MIRABILE PITTORESSA
Documentata a Milano almeno dal 1587, Fede Galizia vive prevalentemente nella
città lombarda e muore, s'ignora dove, dopo il 21 giugno 1630. Il trasferimento - da
Trento a Milano - della famiglia Galizia, di origini cremonesi, deve essere
avvenuto sulla scorta del poliedrico padre, Nunzio, artista pure lui, impegnato nel
mondo della miniatura, dei costumi, degli accessori, ma anche in quello della
cartografia. Fede - un nome programmatico per l'Europa della Controriforma -
ottiene un successo straordinario tra i committenti dell'epoca, tanto che opere sue
raggiungono, prima del 1593, tramite la mediazione di Giuseppe Arcimboldi, la
corte imperiale di Rodolfo II d'Asburgo.
Gli studi novecenteschi, soprattutto italiani ma non solo, hanno dato particolare
risalto all'attività di Fede come autrice di nature morte, alle origini di questo
fortunato genere. Sembra giunto il momento di ripensare nel suo complesso il
profilo dell'artista, che realizzò soprattutto ritratti ma anche pale d'altare, destinati a
sedi tutt'altro che locali.
Il corso aspira a rispondere alla domanda: perché Fede Galizia piaceva tanto?
Quali sono le ragioni del suo successo nell'epoca in cui visse? Quanto ha pesato, in
questo, il suo essere donna? Come cambia l'apprezzamento di un'opera d'arte tra il
lungo crepuscolo del Rinascimento e il mondo di oggi?
− Mostra, prenota ingresso online 0461492811, tutti i giorni dalle 9 alle 13 e
dalle 14 alle 16 / 24, uno alle due euno alle quattro, 25 settembre, 10 , 15
persone per gruppo
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15 settembre 2021 lezione 1
STORIA
La parte più antica è quella di gusto romanico, rappresentata dal nucleo duecentesco del
Castelvecchio (che venne poi ricostruito nel 1440) e dell'ampio torrione circolare (chiamato
torre d'Augusto). In una fase successiva, tra la fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento,
la struttura venne profondamente modificata dai principi vescovi Giorgio di Liechtenstein e
Giovanni IV Hinderbach. Il primo collegò al Castelvecchio la torre Aquila, che fece affrescare
con il Ciclo dei Mesi, uno straordinario esempio di Gotico Internazionale. Giovanni IV
Hinderbach fece costruire la grande merlatura e il loggiato di gusto gotico-veneziano.
In età barocca, il vescovo Francesco Alberti Poia costruì la Giunta Albertiana, struttura che
permette la comunicazione diretta fra la sezione medievale e il Magno Palazzo.
Nel 1796 la città venne invasa dalle truppe napoleoniche e l'ultimo principe vescovo, Pietro
Vigilio Thun, lasciò il castello e si rifugiò nella fortezza di famiglia in Val di Non. Con la
secolarizzazione del Principato vescovile di Trento e la sua annessione alla contea del Tirolo,
il Buonconsiglio si ridusse da sede di rappresentanza a caserma militare austriaca.
Prima dell'inizio della Grande Guerra, il castello divenne parte della Fortezza di Trento
(Festung Trient).[3] Durante la prima guerra mondiale, la sala del Tribunale (la
cinquecentesca Stua della Famea) fu sede del processo (1916) agli irredentisti Cesare
Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa. Dopo la sentenza, che sanciva la condanna a morte
per alto tradimento, i tre irredentisti vennero condotti nelle celle ricavate nel loggiato. La
sentenza venne eseguita nel prato tra il castello e le mura poste ad est (la Fossa dei Martiri):
il 19 maggio 1916 venne fucilato il sottotenente roveretano Damiano Chiesa, volontario
nell'esercito italiano; il tenente Battisti e il sottotenente Filzi vennero impiccati il 12 luglio
successivo.Nel 1918 lo Stato italiano divenne proprietario del Castello, che passò alla
Provincia autonoma di Trento nel 1974. Il castello è maniero d'onore dell'Ordine di Vittorio
Veneto figurando in alto a sinistra nel diploma di Cavaliere.
AFFRESCHI
IL CICLO DEI MESI DI TORRE D’AQUILA
Le corti dell'arco alpino, come quella del Principato Vescovile di Trento, furono verso la fine
del Trecento i luoghi dove il linguaggio cortese del Gotico internazionale trovò
un'accoglienza entusiastica e duratura. A Trento attorno al 1400 il principe vescovo di
Trento Giorgio di Liechtenstein commissionò ad un artista straniero, probabilmente boemo
(da alcuni indicato come il Maestro Wenceslao di Boemia, la cui presenza a Trento è
documentata nel 1397) il Ciclo dei Mesi di torre Aquila, uno dei maggiori esempi di Tardo
Gotico a livello internazionale.Il ciclo si articola in undici diversi riquadri, essendo il mese di
marzo andato perduto durante un incendio. Ogni riquadro, delimitato da colonnine tortili,
mostra la rappresentazione della vita della nobiltà in armonia con il linguaggio cortese, ma
anche le attività agricole e pastorali della popolazione rurale, secondo l'alternarsi delle
stagioni.
Il Ciclo dei mesi è una sequenza di affreschi situati a Trento, nella Torre dell'Aquila nel
Castello del Buonconsiglio, attribuiti al maestro Venceslao (documentato in città nel 1397).
Risalgono alla fine del XIV secolo-inizio del XV e sono il migliore esempio di gotico
internazionale in Trentino e uno dei più significativi dell'Italia settentrionale Storia[modifica
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Le corti dell'arco alpino, come quella del Principato Vescovile di Trento, furono verso la fine
del Trecento i luoghi dove il linguaggio cortese del gotico internazionale trovò
un'accoglienza entusiastica e duratura.
A Trento tra gli ultimi anni del Trecento e il 1400 il principe-vescovo di Trento Giorgio di
Liechtenstein commissionò l'opera a un artista straniero, probabilmente boemo, di nome
Venceslao. Il clima della corte vescovile, con interessi naturalistici, si rifletté appieno nelle
pitture.
DESCRIZIONE
Il ciclo si articola oggi in undici diversi riquadri, poiché il mese di marzo era stato dipinto su
un supporto di legno ed è andato perduto durante un incendio. L'insieme è strutturato
come una loggia architravata sostenuta da esili colonnine tortili, dalla quale si vedono, come
in un ipotetico affaccio che sfonda la parete, le varie occupazioni signorili e contadine di
ciascun mese. Tutti gli sfondi e i dettagli architettonici sono raccordati tra scena e scena,
come in un panorama unitario. In alcuni casi le colonne dividono il paesaggio, in altri il
panorama e le scene hanno una continuità.
Le scene, ricchissime di particolari tratti dall'osservazione della vita reale (magari filtrate
dalle illustrazioni dei Tacuina Sanitatis), mostrano la vita dei nobili, le attività dell'agricoltura
e della pastorizia, con un continuo e pacato intreccio tra mondo cavalleresco e mondo
quotidiano. Poche sono invece le concessioni al grottesco e al macabro, che
caratterizzavano invece altre zone italiane ed europee.
Si notano ampie differenze tra le rappresentazioni dei nobili (di carnagione chiara e dediti
solamente allo svago) e quelle dei contadini, rappresentati quasi come caricature:
imbronciati, abbronzati e goffi. I contadini sono impegnati solamente nel lavoro e non
interagiscono fra di loro, sono quasi assimilati a degli animali. Non ci sono importanti
raffigurazioni della borghesia.
Viene prestata molta attenzione al succedersi delle stagioni: il paesaggio invernale spoglio e
imbiancato dalla neve diventa rigoglioso di vegetazione in primavera, i raccolti estivi
segnano l'apice dell'attività agricola, mentre gli alberi nel mese di novembre sono circondati
dalle foglie secche cadute sul terreno. La cura dei particolari ritorna nella descrizione delle
vesti, l'abbigliamento infatti permette di riconoscere i caratteri tipici della moda del tempo:
per i nobili, occupati in svaghi e tornei, gli abiti sono ricchi di colori, mentre molto più
semplici e pratici sono quelli delle classi umili, rappresentate sempre al lavoro. Si può vedere
la minuziosità dei particolari anche nei cambiamenti delle stagioni.Negli affreschi si possono
riconoscere la città di Trento (mesi di Novembre e Dicembre) e il castello di Stenico
(Gennaio).In ogni affresco è presente la figura del sole con accanto il segno zodiacale
corrispondente ad ogni mese.Modelli iconografici del ciclo sono, oltre al già citato Tacuinum
sanitatis, il Livre de la chasse di Gaston Phoebus e le Très riches heures du Duc de Berry.
Nella Sala Grande i due fratelli ferraresi realizzarono a fresco il fregio che corre sotto il
soffitto a cassettoni tutto intorno alla sala: tra figure di Cariatidi dipinte in monocromo,
trovano posto i diversi riquadri con immagini giocose di putti che si divertono a
scompaginare le lettere in oro che compongono il nome (Bernardt) del principe vescovo, a
stuzzicare i leoni bianchi e rossi che compaiono nello stemma dei Cles o l'aquila nera dello
stemma trentino.
Nella camera del Camin nero, al centro degli stucchi che ornano la volta, è posto un tondo
affrescato con figure di putti, dipinti con la tecnica del sotto in su, a fingere uno sfondato
prospettico dal quale essi si affacciano, con evidente ispirazione alla Camera degli Sposi del
Palazzo Ducale di Mantova. Mentre negli angoli sono raffigurate le Virtù cardinali, nelle
lunette al di sotto della volta trovano posto le rappresentazioni delle sette Arti liberali e
figure di saggi antichi che in tali arti si distinsero.
Nella decorazione che i Dossi realizzarono per la Stua della famea sono di particolare
interesse gli affreschi delle lunette, con scene di ariosi paesaggi nei quali sono ambientate
(con evidenti intenti morali) alcune delle più note Favole di Fedro. Nonostante il cattivo
stato di conservazione, se ne distinguono ancora molte quali la Volpe e l'uva, la Volpe e la
cicogna, eccetera. Fra le lunette, sono raffigurate statue classiche dipinte a monocromo.
Nel maestoso soffitto ligneo della grande biblioteca i Dossi realizzarono le decorazioni dei
lacunari, ancora con figure di saggi antichi, come si conveniva alla cultura umanistica di
Bernardo Clesio.
ROMANINO
Girolamo romanino , pittore bresciano , irregolare , che si forma tra venezia e milano , in
quanto brescia rimane di venezia ed è un pittore che si forma e guarda la milano di leonardo
e la venezia di giorgione
Scontri con i committenti e spesso licenziato , per i nudi e situazioni un po paradossali e i
suoi capolavori si trovano fuori dai contesti costituiti e va a lavorare al lago di iseo a brenno
..ecc.A Romanino venne affidata la decorazione di vari ambienti, tra cui la loggia del cortile
dei Leoni, un ambiente posto in posizione centrale e di comunicazione fra le varie parti del
palazzo. Egli realizzò nello spazio pittorico della loggia, impaginando sapientemente il suo
racconto tra i riquadri della volta, le vele triangolari, i pennacchi e le lunette, uno dei cicli
pittorici più originali e suggestivi del Rinascimento, composto da una serie eterogenea di
scene a tema profano, con episodi mitologici o della storia romana, e di scene ricavate dalla
Bibbia.Gli affreschi posti nelle lunette della loggia formano una successione di scene con
protagoniste femminili, dense di rimandi (di non facile interpretazione simbolica) tanto alla
virtù che alla avvenenza muliebre. In generale prevalgono le scene di superbia punita
(Fetonte, Oloferne, Sansone, Cleopatra) e alla conservazione della virtù (Lucrezia), velato
monito alla continenza e alla moderazione per gli ospiti del castello.
Vi si trovano: l'episodio di Giuditta e Oloferne, un concerto di flauti, l'uccisione di Virginia e il
suicidio di Lucrezia raccontati da Tito Livio, la raffigurazione delle Tre Grazie, il suicidio di
Cleopatra con l'aspide, raccontato da Plutarco, Sansone addormentato che subisce il taglio
di capelli da Dalila, un concerto campestre, la rappresentazione di Venere e Cupido. A tali
scene si aggiunge, nella volta vicino alla scala, il ratto di Ganimede circondato da putti
sorpresi in pose inconsuete. Circondato dalle personificazioni delle 4 stagioni (Primavera-
Flora, Estate-Pomona, Autunno-Bacco, Inverno-Saturno), nell'ampio riquadro centrale della
volta, in posizione dominante, troviamo la scena vertiginosa di Fetonte incapace di
controllare i cavalli imbizzarriti che trascinano il Carro del Sole. Il preoccupato padre di
Fetonte, Apollo (Sole) e la sorella Selene che volge lo sguardo (Luna) sono raffigurati al
centro di lunette, ai lati opposti della volta, che richiama con il suo fondo azzurro la volta
celeste. Completano la decorazione uomini nudi le cui rosee carni spiccano sullo sfondo
azzurro del cielo, che rimandano nelle loro pose manierate agli ignudi michelangioleschi
della volta della Sistina.Nella sala delle Udienze il pittore bresciano dipinse un ritratto di
Bernardo Clesio impegnato nel lavoro con il suo segretario, posto sopra l'ingresso e
attorniato dagli stemmi familiari e del Principato. Sulle pareti della stanza pose le figure dei
sovrani della dinastia d'Asburgo, che fece relazionare con gli imperatori romani posti di
fronte, in un legame diretto e spirituale fra l'antico Impero Romano e il Sacro Romano
Impero Germanico.
Accanto alle scene ufficiali di ispirazione classico-umanistica, Romanino affrontò - nel
pianerottolo presso la loggia e lungo la scala che scende in giardino - anche soggetti nei
quali egli poteva esprimere appieno il suo temperamento di pittore ironico e beffardo. Si
tratta di scene derivate dalla vita quotidiana presso corte, come la Paga dei lavoranti (con
un accigliato "sovrintendente" ed una coppia di operai poco soddisfatti), il Buffone che gioca
con la scimmia (che tutti gli ospiti di Clesio conoscevano bene); oppure scene di carattere
più salace come quella di Un soldato che corteggia una donna o quella comica della
Castrazione di un gatto.
I DUE LAVORATORI
hanno di caratteristico , il personaggio ha il gozzo che allora molto diffusa per una
alimentazione errata.Spesso sono caratterizzati con il gozzo dei personaggi negativi ,
romanino connota dei lavoratori con malformazioni che prutropo li affliggeva.Altra scena
singolare che si trova al buon consiglio e ancora oggi misteriosa nel suo significato.
LA CASTRAZIONE DI UN GATTO
o
La castrazione di un gatto ,non esistono altre ccorrenze dell’arte .Sta nel bookshop,
nell’imbotto di una finestra, immagine straordinaria per la luce, ma si sposa bene con quella
precedente. Dentro il castello c’e anche questo sala verde , con dipinti piu antichi Questa è
un opera di venceslao di boemia , tipico esempio di gotico internazionale.
Dedicato alla rappresentazione dei mesi dell’anno in cui ri rappresentano le occupazioni di
diverse classi sociali. I ricchi si dilettano , e altri lavorano a tagliare le spighe in un campo
Questo ciclo è compreso nell’ingresso al castello , nella torre acquila , per vederla bisogna
chiederlo
IL MUSEO
La mostra di Fede Galizia si trova nel castello del Buonconsiglio diventato nel corso del 900,
un museo dove gli elementi mobili della residenze, dei principi vescovi, con i quadri di
Tiziano, la parte degli arredi mobili sono stati tolti, però ci sono opere non mobili, come
stucchi, affreschi che rendono il castello meraviglioso. Il castello dopo la fine della prima
guerra mondiale, diventa un museo. E’ un luogo che nasce da un addensamento di edifici
diversi, sia trecenteschi e seicenteschi, era un carcere, prima di diventare un castello, dove è
morto Cesare Battisti. Fede era personaggio caduto in un cono di oblio nonostante al suo
tempo fosse molto celebre anche presso l’imperatore Rodolfo II che viveva al castello di
Praga
• La fede si chiama con l’articolo determinativo davanti al nome, ebbe nella sua epoca
un grande successo e ha avuto la fortuna di avere due monografie del corso del
Novecento, che sono due libretti, le collane di 50 libretti con riproduzioni in bianco e
nero scritto
• ebbe alla sua epoca una stagione di successo, la mostra è la prima monografica a lei
dedicata a lei, ebbe due monografie nel corso del novecento, cioe il libretto rosa
parte della collana degli artisti trentini , esce nel 1965 scritto da stefano bottari e che
e stato il primo in eta moderna ad in teressarsi a questo artista e un a monografio di
caroli che esce negli anni ottanta sonosono monografie che intronano la galizia come
pittrice di nature morte e l’interesse nel secondo novecento risorge.
• Questo perché la natura morta non ha preoccupazioni di carattere iconografico, non
presuppongono la conoscenza di bibbia eneide ecc….quindi possono essere lette da
tutti
• La natura morta conosce a meta del novecento un grande interesse
• Ora le nature morte sono molto diminuite nel valore di mercato, ma le pittrici sono
poche e le nature morte di fede galizia hanno sempre avuto quotazioni molto alte
• La natura morta nel 1602 di fede Galizia è firmata e datata, l’opera più antica è stata
realizzata da una donna, mentre alcune opere
• Oggi i diversi ambienti del castello ospitano le collezioni provinciali d'arte, suddivise
nelle sezioni d'archeologia, d'arte antica, medievale, moderna e contemporanea. Il
complesso stesso del Buonconsiglio ha assunto nel 1992 la denominazione ufficiale
di Castello del Buonconsiglio. Monumenti e collezioni provinciali. e forma una rete di
esposizioni artistiche diffusa su buona parte del territorio trentino. Essa si articola
infatti in tre altri importanti castelli, il castello di Stenico nelle Giudicarie, il castel
Beseno a Besenello e il castel Thun in val di Non
• La mostra tutta al secondo piano , una mostra che ha un impianto fortemente
teatrale legato all’idea di costurire delle strutture che non interferiscano con le
strutture degli ambineti.
• Opera di catelan che sta all’angher bicocca , questa opera con grandi
navatilluminate…. l’illuminazione che è parte consistenza dell’opera ed è opera dello
stesso artista della mostra, pasquale mari, napoletano di 62 , amico di martone e che
con martone ha iniziato.
• Si occupa di Illuminazione soprattutto teatrale e opera lirica e piu di rado per il
cinema . ha anche scritto un libro su come si illuminano le opere d’arte ,
• mari ha illuminato la mostra con 500 corpi
• L’idea era di realizzare qualcosa che si distinguesse molto all’interno del castello
• Con strutture automportanti che si collocano all’interno del castello
• Un ambiente che si configura con un assetto museale con un soffitto che si riferisce
agli anni venti cosi come il camino e il fregio con dei putti che viene realizzato dai
fratelli dossi , fratelli ferraresi menzionati anche dall’ariosto , dosso dossi originario
di mantova ma attivo alla corte di ferrare, e suo fratello vanno a lavorare per il
principe vescovo e realizzano questa residenza
• Si voleva garantire che il visitatore potesse vedere questo fregio ma non avere
interferenza con la mostra.
SI ARRIVA AD UNA REALIZAZZIONE DELLA MOSTRA DI
FEDE GALIZIA
Il contenitore che ospita la mostra di galizia è un contenitore non indifferente
Dove il tema delle decorazioni delle pareti e di cosa è struttura del luogo è estremamente
importante
Quindi si è inventato una struttura che fosse ospitata in questi spazi e che permettessero di
raccontare i singoli atti della storia che avevamo in testa
Sono strutture realizzate riciclando materiale , le tende specchianti danno vita a una soluzione
che da l’idea quasi di un circo, poichè la donna artista nel cinquecento è un fenomeno non
una norma.Dentro, tutte le strutture di ferro sono di riciclo.
Si riescono quindi a creare delle strutture con dei piani coerenti e sistemi di illuminazione
Ma non possono contenere piu di quindici persone
Le vetrine son esageratamente profonde perche sono riciclate .
Mostra che fa un certo impatto ma fatte con risorse limitate
LA FEDE, UNA DONNA E PITTRICE INCREDIBILE
Questa pittrice firma ostentatamente alcune opere, questa opera scelta come insegna del
catalogo e opera che viene dal minnesota , mal conservata e testimonia come la fede ha una
predilezione per le arti suntuarie , armi gioielli , cammei , produzioni artistiche
Lei è pittrice ma il padre fu strettamente connesso con il mondo del lusso.Anche nel quadro
della pinacoteca di brera che viene da santa maria al cerchio chiesa che non c’e piu , ed è
una pale di altare mentre la mano è una giudittaAutrice di quadri da stanza che di pale
d’altare , cosa non frequente per una donnaLa fede è caratterizzata da una grande capacita
mimetica nella rappresentazione dei tessuti Milano è alla fine del cinquecento il luogo dei
ricami piu prezioni al mondo
Siamo in un mondo in cui non esiste solo la pittura , un mondo in cui le donne si dedicano
anche a dipingere i fiori, soggetto che non causa problemi
Sui frutti e fiori non ci sono i problemi che ci sono a dipingere figure che devono essere
nudiLa composizione intorno al 1602 natura morta con alzatina metallica con una
decorazione moderatamente manieristica, non frutta sontuosa , e la rosa in primo piano che
deborda nello spazio davanti a noi.
Fede conosce un sostanziale oblio rischairato da pochissime vociE a trento viene realizzato
da un pittore alla fine del settecento un presunto ritratto della pittrice, con nome e periodo
in cui visse e ci viene presentata come una ritrattista.
Palazzo ranzi di trento che ha avuto danni nella seconda mondiale , trento è sede del
concilio
nei pressi della chiesa di santa maria maggiore c’e questo palazzo dove nei pennacchi degli
archi ci sono delle scuture di artisti trentisti illustri , tra cui laura bianca saibante e fede
galizia
PARTIAMO DALLA PRIMA PARTE DEL CORSO , INIZIAMO CON QUESTA SCRITTA SCRITTA DA ANNA BANTI
,LA VITA
Anna Banti, pseudonimo di Lucia Lopresti (Firenze, 27 giugno 1895 – Ronchi di Massa, 2
settembre 1985), è stata una scrittrice italiana.
Anna Banti si è occupata di critica d'arte, narrativa, traduzioni, saggistica (oltre che d'arte,
ha scritto articoli di costume, storici, letterari, di cinema). La sua colta scrittura dà vita a una
prosa ricca, elegante, raffinata. Da ricordare, alcune monografie specialistiche nell'ambito
delle arti figurative[1], la narrativa (racconti e romanzi) di ambientazione storica (vedi sopra),
traduzioni dall'inglese e dal francese[2], articoli/saggi su importanti scrittori del passato o a
lei contemporanei[3]. , trova documenti su Caravaggio con professore di storia dell’arte
roberto longhi e succede un calvario e decide di rinunciare alla sua carriera, sofferenza
infinita, e il matrimonio non verrà mai consumato, e diventa scrittrice e si impegnerà a
raccontare le sofferenze delle donne . C'è molto dolore dietro questo titolo, un grido
lacerante che esce nel 1981, infelice nel suo rapporto con suo marito è amata da un’altra
donna, che le da felicità, scrittrice Maria bellonci , inventrice del premio strega tutte le
estati a Roma, con suo marito dopo la seconda guerra mondiale, queste due donne si
amano e si uniscono per far conoscere le sofferenze delle donne nel passato e scrive un
libro che le dà il viae la mania, su ARTEMISIA, gentileschi che viene stuprata da agostino,
e vive l’onda dello stupro che scrive durante il corso questo romanzo. La banti è
appassionata di una scrittrice virgina wolf, dopo la guerra artemisia viene perduta e dopo la
guerra la banti riscrive il libro e ha un successo pazzesco, ma non è immediato e quando
esce nel 48 la femminilità non è ancora alta, viene tradotto in molte lingue e susan sondag
ne fa l’introduzione tradotto in molte lingue e con edizioni economiche
MARIA BELLONCI
LA VITA
. Maria Bellonci nata Maria Villavecchia (Roma, 30 novembre 1902 – Roma, 13 maggio
1986) è stata una scrittrice e traduttrice italiana, ideatrice insieme a Guido Alberti del
Premio Strega
Primogenita di Gerolamo Vittorio Villavecchia, professore di chimica discendente da una
famiglia aristocratica piemontese, e dell'umbra Felicita Bellucci, si sposò l'11 agosto 1928
con Goffredo Bellonci, prendendone il cognome e firmando così tutte le sue opere. Il suo
esordio di scrittrice avvenne nel 1939 con la nota psicobiografia Lucrezia Borgia, edita in
lingua italiana da Arnoldo Mondadori Editore ed in lingua inglese da Phoenix.Scrisse libri di
argomento storico, innanzitutto basati su una ricca e minuziosa ricerca storica, attraverso la
consultazione dei documenti originali esistenti, a partire dai quali era abilissima nel
ricostruire un ritratto vivido e credibile dei personaggi storici descritti. La sua opera acquistò
così un preziosissimo valore divulgativo, portando al grande pubblico una versione umana e
storicamente documentata, scevra delle numerose leggende accumulatesi nei secoli, di
personaggi lontani nel tempo ma molto affascinanti, come i Borgia, gli Este, i Gonzaga, i
Della Rovere, oppure Marco Polo, che fu anche oggetto di uno sceneggiato televisivo Rai
curato da lei stessa. Dal suo romanzo Segreti dei Gonzaga e dal racconto Delitto di Stato
contenuto in Tu vipera gentile è stata tratta nel 1982 la miniserie televisiva Delitto di stato,
diretta da Gianfranco De Bosio.
Fu all'interno del suo salotto letterario, denominato gli "Amici della domenica", che nacque
il Premio Strega, la cui genesi fu rievocata dalla Bellonci in Come un racconto. Gli anni del
premio Strega (1970). Nel 1979 ricevette il Premio San Gerolamo. Nel 1986, anno della sua
scomparsa, lei stessa vinse il Premio Strega con Rinascimento privato[1] (Mondadori),
biografia di Isabella d'Este, scritta in forma di romanzo autobiografico e che rappresenta il
suo capolavoro