno miocardico che si ha in
l’azione di prodotti batterici ed esercita un potente queste circostanze, e che sarebbe dovuto principalmen-
effetto vasodilatatore. te alla già citata Myocardial Depressant Substance,
Altri mediatori che possono essere liberati sono l’i- comporta un aumento della “compliance” miocardica,
stamina (derivata dai mastociti), le endorfine (pure ossia della distensibilità delle cavità ventricolari.
vasodilatatrici) e una sostanza detta Myocardial De-
2. Shock anafilattico. Per una discussione sui mec-
pressant Substance (MDS) la cui attività è definita
canismi eziopatogenetici responsabili della genesi del-
dal nome. Di quest’ultima si sa solo che è una mole-
l’anafilassi si rimanda al capitolo 68, a questo dedicato.
cola di medie dimensioni del peso molecolare di cir-
Qui ricordiamo che, per quanto riguarda l’insorgenza
ca 10.000 dalton.
di ipotensione acuta, collasso circolatorio e shock in
• Sistemi di difesa umorali. Questi sono rappresentati
corso di una reazione anafilattica, vengono chiamati in
dal complemento, dal sistema delle chinine e dalla
causa vari mediatori.
emocoagulazione. Il complemento è attivato per via
L’istamina provoca una vasodilatazione nei vasi di ca-
alternativa (Cap. 68) da parte delle endotossine, con
libro più piccolo e una vasocostrizione nei vasi di cali-
liberazione di componenti intermedi (C3a, C5a) in
bro maggiore. I due effetti agiscono in senso contrario
grado di degranulare i mastociti. Il derivato C5a ha
sulle resistenze periferiche, ma nell’uomo prevale il pri-
anche un’azione chemiotattica positiva a lungo rag-
mo. Tuttavia, l’azione dell’istamina è importante anche
gio sui neutrofili e il complesso C5bC6C7 ha un’at-
perché incrementa la permeabilità capillare e determina
tività chemiotattica dello stesso tipo a breve raggio.
la fuoriuscita di acqua e soluti dal compartimento intra-
L’azione chemiotattica sui neutrofili (con la libera-
vascolare, provocando di fatto un’ipovolemia.
zione dei loro enzimi lisosomiali) è un’importante
Oltre all’istamina, altri fattori possono determinare
causa di danno vascolare specie a livello polmonare
una vasodilatazione nello shock anafilattico:
(si veda in seguito).
Il sistema delle chinine provvede la produzione di • le piastrine, indotte all’aggregazione dal fattore di at-
bradichinina (vasodilatatrice) dal chininogeno. tivazione delle piastrine (PAF) rilasciato dai mastoci-
Il sistema della coagulazione può essere attivato si- ti, con conseguenti fenomeni di coagulazione intrava-
multaneamente a quello della fibrinolisi. Questo fat- sale disseminata (DIC) e di liberazione di chinine va-
to provoca la cosiddetta coagulazione disseminata in- sodilatatrici;
travascolare (DIC; Cap. 52) che è comune nelle sepsi • le prostaglandine, in particolare quelle della classe
da Gram–. D2, ad azione marcatamente ipotensiva.
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In conclusione lo shock anafilattico è causato dalla to, raggiunge invariabilmente un punto di non ritorno al
combinazione di un’ipovolemia (che di per sé sollecite- di là del quale ogni misura terapeutica si rivela inutile.
rebbe per via riflessa una vasocostrizione) con varie La sofferenza cellulare è particolarmente grave a ca-
sollecitazioni vasodilatatrici da parte dell’istamina e di rico di alcuni organi, sia per una peculiare sensibilità di
altri fattori umorali. Anche nello shock anafilattico l’at- questi ultimi alla carenza di ossigeno, sia per le conse-
tività cardiaca è inferiore a quanto sarebbe necessario ai guenze temibili che una loro compromissione determi-
fini compensatori. È possibile che questo dipenda da un na in tutto l’organismo.
effetto nocivo dei leucotrieni sulla circolazione corona- L’anossia tissutale persistente propria dello shock a
rica. livello dell’intestino provoca un’alterazione della per-
meabilità delle membrane cellulari: ne deriva un assor-
3. Shock neurogeno. Riconosce come meccanismo bimento indiscriminato di sostanze potenzialmente
patogenetico una diminuzione delle resistenze periferi- dannose, primi fra tutti i prodotti dei microrganismi
che secondaria ad alterazioni dei riflessi deputati al che si trovano abitualmente all’interno del lume inte-
controllo del tono vasomotore. Le forme più comuni stinale: il passaggio di prodotti batterici in circolo, at-
sono secondarie all’assunzione di farmaci a scopo sui- traverso la via intestinale, può quindi mettere in atto in
cida (barbiturici, fenotiazine). Più raramente è descritto via secondaria tutti i gravi meccanismi propri dello
shock dopo somministrazione di ganglioplegici, utiliz- shock settico.
zati nel trattamento dell’ipertensione, o di sostanze ane- A livello del polmone, le modificazioni delle pareti
stetiche. del letto capillare possono provocare una trasudazione
Infine, lesioni del midollo spinale sono chiaramente dal sangue verso l’interstizio, inizialmente di liquido
responsabili di alterazioni importanti del tono vasomo- con pochi soluti e successivamente di liquido ricco di
tore. macromolecole e derivati cellulari: ne conseguono alte-
razioni importanti degli scambi gassosi a livello alveo-
C. Problemi patogenetici particolari nello shock. lare e lo svilupparsi di una grave insufficienza respira-
Quale che sia la causa dello shock, l’esito finale è una toria, nota come “polmone da shock”. Il quadro è in-
diminuzione della perfusione di organi vitali ed una scrivibile nelle forme di cosiddetta ARDS (Adult Re-
anossia tissutale. Ne derivano varie conseguenze impor- spiratory Distress Syndrome).
tanti. Da ultimo, un organo particolarmente sensibile all’i-
La prima è l’utilizzazione, a scopo energetico, della possia è rappresentato dal rene nel quale la ridotta per-
via metabolica della glicosi anaerobica (meno vantag- fusione provoca in prima istanza una necrosi tubulare e,
giosa) al posto di quella aerobica, e la produzione di in un secondo tempo, necrosi corticale: l’insufficienza
acido lattico, con conseguente acidosi metabolica. renale prolungata che ne deriva è reversibile soltanto
In uno stadio successivo, la carenza di energia com- nel caso di necrosi a livello tubulare, in quanto la ne-
promette il funzionamento della pompa sodio-potassio, crosi della corticale è definitiva.
essenziale per il mantenimento dell’integrità delle
membrane cellulari: lesioni a carico delle membrane li-
sosomiali sono dunque responsabili della liberazione di Clinica
enzimi proteolitici e della necrosi cellulare che ne con-
segue. L’instaurazione di uno stato di shock può essere più o
La necrosi cellulare consente inoltre la liberazione di meno brusca, in rapporto al fattore eziologico responsa-
sostanze vasoattive e l’attivazione della catena di even- bile, e l’evoluzione progressiva (anche se più spesso ra-
ti che portano alla coagulazione intravascolare dissemi- pida) via via che i meccanismi compensatori vengono
nata. reclutati, ma è bene ricordare che lo shock rappresenta
Da ultimo, per alterazioni metaboliche delle cellule un’emergenza medica in quanto soltanto la pronta cor-
muscolari lisce delle arteriole, si assiste ad una insensi- rezione delle alterazioni emodinamiche evita lo svilup-
bilità di queste ultime agli stimoli di vasocostrizione, parsi di un circolo vizioso irreversibile.
con sequestro di sangue nel letto capillare e venoso e, Nei casi con riduzione della gettata cardiaca e con
in definitiva, all’instaurarsi di un circolo vizioso irre- ipovolemia, una riduzione della pressione di perfusione
versibile. a livello dei recettori carotidei e aortici, come abbiamo
È importante rilevare che, tra tutte le forme di shock, detto, provoca una serie di riflessi atti alla salvaguardia
quello settico si presenta come il più grave perché le di organi critici. In questi casi dunque, per attivazione
tossine possono agire danneggiando i tessuti in due mo- del simpatico, si ha aumento della frequenza cardiaca e
di: indirettamente, provocando la diminuita perfusione costrizione arteriolare: il paziente appare tachicardico,
e l’anossia tissutale, e direttamente, attraverso una loro pallido, compare sudorazione fredda, piloerezione.
propria azione lesiva. Ma i danni tissutali provocati da Questi segni sono evidenziabili in tutte le forme di
qualsiasi tipo di shock sono tali da autoaggravarsi, in shock in cui esiste vasocostrizione periferica, mentre
quanto possono determinare la liberazione di enzimi li- sono meno evidenti (esiste comunque sempre una di-
sosomiali (lesivi sui tessuti ancora integri) e di sostanze versione della massa circolante verso gli organi vitali)
vasoattive (che interferiscono ulteriormente con la re- nelle forme in cui prevale una riduzione delle resisten-
golazione della circolazione). Questo fatto spiega chia- ze periferiche; in questo caso la cute del paziente appa-
ramente perché lo shock, se sufficientemente prolunga- re calda e secca.
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A questi sintomi si aggiunge usualmente e progressi- C. Terapia. Gli stati di shock con PVC aumentata
vamente uno stato di agitazione ed irrequietezza (per ri- richiedono tempestivi provvedimenti volti alla rimozio-
dotta perfusione cerebrale) ma, caratteristicamente, lo ne dei fattori responsabili dell’instaurazione dello
stato di coscienza è di norma conservato. shock stesso.
La pressione arteriosa appare progressivamente ridot- Un’insufficienza meccanica del miocardio può venire
ta, in particolare la pressione sistolica, con diminuzione controllata dalla somministrazione di glicosidi della di-
crescente della pressione differenziale. Il polso periferi- gitale o -mimetici (isoproterenolo). I -mimetici, ad
co tende a divenire sempre più piccolo e frequente. A azione inotropa positiva, aumentano tuttavia il consumo
tutto questo si aggiunge una contrazione della diuresi, di O2 e possono provocare aritmie, con il rischio di un
con quadri variabili dalla oliguria all’anuria franca. I ulteriore aggravamento di un’ischemia preesistente.
sintomi respiratori comprendono tachipnea nelle fasi La dopamina, un precursore della noradrenalina, ha
iniziali (mediata da riflessi neurovegetativi simpatici), un effetto stimolante sul miocardio, senza provocare
ma possono progredire verso l’insufficienza respirato- aumento delle resistenze periferiche. Presenta inoltre il
ria, sino ad un quadro di ARDS. vantaggio di aumentare il flusso di sangue a livello me-
senterico e renale.
A. Diagnosi. La diagnosi dello stato di shock è faci- In caso di aritmie è altresì importante una loro corre-
le, mentre è più complicato individuare la forma parti- zione tempestiva, a mezzo di antiaritmici, in quanto de-
colare in causa e il suo meccanismo fisiopatologico. terminate aritmie riducono notevolmente la gettata car-
Come si è visto, un’informazione di vitale importan- diaca.
za è la valutazione della PVC. Al letto dell’ammalato, La terapia degli stati di shock con PVC diminuita e
un giudizio orientativo per l’esistenza di una PVC alta con ipovolemia richiede in primo luogo il ripristino del-
può essere ricavato dalla constatazione di un turgore la massa circolante, quindi la pronta somministrazione
delle giugulari quando il collo del paziente è sollevato di liquidi.
rispetto al piano del letto. Naturalmente è meglio che la Le soluzioni da infondere più idonee sono rappresen-
PVC sia misurata direttamente con un catetere venoso. tate non da quelle isotoniche, in quanto queste ultime
Una PVC alta, con estremità fredde, è un argomento tendono ad abbandonare, almeno in parte, il letto capil-
a favore dello shock cardiogeno o di quello da ostruzio- lare, ma piuttosto soluzioni contenenti sostanze osmoti-
ne circolatoria. In caso di PVC bassa le possibilità sono camente attive. A questo scopo vengono utilizzati, nel-
due: o esiste ipovolemia (e allora le estremità sono l’immediato, il plasma o, meglio, i cosiddetti “plasma
fredde) o esiste vasodilatazione diffusa, come nello expanders”: si tratta di sostituti del plasma, costituiti da
shock neurogeno (e allora le estremità sono calde). L’i- macromolecole dotate di potere osmotico, i quali, ri-
povolemia può essere determinata da un’emorragia non spetto al plasma, presentano il vantaggio di non com-
sempre manifesta (per es., in una cavità naturale o del- portare rischi di infezione da virus dell’epatite. Nello
l’apparato digerente prima che si verifichi una melena): shock emorragico, non appena possibile, si provvederà
in questo caso il valore dell’ematocrito sarà normale (se alla trasfusione di sangue.
l’emorragia è recente) o diminuito (se non lo è). In tut- Gli -mimetici, ad azione vasocostrittrice, trovano in-
ti gli altri casi (disidratazione, ustioni, fasi avanzate dicazione soltanto nello shock neurogeno, con conco-
dello shock settico) l’ematocrito sarà aumentato. La di- mitante riduzione delle resistenze periferiche: negli al-
scriminazione di queste forme non è difficile per i dati tri casi, infatti, possono risultare addirittura dannosi,
anamnestici e clinici di accompagnamento. provocando un’ulteriore ipossia tissutale. La noradrena-
Lo shock anafilattico è facilmente riconoscibile sia lina è però impiegata anche in altre forme di shock
per il dato anamnestico dell’introduzione, per lo più pa- quando la dopamina non risulta sufficiente.
renterale, di una sostanza estranea immediatamente pri- Nel passato, i corticosteroidi sono stati lungamente
ma della sua instaurazione, sia per i segni di accompa- usati ad alte dosi nello shock settico, per considerazio-
gnamento (reazioni orticarioidi, broncospasmo). ni teoriche (potrebbero stabilizzare le membrane lisoso-
Deve, infine, essere sottolineato che i criteri diagno- miali) e perché la loro efficacia era stata documentata
stici sopra indicati debbono essere impiegati con mol- in qualche modello animale. Tuttavia, tre grandi studi
to spirito critico perché non sono poche le forme di clinici hanno recentemente dimostrato che non esiste
shock nelle quali coesistono più meccanismi (per es. alcuna differenza nella mortalità tra pazienti con shock
sepsi in un paziente con infarto recente e che sia disi- settico trattati con corticosteroidi. Per di più i pazienti
dratato). trattati con corticosteroidi erano più esposti a superin-
fezioni. Un’interessante terapia dello shock settico, che
B. Decorso e prognosi. Come si è detto, oltre una per ora è solo in fase sperimentale, è l’impiego di anti-
certa durata (ore) lo shock è irreversibile e conduce a corpi monoclonali diretti contro le endotossine. Questo
morte del paziente nello spazio di uno o pochi giorni approccio sembra molto promettente.
(per acidosi o per insufficienza respiratoria). È anche A questo trattamento andrà aggiunto un attento ed as-
possibile che lo shock venga superato dalle terapie, ma siduo monitoraggio dei parametri vitali e dell’equili-
che permanga il danneggiamento di qualche organo. brio metabolico: controllo della pressione arteriosa,
Questo è soprattutto comune a livello renale, dove allo della frequenza cardiaca, diuresi oraria, bilancio idrico
shock può conseguire un’insufficienza renale acuta per ed elettrolitico, equilibrio acido-base, ventilazione pol-
necrosi tubulare o corticale. monare.
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L’attenzione andrà quindi rivolta al trattamento ezio- rie), e questo spiega la febbre elevata che caratterizza
logico dei fattori responsabili dell’instaurazione dello questa condizione. Non spiega però molti altri effetti
stato di shock: tamponamento cardiaco, sepsi, pneumo- patogeni, compreso lo shock, che debbono essere pro-
torace a valvola, ecc. vocati da altre tossine, in modo particolare attive sulla
permeabilità dei piccoli vasi. Si deve ad un incremento
della permeabilità vascolare se si ha spostamento di
APPENDICE fluido dal compartimento intravascolare a quello extra-
vascolare, con ipovolemia e shock.
Dal punto di vista clinico, la sindrome dello shock
Sindrome dello shock tossico tossico è definita da sei caratteristiche:
Questa sindrome, descritta verso la fine degli anni
Settanta, si distingue dallo shock settico perché non è • temperatura corporea elevata, intorno a 39-40 °C;
provocata dalla batteriemia (che, in questo caso, è per • un rash cutaneo, che ha l’aspetto di eritrodermia: lo-
definizione assente), ma dalla messa in circolo di tossine calizzata in varie parti del corpo, ma comunque coin-
prodotte da stafilococchi che colonizzano, in circostan- volgente le palme delle mani e le piante dei piedi;
ze particolarmente favorevoli, alcune zone del corpo. • desquamazione cutanea, che si verifica tardivamente
La forma più tipica di sindrome dello shock tossico (di solito quando la malattia è iniziata da una setti-
è dovuta a colonizzazione della vagina da parte di cep- mana);
pi di Staphylococcus aureus, propiziata dall’impiego di • ipotensione arteriosa, che va dalla semplice ipoten-
tamponi vaginali in corrispondenza dei flussi mestrua- sione ortostatica allo shock;
li in giovani donne. La produzione di tossine responsa- • anomalie di vario tipo cliniche e di laboratorio, di al-
bili di questa sindrome sembra favorita dalla ridotta meno tre apparati tra i seguenti: gastrointestinale,
disponibilità locale di magnesio, dovuta a chelazione epatico, muscolare, renale, cardiovascolare, nervoso.
di quest’ultimo metallo da parte delle fibre sintetiche Le alterazioni mucose possono pesare nella diagnosi
presenti nel tampone. È certo che gli stafilococchi iso- quanto le anomalie di uno degli apparati sopracitati;
lati in corso di sindrome dello shock tossico produco- • assenza di batteriemia.
no una particolare tossina, denominata TSST-s (da
Toxic-Shock-Syndrome Toxin) che è un potente stimo- La terapia è in gran parte di supporto e basata sulla
latore di interleuchina-1 (IL-1) da parte dei monociti- generosa infusione di fluidi. Sembra che i corticosteroi-
macrofagi. di possano essere di qualche utilità. L’impiego di anti-
La IL-1 è il più potente pirogeno endogeno (oltre ad biotici antistafilococcici può servire a prevenire le reci-
avere importanti effetti favorenti le reazioni immunita- dive.
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C A P I T O L O
• Età • Obesità
• Sesso • Ipertrigliceridemia
• Ipercolesterolemia • Scarsa attività fisica
• Ipertensione • Personalità
• Fumo di sigarette
• Diabete
Apoproteine Fosfolipidi
Lipoproteine
e iperlipoproteinemie
A. Lipoproteine. I grassi usualmente riconoscibili Figura 3.1 Struttura delle lipoproteine con i trigliceridi e il
nel plasma sanguigno sono rappresentati da: colesterolo al centro e le apoproteine e i gruppi polari dei
fosfolipidi alla periferia.
• trigliceridi;
• colesterolo libero ed esterificato;
• fosfolipidi; Questo fatto, come vedremo in seguito, ha importan-
• acidi grassi non esterificati (liberi). ti risvolti pratici nella distinzione delle diverse lipopro-
Ad essi sono deputate importanti funzioni a livello teine.
cellulare e, in particolare, i fosfolipidi e il colesterolo Per quanto riguarda gli acidi grassi liberi, questi ulti-
rappresentano elementi fondamentali delle membrane mi circolano nel plasma legati all’albumina, proteina
cellulari, mentre i trigliceridi e gli acidi grassi liberi co- idrosolubile, in grado quindi di svolgere perfettamente
stituiscono importanti fonti energetiche per le cellule. il compito di “trasportatore” ematico.
Un problema comune ai grassi presenti nel plasma è Ai lipidi fin qui citati va aggiunto un altro gruppo re-
la loro insolubilità in ambiente acquoso. peribile in circolo soltanto dopo un pasto ricco di gras-
In particolare, i trigliceridi sono grassi neutri, del tut- si. Di fatto, se si esaminano il plasma o il siero di un
to privi di gruppi polari e pertanto assolutamente non soggetto a breve distanza di tempo dall’assunzione di
miscibili all’acqua. Del colesterolo presente in circolo, cibo, si osserva che essi non sono perfettamente traspa-
i due terzi circa sono esterificati con acidi grassi, e di renti come di norma (il colore giallastro è dovuto a pre-
conseguenza non solubili, mentre un terzo è libero; es- senza di piccole quantità di bilirubina), ma piuttosto
so presenta tuttavia soltanto un radicale idrossilico libe- torbidi, lattescenti: a una situazione del tutto analoga si
ro, che rende tale forma solo un poco più idrosolubile. potrebbe giungere addizionando al siero di un soggetto
Per contro, i fosfolipidi mostrano minori problemi di so- a digiuno alcune gocce di latte.
lubilizzazione in acqua, in quanto una parte importante Il fenomeno è dovuto alla presenza di particelle lipi-
della loro molecola è fornita di gruppi polari. diche relativamente grosse, in grado di intercettare la
Il trasporto dei lipidi nel plasma, quindi, indispensa- luce, e quindi di conferire aspetto torbido, del tutto si-
bile affinché essi possano raggiungere le sedi di utiliz- mili a quelle presenti nel latte e responsabili del suo ca-
zo, richiede la presenza di sostanze idrosolubili in gra- ratteristico aspetto. Tali particelle vengono definite chi-
do di veicolarli. lomicroni.
A questo scopo è deputato un vasto gruppo di protei- È dunque importante potere operare una distinzione
ne, denominate appunto apoproteine, le quali svolgono, tra i diversi tipi di lipidi o, meglio, di lipoproteine pre-
oltre a numerose altre importanti funzioni, di cui discu- senti in circolo. La metodica fondamentale impiegata
teremo più avanti, il ruolo di sostanze solubilizzanti. per la classificazione delle lipoproteine si basa sull’uti-
Nel plasma, i grassi sono dunque presenti sotto forma lizzazione dell’ultracentrifuga analitica, che consente
di composti, le cosiddette lipoproteine, costituiti da li- di separare le lipoproteine in base alla loro densità. Il
pidi, apoproteine e fosfolipidi. siero sanguigno viene diluito con una soluzione salina,
Le lipoproteine possono quindi venire considerate le in modo che il miscuglio abbia una densità standard
unità fisiche di trasporto dei lipidi nel sangue. (per convenzione 1063), quindi viene sottoposto a cen-
La configurazione di tali composti (Fig. 3.1) prevede trifugazione ad elevata velocità: ora, è chiaro che quan-
il posizionamento della parte lipidica, insolubile, al to maggiore è la componente lipidica delle lipoproteine,
centro delle particelle “CORE”, mentre a diretto contat- cioè quanto più grosse sono le lipoproteine, tanto mi-
to con il mezzo acquoso sono situati, quasi a schermo, nore sarà il loro peso specifico. Pertanto, le lipoprotei-
le apoproteine e i fosfolipidi, con quella parte della lo- ne di dimensioni maggiori vengono a galla, subendo
ro molecola contenente i gruppi polari rivolta verso l’e- una flottazione, mentre le più piccole e pesanti vanno
sterno, a scopo solubilizzante. incontro a sedimentazione.
Appare chiaro che il contenuto di fosfolipidi e apopro- In base a questo metodo, le lipoproteine usualmente
teine sarà percentualmente tanto più elevato quanto più presenti in circolo sono state distinte come segue:
le particelle saranno piccole, in quanto in questo caso le • chilomicroni (solo il 2% in peso è costituito da pro-
strutture di superficie, più dense, sono più numerose. teine);
(039-060) Cap. 003 (3LD) 15-07-2005 8:32 Pagina 41
• VLDL Very Low Density Lipoproteins: lipoproteine Tabella 3.2 - Caratteristiche delle lipoproteine plasmatiche
a densità molto bassa; (sono elencate solo le lipoproteine normalmente presenti in
• LDL Low Density Lipoproteins: lipoproteine a concentrazioni significative nel plasma).
densità bassa;
• HDL High Density Lipoproteins: lipoproteine ad LIPOPRO-
LIPIDI
PREVALENTI APOPROTEINE DIAMETRO
alta densità (il 50% in peso è costituito da TEINE (CORE) (1) (Å)
proteine).
Chilomicroni TRG A (AI, AII, AIV) 800-5000
Un metodo più semplice, di largo impiego clinico in (esogeni) B 48
passato, è l’elettroforesi: si utilizza come supporto una C (CI, CII, CIII)
striscia di un mezzo poroso, usualmente acetato di cel- VLDL (pre-) TRG B100 300-800
lulosa, imbevuto in una soluzione tampone elettrolitica, (endogeni) C (CI, CII, CIII)
LDL () COL E B100 180-280
e con le estremità connesse con due elettrodi, con polo HDL () COL E A (AI, AII) 50-120
positivo e polo negativo. Si “semina” quindi il siero C (CI, CII, CIII)
sanguigno a quella estremità della striscia che è prossi- E
ma al polo negativo, e si fa passare corrente. Le protei-
ne, in una soluzione tampone con un pH prossimo alla TRG = trigliceridi
COL E = colesterolo esterificato
neutralità, migrano verso il polo positivo e tanto più ve- (1) Altre apoproteine sono state scoperte, tra le quali alcune de-
locemente quanto più sono dotate di cariche elettriche. nominate D, F, G e H. Le prime tre sono presenti nelle HDL e la
Dopo aver ottenuto la migrazione, si asciuga e si effet- loro funzione non è nota; l’apoproteina H è presente nei chilo-
microni e ha il ruolo di cofattore per la lipasi delle lipoproteine.
tua la colorazione con sudan nero, un colorante specifi- L’apoproteina (a) o apo(a) è presente in una frazione delle LDL
co per i grassi. Con un particolare dispositivo viene mi- cui viene attribuito il nome di lipoproteine (a).
surata l’intensità di colorazione per ogni millimetro
della striscia. È possibile così costruire una curva, le
cui cuspidi corrispondono ai diversi tipi di lipoproteine, ti nei chilomicroni, come abbiamo già detto, sono di
mentre l’altezza delle cuspidi stesse è in rapporto alla provenienza alimentare. Sono rappresentati essenzial-
loro quantità (Fig. 3.2). mente da trigliceridi cosiddetti esogeni, perché giungo-
In un normale tracciato elettroforetico delle lipopro- no all’organismo con la dieta, attraverso l’intestino.
teine vengono individuate almeno tre cuspidi: una pri- Abbiamo quindi le VLDL che, all’elettroforesi, costi-
ma, che corrisponde alla migrazione massima nel campo tuiscono la cuspide delle pre-. I lipidi contenuti in
elettrico, detta delle -lipoproteine; una seconda, che queste lipoproteine sono ancora prevalentemente trigli-
corrisponde alla migrazione minima, detta delle -lipo- ceridi ma, questa volta, sintetizzati eminentemente da-
proteine; una terza, sovrapposta alla branca ascendente gli epatociti, e pertanto detti endogeni.
della cuspide beta, detta delle pre--lipoproteine. I chi- Seguono le LDL, più dense, corrispondenti alle -li-
lomicroni non migrano significativamente. poproteine. La parte lipidica è rappresentata largamen-
Con una certa approssimazione, si può dire che le te da colesterolo esterificato.
-lipoproteine corrispondono alle HDL, che le -lipo- Una frazione di queste lipoproteine ha una composi-
proteine corrispondono alle LDL e le pre- alle VLDL. zione particolare alla quale è stata recentemente attribui-
Vediamo di analizzare nei dettagli la composizione di ta importanza. Infatti, negli elementi che costituiscono
tali lipoproteine (Tab. 3.2). questa frazione è presente non solamente l’apoproteina
Le lipoproteine meno dense sono rappresentate dai B100 (Tab. 3.2), ma anche una seconda apoproteina, che
chilomicroni che, all’elettroforesi, non migrano ma ri- è legata alla B100 covalentemente con un ponte disolfu-
mangono al punto di semina. Questo perché il loro con- ro e che è chiamata apo(a) (da non confondersi con la
tenuto proteico è estremamente basso. I grassi contenu- apoproteina A che si trova nei chilomicroni e nelle
HDL). La apo(a) ha un alto grado di omologia con il pla-
sminogeno, precursore della plasmina, l’enzima che de-
grada la fibrina e che perciò è in grado di solubilizzare i
trombi (Cap. 52). Le lipoproteine LDL provviste della
apo(a) sono anche chiamate lipoproteine (a).
pre- Da ultimo troviamo le HDL (-lipoproteine), le uni-
che che, all’ultracentrifugazione, sedimentano, a diffe-
renza di tutte le altre lipoproteine precedentemente cita-
te, le quali flottano. Queste ultime contengono nella lo-
Chilomicroni ro parte interna soltanto colesterolo esterificato.
Ve ne sono, tuttavia, in circolo, anche altre, che nor-
malmente non raggiungono concentrazioni significative
a causa del loro rapido ricambio, e che sono di densità
intermedia tra le VLDL e le LDL. Queste lipoproteine
sono prodotte per effetto della degradazione dei chilo-
Figura 3.2 Tracciato elettroforetico di lipoproteine di un microni e delle VLDL e contengono al loro interno tri-
siero normale. gliceridi ed esteri di colesterolo, in parti quasi uguali.
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Sono dette IDL (Intermediate Density Lipoproteins) ganismo. Innanzitutto è opportuno ricordare che esistono
o “remnants” perché sono quanto rimane dalla degrada- due tipi di vie, tra loro distinte: quella dei grassi di prove-
zione di altre particelle. nienza alimentare, la via esogena, e quella che dipende
È importante osservare come esistano diversi tipi di dalla mobilizzazione dei lipidi sintetizzati nell’organi-
apoproteine, tutte sintetizzate dal fegato, cui, come ve- smo, la via endogena. Uno schema generale del trasporto
dremo in seguito, sono deputate funzioni differenti. dei lipidi nell’organismo è rappresentato dalla figura 3.3.
Le apoproteine vengono indicate con le lettere maiu-
scole dell’alfabeto e ulteriormente distinte in sottotipi 1. Via esogena. I lipidi assunti con la dieta sono rap-
con numeri romani. presentati essenzialmente da trigliceridi (burro e deriva-
Le apoproteine non svolgono il semplice ruolo fisico ti, grassi contenuti nella carne, oli vegetali) e da picco-
di solubilizzare i lipidi, ma hanno un più importante si- le quantità di colesterolo (uova). Il processo di digestio-
gnificato funzionale, dato che alcune di esse possono ne avviene ad opera delle lipasi, che scindono i triglice-
influenzare il destino metabolico delle lipoproteine di ridi in acidi grassi, ed è sotto questa forma che avviene
cui fanno parte: sono esse, infatti, che si attaccano ai l’assorbimento ad opera delle cellule epiteliali dell’inte-
recettori delle cellule in cui è opportuno che il com- stino. Soltanto gli acidi grassi a catena breve possono
plesso lipoproteico penetri; e sono esse che attivano al- essere indirizzati direttamente al fegato, attraverso la
cuni enzimi destinati a metabolizzare i grassi. vena porta. Tutti gli altri, a livello della parete intestina-
le, vengono risintetizzati in trigliceridi e incorporati, in-
B. Trasporto dei lipidi. Esaminiamo quale sia il tra- sieme a piccole quantità di proteine, colesterolo e fo-
gitto seguito abitualmente dai grassi all’interno dell’or- sfolipidi, nei chilomicroni.
Tessuti Recettore
periferici per
B100
Macrofagi
Intestino
COL
LCAT HDL
FFA
HDL LDL
A C C E B100
CHY IDL
B100 C
A B48 C E
E COL E COL E
RMN VDL
FFA
LPL B48 E B100 C E
LPL
Fegato
Entrano quindi nel circolo dei vasi linfatici, fino al go a quello degli stessi grassi derivanti dai chilomicro-
dotto toracico e di qui nel circolo venoso. ni: essi vengono infatti utilizzati come materiale ener-
La loro presenza in circolo rende ragione, come ab- getico dalle cellule muscolari e immagazzinati sotto
biamo già osservato in precedenza, dell’aspetto latte- forma di trigliceridi negli adipociti.
scente del plasma sanguigno dopo un pasto, particolar- Dopo questo processo, le VLDL risultano modificate
mente se ricco di grassi. Il fenomeno ha una durata li- in particelle più piccole, più povere in trigliceridi e più
mitata, raggiungendo un massimo d’intensità circa ricche in colesterolo esterificato, anche perché ne rice-
quattro ore dopo il pasto, e regredendo in modo presso- vono una quota dalle HDL presenti nel plasma. Queste
ché completo entro dodici ore. particelle sono i cosiddetti remnants delle VLDL o IDL,
L’eliminazione dei chilomicroni dal circolo venoso il cui destino è duplice.
avviene ad opera della lipasi delle lipoproteine (LPL) In parte esse possono essere captate dal fegato e sot-
presente a livello dell’endotelio dei capillari del tessuto toposte a trasformazione metabolica (il destino dei loro
adiposo e del muscolo, ivi compreso il muscolo cardia- costituenti non è diverso da quello dei costituenti dei
co: questa lipasi è attivata da un’apoproteina, l’apopro- remnants dei chilomicroni). In parte esse possono esse-
teina CII, presente nei chilomicroni, e induce la scissio- re ulteriormente trasformate nel plasma, cedendo le
ne dei trigliceridi e la liberazione di acidi grassi liberi. apoproteine C ed E alle HDL, e divenendo così LDL.
Questi ultimi a livello muscolare vengono utilizzati a Queste nuove lipoproteine, le LDL, derivano chiara-
scopo energetico, mentre nel tessuto adiposo sono risin- mente dalle VLDL, dalle quali tuttavia si differenziano
tetizzati sotto forma di trigliceridi, e quivi immagazzi- per contenuto in grassi e funzione: le LDL sono infatti
nati a scopo di riserva. deputate in prima istanza al trasporto di colesterolo
Quando sono veicolati nel plasma, gli acidi grassi li- esterificato ai tessuti diversi dal fegato, mentre le
beri non sono incorporati in lipoproteine, ma legati al- VLDL, come abbiamo visto, trasportano soprattutto tri-
l’albumina. gliceridi. Le LDL sono catabolizzate più lentamente dei
Altre modificazioni importanti riguardano la costitu- loro precursori e perciò queste lipoproteine sono più
zione proteica dei chilomicroni impoveriti in trigliceri- concentrate nel plasma, ove veicolano circa i tre quarti
di a seguito dell’azione della lipasi delle lipoproteine. del colesterolo che vi è contenuto.
Avviene infatti una serie di scambi con le lipoproteine È importante osservare che le LDL hanno ancora la
ad alta densità (HDL) presenti nel plasma. I chilomi- possibilità di venire captate dal fegato, ma per la mag-
croni cedono alle HDL le apoproteine A e C e ricevono gior parte sono destinate ad altri compiti. È infatti la
in cambio apoproteina E e colesterolo esterificato. Le captazione delle LDL da parte dei tessuti che rende ra-
particelle che ne risultano, dette remnants dei chilomi- gione della clearance plasmatica di circa i due terzi di
croni, presentano perciò una costituzione profondamen- queste lipoproteine, e tale captazione è mediata dallo
te modificata: meno trigliceridi e più colesterolo esteri- stesso tipo di recettori presenti sulle membrane degli
ficato; inoltre, la presenza dell’apoproteina E è essen- epatociti (viene riconosciuta l’apoproteina B). I recetto-
ziale perché queste particelle siano captate dal fegato ri tissutali sono soggetti a modulazione, nel senso che
grazie all’interazione con un recettore specifico per tendono ad essere più rappresentati nel caso che le cel-
questa apoproteina. lule abbiano necessità di colesterolo, mentre tendono a
A livello epatico, il colesterolo può venire utilizzato diradarsi nel caso che le cellule siano sature di tale
per la sintesi degli acidi biliari, e quindi venire elimina- grasso (“down regulation”). Una riduzione dei recettori
to, oppure essere eliminato con la bile senza alcuna me- di membrana si verifica anche in presenza di un ecces-
tabolizzazione. Il colesterolo captato dal fegato viene so di molecole in grado di legarsi ad essi.
peraltro utilizzato eminentemente per la sintesi di altre Esistono cellule che captano colesterolo in modo
lipoproteine importanti nella via endogena. consistente: si tratta delle cellule delle gonadi, ma so-
prattutto delle cellule della corteccia surrenalica, ove
2. Via endogena. Una larga parte dei grassi che ven- vengono sintetizzati gli ormoni steroidei. Inoltre, tutti i
gono dosati nel sangue a digiuno non sono di origine tessuti captano, seppure in quantità diversa, il coleste-
alimentare, ma endogena e, come abbiamo appena avu- rolo, in quanto quest’ultimo rappresenta un costituente
to occasione di dire, vengono sintetizzati nell’organi- essenziale delle membrane cellulari, che le rende meno
smo, principalmente a livello del fegato: si tratta so- “fluide”.
prattutto di colesterolo e trigliceridi, questi ultimi sinte-
tizzati a partire dai carboidrati assunti con la dieta. 3. Assunzione da parte dei macrofagi. Le LDL cir-
La sintesi epatica è tale che, in condizioni di norma- colanti possono essere captate dai macrofagi del siste-
lità, esiste una continua immissione di lipidi in circolo, ma reticolo-endoteliale e dai monociti circolanti (pre-
indipendentemente dall’apporto esterno. Il trasporto di cursori dei macrofagi tissutali) nell’ambito della loro
tali lipidi è affidato ad una classe specifica di lipopro- funzione di cellule “spazzino”. Questa captazione è di-
teine, le VLDL: queste ultime contengono, oltre a cole- pendente da un recettore diverso da quello tissutale per
sterolo esterificato, una buona quantità di trigliceridi, e le LDL e che ha una elevata affinità per LDL chimica-
sono sottoposte esse stesse all’azione della lipasi lipo- mente alterate mentre non riconosce le LDL native.
proteica (LPL) a livello dei capillari nei muscoli e nel Questo recettore è stato chiamato recettore “scavenger”
tessuto adiposo. Il destino dei trigliceridi scissi in acidi (che in inglese significa spazzino) o recettore per le
grassi non esterificati da tale enzima è del tutto analo- acetil-LDL (dato che la acetilazione è stata la prima al-
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terazione chimica delle LDL, sperimentalmente indotta, to e dall’intestino e, venendo a contatto con le cellule,
che ha condotto al riconoscimento di questo recettore) sono in grado di assumere l’eccesso di colesterolo libe-
ed è stato trovato soltanto sui monociti-macrofagi, sulle ro che viene rilasciato da queste ultime. Il processo è
cellule di Kupffer e sulle cellule endoteliali, specie su completato dall’enzima plasmatico lecitina-colesterolo-
quelle dei sinusoidi epatici. I macrofagi che assumono aciltransferasi (LCAT), che converte il colesterolo libe-
le lipoproteine LDL alterate si caricano di goccioline li- ro in esterificato. Così convertito, il colesterolo è tra-
pidiche assumendo l’aspetto di “cellule schiumose”, di sferito nella parte interna delle HDL e questo conferi-
grande importanza per la patogenesi dell’aterosclerosi. sce loro una forma sferica (allo stato nascente queste
Le alterazioni chimiche cui possono andare incontro particelle hanno una forma discoidale).
in vivo i lipidi delle LDL sono di tre tipi: a) ossidazio- Le HDL giocano un ruolo molto importante nel tra-
ne di acidi grassi polinsaturi e generazione di radicali sporto del colesterolo. Infatti asportano questa sostanza
liberi dagli acidi grassi ossidati; b) degradazione della dai tessuti e la indirizzano, in forma esterificata, verso
lecitina a isolecitina; c) coniugazione dei radicali liberi varie direzioni: a) verso i remnants dei chilomicroni e
generati dall’ossidazione, mediante un legame covalen- quindi al fegato; b) verso le VLDL e quindi, tramite le
te, con residui lisinici dell’apoproteina B100. Quest’ul- IDL, o al fegato o alle LDL che ne derivano (in que-
timo processo è di particolare importanza perché com- st’ultimo caso il colesterolo è riciclato verso i tessuti);
porta anche un’alterazione della porzione proteica delle c) direttamente al fegato attraverso il catabolismo delle
LDL, conferendole una conformazione antigenica di- HDL. Il destino metabolico del colesterolo nel fegato è
versa da quella delle LDL native. Conseguentemente, già stato descritto.
l’organismo è in grado di mettere in moto una reazione Le HDL, inoltre, sono molto importanti nel regolare
immunitaria contro l’apoproteina B100 modificata, la distribuzione delle apoproteine, che determina la
producendo anticorpi che si legano alle LDL alterate e conversione di alcune lipoproteine in altre. Assumono
facilitano la loro captazione da parte dei macrofagi. In apoproteine A e C dai chilomicroni, cedendo la loro
questo caso, infatti, la captazione può avvenire anche apoproteina E. Assumono anche apoproteine C ed E
indipendentemente dal recettore “scavenger”, grazie al dalle IDL, consentendo la loro trasformazione in LDL.
recettore per la regione Fc delle immunoglobuline, di Non sorprende quindi che i livelli plasmatici di HDL
cui i macrofagi sono abbondantemente provvisti. Que- siano di molta rilevanza. Si è visto che questo processo
st’ultimo meccanismo è particolarmente importante nei avviene principalmente nel fegato e nell’intestino ed è
diabetici, nei quali l’apoproteina B100 può essere an- dipendente dalla sintesi delle appropriate apoproteine,
che antigeneticamente modificata da legami con mole- tra le quali AI e AII sono le più importanti. La produ-
cole di glucosio facilitati dall’iperglicemia (processo zione dall’apoproteina AI è maggiore nelle donne che
definito “glicazione”: Cap. 64). negli uomini ed è incrementata dalla somministrazione
Occorre ricordare che queste alterazioni chimiche si di estrogeni. È questo il motivo per cui le donne in età
verificano più facilmente su lipoproteine LDL che sono fertile hanno nel plasma livelli più elevati di HDL ri-
state impoverite del loro contenuto lipidico e sono per- spetto agli uomini.
ciò dette “piccole LDL dense”. È quindi comprensibile Il catabolismo delle HDL avviene in larga misura nel
che queste siano particolarmente aterogenetiche. fegato e tuttavia può aver luogo anche in altre cellule.
L’ossidazione degli acidi grassi resta comunque il Oltre al fegato, il rene è un’importante sede di catabo-
meccanismo più importante di alterazione delle lipo- lismo delle HDL.
proteine. Benché abbia poca tendenza a verificarsi nel-
le LDL circolanti, grazie alla protezione di sostanze an- La rilevanza delle lipoproteine nell’induzione di ate-
tiossidanti presenti nel plasma, può avvenire con faci- rosclerosi è riportata nella tabella 3.3
lità quando le lipoproteine hanno uno stretto contatto
con cellule, quali quelle endoteliali e gli stessi macrofa-
gi, grazie all’azione di ossigenasi cellulari. Perciò una Tabella 3.3 - Aterogenicità delle lipoproteine. (Da Havel e Ra-
certa quantità di LDL ossidate si produce inevitabil- paport, 1995, modificata.)
mente anche in condizioni fisiologiche e la captazione
da parte dei macrofagi assicura la loro rimozione. Que- Lipoproteine aterogenetiche
sto è utile, perché è stato dimostrato che le LDL ossi- – Remnants dei chilomicroni
date sono citotossiche e potrebbero danneggiare vari or- – Remnants delle VLDL
gani e tessuti. Il fatto che, in conseguenza della loro – IDL (Intermediate Density Lipoproteins)
– LDL (Low Density Lipoproteins)
captazione, si formino cellule schiumose capaci, come – LP (a) (Lipoproteina “a piccolo”)
si vedrà, di avviare i processi aterosclerotici, è una spia- Nei comuni metodi analitici IDL, LDL e LP (a) sono dosate insie-
cevole conseguenza di questa utile funzione. me e classificate tutte come LDL
Lipoproteine antiaterogenetiche
4. Rimozione del colesterolo dai tessuti. Quando le
cellule muoiono, o nel normale processo di ricambio – HDL
metabolico, si ha cessione di colesterolo libero. Lipoproteine non aterogenetiche
Questo colesterolo libero è assunto dalle HDL allo
– Chilomicroni
stato nascente (e cioè non ancora cariche di colestero- – VLDL (Very Low Density Lipoproteins)
lo). In questa forma le HDL sono sintetizzate dal fega-
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Tabella 3.4 - Iperlipoproteinemie. nei chilomicroni, mentre nel secondo di quelli endoge-
ni, sintetizzati dal fegato e veicolati dalle VLDL.
COL TRG VLDL IDL LDL CHY
6. L’iperlipoproteinemia di tipo V è caratterizzata da
I + +
IIa + + un aumento dei trigliceridi sia endogeni che esogeni,
IIb + + + + cioè interessa sia i chilomicroni che le VLDL: può es-
III + + + sere considerata come una combinazione della forma I
IV + + e della forma IV.
V + + +
velli di colesterolo sono già tali alla nascita da danneg- Tutte le altre forme costituiscono un fattore di rischio
giare i diversi tessuti. Nei soggetti omozigoti, i livelli del importante per l’aterosclerosi.
colesterolo sono, in età adulta, pari a 6-8 volte i valori Dal punto di vista clinico, si tratta spesso di ammala-
normali e in questi pazienti vengono descritti incidenti ti che non presentano alcun dato obiettivo peculiare al
cardiaci prima del compimento dei vent’anni di età. La di fuori del riscontro, agli esami di laboratorio, di un
frequenza degli eterozigoti è stimata intorno a una per- aumento dei lipidi plasmatici.
sona ogni 500: si tratta di pazienti che presentano livelli Una caratteristica importante dell’ipercolesterolemia
di colesterolo da 3 a 4 volte superiori ai valori normali e familiare è la formazione di xantomi tendinei. Questi
il cui riconoscimento è estremamente importante per sono dovuti a un accumulo di colesterolo nella profon-
l’aumentato rischio di sviluppare precocemente patolo- dità dei tendini con una reazione fibrosa. Le sedi più
gie a carico dell’apparato cardiocircolatorio. comuni sono il tendine di Achille e i tendini sovrastan-
In presenza di alti livelli di LDL è molto importante ti alle nocche delle mani. Infiltrazioni dello stesso tipo
l’entità della frazione di queste lipoproteine che contie- si possono verificare in sede sottoperiostea, sulle tube-
ne anche la apo(a) – lipoproteine(a) –, in quanto il ri- rosità tibiali nella sede di inserzione del tendine patel-
schio di cardiopatia ischemica è tanto maggiore quanto lare. Se in queste sedi si riscontrano tumefazioni rico-
più alto è il loro livello. Questo dipende da fattori ge- perte da cute normale e dure si deve controllare la cole-
netici. La sintesi della apo(a) è infatti dipendente da un sterolemia. Gli xantomi nel tendine di Achille possono
singolo locus che può essere occupato da vari alleli, infiammarsi e provocare una tenosinovite. Istologica-
ciascuno codificante una diversa isoforma della apo(a). mente, queste lesioni assomigliano agli ateromi.
A differenti isoforme corrispondono vari livelli quan- L’arco corneale e gli xantelasmi non sono specifici
titativi di sintesi della apo(a), e la concentrazione pla- dell’ipercolesterolemia familiare, ma in questa condizio-
smatica di lipoproteine(a) di un singolo individuo è di- ne si sviluppano più precocemente rispetto alla norma.
pendente dal suo patrimonio genetico (uno stesso allele Quando i depositi sono formati da trigliceridi (per
in duplicato nel caso di omozigoti, due alleli nel caso di esempio, nelle ipertrigliceridemie di tipo I, IV e V), si
eterozigoti). A parità di costituzione genetica determi- formano i cosiddetti xantomi eruttivi, ossia papule rile-
nante la sintesi di apo(a) gli individui con iperlipopro- vate, con il centro giallastro e un alone eritematoso, lo-
teinemia di tipo II hanno più alti livelli di lipoprotei- calizzati prevalentemente alle natiche e agli altri punti
ne(a) rispetto alla popolazione generale. di appoggio della superficie corporea. Nell’iperlipopro-
Esiste poi una forma di iperlipoproteinemia, anch’es- teinemia di tipo III coesistono entrambi i tipi di xanto-
sa ereditata come carattere autosomico dominante e ca- mi e, per di più, si osserva una colorazione giallastra
ratterizzata da un aumento, in genere non particolar- delle creste cutanee delle palme e delle dita delle mani.
mente elevato, in alcune fasi della malattia di colestero- È infine importante ricordare che si può avere iperco-
lo e LDL (tipo IIa), in altre fasi di trigliceridi e VLDL lesterolemia anche per un aumento delle lipoproteine
(tipo IV), in altre ancora di colesterolo e trigliceridi (ti- HDL. Normalmente circa il 20% del colesterolo totale
po IIb). del plasma è veicolato da queste lipoproteine e tale
Tipica della malattia è la modificazione delle altera- quota percentuale è un poco più elevata nelle donne in
zioni lipoproteiche nel tempo, che rende ragione della età fertile e in coincidenza con particolari abitudini per-
denominazione “multipla” o “familiare combinata”, ol- sonali (attività fisica regolare, assunzione di quantità
tre al riscontro, nel 50% circa dei parenti di primo gra- molto moderate di alcool).
do, di una delle anomalie sopra descritte. Tale aumento, che può essere conseguente anche ad
In questi soggetti, generalmente il quadro lipidico ap- una forma familiare (iperalfalipoproteinemia familia-
pare normale fino ai vent’anni circa, con modificazioni re), provoca in genere un modesto incremento del cole-
progressive nel corso del tempo. sterolo totale e un discreto aumento della quota HDL;
Del secondo gruppo di iperlipoproteinemie fanno tale frazione lipoproteica è deputata all’eliminazione
parte l’ipercolesterolemia poligenica e l’ipertrigliceri- del colesterolo in eccesso e di fatto rappresenta un fat-
demia sporadica. tore di selezione positivo: i soggetti con questa partico-
Per entrambe queste affezioni non è stato possibile ri- larità presentano una maggiore longevità e una minore
conoscere un unico gene responsabile dell’insorgenza incidenza di infarto del miocardio.
della malattia, ma è piuttosto probabile che proprio in Per contro, soggetti con un deficit di colesterolo HDL
queste forme giochi un ruolo determinante l’interrela- tendono a manifestare aterosclerosi anche in assenza di
zione che esisterebbe tra fattori alimentari e predisposi- ipercolesterolemia.
zione genetica.
F. Iperlipoproteinemie secondarie. Esistono diver-
In questi casi le lipoproteine LDL sono aumentate nel
se condizioni patologiche in grado di determinare iper-
sangue non per un difetto del loro recettore, ma perché
lipoproteinemie secondarie. Vengono descritte in ordine
è incrementata la quantità di VLDL prodotte dal fegato.
di frequenza alcune forme tra le più comuni.
Le conseguenze cliniche delle iperlipoproteinemie
variano in rapporto al tipo di errore metabolico e al 1. Diabete mellito. I pazienti affetti da diabete melli-
componente lipidico eccedente in circolo. Un aumento to possono sviluppare diverse forme di dislipidemie, la
consistente di chilomicroni (caratteristico delle dislipi- più comune delle quali è rappresentata da un aumento
demie di tipo I e V) comporta il grave pericolo di pan- dei trigliceridi e delle VLDL (tipo IV). Questo dipende
creatite acuta. tanto da un aumento della produzione di VLDL dal fe-
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gato, quanto da una diminuzione dell’attività della lipa- mali e valori sicuramente patologici, ma si ha, al con-
si delle lipoproteine. trario, una notevole dispersione dei valori, con influen-
ze legate all’ambiente e all’alimentazione.
2. Assunzione di alcool. L’assunzione di dosi elevate
La relazione tra i livelli nel siero dei vari tipi di cole-
di alcool provoca un aumento dei trigliceridi e delle
sterolo e il rischio di malattia coronarica è riportata nel-
VLDL per inibizione dell’ossidazione degli acidi grassi
la tabella 3.6. I valori normali sarebbero quelli che non
e aumentata sintesi di trigliceridi a livello epatico. L’al-
comportano un rischio significativo.
cool rappresenta l’unico fattore dietetico in grado di da-
In realtà questo modo di esprimere i valori norma-
re da solo ipertrigliceridemia.
li del colesterolo e dei trigliceridi del siero è del tut-
3. Contraccettivi orali. I contraccettivi contenenti to convenzionale, perché la tendenza all’aumento si
estrogeni possono dare un aumento della trigliceride- svolge gradualmente lungo tutto l’arco della vita e
mia e delle VLDL plasmatiche (tipo IV) per aumentata l’età di vent’anni è indicata solo per comodità di rife-
secrezione epatica di lipoproteine particolarmente nelle rimento.
donne che hanno una predisposizione genetica a svilup- Recentemente, il concetto di livelli di lipidi plasmati-
pare iperlipoproteinemie. ci normali (cioè presenti nella maggioranza degli indi-
vidui normali di una data popolazione) è stato sostitui-
4. Ipotiroidismo. In corso di ipotiroidismo viene ge-
to dal concetto di livelli “desiderabili”, cioè tali da
neralmente osservato un incremento del colesterolo e
comportare una significativa diminuzione del rischio di
delle LDL (tipo IIa) per ridotto catabolismo delle LDL
cardiopatia ischemica. In base a questo principio è sta-
e dei remnants.
to suggerito che la colesterolemia venga mantenuta al
5. Sindrome nefrosica. Questa malattia è caratteriz- di sotto di 200 mg/dl a tutte le età.
zata da una notevole perdita di proteine per gravi alte- La valutazione elettroforetica delle lipoproteine del
razioni renali, cui si associa generalmente un aumento siero è conveniente in tutti i casi, ma lo è soprattut-
di colesterolo e trigliceridi, con il carattere più spesso to nell’iperlipoproteinemia di tipo III, dove una larga
dell’iperlipoproteinemia di tipo IIb. banda anomala è caratteristicamente riconoscibile nel
tracciato.
6. Malattie epatiche. La cirrosi biliare primitiva pro-
Anche l’esame diretto del siero sanguigno (dopo con-
voca un aumento di colesterolo, fosfolipidi e lipoprotei-
servazione per almeno 18 ore a 4 °C) è utile per carat-
ne per mancata eliminazione del colesterolo in eccesso
terizzare un’iperlipoproteinemia. Nelle forme con au-
attraverso la bile. L’epatite acuta può condizionare un
mento delle VLDL (tipo IV) o dei remnants (tipo III) il
incremento delle VLDL per ridotta sintesi di enzimi di
siero apparirà diffusamente torbido. Nelle forme ac-
origine epatica (LCAT).
compagnate da iperchilomicronemia si avrà uno stato
G. Diagnosi delle iperlipoproteinemie. Nelle inda- lattescente che galleggia sul rimanente siero, limpido
gini di screening, eseguite per il riconoscimento del ri- (nel tipo I) o diffusamente torbido (nel tipo V).
schio di aterosclerosi, le determinazioni minime da ef-
fettuare sono il colesterolo e i trigliceridi nel siero e la H. Altre alterazioni delle lipoproteine. Queste, al-
valutazione della quantità di colesterolo legata alle lipo- meno in forma rilevante, sono molto rare e vengono qui
proteine HDL, che normalmente è circa il 20% del co- ricordate solo brevemente. Distinguiamo tre casi.
lesterolo totale del siero (un aumento di questa frazione
1. Alterazioni qualitative delle lipoproteine LDL.
è, infatti, un fattore di protezione piuttosto che di ri-
Sono presenti in soggetti con xantomi tendinei in as-
schio).
senza di una significativa ipercolesterolemia. Per lo più
Per le valutazioni cliniche correnti non si adopera né
il difetto consiste in un esagerato assorbimento di ste-
l’ultracentrifuga, né l’elettroforesi, ma si dosano le con-
roli vegetali nell’intestino. La condizione prende il no-
centrazioni di colesterolo totale nel siero e di colestero-
me di -sitosterolemia, dato che il -sitosterolo sosti-
lo presente nelle HDL (quest’ultimo dopo avere isolato
tuisce il colesterolo delle LDL e nei depositi tissutali.
queste lipoproteine con un metodo fisico-chimico). La
In altri casi il difetto è nel fegato e consiste in una ri-
differenza tra i due valori permette di valutare la con-
dotta conversione metabolica del colesterolo in acido
centrazione nel siero del cosiddetto colesterolo non
HDL, largamente rappresentato dal colesterolo presente
Tabella 3.6 - Rischio di eventi coronarici in pazienti classifica-
nelle LDL. Per una stima migliore di quest’ultimo si ti in base ai livelli di colesterolo plasmatico LDL o non HDL.
possono dosare anche i trigliceridi e applicare la for- (Da Havel e Rapaport, 1995.)
mula di Friedenwald:
colesterolo LDL = colesterolemia totale – CATEGORIA COLESTEROLO COLESTEROLO
DI RISCHIO LDL mg/dl) non HDL (mg/dl)
– [(trigliceridi del siero : 5) + colesterolo HDL]
Molto alto ≥ 190 > 220
È anche possibile precipitare le lipoproteine LDL e
dosare direttamente il colesterolo che contengono. Alto ≥ 160 > 190
Desiderabile < 130 < 160
La definizione di aumenti patologici dei lipidi pla- Ottimale per pazienti
smatici, tuttavia, non appare del tutto semplice, in coronaropatici < 100 < 130
quanto non esiste una distinzione netta tra valori nor-
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cirrosi epatica, l’artrite reumatoide, la glomeruloscle- luogo sono cellule fagocitiche, capaci perciò di interio-
rosi, la fibrosi polmonare e la pancreatite cronica. A rizzare materiale estraneo, che, nelle pareti arteriose, è
favore di questa tesi è dimostrato che un’elevata con- rappresentato dalle macromolecole filtrate e, in partico-
centrazione di proteina C reattiva (PCR) nel siero si lare, dalle lipoproteine. In secondo luogo, possono di-
correla positivamente con la propensione alla cardio- gerire il materiale proteico così introdotto al loro inter-
patia ischemica. In questo caso non si tratta degli au- no e presentare ai linfociti T i peptidi che ne derivano,
menti marcati, che comunemente si osservano nelle in- montati su molecole HLA (di istocompatibilità) di clas-
fezioni, ma di incrementi marginali, che con i moder- se II, in modo da sollecitare delle risposte immunitarie
ni metodi di dosaggio di questa proteina sono facil- specifiche. In terzo luogo possono secernere fattori so-
mente evidenziabili ma che potevano sfuggire ai meto- lubili (citochine) che promuovono l’infiammazione, co-
di semiquantitativi del passato. me l’interleuchina-1, il Tumor Necrosis Factor (TNF) e
Questo non significa che i livelli di lipoproteine nel altre. Infine, possono proliferare localmente per effetto
siero non abbiano importanza, dato che il colesterolo è di una citochina chiamata Macrophage Colony-Stimu-
contenuto nelle placche aterosclerotiche, ma che occor- lating Factor (MCSF). È chiaro perciò che i monociti
re anche un fattore che ne favorisca la deposizione nel- hanno un ruolo chiave nell’infiammazione che conduce
la parete delle arterie: questo fattore è l’infiammazione. alle lesioni aterosclerotiche.
Per comprendere come avvenga questo tipo di in- Le cellule muscolari lisce sono presenti nella tunica
fiammazione occorre soffermarsi sul ruolo di vari tipi media delle arterie, in quantità più o meno prevalente
di cellule e, in particolare, delle cellule endoteliali, dei rispetto alle fibre elastiche a seconda del calibro dei va-
monociti, delle cellule muscolari lisce e dei linfociti T. si, e sono normalmente circondate da fibre di collageno
Occorre anche dire qualcosa sulle piastrine. I e III, che esercita un’attività inibitoria sulla loro capa-
Le cellule endoteliali tappezzano all’interno tutto cità proliferative. Se, come può succedere per effetto
l’albero vascolare e si ritengono da tempo dotate di im- dell’infiammazione, il collageno viene degradato, si ha
portanti proprietà fisiologiche, in particolare della già proliferazione delle cellule muscolari lisce e la loro mi-
citata attività vasodilatatrice (grazie alla produzione di grazione in un ambiente diverso da quello fisiologico,
ossido nitrico) e della capacità di prevenire la forma- come avviene nelle placche aterosclerotiche, nelle qua-
zione locale di trombi (in conseguenza della produzio- li le cellule muscolari lisce sono circondate da proteo-
ne di un particolare derivato dell’acido arachidonico, la glicani che contengono rade fibre collagene lassamente
prostaciclina, che inbisce l’aggregazione piastrinica). sparpagliate. La proliferazione e la migrazione dalla
Inoltre, le cellule endoteliali sono in grado di produrre media verso l’intima delle cellule muscolari lisce fa sì
l’endotelina-1, e, almeno in alcune sedi, l’angiotensina che questi elementi possano interiorizzare lipoproteine
II, o il peptide natriuretico C di cui si è parlato a pro- nelle lesioni aterosclerotiche e contribuire al processo
posito dell’ipertensione arteriosa. Quando le cellule en- infiammatorio.
doteliali sono sottoposte a vari tipi di stimoli nocivi I linfociti T sono i protagonisti delle risposte immuni-
possono andare incontro a una particolare disfunzione tarie adattative (specifiche) in quanto sono in grado di
che si traduce in una loro aumentata permeabilità alle attivare questi processi in conseguenza del riconosci-
macromolecole, e quindi anche alle lipoproteine, e in mento di peptidi montati su molecole HLA di classe II
una maggiore adesività di monociti e linfociti T circo- di altre cellule che hanno la funzione di presentare gli
lanti sulla loro superficie. Questo avviene per la dere- antigeni. Nelle risposte primarie si pensa che queste
pressione di geni che fanno esprimere alla superficie cellule che presentano gli antigeni siano elementi spe-
delle cellule endoteliali molecole di adesione per i mo- cializzati detti cellule dendritiche. Ma nelle risposte se-
nociti e i linfociti T e che fanno produrre fattori che- condarie anche altre cellule, tra le quali i macrofagi,
moattraenti che favoriscono l’accumulo di queste cellu- possono svolgere la stessa funzione. Tra i linfociti T,
le nella parete arteriosa. In conclusione, uno stimolo quelli CD4 positivi, a seguito di un riconoscimento an-
nocivo sulle cellule endoteliali della parete arteriosa tigenico specifico, liberano interleuchina-2, che è un
promuove tanto una penetrazione locale di lipoproteine, fattore di proliferazione degli stessi linfociti, e altre ci-
quanto una concentrazione locale di cellule infiamma- tochine che direttamente o indirettamente provocano in-
torie. A questo proposito è interessante ricordare che la fiammazione. Si comprende perciò il ruolo importante
derepressione nelle cellule endoteliali dei geni che con- dei linfociti T nel caso che in una lesione ateroscleroti-
dizionano l’infiammazione avviene più facilmente nel- ca i macrofagi presentino loro un antigene al quale so-
le sedi dove viene ad attenuarsi lo stress longitudinale no sensibili.
della corrente sanguigna sulle pareti vascolari (“shear Le piastrine sono rapidamente attivate se a contat-
stress”, già ricordato) ossia nelle biforcazioni, nelle ra- to con l’endotelio danneggiato, ma si suppone che pos-
mificazioni e nelle curvature delle arterie, che sono sia sano contribuire allo sviluppo locale di infiamma-
i luoghi dove il flusso del sangue arterioso tende a es- zione. Infatti, non appena sono attivate, esprimono alla
sere turbolento sia le sedi più comuni delle lesioni ate- superficie una molecola denominata CD40 ligando
rosclerotiche. Va infine ricordato che, tra le cellule in- (CD40L). Questo significa che si può legare con la mo-
fiammatorie, richiamate dalla disfunzione delle cellule lecola corrispondente, denominata CD40, che è presen-
endoteliali, non sono inclusi i granulociti neutrofili. te sui linfociti B, sui monociti-macrofagi e anche sulle
I monociti sono i precursori dei macrofagi presenti cellule endoteliali. Questo legame dà luogo a un segna-
nei tessuti che svolgono importanti attività. In primo le: per esempio, il CD40L si trova sui linfociti T e vie-
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ne considerato importante per la cooperazione con i 6. Reazioni immunitarie. Possono essere generate in
linfociti B. È stato dimostrato che il CD40L sulle pia- loco se i macrofagi che hanno assunto lipoproteine al-
strine attivate interagisce con le cellule endoteliali e le terate e perciò divenute antigeniche, le presentano ai
induce a esprimere molecole di adesione che facilitano linfociti T nelle stesse lesioni aterosclerotiche. Lo stes-
il passaggio di monociti e linfociti T nella parete arte- so può avvenire per quei microrganismi che possono lo-
riosa. calizzarsi direttamente nelle cellule endoteliali che co-
Fatte queste premesse, si può così delineare la pato- prono le lesioni.
genesi della aterosclerosi. Il primo passo deve essere
rappresentato da un insulto nocivo sulle cellule endote- La sequenza degli eventi patogenetici può essere così
liali, che può essere fisico, chimico, infettivo o immu- delineata.
nologico. Qui di seguito ne riportiamo alcuni.
1. Uno qualsiasi dei fattori sopra indicati può provo-
1. Ipertensione arteriosa. È un classico stimolo fisi- care un danno endoteliale. Tra questi un ruolo di parti-
co, particolarmente nelle sedi dove il flusso sanguigno colare importanza può essere esercitato dagli alti livelli
è turbolento. ematici di LDL.
2. Radicali liberi. Si formano con il fumo di sigaret- 2. A seguito di questo danno, monociti e linfociti T
te e rappresentano per le cellule endoteliali un insulto aderiscono alla sede di lesione endoteliale e l’attraver-
chimico. sano. Aumenta anche la permeabilità locale alle macro-
molecole e le lipoproteine penetrano nelle pareti arte-
3. Livelli superiori alla norma di omocisteina nel riose. A questo processo dà un contributo la PCR pre-
sangue. Non è ben chiaro in quale modo questa sostan- sente nelle lesioni aterosclerotiche, sia che venga pro-
za danneggi le cellule endoteliali. Elevati livelli di omo- dotta localmente, sia che vi pervenga attraverso la cor-
cisteina possono essere geneticamente determinati rente sanguigna da lesioni distanti. È stato dimostrato
(Cap. 52). Nei soggetti omozigoti si hanno lesioni arte- che la PCR è un chemoattraente per i monociti e che,
riose molto gravi in giovane età, ma gli eterozigoti so- legandosi alle LDL, facilita la loro interiorizzazione in
no apparentemente normali, salvo una predisposizione queste cellule.
ai fenomeni trombotici. È possibile che questa condi-
zione possa anche avere un ruolo nell’induzione di le- 3. I monociti, divenuti macrofagi, interiorizzano le li-
sioni aterosclerotiche. poproteine, assumendo un aspetto particolare che è det-
to di “cellule schiumose”, e le digeriscono. Se questo
4. Lipoproteine chimicamente modificate. Della pos- processo va a buon fine la lesione è reversibile. È que-
sibilità di queste modificazioni si è già parlato a propo- sto il caso delle cosiddette strie lipidiche.
sito dello smaltimento delle lipoproteine. È chiaro che è
4. Tuttavia, i macrofagi secernono anche citochine in-
più facile che le lipoproteine modificate siano in quan-
fiammatorie e il fattore di crescita per la loro moltipli-
tità elevata se i livelli ematici di LDL sono costituzio-
cazione, il già citato MCSF. Aumentano perciò di nu-
nalmente alti e questo stabilisce un collegamento diret-
mero e, promuovendo l’infiammazione, incrementano
to tra le iperlipoproteinemie e l’aterosclerosi. Un’altra
la permeabilità locale della barriera endoteliale e la pe-
modificazione importante si verifica nel diabete, per
netrazione di lipoproteine.
glicazione delle lipoproteine. In questa malattia esiste
una particolare predisposizione all’aterosclerosi. 5. Qualora i macrofagi presenti nelle lesioni ateroscle-
rotiche presentino alla loro superficie, montati su mole-
5. Infezioni. Di queste si è già parlato. È evidente che cole HLA di classe II, peptidi riconoscibili da parte dei
la localizzazione di un agente infettante direttamente linfociti T come segnali antigenici (e questi possono de-
nelle cellule endoteliali può indurre un’infiammazione rivare anche da LDL modificate), quest’ultime cellule
locale. Un problema più controverso è il ruolo di infe- possono rilasciare nell’ambiente le citochine che diretta-
zioni croniche in sedi remote dalle lesioni ateroscleroti- mente o indirettamente promuovono l’infiammazione.
che, come una bronchite cronica, una prostatite cronica
o una gengivite (o, come si è supposto, un’infezione 6. Le piastrine aderiscono all’endotelio danneggiato e
cronica nello stomaco da Helicobacter pylori). Questa vengono attivate. Oltre a determinare un rischio di trom-
possibilità è stata considerata con attenzione perché è bosi, viene incrementato il processo infiammatorio lo-
opinione diffusa che gli alterati livelli di PCR che si os- cale.
servano nella cardiopatia ischemica non derivano da
produzione di questa proteina nelle lesioni aterosclero- 7. L’eccesso di lipoproteine, e in particolare delle
tiche, ma altrove. Una spiegazione possibile è che dalle LDL ricche in colesterolo, può superare le capacità di-
sedi di infezione cronica vengano messe in circolazione gestive dei macrofagi e il colesterolo liberato dai lega-
le citochine infiammatorie e che queste favoriscano l’e- mi con le apoproteine può precipitare in forma cristalli-
voluzione delle placche aterosclerotiche preesistenti. na nel loro citoplasma. I macrofagi possono perciò mo-
Che sia così sembra dimostrato dal fatto che anche in- rire per apoptosi o per necrosi. In quest’ultimo caso li-
fiammazioni sistemiche non infettive, come nella artri- berano nell’ambiente gli enzimi litici che derivano dai
te reumatoide, favoriscono lo sviluppo di aterosclerosi. loro lisosomi.
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8. Gli enzimi litici rilasciati dai macrofagi degradano teriale fibro-grassoso a sede subintimale, con un’area
le fibre collagene e consentono la migrazione dalla me- centrale lipidica formata da colesterolo e suoi esteri, in
dia verso l’intima di cellule muscolari lisce in grado di parte circondata da uno strato fibroso. La placca atero-
proliferare. masica talvolta, ma non obbligatoriamente, è preceduta
dalla “stria lipidica”, presente anche nel bambino, che
In presenza di un eccesso di lipoproteine, le cellule appare come un’area focale di edema costituita da un
muscolari lisce possono assumerle e, caricandosi di li- accumulo di lipidi nell’intima.
pidi, prendere l’aspetto di cellule schiumose (a somi- Le placche sono di colore biancastro o bianco gialla-
glianza di quanto fanno i macrofagi che, come si è vi- stro e al taglio appaiono costituite da materiale poltaceo
sto, costituiscono la maggioranza delle cellule con que- granulare e grassoso. Istologicamente, esse sono costi-
sto aspetto). Possono perciò contribuire alla formazione tuite da un accumulo di fibre connettivali e di matrice
delle “strie grasse”, le lesioni iniziali dell’aterosclerosi. connettivale, che costituiscono in gran parte la compo-
Più facilmente, le cellule muscolari lisce attivano le lo- nente superficiale, la cosiddetta cappa fibrosa, e da una
ro capacità sintetiche, producendo sostanza fondamen- proliferazione di cellule muscolari lisce disperse in
tale e fibre del connettivo e così dando origine a lesio- quantità variabile nella cappa fibrosa. Infine, si osserva
ni fibrose. Il loro ruolo sarebbe perciò fondamental- anche una deposizione di lipidi, che costituiscono la
mente di tipo riparativo. porzione più profonda e centrale della placca. Il mate-
Perciò, gli effetti lesivi sono seguiti da processi ripara- riale lipidico costituisce una massa disorganizzata alla
tivi che sono esplicati principalmente dalle cellule mu- cui formazione contribuiscono cristalli di colesterolo,
scolari lisce che sono presenti nella parete arteriosa. Ma residui cellulari e quantità variabili di fibrina e di altre
perché le cellule muscolari lisce si impegnino in questi proteine plasmatiche.
processi, è necessario che esse siano stimolate da vari Le variazioni morfologiche delle placche dipendono
fattori di crescita. Il più importante è prodotto dalle pia- dalla diversa combinazione di tutte queste componenti.
strine che aderiscono all’endotelio alterato o al connetti- La placca ateromasica, aumentando di volume, tende
vo dell’intima messo a nudo dalla retrazione delle cellule a protrudere nel lume; nel suo pieno sviluppo, essa può
endoteliali (da qui la tendenza alla trombosi sulle lesioni andare incontro ad una serie di modifiche che danno
ateromatosiche). Le piastrine così adese secernono un luogo alle “placche complicate”.
fattore chiamato PDGF (Platelet Derived Growth Factor)
che è in grado di stimolare la proliferazione di cellule • L’ulcerazione della superficie e la successiva rottura
muscolari lisce della parete arteriosa. della placca determinano lo svuotamento dei residui
La formazione delle placche aterosclerotiche provoca necrotici nel lume del vaso con conseguenti mi-
un ispessimento delle pareti arteriose che inizialmente è croembolie (emboli di colesterolo).
compensato da una dilatazione graduale di questi vasi • Sulla placca così lesa e fissurata si può verificare
(“rimodellamento”). Ma, con il passare del tempo è ine- una trombosi, complicanza temibile, perché, nelle ar-
vitabile una stenosi dei lumi arteriosi con problemi di terie di medio e piccolo calibro, può determinare oc-
perfusione dei tessuti che sono alla base delle conse- clusione del lume.
guenze cliniche dell’aterosclerosi. È molto importante • L’emorragia entro l’ateroma, dovuta sia alla lesione
anche la tendenza alla formazione di trombi sulle plac- dell’endotelio che alla rottura delle sottili pareti dei
che aterosclerotiche, che possono condurre a occlusioni capillari che vascolarizzano la placca.
vasali. Questo avviene per l’aggregazione di piastrine • Nelle fasi più avanzate della malattia gli ateromi pos-
nelle zone di danneggiamento endoteliale ed è facilita- sono andare incontro a massive calcificazioni, sino a
to dal contesto infiammatorio delle lesioni arteriose. I trasformare il vaso in un condotto rigido e con la fra-
fenomeni trombotici si verificano per lo più repentina- gilità di un guscio d’uovo.
mente (il che ha conseguenze importanti, per esempio • Infine, la placca ateromasica, anche se a localizza-
nell’infarto del miocardio) e sono collegati con una ca- zione principalmente subintimale e con tendenza a
ratteristica delle placche aterosclerotiche che viene de- evolvere in tutte le sue complicanze all’interno del
nominata la loro instabilità. È, infatti, possibile che la lume, può, nei casi più gravi, determinare atrofia, da
capsula fibrosa che le ricopre sia sottile e possa rom- compressione sulla media, e frammentazione della
persi o per trauma meccanico o per azione di enzimi li- componente elastica, così da diminuire la minor resi-
tici liberati dai macrofagi. Questa rottura, anche se, co- stenza della parete in grado tale da permettere la di-
me più spesso accade, costituisce una semplice fissura- latazione aneurismatica del vaso colpito.
zione, provoca l’aggregazione piastrinica e la liberazio-
ne locale del fattore tessutale ad attività tromboplastini-
ca e altri fattori emostatici (Cap. 52). Perciò, le placche Profilassi e terapia
aterosclerotiche instabili sono le più pericolose.
Da quanto sopra esposto è chiaro che per l’ateroscle-
rosi la profilassi è particolarmente importante ed è le-
Anatomia patologica gata alla dieta e allo stile di vita. La dieta non deve es-
sere ricca di gassi animali, mentre sono utili gli alimen-
La lesione morfologica fondamentale dell’ateroscle- ti vegetali (cosiddetta dieta mediterranea) e quelli di de-
rosi è la placca ateromasica; essa è una raccolta di ma- rivazione ittica. Occorre evitare l’eccesso di peso, svol-
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gere attività fisica e non fumare. Tutto questo fa parte che per primo ne fece una descrizione, è caratterizzata
della sapienza popolare, ma esistono altri particolari dalla presenza di calcificazioni focali a livello della
che sono meno conosciuti. Per esempio, si ritiene che le media, le quali interessano usualmente tutta la circonfe-
donne in età fertile siano relativamente risparmiate dal- renza di vasi arteriosi di tipo muscolare, di calibro me-
l’aterosclerosi alle coronarie, ma non è vero che la tera- dio-piccolo. Sono colpite soprattutto le arterie muscola-
pia sostitutiva con ormoni femminili dopo la menopau- ri degli arti, inferiori e superiori, e quelle dei vasi che
sa prolunghi questa protezione (al contrario, si è visto irrorano i genitali.
che nelle donne così trattate i livelli ematici di PCR au-
mentano). Si sa che esistono farmaci in grado di ridur- Morfologicamente la lesione è caratterizzata da calcifica-
re i livelli di lipidi plasmatici, ma alcuni meccanismi zioni ad anello o a placca nella media delle arterie di medio e
protettivi di questi farmaci non sono completamente piccolo calibro (arterie a trachea di pollo). Le lesioni non cau-
sano restringimento del lume, ma perdita di elasticità della
noti. parete. L’intima e l’avventizia sono indenni.
I farmaci impiegati a questo fine appartengono a tre
classi: le statine, i fibrati e i derivati dell’acido nicotini- La malattia colpisce prevalentemente persone di età
co. Le statine sono indicate nelle iperliproteinemie nel- avanzata e ha usualmente uno scarso significato clinico,
le quali prevale l’aumento del colesterolo; i fibrati nel- in quanto non produce un restringimento dei vasi arte-
le forme nelle quali prevale l’aumento dei trigliceridi e riosi, a meno che non si accompagni ad aterosclerosi.
i derivati dell’acido nicotinico (non disponibili come ta-
li in Italia) nelle forme miste. Le statine sono farmaci B. Arteriolosclerosi. Rappresenta, nella maggior
molto efficaci nel ridurre i livelli di colesterolo plasma- parte dei casi, una complicazione dell’ipertensione, ed
tici, ma possono esercitare azioni lesive sui muscoli (e, è caratterizzata dalla comparsa di fenomeni di ialinizza-
se queste sono massive, con liberazione nel sangue di zione a livello dell’intima e della media delle arteriole
mioglobina, possono anche provocare insuffìcienza re- di piccolo calibro, particolarmente delle arteriole renali
nale acuta). Questo effetto nocivo si verifica più facil- (arteriolosclerosi ialina); ne deriva una moderata ridu-
mente se le statine sono associate ad altri farmaci, co- zione del lume dell’arteriola, con eventuale ischemia
me gli stessi fibrati o l’immunosoppressore ciclospori- renale diffusa e ipotrofia dei reni.
na A. Per questo motivo, quando si somministrano le
statine, occorre controllare periodicamente nel sangue Sul piano morfologico si identificano due tipi istologici.
la concentrazione di enzimi derivati dai muscoli, come L’arteriolosclerosi ialina, caratterizzata da ispessimento della
la creatinfosfochinasi (CPK). Con queste cautele, tutta- parete per deposizione di materiale amorfo omogeneo, con ri-
via, la somministrazione delle statine si è rivelata rela- duzione del lume. L’arteriolosclerosi iperplastica, tipica dei
tivamente sicura e questi farmaci si sono rivelati utili pazienti con grave ipertensione, è caratterizzata da ispessi-
sia nella profilassi primaria dell’infarto del miocardio mento della parete a bulbo di cipolla e da marcata riduzione
(somministrazione a soggetti ipercolesterolemici che del lume; nella forma iperplastica sono frequenti i depositi di
sostanza fibrinoide e la necrosi acuta della parete del vaso,
non avevano ancora avuto un infarto) che nella profi- che integrano il quadro dell’arteriolite necrotizzante.
lassi secondaria (somministrazione a soggetti che ave-
vano avuto un infarto, per prevenire una recidiva). Un Nel caso di ipertensione maligna, il danno renale può
punto di grande interesse è che la profilassi secondaria manifestarsi altresì con la comparsa di fenomeni molto
è risultata utile anche in pazienti che avevano livelli più gravi, di proliferazione di cellule (derivate dai mio-
normali di colesterolo nel sangue. Questo fa pensare citi, pare) nelle pareti dell’arteriola con grave riduzione
che le statine svolgano un’attività anche direttamente del lume; a questo si possono aggiungere fenomeni in-
sulla parete delle arterie, come suggerisce il fatto che fiammatori e necrosi fibrinoide. Il quadro è chiamato
questi farmaci sono in grado di ridurre i livelli di PCR arteriolosclerosi iperplastica.
nel sangue di pazienti con cardiopatia ischemica e che
il numero dei progenitori delle cellule endoteliali circo-
lanti nel sangue può essere significativamente aumenta-
to quando vengono impiegati. Principali sindromi cliniche
Per i dettagli della terapia delle iperlipoproteinemie si di origine arteriosclerotica
vedano i testi di terapia.
Le conseguenze cliniche dell’aterosclerosi sono lega-
te alla riduzione del calibro dei vasi interessati dalla
Altre forme di arteriosclerosi malattia ed al conseguente ridotto apporto di ossigeno
ai tessuti che da tali vasi dipendono per il fabbisogno
Accanto all’aterosclerosi, esistono altre forme di arte- energetico.
riosclerosi, più rare, e in genere di minore rilevanza cli- La situazione che si viene a creare viene definita co-
nica, le quali possono presentarsi isolate o complicare me ischemia, intendendo con questo termine una di-
una precedente degenerazione aterosclerotica dei vasi. sponibilità di ossigeno inferiore a quelle che sono le
esigenze di quel determinato organo in una situazione
A. Sclerosi mediale calcifica. Questa forma di arte- data.
riosclerosi, nota anche come sclerosi della media di Il grado di ischemia provocato dalla malattia dipende
Mönckeberg, dal nome dell’anatomopatologo tedesco da vari fattori.
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Innanzitutto dalla presenza o meno di circoli collate- tali da occludere in gran parte o tutto il lume arterioso, è
rali, in grado di supplire al ramo arterioso ristretto. È responsabile dell’insorgenza di ipertensione renale.
chiaro che il danno è tanto maggiore se è interessato un D’altro canto, modificazioni aterosclerotiche o, più
vaso arterioso cosiddetto terminale, cioè privo di colle- frequentemente, arteriolosclerotiche, dei vasi renali,
gamenti arteriosi collaterali. possono condurre all’instaurazione progressiva di in-
In secondo luogo è importante la velocità di instaura- sufficienza renale cronica.
zione del restringimento stesso, in quanto un processo
lento favorisce lo sviluppo, quando possibile, dei sopra- 5. Arti. Placche ateromasiche tendono a localizzarsi
citati circoli collaterali vicari. con frequenza significativa a livello delle arterie che
Da ultimo, ma non ultimo in ordine di importanza, vascolarizzano gli arti, e particolarmente gli arti infe-
viene il lavoro svolto in quel determinato momento dal- riori.
l’organo in causa, lavoro che condiziona direttamente il Le sedi maggiormente colpite sono rappresentate dal-
consumo di O2: è chiaro che un vaso arterioso stenoti- le arterie iliache comuni, dalle arterie femorali (più
co può essere in grado di fornire una quantità di ossi- spesso a livello del canale degli adduttori), mentre le ar-
geno sufficiente in condizioni di riposo, ma non di sup- terie poplitee sono generalmente risparmiate al di sotto
plire alle aumentate richieste sotto sforzo. dell’origine dei loro tre rami principali. Più distalmente
Una seconda, importante conseguenza clinica dell’a- vengono interessate le arterie tibiali posteriori e le ti-
terosclerosi è rappresentata dalla possibile formazione biali anteriori alla loro origine.
locale di trombi, con ostruzione completa o pressoché I sintomi dell’affezione compaiono caratteristicamen-
completa di un’arteria. L’occlusione di un’arteria termi- te in concomitanza all’aumento locale di richieste di os-
nale provoca una brusca mancata irrorazione dei tessu- sigeno, cioè a dire con l’esercizio. Il dolore si manife-
ti tributari del vaso, con comparsa di fenomeni di ne- sta dunque con la deambulazione, tanto più precoce-
crosi, noti altresì con il termine di infarto. mente (da qualche centinaio di metri a pochi passi)
Le sedi maggiormente suscettibili ai danni provocati quanto più grave è il restringimento del vaso, e tende a
dall’aterosclerosi sono menzionate di seguito. risolversi con il riposo: è questo il quadro noto con il
nome di “claudicatio intermittens”, per il tipico anda-
1. Miocardio. Le arterie coronarie sono interessate mento dei sintomi.
assai frequentemente da processi aterosclerotici. Le for- La sede del dolore è utile per la localizzazione della
me cliniche spaziano dall’angina pectoris (forma ische- stenosi.
mica) all’infarto acuto del miocardio, conseguenza di Una forma particolare dell’affezione, caratterizzata
una trombosi delle coronarie. Per una trattazione di da dolore e astenia a carico di entrambi gli arti inferio-
questi argomenti, si rimanda al capitolo dedicato alla ri, e impotenza nel maschio, è legata alla presenza di
cardiopatia ischemica (Cap. 7). una placca aterosclerotica a livello della biforcazione
dell’aorta, ed è nota come “sindrome di Leriche”.
2. Encefalo. Le richieste di ossigeno da parte del- Al fine di valutare la sede del tratto stenotico, accan-
l’encefalo sono caratteristicamente piuttosto elevate, ma to alla localizzazione del dolore, è di primaria impor-
non conoscono ampie oscillazioni. Se da un lato un defi- tanza la valutazione dei polsi periferici: polso femorale,
cit cronico di ossigenazione, secondario ad aterosclerosi polso popliteo, tibiale posteriore, pedidio. Si può osser-
delle arterie cerebrali, conduce ad una progressiva ridu- vare una ridotta pulsatilità rispetto all’arto controlatera-
zione dei neuroni funzionanti, l’insorgenza di una trom- le, o assenza della pulsatilità stessa.
bosi o di un’emorragia cerebrale conduce alla sequela di A livello dei vasi di calibro maggiore, in presenza di
eventi meglio nota come “ictus cerebri” (Cap. 84). un’ostruzione non completa, è altresì apprezzabile la
presenza di soffi.
3. Apparato gastroenterico. La presenza di placche Altri segni indiretti di una ridotta perfusione arteriosa
aterosclerotiche a livello del tronco celiaco o delle arte- sono dati dalla temperatura dei distretti interessati, che
rie mesenteriche può dar luogo ad un’ischemia intesti- appaiono più spesso ipotermici, pallidi, con segni di ri-
nale cronica, la quale si rende più spesso evidente nel dotto trofismo (riduzione dell’apparato pilifero, distro-
momento in cui aumentano le richieste di ossigeno, e fie ungueali, ulcerazioni cutanee), fino ad un quadro di
cioè al momento della digestione. Caratteristicamente, i vera e propria gangrena, nel caso di occlusione comple-
pazienti affetti da questa malattia, che in analogia all’e- ta del circolo.
quivalente miocardico viene definita anche “angina ab-
dominis”, lamentano dolore addominale ad insorgenza Per una più precisa valutazione dell’entità e della se-
postprandiale, frequentemente protratto anche per di- de della stenosi è quindi possibile fare ricorso ad inda-
verse ore. gini strumentali.
Fenomeni occlusivi più gravi, e l’eventuale formazio- In primo luogo all’oscillometria: si tratta di uno stru-
ne di veri trombi mesenterici, portano all’instaurazione mento che si basa sullo stesso principio dello sfigmo-
di infarto mesenterico, cui concomita gangrena dell’in- manometro, con in più la possibilità di trascrivere le
testino e peritonite diffusa. oscillazioni impresse dall’onda cardiaca; è quindi pos-
sibile documentare l’ampiezza di tali oscillazioni a vari
4. Rene. La presenza di placche ateromasiche, a li- livelli degli arti e stabilire la sede e il grado di riduzio-
vello dell’arteria renale o di uno dei suoi rami principali, ne del flusso.
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Analoghi risultati si possono ottenere mediante l’uti- possono direttamente essere osservati sul fondo dell’oc-
lizzazione dell’ultrasonografia (Doppler degli arti). chio.
Da ultimo, l’arteriografia consente una localizzazio- La terapia dell’embolia di colesterolo dà poca soddi-
ne assolutamente precisa delle lesioni arterioscleroti- sfazione. È bene sostituire gli anticoagulanti con degli
che: questo esame viene generalmente riservato ai pa- antiaggreganti delle piastrine.
zienti candidati a una correzione chirurgica. I fenomeni infiammatori possono essere ridotti con
l’impiego della colchicina o dei corticosteroidi. Ma nel
complesso i risultati terapeutici sono frequentemente
Embolie di colesterolo modesti.
dell’aorta, più frequentemente al di sotto delle arterie Sotto la pressione dell’onda sfigmica, infatti, la mas-
renali. Più raramente, aneurismi aterosclerotici possono sa sanguigna tende a progredire all’interno della parete
localizzarsi a livello del tratto discendente, in genere di- aortica, generalmente in senso anterogrado (soprattutto
stalmente all’origine dell’arteria succlavia di sinistra. nel caso della dissecazione dell’aorta ascendente), ma
I pazienti affetti dall’anomalia, per lo più soggetti an- talvolta anche in senso retrogrado (dissecazioni dell’ar-
ziani, affetti da aterosclerosi e/o ipertensione, sono in co e del tratto discendente).
genere asintomatici o paucisintomatici (può venire rife- La dissecazione dell’aorta ascendente rappresenta
rito un dolore addominale o lombare), fino all’insor- la forma gravata da una prognosi più infausta, per
genza della drammatica complicazione dell’aneurisma, una rapida evoluzione con interessamento dei grossi
rappresentata dalla rottura: in questo caso, i soggetti tronchi arteriosi a partenza nelle immediate vicinanze
colpiti mostreranno una rapida evoluzione verso un gra- della lesione. La distorsione e l’occlusione di questi
ve stato di shock, in concomitanza a un violento dolore rami determinano importanti conseguenze: alterazioni
addominale, spesso riferito come posteriore. neurologiche, cardiache, della perfusione a livello di
Alla visita, nel caso di aneurismi addominali non com- diversi distretti corporei. Esiste inoltre una spiccata
plicati, accanto a segni suggestivi di aterosclerosi, è fre- tendenza al diretto coinvolgimento del cuore: in circa
quentemente possibile apprezzare una pulsazione in se- la metà dei pazienti si sviluppa un’insufficienza aor-
de meso-epigastrica e addominale. La palpazione bima- tica (per distorsione dell’apparato valvolare) e la
nuale permette di apprezzare che la massa si espande a morte sopravviene per rottura dell’aneurisma nel pe-
ogni sistole in senso latero-laterale. In alcuni soggetti è ricardio.
altresì auscultabile, nella medesima sede, un soffio. Il più importante fattore predisponente alla disseca-
Nel sospetto di aneurisma dell’aorta, le indagini ap- zione è rappresentato dalla necrosi cistica della media,
propriate sono rappresentate in prima istanza da una ra- la quale può essere associata alla sindrome di Marfan o,
diografia dell’addome (che consente di osservare la più spesso, all’ipertensione, alla coartazione dell’aorta
presenza di calcificazioni a livello dell’aneurisma stes- o a una valvola aortica bicuspide.
so), quindi dall’ecografia addominale e dalla tomogra-
fia assiale computerizzata.
La prognosi della malattia è largamente influenzata
dalle dimensioni dell’aneurisma e dalla presenza con-
comitante o meno di cardiopatia: negli aneurismi a ra- Lacerazione
Lume dell’intima
pida crescita o con un diametro maggiore di 6 cm è in aortico
Sonda
genere indicato un intervento correttivo, in quanto la
rottura dell’aneurisma è gravata da un tasso di mortalità Falsa
camera
assai elevato.
La diagnosi differenziale deve venire posta con le dila-
tazioni aneurismatiche di origine infettiva o traumatica. La falsa camera
Una causa un tempo molto frequente di aneurismi contiene solo una parte
dell’aorta è rappresentata dalla sifilide: gli aneurismi del perimetro dell’aorta
luetici tendono peraltro a localizzarsi con frequenza Lume
molto maggiore a livello dell’aorta ascendente e sono aortico
più spesso di tipo sacculare.
Bisogna inoltre ricordare che anche altri agenti infet- Falsa
tivi possono essere responsabili dell’insorgenza di camera Sonda
aneurismi e tra questi particolarmente frequenti sono
gli aneurismi micotici (in questo contesto, micotici La falsa camera
raggiunge tutta la
vuol dire: da batteri). circonferenza aortica
Un’altra patologia in grado di causare aneurismi, a
localizzazione preferenziale nel tratto ascendente, è in- Falsa
fine rappresentata dalla necrosi cistica della media, al- camera
terazione della parete arteriosa associata in alcuni casi
alla sindrome di Marfan.
Lume Falsa
aortico camera
Lume
Dissecazione dell’aorta aortico Rottura
della Porta di rientro
parete
È rappresentata da un’interruzione della continuità esterna
(autosvuotamento)
degli strati della parete del vaso, cui consegue un pro-
gressivo scollamento degli strati stessi e un avanzamen-
to di sangue nel contesto della parete del vaso. Si crea Figura 3.4 - Dissecazione dell’aorta.
dunque una falsa via, che conduce ad effetti drammati- Le due immagini piccole in basso mostrano come l’aneuri-
ci, qualora non venga effettuata una tempestiva corre- sma possa rompersi, ma anche come il sangue possa ritor-
zione chirurgica (Fig. 3.4). nare nel lume dell’aorta.
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Il sintomo cardine della dissecazione dell’aorta è rap- gno (che è previsto dalla periferia al centro e dai vasi
presentato dal dolore, improvviso e violento, toracico, superficiali a quelli profondi), con conseguente sfian-
vuoi anteriore, vuoi posteriore. camento del sistema valvolare.
La diagnosi, che deve essere sempre presa in conside- Il funzionamento della pompa muscolare, d’altro can-
razione nel caso di dolore toracico importante, spesso to, è indispensabile in quanto la contrazione muscolare
associato ad anomalie della pulsatilità delle carotidi e/o comprime i sinusoidi muscolari e provoca la chiusura
dei valori pressori a carico dei due arti superiori (per in- delle valvole, favorendo così la propulsione del sangue
teressamento dei grossi vasi arteriosi), deve venire con- verso il cuore.
fermata da esami strumentali da eseguirsi d’urgenza. Le valvole del sistema venoso degli arti inferiori, in-
La radiografia del torace standard mostra in genere fine, sono strutturate in modo da favorire anch’esse la
un allargamento dell’ombra mediastinica superiore; è risalita del sangue verso il cuore destro, e consentono
comunque indispensabile, in caso di sospetto di disse- infatti il flusso solo dal basso verso l’alto e dal sistema
cazione, sottoporre il paziente ad un’aortografia urgen- superficiale a quello profondo, per quanto concerne i
te, per una valutazione più precisa della sede e delle di- vasi perforanti. Ne consegue che una congenita man-
mensioni della lesione. canza o una riduzione numerica delle valvole, così co-
L’instaurazione di un tempestivo trattamento ipotensi- me uno sfiancamento del sistema stesso, comporta im-
vo e una correzione chirurgica sono infatti in grado di portanti conseguenze cliniche. È bene infatti ricordare
salvare la vita a una percentuale non trascurabile di pa- che la “continenza” del sistema valvolare può venire
zienti. messa in pericolo tanto da un’occlusione quanto da una
dilatazione dei vasi venosi.
La sintomatologia della malattia è comunemente ca- I due eventi hanno un significato clinico, una prognosi
ratterizzata da senso di peso agli arti inferiori e affati- ed una terapia molto diversi fra loro, per cui vale la pe-
cabilità, particolarmente evidenti dopo stazione eretta na di discuterne separatamente.
prolungata. Nelle forme più avanzate e in quelle secon-
darie i sintomi sono più appariscenti e, a quelli sopra A. Tromboflebite acuta. Si tratta di una trombosi
indicati, si aggiunge caratteristicamente edema. acuta che interessa un segmento venoso superficiale e
La diagnosi dell’affezione è per lo più clinica. In una in questo caso l’evento infiammatorio gioca un ruolo
prima fase, le vene tese possono essere percepite alla preponderante nella genesi e nell’evoluzione della ma-
palpazione, anche se non all’ispezione; successivamen- lattia. La trombizzazione del vaso venoso superficiale è
te, si possono osservare i caratteristici “gavoccioli” va- con ogni probabilità secondaria all’infiammazione del-
ricosi, localizzati prevalentemente nel territorio di dre- la parete venosa, e l’estensione dell’occlusione al di-
naggio della piccola e della grande safena. La presenza stretto venoso profondo non è dimostrata e rappresenta
di vene varicose in sedi atipiche deve invece indurre al quasi con certezza un evento assai raro.
sospetto di un’ostruzione a livello del sistema profondo L’eziologia della malattia, fatta eccezione per i rari
e quindi di una forma secondaria della malattia, o alla casi dovuti a manovre strumentali poco corrette (flebite
presenza di fistole arterovenose. chimica di origine iatrogena), è ancora poco chiara.
Al fine di distinguere tra le due forme è utile effettuare Viene attribuita importanza ad alterazioni della parete
il test di Brodie-Trendelenburg: il paziente viene fatto del vaso venoso e a favore di questa ipotesi sono le ri-
sdraiare in posizione supina e gli viene chiesto di solleva- petute flebiti che si manifestano in corso di tromboan-
re un arto al di sopra del livello del cuore al fine di svuo- gioite obliterante, mentre alterazioni a carico dei mec-
tare il letto venoso. Si lega quindi un laccio a mezza co- canismi della coagulazione sarebbero responsabili delle
scia con lo scopo di occludere le vene superficiali. Si fa forme che si osservano nei pazienti neoplastici (trom-
poi assumere al paziente la stazione eretta e si osservano boflebiti migranti).
le modalità di riempimento della grande safena, con e Costituisce comunque un sicuro fattore favorente la
senza laccio. In condizioni di normalità, quando il laccio presenza di vene varicose, possibilmente per la maggio-
è ancora stretto, si osserva un riempimento relativamente re facilità a microtraumatismi.
lento della safena dal basso verso l’alto; non si osserva L’esordio della malattia è in genere brusco, caratteriz-
alcuna ulteriore dilatazione della safena quando il laccio zato dalla comparsa di vivo dolore a carico del vaso ve-
viene rimosso. In caso di incontinenza del sistema valvo- noso interessato, che si presenta come un cordone ar-
lare della grande safena, la situazione sarà analoga a rossato e dolente. Coesistono in genere eritema ed ede-
quella precedentemente descritta con il laccio, ma alla ma, a carico dell’arto compromesso, e febbre.
sua rimozione si osserverà invece riempimento e dilata- La diagnosi della malattia è clinica, va esclusa una
zione molto rapidi della safena, a procedere dall’alto ver- linfangite o una cellulite batterica: nei casi dubbi è uti-
so il basso. In caso di vene varicose secondarie, infine, si le sottoporre il paziente ad un Doppler venoso che, in
osservano riempimento e dilatazione rapidi della grande caso di tromboflebite, mostra invariabilmente trombiz-
safena anche con il laccio stretto, a causa dell’insuffi- zazione del segmento interessato.
cienza del sistema valvolare delle vene perforanti, con ul- La prognosi della malattia è di solito buona e la tera-
teriore dilatazione della safena in caso di insufficienza pia si fonda sull’utilizzo di farmaci antinfiammatori,
anche del sistema valvolare della safena stessa, alla rimo- sul riposo e sulla sopraelevazione dell’arto affetto.
zione del laccio.
A questo test è comunque utile aggiungere un Dop- B. Trombosi delle vene profonde. A differenza del
pler venoso e, nelle forme dubbie, una flebografia. quadro precedente, si tratta di una patologia assai seria,
La prognosi della malattia, nella sua forma primaria, sia per l’esordio e il decorso particolarmente insidiosi,
è sicuramente buona, mentre la forma secondaria può sia per le conseguenze spesso gravi e in alcune occasio-
dare conseguenze assai più gravi e potenzialmente leta- ni fatali.
li, quali la tromboembolia polmonare. Com’è noto, infatti, trombi localizzati a livello delle
La terapia della forma primaria si fonda essenzial- vene profonde possono dar luogo ad emboli che, attra-
mente sull’utilizzazione di calze elastiche, le quali rie- verso le camere cardiache di destra, raggiungono il pol-
scono, nella maggior parte dei casi, a frenare l’evolu- mone e provocano tromboembolia polmonare.
zione del processo. Nei casi più gravi, che comportano La prevalenza della malattia, poi, non è affatto tra-
anche disturbanti conseguenze estetiche, può essere in- scurabile: basti pensare che si calcola che circa un ter-
dicata l’utilizzazione di iniezioni sclerosanti o, meglio, zo dei pazienti al di sopra dei 40 anni che subiscono un
lo stripping delle safene, anche se, da quando queste ul- intervento chirurgico maggiore o vengono colpiti da in-
time vengono utilizzate per eventuali by-pass, si tende, farto miocardico acuto sviluppa trombosi delle vene
quando possibile, a preservarle. profonde, complicata o non da tromboembolia polmo-
nare, e che di questi circa la metà non vengono ricono-
sciuti se non mediante accurate indagini cliniche e stru-
Occlusione venosa acuta mentali.
La patogenesi della malattia chiama in causa tre fat-
La trombosi venosa può interessare da un lato il si- tori, e specificamente: la stasi venosa, di qualsiasi ori-
stema venoso superficiale e dall’altro quello profondo. gine essa sia; alterazioni a carico della parete venosa;
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Quando tra i tessuti esaminati sono presenti cavità grafia Doppler può dimostrare la pervietà vasale o, al
contenenti sangue in movimento (come è il caso dei contrario, la presenza di occlusioni trombotiche.
vasi sanguigni), gli ultrasuoni riflessi possono andare
incontro al ben noto effetto Doppler. Questo consiste B. Angiografia. L’angiografia è una tecnica radio-
in una variazione della frequenza, che è in aumento se grafica che viene realizzata iniettando, in una particola-
la riflessione dell’eco è operata da globuli rossi in mo- re sezione dell’albero circolatorio, un mezzo di contra-
vimento verso la sorgente degli ultrasuoni, ed in dimi- sto radiopaco. Le radiografie scattate dopo tale iniezio-
nuzione se, al contrario, i globuli rossi riflettenti si al- ne permettono la visualizzazione della pervietà del ca-
lontanano dalla sorgente degli ultrasuoni. L’effetto va- libro dei vasi attraversati dal mezzo radiopaco. L’inie-
ria a seconda dell’angolo formato dal fascio di ultra- zione può avvenire in un’arteria (arteriografia) o in una
suoni e dalla corrente sanguigna: è nullo se sono per- vena (venografia).
pendicolari, ed è tanto maggiore quanto più l’angolo è
acuto. È possibile registrare queste variazioni di fre- C. Pletismografia a impedenza. La pletismografia
quenza ottenendo un grafico in funzione del tempo, è una tecnica ben nota di misurazione delle variazioni
nel quale gli aumenti di frequenza sono rappresentati di volume di una sezione corporea periferica in dipen-
da punti al di sopra di una linea orizzontale e le dimi- denza delle fasi del ciclo cardiaco e dell’afflusso di
nuzioni da punti al di sotto della stessa linea, con scar- sangue.
ti proporzionali all’entità della variazione di frequenza La quantità di sangue presente in un arto non modifi-
dell’ultrasuono riflesso. ca solo il suo volume, ma anche l’impedenza elettrica
Esistono due fondamentali tecniche di ultrasonogra- di una corrente che lo attraversa. Per impedenza elettri-
fia Doppler: a onda continua e pulsato. Nel Doppler a ca s’intende una proprietà di una rete di resistenze, in-
onda continua l’emissione di ultrasuoni (che è dovuta a duttanze e condensatori tale da modificare una corrente
cristallo piezoelettrico attraversato da corrente elettrica) che l’attraversi. Un segmento corporeo è certamente
è continua ed un secondo cristallo (che converte gli ul- molto diverso da una rete di questo tipo, ma si compor-
trasuoni riflessi in corrente) funge da ricevitore. Vengo- ta in maniera simile in quanto ha una sua impedenza
no registrati gli echi generati da molti globuli rossi che elettrica. La pletismografia ad impedenza è adoperata
si muovono simultaneamente con velocità differenti: nella diagnosi delle trombosi venose profonde agli arti.
l’analisi computerizzata dell’effetto Doppler è in realtà Il principio consiste nel provocare una congestione san-
un grafico che rappresenta le velocità in funzione del guigna dell’arto con un manicotto posto prossimalmen-
tempo. Questa tecnica è buona per accertare la velocità te rispetto alla regione che si intende esplorare (e cioè a
massima dei globuli rossi, ma non discrimina il livello valle nel caso della circolazione venosa). Simultanea-
di profondità al quale si verifica. mente si fa passare una corrente attraverso l’arto e si
Nel Doppler pulsato lo stesso cristallo funge da gene- registra l’impedenza elettrica, che aumenta con la con-
ratore e ricevitore degli ultrasuoni, con un sistema che gestione venosa. Si rilascia quindi il manicotto, in mo-
è largamente diffuso in ecografia. Questo è possibile in do da decongestionare l’arto. Se le vene sono normal-
quanto il cristallo viene eccitato in modo da generare mente pervie, l’impedenza elettrica cala rapidamente e
brevissime emissioni di ultrasuoni, spaziato da un tem- ritorna ai valori di base entro 3 sec. Se esiste un’occlu-
po sufficiente a ricevere gli echi di ritorno tra un’emis- sione trombotica di una vena, l’impedenza elettrica ca-
sione e l’altra. È possibile tarare il sistema in modo che la lentamente e, dopo 3 sec, appare ridotta in maniera
l’eco di ritorno venga registrata solo dopo un certo tem- molto modesta.
po. Quanto più questo sarà relativamente lungo, tanto
più profonda sarà la struttura esaminata (gli ultrasuoni D. Compressione ultrasonica. È possibile impiega-
viaggiano nel corpo alla velocità di 1540 m/sec). Con re le ordinarie tecniche di ecotomografia per esplorare i
questo metodo è possibile investigare l’effetto Doppler tessuti degli arti ed i grossi vasi che vi sono contenuti.
a livelli prestabiliti e ridurre nella sua rappresentazione In questo modo dovrebbe essere possibile dimostrare la
il numero di punti che scartano in alto o in basso dalla trombosi di una vena profonda, ma il reperto presenta
orizzontale. molte incertezze. Un notevole perfezionamento è deri-
L’ultrasonografia Doppler ha una pluralità di impie- vato dalla semplice idea di verificare come si modifica
ghi. Utilissima in ecocardiografia, si presta allo studio l’immagine ecotomografica esercitando con il genera-
di vasi periferici. Nelle arterie può servire a evidenzia- tore di ultrasuoni una compressione tale da fare collabi-
re variazioni di flusso ematico a valle di tratti stenoti- re le pareti di una vena sottostante. Se le pareti della ve-
ci od occlusi (dove il flusso ematico è assicurato da na non collabiscono, questo può essere considerato un
circoli collaterali), dimostrando anomalie nella velo- segno di trombosi. La sensibilità e la specificità di que-
cità conseguita dai globuli rossi in relazione alle varie sto procedimento sembrano, secondo le prime indagini,
fasi del ciclo cardiaco. Nelle grandi vene l’ultrasono- molto soddisfacenti.
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C A P I T O L O
4 SEMEIOTICA CARDIOLOGICA
M. OBBIASSI
alla dispnea, ma anche al dolore o al cardiopalmo (si D. Palpitazione (cardiopalmo). Significa avvertire il
veda in seguito) ed è così strutturata: appartengono alla battito del cuore. Ciò si verifica normalmente sotto sfor-
classe I i soggetti che non hanno i disturbi citati anche zo molto intenso o in caso di eccitazione; in condizioni
in caso di sforzi intensi; alla classe II quelli che li han- patologiche si manifesta quando la frequenza cardiaca è
no solo per sforzi inconsueti (correre, ecc.); alla classe molto alta (tachicardie) o bassa (bradicardie) o il battito
III quelli che ne hanno anche per sforzi richiesti dalla non è ritmico. È frequente che il paziente avverta dei
vita comune (faccende domestiche, ecc.); alla classe IV battiti isolati: sono segno di extrasistolia (viene di solito
coloro che hanno disturbi anche quando sono a riposo. avvertito il primo battito postextrasistolico). La sensa-
La dispnea può insorgere anche all’improvviso: sot- zione di cardiopalmo è descritta abbastanza variabil-
to sforzo intenso o per un’aritmia o un’ischemia; op- mente da paziente a paziente e non è necessariamente un
pure durante il riposo notturno. In questo ultimo caso dato patologico; ha importanza soprattutto come possi-
la dispnea dipende dal fatto che il paziente ha accu- bile segno di aritmia (Cap. 6).
mulato durante la giornata dei liquidi stravasati (edemi
inapparenti) a livello degli arti inferiori, e che questi E. Emottisi. L’emissione di sangue con l’escreato è
liquidi rientrano in circolo durante la stazione supina relativamente frequente in caso di dilatazione e iperten-
prolungata, aumentando la massa circolante. Si parla sione delle vene bronchiali, specialmente comune nella
allora di una dispnea parossistica notturna (Cap. 5). stenosi mitralica; è però possibile in ogni tipo di iper-
Un sintomo equivalente minore, da ricercare in ogni tensione polmonare. In caso di emottisi si deve anche
sospetto cardiopatico, è rappresentato dalla necessità pensare all’infarto polmonare, che non è raro nei car-
avvertita a un certo punto dal paziente di dormire con diopatici. Un escreato rosato è infine comune nell’ede-
un numero di cuscini maggiore di quello abituale: ma polmonare acuto.
quando questa misura viene adottata dal paziente (“per
comodità, così riesco a dormire meglio”, oppure “per- F. Tosse. Accompagna molto spesso la dispnea di
ché se no mi sveglio e non riesco a respirare se non origine cardiaca, in relazione alla congestione dei vasi
mi metto seduto”), si dice che esiste ortopnea. L’orto- bronchiali e all’ipersecrezione bronchiale, ovvero all’e-
pnea (respirare con il tronco eretto) facilita l’espansio- spulsione di trasudato dal polmone. Qualche volta la
ne delle basi polmonari con diminuzione della conge- tosse è persistente; la genesi è quella detta o dipende da
stione nel letto capillare e possibilità di aumento delle compressione di elementi nervosi da parte di strutture
aree polmonari ben ventilate. cardiovascolari fortemente dilatate.
B. Dolore toracico. Il più importante è quello lega- G. Sincope o sindromi minori (spesso riferite come
to all’ischemia del miocardio e dev’essere analizzato lipotimia o vertigine soggettiva) riferibili a caduta tran-
con grande attenzione, perché in questo campo l’anam- sitoria dell’irrorazione sanguigna del cervello. Le cause
nesi può essere più importante di tutti gli accertamenti di origine cardiaca sono essenzialmente tre: un’aritmia
successivi. Del dolore ischemico si parlerà nel capitolo che produca un’asistolia relativamente prolungata; l’in-
7; qui basti dire che è essenzialmente retrosternale, con sorgenza di una serie di battiti associati a bassa gettata
o senza irradiazioni, di intensità piuttosto elevata, op- (specie all’inizio di certe tachicardie parossistiche, fin-
pressivo, che non varia né con gli atti del respiro, né ché non intervengono meccanismi di compenso); feno-
con i movimenti, né con la posizione. Può durare a lun- meni di occlusione parziale o subtotale del flusso (av-
go (nell’infarto) o pochissimi minuti (angina). Le carat- vengono nella stenosi aortica, nella cardiomiopatia
teristiche soggettive del dolore, la sua topografia, la du- ipertrofica, nel mixoma atriale).
rata (orologio alla mano!) e i sintomi di accompagna-
mento permettono quasi sempre di distinguere fra il do- Segni
lore ischemico (stenocardico) e i numerosi altri tipi di
dolore toracico: il dolore della pericardite, i dolori pleu- A. Esame generale. Prima di tutto si devono esami-
rici, i dolori che originano dalle strutture parietali del nare le condizioni generali del paziente. Molto spesso
torace, i dolori che originano nel collo o nell’addome e un cardiopatico ha aspetto normale e non appare soffe-
vengono riferiti al torace. L’analisi del dolore anginoso rente; ma se la gettata cardiaca è insufficiente, il pa-
(o sospetto tale) comporta anche una precisa definizio- ziente appare sofferente, dispnoico, ansioso, eventual-
ne delle circostanze in cui insorge: perciò, per esempio, mente denutrito, con un colorito malsano (grigiastro o
se il dolore insorge regolarmente per sforzi di una de- giallastro) o evidentemente cianotico. La cianosi com-
terminata entità, è facile dire che il paziente appartiene pare quando nel sangue capillare l’emoglobina ridotta
alla II, III o IV classe NYHA. supera i 5 g per 100 ml di sangue e si vede come un co-
lorito grigio-bluastro, diffuso più o meno a tutta la cute
C. Astenia (senso di debolezza, di affaticabilità). È e le mucose o limitato a certi distretti: labbra, lobi del-
un sintomo che può derivare da una bassa gettata car- le orecchie, eminenze palmari, dita.
diaca, come da molte altre condizioni. Se esiste eviden-
za di insufficienza cardiaca, si deve tenerne conto; in B. Polsi arteriosi. Un primo apprezzamento dell’at-
caso contrario, si devono cercare spiegazioni extracar- tività cardiaca si può avere dai polsi, in particolare
diache per questo sintomo. quello radiale e carotideo. Si parlerà altrove di altri pol-
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si, il cui esame riguarda la semeiotica dell’apparato va- lo colpisca tangenzialmente, è possibile vedere delle
scolare più di quella del cuore, come pure dei caratteri pulsazioni a carico di una o più delle vene citate, pulsa-
particolari che il polso radiale assume in particolari zioni che riflettono le variazioni di pressione che in
condizioni. ogni ciclo cardiaco si verificano nell’atrio destro. Si in-
In condizioni normali il polso radiale si apprezza fa- terpretano queste pulsazioni riferendosi al polso caroti-
cilmente; una difficoltà a percepirlo deve far pensare a deo, contemporaneamente palpato, la pulsazione del
una gettata pulsatoria bassa, oppure a una pressione ar- quale indica la sistole.
teriosa differenziale ridotta per caduta della pressione Per reflusso epatogiugulare, infine, si intende la com-
arteriosa sistolica o per elevazione della diastolica (que- parsa di turgore alle giugulari a seguito di una com-
st’ultimo dato indica aumento delle resistenze periferi- pressione (per 30-60 sec) del fegato: indica che il san-
che). gue spremuto dal fegato non è stato rapidamente smal-
Palpando il polso per qualche tempo (meglio un mi- tito da atrio e ventricolo destro.
nuto), si conta la frequenza cardiaca e si apprezzano al-
tri due dati: se i battiti sono tutti uguali fra loro come D. Ispezione del torace anteriore e precordio. Du-
ampiezza e se l’intervallo di tempo fra un battito e l’al- rante questa fase dell’esame obiettivo si valutano la fre-
tro è sempre uguale o non lo è. Eventuali variazioni di quenza, la ritmicità e la profondità del respiro. Si con-
ampiezza faranno sospettare un polso alternante oppure trolla l’eventuale presenza di anormalità della confor-
paradosso o un’aritmia, mentre variazioni nel ritmo so- mazione del torace: un gibbo o anche una semplice de-
no indicative di aritmia. pressione del corpo dello sterno (“pectus excavatum”)
L’esame del polso carotideo, che si apprezza bene possono avere significato clinico e sicuramente devono
medialmente al muscolo sternocleidomastoideo all’al- essere presi in considerazione nella valutazione della
tezza della laringe, può servire a confermare reperti so- radiografia del torace, perché modificano il rapporto
spettati all’esame del polso radiale e nell’ambito della fra scheletro e cuore. Si chiama bozza precordiale la
ascoltazione. protrusione della gabbia toracica sul precordio, indice
di cardiopatia congenita con cardiomegalia.
C. Polsi venosi. Se il paziente è semiseduto con Infine, si cercherà se ci sono pulsazioni visibili; in
un’inclinazione del tronco uguale o superiore a 45° ri- caso affermativo, si controllerà attentamente questo re-
spetto al piano del letto, l’esame del collo non rivela perto con la palpazione.
vene (giugulari interne o esterne) turgide, oppure esse
sono turgide solo alla base del collo. Se si osserva tur- E. Palpazione. Va eseguita con paziente supino, fa-
gore in dette vene, v’è ipertensione nell’atrio destro (in- cendolo eventualmente ruotare sul fianco sinistro. È
sufficienza del ventricolo destro o passaggio difficolto- bene che l’esaminatore stia sulla destra del paziente.
so del sangue verso di esso). Il livello fino al quale le Si palpa prima col palmo della mano, poi usando i
giugulari sono turgide dà una idea approssimativa della polpastrelli di due o tre dita. La palpazione permette
entità della pressione venosa (Fig. 4.1); in caso di iper- di apprezzare l’itto della punta (che corrisponde all’i-
tensione venosa importante, le vene sono turgide anche nizio della contrazione del ventricolo sinistro) nella
a malato seduto, vale a dire con inclinazione del tronco maggioranza dei soggetti, anche se non nella totalità,
rispetto al piano del letto di 90°. poiché negli obesi e negli enfisematosi spesso l’itto
Con un po’ di abilità, ponendo il paziente più o meno non si apprezza affatto. Una rotazione del paziente sul
supino e illuminando il collo con un fascio di luce che fianco sinistro può permettere di apprezzarlo anche in
pazienti in cui non si rileva in posizione supina. L’itto
è contemporaneo al I tono e (praticamente) al polso
carotideo.
4 - SEMEIOTICA CARDIOLOGICA 65
III tono
Figura 4.4 Simboli usati nella registrazione grafica di reperti dell’ascoltazione cardiaca.
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soffio sistolico si tratta. Vi sono, infatti, soffi sistolici distinzione rispetto al reperto palpatorio, si sposta il fo-
clinicamente del tutto irrilevanti e altri la cui percezio- nendoscopio centimetro per centimetro verso la punta,
ne può comportare provvedimenti immediati, necessari palpando la carotide: l’identificazione di I e II tono di-
per la vita del malato. venta così sicura anche alla punta.
Un altro dato da notare è l’intensità del I tono (com-
1. Due toni cardiaci. L’esatta origine delle vibrazio- ponente mitralica). Essa è elevata se al momento in cui
ni che generano i due toni è tuttora oggetto di discus- inizia la sistole i lembi della mitrale sono penduli nella
sione, ma in pratica si ammette che il I tono è prodotto cavità ventricolare che è ancora in parte vuota; è meno
dalla chiusura della mitrale e della tricuspide all’inizio elevata se sono già in posizione di semichiusura, come
della sistole, mentre il II tono è prodotto dalla chiusura avviene quando il ventricolo è ben pieno di sangue.
delle semilunari aortiche e polmonari alla fine della si- Pertanto l’intensità è alta nella tachicardia (diastole bre-
stole. ve), nell’aumento di gettata (alla fine della diastole c’è
La mitrale produce un rumore che si sente bene su ancora sangue che sta affluendo dall’atrio), se c’è ste-
tutti i focolai, mentre la tricuspide, che si chiude con un nosi mitralica (che ostacola il deflusso atrioventricola-
leggero ritardo rispetto alla mitrale, produce un rumore re), se l’intervallo P-R dell’elettrocardiogramma (e
più debole, che si sente bene solo sul focolaio tricuspi- quindi l’intervallo fra contrazione atriale e ventricolare)
dale. Su questo è normale sentire due rumori in imme- è breve. Se l’intensità del I tono è particolarmente bas-
diata successione, mentre sugli altri focolai la compo- sa, si deve pensare a un intervallo P-R lungo, oppure a
nente tricuspidale del I tono è molto più debole della scarsa contrattilità del ventricolo, o più comunemente a
componente mitralica o non si sente affatto. una cattiva trasmissione del suono per interposizione
Anche le due componenti del II tono hanno intensità fra mitrale e fonendoscopio di grasso (soggetti obesi),
diversa: quella aortica è nettamente più forte e si sente aria (enfisema polmonare) o liquido (versamenti peri-
bene su tutti i focolai; la componente polmonare, che si cardici). In caso di stenosi mitralica, un I tono non ac-
produce con un leggero ritardo rispetto alla prima, si centuato indica che la valvola è rigida e fortemente
sente bene sul focolaio della polmonare, poco o niente deformata.
sugli altri focolai. Il ritardo della componente polmona-
re rispetto all’aortica è facilmente apprezzabile durante 2. Toni aggiunti. In varie circostanze l’ascoltazione
l’inspirazione (fase del respiro che fa aumentare l’af- fa apprezzare, oltre ai due principali, altri rumori brevi.
flusso di sangue al ventricolo destro), mentre diventa Questi possono avere tonalità (frequenza di vibrazione)
impercettibile durante l’espirazione: quindi ascoltando alta e si sentono pertanto bene con il diaframma del fo-
il focolaio polmonare si sente un II tono fisiologica- nendoscopio, oppure tonalità bassa; in questo secondo
mente doppio durante l’inspirazione e unico durante caso essi non si sentono bene con il diaframma ed è
l’espirazione. Uno “sdoppiamento fisso” del II tono meglio usare la campana del fonendoscopio.
(sdoppiamento che si mantiene anche in fase espirato- La descrizione dei toni aggiunti può essere compresa
ria) è patologico. Vale la pena di dedicare attenzione al e memorizzata solo quando si siano acquisite nozioni
comportamento dello sdoppiamento del II tono con le che saranno esposte in seguito. Si consiglia perciò di
fasi del respiro perché in alcuni casi patologici è la non leggere la parte scritta in caratteri piccoli in fase di
componente aortica a essere in ritardo su quella polmo- prima lettura.
nare; in questo caso lo sdoppiamento è espiratorio e III tono (T3). È un rumore a bassa frequenza che deriva da
non inspiratorio (sdoppiamento paradosso). una vibrazione particolarmente accentuata delle pareti ventri-
In caso di aumento della pressione in arteria polmo- colari al termine del riempimento rapido (0,14-0,16 sec dopo
nare, la componente polmonare del II tono diventa più la componente aortica del II tono), cioè in protodiastole. Può
intensa, mentre la durata dell’intervallo fra le due com- essere debole o abbastanza forte. Esso si sente quando la
ponenti si modifica variabilmente, spesso riducendosi: quantità di sangue che all’apertura delle valvole atrioventrico-
per questo si dice che l’ipertensione polmonare dà es- lari passa dall’atrio al ventricolo è cospicua (alta gettata), ov-
senzialmente un’accentuazione del II tono. L’accentua- vero quando la distensibilità delle pareti ventricolari è molto
zione si sente bene sia sul focolaio polmonare che su bassa. Nel bambino (gettata alta, pareti toraciche sottili) il T3
si sente spesso in condizioni di completa normalità; nel gio-
quello aortico, meno bene sugli altri due focolai princi- vane adulto se la gettata è alta non è reperto patologico; oltre
pali di ascoltazione. i 40 anni di età si sente solo in casi di riempimento ventrico-
Si è già detto che è essenziale distinguere il I tono dal lare patologico (soprattutto nell’insufficienza mitralica) o in
II tono. Se il paziente ha una frequenza cardiaca piutto- caso di scompenso cardiaco. Si può avere un T3 di origine si-
sto bassa, la distinzione è facile, perché l’intervallo fra nistra, che si sente bene alla punta, oppure di origine destra,
I e II tono è molto più breve di quello fra II tono e I to- che si sente bene sul focolaio della tricuspide. Per distinguere
no del battito successivo. Se la frequenza è alta, questa un T3 destro da un sinistro, si esegue la manovra di Rivero-
differenza diventa però difficile da apprezzare e si de- Carvalho: si fa inspirare il paziente e se il T3 è di origine de-
vono usare altri criteri per distinguere I e II tono. Essi stra aumenta di intensità.
sono: il I tono è sincrono con l’itto della punta e col Knock pericardico. Esiste un altro tipo di tono aggiunto
polso carotideo; il II tono è quasi sempre più forte del I che si verifica in protodiastole. Esso è un po’ più precoce del
sul focolaio aortico. Quindi in caso di tachicardia si T3 (ma è difficile apprezzare questo dato all’ascoltazione),
palpa l’itto e si ascolta sul focolaio aortico, avendo due mentre serve a distinguere i due toni il fatto che il knock ha
criteri per differenziare I e II tono; memorizzata bene la un’alta tonalità. Si sente nella pericardite costrittiva ed è do-
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vuto a vibrazioni delle pareti ventricolari ristrette dal pericar- In pratica il moto turbolento, eventualmente favorito
dio ispessito all’atto in cui avviene il rapido riempimento. Si dalla seconda e terza delle cause citate, avviene in cor-
sente soprattutto alla punta o sul mesocardio. rispondenza di brusche variazioni d’ampiezza del lume,
Schiocco d’apertura della mitrale. È un terzo tipo possibi- il più delle volte subito a valle delle valvole cardiache.
le di tono aggiunto protodiastolico, ad alta tonalità, secco che I soffi hanno pertanto un punto di origine (per es., a li-
si sente bene su punta e mesocardio, ma anche ai due focolai vello di valvole semilunari aortiche stenotiche) dove la
della base. Questo fatto è importante, perché se a prima vista loro intensità è massima; un’irradiazione che segue il
si può interpretare lo schiocco come una componente polmo- cammino della corrente turbolenta (nell’esempio citato,
nare accentuata di un II tono largamente sdoppiato, l’attenta
ascoltazione del focolaio polmonare permette di sentire tre
l’aorta ascendente e i grandi vasi del collo); un tempo
rumori distinti: sono le due componenti del II tono e lo di insorgenza e durata (nell’esempio citato, la sistole,
schiocco. Di solito lo schiocco è dovuto a mitrale rigida (nel- durante la quale il sangue passa attraverso le valvole
la stenosi mitralica); raramente a semplice aumento del con- stenotiche, che in diastole sono chiuse); un’intensità,
tenuto in sangue dell’atrio (insufficienza mitralica, alcuni vi- che può essere più o meno costante o variare nel tempo
zi congeniti con shunt sinistro-destro). (nell’esempio, il soffio è in crescendo-decrescendo); un
IV tono o tono atriale (T4). Si sente a diastole avanzata timbro (determinato da condizioni locali) che è piutto-
(presistole) ed è determinato da vibrazioni delle pareti ventri- sto caratteristico (nel solito esempio, il soffio viene de-
colari per afflusso di sangue dall’atrio a causa di un’energica scritto come rude). Infine, il soffio può talora variare se
contrazione dell’atrio stesso. È un rumore a bassa tonalità, mutano alcune condizioni: per provocare tali mutamen-
che si sente alla punta. Perché insorga, occorre che le pareti ti si invita il paziente a eseguire delle manovre (per es.,
ventricolari abbiano una distensibilità anormalmente bassa fare un piccolo sforzo) o gli si somministrano farmaci
(ipertrofia, scompenso); è raro che un aumento eccessivo del- capaci di modificare rapidamente le condizioni emodi-
la gettata sia causa unica di un T4 di origine sinistra; se il ven-
tricolo ispessito è quello destro, il T4 si sente meglio sul fo-
namiche.
colaio della tricuspide e si accentua con l’inspirazione (mano- È consuetudine classificare l’intensità dei soffi in
vra di Rivero-Carvalho). gradi, indicati come 1 (il soffio si percepisce a fatica,
facendo la massima attenzione), 2 (il soffio è debole
Toni di eiezione (click da eiezione). Sono toni aggiunti
secchi e brevi, ad alta tonalità, che si sentono durante la si-
ma si sente senza fatica), 3 (abbastanza forte), 4 (forte),
stole, poco dopo il I tono (protosistole). Sono schiocchi d’a- 5 (molto forte) e 6 (così forte che si sente anche senza
pertura delle semilunari aortiche (o polmonari), oppure rumo- appoggiare il fonendoscopio sul torace).
ri di distensione di un’aorta (o polmonare) dilatata che si di- Riepilogando, il soffio da stenosi aortica esemplifica-
stende all’arrivo del sangue del ventricolo sottostante. Quelli to in precedenza potrebbe essere definito come segue:
di origine sinistra si sentono bene alla punta, oltre che sul fo- soffio sistolico a tipo di eiezione (soffi sistolici), con
colaio aortico; quelli di origine polmonare si sentono soprat- massimo di udibilità sul focolaio aortico, irradiato al
tutto sul focolaio polmonare. collo, di intensità 3/6, in crescendo-decrescendo, rude.
Toni meso-telesistolici non da eiezione (click sistolici non Questa descrizione permette a qualunque altro medico
da eiezione). Più tardivi dei toni da eiezione (meso o telesi- di farsene un’idea precisa; al contrario una descrizione
stolici), spesso multipli, derivano soprattutto da improvvisa sommaria (tipo: soffio sistolico forte alla base del cuo-
messa in tensione di corde tendinee mitraliche di lunghezza re) non sarebbe di alcuna utilità. Un ottimo modo di de-
funzionalmente ineguale alle altre. Sono molto spesso asso- scrivere i soffi è quello grafico: usando alcune conven-
ciati a prolasso della mitrale. Dal punto di vista diagnostico,
bisogna porre attenzione a non confondere uno di questi toni
zioni, si può rappresentare il soffio in modo preciso,
con il II tono, perché allora il II tono sarà preso per un T3 o impiegando meno tempo di quanto ci voglia a descri-
uno schiocco d’apertura (cercare lo sdoppiamento durante in- verlo con parole (Figg. 4.4 e 4.5).
spirazione, che è proprio di T2!). 4. Soffi sistolici. Se ne distinguono diversi.
3. Soffi in generale. Vi sono due tipi di rumori che • Olosistolici (o pansistolici), che durano tutta la sisto-
originano dal cuore e hanno una durata apprezzabile: le e sono caratterizzati dal fatto di iniziare con il I to-
sono i soffi e gli sfregamenti pericardici. Qui si discu- no (non c’è alcun intervallo di silenzio fra il rumore
tono i primi, che originano dal sangue che scorre nelle del tono e quello del soffio) e terminano fondendosi
cavità cardiache o nei vasi. col II tono (anzi possono proseguire per pochissimo
Generalmente il sangue scorre in modo relativamente
tranquillo, cioè laminare. In determinate circostanze lo
scorrimento si fa turbolento, con formazione di vortici
e ribollimenti, come avviene nei torrenti. La turbolenza, I II
che genera rumore, insorge:
• quando vi sono brusche variazioni di ampiezza del
letto di scorrimento (il sangue è costretto ad accele-
rare la velocità nelle strettoie, finite le quali si me-
scola con sangue che fluisce lentamente in tratti di
cuore o vasi aventi un lume ampio);
• quando il sangue scorre molto velocemente;
• quando il sangue ha una viscosità molto inferiore al- Figura 4.5 Rappresentazione grafica del soffio citato nel te-
la norma (anemia). sto.
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tempo dopo il II tono). Si producono quando c’è già descritto: è il soffio Austin-Flint, che si sente alla punta e
un’anomala comunicazione in sistole fra due cavità deriva da vibrazioni del lembo anteriore della mitrale in una
in cui vige una pressione molto diversa. Ciò avviene: fase in cui vi sono due vie di afflusso di sangue al ventricolo:
nell’insufficienza mitralica fra ventricolo e atrio sini- il fisiologico flusso atrioventricolare e il patologico flusso che
proviene dall’aorta insufficiente.
stri; nell’insufficienza tricuspidale fra ventricolo e
atrio destri; nella comunicazione intraventricolare fra • Telediastolici, più spesso chiamati presistolici. Sono
i ventricoli sinistro e destro; in certi casi di comuni- sostanzialmente soffi mesotelediastolici piuttosto de-
cazione fra aorta e arteria polmonare. Ulteriori carat- boli, e che pertanto si sentono solo quando la contra-
teristiche dei soffi citati saranno precisate parlando zione atriale determina un più elevato gradiente di
delle singole affezioni. pressione fra atrio e ventricolo.
• Mesosistolici (di eiezione). Originano tipicamente,
ma non esclusivamente, in corrispondenza delle val- 6. Soffi continui o sistodiastolici. Occupano tutta o
vole semilunari aortiche e polmonari e sono caratte- quasi la sistole e continuano più o meno a lungo in dia-
rizzati dal fatto che cominciano dopo il (e non insie- stole. Derivano dall’esistenza di una comunicazione fra
me al) I tono e finiscono prima del (senza fondersi due compartimenti, in uno dei quali la pressione supera
col) II tono. Essendo legati all’eiezione, hanno un’in- quella dell’altro sia in sistole sia in diastole.
tensità che cresce fino verso la metà della sistole e Tipico è il soffio del dotto di Botallo persistente, che mette
poi decresce. Soffi di questo tipo si associano a nu- in comunicazione l’aorta con il distretto dell’arteria polmona-
merose condizioni cliniche, alcune delle quali non re. Reperti simili si hanno in vari casi di fistola arterovenosa,
hanno alcun significato patologico; soffi simili pos- ovvero di grosso ostacolo sul decorso di un’arteria (per es.,
coartazione aortica) o anche di flusso abbondante in un cir-
sono anche non essere originati in corrispondenza cuito particolarmente tortuoso. Sono esempi di quest’ultima
delle semilunari, ma al di sopra o al di sotto di esse o possibilità il “soffio mammario”, che si sente spesso sulla
anche in corrispondenza delle atrioventricolari. Sono mammella durante l’ultima fase della gravidanza, l’“hum ve-
le caratteristiche associate (irradiazione, timbro, noso” che si sente nella fossa sopraclaveare destra (ma anche
ecc.) che permettono di distinguere fra le diverse altrove) in soggetti in posizione eretta (cessa se si comprime
possibilità. la giugulare interna), i soffi da aumentata circolazione bron-
• Telesistolici. Più tardivi e in genere più brevi dei chiale in certi pazienti con cardiopatie congenite. I due primi
mesosistolici, questi soffi sono associati a disfunzio- esempi citati non hanno alcun significato clinico: sono tipici
ne dei muscoli papillari nella cardiopatia ischemica o soffi innocenti.
a talune anormalità dell’apparato mitralico nel pro- 7. Sfregamenti pericardici. In caso di frizione fra fo-
lasso di questa valvola. glietto parietale e viscerale del pericardio, associati in
genere a pericardite con versamento ricco in fibrina, si
5. Soffi diastolici. sentono dei rumori prolungati, simili a soffi. Possono
• Protodiastolici, che iniziano quasi immediatamente essere sistolici, protodiastolici o presistolici o combina-
dopo il II tono. Sono caratteristici dell’insufficienza ti; possono avere localizzazione variabile, hanno tona-
aortica e polmonare, hanno alta frequenza (timbro lità abbastanza alta ma soprattutto un timbro grattante
dolce) e si prolungano decrescendo in intensità du- (la parola inglese “scratch” li riproduce bene). Altre ca-
rante la diastole. I soffi possono essere proto o pro- ratteristiche degli sfregamenti, utili a differenziarli dai
tomeso o olodiastolici. soffi, saranno esposte nel capitolo dedicato alle pericar-
Il soffio diastolico dell’insufficienza polmonare si sente
diti.
quasi solo nel focolaio polmonare; quello dell’insufficienza
aortica, più che sul focolaio aortico, si sente al meglio sul III
spazio intercostale di sinistra, spesso lungo tutta la margino- METODI DI ESAME
sternale sinistra; se è debole, si sente solo premendo il dia-
framma sul III spazio, a paziente seduto leggermente chino in USATI IN CARDIOLOGIA
avanti in fase espiratoria.
Per studiare correttamente un cardiopatico, può esse-
• Meso-telediastolici. Sono dovuti a una stenosi asso- re necessario eseguire esami di laboratorio. Questi sono
luta oppure relativa (relativa a un flusso di sangue ec- distinti in non specialistici, cioè quelli che si usano in
cessivo) attraverso la mitrale o la tricuspide. Si sen- ogni branca della medicina interna (velocità di sedi-
tono in un’area ristretta, rispettivamente alla punta mentazione, esame urine, ecc.) e specialistici, specifici
(meglio se in decubito laterale sinistro) e sul focolaio della cardiologia. Di questi ultimi si darà una descrizio-
tricuspidale. La frequenza è bassa (rullio), spesso so- ne molto sommaria (perché spetta allo specialista sia
no in crescendo perché aumentano di intensità nella chiederli che interpretarli) con tre eccezioni: l’elettro-
telediastole a causa della contrazione atriale (rinforzo cardiogramma, l’esame radiologico del cuore e l’eco-
presistolico). cardiogramma. Queste eccezioni rispondono alla logica
Più che l’intensità del soffio, è importante la sua durata: in che tutti i medici devono essere in grado di valutare al-
caso di stenosi mitralica grave, il soffio (che inizia subito do- cuni aspetti essenziali della radiografia del torace e del-
po lo schiocco d’apertura della mitrale) si prolunga fino al I l’elettrocardiogramma. Sono, infatti, gli esami che più
tono. Un soffio meso o telediastolico caratteristico si ha in servono a decidere se il paziente ha o non ha bisogno di
presenza di insufficienza aortica grave, in aggiunta al soffio ricorrere allo specialista; soprattutto, l’elettrocardio-
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Elettrocardiografia
L’elettrocardiogramma (ECG) è una registrazione
grafica che si ottiene misurando con un apposito appa- Figura 4.6 Rappresentazione schematica del potenziale di
membrana a riposo di una fibra miocardica (stilizzata come
recchio dei fenomeni elettrici che sono connessi con un rettangolo), sotto forma di cariche elettriche positive e
l’attività del cuore. negative che si fronteggiano ai due lati della membrana
Per comprendere l’elettrocardiografia conviene ana- cellulare: membrana polarizzata.
lizzare successivamente:
• la genesi dell’attività elettrica del cuore a livello del-
cellulare e quelle negative in eccesso al suo interno ten-
la singola cellula miocardica;
deranno a fronteggiarsi, una rappresentazione schemati-
• l’attività elettrica complessiva del cuore, come risul-
ca abbastanza realistica del potenziale di membrana a
tante dell’attività elettrica dei milioni di cellule che
riposo è quella riportata nella figura 4.6.
costituiscono il viscere cuore, le quali si attivano in
La differenza di potenziale fra esterno e interno della
una certa sequenza;
cellula che è stata descritta può essere misurata solo in
• le modalità di registrazione dell’attività elettrica car-
laboratorio con una tecnica molto raffinata: l’apparec-
diaca sulla superficie corporea;
chio misuratore viene connesso da un lato a un elettro-
• le caratteristiche dell’elettrocardiogramma normale.
do metallico posto sulla superficie del cuore (o tenuto
A. Genesi dell’attività elettrica cardiaca. L’attività con artifici a potenziale costante), dall’altro con un
elettrica cardiaca deriva da variazioni del potenziale di elettrodo ad ago estremamente sottile, che viene inseri-
membrana, variazioni che sono parte integrante dell’ec- to all’interno di una singola cellula. Se invece gli elet-
citazione e precedono, determinandoli, i fenomeni mec- trodi vengono posti sulla superficie del cuore a riposo,
canici che si verificano nel muscolo cardiaco. essi sono in relazione solo con la superficie esterna del-
L’esposizione che segue, schematica e alquanto sem- le cellule, che sono tutte ugualmente polarizzate e han-
plificata, serve a spiegare i fenomeni essenziali. no il medesimo potenziale elettrico: pertanto l’apparec-
Ogni cellula cardiaca è limitata da una membrana chio misuratore registra differenza di potenziale zero.
cellulare, la cui superficie esterna è in rapporto diretto Per queste ragioni, quando tutte le fibre miocardiche
con il liquido extracellulare, mentre la superficie inter- sono a riposo non si registra alcuna attività elettrica car-
na di essa è in rapporto con il liquido intracellulare. diaca alla superficie del corpo, dato che i liquidi extra-
La composizione del primo è diversa da quella del se- cellulari (sia nel cuore che intorno ad esso, fino alla cu-
condo, in particolare il liquido extracellulare contiene te) hanno lo stesso valore di potenziale. Però quando il
una concentrazione molto più elevata di ioni Na+ e tessuto miocardico si eccita, le cose cambiano notevol-
Ca++, quello intracellulare una concentrazione più alta mente. L’eccitazione può essere effettuata sperimental-
di ioni K+. mente in vari modi; fisiologicamente essa avviene per-
Questi ioni non possono oltrepassare la membrana se ché si sono eccitate cellule vicine. L’essenza dell’ecci-
non attraversando strutture proteiche specializzate: i tazione è rappresentata da una sottrazione di cariche
“canali” rispettivamente di Na, K, Ca. I canali sono do- positive dalla superficie delle cellule miocardiche, ca-
tati di “chiuse” che, a seconda del grado di apertura, pace di ridurre in un singolo punto della membrana cel-
permettono o non permettono il passaggio degli ioni. lulare la polarizzazione di riposo. Questa riduzione pro-
Durante la fase di riposo delle cellule del miocardio voca una brusca apertura dei canali del Na, sicché gli
comune (la minoranza delle “cellule pacemaker” ha un ioni Na+, che sono in concentrazione maggiore fuori
comportamento alquanto diverso e se ne parla nel capi- della cellula, si precipitano all’interno di essa, riducen-
tolo delle aritmie), si può dire che i canali sono chiusi e do il potenziale di membrana.
che si ha una concentrazione complessiva di ioni posi- In un tempo brevissimo (1 msec) si giunge all’annul-
tivi nei liquidi extracellulari leggermente maggiore di lamento del potenziale di membrana a riposo, ovvero
quella che si ha all’interno delle cellule; al contrario, ci alla depolarizzazione della membrana cellulare in quel
sono un leggero eccesso di ioni negativi dentro le cellu- punto. (Conviene ripetere che in realtà la sequenza dei
le e un leggero difetto di tali ioni all’esterno (le ragioni fenomeni implicati nella generazione del potenziale
di questa differenza sono spiegate nel capitolo 6). Per d’azione delle cellule miocardiche è più complessa, ed
questo motivo, il potenziale elettrico intracellulare è in- è riportata in maggior dettaglio nel capitolo 6.)
feriore a quello extracellulare: se a questo si dà valore Una volta che l’eccitazione si è verificata in un pun-
0, il primo ha un valore di circa – 90 mV. Le cellule a to, essa tende a propagarsi, in quanto la variazione di
riposo sono perciò polarizzate: dato che le cariche elet- potenziale locale è in grado di sottrarre cariche elettri-
triche positive in eccesso all’esterno della membrana che positive dai punti contigui sulla membrana cellula-
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A B C D
A. END EP
4 - SEMEIOTICA CARDIOLOGICA 71
4 - SEMEIOTICA CARDIOLOGICA 73
vo) sarà massima. Se la direzione del vettore è perpen- equilatero, detto triangolo di Einthoven. Il cuore è al
dicolare all’asse della derivazione, la deflessione sarà centro del triangolo di Einthoven.
nulla. Se la direzione del vettore è obliqua, la deflessio- • I tre vertici del triangolo di Einthoven e il cuore giac-
ne sarà tanto più prossima alla massima quanto minore ciono sullo stesso piano. Assumendo come punto di
sarà l’angolo formato con l’asse della derivazione. Re- vista quello del medico che osserva il paziente in po-
stando sempre all’esempio della sfera con al centro un sizione eretta, questo piano può essere definito fron-
dipolo, non sfuggirà che, se registriamo all’esterno le tale.
differenze di potenziale con tre derivazioni perpendico- • I tre vertici del triangolo di Einthoven sono a una di-
lari secondo le tre direzioni dello spazio euclideo e con- stanza tale dal cuore da poter essere considerata, ai
frontiamo le deflessioni dell’indice del voltmetro nelle fini della registrazione dell’attività elettrica, come
tre derivazioni in un dato istante, avremo tutti gli ele- una distanza infinita. (Qui infinito non significa tale
menti per ricostruire grandezza, direzione e senso del da rendere la registrazione dell’attività elettrica im-
vettore corrispondente al dipolo. possibile, ma tale da rendere irrilevanti le variazioni
Vediamo come queste considerazioni teoriche si ap- di posizione del cuore e dei vertici che si verificano
plicano alla elettrocardiografia clinica. da un caso all’altro, per differenze somatiche dei va-
L’elettrocardiografo non è altro che un voltmetro do- ri soggetti.)
tato di scarsissima inerzia e pertanto capace di indicare
Nessuno di questi cinque postulati è rigorosamente
con fedeltà variazioni molto rapide delle differenze di
vero ma, come si è anticipato, essi costituiscono una
potenziale. Il suo indice è collegato con una penna scri-
approssimazione tanto soddisfacente della realtà da
vente che disegna su un nastro di carta (che scorre a ve-
aver dato copiosi frutti pratici. Sulla base dei suoi po-
locità costante) un tracciato, che sintetizza la successio-
stulati Einthoven definì tre derivazioni bipolari, che da
ne degli spostamenti verso l’alto o verso il basso dello
allora restano le tre derivazioni standard della elettro-
stesso indice in conseguenza delle variazioni del campo
cardiografia clinica. La prima derivazione, detta D1 si
elettrico prodotto dal cuore. Il nastro di carta è stampa-
realizza ponendo l’elettrodo positivo in L e quello ne-
to con quadretti di 1 mm di lato e viene fatto scorrere
gativo in R. La seconda derivazione, detta D2, si realiz-
alla velocità di 25 mm/sec. Pertanto, due punti del trac-
za ponendo l’elettrodo positivo in F e quello negativo
ciato elettrocardiografico che distino in orizzontale di 1
in R. La terza derivazione, detta D3, si realizza ponen-
mm rappresentano due misure prese ad intervallo di
do l’elettrodo positivo in F e quello negativo in L (Fig.
0,04 sec. L’apparecchio è anche tarato in modo che una
4.13).
deflessione di 1 mm di un punto rispetto a un altro (in
Si deve ammettere che la conformazione anatomica
alto ovvero in basso) indica una differenza di potenzia-
dei vertici del triangolo di Einthoven è poco propizia
le (in più o in meno) di 0,1 mV (millivolt). L’apparec-
alla fissazione degli elettrodi. Tuttavia è importante ri-
chio ha due fili le cui estremità corrispondono rispetti-
flettere sul fatto che gli arti possono essere considerati
vamente all’elettrodo positivo e all’elettrodo negativo
omologhi a fili elettrici e realmente hanno potenziali
(e che sono indicati come tali dato che, per le ragioni
elettrici sensibilmente uguali alle rispettive radici: spal-
che abbiamo prima visto, le posizioni dei due elettrodi
non possono essere scambiate indifferentemente).
Più complicato è spiegare come gli elettrodi dell’elet-
trocardiografo possono essere appoggiati alla superficie
corporea, dato che la geometria del corpo umano è, evi-
dentemente, molto diversa da quella di una sfera (esem-
pio al quale ci siamo riferiti per spiegare le derivazio- R D1 L
ni). Tutte le derivazioni che vengono applicate in elet-
trocardiografia clinica sono frutto di una serie di genia-
li semplificazioni enunciate all’inizio di questo secolo
dal fisiologo olandese Einthoven. Queste semplifica-
zioni sono tradotte nei cinque postulati seguenti.
le e regione pubica. Così un elettrodo fissato al polso È merito del cardiologo americano Wilson avere in-
sinistro è da considerare collegato alla spalla sinistra dividuato la possibilità di realizzare altre tre derivazio-
(punto L), un elettrodo fissato al polso destro è da con- ni, sempre sul piano frontale, queste ultime unipolari.
siderare collegato alla spalla destra (punto R) e un elet- Si è visto che in una derivazione unipolare l’elettrodo
trodo fissato a una delle due caviglie è da considerare positivo del voltmetro viene adoperato come esplorato-
collegato al punto intermedio tra le radici degli arti in- re e quello negativo viene mantenuto a potenziale 0 e
feriori (punto F). perciò è indifferente. Come può essere fatto questo con
Quando si esegue un ECG si fissa in realtà anche un l’elettrocardiografo? Cominciamo dall’elettrodo negati-
quarto elettrodo all’altra caviglia: serve come “messa a vo. Questo mantiene un potenziale fisso 0 (almeno in
terra” dell’apparecchio; quindi, da un punto di vista teoria) se è collegato con una resistenza che unisce
medico, non ha importanza. È facile fissare gli elettro- (dentro l’apparecchio elettrocardiografico) i tre vertici
di alle estremità degli arti mediante cinghie di gomma. del triangolo di Einthoven (cosiddetto “central-termi-
Sulla base di quanto è stato detto prima, queste tre nal” di Wilson). Allora si realizzano le derivazioni uni-
derivazioni giacciono sullo stesso piano frontale. Il loro polari usando come elettrodo negativo il central-termi-
orientamento spaziale viene definito dall’angolo che il nal e collegando l’elettrodo positivo, esploratore, con
loro asse fa con una linea orizzontale idealmente trac- uno o l’altro dei vertici del triangolo di Einthoven. So-
ciata sul piano frontale (asse di riferimento). I valori no appunto tre le derivazioni unipolari di cui stiamo
numerici di questi angoli sono espressi in gradi, con- parlando (Fig. 4.15). Esse sono chiamate rispettivamen-
venzionalmente indicando con il valore di 0° quella te: VR, se l’elettrodo esploratore è collegato al polso
estremità della linea orizzontale che si trova a destra destro e, perciò, alla spalla destra; VL, se l’elettrodo
(dal nostro punto di vista, ma a sinistra dal punto di vi- esploratore è collegato al polso sinistro e, perciò, alla
sta del soggetto nel quale viene eseguito l’elettrocardio- spalla sinistra; VF se l’elettrodo esploratore è collegato
gramma) e procedendo in senso orario. Per le deriva- a una caviglia e perciò alla radice degli arti inferiori.
zioni che con questo procedimento risulterebbero for- Gli assi di queste derivazioni sono dati dalle rette che
mare con l’asse di riferimento un angolo superiore a congiungono il cuore a ciascuno dei tre vertici del
180°, si trova conveniente procedere in senso antiorario triangolo; essi sono rispettivamente –150° per VR, –30°
e indicare l’angolo con il segno negativo (cioè, invece per VL e 90° per VF (Fig. 4.16). Si è visto che la de-
di parlare, per esempio, di un asse di 330°, è più con- flessione dell’indice del voltmetro registrata con una
veniente dire che la stessa derivazione ha un asse di derivazione bipolare può essere considerata la somma
–30°). Risulta perciò evidente che, delle tre derivazioni delle deflessioni registrate con due unipolari. Perciò, in
standard, la D1, ha asse di 0°, la D2 ha asse di 60° e la linea di massima, le deflessioni registrate con le deriva-
D3 ha asse a 120° (Fig. 4.14). zioni unipolari di Wilson dovrebbero essere di minore
entità rispetto a quelle che si hanno con le derivazioni
standard bipolari. Grazie ad un artificio, tuttavia, le de-
flessioni registrate con queste derivazioni unipolari pos-
–90°
–120° –60°
–30°
–150° aVL
aVR
+180° D10° VR VL
R L
+30°
+150°
D2
D3 +60° VF
+120°
aVF
+90°
4 - SEMEIOTICA CARDIOLOGICA 75
VR VL
VF
Figura 4.16 Asse delle derivazioni unipolari di Wilson. Figura 4.17 Sezione trasversa del torace e assi delle deriva-
zioni precordiali.
Si postula che questi assi giacciano tutti su un medesimo
sono essere aumentate e rese comparabili a quelle che piano orizzontale (che coincide con quello raffigurato) e
si hanno con le derivazioni bipolari. Basta scollegare facciano tutti capo al cuore. È per consuetudine che di que-
ogni volta dal central-terminal il filo che corrisponde al sti assi non si è disegnata la parte negativa, come si è fatto
vertice del triangolo sul quale si pone l’elettrodo esplo- per gli assi delle derivazioni periferiche nella figura 4.14. La
consuetudine deriva dal fatto che tutte le derivazioni pre-
ratore (ossia: quando si registra VR, l’elettrodo indiffe- cordiali sono unipolari; nulla impedisce però di immaginare
rente è collegato solo con L e F; quando si registra VL, il prolungamento (tratteggiato) degli assi al di là del “cuo-
l’elettrodo indifferente è collegato solo con R e F; re”. È d’altra parte facile constatare che se si pone l’elettro-
quando si registra VF, l’elettrodo indifferente è collega- do esploratore sul dorso, in corrispondenza per esempio del
to solo con R e L). Le derivazioni così realizzate sono prolungamento “negativo” dell’asse di V1, si registra un
tracciato uguale (o quasi) a quello di V1, ma con polarità in-
denominate rispettivamente aVR, aVL e aVF, dove la vertita (qR invece di rS). Il “quasi” deriva dal fatto che fra
lettera “a” sta per “augmented”. modello ideale e realtà fisica di un dato soggetto non vi è
Le sei derivazioni che si hanno sul piano frontale for- uguaglianza.
niscono ben tre coppie di coordinate cartesiane, per-
pendicolari tra di loro (aVL e D2; D1 e aVF; aVR e D3).
Se il corpo umano corrispondesse davvero al modello
postulato da Einthoven, basterebbe una sola coppia di cazione di V2 e V4 per la V3, in V spazio sull’emiclavea-
coordinate per ricostruire grandezza, direzione e senso re (punta del cuore) per la V4, in V spazio sull’ascellare
del vettore cardiaco, in qualsiasi istante, sul piano fron- anteriore per la V5 e in V spazio sull’ascellare media per
tale. Ossia, deve essere tenuto presente che queste sei la V6. Gli assi di tutte le derivazioni precordiali si postu-
derivazioni, dette anche derivazioni periferiche, consen- lano giacere su un medesimo piano orizzontale (trasver-
tono solo una descrizione bidimensionale del vettore sale) rispetto al corpo, che passa all’altezza del cuore; i
cardiaco. vari assi uniscono il punto-cuore al punto di applicazio-
Se, per esempio, in un dato istante l’attività elettrica ne degli elettrodi, come in figura 4.17.
del cuore generasse un vettore diretto dall’indietro in Per quanto già spiegato nel testo che precede, ricor-
avanti, e perciò perpendicolare al piano frontale, nulla diamo in base a quali regole si possono avanzare dedu-
sarebbe possibile registrare con le derivazioni periferi- zioni sul vettore cardiaco in base alle deflessioni regi-
che. Occorrono perciò delle altre derivazioni, giacenti strate nelle varie derivazioni (e, rispettivamente, preve-
in un altro piano, perpendicolare a quello frontale, e dere quali saranno le deflessioni in base alle caratteri-
queste sono le derivazioni precordiali. stiche del vettore).
Le derivazioni precordiali, che sono indicate con la • Riassumendo: il vettore cardiaco di ogni istante del
lettera V seguita da un numero, sono tutte derivazioni ciclo cardiaco influenza il potenziale elettrico di tutti i
unipolari realizzate mantenendo l’elettrodo negativo punti del corpo umano, in modo tale che l’elettrocar-
collegato con il central-terminal e ponendo l’elettrodo diografo registra in ogni derivazione una differenza di
positivo su vari punti sulla superficie anteriore del tora- potenziale uguale alla proiezione del vettore stesso sul-
ce, rispettivamente: al IV spazio intercostale destro sulla l’asse di ogni derivazione. Nel medesimo istante del ci-
parasternale per la derivazione V1, al IV spazio sinistro clo, pertanto, ogni derivazione registra un valore diver-
sulla parasternale per la V2, a metà fra il punto di appli- so; avendo tutti questi valori un rapporto che è noto con
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4 - SEMEIOTICA CARDIOLOGICA 77
4 - SEMEIOTICA CARDIOLOGICA 79
IM o
aVR aVL IS della parete
laterale VS
D1 IVS IM o IS
BBS V6 parete
laterale VS
IVS
V5 BBS
D3 D2
aVF
V4
V1 V2 V3
IM o IS parete inferiore VS IVD
Figura 4.22 Derivazioni in cui è più comune osservare segni riferibili ad alterazioni di particolari parti del cuore.
IM = infarto miocardio VS = ventricolo sinistro
IS = ischemia IVD = ipertrofia VD
IVS = ipertrofia VS BBD = blocco di branca destra
BBS = blocco di branca sinistra VD = ventricolo destro
Finita la depolarizzazione della massa ventricolare, E. Ipertrofie. Per interpretare gli ECG è importante
comincia la ripolarizzazione. Questa si realizza sepa- visualizzare mentalmente l’orientamento dei vettori più
ratamente in ciascuna cellula, essendo più o meno ra- rappresentativi (quello medio delle onde P, quelli inizia-
pida a seconda delle condizioni metaboliche locali. li, intermedio e tardivo del QRS, quello medio della T)
Pertanto la ripolarizzazione non si diffonde da cellula in relazione alle coordinate del corpo umano: sono i
a cellula come la depolarizzazione. L’attività elettrica singoli vettori orientati in avanti o indietro, verso l’alto
correlata alla ripolarizzazione è peraltro anch’essa ri- o il basso, la destra o la sinistra? Questo tipo di visua-
feribile a un vettore risultante per ogni istante e deriva, lizzazione aiuta molto a comprendere la genesi degli
come si è già detto, dalla coesistenza di cellule già ri- ECG patologici, i quali non sono altro che ECG nor-
polarizzate con altre tuttora depolarizzate o in fase di mali variati per l’interferire di processi anormali. Le ca-
ripolarizzazione iniziale. In generale, si ripolarizzano ratteristiche degli ECG anormali saranno esposte di
prima le cellule del sottoepicardio di quelle del sot- volta in volta nei capitoli successivi. Qui si esporranno
toendocardio, che pur si erano depolarizzate prima. solo i quadri dovuti alla ipertrofia degli atri e dei ven-
Questo dipenderebbe dal fatto che le cellule sottoen- tricoli (Fig. 4.22).
docardiche sono sottoposte durante la contrazione a
1. Ipertrofia atriale destra. Questo quadro può esse-
una compressione maggiore di quella subita dalle cel-
re determinato da ipertrofia delle pareti dell’atrio, se-
lule sottoepicardiche; meno probabilmente dipende da
condaria a ipertensione nell’atrio per difficoltoso scari-
una fisiologica maggior durata della depolarizzazione
co del sangue nel ventricolo sottostante, o a dilatazione
delle prime. Comunque sia, statisticamente la ripola-
dell’atrio stesso (i due fenomeni sono spesso concomi-
rizzazione è più precoce nel sottoepicardico e ciò de-
tanti). Si ha una caratteristica variazione dell’onda P,
termina l’esistenza di cellule ancora depolarizzate nel
dovuta ad aumento delle f.e.m. correlate alla depolariz-
sottoendocardio, mentre le cellule sono già polarizzate
zazione dell’atrio destro. La P diventa negativa o alme-
nel sottoepicardio. Esistono per questa ragione vettori
no appiattita in aVL (derivazione a destra dell’asse del-
diretti dal primo verso il secondo e l’onda della ripola-
la P); aumenta di voltaggio oltre i 2,5 mm in D2 e i 2
rizzazione è generalmente positiva nelle stesse deriva-
mm in aVF e acquista in queste derivazioni un aspetto
zioni in cui è positivo il QRS (benché i processi del-
a ogiva; diventa di alto voltaggio (2 mm o più) in V1 e
l’eccitazione e del recupero siano opposti e ci si aspet-
V2, dove può essere solo positiva o positivo-negativa;
terebbe che originassero fenomeni elettrici di opposta
non aumenta di durata (Fig. 4.24).
polarità).
L’ECG mostra, finito il QRS, un tratto sulla isoelet-
trica (tratto ST, che non deve essere slivellato sopra e
sotto l’isoelettrica più di 1 mm). Il tratto ST è seguito
da un’onda T più o meno arrotondata e asimmetrica,
per avere una branca iniziale che è meno ripida di quel-
la terminale. Essa è grosso modo concordante con la
deflessione principale del QRS; più esattamente è posi-
tiva in D1, D2, aVF, V3, V4, V5, V6, spesso ma non ne-
cessariamente negativa in V1 e V2, sempre negativa in
aVR, variabile nelle altre derivazioni. L’intervallo fra
l’inizio del QRS e la fine della T viene chiamato inter-
vallo QT e ha una durata che è correlata alla frequenza
cardiaca: per una frequenza di 70 battiti/min, per esem- Figura 4.23 ECG normale.
pio, essa è 0,36 ± 0,04 sec (Fig. 4.23). Asse medio di QRS +75°.
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D1 D2 D3 D1 D2 D3
V1 V4 V5
V1 V2 V4
V5 V6 V6
Figura 4.24 Ipertrofia atriale destra e ventricolare destra. Figura 4.25 Ipertrofia atriale sinistra e ventricolare destra.
Asse elettrico indeterminabile (S1, S2, S3). Asse elettrico del QRS +105°.
2. Ipertrofia atriale sinistra. Da ipertensione nell’a- è tipica del “sovraccarico sistolico” o “di pressione”
trio o da dilatazione dello stesso o da disturbi della con- del ventricolo sinistro e dipende dal fatto che la depo-
duzione nell’ambito dei due atri. Dato che l’atrio sinistro larizzazione delle pareti ipertrofiche (quindi di spes-
è attivato con un leggero ritardo rispetto al destro, l’iper- sore aumentato) impiega più tempo del normale a per-
trofia è caratterizzata soprattutto da un aumento di dura- correre la distanza fra endocardio ed epicardio (in me-
ta dell’onda P, che dura 0,12 sec o più; la P, inoltre, di- dia il QRS dura 0,10 sec anziché 0,08). Perciò le cellu-
mostra: un contorno accidentato, spesso con due cuspidi le depolarizzate per prime fanno in tempo a ripolariz-
in D1, D2, aVL; negatività in D3 e spesso anche in aVF zarsi prima che lo facciano le sottoepicardiche, depo-
(spostamento a sinistra dell’asse della P); presenza di larizzate per ultime. Vale a dire che, contrariamente a
una porzione negativa in V1 di durata maggiore di quella quello che avviene nel cuore normale, la ripolarizza-
della porzione positiva che la precede (Fig. 4.25). zione procede – in generale – in senso endoepicardico.
Questa è la causa principale d’inversione dell’onda T,
3. Ipertrofia ventricolare sinistra. Le alterazioni del- cui si aggiunge però spesso rallentamento della ripola-
l’ECG derivano da una predominanza di f.e.m. dirette a rizzazione da alterazioni del metabolismo cellulare.
sinistra e indietro ancora maggiore che di norma (Fig. • Segni di ipertrofia atriale sinistra, che deriva dalla
4.26). Ne derivano i fenomeni seguenti. necessità di spingere sangue in un ventricolo le cui
pareti sono più rigide del giusto.
• Voltaggio del QRS elevato: sono considerati patolo-
gici un voltaggio di R in aVL maggiore di 11 mm; La diagnosi di ipertrofia ventricolare sinistra è da
una somma di RD1 + SD3 che resta maggiore di 18 considerare tanto più probabile quanto più sono nume-
mm quando si sia sottratto dal totale il risultato della rosi i segni di essa presenti nel singolo caso. Tutti i se-
somma di q(o S)1 + SD3; una somma della S in V1 + gni citati sono presenti solo nei casi più gravi.
la R più alta in V5 o V6 maggiore di 36 (indice di
4. Ipertrofia ventricolare destra. In questo caso la
Sokolow).
fisiologica preponderanza del ventricolo sinistro risulta
• Deviazione a sinistra dell’asse elettrico (a –30° o al
attenuata e sono di maggior voltaggio rispetto alla nor-
di là di questo valore).
ma i vettori diretti in avanti e in basso. Per questo:
Sono inoltre presenti nell’ipertrofia anche le altera- • l’asse elettrico è diretto più a destra che nel normale
zioni seguenti. (+90°, +105°), essendo le R più alte in D2, aVF, D3.
Queste R non sono però di voltaggio elevato;
• Un’alterazione della ripolarizzazione tale che il tratto • vi sono in V1-V2 delle onde R più alte che di norma;
ST assume decorso discendente e l’onda T diventa ne- la diagnosi è certa se sono alte 7 mm o più;
gativa (con una morfologia caratteristica) in V5, V6 e in • in V5-V6 vi sono abitualmente onde S più profonde
D1-aVL (meno spesso in D3-aVF). Questa alterazione che di norma, esse sono di voltaggio uguale o mag-
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4 - SEMEIOTICA CARDIOLOGICA 81
D1 D2 D3 D1 D2 D3
V1 V2 V3
V1 V2 V3 V4 V5 V6
Policardiografia
Figura 4.28 Rx torace standard, in proiezione postero-ante-
Mediante opportuna apparecchiatura si possono regi- riore. (Da P.F. Cohn-J. Wynne, Metodiche diagnostiche in
strare vari tipi di impulso o di vibrazioni connessi con cardiologia clinica, Masson, Milano, 1985).
l’attività cardiaca, gli impulsi meccanici vengono am- Il paziente è affetto da insufficienza aortica. Il rapporto car-
plificati elettricamente e registrati come grafici. Questi diotoracico si misura come segue: la distanza fra la linea
mediana e il punto più sporgente dell’arco inferiore destro
servono come documentazione e possono essere analiz- espresso in cm (C1) più la distanza fra linea mediana e il
zati con una precisione superiore a quella fornita dai punto più sporgente dell’arco inferiore sinistro pure espres-
sensi dell’osservatore. Tali sono la registrazione dei so in cm (C2), diviso per il diametro trasverso del torace al-
polsi arteriosi, dell’itto della punta, di polsi venosi (il l’altezza degli angoli cardiofrenici (T).
polso giugulare riflette con una notevole fedeltà come Nel normale:
varia durante ogni ciclo cardiaco la pressione nell’atrio C1 + C2
= v.n. <1/2
di destra). T
Il fonocardiogramma traduce in un grafico le vibra-
zioni, che il medico apprezza come rumori (toni, soffi),
prodotte dal cuore. Occorre però specificare che l’orec- due “archi”. Quello superiore corrisponde al limite de-
chio umano apprezza in modo diverso vibrazioni di dif- stro della vena cava inferiore e dell’aorta ascendente ed
ferente frequenza (le sente a seconda dei casi più forti o è praticamente rettilineo nel normale; diventa convesso
più deboli di quello che esse realmente sono). Dato che nella dilatazione dell’aorta. L’inferiore è formato dall’a-
questa caratteristica dell’orecchio umano non può esse- trio destro. A sinistra si considerano tre “archi”. Il supe-
re riprodotta con assoluta fedeltà dalle apparecchiature riore, che è costituito dall’arco della aorta, appare come
(che, oggettivamente, sono più perfette), i grafici non una convessità a breve raggio. Il medio corrisponde al
riproducono esattamente le sensazioni del medico; sono tronco dell’arteria polmonare e per un piccolo tratto al-
però queste che costituiscono il parametro su cui è sta- l’atrio sinistro: esso appare leggermente concavo nel
ta costruita la semeiotica dell’ascoltazione cardiaca. normale; se è rettilineo o convesso si deve pensare a
Pertanto il fonocardiogramma è utile in casi dubbi e un’arteria polmonare dilatata (prima ipotesi: ipertensio-
permette in particolare misure accurate di tempo; non ne polmonare). L’arco inferiore corrisponde al ventrico-
sostituisce l’ascoltazione. lo sinistro ed appare convesso, con la parte più sporgente
(apice) qualche centimetro al di sopra del diaframma.
Svariate condizioni patologiche modificano uno o più
Esami radiologici archi, sicché bisogna controllare l’aspetto di ciascuno.
Importante è anche apprezzare se il cuore appare glo-
La radiografia del torace in proiezione postero-ante- balmente ingrandito; tale apprezzamento è abbastanza
riore, con distanza tubo catodicoClastra superiore ai 2 facile per chi è esperto e deriva dall’integrazione men-
m e paziente in piedi (teleradiografia standard del tora- tale di numerose annotazioni. La sola valutazione quan-
ce) rappresenta un esame prezioso e facile da ottenere. titativa cui può ricorrere l’inesperto è il rapporto car-
Se la distanza tubo catodicoClastra è minore, come av- diotoracico: esso si esprime dicendo che il diametro tra-
viene nelle radiografie fatte al letto, le radiazioni arri- sverso dell’ombra cardiaca (Fig. 4.28) deve essere me-
vano alla lastra non parallele e la grandezza del cuore no della metà del diametro trasverso del torace all’al-
non è valutabile. tezza dell’angolo cardiofrenico destro.
La radiografia standard del torace mostra l’ombra me- Altri dati importanti si deducono dall’esame dei
diastinica in mezzo ai due campi polmonari, al di sopra campi polmonari, la cui normale trama è in gran parte
del diaframma. Il limite destro si considera formato da determinata dai rami dell’arteria e delle vene polmo-
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4 - SEMEIOTICA CARDIOLOGICA 83
nari. Normalmente i lobi superiori hanno una trama quindi eseguito ponendo la sonda in posizioni tali da
scarsa, quelli inferiori una trama più abbondante. La evitare lo scheletro e da non avere interposizione fra
presenza di trama abbondante in alto è segno di ingor- sonda e cuore di lembi del polmone. Queste posizioni
go venoso polmonare (nella stenosi mitralica e nella sono chiamate finestre acustiche. Sono: la parasternale
insufficienza ventricolare sinistra), che in uno stadio (fra II e V spazio intercostale sinistro, entro 3 cm dal
più avanzato dà spesso delle brevi linee orizzontali al- bordo dello sterno), l’apicale (in corrispondenza dell’it-
la periferia dei campi polmonari inferiori (strie B di to della punta), la sottoxifoidea o sottocostale e la so-
Kerley, da edema nei setti interlobulari) e soprattutto prasternale (subito sopra il margine del manubrio dello
aumento netto delle ombre perilari. Se a questo si ag- sterno).
giungono minute densità sparse e chiazze omogenee Ciò premesso, ci sono tre diversi modi di rappresen-
che diffondono dagli ili alla periferia, siamo in pieno tare i dati cardiografici.
edema polmonare.
L’ipertensione nel circolo polmonare si manifesta con A. Ecocardiogramma nonodimensionale. È detto
dilatazione dell’arteria polmonare (arco medio di sini- anche M-mode, dove M deriva dalla parola inglese Mo-
stra, che diventa convesso) e dei suoi rami principali; tion. L’ecocardiogramma (Fig. 4.29) si esegue appog-
mentre i rami periferici diventano particolarmente sottili. giando la sonda su una finestra, in genere la paraster-
Ulteriori informazioni si possono avere radiografan- nale; la sonda in un primo tempo è tenuta inclinata, in
do il paziente in altre posizioni (latero-laterale e obli- modo da assumere la direzione indicata come 1 nella
que), o utilizzando mezzi di contrasto. A questi si ac- figura 4.29A. Gli echi principali, come già detto, si
cennerà nel paragrafo dedicato al cateterismo cardiaco. scrivono su una linea verticale; essi appaiono come
puntini luminosi e corrispondono, dall’alto al basso, a
strutture via via più profonde. Le principali sono: pare-
Ecocardiogramma te del ventricolo destro, cavità del ventricolo destro,
setto interventricolare, cavità del ventricolo sinistro, pa-
Le basi fisiche e i principi teorici dell’ecotomografia rete posteriore del ventricolo sinistro. Le cavità dei due
sono esposti nell’appendice A. L’ecocardiografia rap- ventricoli appaiono come tratti relativamente liberi da
presenta una variazione di questa tecnica, adatta ad echi. Dato che il cuore è un organo in continuo movi-
esplorare organi in continuo movimento. Si parte da mento, in istanti successivi gli echi corrispondenti a
una “sonda” che emette un “pennello”, cioè un fascio ogni singola struttura (per es., alla faccia destra del set-
di diametro ristretto di ultrasuoni. Questi vengono to interventricolare) modificano nel tempo la propria
emessi mille o più volte al secondo e penetrano nei tes- posizione. Gli echi corrispondenti si spostano in su o in
suti lungo una linea retta. A contatto con i tessuti, una giù, a seconda che lo spostamento corrisponda a un av-
parte degli ultrasuoni viene assorbita, una parte devia e vicinamento o a un allontanamento rispetto alla sonda.
una parte torna indietro come “eco”. Gli echi riflessi Tutto questo appare su un oscilloscopio ed è registrato
tornano alla sonda, che funziona da ricevitore negli in- su una carta sensibile, che scorre a velocità uniforme.
tervalli fra un’emissione e l’altra. Pertanto: gli echi prodotti dalle diverse strutture del
In rapporto alle caratteristiche dei tessuti, la riflessio- cuore in un dato istante sono iscritti tutti su una mede-
ne degli ultrasuoni è più o meno intensa: per esempio, il sima linea verticale; su linee verticali successive, via
sangue riflette poco, il tessuto fibroso delle valvole mol- via più a destra, sono iscritti gli echi che le medesime
to di più. Ma è soprattutto l’interfacie fra tessuti diversi a strutture producono negli istanti seguenti. Un elettro-
generare echi intensi. Questi sono quindi evocati parti- cardiogramma registrato contemporaneamente permette
colarmente all’interfacie fra sangue e pareti dei ventri- di sapere a che punto del ciclo cardiaco corrisponde
coli, o fra sangue e superficie delle valvole, ecc. La son- ogni linea verticale. Dopo aver registrato alcuni cicli
da applicata alla superficie del torace fa registrare su una cardiaci con le sonde in direzione 1, si inclina la sonda
carta sensibile gli echi riflessi lungo una linea verticale: nelle direzioni 2, 3, ecc. Questo permette di rilevare gli
in alto si situano gli echi provenienti da strutture vicine, echi prodotti da altre strutture del cuore, fra cui la mi-
via via più in basso gli echi che provengono da strutture trale, le valvole aortiche, l’atrio sinistro e la radice del-
più lontane (questi ci mettono più tempo a tornare, ri- l’aorta, l’esame del grafico permette di rilevare dati
spetto ai primi). Dunque lungo la verticale si registreran- anatomici e funzionali.
no per primi gli echi provenienti dalle strutture più su- Per esempio, la distanza fra gli echi della parete sini-
perficiali, inclusa la parete del ventricolo destro; più in stra del setto e quelli della parete posteriore del ventri-
giù gli echi provenienti da strutture intermedie, come il colo sinistro, misurata su una verticale durante la dia-
setto interventricolare, nella parte bassa del grafico gli stole, indica il diametro della cavità del ventricolo sini-
echi riflessi dalla parete posteriore del cuore. Gli echi in- stro in diastole. Il valore ci dice se il ventricolo sinistro
tensi sono molto luminosi, quelli poco intensi sono palli- è di dimensioni normali o è dilatato. La medesima mi-
di (questa maniera di rappresentare l’intensità degli echi sura, rilevata durante la sistole, ci dice se la contrazio-
è chiamata B-mode, da “Brightness”, in inglese. Altre ne ha ridotto di molto o di poco il diametro ventricola-
modalità non sono entrate nell’uso). re. Analogamente, la misura dello spessore del setto in-
È importante ricordare che certi tessuti, come le ossa dica se esso è normale o ipertrofico; il confronto fra la
e i polmoni aerati, riflettono gli ultrasuoni con gravi di- misura eseguita in sistole e in diastole dà indicazioni
storsioni e molto scarsamente. L’esame deve essere sulla contrattilità.
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T
CW
ARV S
IVS RV
LV
PPM AMV AO
1
PLV
PMV LA
2
3
A. B.
B.
4
Figura 4.29 A. Sezione trasversa del cuore, che mostra le strutture attraverso le quali il fascio di ultrasuoni passa quando è
diretto dall’apice verso la base del cuore. B. Presentazione schematica dell’ecocardiogramma M-mode quando il trasduttore
è diretto dall’apice (1) alla base del cuore (4).
Le aree tra le linee tratteggiate corrispondono alla posizione del trasduttore rappresentata in (A) AMV = lembo anteriore mi-
tralico; AO = aorta; ARV = parete anteriore del ventricolo destro; AV = valvola aortica; CW = parete toracica (dall’ingle-
se “Chest Wall”); EN = endocardio del ventricolo sinistro; EP = epicardio del ventricolo sinistro; IVS = setto interventrico-
lare; LA = atrio sinistro; LS = setto sinistro; LV = ventricolo sinistro; PER = pericardio; PLA = parete posteriore dell’atrio sini-
stro; PLV = parete posteriore del ventricolo sinistro; PMV = lembo posteriore mitralico; PPM = muscolo papillare posteriore;
RS = setto di destra; RV = ventricolo destro; S = sterno; T = trasduttore; Lung = polmone.
(Da P.F. Cohn-J. Wynne, op. cit.).
Nello stesso modo, il grafico delle valvole dà indica- eseguire misurazioni relativamente esatte. Inoltre, usan-
zioni sulla loro normalità anatomica e funzionale, ovve- do altre finestre si possono avere echi da strutture non
ro appare anormale, spesso in maniera caratteristica a esplorate con la metodica di routine. In pazienti con enfi-
seconda dell’affezione. sema polmonare o altre anomalie del torace, tuttavia, i
Vi è da aggiungere che nella maggior parte dei casi è tracciati sono confusi e illeggibili e anche l’operatore più
possibile ottenere dei grafici chiari, su cui si possono esperto incontra ostacoli insuperabili nel 5% dei casi.
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4 - SEMEIOTICA CARDIOLOGICA 85
AO
RV
AoV
LV LA
MV
Ventricolo sinistro
A B
4 - SEMEIOTICA CARDIOLOGICA 87
RV
LV
PM
RV
LV
MV
AoV
PV
TV
RV
PA
RA
LA
Figura 4.34 Ecocardiogramma bidimensionale: vedute parasternali secondo l’asse corto a livello dei muscoli papillari, della
valvola mitrale e della valvola aortica.
(Disegni tratti da W. Hurst, op. cit., modificati).
RV = ventricolo destro; LV = ventricolo sinistro; PM = muscoli papillari; MV = valvola mitrale; AoV = semilunari aortiche; TV =
valvola tricuspide; RA = atrio destro; LA = atrio sinistro; PA = arteria polmonare; PV = valvola polmonare.
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RV LV
TV
MV
RA
LA
4 CAMERE
4 - SEMEIOTICA CARDIOLOGICA 89
A. B.
Figura 4.37 Ultrasonografia Doppler che registra la velocità del sangue che passa attraverso la valvola mitrale in diastole.
A. Doppler “a impulsi”: si osservano due cuspidi che corrispondono la prima al riempimento passivo iniziale del ventricolo si-
nistro e la seconda alla contrazione atriale. B. Doppler ad onda continua, stenosi mitralica, la figura indica come si può mi-
surare la velocità massima del sangue (Vmax) e quella (0,7 x Vmax) che corrisponde al tempo di dimezzamento della pres-
sione nel ventricolo sinistro (T1/2).
(Da British Medical Journal, 297:1072, October 1988).
Si misurano le pressioni, si può prelevare sangue, so- lizzando separatamente il ventricolo destro e il sini-
prattutto si iniettano sostanze radiopache per eseguire stro. Offre pertanto il vantaggio di valutare la funzio-
esami radiologici insostituibili: per esempio, la cine- ne dei due ventricoli indipendentemente, con una
ventricolografia e la coronarografia. sensibilità molto elevata a piccole variazioni di com-
portamento.
C. Angiografia, ventricolografia, coronarografia. • La seconda tecnica, detta “all’equilibrio”, permette,
Sono esami radiologici eseguiti con iniezione di mezzo dopo una sola iniezione di tracciante, di integrare le
di contrasto, per visualizzare i grandi vasi e le cavità varie immagini ottenute durante le varie sequenze
del cuore. Le immagini radiografiche vengono filmate della contrazione miocardica, fornendo una chiara
per poterle esaminare con cura. La cineventricolografia immagine cardiaca finale, ad alta risoluzione. Offre
permette un’analisi molto chiara delle cavità del cuore il vantaggio di poter eseguire numerose valutazioni
e della loro cinetica. La coronarografia (che si esegue successive, per esempio di cinetica parietale, in un
iniettando il mezzo di contrasto direttamente nella par- certo arco di tempo (qualche ora), in svariate proie-
te iniziale di ciascuna delle due coronarie) dà informa- zioni. In realtà, registrando contemporaneamente l’e-
zioni insostituibili sulle due arterie e sui loro rami. missione radioattiva delle quattro cavità cardiache,
ne risulta inevitabilmente una tendenza delle varie
D. Esami con radioisotopi. strutture a condizionarsi reciprocamente.
1. La cineventricolografia radioisotopica si esegue Eventuali anomalie di comportamento sono spesso ri-
iniettando in una vena periferica del paziente tecnezio levabili solo sotto sforzo; è perciò conveniente che que-
99m sotto forma di ione pertecnetato, previo trattamen- sto tipo di esame, come pure lo scanning miocardico
to in vivo dei globuli rossi con una sostanza che li ren- con tallio 201 siano abbinati a una prova da sforzo, i cui
de particolarmente affini ad esso. Mediante un’appa- principi metodologici sono stati descritti a proposito
recchiatura complessa, connessa con un computer, si dell’ECG da sforzo.
possono analizzare il movimento delle pareti ventrico-
lari (anche di singoli settori di esse), la frazione di eie- 2. Scintigrafia (scanning) con tallio 201. Il tallio è
zione e i volumi di entrambi i ventricoli, deducendone uno ione che si distribuisce nel miocardio in modo ana-
la portata cardiaca e la gittata sistolica, e consentendo logo al potassio. Viene iniettato endovena nel paziente
un buon giudizio sull’efficienza contrattile del cuore. che esegue sforzo: se non ci sono difetti di perfusione
Vi sono due tecniche di esecuzione dell’esame. coronarica, tutto il miocardio risulta omogeneamente
• La prima, detta del “primo transito”, studia la fun- radioattivo. Se vi sono zone mute o scarsamente ra-
zione ventricolare sinistra durante il primo passaggio dioattive, può trattarsi di ischemia oppure di sostituzio-
del tracciante radioattivo attraverso il circolo, visua- ne del miocardio da parte di connettivo. La ripetizione
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dell’osservazione dopo 2-4 h permette di distinguere 3. Risonanza magnetica nucleare. Metodica intro-
fra le due possibilità: se si trattava di un’ischemia re- dotta di recente, permette attraverso varianti tecniche di
versibile, la zona muta non si nota più. acquisire due diversissimi tipi di informazione: a) otte-
La stessa tecnica può rivelare un’area di necrosi fin nere delle immagini di grande chiarezza delle strutture
dalle prime ore di un infarto miocardico; in seguito la anatomiche che interessano, e anche di avere un’idea
sensibilità della metodica diminuisce e nel periodo dei tessuti che le costituiscono; b) avere informazioni
24 h-2 settimane dopo l’infarto è più produttivo esegui- sul metabolismo delle cellule.
re una scintigrafia con pirofosfato di tecnezio 99m.
Questo tracciante, che si complessa con il CA++ nel E. Biopsia del miocardio. Attraverso una vena pe-
miocardio necrotico, evidenzia in positivo l’area di ne- riferica, si raggiunge con un catetere-biotomo il ventri-
crosi. colo destro, da cui si prelevano frammenti di tes-
Un altro tipo di scintigrafia, con gallio 67, è infine suto. L’esame istologico di cinque frammenti dà reper-
utile nelle miocarditi: il tracciante è captato da vari tipi ti attendibili nel 95% dei casi. L’esame dà complican-
di cellule infiammatorie e quindi un miocardio con in- ze molto raramente. Si usa per diagnosticare mioca-
filtrato infiammatorio è più radioattivo dei tessuti cir- rditi, cardiomiopatie e per monitorare i trapianti car-
costanti. diaci.
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C A P I T O L O
5 SCOMPENSO CARDIACO
R. SATOLLI
Secondo la definizione classica, si dice che il cuore è massimo, comincia a calare. Quando diviene inferiore
scompensato (o insufficiente) quando risulta incapace di alla pressione aortica (o polmonare), le valvole semilu-
pompare un flusso di sangue adeguato alle necessità del- nari si richiudono: inizia il rilasciamento isometrico e
l’organismo. Per comprendere bene tale stato fisiopato- la diastole. La pressione endoventricolare continua a
logico, di grande importanza clinica, è necessario cono- scendere sino a quando diviene più bassa di quella pre-
scere a fondo la normale funzione del cuore come pompa sente negli atri e si aprono le valvole atrioventricolari.
e le leggi fondamentali che la governano. Perciò, prima Inizia il riempimento diastolico passivo. Verso la fine
di passare alla trattazione dello “scompenso cardiaco” della diastole un nuovo impulso elettrico ha origine nel
vero e proprio, si premette un breve riepilogo di fisiolo- nodo del seno e si propaga prima agli atri, che si con-
gia, nel quale vengono sottolineate le nozioni più signifi- traggono e danno luogo al riempimento attivo dei ven-
cative dal punto di vista della fisiopatologia e della clini- tricoli. Quando l’impulso raggiunge i ventricoli, in essi
ca. L’esposizione ha anche lo scopo di fornire l’esatta de- la pressione comincia a salire, le valvole atrioventrico-
finizione dei termini che saranno in seguito usati, senza lari si richiudono e inizia la sistole con una nuova con-
costringere il lettore a riprendere il testo di fisiologia. trazione isometrica (Fig. 5.1). Come si vede, l’eccita-
zione delle fibre miocardiche produce due effetti, a se-
conda delle fasi del ciclo cardiaco: aumento di pressio-
ne intracavitaria (fasi isometriche) o riduzione di volu-
FISIOPATOLOGIA me cavitario (fasi espulsive).
DELLA CONTRAZIONE CARDIACA
La quantità di sangue espulsa dal cuore in ogni sisto- Meccanica
le è detta gettata sistolica. Essa rappresenta una frazio- del muscolo cardiaco
ne della quantità di sangue presente nella cavità ventri-
colare al termine della diastole precedente (frazione di Nel paragrafo precedente si è sottolineato che la si-
eiezione, espressa in termini percentuali: normalmente stole cardiaca si svolge in due tempi: una fase isometri-
pari al 60-70%). Il prodotto della gettata sistolica per il ca, in cui la contrazione del miocardio fa assumere al
numero di battiti cardiaci al minuto (frequenza cardia- sangue contenuto nei ventricoli un certo valore di pres-
ca) dà la gettata cardiaca, che è sostanzialmente iden- sione, e una fase successiva, in cui il sangue sotto pres-
tica per le metà destra e sinistra del cuore. sione viene espulso dai ventricoli. Queste due fasi sono
L’espulsione della gettata sistolica avviene per con- conseguenza di un unico processo, quello della contra-
trazione muscolare. Il miocardio è costituito da cellule zione cardiaca. L’essenza della contrazione sarà discus-
(dette anche fibre) muscolari striate, che vengono ecci- sa nei particolari nel paragrafo successivo, mentre qui
tate a ogni battito in maniera coordinata attraverso il se ne considerano gli effetti.
tessuto di conduzione. Nei ventricoli, in sistole, ciò La meccanica della contrazione è stata studiata a fon-
produce dapprima un aumento della pressione intraca- do dai fisiologi, che hanno individuato alcuni parametri
vitaria (contrazione isometrica). Poi, con l’apertura del- in grado di definirne le caratteristiche.
le valvole semilunari, inizia l’espulsione: le fibre mio-
cardiche si accorciano, il volume dei ventricoli si ridu- 1. L’esperimento base si esegue prelevando dal cuo-
ce e quindi un equivalente volume di sangue viene re, per esempio di cane, un muscolo papillare. L’estre-
spinto nell’aorta e nell’arteria polmonare. Intanto la mità inferiore del muscolo viene fissata a uno strumen-
pressione endoventricolare, dopo aver raggiunto un to che misura la tensione, quella superiore al braccio
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Pressione 120
(mmHg)
100
80 Aorta
60
inistro
40
s
Ventricolo
colo destro
n tri
Ve
20
Attività meccanica
Sinistro Eiezione
CTAP CP AT
Destro CA
CM AA AM
Movimenti valvolari
Sinistro
S4 “CLICK” S2 SAM S3
Toni
S1
Curva di volume c
del ventricolo sinistro a v
Polso giugulare
z y
x
E
A
IC
Apicocardiogramma
SFW
IR
O RFW
ECG P T
QRS
5 - SCOMPENSO CARDIACO 93
Muscolo Postcarico
stirato precarico
V max
Velocità di accorciamento (mm/sec)
B
B. 10
Nel cuore in attività i ventricoli in telediastole sono lità sposta in alto tutta la curva forza-velocità di quel
pieni di sangue, con una pressione poco superiore a ze- miocardio (Fig. 5.4), la diminuzione la sposta tutta in
ro. Quando il miocardio che circonda questo sangue en- basso. Se a un malato con insufficienza cardiaca si dà
tra in contrazione, lo comprime. Il sangue, essendo li- la digitale, la curva che era spostata in basso tende a
quido, non si può ridurre di volume: perciò l’effetto tornare a un livello più o meno normale.
della compressione è quello di far acquisire al sangue
2. Vi è una seconda proprietà fondamentale del mu-
un valore di pressione che cresce progressivamente fino
scolo che deve essere tenuta presente. Questa proprietà
a quando, per il ventricolo sinistro, supera il valore di
induce il comportamento descritto dalla legge di Star-
pressione presente in aorta (circa 80 mmHg).
ling del cuore, dal nome del fisiologo che per primo
A questo punto le valvole semilunari si aprono e co-
l’ha individuata.
mincia l’eiezione, mentre dal punto di vista del musco-
Si torni al dispositivo sperimentale descritto con un
lo finisce la contrazione isometrica e comincia l’accor-
muscolo papillare (Fig. 5.2). Però questa volta si sposti
ciamento della fibra (contrazione isotonica).
di qualche millimetro il fermo che blocca verso l’alto il
È evidente perciò che, nel cuore in attività, la velocità
braccio lungo della leva, in modo tale che le fibre mu-
di accorciamento delle fibre è sempre inferiore alla ve-
scolari possano essere stirate in parte, per effetto del
locità massima misurabile nella condizione sperimenta-
peso applicato all’altro braccio, già prima della contra-
le del muscolo libero di accorciarsi senza alcun carico
zione e acquistino una lunghezza a riposo un po’ mag-
da sollevare. Un equivalente di questa velocità massima
giore della loro naturale. Il trasduttore applicato all’e-
può essere però calcolato indirettamente e si indica co-
stremità inferiore del muscolo permette di misurare la
me contrattilità di quel miocardio, qualità definibile in
tensione a cui viene sottoposto in tal modo il muscolo a
termini numerici.
riposo: a tale valore viene dato il nome di precarico
La contrattilità, o stato inotropo, è una caratteristica
(“preload”, in inglese), per sottolineare che agisce sul
di un dato miocardio in un dato momento. Essa può pe-
muscolo prima della contrazione (nel disegno B della
raltro variare: la noradrenalina, per esempio, la fa au-
figura 5.2 il precarico è indicato come una frazione del
mentare; la digitale la fa aumentare; in condizioni di in-
carico totale, frazione che può variare in funzione della
sufficienza cardiaca diminuisce. L’aumento di contratti-
posizione del fermo sulla leva).
Ripetendo gli esperimenti, per esempio con un peso
di carico costante e con valori di precarico crescenti, si
constata che la velocità di accorciamento, per ogni dato
carico, è tanto maggiore quanto più le fibre vengono
stirate a riposo dal precarico, per lo meno sino a un cer-
Basale to valore di stiramento.
Con noradrenalina
Dunque, se la lunghezza iniziale (al termine della
15 diastole o telediastolica) della fibra miocardica viene
Velocità di accorciamento (mm/sec)
Basi cellulari
della contrazione
0
1 2 3
Carico (g)
Le proprietà descritte delle fibre muscolari cardiache
sono interpretabili a livello cellulare e molecolare.
Figura 5.4 - Curva di forza-velocità e inotropismo. Le cellule miocardiche contengono fasci di miofibril-
La curva con (basale) è simile a quella della figura 5.3. La le, disposte lungo l’asse maggiore della cellula. Le mio-
curva con riporta i risultati ottenuti ripetendo l’esperi- fibrille sono costituite da una serie di sarcomeri, minu-
mento dopo aver stimolato la contrattilità del muscolo con scoli cilindri che rappresentano la più piccola unità
noradrenalina. Come si vede, l’effetto inotropo del farmaco
sposta la curva di forza-velocità verso l’alto: per ogni deter-
contrattile del miocardio. Conviene dunque studiare la
minato carico si osserva una velocità di accorciamento mag- struttura e la funzione del sarcomero per comprendere
giore rispetto alle condizioni basali. le proprietà del muscolo cardiaco. Il sarcomero è costi-
(091 120) Cap. 005 (3LD) 15 07 2005 9:00 Pagina 95
5 - SCOMPENSO CARDIACO 95
4 13,0
6 13,3
centro del sarcomero e anche in questo caso si riduce la
sovrapposizione con la miosina (Fig. 5.7).
8 13,4 In condizioni di rilasciamento (diastole) la formazio-
ne dei ponti è inibita da due proteine associate ai fila-
5 menti di actina: tropomiosina e troponina. Quando la
cellula miocardica viene eccitata, questa inibizione vie-
ne rimossa, grazie all’azione degli ioni calcio, che si le-
gano alla troponina e ne modificano la struttura. Più in
dettaglio la successione degli eventi è la seguente.
Durante la fase di plateau del potenziale d’azione elet-
trico (fase 2), una piccola quantità di Ca++ attraversa la
membrana cellulare e raggiunge il reticolo sarcoplasma-
tico, un sistema di tubuli intracellulari che avvolge le
miofibrille (Fig. 5.6). Eccitato dal modesto flusso di
Ca++ proveniente dall’esterno, il reticolo libera massic-
0 ciamente gli ioni calcio che contiene, lasciandoli diffon-
0 5 10 dere verso le miofibrille, dove appunto si legano alla tro-
Carico (g)
ponina e disinibiscono la formazione di ponti. In sostan-
Figura 5.5 - Curva di forza-velocità e stiramento. za si verifica un’amplificazione a cascata, che libera la
Il grafico riporta cinque curve di forza-velocità ottenute sti- quantità di Ca++ necessaria per avviare la contrazione.
rando progressivamente il muscolo cardiaco a riposo con un
piccolo peso (precarico). In tal modo la lunghezza iniziale
L’accoppiamento tra eccitazione elettrica della cellula
del muscolo aumenta progressivamente, dalla curva con e contrazione meccanica dipende dunque da un flusso
(basale) a quella con (massima lunghezza iniziale). Per ogni di Ca++ verso le miofibrille.
determinato carico cui il muscolo è sottoposto durante la con- Poi il reticolo sarcoplasmatico, grazie a una pompa
trazione, la velocità di accorciamento risulta tanto maggiore ionica che consuma ATP, riprende ad accumulare attiva-
quanto maggiore è la lunghezza iniziale. È questa la base del- mente Ca++, riducendone la concentrazione nelle miofi-
la legge di Starling. Come si vede dal grafico, vi è una differen-
za rispetto alla figura 5.4. La stimolazione inotropa provoca
brille, sino a che prevale nuovamente l’inibizione di
anche un aumento della velocità massima, a carico zero. Lo troponina e tropomiosina: ha inizio il rilassamento.
stiramento iniziale invece non modifica questa caratteristica Contemporaneamente anche attraverso la membrana
intrinseca del muscolo. cellulare viene espulsa la piccola quota di Ca++ entrata
in precedenza, sempre con processi attivi che consuma-
tuito essenzialmente da due proteine filamentose, l’ac- no energia, sino a quando la cellula è pronta per una
tina e la miosina, disposte parallelamente all’asse mag- nuova contrazione.
giore del sarcomero. Si deve sottolineare un preciso rapporto: quanto mag-
I filamenti di miosina occupano il centro del sarco- giore è il flusso di Ca++ verso le miofibrille, tanto mag-
mero. I filamenti di actina sono invece saldamente fis- giore è la velocità con cui si formano e si sciolgono cicli-
sati alle due estremità del sarcomero stesso, le bande Z. camente i ponti tra actina e miosina. Ciò equivale a una
In condizioni di riposo, actina e miosina si sovrappon- maggiore velocità di contrazione a parità di altri fattori.
gono in parte, costituendo la banda scura A visibile al È facile a questo punto tracciare le corrispondenze tra
microscopio. Le bande chiare I sono invece costituite le proprietà meccaniche delle fibre miocardiche e gli
da filamenti di actina soltanto (Fig. 5.6). Tra le due pro- eventi cellulari che le determinano.
teine si formano ponti, visibili al microscopio elettroni- La curva forza-velocità dipende dalla lunghezza ini-
co, costituiti da siti che contengono un enzima capace ziale delle fibre perché da questa dipende il grado di
di scindere l’ATP. Durante la contrazione, grazie all’e- sovrapposizione di actina e miosina. Aumentando la
nergia liberata dall’ATP, questi ponti si saldano e si lunghezza iniziale delle fibre (sino a che il sarcomero
sciolgono ciclicamente, facendo scorrere con forza i fi- raggiunge 2,2 m) aumenta il numero di ponti che si
lamenti di actina verso quelli di miosina. In tal modo le formano e quindi la forza della contrazione a parità di
bande Z si avvicinano, il sarcomero si accorcia e così velocità. Al di sopra di 2,2 m tornano a ridursi di nu-
pure si accorciano in toto le fibre miocardiche. La ve- mero i ponti e quindi anche la forza sviluppata.
locità e la forza dello scivolamento dipendono dal nu- La curva forza-velocità dipende anche, come si è vi-
mero di ponti che si possono attivare contemporanea- sto, dalla stimolazione inotropa. Questa agisce aumen-
mente. Il numero di ponti dipende a sua volta dalla so- tando il flusso di Ca++ verso le miofibrille e quindi au-
vrapposizione reciproca di actina e miosina all’inizio mentando la velocità dello scorrimento di actina e mio-
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A. B. C. D.
FIBRILLA Banda I
Capillare
Filamenti
Z di actina
Dischi
intercalari SARCOMERO
Banda A 1,5
Filamenti
Nucleo M di actina
e miosina
Filamenti
Z di miosina
Cellula Fibrille
o fibra SEZIONI
TRASVERSE
Sarcolemma
Reticolo sarcoplasmatico
Miosina
Actina
A.
B. Lunghezza del sarcomero m
(a+b)
(b+c)
Actina
(b)
(b-c)
(a)
(1/2 b)
C.
5 - SCOMPENSO CARDIACO 97
sina. Perciò la stimolazione inotropa aumenta anche la prima della contrazione (telediastole) con le prestazio-
velocità massima di contrazione (a carico zero) per ni in sistole (Fig. 5.8).
qualsiasi lunghezza iniziale delle fibre. Si immagini un dispositivo sperimentale che consen-
te di aumentare a piacimento il riempimento (precari-
co) di un ventricolo mantenendo costanti gli altri fatto-
Contrazione del ventricolo ri (inotropismo e postcarico). Per ogni aumento del
precarico si misurerà un aumento della gettata sistolica,
Per passare dalla contrazione “lineare” del muscolo sino a quando non si arriva a distendere le fibre alla lo-
papillare isolato a quella “tridimensionale” dei ventrico- ro lunghezza ottimale. Oltre questo punto, ogni ulterio-
li in toto, è necessario aggiustare alcuni concetti. Il volu- re distensione produce una riduzione della gettata si-
me e la pressione delle cavità ventricolari sono analoghi stolica. A questo non si arriva in condizioni fisiologi-
rispettivamente alla lunghezza e alla tensione delle fibre che perché la lunghezza ottimale delle fibre è quasi
nel muscolo isolato. Oltre a ciò, occorre tener conto della coincidente con la massima distensibilità elastica della
geometria ventricolare, che nella trattazione che segue, parete ventricolare.
per semplicità, verrà ricondotta a quella di una sfera. Questo comportamento può essere espresso da un
Nel ventricolo in toto la lunghezza delle fibre a ripo- grafico in cui si ponga sull’asse orizzontale il precari-
so dipende dal volume di riempimento ventricolare in co e su quello verticale la gettata sistolica. Ne risulta
telediastole, che assume perciò il significato fisiologico una curva, detta di funzione ventricolare (che prende il
di precarico (“preload”). nome dal fisiologo londinese Ernest Henry Starling,
Quanto più aumenta il riempimento in diastole, tanto che per primo formulò, all’inizio del ’900, la legge
maggiore è l’accorciamento successivo delle fibre e fondamentale del cuore, secondo cui le prestazioni si-
quindi l’espulsione. Inoltre, per ovvie ragioni geometri- stoliche dipendono dal riempimento diastolico).
che, un ventricolo dilatato espelle una gettata sistolica Ogni curva (Fig. 5.8) di funzione presenta una por-
maggiore anche a parità di accorciamento delle fibre zione ascendente (dove la gettata aumenta con il preca-
che lo costituiscono. rico) e un plateau massimo. In condizioni patologiche
Il volume di riempimento è a sua volta in relazione si osserva anche una porzione discendente dove la get-
con la pressione ventricolare in telediastole (pressione tata diminuisce aumentando il precarico.
di riempimento), che è più facile da misurare e viene Si immagini ora di ripetere le misurazioni dopo aver
perciò spesso utilizzata come espressione del precarico. fatto variare lo stato inotropo del ventricolo, per esem-
La relazione tra pressione e volume di riempimento di- pio con una stimolazione simpatica. Per ogni valore di
pende dalle caratteristiche di distensibilità del ventrico- precarico si misura allora una gettata sistolica maggio-
lo in diastole, di cui si parlerà più avanti. re che in precedenza. Nel grafico la porzione ascen-
Lo stato inotropo, o contrattilità del ventricolo in to- dente della curva risulta più ripida e il plateau massimo
to, è quello medio delle singole fibre e dipende essen- più elevato. Si dice allora che la stimolazione inotropa
zialmente dalle condizioni metaboliche dei vari ele- ha spostato in alto la curva di funzione ventricolare,
menti; dipende però anche dal sincronismo nella con- mentre l’inverso avviene in caso di depressione dell’i-
trazione dei diversi settori ventricolari. notropismo. Esiste dunque per ogni ventricolo un’inte-
Più complessa è la definizione del carico sopportato ra famiglia di curve, ciascuna caratterizzata da un par-
dalle fibre durante la contrazione del ventricolo in toto ticolare stato inotropo.
o postcarico (“afterload”): in sostanza è l’insieme delle Restano infine da considerare gli effetti del postcari-
resistenze che il ventricolo deve superare per espellere co sulle curve di funzione ventricolare. Il postcarico, in
il sangue. In termini più rigorosi esso equivale allo base alla già citata legge di Laplace (si veda in prece-
stress o sforzo di parete (forza per unità di superficie denza), può aumentare per due ragioni: per effetto di
trasversa della parete). Lo sforzo di parete (secondo un incremento della pressione all’interno del ventrico-
una legge fisica che porta il nome del grande fisico lo in sistole (carico di pressione), oppure per un au-
francese settecentesco Pierre Simon de Laplace) è mento delle dimensioni (cioè del raggio) del ventricolo
uguale al prodotto della pressione endocavitaria P per il stesso (carico di volume).
raggio della cavità r, diviso per 2 volte lo spessore del- Il carico di pressione varia proporzionalmente alla
la parete h. In formula: pressione arteriosa, e quindi ventricolare (1). Si imma-
= Pr/2h. gini allora di aumentare del 50% la pressione aortica e
ripetere poi le misurazioni che hanno consentito di di-
Cioè il ventricolo sopporta un aumento di postcarico segnare una curva di funzione ventricolare. Per ogni
sia per aumento di pressione P (sovraccarico di pressio- valore di precarico si misurerà una gettata sistolica mi-
ne), sia per un aumento del raggio r (cioè di volume V, nore che in precedenza. Si può dire allora che un au-
sovraccarico di volume). L’aumento di spessore della mento del carico di pressione sposta in basso la curva
parete (h) riduce invece il postcarico. di funzione ventricolare.
Curve di funzione ventricolare
(1) In questo, come in altri esempi che seguono, ci si riferisce al ven-
Tenendo conto di questi fattori, anche per il ventrico- tricolo sinistro. Il discorso è identico per il ventricolo destro, salvo
lo integro è sperimentalmente possibile costruire grafi- che, in questo caso, la pressione importante è quella dell’arteria pol-
ci che mettono in relazione le condizioni del muscolo monare.
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Curve di funzione ventricolare Lo stesso avviene per aumento del carico di volume,
ma in grado assai minore. La ragione di ciò risiede an-
Gettata cora una volta nella legge di Laplace, nella cui formula
o lavoro entra il raggio e non il volume ventricolare. Se il volu-
sistolico
me del ventricolo, per esempio, raddoppia, il raggio (e
quindi il postcarico), per evidenti ragioni geometriche,
varia solo in proporzione alla radice cubica di 2 (1,26
circa), cioè in pratica aumenta del 26%.
à
Curve di pressione-volume in diastole
li t
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ra
nt
co
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al e ilit
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trofia. Occorre infine ricordare che, oltre alle caratteri-
Ri
No
rm n sib
i st e stiche del miocardio, in alcune circostanze patologiche
ta d
e nta anche le condizioni del pericardio influiscono sulla
Aum
“compliance” complessiva (per es., la pericardite co-
B.
strittiva e il tamponamento cardiaco).
Volume telediastolico
Le proprietà del ventricolo in diastole non si limitano
però a una passiva distensibilità, come di un palloncino
Figura 5.8 - A. Curve di funzione ventricolare in tre diverse che viene riempito d’acqua. Durante le prime fasi della
condizioni: normale, con ridotta contrattilità (insufficienza diastole avviene il processo di rilassamento, il quale
ventricolare) o con aumentata contrattilità (stimolazione comporta la rimozione attiva degli ioni calcio dal lega-
inotropa). me con la troponina e il loro accumulo nel reticolo sar-
Le curve di funzione ventricolare si costruiscono mettendo coplasmatico, in modo che tutto sia pronto per la con-
in relazione in un grafico il precarico (volume telediastolico
del ventricolo) con la prestazione contrattile (gettata o la- trazione successiva. È importante sottolineare che an-
voro sistolico). che il rilassamento è un processo attivo, cioè condotto
B. Curve di pressione-volume in diastole in tre diverse con- con consumo di energia (la pompa del calcio consuma
dizioni: normale, con ridotta distensibilità (ipertrofia) e con ATP), ragion per cui in alcune circostanze patologiche
aumentata distensibilità (dilatazione senza ipertrofia). (ipertrofia o ischemia miocardica, per es.) può risultare
Le curve di pressione-volume si costruiscono mettendo in
relazione in un grafico il volume telediastolico del ventrico-
incompleto o rallentato. Ciò comporta, evidentemente,
lo con la sua pressione misurata sempre alla fine della dia- un’alterazione della distensibilità e quindi del riempi-
stole. mento ventricolare.
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5 - SCOMPENSO CARDIACO 99
Secondo alcuni Autori, infine, il ventricolo si riem- menti del postcarico attraverso un aumento del riempi-
pie anche per effetto di un’azione attiva di risucchio mento (precarico) che consenta di mantenere comunque
del sangue. L’energia necessaria per tale effetto di a livelli adeguati l’efficacia della contrazione. Ovvia-
“pompa aspirante” deriverebbe dalla forza elastica ac- mente esiste un limite, oltre il quale l’aumento di riem-
cumulata dal cuore durante la sistole. L’accumulo av- pimento dei ventricoli è impossibile o per lo meno con-
viene in due modi: a) lo spostamento verso il basso troproducente (perché lo stiramento delle fibre miocar-
dell’intero cuore durante la sistole (per effetto di rin- diche è eccessivo e l’aumento di diametro ventricolare
culo all’espulsione del sangue), cui segue un ritorno fa crescere troppo il postcarico). L’ambito entro cui il
elastico verso l’alto, incontro al sangue proveniente dal riempimento può utilmente aumentare prende il nome
sistema venoso; b) la deformazione degli elementi ela- di riserva di precarico.
stici dei ventricoli durante la sistole, che tendono a Vediamo ora in dettaglio i singoli fattori di questo
riassumere la loro forma in diastole, provocando un ef- equilibrio.
fetto di risucchio.
In condizioni patologiche, la riduzione della forza di A. Frequenza cardiaca. La gettata cardiaca è il
contrazione e la diminuzione della gettata sistolica prodotto della gettata sistolica per la frequenza cardia-
comportano anche una minor energia elastica per il ca: perciò la frequenza cardiaca contribuisce in misura
riempimento attivo in diastole. considerevole ad adeguare la gettata cardiaca in condi-
zioni fisiologiche.
Durante un esercizio fisico moderato, per esempio, la
Regolazione frequenza cardiaca aumenta parallelamente all’entità
della gettata cardiaca dello sforzo, mentre la gettata sistolica resta quasi co-
stante o aumenta di poco. La frequenza cardiaca dipen-
Il cuore adatta costantemente la propria gettata ai bi- de dalla velocità di scarica del nodo del seno, il quale è
sogni metabolici dell’organismo grazie al gioco combi- sottoposto all’azione stimolante delle terminazioni ner-
nato dei tre fattori che determinano la gettata sistolica vose simpatiche e all’azione frenante di quelle vagali.
(precarico, inotropismo, postcarico) e di un quarto fat- La stimolazione nervosa del nodo del seno è opera di
tore: la frequenza cardiaca (Fig. 5.9). centri posti nel tronco cerebrale, a loro volta regolati da
In sintesi, il cuore aumenta la propria gettata, quando riflessi provenienti da varie zone del sistema cardiova-
occorre (per es., in corso di esercizio fisico), soprattutto scolare.
attraverso un aumento della frequenza cardiaca e della I centri cardiovascolari sono sottoposti anche a in-
contrattilità, mentre il riempimento dei ventricoli viene fluenze provenienti da centri nervosi superiori e dalla
mantenuto a valori normali grazie a un aumento del ri- corteccia stessa.
torno venoso. Gli ambiti entro cui possono avvenire utili La stimolazione simpatica del cuore, oltre ad aumen-
aumenti della frequenza o della contrattilità prendono il tare la frequenza cardiaca, produce un aumento della
nome di riserva di frequenza e riserva di contrattilità. forza contrattile del miocardio, cioè dell’inotropismo.
Numerosi meccanismi di redistribuzione della massa Quando la frequenza cardiaca supera i 150-160 batti-
di sangue circolante contribuiscono a impedire, in ogni ti/min, la durata della diastole diviene troppo breve per
circostanza, che il riempimento ventricolare (precarico) consentire un buon riempimento del cuore. Di conse-
scenda al di sotto dei valori che garantiscono una nor- guenza la gettata sistolica diminuisce e ciò impedisce
male efficienza della contrazione. All’inverso, il cuore ulteriori aumenti della gettata cardiaca. È questo il li-
può far fronte alle riduzioni della contrattilità o agli au- mite della riserva di frequenza.
Tono
Precarico e spremitura
venosi
Frequenza
cardiaca
Accorciamento Gettata
Contrattilità delle fibre cardiaca
miocardiche
Gettata Pressione
sistolica arteriosa
Dimensioni Resistenze
Postcarico periferiche
del ventricolo
Figura 5.9 - Lo schema illustra i rapporti tra i vari fattori che entrano in gioco nella regolazione della gettata cardiaca.
Le linee piene rappresentano effetti positivi (di aumento); le linee tratteggiate un effetto negativo (di diminuzione).
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mono in misura rilevante la forza contrattile del cuore. D. Postcarico. Il postcarico, come si è visto, ha un ef-
Si può quindi determinare un pericoloso circolo vizioso fetto negativo sulle prestazioni ventricolari ed è propor-
quando la funzione respiratoria è compromessa per mo- zionale alla pressione ventricolare sistolica e al raggio
tivi cardiaci (come nell’edema polmonare acuto) e ciò del ventricolo. In sistole, la pressione ventricolare egua-
contribuisce a deprimere ancor più la funzione miocar- glia la pressione aortica che a sua volta, secondo una nota
dica. legge fisica, equivale al prodotto della gettata cardiaca
per le resistenze vascolari. In formula, P = Q × R, dove Q
5. Farmaci inotropi negativi. Tutti gli antiaritmici è la gettata e R la somma di tutte le resistenze opposte
(con l’eccezione del bretilio), i calcioantagonisti, gli dall’albero arterioso al flusso del sangue. Tali resistenze
anestetici locali e generali e i barbiturici deprimono la sono concentrate soprattutto a livello arteriolare (vasi di
contrattilità. In teoria, questo effetto dovrebbe essere resistenza), ma in parte dipendono anche dall’elasticità
esercitato anche dai -bloccanti. Tuttavia, come si vedrà dei grandi vasi, soprattutto l’aorta stessa.
a proposito dello scompenso cardiaco, in condizioni pa- Nell’esercizio fisico la gettata cardiaca aumenta e
tologiche la noradrenalina circolante o liberata local- quindi anche la pressione aortica, comportando un au-
mente ha un effetto nocivo sul miocardio e perciò i far- mento di postcarico e quindi una minore efficienza car-
maci -bloccanti possono essere di utilità terapeutica. diaca. Per limitare questo effetto negativo, si verifica per
6. Perdita di tessuto contrattile. Se una porzione di via riflessa una dilatazione arteriolare (soprattutto nei
miocardio va in necrosi (infarto miocardico) o perde distretti muscolari) che limita l’aumento di pressione.
temporaneamente la funzione contrattile (ischemia gra- Si immagini ora, invece, che le resistenze vascolari
ve), l’efficienza complessiva del ventricolo colpito risul- aumentino acutamente. Sale la pressione arteriosa e il
ta compromessa. Quando la quota di tessuto meccanica- ventricolo, sottoposto a un postcarico maggiore, espelle
mente inerte supera il 40% del totale, il cuore non è più una gettata sistolica minore. Resta così in ventricolo
in grado di assicurare una gettata sufficiente per la so- una quota maggiore di sangue al termine di ogni sisto-
pravvivenza (shock cardiogeno). le. Questa quota si aggiunge al normale riempimento
diastolico, aumentando il precarico. Entro pochi battiti
7. Depressione intrinseca della contrattilità. Stati la maggior dilatazione del ventricolo in diastole riporta
patologici diffusi a tutto il miocardio (cardiomiopatie, la gettata sistolica ai valori di partenza.
miocarditi, cardiopatia ischemica, ipertensiva, valvola- In altre parole, anche per adattarsi a un aumento del
re, congenita) comportano una depressione della forza postcarico il cuore sfrutta la riserva di precarico, in mo-
contrattile di ogni unità elementare del miocardio, per do da mantenere costante la gettata. Questo adegua-
compromissione di vari processi metabolici. Questo av- mento ha però un prezzo che risulta evidente se si con-
viene anche per effetto di sollecitazioni neuro-umorali sidera il lavoro del cuore.
che agiscono sul miocardio come meccanismi di com- Il lavoro di una pompa che espelle un volume V di li-
penso in caso di sua insufficienza, come la stimolazio- quido a una pressione P è proporzionale al prodotto di
ne simpatica (non solo sui -, ma anche sugli - recet- P per V. Nel caso del cuore, il lavoro per ogni sistole è
tori) e l’effetto dell’angiotensina II o dell’aldosterone. dato dal prodotto della pressione sistolica media per il
Queste sollecitazioni, utili nel breve periodo, determi- volume della gettata sistolica. Quando il cuore si adatta
nano alla lunga ipertrofia, ma anche apoptosi (morte a un aumento di pressione mantenendo costante la get-
cellulare programmata) delle cellule miocardiche e fi- tata sistolica, finisce quindi per compiere un lavoro
brosi interstiziale, in un processo definito “rimodella- maggiore.
mento del miocardio”. Questa condizione comporta Ciò comporta un maggior consumo di energia per la
non solo una depressione intrinseca della contrattilità contrazione; quindi anche un maggior consumo di ossi-
miocardica, ma anche una menomazione della funzione geno, indispensabile per i processi metabolici che libe-
diastolica del cuore. rano energia. Non solo, ma l’aumento di pressione
comporta anche un minor rendimento cardiaco.
Se la contrattilità dei ventricoli subisce un’improvvi- Per rendimento di una macchina (tale è il cuore come
sa riduzione (per es., per effetto di un’ischemia miocar- pompa) si intende il rapporto tra lavoro svolto ed ener-
dica), si riduce l’entità di accorciamento delle fibre e gia spesa. Il cuore normale ha un rendimento piuttosto
quindi la gettata sistolica. Ciò comporta però che una basso: il lavoro prodotto è pari al 20-25% circa dell’e-
maggior quantità di sangue resti nei ventricoli alla fine nergia consumata. Poiché si è dimostrato che il consu-
della sistole: a questa quota si aggiunge in diastole il mo energetico di un battito cardiaco dipende quasi
normale riempimento di sangue venoso. In tal modo esclusivamente dalla pressione sviluppata, e poco o
aumenta il precarico e, nel giro di qualche battito, la nulla dal volume di sangue espulso, è ovvio che quanto
gettata sistolica torna a valori normali, grazie al mag- maggiore è il fattore pressione nel determinare il lavo-
gior riempimento. In altre parole, il cuore si adatta a ro cardiaco tanto minore è il rendimento.
una brusca riduzione della contrattilità sfruttando la ri- Quando la forza contrattile del cuore è depressa (per
serva di precarico, in modo da mantenere costante la es., per una patologia del miocardio), l’adattamento a
gettata. Se poi la riduzione di contrattilità si prolunga un aumento brusco di postcarico è più problematico.
nel tempo, intervengono altri meccanismi di compenso Infatti il cuore insufficiente mette in opera già in con-
che saranno esaminati in dettaglio nelle pagine succes- dizioni di base un incremento di precarico per mante-
sive. nere una gettata normale e spesso la sua funzione dia-
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Cause di insufficienza cardiaca
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Cause di insufficienza circolatoria
quando lo scompenso si manifesta, si parla di scom- funzione di trasporto di ossigeno ai tessuti è compro-
penso ad alta gettata. messa per alterazione di una (o più d’una) delle altre
In molti di questi casi il rimodellamento del miocar- componenti del circolo: massa ematica, concentrazione
dio è conseguente, almeno in parte, a stimolazione sim- di emoglobina ossigenata, letto vascolare. Un esempio
patica. Si suppone che esista una predisposizione indi- di insufficienza circolatoria con funzione cardiaca nor-
viduale, geneticamente determinata, a sviluppare que- male (almeno inizialmente) è lo shock ipovolemico da
ste azioni lesive sul miocardio, in conseguenza di un emorragia acuta.
polimorfismo dei recettori adrenergici. Questa predi- In conclusione: insufficienza miocardica, insufficien-
sposizione è stata rilevata principalmente nei neri ame- za cardiaca e insufficienza circolatoria non sono sinoni-
ricani. mi, ma concetti di estensione crescente, ciascuno dei
L’insufficienza miocardica riguarda prevalentemente quali comprende i precedenti in una famiglia più ampia
la funzione sistolica, cioè l’espulsione di sangue dai ven- (Tab. 5.1).
tricoli, per effetto di una ridotta velocità e forza di contra- Tutte le cause di scompenso che abbiamo ora ricorda-
zione. Spesso però risulta compromessa anche la funzio- to possono agire su particolari sezioni del cuore piutto-
ne diastolica, cioè il riempimento dei ventricoli, per ef- sto che su altre. Le cavità sinistre sono quelle più spes-
fetto di una ridotta distensibilità e di un rallentato o par- so interessate inizialmente, per tre ragioni: a) la pres-
ziale rilassamento. Anzi, secondo alcuni Autori, in buona sione nella circolazione arteriosa sistemica è più eleva-
parte (dal 25 al 40%) dei casi di scompenso la funzione ta che nella circolazione polmonare; inoltre l’iperten-
sistolica risulta normale, e il difetto di pompa deve essere sione arteriosa sistemica è un evento comune: è più fa-
attribuito per intero a un’insufficienza diastolica. cile pertanto un sovraccarico cronico di pressione del
In alcuni casi, invece, lo scompenso compare senza ventricolo sinistro (cardiopatia ipertensiva); b) i vizi
che sia presente alcuna anomalia della funzione mio- valvolari acquisiti (che sono in grado di provocare sia
cardica (almeno inizialmente), in seguito a un carico di sovraccarico di pressione sia sovraccarico di volume di
lavoro acuto improvviso per il cuore: per esempio, nel- cavità cardiache) sono di gran lunga più frequenti a ca-
l’ipertensione maligna accelerata o nella rottura di un rico delle sezioni sinistre del cuore; c) la cardiopatia
lembo valvolare per endocardite. Anche un improvviso ischemica interessa con grandissima prevalenza il ven-
ostacolo al riempimento cardiaco, come il tampona- tricolo sinistro.
mento pericardico o un’ostruzione dell’ostio atrioven- Le cavità destre sono compromesse inizialmente mol-
tricolare, provoca scompenso cardiaco senza alterazioni to più raramente e prevalentemente a seguito di condi-
della funzione miocardica. zioni patologiche che interessano primitivamente il cir-
Lo scompenso cardiaco deve essere ben distinto da colo polmonare (cuore polmonare cronico; Cap. 13).
altre forme di insufficienza circolatoria, nelle quali la Più spesso lo scompenso delle cavità destre consegue a
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quello delle cavità sinistre (si veda a proposito della fi- esempio, per la miosina, la cui molecola è costituita da
siopatologia, a pag. 107). Solo in condizioni di grave una catena leggera e da una pesante, che può essere o
insufficienza miocardica (diffusa cardiopatia ischemi- . La miosina con catena pesante , presente nell’adul-
ca, miocarditi, cardiomiopatie) lo scompenso interessa to, possiede un’attività enzimatica di scissione del-
fin dal principio allo stesso modo le cavità sinistre e l’ATP durante la contrazione più elevata rispetto alla .
quelle destre del cuore (scompenso globale). Ne consegue che la miosina con catene produce una
La distinzione delle cause di scompenso (tra quelle contrazione più veloce, con maggior consumo di ener-
che interessano primitivamente le cavità sinistre e suc- gia in rapporto alla forza sviluppata. La miosina con
cessivamente le destre, quelle che interessano primiti- catene , invece, dà una contrazione più lenta, ma con
vamente le cavità destre e quelle che interessano fin maggior rendimento, cioè con minor consumo di ener-
dall’inizio entrambe le sezioni del cuore) è scolastica- gia a parità di lavoro: le catene vengono prodotte du-
mente utile, perché le conseguenze di questa diversa rante la vita fetale, ma anche in caso di ipertrofia e du-
implicazione sono differenti sul piano fisiopatologico e rante il processo di invecchiamento.
clinico. La produzione di isoforme fetali nel corso di ipertro-
fia è stata dimostrata per tutte le proteine che costitui-
B. Ipertrofia del miocardio. Per adattarsi a un cari- scono le miofibre: quelle contrattili, ma anche quelle di
co di lavoro eccessivo cronico, il cuore dispone di tre sostegno, di regolazione, di canale transmembrana, di
meccanismi principali: l’aumento del precarico (legge trasmissione dei segnali, di pompa e così via. Si tratta
di Starling), la stimolazione inotropa adrenergica e l’i- evidentemente di un meccanismo di adattamento, per
pertrofia del miocardio. cui il miocardio ipertrofico risulta diverso da quello
I primi due sono meccanismi già esaminati nel capi- normale non solo quantitativamente, ma anche qualita-
tolo precedente, in quanto agiscono anche in condizio- tivamente: la regola generale di tale adattamento sem-
ni fisiologiche per adeguare la portata a maggiori cari- bra essere quella di un maggior risparmio energetico, a
chi di lavoro nel breve periodo. prezzo di una minore funzionalità, con la produzione di
L’ipertrofia, invece, è una risposta a condizioni di isoforme che consumano meno ATP. Ciò vale, per
maggior lavoro persistenti nel tempo. Nei giovani atle- esempio, anche per la pompa dipendente da ATP che
ti, per esempio, si riscontra un modesto grado di iper- accumula gli ioni calcio nel reticolo sarcoplasmatico
trofia, senza peraltro che ciò comporti nessuna appa- durante la diastole, consentendo il rilassamento: nei
rente compromissione della funzione cardiaca. cuori ipertrofici questo processo risulta rallentato, con
Le cellule miocardiche perdono, durante la loro diffe- effetti negativi sulla funzione diastolica e anche su
renziazione, la capacità di dividersi. Perciò la necessità quella sistolica (la contrazione dipende dalla liberazio-
di una maggiore massa di muscolo miocardico non può, ne massiva del calcio sarcoplasmatico).
nella vita adulta, essere soddisfatta con un aumento del Modificazioni molecolari assai simili (soprattutto la
numero di miociti (iperplasia), ma solo con un aumen- prevalenza di miosina con catene pesanti ) si osserva-
to di dimensioni delle singole cellule (ipertrofia). no nel corso dell’invecchiamento, per cui anche il cuo-
Non sono noti i meccanismi attraverso cui un mag- re dell’anziano si adatta a produrre lavoro con minor
gior carico di lavoro produce ipertrofia. Probabilmente spesa energetica, a costo di una contrazione e di un ri-
lo stimolo iniziale è l’aumento dello stress di parete (, lassamento meno rapidi e intensi.
si veda in precedenza) il quale attiva canali ionici sen- Nell’ipertrofia del giovane atleta, invece, la composi-
sibili alle variazioni di tale parametro. Un secondo mes- zione qualitativa delle proteine contrattili non si modi-
saggero intracellulare agisce poi sul nucleo, attivando fica (forse perché l’aumento del carico di lavoro sul
alcuni geni normalmente latenti. cuore è solo intermittente e non permanente).
Ne risulta un doppio effetto: una crescita quantitativa Anche la struttura generale del ventricolo risulta al-
della cellula, con aumento del numero delle fibrille, dei terata per effetto dell’ipertrofia. I fibroblasti produco-
sarcomeri e dei mitocondri, e una variazione qualitativa no una maggior quantità di collagene, per cui un certo
delle proteine che vengono sintetizzate per realizzare grado di fibrosi accompagna il processo, conferendo
tale crescita. una minor distensibilità alle pareti, la cui geometria
Il primo effetto è legato soprattutto all’attivazione di cambia in maniera diversa secondo il tipo di sovracca-
alcuni protoncogeni, come c-fos e c-myc. I protoncoge- rico a cui il cuore è sottoposto: poiché lo stimolo ini-
ni fanno parte del normale meccanismo che regola la ziale è costituito, come si è detto, dall’aumento dello
crescita e la divisione cellulare: il loro nome deriva dal stress di parete , l’ipertrofia si sviluppa in modo da
fatto che, per mutazione o altra alterazione, possono mantenere tale parametro il più possibile entro limiti
trasformarsi in oncogeni, responsabili della degenera- normali.
zione neoplastica nella cellula. Entro un’ora da un au- Se il sovraccarico è di pressione, le pareti ventricola-
mento del carico di lavoro, nel miocardio già si riscon- ri si ispessiscono grazie al fatto che le singole cellule
tra un accumulo di RNA messaggero prodotto dai pro- muscolari divengono più grosse. All’interno delle cellu-
toncogeni attivati. le si produce una replicazione parallela (uno di fianco
Il secondo effetto consiste, invece, nella sintesi di va- all’altro) dei sarcomeri.
rianti (isoforme) delle proteine contrattili o con altre Per la legge di Laplace ( = Pr/2h; si veda in preceden-
funzioni: in genere durante il processo di ipertrofia si za), l’aumento di spessore h compensa l’aumento di pres-
riattiva la sintesi di isoforme fetali. Ciò avviene, per sione P, in modo da non lasciare crescere il postcarico.
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r: Raggio
ventricolare 24 27 32
(mm)
h: Spessore
parete 8 15 10
(mm)
: Sforzo di
parete 180 216 224
(103 dine/cm2)
Se il sovraccarico è di volume, la cavità ventricolare Col persistere del sovraccarico, la struttura dei mioci-
si dilata grazie al fatto che le singole cellule muscolari ti e l’architettura dei ventricoli si altera e si assiste a
diventano più lunghe: ciò si accompagna a una replica- una progressiva dilatazione delle cavità, con assottiglia-
zione in serie (uno di fila all’altro) dei sarcomeri. L’au- mento e fibrosi delle pareti, che compromette l’utilità
mento del raggio r che ne consegue comporterebbe un dell’ipertrofia stessa.
modesto incremento di postcarico, ma anche questo
viene compensato da un corrispondente modesto au- C. Valutazione clinica della funzione ventricolare.
mento di spessore h (Fig. 5.11). Sia il miocardio primitivamente compromesso sia il
L’ipertrofia è strettamente collegata a quelle sollecita- miocardio ipertrofico possiedono una contrattilità sisto-
zioni neuro-endocrine (in questo caso soprattutto la sti- lica e un rilassamento diastolico entrambi depressi.
molazione dei recettori adrenergici 1) che, come si è Ciò significa che per mantenere una gettata sistolica
visto, portano a rimodellamento miocardico e, in parti- entro limiti normali, il ventricolo insufficiente abbiso-
colare, ventricolare. Perciò, alla lunga, l’ipertrofia mio- gna di un riempimento (precarico) maggiore; oppure di
cardica che si verifica in condizioni patologiche è un una pressione venosa maggiore per ottenere un riempi-
processo dannoso. mento normale.
Tutte le modificazioni prodotte dall’ipertrofia per- La gettata cardiaca e quella sistolica sono misurabi-
mettono al cuore di sostenere, sino a un certo punto, il li in clinica con vari metodi: i due principali sono il
maggior carico continuativo di lavoro che viene richie- metodo di Fick e quello della diluizione degli indica-
sto. Oltre un certo limite, però, l’accentuarsi dell’iper- tori.
trofia e della fibrosi comporta a sua volta una notevole Il metodo di Fick calcola la gettata cardiaca dai dati
alterazione dell’equilibrio energetico (per es., nel rap- relativi al consumo di ossigeno (misurato facendo re-
porto tra il numero di mitocondri e di miofibrille) e del- spirare il paziente in uno spirometro) e all’estrazione
la funzione sistolica e diastolica dei miociti. di ossigeno dal sangue da parte dell’organismo (si mi-
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sura la differenza di contenuto di O2 tra sangue arte- sforzo, o altri sovraccarichi artificialmente imposti al
rioso e sangue venoso misto). ventricolo, costituiscono quindi le condizioni ideali per
Il metodo della diluizione valuta la gettata dalle va- valutare la funzione cardiaca: se la pressione ventricola-
riazioni rapide della concentrazione ematica di un indi- re aumenta molto e la prestazione (cioè la gettata) varia
catore (un colorante o una soluzione fredda, per es.) poco, ciò equivale, in grafico, a una curva di funzione
iniettato a monte di un ventricolo e misurato a valle. ventricolare con pendenza depressa rispetto al normale.
I due metodi citati danno misure precise, ma in mol- Altre possibilità per valutare la funzione contrattile
tissimi casi bastano misure approssimate e indirette ot- prendono in considerazione parametri diversi, come la
tenibili con metodi incruenti: con i radioisotopi o con velocità di accorciamento delle fibre o la velocità di au-
l’ecografia, per esempio. mento della pressione intracardiaca (dP/dt), misurata
La gettata cardiaca normale risulta di 5 l/min circa, con metodi cruenti o incruenti. Tali indici risultano tut-
mentre la gettata sistolica oscilla tra 65 e 85 ml. ti per lo più depressi nell’insufficienza cardiaca di tipo
Nell’insufficienza cardiaca la gettata cardiaca e la sistolico. La funzione diastolica viene invece valutata
gettata sistolica risultano per lo più entro limiti norma- misurando la velocità di rilassamento o di caduta della
li in condizioni di riposo, ma non aumentano normal- pressione ventricolare, oppure la velocità di riempimen-
mente sotto sforzo. Un altro parametro molto importan- to, con vari metodi diretti o indiretti, tra cui l’ecocar-
te è la frazione di eiezione, che esprime la percentuale diografia Doppler.
di sangue espulsa durante la sistole sul totale di sangue Nella cardiopatia ischemica, infine, è utile valutare
contenuto in un ventricolo al termine della diastole. separatamente l’efficienza contrattile di diversi settori
Essa è quasi costantemente ridotta nell’insufficienza della parete ventricolare e del setto, in quanto possono
cardiaca. Per valutarla, occorre misurare i volumi ven- esservi deficit localizzati di forza contrattile. La pre-
tricolari in sistole e in diastole. Ciò è possibile in modo senza di acinesie (assenza di contrazione), discinesie
incruento con l’ecografia bidimensionale, con metodi (espansione paradossa in sistole) o asinergie (contrazio-
radioisotopici, con la tomografia computerizzata ultra- ne fuori tempo) in aree localizzate può essere rilevata
rapida o con la risonanza magnetica; in modo cruento con ecografia, scintigrafia o ventricolografia.
la frazione di eiezione si può valutare nel corso di una
ventricolografia, esame che richiede l’inserimento di D. Basi metaboliche dello scompenso. Non è tutto-
un catetere nelle cavità sinistre del cuore. La frazione di ra ben chiaro che cosa non funziona nel cuore scom-
eiezione normale è compresa tra 60 e 75%. pensato a livello molecolare.
È molto significativa anche la misura della pressio- Il miocardio insufficiente o ipertrofico produce un la-
ne in ventricolo al termine della diastole. Se il ventri- voro esterno inferiore al normale, a parità di tutte le al-
colo sinistro non riesce a pompare in aorta tutto il san- tre condizioni. Si potrebbe quindi pensare che il difetto
gue che gli arriva, si ha un aumento del contenuto di fondamentale consista in un’inefficiente produzione o
sangue nella cavità ventricolare, cui corrisponde anche conservazione dell’energia metabolica necessaria per la
un aumento della pressione telediastolica del ventrico- contrazione.
lo, che si ripercuote a monte su tutto il sistema veno- Ciò accade sicuramente in alcune rare forme di
so polmonare. L’aumento di pressione può verificarsi scompenso, come, per esempio, nel beri-beri. Anche
anche per effetto di una disfunzione puramente diasto- nel comune cuore ipertrofico vi sono buone ragioni
lica, cioè per un’alterazione della curva di pressione- perché si determini una carenza energetica: la rete dei
volume in diastole. La pressione telediastolica può es- capillari non riesce a tenere il passo con l’aumento del-
sere stimata con relativa facilità. Introducendo un cate- la massa muscolare, mentre all’interno delle cellule il
tere per via venosa, è possibile raggiungere le cavità numero dei mitocondri aumenta meno rispetto al nume-
destre del cuore e le arterie polmonari. Se la punta del ro delle miofibrille.
catetere si incunea in un vasellino polmonare, si pos- Nonostante ciò, vi sono dati discordanti circa la pro-
sono registrare le pressioni del sistema a valle (vene, duzione e la concentrazione di fosfati con legami ad al-
atrio, ventricolo sinistro) che sono uniformi al termine ta energia (creatinfosfato e ATP) nel miocardio insuffi-
della diastole. È questo il metodo per valutare la pres- ciente: in molti casi risultano del tutto normali, il che
sione di riempimento del ventricolo sinistro, che è in rende per lo meno improbabile che una carenza nella
relazione col volume di riempimento, cioè col precari- produzione di energia abbia un ruolo causale nel deter-
co. Attraverso lo stesso catetere è possibile misurare minare lo scompenso; potrebbe però contribuire ad ag-
contemporaneamente la gettata cardiaca col metodo gravare e perpetuare il processo.
della diluizione. Vi è poi la possibilità che il difetto metabolico con-
A riposo, la pressione ventricolare sinistra telediasto- sista in una ridotta efficienza nell’utilizzo dell’ener-
lica risulta poco elevata (non supera di molto i 5-10 gia. La scissione di ATP necessaria per la contrazio-
mmHg, che sono i valori normali) anche in un cuore in- ne è opera di siti enzimatici posti sulle molecole
sufficiente. Anche la gettata cardiaca, come si è detto, è di miosina. Esistono diverse forme di miosina e nel
nei limiti normali. cuore scompensato o ipertrofico prevale la sintesi
Sotto sforzo le cose cambiano. La pressione ventrico- del tipo di miosina che possiede un’attività ATPa-
lare aumenta in misura sproporzionata all’aumento della sica meno rapida. Ciò, però, potrebbe essere un mec-
gettata sistolica, se si confronta il comportamento di un canismo compensatore, mirato a ottenere la massi-
cuore insufficiente con quello di un cuore normale. Lo ma quantità possibile di energia meccanica da ogni sin-
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gola molecola di ATP, a spese della velocità di contra- Il rene invece non viene protetto dall’ipoperfusione,
zione. che si traduce pertanto in una riduzione della pressione
Vi è, infine, la possibilità che a livello molecolare nelle arteriole renali che arrivano ai glomeruli. Ciò ge-
un’alterazione fondamentale riguardi l’accoppiamento nera una complicata sequenza di eventi (Fig. 5.12) che
tra eccitazione e contrazione, mediato dal calcio intra- dà come risultato una ritenzione di acqua e sodio.
cellulare. Nella risposta renale all’ipoperfusione riveste un ruo-
Nel cuore insufficiente il reticolo sarcoplasmatico ap- lo centrale l’attivazione del sistema renina-angioten-
pare inefficiente nel recupero del calcio al termine del- sina-aldosterone (Cap. 1), che, oltre a produrre la ri-
la contrazione. Pertanto una quota del calcio che ha at- tenzione idrosalina, contribuisce a mantenere la vaso-
tivato le miofibrille viene assorbita dai mitocondri. Al- costrizione arteriolare. Inoltre, tanto la stimolazione
l’eccitazione successiva, poco calcio è disponibile nel -adrenergica quanto l’angiotensina II aumentano il
reticolo sarcoplasmatico per attivare la contrazione e trasporto di sodio nei tubuli prossimali. Per questa ra-
questa dipende, perciò, in buona parte dal calcio prove- gione, nei soggetti con scompenso cardiaco l’azione
niente dai mitocondri, i quali lo liberano però più lenta- dell’aldosterone è più persistente rispetto a quelli nor-
mente. Ne risulta un flusso di calcio verso le miofibril- mali, in quanto viene a mancare quel meccanismo di
le più esiguo e più lento, con depressione della forza e “sfuggita” all’azione di questo ormone che evita la for-
della velocità di contrazione, base dell’insufficienza si- mazione di edemi nell’iperaldosteronismo primitivo. In
stolica. Inoltre l’inefficiente rimozione del calcio all’i- parallelo all’attivazione del sistema simpatico e del si-
nizio della diastole rallenta il processo di rilassamento, stema renina-angiotensina si produce anche una mag-
o addirittura lo rende incompleto. Ne risulta un ostaco- giore liberazione, da parte dell’ipofisi, di arginina-va-
lo al riempimento del ventricolo, base dell’insufficien- sopressina (ormone antidiuretico), che pure contribui-
za diastolica. sce alla vasocostrizione e alla ritenzione idrica. È im-
portante ricordare che in questo caso la liberazione di
arginina-vasopressina avviene per sollecitazioni sia
Fisiopatologia osmotiche (aumento della pressione osmotica del liqui-
do extracellulare conseguente alla ritenzione di sodio),
A. Meccanismi di adattamento sistemico. Le vie sia non osmotiche. Infatti, la diminuzione del riempi-
ultime comuni attraverso cui si manifesta un’insuffi- mento arterioso, che si può verificare nello scompenso
cienza cardiaca sono due: ipoperfusione periferica e cardiaco, viene avvertita dai barorecettori carotidei co-
congestione venosa. Nei gradi lievi di scompenso que- me un segnale di diminuzione del volume di fluido cir-
ste condizioni si producono solo sotto sforzo intenso, colante, stimolando la produzione di arginina-vasopres-
nei casi più gravi possono comparire anche per sforzi sina indipendentemente dalla pressione osmotica del li-
lievi o a riposo. quido extracellulare. È perciò possibile che nello scom-
penso cardiaco si abbia iponatremia, che è un pessimo
1. Ipoperfusione periferica. Quando il cuore (a ripo- indicatore prognostico.
so o sotto sforzo) non riesce a pompare una quantità di La vasocostrizione, come si è detto, è utile per ridi-
sangue ossigenato sufficiente a soddisfare le esigenze stribuire il flusso ematico verso gli organi vitali, ma
metaboliche dei tessuti, si attivano alcuni meccanismi di comporta un aggravio di lavoro per il cuore (aumento
compenso, che sono in realtà comuni a tutte le forme di del postcarico). Ciò puo instaurare un circolo vizioso
insufficienza circolatoria, anche di origine non cardiaca. verso il peggioramento dello scompenso. Per un cuore
Innanzitutto si manifesta una maggior estrazione di insufficiente, infatti, l’aumento delle resistenze perife-
ossigeno dal sangue arterioso che perfonde i tessuti. Ciò riche (vasocostrizione) comporta un’ulteriore riduzione
è facilitato da un aumento del 2,3 difosfoglicerato (2,3 della portata cardiaca (Fig. 5.10); questa porta con sé la
DPG) negli eritrociti. Questa sostanza, prodotta dalla necessità di una maggiore vasocostrizione per ridistri-
glicolisi, ha la proprietà di ridurre l’affinità dell’emoglo- buire il flusso insufficiente e così via.
bina per l’ossigeno. Il suo aumento quindi facilita la ces- La base razionale per l’uso dei vasodilatatori arterio-
sione di O2 ai tessuti periferici. Ne risulta una diminu- si nella terapia dello scompenso consiste proprio nel-
zione della saturazione di O2 nel sangue venoso misto, l’intento di interrompere tale circolo vizioso. E ciò va-
che può ridursi dal normale 70% a meno del 55%. le soprattutto per i farmaci che inibiscono l’enzima
In secondo luogo, e soprattutto, si determina una ridi- convertitore dell’angiotensina I in angiotensina II, per il
stribuzione della gettata cardiaca. Il sistema nervoso ruolo centrale svolto da tale sostanza vasoattiva nello
simpatico viene attivato e in tal modo, oltre alla stimo- scompenso.
lazione adrenergica della frequenza e della contrattilità La ritenzione di sodio e acqua operata dal rene ipo-
del cuore, si produce una vasocostrizione arteriolare in perfuso è pure interpretabile come un meccanismo di
alcuni distretti, cute e visceri addominali soprattutto. In compenso. Il sodio e l’acqua trattenuti espandono solo
questo modo viene mantenuta una perfusione normale il volume del compartimento extracellulare dell’organi-
o quasi degli organi più nobili, cioè cuore e cervello, smo, in quanto il sodio è espulso attivamente dalle cel-
che hanno una regolazione autonoma delle resistenze lule e l’acqua lo segue passivamente per gradiente
vascolari, in gran parte indipendente dal tono simpatico osmotico. Il compartimento extracellulare comprende
sistemico e dagli effetti delle varie sostanze vasoattive l’interstizio e il letto vascolare. Quindi la ritenzione
circolanti che descriveremo di qui a poco. idrosalina aumenta il volume ematico e il volume del li-
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quido interstiziale. Per di più l’ipoperfusione, e quindi che tendono a controbilanciare, almeno in parte, l’ec-
l’ipossia, inducono il rene a produrre eritropoietina, un cessiva e persistente vasocostrizione e la ritenzione di
ormone che stimola la maturazione midollare degli eri- acqua e sodio. Il più importante è rappresentato dai
trociti: aumenta perciò anche la componente corpusco- peptidi natriuretici, sostanze vasoattive prodotte e libe-
lata del volume ematico. Ciò avviene ovviamente solo rate dalle cellule muscolari degli atri, dei ventricoli e
quando l’ipoperfusione renale si mantiene per un tempo della parete dei vasi in risposta a uno stiramento della
sufficientemente lungo. parete delle cavità cardiache o ad un aumento dello
Il volume ematico totale influenza il riempimento ven- stress longitudinale esercitato sui vasi (Cap. 1). I pepti-
tricolare (precarico) e quindi il suo aumento tende a mi- di natriuretici producono, in via diretta, un potente ef-
gliorare la prestazione cardiaca, almeno sino a che non si fetto di vasodilatazione e di eliminazione di acqua e
sia raggiunto il plateau della curva di Starling, che av- sali con le urine (natriuresi significa eliminazione di
viene più precocemente rispetto alla norma a seguito del sodio con le urine): due azioni che tendono a riporta-
rimodellamento ventricolare. Al di là di questo limite, re il volume atriale, e quindi il precarico, a valori più
l’espansione del volume ematico è solo dannosa. bassi.
La base razionale per l’uso dei diuretici e dei vasodi- In aggiunta a ciò, i peptidi atriali frenano l’attività del
latatori venosi nello scompenso consiste nell’intento di sistema simpatico, della vasopressina e del sistema re-
ridurre il volume ematico totale, o di ridistribuirlo ver- nina-angiotensina.
so la periferia, nei casi in cui ha superato i limiti utili Anche a livello renale vengono prodotte sostanze con
per il miglioramento della prestazione cardiaca o ri- effetto vasodilatatore, le prostaglandine, che contrasta-
schia di produrre un’eccessiva trasudazione interstizia- no in parte gli effetti dell’angiotensina sull’albero va-
le (pericolosa soprattutto nei polmoni). scolare, ma contribuiscono a sostenere la filtrazione
Indipendentemente dagli interventi farmacologici, glomerulare quando il flusso renale si riduce a livelli
anche l’organismo prevede meccanismi di regolazione critici, nelle fasi avanzate della malattia.
Vasocostrizione
simpatica
Angiotensina II Angiotensina II
Aumento delle
Cuore resistenze
insufficiente periferiche
Fegato
Aumentata
Aldosterone
ritenzione
Angiotensina II di sodio e acqua
Rene
Renina
Un ultimo meccanismo di bilanciamento dei vari fat- ne nella vena. È per altro vero che, nell’atto stesso in
tori neurormonali sinora citati è rappresentato dalla co- cui diminuisce la frazione di eiezione, diminuisce la
siddetta “down regulation” dei recettori specifici per gettata sistolica, e quindi il ritorno venoso. Vale a dire
ciascuno di essi: in termini generali, qualsiasi prolungata che subito dopo che la cavità ha perso di contrattilità,
stimolazione di recettori, da parte di un ormone o di un diminuisce il flusso: e se il flusso diminuisce, pur au-
neurotrasmettitore, comporta alla lunga una riduzione di mentando la resistenza, non si hanno le condizioni per-
numero o di sensibilità dei recettori stessi. È questo il ché aumenti la pressione. Con ciò si è dimostrato che il
motivo per cui, in corso di scompenso cronico, il cuore fattore primo (diminuita efficienza della contrazione)
non risponde più al persistente aumento del tono simpa- non può essere da solo causa dell’ipertensione venosa a
tico con un adeguato incremento della contrattilità e del- monte della cavità cardiaca inefficiente.
la frequenza cardiaca. Lo stesso ottundimento di effica- Adesso discutiamo il secondo fattore (ridistribuzione
cia si verifica per tutti gli ormoni già ricordati, quando la della massa sanguigna). Se il cuore diventa inefficiente
loro iperstimolazione si protrae a lungo nel tempo. e pompa meno sangue del normale, l’organismo mette
Oltre alla rete dei fattori neurormonali sistemici, nei in moto vari meccanismi di adattamento che servono,
vari organi e distretti vascolari agiscono altri fattori di in sostanza, a riportare la gettata a valori prossimi al
regolazione locale, il cui studio è iniziato solo negli ul- normale. In dettaglio si distinguono due tipi di adatta-
timi anni. I fattori locali più importanti sono quelli pro- mento generale: acuto e cronico.
dotti dalle cellule endoteliali, in primo luogo l’endoteli- Quando lo scompenso si instaura acutamente (per es.,
na, un potente vasocostrittore che contribuisce a mante- in seguito a un infarto miocardico o ad una rottura val-
nere elevati valori di pressione soprattutto nel circolo volare) si verifica la già ricordata stimolazione del si-
polmonare, in corso di scompenso cardiaco come in al- stema simpatico con ridistribuzione della gettata car-
tri stati patologici. diaca. Tra gli effetti di questa vi è una contrazione del-
Nelle fasi finali, agli altri meccanismi neurormonali le venule, con la cosiddetta centralizzazione della mas-
si aggiunge un’elevata produzione di alcune citochine, sa ematica. Il risultato netto è che una quota di sangue
in particolare il fattore di necrosi tumorale o cachessi- normalmente contenuto nelle venule viene trasferito
na, assai probabilmente responsabile del quadro di ca- nelle cavità cardiache. La cavità inefficiente viene per-
chessia che si presenta nello scompenso terminale. ciò dilatata e, in forza della legge di Starling, migliora
Il risultato di questo complesso gioco di fattori neu- le sue prestazioni: la gettata pulsatoria risulta perciò di-
rormonali è un equilibrio continuamente mutevole, col minuita solo moderatamente. Ma, in cambio, contenen-
progredire della malattia. In alcune fasi di relativo com- do più sangue, questa cavità opporrà una resistenza an-
penso, il sistema circolatorio riacquista un buon bilan- cora maggiore al suo riempimento diastolico di quanto
ciamento tra stimoli opposti; in altre, prevalgono inve- avrebbe fatto in assenza di questo meccanismo com-
ce, nettamente, i sistemi vasocostrittori di emergenza, pensatorio. Dei due fattori che determinano la pressio-
a spese di un sovraccarico per il cuore già in difficoltà, ne venosa a monte della camera inefficiente, uno, il
e quindi di un ulteriore peggioramento della sua effi- flusso, sarà diminuito solo moderatamente, e l’altro, la
cienza. resistenza, sarà aumentato in maniera notevole. Si spie-
ga, perciò, perché la pressione venosa sarà aumentata a
2. Congestione venosa. Si ha congestione venosa monte di una camera inefficiente.
quando si verifica un aumento della pressione nelle Quando lo scompenso si instaura cronicamente non
grandi vene a monte delle cavità cardiache, che diven- vi sarà nemmeno più bisogno di questi meccanismi ri-
gono insufficienti in corso di scompenso Questo au- flessi neurovegetativi per arrivare allo stesso risultato.
mento di pressione deriva da due fattori: a) diminuita Infatti sarà sufficiente l’espansione del volume ematico
efficienza della contrazione; b) ridistribuzione della di cui si è già parlato ad incrementare la quantità di
massa sanguigna all’interno del corpo, che è una con- sangue presente nelle cavità cardiache e ad assicurare
seguenza del primo fatto. Il quale fatto, da solo, non una maggiore dilatazione della camera cardiaca ineffi-
sarebbe capace di produrre l’ipertensione venosa a ciente. Ancora una volta si avrà (fintanto che ci si trova
monte. sulla fase ascendente della curva di Starling) un freno
Per capire bene la questione, conviene partire da un alla riduzione della gettata pulsatoria ed un aggrava-
modello semplice: una cavità cardiaca e la vena da cui mento della resistenza che la camera cardiaca ineffi-
affluisce il sangue che deve entrare nella cavità. La ciente oppone al suo riempimento diastolico.
pressione nella vena è determinata dal prodotto del In aggiunta ai due fattori principali ora descritti, an-
flusso sanguigno (portata) per la resistenza incontrata che le proprietà delle cavità cardiache durante la diasto-
dal sangue (in questo caso, resistenza al deflusso di le possono contribuire alla congestione venosa. Quando
sangue dalla vena nella cavità). è presente un’ipertrofia da sovraccarico, oppure quando
Ora, se a un certo momento il miocardio perde forza la causa dell’insufficienza cardiaca è un’ischemia mio-
contrattile, diminuisce la frazione di eiezione, cioè, al cardica, le pareti del ventricolo presentano spesso in
termine della sistole, resta nella cavità più sangue del diastole un ritardato rilasciamento e una ridotta disten-
normale. Allora, se il sangue che arriva dalla vena fos- sibilità: entrambi i fatti producono un aumento della re-
se abbondante come il solito, dovrebbe distendere più sistenza al riempimento della cavità ventricolare e quin-
del normale la cavità per potervi entrare: in questo caso di un aumento della pressione nell’atrio e nelle vene a
aumenterebbe la resistenza e di conseguenza la pressio- monte.
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L’ostacolo al riempimento ventricolare, a sua volta, Infatti l’aumento della pressione a monte del ventri-
produce un’espulsione insufficiente alla sistole succes- colo sinistro costituisce di per sé un sovraccarico di la-
siva, con tutti gli effetti già descritti sulla ridistribuzio- voro per il ventricolo destro, che col tempo diviene a
ne della massa ematica: è questo il meccanismo dell’in- sua volta insufficiente nei casi più gravi. Invece, l’au-
sufficienza diastolica, che si intreccia in varia misura mento di pressione nell’atrio destro provoca congestio-
con quella sistolica a determinare sia la congestione sia ne delle vene coronarie e quindi riduce la distensibilità
l’ipoperfusione. del ventricolo sinistro, causandone un’insufficienza dia-
L’aumento di pressione negli atri, come abbiamo vi- stolica. Infine, il miocardio dei due ventricoli è in realtà
sto, costituisce lo stimolo per la liberazione dei peptidi una struttura continua e le due camere sono separate da
natriuretici atriali, la cui azione tende quindi a contra- un setto comune: col tempo le alterazioni biochimiche
stare, sin quando è possibile, l’insorgenza della conge- e strutturali del miocardio insufficiente risultano omo-
stione venosa. Al contrario, il sistema simpatico, la va- geneamente distribuite in tutto il cuore. Per questi mo-
sopressina, il sistema renina-angiotensina e l’endotelina tivi, solo nei casi acuti o iniziali è possibile di norma
tendono a facilitarla, attraverso i meccanismi descritti distinguere uno scompenso del ventricolo sinistro da
nel precedente paragrafo e anche attraverso il loro ef- uno scompenso del ventricolo destro. Quando l’insuffi-
fetto lesivo diretto sul miocardio. cienza è di vecchia data, lo scompenso riguarda in ge-
Si può rilevare che il meccanismo di incremento del- nere il cuore in toto.
la pressione venosa, che abbiamo descritto a proposito
dello scompenso acuto, corrisponde a quel processo B. Principali disfunzioni di organi e apparati.
tradizionalmente descritto con il termine di scompenso Quando i meccanismi di compenso extracardiaci ven-
retrogrado (perché gli eventi che lo determinano si gono sopraffatti dalla gravità dell’insufficienza cardia-
svolgono a monte della cavità cardiaca inefficiente) e ca, diversi organi e apparati danno segni di sofferenza
che il meccanismo che abbiamo descritto a proposito e non svolgono più adeguatamente le proprie funzioni.
dello scompenso cronico corrisponde al processo tradi-
1. L’ipoperfusione dei tessuti in genere produce aci-
zionalmente descritto con il termine di scompenso an-
dosi, per l’aumento del metabolismo anaerobico che ac-
terogrado (perché determinato in ultima analisi dall’i-
compagna l’ipossia.
poperfusione renale e cioè da eventi che si svolgono a
valle della camera cardiaca inefficiente). Nella realtà, il 2. L’ipoperfusione del rene, oltre un certo limite,
meccanismo retrogrado e quello anterogrado sono per produce insufficienza renale, che, nei gradi estremi del-
lo più variamente combinati tra loro e controbilanciati lo shock cardiogeno, arriva sino all’anuria completa.
in parte dagli altri fattori di regolazione, come per Anche nei casi più lievi si può riscontrare iperazotemia,
esempio i peptidi natriuretici atriali. iperpotassiemia, acidosi, ecc.
L’aumento della pressione venosa, per qualsiasi moti-
3. La congestione polmonare produce un’alterazione
vo si verifichi, si trasmette a monte sino ai capillari, do-
degli scambi gassosi, con ipossia. Ciò aggrava il quadro
ve produce alterazioni negli scambi di acqua e ioni. Co-
di insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti. Per di più
me è noto, la parete dei capillari è impermeabile alle
l’ipossia e l’acidosi peggiorano le prestazioni cardia-
proteine e agli elementi corpuscolati del sangue, mentre
che, avviando così un pericoloso circolo vizioso. Nei
lascia liberamente passare acqua, ioni e piccole moleco-
casi più gravi, quando si giunge all’edema alveolare,
le. Semplificando, gli scambi tra sangue e liquido inter-
compare anche ipercapnia.
stiziale sono regolati dalla differenza tra la pressione
idrostatica nei capillari (che tende a far uscire acqua ver- 4. La congestione epatica (dovuta all’aumento di
so l’interstizio) e la pressione osmotica del plasma (che pressione venosa sistemica) associata alla ipoperfusio-
tende a trattenere acqua nel letto vascolare). Via via che ne può condurre, nei casi gravi, alla necrosi centrolobu-
la pressione idrostatica nei capillari aumenta, sino a rag- lare, con le relative manifestazioni metaboliche di in-
giungere o superare quella osmotica (che è in media di sufficienza epatica.
25 mm di mercurio), la fuoriuscita di acqua verso l’inter-
stizio diviene nettamente prevalente e si assiste alla for-
mazione di edemi nei tessuti irrorati dai capillari. Clinica
Il fatto che, come si è già accennato a proposito delle
cause di scompenso, questo possa interessare prevalen- Tutti i sintomi e i segni che si presentano nel pazien-
temente una sola sezione del cuore ha notevoli conse- te scompensato sono riconducibili alla congestione ve-
guenze sul piano fisiopatologico. Infatti, se lo scompen- nosa e all’ipoperfusione periferica. Segni e sintomi si
so interessa il ventricolo e l’atrio sinistro, l’aumento di sommano in vario modo a comporre i diversi quadri cli-
pressione venosa, la congestione e gli edemi si verifi- nici, a seconda delle cause di base e scatenanti, della ra-
cheranno nel circolo polmonare; se interessa il ventrico- pidità di insorgenza, della gravità, ecc.
lo e l’atrio destro, gli stessi processi patologici avranno Deve, però, essere ricordato che una disfunzione si-
luogo nella circolazione venosa sistemica. I sintomi e i stolica del ventricolo sinistro può essere presente anche
segni saranno differenti (come si vedrà in seguito). Da prima che i caratteristici sintomi e segni dello scom-
questa considerazione nasce la distinzione scolastica tra penso siano manifesti. Questo si verifica più facilmen-
scompenso sinistro e scompenso destro, distinzione che te in soggetti giovani con ipertensione o con pregresso
dev’essere accettata con molto spirito critico. infarto del miocardio. Recentemente, è stato suggerito
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che può essere utile, per riconoscere questa condizione, stizzosamente e ha un respiro sibilante. L’edema intersti-
il dosaggio del peptide natriuretico B nel sangue. Come ziale infatti comprime i bronchioli, provocando un au-
è già stato spiegato nel capitolo 1, questo peptide è pro- mento delle resistenze delle vie aeree (asma cardiaco).
dotto dalla parete dei ventricoli quando aumenta al loro La scomparsa dei sintomi avviene rapidamente, con
interno la pressione telediastolica. la posizione eretta, nei casi lievi; più lentamente nei ca-
si gravi, che rappresentano un quadro di passaggio ver-
A. Sintomi. In questo paragrafo verranno esposti i so l’edema polmonare vero e proprio. Alcuni pazienti
sintomi dello scompenso, come si possono raccogliere con grave scompenso cronico sono talvolta costretti a
durante l’anamnesi del paziente. Nel paragrafo successi- trascorrere intere notti seduti per evitare la dispnea.
vo verranno poi esposti i segni, rilevabili con l’esame Oltre alla posizione supina, altri fattori contribuiscono
obiettivo, secondo l’ordine che si segue normalmente durante la notte a facilitare la comparsa della dispnea. La
durante una visita. Per ogni sintomo e segno si farà un depressione del centro del respiro, che provoca ipossia, e
rapido cenno alla sua genesi (congestione venosa o ipo- la riduzione del tono simpatico, che priva il miocardio di
perfusione periferica). uno stimolo importante, sono forse i più importanti di ta-
I sintomi principali riguardano il respiro, l’attività li fattori. Sta di fatto che la maggior parte degli episodi
muscolare, le funzioni cerebrali, la quantità e il ritmo di dispnea parossistica non da sforzo e quasi tutti gli ede-
della diuresi. mi polmonari si verificano durante la notte.
L’edema polmonare (Fig. 5.13) vero e proprio si ma-
1. La dispnea è il sintomo base dello scompenso.
nifesta quando la congestione polmonare è tale da pro-
Consiste in una sensazione di sforzo o fatica per respira-
vocare, oltre all’edema interstiziale, anche edema al-
re più o meno associata ad una sensazione di fame d’a-
veolare. Compaiono, allora, alterazioni del respiro più
ria, o mancanza di respiro. È la conseguenza della con-
gravi della dispnea. La tosse si accompagna a escreato
gestione polmonare che provoca edema interstiziale e ri-
schiumoso che, nei casi più gravi, assume una caratteri-
duce perciò la distensibilità dei polmoni. Ciò fa aumen-
stica sfumatura rosata. L’alterazione degli scambi gas-
tare il lavoro dei muscoli respiratori, che sono per di più
sosi, producendo ipossia, fa sì che il respiro divenga
mal ossigenati per effetto dell’ipoperfusione periferica.
frequente e superficiale (tachipnea). La comparsa di
Nei casi lievi o iniziali la dispnea si manifesta solo
ipercapnia grave comporta infine una ridotta sensibilità
per sforzi intensi. Poi, col progredire della malattia, la
del centro del respiro che si manifesta con la comparsa
dispnea compare anche per sforzi di minor entità e, al-
di respiro periodico (di Cheyne-Stokes), crisi di apnea
la fine, anche a riposo.
e, alla fine, arresto del respiro.
Quando è grave, la dispnea si accompagna a tosse
stizzosa. Sulla base dei rapporti tra dispnea e sforzo, è
stata proposta anni fa, dalla New York Heart Associa-
tion (NYHA), una classificazione funzionale dei pa- Vasi linfatici
zienti cardiopatici. Tale classificazione ha avuto una
notevole diffusione e merita quindi di essere conosciu-
ta: la illustra la tabella 5.2. Vene
Spazi
L’ortopnea è la necessità di mantenere il torace in po- perivascolare
sizione eretta per evitare l’insorgenza della dispnea. La e interstiziale Alveoli
posizione supina aumenta il ritorno venoso al cuore e Capillari
quindi peggiora la congestione polmonare. Molti car- H2O
Lamina di
diopatici dormono perciò con due o più cuscini e si surfattante
svegliano dispnoici se, durante il sonno, scivolano in Alveoli
posizione orizzontale. Endotelio
Pressione capillare
Questi episodi di dispnea parossistica notturna posso- idrostatica
no essere più o meno gravi. Il paziente si mette a sedere Pressione
osmotica Membrana
sul letto con i piedi penzoloni, o addirittura in poltrona. basale
Oppure si porta alla finestra alla ricerca d’aria. Tossisce
Capillari
Pneumocito di primo ordine
Tabella 5.2 - Classificazione funzionale dei pazienti cardiopa- Pneumocito di secondo
ordine
tici secondo la NYHA (New York Heart Association).
Versante Versante
• Classe I Pazienti cardiopatici senza sintomi sottile spesso
• Classe II Pazienti cardiopatici che stanno bene a ri- Setto interalveolare
poso e hanno sintomi (dispnea o altro) so- Assorbimeto fisiologico
lo per sforzi di intensità ordinaria di liquido dai polmoni
• Classe III Pazienti cardiopatici che stanno bene a ri-
poso e hanno sintomi anche per sforzi di Figura 5.13 - Meccanismo dell’edema polmonare.
intensità inferiore all’ordinaria Quando il liquido si forma in eccesso nell’interstizio polmo-
• Classe IV Pazienti cardiopatici con sintomi anche a nare, per aumento della pressione idrostatica nelle estre-
riposo mità venose dei capillari, non può essere smaltito per via
linfatica e trasuda negli alveoli.
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In aggiunta possono essere presenti i segni di dilatazio- 5. L’esame dell’addome può mettere in evidenza un
ne cardiaca (salvo che nei casi insorti acutamente), op- aumento di dimensioni del fegato e ascite. L’aumento
pure di dilatazione isolata del ventricolo sinistro o del della pressione venosa sistemica, nello scompenso de-
ventricolo destro. stro o globale, provoca congestione delle vene epatiche
La frequenza cardiaca è solitamente elevata (per ef- e quindi epatomegalia. Se l’aumento di volume è acu-
fetto dell’ipertono simpatico) e all’ascoltazione è spes- to, l’organo risulta dolente alla palpazione. In alcuni
so presente un ritmo particolare, detto di galoppo. Il ga- casi una compressione sostenuta sul fegato fa compari-
loppo può essere dovuto alla presenza di un III tono re una distensione giugulare prima inapparente: questo
cardiaco (galoppo protodiastolico), che è fortemente in- segno prende il nome di “reflusso epatogiugulare”.
dicativo di insufficienza miocardica. Se la congestione epatica si prolunga, la compressio-
Il III tono è prodotto dalla brusca decelerazione del ne prodotta dalle venule sugli epatociti produce atrofia
riempimento ventricolare, al termine della parte iniziale centrolobulare con segni clinici e di laboratorio di in-
della diastole. Il III tono è presente fisiologicamente so- sufficienza epatica (ittero, iperbilirubinemia, alterazio-
lo nei bambini e nei giovani, mentre nell’età adulta è ni enzimatiche, ecc.). Quando la congestione venosa
sempre patologico. Si rende udibile quando il flusso di sistemica e l’epatomegalia sono gravi e prolungate, si
sangue che riempie il ventricolo in diastole è aumentato può manifestare anche splenomegalia.
(insufficienza della valvola mitralica o della valvola tri- L’ascite (come il versamento pleurico) è provocata
cuspide oppure shunt sinistro-destro), oppure quando è da un prolungato aumento della pressione nelle vene
ridotta la distensibilità delle pareti ventricolari, come epatiche e nei capillari peritoneali. Si manifesta più
avviene appunto nello scompenso o nella pericardite frequentemente nei casi di scompenso destro da ostru-
costrittiva (in quest’ultimo caso prende il nome di zione al riempimento cardiaco (stenosi della tricuspide
“knock pericardico”). Quindi, se si ascolta un III tono in o pericardite). Si è detto che, scolasticamente, è possi-
una persona adulta e si possono escludere le altre pos- bile distinguere uno scompenso sinistro e uno scom-
sibili cause elencate (insufficienze atrioventricolari, penso destro a seconda della prevalente localizzazione
shunt, pericardite) si deve concludere che esiste una della congestione venosa (nel circolo polmonare o nel
condizione di insufficienza cardiaca. Il III tono è un ru- circolo sistemico).
more di tonalità molto bassa, che si ascolta meglio in Nella tabella 5.3 sono riepilogati i sintomi e i segni
area apicale col paziente inclinato sul fianco sinistro, descritti precedentemente con un riferimento alla loro
quando origina dal ventricolo sinistro; quando origina patogenesi.
dal ventricolo destro, si ascolta meglio in regione para- Per completare l’esame del paziente scompensato, è
sternale sinistra al IV o V spazio intercostale col pazien- spesso necessaria una radiografia del torace, che forni-
te supino. sce due importanti informazioni: la prima riguarda le
Altri segni ascoltatori cardiaci dello scompenso pos- dimensioni del cuore, la seconda la presenza e il grado
sono essere l’intensificazione della componente polmo- della congestione polmonare.
nare del II tono (per l’aumento delle pressioni polmo- Le dimensioni del cuore si valutano calcolando il
nari) o la comparsa di soffi olosistolici da insufficienza rapporto cardiotoracico, cioè il rapporto tra il diametro
valvolare mitralica o tricuspidale (in conseguenza alla trasversale dell’ombra cardiaca e il diametro trasversa-
dilatazione delle rispettive camere ventricolari). le del torace a livello dei seni costofrenici: normalmen-
te il diametro cardiaco non supera la metà di quello to-
4. L’esame del torace può risultare normale nei casi racico (Fig. 5.14).
di scompenso lieve. Quando l’aumento della pressione La congestione polmonare si manifesta con quadri di
nelle vene e nei capillari polmonari provoca trasudazio- gravità crescente. Quando la pressione nei capillari
ne di liquido nel tessuto polmonare, si cominciano ad polmonari è solo leggermente aumentata (da 13 a 18
ascoltare rumori umidi in corrispondenza delle due ba- mmHg; normalmente non supera i 10 mmHg) si osser-
si polmonari posteriormente. Questi rumori si defini- va solo la cosiddetta inversione di circolo: in altre pa-
scono come rantoli crepitanti e accompagnano l’inspi- role risultano maggiormente evidenti i vasi venosi nei
razione, tipicamente non si modificano dopo i colpi di campi polmonari superiori, normalmente meno visibili
tosse a differenza dei rantoli di origine bronchiale. rispetto a quelli dei campi inferiori. Se la pressione ca-
Quando l’edema interstiziale e la congestione della pillare è più alta (sino a 23 mmHg), si allarga l’opacità
mucosa bronchiale comprimono le vie aeree terminali, si ilare e i contorni dei vasi perdono di nitidezza, per l’e-
possono ascoltare anche ronchi e sibili (asma cardiaco). dema interstiziale perivascolare.
Con l’aumento dell’edema alveolare i rantoli diven- Quando la pressione capillare aumenta oltre i 25
gono sempre più grossolani e si diffondono progressi- mmHg, si formano immagini di opacità parenchimale,
vamente su tutti i campi polmonari (marea montante), più o meno diffuse e confluenti, dovute alla presenza di
accompagnati da escreato schiumoso ed eventualmente edema alveolare vero e proprio.
rosato.
Nello scompenso cronico, l’aumento della pressione C. Clinica. Le manifestazioni cliniche descritte si
nei capillari pleurici (che drenano sia nel sistema veno- possono sommare tra loro in modo molto differente da
so sistemico sia in quello polmonare) determina talvol- paziente a paziente. Nonostante ciò è utile, a scopo di-
ta un versamento pleurico, più frequentemente a destra dattico, delineare alcuni quadri clinici tipici, che si pre-
(idrotorace). sentano con maggior frequenza nella pratica.
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Tabella 5.3 - Patogenesi prevalente dei sintomi e dei segni dello scompenso cardiaco.
DA CONGESTIONE DA CONGESTIONE
DA ALTERATA FUNZIONE DA IPOPERFUSIONE VENOSA NELLA VENOSA NELLA
SINTOMI E SEGNI
MIOCARDICA PERIFERICA CIRCOLAZIONE CIRCOLAZIONE
POLMONARE (1) SISTEMICA (2)
Dispnea, ortopnea, +
crisi dispnoiche
parossistiche
Astenia +
Sintomi cerebrali +
Oliguria, nicturia +
Polso alternante +
Aumento PVC +
Pallore +
Edemi periferici + +
Ritmo di galoppo +
Rantoli crepitanti +
Idrotorace + +
Epatomegalia, ascite +
cardiaco in equilibrio instabile. Nelle aritmie tachi- gorgogliante. A volte il paziente lamenta anche dolore
cardiche (ipercinetiche) si riduce troppo la durata retrosternale: la causa scatenante dell’edema polmona-
della diastole, cosicché il riempimento ventricolare re può essere un infarto miocardico, oppure, all’inver-
risulta insufficiente; in quelle bradicardiche (ipocine- so, l’ipossia causata dall’edema può provocare una cri-
tiche) per mantenere la portata cardiaca a valori suf- si anginosa in un portatore di cardiopatia ischemica. La
ficienti la gettata sistolica dovrebbe aumentare al di cute del paziente in edema polmonare è fredda, sudata,
sopra delle possibilità del ventricolo insufficiente. cianotica alle labbra e alle estremità. Il polso è duro e
Inoltre spesso le aritmie comportano una dissociazio- tachicardico, la pressione è elevata, soprattutto la dia-
ne tra attività atriale e ventricolare, con perdita del- stolica, con riduzione della differenziale. Si ascoltano
l’apporto atriale al riempimento ventricolare. Infine, rantoli inspiratori su tutti i campi polmonari; l’espirio è
nelle aritmie ventricolari si perde la normale sincro- prolungato con sibili e ronchi. Il paziente tossisce un
nizzazione della contrazione miocardica, con ulterio- espettorato schiumoso, talvolta rosato. La diuresi è
re perdita di efficacia. scarsa. Sono presenti acidosi (metabolica e respirato-
• Ipertensione. La cardiopatia ipertensiva è una delle ria), ipossia e spesso ipercapnia.
cause più frequenti di insufficienza cardiaca cronica. Se non si interviene con un trattamento tempestivo,
In questi pazienti possono verificarsi bruschi aumen- l’edema polmonare tende a peggiorare progressivamen-
ti della pressione arteriosa, che fanno precipitare un te sino all’arresto del respiro, oppure si evolve verso lo
aggravamento dello scompenso. shock (caduta della pressione) e l’arresto di circolo, con
• Embolia polmonare. La formazione di trombi nelle esito fatale.
vene degli arti inferiori e della pelvi è favorita dalla L’edema polmonare si manifesta quando la pressione
stasi e dall’inattività fisica. Tali trombi possono cau- nei capillari polmonari aumenta al di sopra dei 25
sare un’embolia polmonare, che comporta per il ven- mmHg, per cui l’equilibrio tra pressione idrostatica e
tricolo destro un aumento del carico di lavoro tale da pressione oncotica (circa 25 mmHg) favorisce la trasu-
far precipitare un aggravamento dello scompenso. dazione di liquido nell’interstizio e negli alveoli. Ne se-
• Stress fisico, psichico, alimentare, ambientale. Ogni gue una compromissione della funzione polmonare, sia
brusco cambiamento delle condizioni di vita che meccanica (ventilazione) sia dello scambio gassoso.
comporti per il cuore un sovraccarico di lavoro (cal- L’ipossia e l’acidosi che ne derivano mettono in moto
do, freddo, eccesso di sale nella dieta, emozione, su- un circolo vizioso: provocano un ulteriore peggiora-
perlavoro, ecc.) può far precipitare uno scompenso. mento della funzione cardiaca, con riduzione della por-
• Gravidanza. L’aumento della portata cardiaca che si tata e ancora aumento delle pressioni capillari polmo-
produce durante la gestazione è talvolta la causa del nari. In senso anterogrado la riduzione della portata
primo manifestarsi di un’insufficienza cardiaca pri- cardiaca attiva un altro circolo vizioso. Stimola il siste-
ma in equilibrio instabile. Spesso il compenso torna ma adrenergico che, attraverso la vasocostrizione cuta-
dopo il parto. nea, muscolare e splancnica, tende a mantenere la per-
• Malattie cardiache. Il sovrapporsi di una nuova ma- fusione cerebrale e cardiaca. Questo spiega la tachicar-
lattia cardiaca (infarto miocardico, endocardite infet- dia, l’ipertensione, l’aspetto cutaneo e la contrazione
tiva, miocardite reumatica) alla cardiopatia di base fa della diuresi. L’aumento delle resistenze vascolari peri-
precipitare, spesso catastroficamente, un’insufficien- feriche comporta però un aumento del carico di lavoro
za cardiaca in equilibrio instabile. per il cuore insufficiente e quindi tende a peggiorare la
• Anemia e tireotossicosi. Come la gravidanza, queste prestazione cardiaca: ciò comporta un’ulteriore riduzio-
due condizioni patologiche inducono la necessità di ne della portata cardiaca e quindi un aumento della va-
un’aumentata portata cardiaca, imponendo al cuore socostrizione compensatoria e così via, sino a quando
insufficiente un sovraccarico di lavoro intollerabile. la portata cardiaca crolla al di sotto dei valori minimi
necessari per mantenere una normale perfusione cardia-
Se il paziente supera la crisi acuta e la causa precipi-
ca e cerebrale. Si ha allora ipotensione, shock, arresto
tante può essere eliminata, è spesso possibile recupera-
di circolo e di respiro, morte.
re il precedente stato di equilibrio. Oltre alla terapia
Il corretto trattamento dell’edema polmonare deve
dello scompenso, si dovranno però prendere provvedi-
perciò mirare a interrompere i due circoli viziosi prin-
menti per evitare che la causa o le cause precipitanti
cipali: correggere l’ipossia e l’acidosi e ridurre la vaso-
possano recidivare. Col tempo, però, le condizioni cli-
costrizione periferica eccessiva.
niche si aggravano, sino a condannare spesso a un qua-
dro finale di cachessia, con perdita di peso e anoressia;
3. Lo shock cardiogeno è la condizione estrema, pre-
una condizione indotta dall’aumentata produzione di al-
terminale, dell’insufficienza cardiaca (per la trattazione
cune citochine, soprattutto fattore di necrosi tumorale,
dello shock circolatorio si rimanda al Cap. 4).
nelle fasi terminali dello scompenso.
Può essere il quadro di esordio, soprattutto in caso di
2. L’edema polmonare è un’emergenza medica. Può infarto miocardico, oppure la fase terminale di uno
essere il quadro di esordio di uno scompenso acuto o un scompenso cardiaco in rapido peggioramento.
episodio di aggravamento nel corso della storia natura- Il paziente è disteso sul letto, semicosciente o in sta-
le di un’insufficienza cardiaca cronica. to confusionale, spesso con dolore retrosternale (se vi è
Il paziente si presenta seduto sul letto, agitato, forte- una sottostante cardiopatia ischemica), non necessaria-
mente dispnoico e tachipnoico, con respiro rumoroso e mente dispnoico. La cute è molto fredda e sudata, con
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ampie aree marezzate da sfumature cianotiche. I polsi gna sospettarne la presenza soprattutto quando sono
radiali sono spesso imprendibili, i carotidei e femorali presenti tachicardia o tachiaritmia atriale refrattarie
sono molli, piccoli e frequenti; la pressione è bassa o alla terapia consueta dello scompenso. Il ripristino
addirittura non misurabile. Spesso non sono presenti se- dell’eutiroidismo fa regredire lo scompenso, a meno
gni evidenti di congestione polmonare. La diuresi è che non vi sia una sottostante cardiopatia di cui l’i-
molto scarsa o assente. È presente grave acidosi meta- pertiroidismo è solo un fattore aggravante.
bolica. Anche in caso di trattamento tempestivo e inten- • Anemia: per mantenere un normale trasporto di ossi-
sivo, il paziente con shock cardiogeno si evolve spesso geno in presenza di anemia è necessario un aumento
verso l’arresto di circolo e la morte. di flusso. L’ipossia miocardica che l’anemia può
Lo shock cardiogeno si manifesta quando la portata comportare riduce inoltre le prestazioni miocardiche.
cardiaca scende al di sotto dei valori minimi necessari a Spesso sono presenti soffi sistolici, dovuti alla coin-
mantenere la funzione degli organi vitali. In valori as- cidenza di due fattori: ridotta viscosità del sangue e
soluti ciò accade frequentemente quando il cuore pom- aumentata velocità di eiezione.
pa meno di 2 l/min/m2 di superficie corporea (il rap- • Fistole arterovenose: una quota del sangue pompato
porto tra portata cardiaca e superficie corporea consen- dal cuore non attraversa i capillari tissutali, ma passa
te meglio di valutare l’adeguatezza del flusso circolato- direttamente dal circolo arterioso a quello venoso;
rio e prende il nome di indice cardiaco, espresso in per mantenere la perfusione la gettata deve aumenta-
l/min/m2). La grave riduzione della portata cardiaca re. Si ha una condizione del genere anche nel morbo
consegue abitualmente alla perdita funzionale di alme- di Paget, per la presenza di un aumento del flusso
no il 40% della massa miocardica, spesso per un infar- ematico a livello osseo.
to miocardico, o ad altre rilevanti alterazioni della mec- • Beri-beri o alcolismo: in caso di grave deficit di tia-
canica cardiaca (rotture di setto, di apparati valvolari, mina, oltre ai disturbi nervosi periferici, si può mani-
ecc.). festare uno scompenso da sovraccarico di volume. Il
La violenta vasocostrizione che si innesca per mante- deficit vitaminico comporta infatti una notevole va-
nere la perfusione degli organi nobili (cervello e cuore), sodilatazione periferica che fa aumentare il ritorno
unita all’ipossia e all’acidosi, finisce per compromette- venoso e quindi la gettata cardiaca; d’altra parte il
re irreversibilmente anche il circolo periferico (arterio- deficit di tiamina compromette anche direttamente il
le, capillari, venule) con gravi alterazioni della permea- metabolismo miocardico, riducendo la produzione di
bilità e della contrattilità vascolari. Si ha allora un se- energia per la contrazione. In realtà il beri-beri è raro
questro di massa ematica in periferia (per fuoriuscita di in Occidente, mentre più frequente è una forma mista
liquido nello spazio interstiziale e per dilatazione para- di scompenso in alcolisti cronici: in questi pazienti si
litica dei vasi) che compromette il riempimento cardia- mescolano in vario grado gli effetti tossici diretti del-
co e riduce ulteriormente la portata, sino all’arresto di l’alcool sul miocardio (cardiomiopatia alcolica) con
circolo. gli effetti del deficit nutrizionale, tra cui la carenza di
Prima che ciò avvenga (fase irreversibile di shock), la tiamina con il sovraccarico di volume che essa com-
terapia deve tentare di interrompere, con vari mezzi porta. Se la sospensione dell’assunzione di alcool av-
farmacologici o meccanici che si vedranno nel para- viene prima che il danno miocardico divenga irrever-
grafo successivo, il circolo vizioso tra riduzione della sibile, vi può essere un notevole miglioramento delle
portata cardiaca, vasocostrizione e alterazioni del mi- condizioni cliniche.
crocircolo.
D. Principi di terapia. In questo paragrafo si illu-
4. Lo scompenso ad alta gettata si manifesta quando strano esclusivamente le misure terapeutiche che mira-
l’organismo richiede, per vari motivi, un flusso ematico no a ripristinare una situazione di compenso circolato-
superiore al normale a cui il cuore non è in grado di far rio in un paziente con insufficienza cardiaca. Gli inter-
fronte. In pratica, per aumentare la gettata in risposta venti medici o chirurgici diretti a correggere le cardio-
alle richieste dell’organismo il cuore è sottoposto a un patie di base (coronaropatia, vizi valvolari, cardiopatie
sovraccarico di volume, simile a quello che si verifica, congenite, ecc.) e le misure dirette a prevenire o elimi-
per esempio, nelle insufficienze valvolari. In alcuni ca- nare eventuali cause precipitanti dello scompenso (infe-
si, inoltre, la stessa condizione patologica che fa au- zioni, aritmie, embolie, ecc.) sono invece trattati nei re-
mentare le richieste dell’organismo compromette anche lativi capitoli.
la funzione miocardica in via diretta. La terapia dello scompenso cardiaco si fonda su quat-
Le condizioni più frequenti di scompenso ad alta get- tro pilastri: riposo e norme igieniche di vita; farmaci che
tata sono le seguenti. riducono il precarico (diuretici e vasodilatatori venosi);
• Ipertiroidismo: l’aumentato metabolismo tissutale ri- farmaci che riducono il postcarico (vasodilatatori arte-
chiede un aumento della gettata cardiaca. Per di più riosi); farmaci che contrastano il rimodellamento del
la tireotossicosi compromette in via diretta anche il miocardio. In passato si erano riposte molte speranze
metabolismo cardiaco e modifica il tipo di proteine sulla disponibilità di farmaci in grado di aumentare la
che costituiscono l’apparato contrattile, favorendo la contrattilità del miocardio (farmaci inotropi), ma, come
sintesi di forme che comportano una contrazione più vedremo, questo è un obiettivo difficile. Di questo pro-
rapida ma energeticamente dispendiosa. Non sempre blema parleremo, tuttavia, prima di affrontare le altre
i segni clinici di ipertiroidismo sono evidenti; biso- possibilità di intervento farmacologico.
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1. Riposo e norme igieniche. Le norme di vita tendo- frequenza cardiaca e l’eccitabilità miocardica, facilitan-
no a ridurre o evitare tutte le situazioni che impongono do l’insorgenza di aritmie. Inoltre, le catecolamine au-
al cuore un lavoro eccessivo. Il riposo a letto o in poltro- mentano anche il consumo miocardico di O2 con possi-
na è indispensabile in caso di scompenso acuto. In casi bili effetti disastrosi in caso di ischemia.
cronici, periodi di riposo programmati nell’arco della Per questi motivi, le catecolamine vengono impiegate
settimana possono consentire una discreta attività negli solo per brevi periodi in casi particolarmente gravi e
altri giorni. Il riposo a letto di per sé consente una mi- con somministrazione endovena, quasi esclusivamente
glior ridistribuzione della portata cardiaca e quindi, in per il trattamento dello shock cardiogeno.
molti casi, determina una diuresi soddisfacente con ridu- Anche i glicosidi digitalici spostano in alto e a sini-
zione del precarico (si veda la discussione sui diuretici). stra la curva di funzione ventricolare dei pazienti
Un’eccessiva restrizione dell’attività fisica, per altro, scompensati. Essi agiscono bloccando la pompa sodio-
può avere effetti deleteri: favorisce la tromboembolia e potassio dipendente da ATP delle fibre miocardiche,
riduce la tolleranza allo sforzo. Per questi motivi, si so- con l’effetto ultimo di aumentare la disponibilità di
no condotti negli ultimi anni esperimenti di cauto alle- calcio intracellulare per la contrazione. Oltre a ciò, i
namento fisico di soggetti con insufficienza cardiaca glicosidi digitalici riducono la frequenza cardiaca e la
moderata, con risultati positivi sui sintomi e sulla qua- conduzione atrioventricolare (soprattutto per aumento
lità della vita. del tono vagale) e stimolano in via diretta una discreta
Oltre agli sforzi fisici, il cardiopatico scompensato vasocostrizione periferica, soprattutto se sono sommi-
deve evitare gli stress emotivi (in alcuni casi è utile una nistrati rapidamente. Questo ultimo effetto, di per sé
blanda sedazione), le condizioni ambientali sfavorevoli negativo nello scompenso, è però spesso controbilan-
(soprattutto la temperatura e l’umidità elevate impon-
gono al cuore un carico di lavoro eccessivo) e gli ec-
cessi alimentari (anzi, se il peso è sopra la norma, una Indice
restrizione calorica è essenziale). Sempre riguardo al- cardiaco
l/min/m2 Normale
l’alimentazione, è della massima importanza contenere
il più possibile l’assunzione di sale, per ridurre la riten- 10
zione idrica e quindi il precarico.
ciato dalla riduzione del tono adrenergico che conse- È dunque opportuno, in questi casi, ridurre il precari-
gue al miglioramento delle prestazioni cardiache. Nei co anche a costo di una modesta riduzione della porta-
soggetti normali invece, la vasocostrizione si manifesta ta cardiaca, per evitare gli effetti disastrosi della conge-
appieno e smorza gli effetti cardiaci dei digitalici: è stione polmonare. Sono queste le basi razionali, ma an-
questa una delle ragioni per cui non si osserva alcun che i limiti, dell’impiego di diuretici e vasodilatatori
aumento della gettata cardiaca in seguito a sommini- venosi nello scompenso.
strazione di digitalici a una persona sana. Tra gli effet- I diuretici sono farmaci che aumentano in via diretta
ti tossici dei glicosidi digitalici va ricordato soprattutto l’eliminazione di sodio e acqua con le urine e perciò ri-
l’aumento dell’eccitabilità miocardica, con facilitazio- ducono la massa liquida circolante e il volume di liqui-
ne delle aritmie. do interstiziale. Contrastano in tal modo la ritenzione
I glicosidi digitalici sono particolarmente efficaci nei idrosalina, che è uno dei meccanismi di adattamento
casi di insufficienza cardiaca secondaria a un aumento messi in opera dall’organismo per far fronte allo scom-
del carico di lavoro (vizi valvolari, ipertensione, ecc.) e penso, ma che oltre certi limiti risulta più dannosa che
soprattutto quando sono presenti una notevole tachicar- utile. I diuretici più usati sono i tiazidici e la furosemi-
dia o tachiaritmie atriali ad aggravare lo scompenso. In de, spesso in associazione con i diuretici risparmiatori
questi casi la riduzione della frequenza ventricolare che di potassio. Questi farmaci sono utili in tutte le forme e
i glicosidi digitalici comportano (per riduzione della in tutti i gradi dello scompenso, ma devono essere do-
frequenza sinusale o della conduzione atrioventricolare) sati con cura per evitare un’eccessiva riduzione del
si somma all’effetto inotropo nel migliorare le presta- riempimento cardiaco. Ciò può comportare, infatti, una
zioni miocardiche. riduzione cospicua della portata cardiaca, con effetti di-
I glicosidi digitalici funzionano meno bene in caso di sastrosi nei pazienti scompensati.
malattie primitive del miocardio (cardiomiopatie, mio- Particolare attenzione deve anche essere rivolta ai
carditi, ecc.), nelle quali manifestano la propria tossici- possibili squilibri elettrolitici (soprattutto ipopotassie-
tà a dosi più basse. Anche in presenza di acidosi, ipos- mia) indotti dai diuretici.
sia e intensa vasocostrizione periferica i glicosidi digi- La restrizione dell’assunzione di sale coi cibi è un
talici risultano poco efficaci e molto tossici. utile complemento della terapia diuretica, cui si è già
Nuove classi di farmaci inotropi, come gli inibitori accennato in precedenza.
della fosfodiesterasi (aumentano la concentrazione cel- I vasodilatatori venosi ridistribuiscono la massa liqui-
lulare di AMP ciclico bloccandone la degradazione: au- da ematica dal centro verso la periferia. Aumentando la
rinone, milrinone, pimobendan e altri), possiedono an- capacità del distretto venoso, sequestrano in questa se-
che un’azione di vasodilatazione, potenzialmente utile de parte della massa circolante e riducono così il riem-
nel trattamento dello scompenso. pimento cardiaco. Hanno quindi lo stesso effetto dei
Studi clinici controllati hanno poi dimostrato che, a diuretici sulla curva di funzione ventricolare (Fig.
lungo termine, gli inibitori della fosfodiesterasi, come 5.15), mentre non hanno alcun effetto diretto sul volu-
le catecolamine, non migliorano né i sintomi né la so- me totale del liquido circolante e interstiziale. Valgono
pravvivenza dei pazienti con scompenso. Il loro uso è perciò, per i vasodilatatori venosi, le stesse cautele ri-
quindi limitato alle fasi acute. cordate per i diuretici, al fine di non ridurre eccessiva-
Invece i glicosidi digitalici esercitano un effetto favo- mente la portata cardiaca.
revole anche a lungo termine, probabilmente perché, ol- I vasodilatatori venosi più importanti sono la nitro-
tre a stimolare l’inotropismo, riducono indirettamente glicerina, somministrabile in varie forme, e i nitrati. Vi
l’attivazione del simpatico e del sistema renina-angio- sono poi vasodilatatori misti, dotati cioè di effetti sia
tensina. sul versante arterioso sia su quello venoso, come il ni-
troprussiato (utile per via venosa nei gravi casi acuti) e
3. Farmaci che riducono il precarico. L’aumento gli inibitori dell’enzima che converte l’angiotensina, di
del riempimento ventricolare (precarico) è uno dei cui si parla nel prossimo punto. A lungo termine, inol-
meccanismi di compenso del cuore insufficiente (mec- tre, i diuretici da soli non sono in grado di mantenere
canismo di Starling). Tuttavia, oltre un certo limite stabile l’equilibrio di soggetti con insufficienza cardia-
l’aumento del riempimento ventricolare non comporta ca cronica.
più un aumento della gettata cardiaca (porzione piatta Si fonda sullo stesso principio anche l’uso, nei casi
della curva di funzione ventricolare; Fig. 5.15); anzi in acuti, di lacci venosi applicati agli arti, per sequestrare
casi estremi l’aumento di riempimento può comporta- temporaneamente parte della massa ematica in periferia.
re una riduzione della gettata (porzione discendente
della curva). 4. Farmaci che riducono il postcarico. Quando la
Inoltre, quando il volume (e quindi la pressione) di portata cardiaca diminuisce al di sotto delle necessità
riempimento ventricolare supera certi livelli, si deter- dell’organismo, si determina una vasocostrizione cuta-
mina una congestione venosa a monte che risulta dan- nea e splancnica che ha lo scopo di mantenere una pres-
nosa di per sé. Questo vale soprattutto per il ventrico- sione di perfusione sufficiente negli organi vitali (cuore
lo sinistro, perché la congestione polmonare compro- e cervello). Ciò è senz’altro utile nelle insufficienze
mette la funzione respiratoria e quindi, attraverso l’i- circolatorie extracardiache (per es., nello shock ipovo-
possia, influisce negativamente sulle prestazioni car- lemico), ma nello scompenso cardiaco tende a determi-
diache. nare un circolo vizioso che può risultare deleterio. La
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vasocostrizione, infatti, comporta un aumento delle re- un prolungamento della sopravvivenza. In particolare, il
sistenze al flusso, che impone al cuore già insufficiente rallentamento nella progressione della malattia risulta
un aggravio del postcarico. Un cuore normale sopporta netto con gli inibitori dell’angiotensina, che quindi si
un aumento delle resistenze periferiche anche notevole possono utilizzare anche prima della comparsa dei sin-
senza variare la gettata cardiaca: l’unico effetto della tomi. Tale efficacia è probabilmente da attribuire al fat-
vasocostrizione è l’aumento della pressione arteriosa. to che essi non esercitano solo un effetto emodinamico
In un cuore insufficiente, invece, la gettata cardiaca di- (come gli altri vasodilatatori) ma riducono anche quella
minuisce progressivamente quanto più aumentano le re- eccessiva risposta neuroumorale che accompagna lo
sistenze (mentre la pressione varia poco) e l’effetto è scompenso e ne aggrava il decorso attraverso vari cir-
tanto più marcato quanto più grave è la compromissio- coli viziosi già descritti.
ne cardiaca (Fig. 5.10). In base a un ragionamento simile, si è tentato anche
Quindi la vasocostrizione periferica, che tenta di l’impiego di farmaci -bloccanti, allo scopo di inibire
compensare una bassa portata, determina un’ulteriore l’attività del sistema simpatico, l’altro sistema effettore
riduzione della portata cardiaca, la quale, a sua volta della risposta neuroumorale. Si sono ottenuti risultati
provoca una maggiore vasocostrizione, e così via in un modestamente positivi sui sintomi e sulla sopravviven-
circolo vizioso. za, ma con il rischio di un peggioramento in un’alta
È questa la base razionale per l’uso dei vasodilatatori percentuale di casi, legato all’azione inotropa negativa
arteriosi nello scompenso, in particolare dei farmaci di tali farmaci: ragione per cui il loro impiego nello
che inibiscono l’attivazione dell’angiotensina (i cosid- scompenso dev’essere considerato strettamente speri-
detti ACE-inibitori, di cui è capostipite il captopril). mentale.
Riducendo le resistenze vascolari, i farmaci vasodila-
tatori possono far aumentare la portata cardiaca, senza 5. Farmaci che contrastano il rimodellamento del
che si modifichi significativamente la pressione arterio- miocardio. Si è visto che mediazioni neuroumorali che
sa. Nel cuore normale, invece, la vasodilatazione si tra- adempiono inizialmente a un ruolo di compenso sulla
duce tutta in ipotensione, con tachicardia riflessa, poi- funzione cardiaca determinano alla lunga effetti dannosi
ché non varia la portata (portata cardiaca × resistenze sul miocardio: questi si compendiano, in ultima analisi,
periferiche = pressione arteriosa). in un’ipertrofia, seguita però da apoptosi di cellule mio-
Il miglior svuotamento ventricolare, dovuto alle ri- cardiche e fibrosi, nel processo del rimodellamento del
dotte resistenze all’eiezione, produce inoltre, nel cuore miocardio. Ciò dipende dalla stimolazione simpatica e
scompensato, un minor residuo sistolico e quindi una dall’effetto delle catecolamine liberate localmente o che
riduzione del precarico, con tutti gli effetti benefici di giungono dalla circolazione, che danneggiano diretta-
cui si è detto in precedenza. Per questo motivo anche i mente il miocardio. È determinato anche dall’angioten-
vasodilatatori prevalentemente arteriosi (idralazina, ni- sina II, che è liberata direttamente nel cuore anche dalla
fedipina) agiscono in realtà anche sul precarico. È vero parete dei vasi sanguigni che lo perfondono, e la produ-
peraltro anche l’inverso, e cioè che i farmaci vasodila- zione della quale è sollecitata non solo dall’incrementata
tatori misti (nitroprussiato, inibitori della conversione produzione di renina, ma anche, direttamente, dalla sof-
dell’angiotensina) o prevalentemente venosi (nitrati) ri- ferenza del miocardio. Infine, lo stesso aldosterone sem-
ducono in realtà anche il postcarico. Ciò avviene in bra avere un effetto dannoso sul muscolo cardiaco.
quanto tali farmaci fanno diminuire il volume ventrico- Questo ha portato a importanti riconsiderazioni sulla
lare, che è uno dei fattori del postcarico (come è stato terapia dello scompenso cardiaco. Per cominciare, si è
spiegato nel paragrafo sulla regolazione della gettata riconosciuta l’utilità dei farmaci bloccanti dei recettori
cardiaca). -adrenergici.
I farmaci inibitori dell’angiotensina, infine, agiscono In passato questi venivano considerati controindicati,
sul precarico favorendo anche una minor ritenzione di perché si supponeva contrastassero un effetto inotropo
acqua e sali. utile della stimolazione simpatica e delle catecolamine.
Nonostante tale interdipendenza stretta tra precarico Avendo riconosciuto l’effetto dannoso di queste ultime
e postcarico, la scelta tra i diversi tipi di farmaci va- sul miocardio, diventa logico cercare di antagonizzarle. I
soattivi può essere fatta considerando che la congestio- farmaci -bloccanti debbono essere, però, impiegati con
ne venosa e la vasocostrizione periferica sono le due prudenza, partendo da dosi basse da incrementare con
vie ultime comuni di tutti i segni e sintomi dello scom- gradualità, e selezionandoli accuratamente. Per esem-
penso. Quando prevale la congestione, risulteranno più pio, il primo -bloccante che è stato approvato nel 1997
utili i vasodilatatori venosi; quando è più marcata la va- dalla Food and Drug Administration degli USA per l’im-
socostrizione, si dimostreranno più efficaci i dilatatori piego nello scompenso cardiaco è stato il carvedilolo, in
arteriosi. quanto provvisto anche di un’attività bloccante i recetto-
Oltre agli effetti emodinamici a breve termine, nella ri 1-adrenergici. Si è visto che questi ultimi hanno im-
scelta vanno considerati anche i risultati dei trial clinici portanza nello sviluppo di ipertrofia miocardica e degli
a lungo termine eseguiti negli ultimi anni. Deludendo eventi nocivi che ne conseguono.
molte aspettative, solo l’associazione di nitrati e idrala- I farmaci ACE-inibitori erano già raccomandati nello
zina e gli inibitori della conversione dell’angiotensina, scompenso cardiaco in quanto vasodilatatori arteriosi.
tra i molti vasodilatatori sperimentati nello scompenso, La loro utilità risulta, però, molto più evidente se si tie-
hanno dimostrato una duratura efficacia sui sintomi e ne conto dell’azione nociva sul cuore dell’angiotensina
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II. Per questo motivo gli ACE-inibitori sono adesso valutare minuto per minuto la risposta ai farmaci, avva-
considerati farmaci di prima scelta nella terapia dello lendosi anche di strumenti di monitoraggio della pres-
scompenso cardiaco. sione arteriosa, polmonare, atriale-destra, della portata
Infine, in uno studio cooperativo, si è dimostrato che cardiaca, della diuresi, del pH, della PO2 e di altri even-
piccole dosi di farmaci ad attività antialdosteronica, co- tuali parametri fisiologici.
me lo spironolattone e il più moderno eplerenone, ridu-
cono del 30% la mortalità in pazienti con scompenso 7. Prognosi dello scompenso cardiaco. In generale
cardiaco e migliorano la funzione ventricolare e la tol- non è buona. Nelle statistiche del passato la probabilità
leranza dell’attività fisica. Molti di questi pazienti pren- di morte entro 4-5 anni dall’insorgenza dei sintomi era
devano già gli ACE-inibitori, che di per sé avrebbero del 50% nei maschi e del 30% nelle femmine. In caso
dovuto ridurre la produzione di aldosterone. Tuttavia, di scompenso grave, la probabilità di morte saliva al
con il passare del tempo si verifica una sfuggita all’a- 65% entro un anno e superava l’80% entro tre anni. La
zione degli ACE-inibitori e un farmaco antialdosteroni- metà circa di tali morti è improvvisa, mentre negli altri
co risulta utile. È stato dimostrato che l’aldosterone ha casi si assiste a un progressivo deterioramento cardiaco.
un’azione promuovente la fibrosi degli organi. Il limite Tuttavia, grazie ai progressi conseguiti con l’impiego di
di questa terapia è il pericolo di iperpotassiemia, perciò farmaci che contrastano il rimodellamento del miocar-
i farmaci antialdosteronici debbono essere sommini- dio, la mortalità nello scompenso cardiaco appare ridot-
strati a dosi basse e controllando la potassiemia. ta. Restano, tuttavia, numerosi i casi che alla lunga ri-
In conclusione, la triade rappresentata dai -bloccan- sultano refrattari a tutti i trattamenti.
ti, ACE-inibitori e antialdosteronici è adesso considera- Per tali motivi, quando uno scompenso grave non ri-
ta un pilastro delle terapia dello scompenso cardiaco. sponde a una terapia razionale condotta con tutti gli
strumenti disponibili, la probabilità di morte entro po-
6. Correzione delle alterazioni metaboliche. Spesso chi mesi risulta assai alta. In questi casi l’unica solu-
nessuno dei farmaci citati in precedenza risulta efficace zione può oggi essere trovata ricorrendo a un trapianto
sino a quando non sono state corrette con opportune di cuore, intervento che presenta ormai un’alta percen-
misure terapeutiche l’acidosi e l’ipossia che accompa- tuale di successi e una buona sopravvivenza (oltre 60%
gnano le forme gravi e acute di scompenso (edema pol- a cinque anni), grazie al miglioramento dei trattamenti
monare e shock). In ogni caso la terapia dei pazienti più immunosoppressivi, purché il trapianto venga eseguito
compromessi richiede un’attenta sorveglianza diretta a in pazienti ben selezionati.
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C A P I T O L O
6 ARITMIE
G. FERRARIO
Nodo A-V
L’attivazione normale del cuore inizia nel nodo del Fascio comune
seno. Il nodo del seno è una struttura cilindrica lunga
15 × 5 mm, situata a livello della giunzione fra vena ca- Branche
va superiore e atrio destro. Esso è costituito da almeno
tre tipi di cellule, di cui quelle funzionalmente più im- Fibre di Purkinje
portanti sono le cellule P (pacemaker o segnapassi).
Queste cellule hanno la proprietà di depolarizzarsi Ventricoli
spontaneamente a intervalli regolari, con una frequenza
che è condizionata principalmente da due fattori: dal-
l’attività del sistema nervoso autonomo e dalle richieste
emodinamiche dell’organismo.
L’impulso sorto a livello del nodo del seno si diffon-
de negli atri e raggiunge il nodo atrioventricolare. È sta- Figura 6.1 - Rappresentazione delle vie di conduzione car-
ta affermata, ma non dimostrata in modo definitivo, l’e- diaca.
sistenza a livello atriale di alcuni fasci costituiti da cel-
lule specializzate (distinte da quelle contrattili); lungo
queste “vie internodali”, che connetterebbero il nodo formato dal nodo atrioventricolare e dal tronco comune
del seno con il nodo atrioventricolare, l’impulso proce- del fascio di His viene spesso denominato “giunzione
derebbe più velocemente che nel miocardio comune. atrioventricolare”.
Sicuramente specializzate, ma sede di un rallenta- Il fascio di His è lungo circa 15 mm: nasce dal bordo
mento della velocità di conduzione, sono le cellule che antero-inferiore del nodo A-V e, correndo lungo la par-
costituiscono il nodo atrioventricolare (A-V) attraverso te membranosa del setto interventricolare, raggiunge il
il quale l’impulso proveniente dagli atri può giungere ai setto interventricolare muscolare. Qui originano le
ventricoli. Il nodo A-V, unica struttura muscolare che branche. La branca destra è un fascio sottile, ben indi-
unisce fisiologicamente atri e ventricoli, è sito alla base vidualizzato, che scende lungo il lato destro della por-
del setto interatriale, a ridosso dell’anulus tricuspidale, zione muscolare del setto interventricolare. La branca
1-2 cm avanti al seno coronarico. Superato il nodo A-V, sinistra è rappresentata invece da una serie di fibre che
l’impulso prosegue attraverso il fascio di His, le due si sfilacciano dal fascio di His correndo lungo il lato si-
branche ed il sistema di Purkinje. Fascio di His, bran- nistro del setto interventricolare muscolare. L’anatomia
che e sistema di Purkinje sono costituiti da tessuto di della branca sinistra mostra una spiccata variabilità in-
conduzione specializzato e in particolare da cellule tipo dividuale. Anche se ai fini clinici è utile considerare la
Purkinje (Fig. 6.1). Conviene aggiungere che l’insieme presenza di due principali fascicoli (rispettivamente il
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fascicolo anteriore e il fascicolo posteriore), è per lo negative interne, non subendo più l’attrazione elettro-
più impossibile individuare nell’ambito della branca si- statica, si allontanano dalla membrana (che perde così
nistra suddivisioni costanti e ben definite da un punto la sua polarizzazione).
di vista anatomico. In prossimità dell’apice dei due L’eccesso di cariche negative all’interno della cellula
ventricoli, branca destra e branca sinistra si suddivido- è conseguenza della struttura della membrana cellulare
no in molti fascetti, che danno origine a una fitta rete di e del fatto che fisiologicamente le cellule hanno una di-
fibre, la quale si distribuisce sulla superficie endocardi- stribuzione di ioni diversa da quella dei liquidi intersti-
ca dei ventricoli: è il sistema di Purkinje. ziali. In particolare, dentro alle cellule vi è una concen-
Il sistema di Purkinje è in stretta connessione con le trazione di ioni potassio (K) 30 volte superiore a quella
cellule miocardiche contrattili: a loro trasmette final- che vi è all’esterno delle cellule: la concentrazione de-
mente l’impulso dal quale prenderà avvio l’attività mec- gli ioni sodio (Na) è 15 volte inferiore, quella degli io-
canica dei ventricoli. La funzione emodinamica del cuo- ni calcio (Ca) è 10.000 volte inferiore.
re si realizza in maniera ottimale solo quando la contra- L’ineguale distribuzione di questi ioni è controllata
zione atriale e la contrazione ventricolare si susseguono dall’attività di pompe scambiatrici di ioni che, usando
con la sequenza che risulta dall’ordinata trasmissione energia, espellono ioni non voluti dalla cellula, scam-
dell’impulso dal nodo del seno ai ventricoli attraverso il biandoli con altri. Occorre energia perché questo scam-
tessuto atriale, il nodo A-V, il fascio di His, le branche e bio avviene contro la tendenza degli ioni stessi, che ten-
la rete di Purkinje. derebbero a parificare le rispettive concentrazioni ai
Il nodo del seno viene irrorato da un’arteria centrale, due lati della membrana cellulare. Un eventuale deficit
che prende origine in circa la metà dei casi dalla coro- metabolico cellulare altera necessariamente i rapporti
naria destra, nell’altra metà dall’arteria circonflessa ottimali degli ioni in questione fra esterno ed interno
della coronaria sinistra. delle cellule.
Il nodo A-V è irrorato da un’arteria che origina dalla L’attività delle pompe non sarebbe certo sufficiente a
coronaria destra. mantenere lo squilibrio descritto, se la membrana cellu-
Il fascio di His è irrorato per lo più da vari rami del- lare fosse liberamente permeabile agli ioni. Una descri-
la coronaria sinistra. zione semplificata ma sufficiente dei fenomeni permet-
te di dire che, in effetti, la membrana è impermeabile
agli ioni, salvo che in corrispondenza di particolari
Elettrofisiologia strutture proteiche, dette “canali”: questi possono esse-
re chiusi, oppure più o meno aperti, e in questo caso il
Il normale ciclo cardiaco prende origine dalla sponta- passaggio degli ioni attraverso la membrana è possibile.
nea insorgenza dell’eccitazione nel nodo del seno; da Si conoscono tre tipi di canali fisiologicamente molto
qui l’eccitazione si propaga a tutto il miocardio. Sia la importanti: per il Na, per il Ca, per il K. Dato che gli
formazione degli impulsi sia la propagazione dello sta- ioni sono dotati di carica elettrica, si può esprimere la
to di eccitazione derivano da caratteristiche funzionali chiusura o l’apertura di canali in termini di conduttanza
delle cellule, che possono essere descritte analizzando della membrana rispetto ai singoli ioni; per esempio:
il potenziale d’azione di esse. Per potenziale d’azione, conduttanza al Na nulla, scarsa, elevata.
come è noto, si intende la curva che descrive le varia- Come si dirà meglio in seguito, vi sono due tipi fon-
zioni che subisce il potenziale elettrico esistente all’in- damentali di cellule miocardiche: le cellule del miocar-
terno di ogni singola cellula in relazione alle fasi del ci- dio comune o “da lavoro” (atriali e ventricolari) e le
clo cardiaco. cellule pacemaker. Entrambi i tipi di cellula sono carat-
A riposo, durante la diastole elettrica, l’interno delle terizzati da tre proprietà: l’eccitabilità, la conducibilità
cellule miocardiche ha un potenziale elettrico negativo, e la refrattarietà. Solo le cellule pacemaker hanno una
cioè inferiore a quello che esiste sulla superficie ester- quarta proprietà, che è l’automatismo.
na della membrana cellulare (e nei liquidi circostanti): Per eccitabilità si intende l’attitudine di una cellula
se in questi il potenziale è 0, all’interno di esso è di cir- miocardica a sviluppare il potenziale d’azione (si veda
ca –90 mV. Tale potenziale di transmembrana a ripo- in seguito). L’eccitazione subentra criticamente alla fa-
so dipende dal fatto che in questa fase del ciclo cardia- se di riposo quando il potenziale di transmembrana vie-
co la cellula è dotata di un patrimonio di ioni negativi ne ridotto (da eventi che saranno in seguito specificati)
che è leggermente maggiore del patrimonio di ioni po- dal valore (indicativo) di –90 mV a un valore (indicati-
sitivi. vo) di –60 mV: a questo livello di potenziale, che si
Il contrario si verifica nel liquido extracellulare che chiama potenziale-soglia, si scatena la serie di variazio-
circonda le cellule: esso contiene, cioè, un leggero ec- ni che determina il potenziale d’azione e che si traduce
cesso di cariche positive. Per attrazione elettrostatica, il in perdita completa della polarizzazione caratteristica
plus di cariche negative endocellulari si dispone in gran delle cellule a riposo.
parte a ridosso della faccia interna della membrana cel- Per conducibilità si intende la velocità con la quale
lulare, mentre il plus di cariche positive esocellulari si l’eccitazione di una cellula del miocardio si trasmette
dispone a ridosso della faccia esterna della stessa mem- alle cellule vicine. Questa trasmissione avviene perché
brana. È il “doppio strato” di cariche, che caratterizza la cellula eccitata è completamente depolarizzata, cioè
la membrana “polarizzata”. Se, per influenze esterne, priva di cariche elettriche positive in superficie; questo
cariche positive esterne si allontanano, anche le cariche “vuoto” di cariche positive attrae le cariche elettriche
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6 - ARITMIE 123
positive che tappezzano la faccia esterna della mem- colare, è minore negli elementi pacemaker dei rami pe-
brana delle cellule vicine. In conseguenza, il potenzia- riferici del tessuto di conduzione. In relazione a ciò, la
le di transmembrana di tali cellule diventa minore di frequenza base di autoeccitazione è 70/min a livello del
–90 mV, e quando raggiunge –60 mV le cellule si ec- nodo del seno, 60 a livello della giunzione A-V, 30 a li-
citano a loro volta. È evidente che la velocità con cui vello della rete di Purkinje. In condizioni normali la
l’eccitazione si propaga da un punto all’altro del mio- proprietà dell’automatismo si esprime solo a livello del
cardio è funzione della velocità con cui si depolarizza- nodo del seno. Le cellule degli altri pacemaker, infatti,
no le singole cellule. vengono eccitate dall’impulso che origina dal nodo del
Per refrattarietà si intende un fenomeno ben noto ai seno prima di potersi autoeccitare. Questi pacemaker
fisiologi: se una cellula opportunamente stimolata entra vengono definiti “sussidiari” o “latenti”.
in stato d’eccitazione, occorre del tempo perché essa Lo svolgimento fisiologico del ciclo cardiaco trae
possa essere nuovamente eccitata. In un primo periodo origine, come già si è detto, dalla ritmica autoeccitazio-
nessuno stimolo potrà rieccitarla (periodo refrattario as- ne di cellule pacemaker nel nodo del seno. Ogni volta,
soluto o effettivo); in un secondo periodo la rieccitazio- la depolarizzazione di queste cellule sottrae cariche
ne è possibile, ma solo a opera di stimoli molto forti elettriche positive dalla superficie esterna delle cellule
(periodo refrattario relativo). Si può dire che durante il circostanti; questo fatto riduce il potenziale di trans-
primo periodo la cellula, essendo depolarizzata, non membrana di tali cellule fino al potenziale-soglia. A
può ovviamente eccitarsi; durante il secondo periodo la questo punto le cellule in questione si eccitano depola-
cellula, che ha recuperato solo in parte la polarizzazio- rizzandosi e ciò sottrae cariche positive dalla superficie
ne di riposo, si eccita lentamente e fornisce un poten- delle cellule successive e così via: così si realizza la
ziale d’azione imperfetto. conduzione, che finisce per coinvolgere nell’eccitamen-
Tutto ciò può essere trasferito in termini di conduzio- to tutto il cuore. Per comprendere bene lo svolgimento
ne nell’ambito del cuore: se un tratto di miocardio M dei fenomeni fisiologici e le possibili alterazioni pato-
(per es., i ventricoli) è stato eccitato da uno stimolo 1, logiche, conviene ora descrivere il potenziale d’azione,
esso può rieccitarsi ad opera di uno stimolo 2 solo se è che è già stato definito come una successione di eventi
trascorso un certo tempo. In particolare, se lo stimolo 2 critici. Questi sono un po’ diversi nelle cellule pace-
segue lo stimolo 1 dopo un intervallo di tempo molto maker e in quelle che non lo sono; conviene comincia-
breve, il miocardio M, tuttora in periodo refrattario ef- re con queste ultime.
fettivo, non risponde affatto; se lo stimolo 2 segue lo Le cellule in questione (tutto il miocardio comune
stimolo 1 un po’ più tardi, quando M è in periodo re- atriale e ventricolare e buona parte delle cellule costi-
frattario relativo, M si eccita, ma lentamente; se lo sti- tuenti il tessuto di conduzione) hanno, come ripetuta-
molo 2 segue lo stimolo 1 quando M ha recuperato mente spiegato, un potenziale di transmembrana a ri-
completamente, M si eccita subito. Nel primo caso la poso stabile di circa –90 mV (Fig. 6.2). Quando l’ec-
velocità di conduzione dell’eccitamento nell’ambito del citazione delle cellule vicine sottrae cariche dalla su-
miocardio M è zero, nel secondo caso è rallentata ri- perficie cellulare, il potenziale si riduce passivamente
spetto alla norma, nel terzo caso è normale. fino verso i –60 mV (potenziale-soglia). A questo pun-
Per automatismo (caratteristica, come si è detto, to si scatena una serie di eventi rapidi e importantissi-
esclusiva delle cellule pacemaker) si intende la capacità mi. Il primo di essi è costituito dall’improvvisa apertu-
che queste cellule hanno di autoeccitarsi, mentre tutte ra dei canali per il Na della membrana cellulare. At-
le altre cellule miocardiche si eccitano solo se ricevono traverso questi “canali veloci”, nel giro di pochissimi
uno stimolo dall’esterno. Le cellule non pacemaker in millisecondi una certa quantità di ioni Na entra nelle
stato di riposo, infatti, tendono a mantenere questo sta- cellule annullando il preesistente deficit di cariche po-
to indefinitamente; le cellule pacemaker, invece, non sitive intracellulari, fino a un leggero eccesso di cari-
hanno un potenziale di transmembrana a riposo stabile: che positive. Il potenziale di transmembrana passa per-
questo potenziale tende a ridursi spontaneamente col ciò rapidissimamente (fase 0 del potenziale d’azione)
tempo e, quando raggiunge il valore-soglia, la cellula si da –60 mV a +20 mV. A un certo punto i canali del
eccita. Nel cuore umano ci sono cellule con proprietà Na si chiudono e il Na non può più entrare. Intanto,
pacemaker nel nodo del seno, qua e là negli atri (specie però (per un comando potenziale-dipendente), si sono
vicino al nodo atrioventricolare, lungo le presunte vie aperti i canali “lenti” del Ca, che permettono l’ingres-
internodali), nel nodo atrioventricolare e ve ne sono nel so (più lento ma che dura più a lungo) di altre cariche
fascio di His con relative diramazioni, fino al sistema positive nelle cellule. Quest’ulteriore squilibrio è pe-
di Purkinje. In più, vi sono cellule appartenenti al siste- raltro controbilanciato da una quasi contemporanea
ma di conduzione (specie a livello fascio di His e di- apertura dei canali per il K, che, in relazione al rap-
stalmente a questo) che non sono pacemaker in condi- porto di concentrazione fra interno ed esterno della
zioni normali, ma che possono acquisire automatismo membrana di questo ione, permette l’uscita di ioni K.
in condizioni patologiche (per es., ischemia). Nell’am- In termini di potenziale di transmembrana questi feno-
bito delle cellule pacemaker, esiste una fisiologica dif- meni portano a:
ferenza fra i vari gruppi di cellule sopra citati: la rapi-
dità con cui avviene la depolarizzazione spontanea du- • una breve fase 1 del potenziale d’azione in cui preva-
rante la fase di riposo è maggiore nelle cellule del nodo le l’uscita di K+ sull’ingresso dei Ca++, sicché il po-
del seno, è intermedia nelle cellule del nodo atrioventri- tenziale scende attorno a zero;
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1 0
+20
20
0
2
60
0
3 Figura 6.3 - Potenziale d’azione delle cellule del nodo del seno.
I caratteri distintivi principali sono rappresentati da una fa-
se 4 instabile (automatismo) e da una fase 0 relativamente
4
lenta.
–90
6 - ARITMIE 125
tilità. Però la stimolazione simpatica non agisce allo pria depolarizzazione spontanea, che diventa maggiore
stesso modo su tutte le cellule cardiache: alcune sono di quella delle cellule del nodo del seno. In conseguen-
molto influenzate da questa stimolazione, altre molto di za di ciò l’eccitazione che si origina nel “focus ectopi-
meno (per es., le cellule pacemaker intraventricolari co ipereccitabile” si diffonde ai tessuti vicini prima che
non aumentano la frequenza di autoeccitazione). La ge- questi siano raggiunti dall’onda di eccitazione che pro-
neralizzazione di questo concetto permette di capire co- viene dal nodo del seno. Si dirà allora che il focus ec-
me gli effetti di un singolo evento morboso o di un far- topico ha preso il sopravvento sull’attività sinusale ed è
maco possano essere molteplici e spesso variabili da esso a generare l’impulso “guida” che diffonde al resto
caso a caso. del cuore.
Con una similitudine efficace, l’assunzione del go-
verno del ritmo cardiaco da parte di un focus ectopico
Meccanismi di formazione è stata paragonata all’ammutinamento da parte dell’e-
delle aritmie quipaggio di una nave: il capitano (il nodo del seno)
viene esautorato da un suo subordinato (un pacemaker).
Non è possibile parlare dei meccanismi di formazio- In questo caso il ritmo ectopico è perciò detto “ritmo
ne delle aritmie senza averne preliminarmente distinto attivo”. Deve essere aggiunto che l’attività del focus ec-
le più importanti varianti. Secondo la nomenclatura at- topico può essere ripetitiva e durare nel tempo, ma può
tualmente in uso in Italia, le aritmie possono essere di- anche trovare il modo di esplicarsi solo saltuariamente
stinte in aritmie ipercinetiche ed aritmie ipocinetiche. con singoli battiti che si sovrappongono, disturbandolo,
In linea generale le aritmie ipercinetiche sono quelle al ritmo sinusale di fondo.
in cui si tende ad avere un numero di impulsi maggiore
del normale a livello degli atri (aritmie ipercinetiche 3. Sono invece disturbi della propagazione dell’im-
atriali) o dei ventricoli (aritmie ipercinetiche ventricola- pulso (vale a dire della velocità di conduzione dell’ec-
ri). Spesso accade, ma non necessariamente, che l’au- citamento) quelli che costituiscono la base del cosiddet-
mentato numero di impulsi atriali determini un aumen- to meccanismo di “rientro” (terzo) che è responsabile di
tato numero di impulsi ai ventricoli. Non è detto per- numerose forme di aritmia. Il meccanismo si spiega
tanto che, per interferenze di vario tipo, il fenomeno con lo schema che segue. In condizioni di normalità
iniziale “aumentato numero di impulsi sopraventricola- (Fig. 6.4, ➀) l’impulso che proviene dall’alto, quando
ri o ventricolari” si traduca in un aumentato numero di incontra uno sdoppiamento segmentario del tragitto at-
battiti nelle unità di tempo. traverso il quale viene condotto, si propaga parallela-
Le aritmie ipocinetiche, atriali o ventricolari, sono vi- mente lungo le fibre di miocardio (atriale o ventricola-
ceversa quelle che tendono a produrre un minor nume- re) che costituiscono la via sdoppiata (A e B nella figu-
ro di impulsi a livello atriale e/o ventricolare. Anche in ra) riunendosi nuovamente in un solo percorso quando
questo caso, non è detto che fenomeni secondari non le fibre sdoppiate si ricongiungono (C nella figura).
interferiscano con l’effettiva estrinsecazione di un nu- Non esiste alcuna possibilità che l’impulso che si è pro-
mero di battiti che non è diminuito. Nonostante queste pagato lungo il percorso A possa risalire in un senso re-
limitazioni, la nomenclatura risulta clinicamente utile. trogrado lungo il percorso B perché quest’ultimo, attra-
I meccanismi di formazione delle aritmie ipercineti- versato parallelamente ad A dall’impulso che proviene
che sono quattro: dall’alto, si troverà in periodo refrattario.
Questa situazione può essere alterata da condizioni
• aumento della frequenza propria del nodo del seno; patologiche capaci di ridurre la conduttività delle due
• acquisizione da parte di un pacemaker (latente o pa- vie A e B.
tologico) di una frequenza superiore a quella del no- È possibile che l’impulso proveniente dalla via pros-
do del seno; simale comune (Fig. 6.4, ➁) venga bloccato (per condi-
• fenomeno del rientro; zioni di refrattarietà assoluta) a livello della via B e ral-
• la cosiddetta “triggered activity”. lentato (per condizione di refrattarietà relativa) a livello
1. Come agisce il primo meccanismo, è di per sé evi- della via A. Quando l’eccitazione arriva attraverso A al-
dente. Deve essere aggiunto che questo è il meccani- la fibra distale comune C (Fig. 6.4, ➂), esso si diffonde
smo meno importante per le aritmie ipercinetiche, non regolarmente in C ma contemporaneamente si diffonde
già perché si verifichi raramente, ma perché di signifi- anche per via retrograda lungo B.
cato patologico non primario e spesso indicativo di pa- Quando l’impulso arriva al tratto prossimale di B, al
tologie extracardiache. punto cioè in cui si era precedentemente bloccato, può
diffondersi liberamente perché il rallentamento presen-
2. Considerazioni più interessanti si possono fare sul te lungo la via A ha dato modo al tratto B di recupera-
secondo meccanismo. Si è già visto che l’automatismo re una condizione di normale eccitabilità (di superare
(cioè la capacità della cellula di depolarizzarsi sponta- cioè il periodo refrattario). Nel frattempo ha recuperato
neamente) è una proprietà presente in tutte le cellule anche A, sicché l’impulso che ha percorso in via retro-
del tessuto di conduzione specializzato, ma che in con- grada B può rieccitare A (“rientrare” lungo A) e tra-
dizioni normali si esprime solo a livello del nodo del smettere alla via distale comune C un secondo impulso:
seno. In alcune condizioni patologiche, un gruppo di questo può dare origine a un terzo impulso e così via.
cellule pacemaker latenti aumenta la rapidità della pro- Perché il rientro possa avere luogo, sono necessarie per-
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POSTDEPOLARIZZAZIONE PRECOCE
Via prossimale
comune
A B
A.
Via distale
C comune
POSTDEPOLARIZZAZIONE TARDIVA
Via prossimale
comune
A B
Ritardo di Blocco
conduzione unidirezionale
B.
Via distale
C comune
Figura 6.5 - Postdepolarizzazioni e attività “triggered”.
A. Postdepolarizzazione precoce. La ripolarizzazione viene
Via interrotta da due depolarizzazioni secondarie, che possono
prossimale attivare fibre adiacenti e indurre aritmie.
comune B. Postdepolarizzazione tardiva. Si può manifestare quan-
do il potenziale d’azione è tornato al valore di riposo. Se
viene raggiunto il potenziale di soglia, si può indurre un se-
condo potenziale d’azione anomalo.
A B
grande (come per esempio nelle tachicardie da sindro-
me di Wolff-Parkinson-White), di “macrorientro”.
4. Il quarto meccanismo di formazione delle aritmie
ipercinetiche è stato descritto recentemente ed è comu-
Via distale nemente definito con il termine inglese di “triggered
C
comune activity” (letteralmente: attività messa in moto premen-
do un grilletto). Si tratta di potenziali d’azione aggiun-
Figura 6.4 - Schema di rientro. (Vedi testo per la spiegazione). tivi (singoli o ripetuti) che si sovrappongono alla fase
terminale di un potenziale d’azione normale o lo se-
guono di poco. La prima evenienza viene chiamata
tanto tre condizioni fondamentali: deve esistere un cir- “postdepolarizzazione precoce” e la seconda “postde-
cuito anatomico o funzionale, piccolo o grande, caratte- polarizzazione tardiva” (rispettivamente “early” e “de-
rizzato da due vie comuni (distale e prossimale) e due layed afterdepolarization”).
vie che costituiscono uno sdoppiamento segmentario; Nella postdepolarizzazione precoce cause patologi-
deve instaurarsi un blocco unidirezionale (ovverossia che fanno sì che in una particolare fibra miocardica la
l’impulso deve essere bloccato nella diffusione antero- fase conclusiva di un potenziale d’azione normale non
grada ma deve poter essere trasmesso per via retrogra- esiti nel ritorno alla ripolarizzazione (e al ristabilimen-
da) in una delle due vie sdoppiate (B nell’esempio del- to del normale potenziale di membrana a riposo), ma
la figura); la conduzione lungo la via non bloccata de- sia interrotta da uno o più cicli di nuova depolarizza-
ve essere però rallentata, per consentire al tessuto in B zione (Fig. 6.5A). Il fenomeno può sorgere a livello
prossimale al blocco di recuperare una condizione di delle fibre di Purkinje quando queste vengono stirate,
eccitabilità. Se il circuito interessato al rientro è picco- per esempio quando si instaura acutamente una dilata-
lo, il fenomeno viene chiamato di “microrientro”; se è zione ventricolare.
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6 - ARITMIE 127
La postdepolarizzazione tardiva non è altro che Quando difetta l’attività del nodo del seno, il centro
un’accentuazione di quella instabilità del potenziale di ectopico che assume il governo dell’attività cardiaca è
membrana a riposo che si verifica subito dopo la fine più spesso la regione giunzionale, la cui frequenza pro-
del potenziale di azione (e alla quale si è già fatto cen- pria è più bassa di quella del nodo del seno ma più alta
no). In condizioni patologiche questo potenziale di di quella di tutti gli altri pacemaker latenti.
membrana a riposo tende a oscillare e può capitare che
l’oscillazione sia di entità tale da raggiungere il poten- 3. Il terzo meccanismo si verifica quando esistono
ziale di soglia che è in grado di scatenare un nuovo po- delle anomalie nella propagazione dell’eccitazione lun-
tenziale d’azione (Fig. 6.5B). Questo potenziale d’azio- go il sistema di conduzione e in particolare nel suo pas-
ne può essere isolato o seguito da altri, anch’essi indot- saggio dagli atri ai ventricoli. Perché si manifesti un’a-
ti con meccanismo analogo. Il fenomeno si verifica a li- ritmia, occorre che si abbia una di queste due possibi-
vello del fascio di His e delle fibre di Purkinje in corso lità: episodicamente (in maniera periodica o meno) un
di intossicazione digitalica. impulso non passa dagli atri ai ventricoli; tutti gli im-
Sia nella sua forma di postdepolarizzazione precoce, pulsi non passano dagli atri ai ventricoli e questi si con-
sia in quella di postdepolarizzazione tardiva, la “trigge- traggono per l’attività (ritmo passivo) di un pacemaker
red activity” è un’imperfezione del completamento di latente collocato nel loro contesto. Nel primo caso si ha
un potenziale di azione normale. l’episodica mancanza di un battito ventricolare; nel se-
Come si vede, tanto l’aumentato automatismo di un condo caso la frequenza cardiaca è molto bassa perché
pacemaker latente quanto il fenomeno del rientro e la il centro ectopico che la determina ha una frequenza
“triggered activity” fanno originare il ritmo cardiaco in propria molto inferiore a quella del nodo del seno.
una sede diversa dal nodo del seno e perciò detta ecto- Deve essere aggiunto che non tutti i disturbi di con-
pica. A questo riguardo ha un certo rilievo clinico se il duzione procurano aritmie. Alcuni determinano solo
ritmo cardiaco è generato negli atri o nella giunzione delle sindromi elettrocardiografiche che, per ragioni di
atrioventricolare (aritmie ipercinetiche sopraventricola- convenienza, considereremo in appendice alle aritmie
ri) o a livello dei ventricoli (aritmie ipercinetiche ven- ipocinetiche.
tricolari).
I meccanismi di formazione delle aritmie ipocinetiche
sono tre: Eziologia
• diminuzione della frequenza del nodo del seno, che In base a quanto esposto precedentemente, è chiaro
conserva il governo del ritmo cardiaco; che qualsiasi fattore in grado di modificare l’automati-
• assunzione, per carenza di attività del nodo del seno, smo, l’eccitabilità e la conduttività delle cellule mio-
del governo del ritmo da parte di un pacemaker la- cardiche può essere causa di aritmia. In primo luogo
tente che agisce mantenendo invariato il proprio au- fattori fisiologici: la stimolazione dei recettori -adre-
tomatismo; nergici (o una scarica catecolaminica da parte dei sur-
• disturbi della conduzione A-V. reni) accentua l’automatismo delle cellule pacemaker
1. Il primo meccanismo può agire semplicemente per aumentata pendenza della fase 4 e l’eccitabilità e
rallentando la frequenza di fondo propria dell’automati- conduttività di tutte le cellule per aumentata rapidità
smo del nodo del seno. Si realizza anche, però, quando della fase 0 e accorciamento delle fasi 2 e 3. La stimo-
la frequenza di fondo del nodo del seno non è ridotta, lazione parasimpatica agisce in modo grossolanamente
ma alcuni dei battiti che ne dovrebbero derivare vanno opposto.
perduti. Quest’ultimo fenomeno dipende da episodici Questi effetti, dovuti al sistema neurovegetativo, agi-
arresti dell’attività del nodo del seno (arresto sinusale) scono evidentemente sulla frequenza propria del nodo
o dall’episodica incapacità dell’impulso ritmicamente del seno aumentandola o diminuendola. Inoltre, la sti-
generato dal nodo del seno di essere condotto alle cel- molazione dei recettori -adrenergici può esercitarsi in
lule miocardiche contigue (blocco senoatriale). modo elettivo in zone diverse dal nodo del seno, ren-
dendo possibile ritmi ectopici attivi.
2. Il secondo meccanismo si verifica quando i feno- Non si deve pensare che quest’ultimo tipo di aritmie
meni descritti a proposito del primo meccanismo riduco- ipercinetiche dovute a iperattività simpatica siano un
no talmente la frequenza degli impulsi efficaci generati caso limite eccezionale. Al contrario costituiscono
dal nodo del seno, da renderla inferiore a quella di un pa- un’evenienza che può verificarsi nella vita di tutti i
cemaker latente sottostante con una frequenza propria giorni favorita dagli sforzi, dai processi digestivi, dal-
più elevata. In questo caso è per carenza di attività di pa- l’assunzione e dall’abuso di sostanze eccitanti: caffè,
cemaker fisiologico che un altro centro pacemaker rie- tè, tabacco. Ne consegue che le aritmie sono possibili
sce ad esprimere la propria attività automatica, dando (ed anche frequenti) nel cuore sano, ed in tal caso sono
luogo a quelli ch