IL SEGRETO DELLO SCIAMANO
LA STORIA
L’archeologo Johnatan Prescott del St. Patrick College
Museum di Boston, nel corso di alcuni studi sulle tribù
indiane Nord America viene a contatto con gli strani
costumi della tribù Hopeka, un ramo degli Algonchini.
Attraverso il loro sciamano, Maokea, scopre una serie
di caverne all’interno delle quali rinviene una serie di
statuette e di incisioni abominevoli. Sigillato l’accesso
alle caverne e ucciso Maokea, Prescott torna indietro
con una di queste statuette per studiarne l’origine.
Quando però scopre che la statuetta lo inquieta, la invia
al Museo perché venga tenuta ben conservata fino al
suo ritorno.
Alan Smithson, uno dei custodi del museo, comunica
l’arrivo di questo misterioso reperto a Ric Vegas, un
antiquario di Boston interessato ai Miti, al cui soldo
Smithson occasionalmente lavora come informatore.
Vegas rintraccia da principio Prescott attraverso i suoi
due scagnozzi (Chico e Miguel) e tenta di convincerlo
con le buone a vendergli la statuetta e il segreto del
luogo dove l’ha trovata. Di fronte al netto rifiuto di
Prescott, comincia a intimidirlo a farlo seguire finchè
l’archeologo non cerca di far perdere le sue tracce
rifugiandosi su una vecchia baita di montagna di
proprietà di un suo zio defunto.
Ma quando Prescott scopre che gli sgherri di Vegas
sono riusciti a rintracciarlo persino qui, si convince
finalmente a chiedere l’aiuto di due suoi amici, Bianca
e Marv, e si dispone ad attendere il loro arrivo alla
baita, chiedendo anche loro di passare al Museum per
prendere la statuetta che ha inviato la settimana prima.
Nel frattempo, la statuetta viene trafugata dal museo e
Will Ambrose, il custode (unico testimone) impazzisce;
nel delirio racconta di aver visto degli esseri ributtanti
(ghoul) introdursi nel museo per trafugare la statuetta.
Il dott. Coldstone di Arkham, incapace di raccapezzarsi
sullo stato di Ambrose, chiede al dott. Strauss di
Boston di raggiungerlo per un consulto, portando con
sé un esperto di occultismo ed esoterismo per cercare
di dare un senso ai deliri del pover’uomo, che accenna
in continuazione a mostri e morti viventi. Strauss è in
buoni rapporti con uno parapsicologo di una certa
fama, Blackwood, e lo invita a recarsi assieme a lui ad
Arkham. Blackwood potrebbe anche interessarsi al
caso visti gli interessi occulti di Prescott, con il quale
era in contatto (ritenendolo comunque un po’ tocco).
Per quanto ne sa Blackwood, Prescott stava portando
avanti degli studi sui Nativi del Nord America, ma in
passato si era anche interessato di Atlantide e di altri
misteri irrisolti dell’archeologia.
Il giorno dopo l’invio del telegramma di Prescott con la
richiesta di aiuto, tuttavia, Chico e Miguel riescono a
scoprire dove l’archeologo si nasconde e lo rapiscono,
lasciando nella baita due ghoul a guardia di eventuali
intrusi. Prescott viene trascinato nelle segrete del
Vegas Antiquities Shop e qui torturato e interrogato
finchè non rivela l’ubicazione delle caverne.
Boston, 12 Febbraio 1921
WILL AMBROSE
Il Custode del Museo è in condizioni pietose: tenuto
fermo in una camicia di forza, ha gli occhi sbarrati e la
testa reclinata, e sbavando balbetta frasi incoerenti.
Con un tiro riuscito in Psicanalisi o Psicologia,
Ambrose si risveglierà dalla temporanea catatonia per
raccontare a suo modo, con frasi spezzate e disordinate,
gli eventi della notte precedente. Pare che abbia sentito,
durante il suo turno di guardia, dei rumori provenienti
dalla zona del museo chiusa ai visitatori, dove vengono
tenuti gli archivi e i reperti ancora da inventariare.
Recatosi nella sala, in un primo momento non vide
nulla; poi, quando si accorse che la finestra era aperta e
le sbarre divelte, diede l’allarme e raggiunse il telefono
per chiamare la polizia. Non ebbe neanche il tempo di
alzare la cornetta che si vide gettare di lato da due
ghoul, che corsero fino alla finestra e saltarono giù.
L’orrore dell’esperienza lo ha fatto impazzire
completamente.
Con un altro tiro in Psicanalisi, sarà possibile capire
che la pazzia non è permanente e che, con le dovute
cure e il riposo, Ambrose potrebbe essere rimesso in
sesto in un paio di mesi. Strauss sarà in grado di
suggerire quali farmaci e quali cure particolari prestare
al pover’uomo.
A questo punto, per Strauss e Blackwood potrebbe
essere interessante cercare di scoprire cosa è successo
davvero al Museo. Strauss avrà avuto la precisa
sensazione che Ambrose DEVE aver visto qualcosa di
strano, e che il semplice spavento non può essere
bastato a ridurlo in questo stato, come vorrebbe invece
sostenere il Dott. Coldstone.
IL MUSEO
Sia la coppia Bleichmann/Checkley, che la coppia
Strauss/Blackwood dovrebbero passare prima di ogni
altra cosa dal museo. Tutto il personale è già stato
interrogato dalla polizia, che ha anche fatto i
rilevamenti del caso senza trovare tracce particolari.
Se interrogato, il Detective Steve Trenton rivelerà che
l’unico mistero, a suo parere, è come i ladri siano
riusciti a piegare le pesanti sbarre di ferro che
proteggevano la finestra sulla strada. A suo parere,
devono avere usato un cric o qualche altra diavoleria;
quanto alle indagini, Trenton sembra prendere tutta la
questione con una certa leggerezza. A suo parere, data
la scarsità dei danni provocati al museo, deve essersi
trattato di un crimine maturato nell’ambiente degli
antiquari. Forse qualcuno di questi aveva messo gli
occhi su un pezzo particolare e ha inteso trafugarlo per
poi rivenderlo sul mercato nero. Tutto ciò che Trenton
ha intenzione di fare è inviare un paio pattuglie in
borghese nei negozi di antiquariato e d’arte per scoprire
se il pezzo rubato viene venduto nell’immediato.
1
Se gli investigatori indagheranno nella sala violata,
scopriranno che la polizia ha fatto delle ricerche molto
approssimative: il tavolo su cui presumibilmente la
statuetta era posata (come emerge dalla scatola ancora
presente, con il bollo di provenienza da Pittsburgh) è
leggermente graffiato di fresco da quelli che sembrano
artigli di qualche animale feroce. Qui e là, in giro per la
stanza, si sente ancora uno strano puzzo di marcio, e
sul pavimento si possono notare chiazze biancastre
ormai secche di provenienza incomprensibile. Un tiro
di Biologia o Storia Naturale potrebbe far pensare alla
bava di una bestia.
Il Direttore del museo, Henry Lamas, potrà mettere al
corrente gli investigatori della provenienza della
statuetta rubata, avvertendoli che da allora Prescott non
ha più dato sue notizie; Lamas comincia ad essere
allarmato. Se gli investigatori gli mostreranno il
telegramma, Lamas li metterà a parte della lettera con
cui Prescott aveva accompagnato il pacco della
statuetta. A suo parere, l’archeologo si comporta in
maniera strana (un tiro in Psicanalisi o Psicologia
potrebbe far emergere, dal testo e dalla grafia, che
l’autore della lettera soffriva di paranoia) e che forse ha
davvero bisogno di aiuto. Lamas non sa dove si trovi la
baita di cui parla Prescott nel telegramma ma
probabilmente, dice, l’archeologo si farà trovare già a
Willowdale al loro arrivo.
Se gli investigatori faranno una piccola ricerca
nell’ufficio privato di Prescott al museo, troveranno
diversi libri sui locali nativi, alcuni tomi su Atlantide e
il continente perduto di Mu e vari appunti. Un tiro in
Individuare riuscito permetterà loro di trovare la lettera
inviatagli da Jack Leeland, agente indiano di
Pittsburgh, tra le cartacce del cestino. Un altro tiro
Individuare permetterà di trovare, in uno dei cassetti
della scrivania, alcuni appunti con la prima parte del
diario di Prescott. Dagli appunti emerge il suo interesse
per lo studio dei Nativi del Nord America; Prescott
riferisce di aver contattato diversi agenti indiani per
ottenere informazioni e collaborazione nei suoi studi.
Una delle ultime aggiunte riguarda proprio
l’annotazione della risposta di Leeland: Prescott
sembrava entusiasta di poter finalmente intervistare un
“vero” indiano.
Un tiro in Storia rivelerà che gli Algonchini erano una
grande popolazione indiana che abitava il Nord-Est del
continente americano; comprendeva diversi tribù, la
maggior parte delle quali ormai scomparse. Gli ultimi
rappresentanti della popolazione sono ora chiusi nelle
riserve del Canada e della Pennsylvania.
WILLOWDALE
Il villaggio di Willowdale è una piccola congrega di
minatori sui monti Appalachi, nella contea di
Petersburg, regione della Virginia. Nel villaggio sono a
stento disponibili un rifornimento di benzina, una
centrale di polizia con cella, un ufficio postale con
telegrafo, una banca, un emporio, una chiesa e un
bar/hotel.
2
Nessuno sa dire effettivamente cosa stia succedendo.
Se i personaggi chiederanno di una baita nei dintorni,
riceveranno solo informazioni generiche… ci sono
diverse dimore di boscaioli e minatori in giro per la
montagna. Se però verrà fatto il nome di Prescott, i
cittadini di Willowdale potrebbero ricordarsi della
vecchia baita di Charles Prescott e indicarne la
posizione.
Se i personaggi parleranno con Dave Rogers, il barista
di Willowdale, questi rivelerà loro (sotto compenso,
s’intende), che il 10 Febbraio sono arrivati in città due
loschi figuri con un forte accento spagnolo a chiedere
di un certo Prescott; Dave li ha informati
sull’ubicazione della baita di Charles Prescott, ma li
aveva anche avvertiti che il luogo era disabitato ormai
da una cinquantina d’anni. I due comunque sembrava
sapessero il fatto loro. Rogers sostiene che quei due gli
hanno dato i brividi, così si è affrettato a dar loro le
informazioni che cercavano per farli sloggiare dal suo
bar il più in fretta possibile.
Scambiando due parole con Phil Norton, proprietario
dell’emporio cittadino, i personaggi potranno scoprire
che un tipo rispondente alla descrizione di Prescott è
venuto in città qualche giorno prima (la data
corrisponde a quella data da Rogers, il 10 Febbraio).
Ha comprato del cibo in scatola, acqua, latte, candele,
olio per lampade, dei ciocchi di legno, un martello,
delle assi, dei chiodi e un altro po’ di attrezzi da lavoro.
Non ha detto una sola parola più del dovuto, e si è
comportato in maniera strana.
Frank Starrett, il sergente di polizia di Willowdale
(distaccamento della centrale di Petersburg; Starrett e
altri due agenti svolgono tutto il lavoro necessario in
città), non sa nulla di tutta la faccenda, ma può
ricordarsi della baita di Prescott. Se avvertito del
pericolo che Prescott sta correndo, Starrett sosterrà di
avere potere solo su Willowdale e le concessioni
minerarie. La zona della baita di Prescott non rientra
nella sua giurisdizione, quindi dirà agli investigatori in
maniera non troppo velata di sbrigarsela da soli. In
realtà, Starrett non vuole più fastidi del dovuto.
LA BAITA DI PRESCOTT
Sarebbe preferibile che gli investigatori arrivassero alla
baita nel tardo pomeriggio. Per questo, se sono arrivati
a Willowdale di mattina, una tormenta di neve li
bloccherà sul posto fino al primo pomeriggio;
altrimenti, se arriveranno in città di notte, dovranno
attendere l’alba solo per scoprire che una tormenta li
bloccherà fino al pomeriggio.
Una volta giunti alla baita, che si trova in alto sul
versante nord del Monte Elizabeth, gli investigatori
non troveranno alcuna traccia di Prescott. La porta
d’ingresso è chiusa a chiave, ma una delle finestre sul
retro (quella della stanza da letto) è stata forzata.
La sua auto è ancora nella rimessa, e sembra non sia
stata usata da parecchio tempo. La baita manca di luce
elettrica, e viene illuminata da una lanterna e dalle
candele.
1: Ingresso – la stanza d’ingresso della baita contiene
soltanto un tavolo scheggiato, una panca ammuffita, un
attaccapanni a piede, due poltrone impolverate e marce
e una stufa a legna.
Sull’attaccapanni c’è ancora il pesante cappotto di
cuoio imbottito di Prescott. Nelle tasche ci sono
soltanto pochi spiccioli (10 $), un mazzo di chiavi (con
le chiavi dell’auto) un libretto di assegni, una rubrica e
i documenti. La rubrica contiene diversi numeri di
telefono, per lo più sconosciuti. Quello di Lamas,
Leeland, Bianca e Marv vi compaiono, gli altri sono
principalmente numeri di colleghi e parenti.
La stufa sembra essere stata usata di recente. Accanto
ad essa è accatastata una piccola riserva di legna con un
acciarino.
Il tavolo è stato recentemente spolverato, e su di esso è
possibile trovare alcuni piatti sporchi con qualche
residuo di cibo, del pane duro e una fiaschetta di vino
piena a metà.
Su una delle poltrone c’è una copia del Pittsburgh Sun-
Telegraph del 10 Gennaio. Su un tavolino di legno c’è
un portacenere pieno di cicche di sigaretta (una trentina
circa). Un Tiro Idea potrebbe far ricordare ai suoi
conoscenti, comunque, che Johnatan non fumava.
Un Tiro Individuare riuscito sull’altra poltrona
permetterà di scoprire invece, nascosto tra il cuscino e
il bracciolo della poltrona, il Diario di Prescott con una
matita.
2 – Ritirata: la stanza contiene soltanto il gabinetto, un
armadietto con un rasoio, un pennello e del sapone da
barba, un lavabo di bronzo con una brocca piena
d’acqua e una saponetta, e un’asciugamano di stoffa
sporco e puzzolente di alcol. Dentro un cassetto
dell’armadietto ci sono degli asciugamani di ricambio,
ma sono marci e rosi dalle tarme.
3 – Cucina: la cucina contiene un piccolo fornello a
carbone, una dispensa piena di cibo in scatola, una
tinozza sporca e un po’ di stracci. Qui e là è stato
sparso di recente del veleno per topi in polvere. Un
grosso sacchetto di carta è pieno di rifiuti andati a
male.
4 – Stanza da letto: questa stanza contiene un
guardaroba contenente una cerata, una stecca di
sigarette a buon mercato e due bottiglie di pessimo
whisky; un letto a due piazze con coperte vecchie ma
pulite di recente (sebbene siano attualmente sporche e
puzzolenti di whisky); un comodino tarlato contenente
qualche cambio di intimo, sopra cui si trovano una
fiaschetta di whisky piena, una rivoltella calibro 38 e
un pacco di sigarette pieno a metà.
La finestra della stanza è stata sfondata e le imposte
interne sbattono per la corrente ogni volta che viene
aperta una porta.
Un tiro in Individuare mostrerà che ci sono tracce di
colluttazione, ma non ci sono indizi sul destino degli
assalitori né su quello dell’assalito.
5 – Ripostiglio: questa stanza contiene un letto a
castello con dei materassi vecchi e pieni di pulci;
accatastati dappertutto ci sono attrezzi da lavoro, una
tanica di olio per lampade, corda, fil di ferro e un
armadio pieno di vestiti vecchi e ammuffiti. La stanza è
piena di topi.
6 – Rimessa: questa piccola rimessa è fatiscente ma è
stata di recente aggiustata alla bell’è meglio da
Prescott. Al suo interno c’è l’auto di Prescott, una
tanica di benzina e una di olio per motori, una bicicletta
arrugginita e una pompa a piede.
Dentro l’auto, a parte i documenti, ci sono un pacco di
sigarette vuoto, una cassettina del pronto soccorso e
alcune munizioni. Un tiro riuscito in Individuare
permetterà di trovare, sotto un sedile, il biglietto da
visita di Vegas dato da Chico e Miguel a Prescott.
7 – Legnaia: questo stanza, cui si può accedere anche
dalla porta sul retro della cucina, è stata chiaramente
aggiunta alla struttura in un momento successivo;
contiene una buona riserva di legno, olio per lanterne,
veleno per topi e attrezzi da lavoro.
8 – Pozzo: un piccolo pozzo scavato di fianco alla casa
dà su una cisterna ormai secca e putrescente. Al suo
interno è nascosto un ghoul. In paese, infatti, Chico e
Miguel hanno scoperto che Prescott aveva mandato un
telegramma a Boston poco prima del loro arrivo, e così
hanno deciso di lasciare lì la creatura per sorvegliare la
casa ed evitare che qualche intruso metta il naso negli
affari di Vegas. Il ghoul ha ordine di uccidere chiunque
curiosi in giro per la baita; visto il numero degli
investigatori, comunque, la creatura attenderà il
momento propizio.
9 – Scale: una piccola scalinata di legno marcio porta
alla cantina. Il locale è piccolo e pieno di topi e
scarafaggi e contiene soltanto un paio di botti di vino
ormai diventato aceto. Alcune fiasche su una
rastrelliera, sigillate con della cera, sono in migliore
condizione; una di queste è quella che si può trovare
sul tavolo dell’ingresso.
Tra il viaggio alla baita e la sua esplorazione si farà
certamente sera. Con il buio il ritorno a Willowdale
diventerà del tutto proibitivo, considerato anche che lo
stretto sentiero che costeggia la montagna è ora
ghiacciato dal freddo notturno… qualora gli
investigatori dovessero ugualmente decidere di tentare,
dovranno riuscire in un Tiro in Guidare Auto (con un
malus del 20%) per ogni chilometro che separa la baita
da Willowdale (otto chilometri).
Se invece resteranno alla baita, durante la notte
verranno attaccati dal ghoul che si nasconde nel pozzo
all’esterno.
3
IL VEGAS ANTIQUITIES SHOP
Se sopravvivranno all’attacco dei ghoul, i personaggi
torneranno a Boston, dove potrebbero decidere di
recarsi ad indagare presso il negozio di Vegas.
Se vi si recheranno in orario di apertura, troveranno al
bancone un vecchio mezzo cieco dai tratti ispanici, che
li accoglierà con una parlantina fluente e cordiale. Si
tratta di Ricardo Vegas. Se cominceranno a fare
domande strane, o se si rivolgeranno a lui con tono
minaccioso o aggressivo, Vegas comincerà a strillare
loro di togliersi di torno. Qualora non dovessero
obbedire, accorreranno Chico e Miguel dal retrobottega
intimando loro di andarsene sotto la minaccia di due
shotgun.
Se i personaggi dovessero fare ulteriore resistenza o
aggredire Vegas e i due messicani, accorrerà la polizia
(si ricordi che il Detective Trenton ha messo alcuni
picchetti di agenti in borghese in giro per i negozi di
antiquariato). I personaggi potrebbero doversi trovare a
dare un mucchio di spiegazioni imbarazzanti…
Se invece dovessero recarsi al negozio di notte, lo
troveranno chiuso e sbarrato. Per entrare dovranno
riuscire a scassinare la porta d’ingresso con un Tiro in
Intrufolarsi. Una volta dentro, vedranno che il negozio
è costituito da un solo ambiente, con un retrobottega,
coperto da una tenda, pieno di cianfrusaglie. Una
porticina dà su un seminterrato buio.
Qui un piccolo corridoio conduce a quattro stanze: un
piccolo magazzino pieno di attrezzi di precisione e
merce d’ogni tipo, un bagno e una piccola biblioteca
piena di tomi, per lo più esoterici (un Tiro riuscito in
Biblioteconomia permetterà di trovare qui una copia
corrotta del Cultes des Goules, vd appendici). La
quarta stanza, in fondo al corridoio, è chiusa a chiave.
Se gli investigatori riusciranno ad aprirla troveranno un
ghoul intento a divorare un corpo umano. La vista
causerà a tutti una perdita di 0/1D6 Punti Sanità; se
riusciranno ad uccidere il ghoul e a penetrare nella
stanza vedranno che si tratta di un ripostiglio da cui
promana un terribile puzzo di marcio e di decomposto.
Un rapido esame del corpo rivelerà che si tratta del
cadavere del povero Prescott. La terribile scoperta
provocherà la perdita di 1/1D6 Punti Sanità a coloro
che lo conoscevano personalmente. L’esame del luogo
rivelerà comunque che Prescott è stato ucciso da poco,
non più di un giorno comunque. Su ciò che rimane del
suo cadavere è possibile trovare diverse ferite da taglio:
un Tiro Idea riuscito suggerirà che l’uomo è stato
torturato.
Comunque, non c’è alcuna traccia di Vegas e dei suoi
sgherri; facendo due più due, comunque, gli
Investigatori dovrebbero essere in grado di capire dove
si sono diretti (un Tiro Idea può sempre tornare utile,
nell’eventualità…).
PITTSBURGH
Gli investigatori potrebbero decidere, andando a
Stoneford, di passare a Pittsburgh per interrogare Jack
Leeland e Orso Veloce.
4
Leeland è un uomo un po’ attempato ma dal fisico
robusto e scattante, con tratti vagamente indiani che
tradiscono la sua origine mezzosangue.
Leeland potrà aggiungere poco a quanto gli
investigatori già sanno, se non confermare che
effettivamente Prescott si era rivolto a lui per
informazioni sulle tribù locali di Algonchini, di cui la
Pennsylvania possiede una delle più vaste riserve di
tutto il Nord America.
Se richiesto (e convinto), Leeland potrebbe decidere
anche di importunare Orso Veloce, qualora ritenesse
che la cosa sia indispensabile. Il capo pellerossa non
può aggiungere molto: solo che aveva avvertito
Prescott di non avere a che fare con gli Hopeka e con
Maokea, e che l’uomo bianco non aveva voluto seguire
il suo consiglio. Se richiesto su Maokea, Orso Veloce
saprà dire soltanto che su di lui, come su tutta la sua
tribù girano strane voci; Orso Veloce non sa dove
Maokea si trovi ora, né gli interessa saperlo.
STONEFORD
Stoneford è un piccolo villaggio sorto attorno ad uno
stabilimento petrolifero, sulle rovine di una vecchia
città di cercatori d’oro abbandonata.
La popolazione è per lo più bianca, ma ci sono anche
indiani e mezzosangue, qui e là. A Stoneford, come in
tutte le piccole comunità nei confronti degli stranieri,
ciascuno si fa i fatti propri. Ogni domanda riguardo
Prescott, Maokea o Vegas e i suoi verrà
sistematicamente elusa.
Tuttavia un vecchio indiano, Penna di Corvo, potrebbe
raccontare un paio di cose interessanti agli investigatori
in cambio di una bottiglia di whisky. Penna di Corvo
bazzica sempre il bar di Stoneford: se gli investigatori
ci entreranno, assisteranno alla scena del padrone del
locale, Big Joe, che sbatte fuori quel “vecchio
ubriacone” invitandolo a non tornare finchè non avrà i
soldi per pagarsi il whisky. Qualora non lo
avvicinassero loro, comunque, sarà lo stesso Penna di
Corvo a cercarli, una volta che avrà fiutato la
possibilità di guadagnarci qualche spicciolo.
Penna di Corvo ricorda Prescott e Maokea e dice che,
nossignore, non gli piaceva che quei due se la
intendessero… l’uomo bianco sembrava una persona
così perbene! In ogni caso, Maokea sembra sparito da
un po’ di tempo, circa da quando Prescott ha lasciato la
città. Penna di Corvo non sa dire perché.
Se richiesto relativamente a Vegas e i suoi, l’indiano
dirà di non averli visti; il che è vero, dato che i tre
uomini si sono diretti subito alle caverne
(conoscendone l’ubicazione) senza passare da
Stoneford. Se gli si chiederà delle caverne, in un primo
momento negherà di sapere di cosa stanno parlando,
ma un tiro in Psicologia rivelerà che l’indiano ha capito
perfettamente di che si tratta, e lo teme. Se gli
investigatori riusciranno a convincerlo, l’indiano si
offrirà di guidarli fino al luogo richiesto, anche se non
sa dove sia l’entrata (sa solo che Maokea si recava
spesso in quella zona e spariva per un po’, ma non
aveva mai indagato ulteriormente).
LE CAVERNE
Trovare l’ingresso esatto delle caverne non sarà
difficile. Vegas e i suoi uomini non hanno fatto nulla
per celare la loro presenza. Dal luogo in cui Penna di
Corvo condurrà i personaggi si può vedere, con un Tiro
Individuare, un’auto parcheggiata a un chilometro di
distanza davanti ad una frattura nel crinale della
montagna. Penna di Corvo si rifiuterà di proseguire
oltre, e tornerà in città recitando i lugubri canti
propiziatori della sua gente.
L’antiquario è dentro il complesso di tunnel assieme a
Chico e Miguel, alla ricerca di tutto ciò che potrebbe
avere qualche valore come oggetto di studio dei Miti.
Un Tiro riuscito in Geologia rivelerà che la roccia di
cui le caverne sono fatte è friabile.
1 – Automobile: qui è posteggiata l’auto di Vegas e
dei suoi uomini, a un centinaio di metri dal ciglio della
strada, proprio a ridosso dei canaloni scavati nella
montagna da un fiume disseccato secoli fa. La strada,
poco più che una mulattiera, è ricavata sul fondo della
vallata, duecento metri più in basso rispetto
all’ingresso vero e proprio delle caverne.
2 – Corridoio: l’ingresso è ricavato all’interno di una
delle numerose fenditure scavate nella roccia friabile
della montagna dall’erosione naturale. Assolutamente
invisibile se non si sa già dove cercare, sembra sia stato
recentemente chiuso da una valanga di sassi, rimossa
dagli uomini di Vegas per entrare. Oltre l’ingresso, un
lungo corridoio umido e buio scavato nella roccia si
addentra nel cuore della montagna, con andamento
discendente.
Il corridoio è per lo più liscio, ma a tratti possono
essere trovati alcuni dei graffiti di cui parlava Prescott,
comprese larghe porzioni di muro ricoperte di un
alfabeto sconosciuto e incomprensibile. La vista di
queste incisioni, se esaminate attentamente, provoca la
perdita di 1D3 Punti Sanità.
3 – Caverna dei paramenti: questa caverna ha un area
di circa 20 metri quadrati ed è piena di paramenti e
reperti di origine chiaramente indiana. Un Tiro in
Archeologia o Antropologia permetterà di riconoscerli
come paramenti sacri delle tribù Algonchine, sebbene
abbiano alcuni tratti diversi rispetto a quelli
comunemente conosciuti.
4-6 – Celle: queste caverne sembrano essere state usate
in passato dagli Hopeka per chiudervi i prigionieri
destinati ad essere sacrificati agli Antichi. Le celle
erano chiuse con sbarre di legno ormai per lo più
andate a male. All’interno di alcune celle, si possono
trovare scheletri di prigionieri dimenticati lì a morire di
fame dopo il massacro degli Hopeka da parte delle altre
tribù Algonchine. La vista provoca la perdita di 0/1D3
Punti Sanità.
7 – Sala dei Morti: sulle pareti di questa caverna,
particolarmente ampia, sono stati scavati dei loculi fino
al soffitto; all’interno di questi loculi, imbalsamati e
ricoperti di ricchi paramenti, ci sono i corpi di un
centinaio di Hopeka. Un Tiro in Archeologia o
Antropologia permetterà di riconoscere, dai paramenti
e dagli oggetti con cui tali corpi sono stati sepolti, che
si tratta di sciamani.
La sala è protetta da un incantesimo: chiunque tenti di
portare all’esterno del perimetro della caverna
qualunque oggetto si trovi al suo interno risveglierà il
Guardiano d’Ossa, lo scheletro di un enorme pellerossa
(alto circa 2 metri) e vestito dei paramenti di un capo
tribù. Il Guardiano d’Ossa è normalmente collocato in
una nicchia sul fianco della sala opposto all’ingresso, e
la sua figura massiccia e inquietante (anche se inerte)
dà alla stanza un aspetto ancora più lugubre e
inquietante. Vedere il Guardiano d’Ossa provoca la
perdita di 0/1D4 Punti Sanità, se fermo, altrimenti la
perdità è di 1/1D6 PS.
Se gli investigatori risveglieranno il guardiano, è
probabile che nel combattimento che seguirà lo
schiamazzo attiri Vegas e i suoi uomini dalla sala
principale.
8 – Armeria sacra: in questa sala sono ammassate,
lungo tutto le pareti, le armi sacre degli Hopeka: lance,
tomahawk, scudi, pugnali e archi con frecce. I pezzi
meglio conservati sembrano di ottima fattura e
potrebbero essere acquistati per grosse somme da
intenditori, ma per la maggior parte si tratta soltanto di
legno marcio e ferro arrugginito.
9 – Sala del Tesoro: in questa caverna possono essere
trovate 30 delle misteriose statuette di cui parla
Prescott; si tratta di inquietanti idoletti costruiti in una
roccia difficilmente identificabile. A prima vista
sembrerebbe onice nero, ma un Tiro riuscito in
Geologia permetterà di scoprire delle strane venature
verdastre che non hanno niente a che vedere con quel
materiale. Gli idoletti rappresentano figure di diverso
tipo: per lo più umanoidi molto alti e dagli arti lunghi,
ma anche figure metà uomo e metà cane molto simili ai
ghoul che i PG hanno avuto modo di incontrare.
Oltre alle statuette, la stanza è piena di monili e gioielli
di buona fattura, per lo più di lavorazione tipicamente
indiana. Qui e là, con un Tiro Individuare, è possibile
trovare anche alcuni monili (collane, corone) la cui
lavorazione sembra del tutto incomprensibile. Un Tiro
in Archeologia accerterà che non possono essere
attribuiti a nessuna cultura conosciuta, ma che
presentano delle inspiegabili somiglianze con le statue
dell’Isola di Pasqua, i bassorilievi aztechi e alcune
sculture minoiche.
10 – Sala dei Sacrifici: l’ingresso alla sala è ricoperto
di ragnatele, e dal soffitto pendono acchiappasogni di
varia foggia e misura. Un Tiro Individuare permetterà
di notare che il soffitto della sala è percorso da lunghe
crepe da cui sgocciola umidità. Per tutto il perimetro
delle pareti della sala sono state scavate delle nicchie
non molto profonde, al cui interno sono state collocate
le mummie rinsecchite di 12 grandi capitribù con armi
e paramenti sacri. Al centro della sala si erge un altare
intagliato nella roccia e coperto di fittissimi segni nello
5
stesso alfabeto del corridoio. L’altare ha degli anelli in
corrispondenza della testa, delle gambe e delle braccia;
a questi anelli sono collegate ancora delle catene. Un
Tiro Idea permetterà di capire (qualora l’ipotesi non si
fosse già fatta largo nelle menti degli investigatori) che
il luogo era adibito al sacrificio di esseri umani: la
rivelazione causerà la perdita di 0/1 Punto Sanità; ai
lati dell’altare vi sono delle canalette per il deflusso del
sangue delle vittime, che confluiscono alla base
dell’altare in un canale che conduce alla grande statua
in fondo alla sala. La statua rappresenta Glaaki, il
Grande Antico una peculiare versione del cui culto
veniva praticata dagli Hopeka. La vista dell’immensa
statua causa la perdita di 1/1D4 Punti Sanità.
Sotto la statua di Glaaki giace ancora il corpo senza
vita di Maokea, ucciso da un colpo sparato a bruciapelo
sulla tempia destra.
All’interno della stanza, immerso nello studio dei glifi
sull’altare (che, se decifrati con un tiro in Miti di
Cthulhu, rivelano l’incantesimo Resurrezione) c’è Ric
Vegas; al suo fianco, Chico e Miguel, armati di pistole,
sorvegliano il loro capo.
Se i nostri eroi cominceranno a sparare nella caverna
centrale, ci sarà una probabilità del 20% (più 5% per
ogni ulteriore colpo esploso) che la volta crolli su se
stessa seppellendo tutto quello che c’è dentro la sala.
Coloro che si trovano nelle vicinanze dell’altare o oltre,
verso la statua di Glaaki, devono riuscire in un Tiro
Intrufolarsi per riuscire a fuggire senza essere seppelliti
dalla frana. Gli altri possono semplicemente correre
verso l’uscita.
Il crollo della galleria principale provocherà il collasso
di tutta la struttura in 4D4 round. Se entro questo
tempo gli investigatori non saranno usciti fuori,
verranno seppelliti vivi dentro il tempio sotterraneo.
EPILOGO
Lo scopo dell’avventura è principalmente quello di
riunire gli investigatori e far loro scoprire l’esistenza
dei Miti. Se riusciranno a sopravvivere all’avventura,
otterranno ciascuno 1D3 Punti Sanità; se il tempio
sotterraneo sarà stato distrutto otterranno inoltre 1D6
Punti Sanità aggiuntivi. Se avranno anche sconfitto
Vegas e i suoi uomini otterranno altri 1D3 Punti Sanità.
Se avranno ucciso entrambi i ghoul o il Guardiano
d’Ossa (ma solo se risvegliato!), inoltre, otterranno altri
1D6 Punti Sanità.
PNG E MOSTRI
Ric Vegas, 53 anni, antiquario
FOR 8 COS 11 TAG 12 INT 17 MAN 16
DES 10 FAS 10 EDU 20 SAN 10 PF 12
Armi: Pugno 50%, Bastone 50%
Abilità: Biblioteconomia 70%, Contrattare 60%
Convincere 40%, Miti di Cthulhu 15%, Occultismo
60%, Raggirare 50%, Reputazione 20%, Storia 40%,
Inglese 80%
6
Chico e Miguel, killer semi-ghoul
FOR 15 COS 14 TAG 14 INT 9 MAN 10
DES 12 FAS 5 EDU 9 SAN 0 PF 14
BD: +1D4
Armi: Pugno 50%, Revolver .45 60%, Shotgun 50%
PS: - 1D3 (se visti completamente)
Chico e Miguel erano sono stati troppo a lungo in
compagnia dei ghoul di Vegas, ed ora stanno
cominciando la metamorfosi che li trasformerà a loro
volta in ghoul. Per quanto siano ancora vivi e si
nutrano come i normali esseri viventi, la loro pelle ha
un aspetto sgradevole e lucido, il loro volto si sta
deformando fino a farli sembrare “rincagnati”, e le
armi da penetrazione infliggono loro solo metà del
danno (arrotondato per eccesso).
Guardiano d’Ossa
FOR 22 COS - TAG 18 INT 8 MAN 1
DES 12 FAS - EDU - SAN - PF -
BD: +1D6
Armi: Lancia Sacra 60%, Pugno 70%, Presa 60%,
Strozzare (richiede una Presa riuscita) 80%
Armatura: Scudo d’ossa (4)
PS: - 1D6
La Lancia Sacra infligge un danno pari a 1D6+2 PF.
Ogni colpo andato a segno sottrae temporaneamente
1D4 Punti COS alla vittima. Se il valore di COS scende
a 0, la vittima sviene per 2D10 round, quindi comincia
a recuperare un Punto COS per ogni round di
immobilità.
Se disarmato, il Guardiano attacca a mani nude.
Il Guardiano è uno scheletro a tutti gli effetti: è
immune ai danni, alle penetrazioni speciali e ai critici.
Il quadruplo di ogni danno che dovrebbe essergli
inflitto rappresenta però la percentuale necessaria per
distruggerlo completamente.
IL LIBRO NEL VEGAS SHOP
Der Ghoulenkulten: è una versione riadattata e
semplificata, redatta in tedesco nel 1903 a Lipsia,
dell’originale francese Cultes des Goules.
Come l’originale descrive un abominevole culto
diffuso in Francia e dedito a pratiche di negromanzia,
necrofilia e necrofagia; dal libro emerge che questo
culto potrebbe aver influenzato alcuni dei riti e delle
credenze del Voodoo.
Perdita di SAN: 1D3/1D8
Miti di Cthulhu: + 8%
Tempo di studio: 10 settimane
Incantesimi: Legame Nero, Avvizzimento, Contatta
Ghoul, Evoca/Vincola Cucciolo Oscuro.
 MAPPE
LA BAITA

7 3 4 6
9

2 1 5
8

IL VEGAS ANTIQUITIES SHOP

Negozio Magazzino

WC
Ripostiglio Biblioteca

Laboratorio

Piano Terra Seminterrato

LE CAVERNE
Ston eford

4 6
5
3
1

2 10
7
8
P ittsburgh

7
 HANDOUTS
DAL “BOSTON GLOBE” - 12 FEBBRAIO 1921
Trafugato un reperto la scorsa notte
MISTERI AL MUSEUM
Il custode ricoverato all’Arkham Asylum
BOSTON – Fitti misteri attorno al St. Patrick College
Museum. La scorsa notte una delle finestre dell’edificio è
stata forzata, e dei malviventi si sono introdotti nella
zona chiusa ai visitatori per trafugare una serie di
reperti.
Il Custode, William Ambrose, ha dato l’allarme ma,
quando le forze dell’ordine sono arrivate sul posto,
l’hanno trovato svenuto. Portato d’urgenza al St. James
Hospital, Ambrose sembra non aver riportato ferite
evidenti; al suo risveglio, tuttavia, ha cominciato a urlare
e dimenarsi costringendo i medici a somministrargli un
sedativo. Secondo il Dott. Richard Malone, che lo ha
avuto in osservazione, Ambrose ha accusato le
conseguenze della tensione e dello spavento, riportando
un lieve trauma psicologico.
L’uomo è stato pertanto ricoverato per accertamenti al
Sanatorio di Arkham sotto le cure del Dott. Elijah
Coldstone.
Il Direttore del Museo, Professor Henry Lamas, non sa
darsi spiegazioni dell’accaduto: pareche il furto non
abbia causato grossi danni e che l’unico reperto che
risulti sparito dalla collezione inventariata sia una
statuetta recentemente scoperta dal Prof. Johnatan
Prescott.
Quando abbiamo tentato di parlare con il Prof. Prescott,
tuttavia, non siamo riusciti a rintracciarlo in alcun
modo. Fonti interne al Museum da noi interpellate
affermano che il Professore sembra essere sparito dalla
circolazione ormai da un po’ di tempo.
VEGAS
Antiquities Shop
Antiquariato, Arte, Libri, Occulto
25th Jefferson St., Boston
8
SOCIETA’ POSTE E
TELEGRAFI
Da Ufficio Telegrafo di Willowdale,
Contea di Petersburg, Virginia
A Bianca Bleichmann, presso St. Patrick
College Museum, Boston, Massachussets.
02-11-21
Guai seri. Necessito urgente aiuto.
Raggiungimi Willowdale appena possibile
con Marvin Checkley di Boston. Porta
statuetta onice nero spedita 6 Febbraio a
Lamas.
J.P.
Stoneford, Pennsylvania, 28 Gennaio 1921
Caro Henry,
ti invio un reperto che ho recentemente scoperto in
zona e che sembra avere a che fare con gli strani
culti di una scomparsa tribù di Nativi.
Ti prego di tenerla al sicuro e di non inventariarla
finchè non sarò tornato a Boston. Non fare sapere
a nessuno che ce l’hai.
So che tutto questo ti sembrerà strano, ma devi
fidarti di me.
Tuo,
J.P.
Pittsburgh, 15 Gennaio 1921
Esimio prof. Prescott,
sono lieto che abbia pensato a me per un aiuto nei
suoi studi sui Nativi Algonchini. Posso senz’altro
fornirle le informazioni che cerca, e conosco anche
un paio di indiani che sarebbero ben disposti ad
essere intervistati sulle tradizioni della loro gente.
La prego di raggiungermi qui all’Agenzia Indiana di
Pittsburgh, dove potrò ragguagliarla
ulteriormente.
A presto,
Jack Leeland
 Diario di Johnatan Prescott
Parlando con Orso Veloce, della tribù Algonchina degli Usachi, ho scoperto che l’ultimo degli sfuggenti Hopeka è ancora in vita. Orso Veloce mi ha
parlato degli Hopeka come di una tribù di degenerati e di folli, narrandomi persino che, circa un secolo fa, un’alleanza tra gli Usachi e le altre tribù ha
condotto una guerra contro gli Hopeka. La maggior parte della tribù è stata massacrata e pochi sono riusciti a sfuggire. Quelli che si sono salvati si sono
dispersi, e pare che uno degli ultimi di loro sia un certo Maokea, che vive nel vicino villaggio di Stoneford. Orso Veloce mi ha sconsigliato di parlare con
lui, tra le tribù gira voce che sia un folle e un assassino. Io invece sono convinto che potrebbe essere interessante, registrare i costumi di un’etnia quasi
estinta, specie se tanto originali da suscitare una tale ostilità da parte delle altre tribù…

Ho parlato con Maokea, che ho scoperto essere l’ultimo sciamano della tribù Hopeka. Da ciò che Maokea mi ha raccontato in cambio di pochi dollari e di
una bottiglia di “acqua di fuoco”, questi Nativi avevano davvero delle tradizioni strane e inquietanti: se non fosse del tutto assurdo, mi verrebbe da pensare
che seguissero una religione simile al voodoo, per quanto adattata alla peculiare tradizione pellerossa.
Maokea mi ha narrato le leggende della sua tribù, sostenendo che la sua gente era l’ultima erede di una stirpe di “prescelti” dagli “Antichi Dei venuti
dal mare”. Lo sciamano mi ha mostrato alcune delle sacre statuette usate durante i riti di propiziazione, e devo ammettere che mi hanno fatto rabbrividire.
Non so se sia stata la fattura di quegli oggetti, o il soggetto rappresentato, o il materiale usato… fatto sta che per un istante nella mia mente si è aperto
uno spiraglio su eoni passati, così distanti nel tempo e nello spazio da noi da essere quasi inconcepibili… ma che sto scrivendo? Dev’essere l’eccitazione.
Maokea mi ha promesso di portarmi, domani all’alba, nel loro sacro luogo di culto, da qualche parte qui nei dintorni. Sarà eccitante, senza dubbio. Peccato
che Maokea mi abbia fatto promettere di non rivelare mai a nessuno l’ubicazione di tali luoghi…

Possa Iddio perdonarmi per ciò che ho fatto…

Non so come descrivere la sensazione, di orrore e di stupore al tempo stesso, che ho provato entrando in quelle caverne gigantesche scavate nella viva
roccia della montagna da qualche fiume sotterraneo ormai disseccato. Le pareti erano piene di graffiti raffiguranti figure umanoidi in lotta tra loro e con
esseri dalle forme orribili ed aliene. Ho tentato senza successo una datazione approssimativa, ma ciò che è sicuro è che questi segni risalgono senz’altro a
molti secoli prima della nascita delle civiltà precolombiane e dell’arrivo dei Pellerossa. Se le mie stime sono vicine alla verità, potrebbero risalire persino a
15.000 anni fa, prima della Grande Glaciazione! Le mie teorie su Atlantide non erano del tutto sbagliate… la scoperta è rivoluzionaria e mi permetterebbe
di riscrivere completamente i libri di storia! Ciò che ho visto là dentro, tuttavia, mi ha convinto che le cose migliori siano il silenzio e l’oblio. Nel labirinto
di tunnel in cui Maokea mi ha portato erano ammassate decine di statuette come quelle che lo sciamano mi ha mostrato (ne ho portata via una, di nascosto,
per studiarla una volta a Boston), e in alcune parti le pareti erano grezzamente levigate e ricoperte di un fitto alfabeto fatto di segni distorti e
incomprensibili, che non assomiglia a nulla che io abbia mai visto.
Quando siamo giunti alla caverna principale, tuttavia…no, non riesco a scrivere di questo. E’ meglio che io dimentichi ciò che ho visto là sotto, tanto
terribile è il ricordo e il pensiero vivido di ciò che si deve essere consumato in quei luoghi millenni or sono. Non credo che la scienza sia pronta a sapere cosa
si nasconde nelle ere precedenti la nascita delle grandi civiltà della “nostra” storia…
La cosa peggiore, comunque, è stata il canto di Maokea… non so se l’abbia fatto per spaventarmi o se stesse davvero tentando di evocare qualche malvagia
entità dal sonno di eoni lontani, fatto sta che ha cominciato una litania in una lingua a me sconosciuta, fatta di rantoli e fischi e urla e strilli che nulla
avevano di umano… e la luce dei suoi occhi… seppure non capissi quali blasfeme cerimonie di adorazione stesse pronunciando una cosa ebbi chiara in mente, e
cioè che quei segreti avrebbero dovuto rimanere tali per sempre… nel terrore e nel disgusto che mi hanno assalito dopo non mi sono neanche reso conto di ciò
che avevo fatto! Mi sono trovato fuori dalle caverne, ansante e madido di sudore, con la pistola ancora fumante in mano…

Ho sigillato l’accesso alle caverne in maniera tale che nessuno possa mai più scoprirne l’ubicazione. Nessuno noterà la sparizione di Maokea, e chi la
noterà probabilmente ne sarà sollevato; ciò che mi spaventa adesso, è la possibilità che da qualche parte, in questo paese o nel mondo, si nascondano altri
luoghi e altri popoli in possesso di queste conoscenze… con la poca lucidità che mi rimane mi rendo conto per la prima volta della piccolezza della razza umana
e dei suoi Dei di fronte all’infinita immensità del tempo e dello spazio, e comprendo che ciò che un tempo è stato potrebbe ancora essere! Possibile che
nessuno faccia qualcosa per mettere fine a tutto questo? E che ci siano persino degli uomini tanto corrotti da adorare queste abominevoli entità? Ma d’altro
canto, come si potrebbe mettere fine a una dominazione cominciata forse milioni di anni fa, quando la Terra era ancora vergine e gli uomini poco più che
primati?
L’immensità del compito mi soffoca…

Sto impazzendo, lo so. Prima o poi cederò alla disperazione e porrò fine pietosamente al mio dolore sparandomi un colpo in bocca. Non vado più da nessuna
parte senza la pistola …

9
 Devo togliermi di torno questa maledetta statuetta. Più tempo passa e più mi rendo conto che il mio malessere è legato inscindibilmente ad essa. E
tuttavia… tuttavia non posso buttarla o distruggerla, perché potrebbe darmi le prove e le conoscenze di cui ho bisogno per combattere questo cancro
dell’umanitò…
La invierò a Boston. Dirò a Lamas di tenerla nascosta. Lui capirà.

Oggi sono venuti a cercarmi due uomini dall’aria sospetta. Sembravano gangster, ma mi hanno fatto rabbrividire come nessun delinquente di quella risma
potrebbe mai fare. Pare lavorino per un certo Ric Vegas. un antiquario di Boston. Si sono offerti di acquistare le statuette che ho trovato, e di rivelar
loro il luogo in cui le ho prese. Sembrava tentassero di essere gentili, ma il loro tono era inconfondibile. Mi hanno offerto 500 $, una somma assurda, e
quando ho nettamente rifiutato me l’hanno raddoppiata!
Li ho mandati al diavolo, invitandoli a non farsi più rivedere; mi hanno minacciato, avvertendomi di stare attento a quello che facevo, poi mi hanno dato un
biglietto con un indirizzo. Mi hanno detto di farmi vivo, se ci dovessi ripensare. E, hanno aggiunto, farei meglio a ripensarci…

Sono seguito, è chiaro. Per quanto bravi, i miei pedinatori sono ben visibili ad un occhio attento. Sto diventando paranoico – può darsi – ma nessuno mi
toglie dalla testa che quei due tizi siano disposti a tutto pur di mettere le mani sulle statuette. Ho pensato di rivolgermi alla polizia… ma chi mi crederebbe?
Sembra un incubo assurdo, non posso credere che stia succedendo proprio a me!

Devo togliermi di mezzo, sparire per un po’ dalla circolazione. Stando bene attento sono riuscito a seminare i miei inseguitori e sono salito sul primo treno
per Petersburg. Sono certo di non essere seguito. Mi trasferirò nella vecchia baita dello zio Charles, lì non mi troverà nessuno, e avrò il tempo di fare il
punto sulla situazione. E’ evidente che al museo dev’esserci una spia, altrimenti come avrebbero potuto sapere della statuetta? Che sia Henry? No, lui
avrebbe cercato di rintracciarmi personalmente… forse potrebbe anche essere in pericolo lui stesso!
Domande, dubbi, sospetti… questa storia mi sta consumando. Ho la febbre, e ho perso quasi del tutto la lucidità. Ho strillato al controllore, come un
isterico, perché non riuscivo a trovare il biglietto. Ce l’avevo in mano… mi ha guardato con disgusto. Sono due settimane che non mi lavo, mi sbarbo e mi
cambio d’abito. Forse puzzo anche di whisky. Fatto sta che solo l’alcol ormai riesce a calmarmi un po’.

Loro sono qui! Sono riusciti a trovarmi! Ieri sono sceso in macchina a Willowdale per acquistare viveri, utensili e legna per il camino. Subito dopo aver
caricato tutta la roba in macchina ho visto la loro auto giungere dall’altro ingresso della cittadina. Sicuramente non mi hanno visto, perché c’era confusione
nella piazza. Nessuno sa chi sono e da dove vengo, ma è solo questione di tempo prima che qualcuno si ricordi della vecchia baita di Charles Prescott.
Non so più dove scappare. Devo chiedere aiuto. Per fortuna le strade sono bloccate da una tormenta e in questi posti, di questi tempi, le tormente possono
durare anche dei giorni.

Finalmente mi sono deciso a chiedere aiuto. Sono sceso a Willowdale a piedi, durante una pausa nell’infuriare della tormenta. Per fortuna sono riuscito ad
andare e tornare prima che ricominciasse, ma è stato terribilmente duro.
Ne è valsa la pena, comunque, visto che sono riuscito a mandare il telegramma a Bianca. Di lei so di potermi fidare, e poi le ho chiesto di chiamare
Marv; io sono solo un topo di biblioteca, non sono abituato all’azione e al rischio… loro sapranno cosa fare. Mi sento già più tranquillo.

10