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come è fatta l’opera? – è la fase della descrizione e dell’analisi nella quale occorre riconoscere
- la struttura dell’opera e il ruolo che assumono le diverse componenti (spazio, forma, luce,
colore, …………..);
- lo stile e il periodo;
- il ruolo della luce nella definizione dello spazio;
- la presenza di elementi decorativi;
- attraverso la conoscenza della figura dell’artista (chi è, quando, dove e come lavora, in che
modo possiamo collocare l’opera rispetto al resto della sua produzione, del contesto
storico, sociale e culturale al quale appartiene);
- attraverso il confronto con altre opere e autori;
- esprimendo un giudizio fondato su argomentazioni capaci di sostenere la valutazione fatta
ESEMPIO DI ANALISI:
Notizie storiche: nel 1632 il cardinale Barberini nomina Borromini architetto del Palazzo della
Sapienza, l’edificio romano progettato nel Cinquecento da Pirro Ligorio e Giacomo della Porta che
sarebbe poi diventato sede dell’università. Tuttavia, solo dieci anni dopo l’artista potrà mettersi
all’opera e realizzare la chiesa annessa all’edificio, che quindi nasce in un contesto ben preciso, cioè
all’interno di un complesso di edifici, con una piccola piazza antistante. I lavori si concluderanno
vent’anni dopo e la chiesa consacrata nel 1662
Elementi che costituiscono l’opera: la tipologia formale dell’edificio è a pianta centrale, ma dalla
forma particolare di una stella (pianta stellare), determinata dall’intersezione di due triangoli
equilateri. La facciata presenta superfici ondulate. Essa presenta più livelli, a partire dalla parte
inferiore, concava e articolata in due ordini sovrapposti identici, scanditi da una seria di lesene e di
arcate che contornano il portale e le finestre. A questa forma concava si contrappone, nella parte
superiore, quella convessa della cupola a struttura esagonale polilobata, costituita da un tamburo
e da una volta che ne mantiene la struttura. Alla base dei lobi si aprono sei finestre che illuminano
l’interno della chiesa. La cupola si conclude con l’originalissima lanterna, la cui forma a spirale o
elica si proietta verso l’alto e culmina in una sfera dorata che regge una colomba e una croce.
L’interno è caratterizzato dalle stesse superfici ondulate presenti all’esterno. Il colore dominante è
il bianco di stucchi e intonaci. Di grande interesse è l’interno della cupola, da cui la chiesa riceve la
luce, simbolo di Grazia divina, che la invade dall’alto delle sei finestre. L’effetto che essa produce è
quello di una progressiva smaterializzazione: la struttura sembra cioè alleggerirsi a mano a mano
che si sale, fino al cerchio posto alla base del lanternino
Analisi degli elementi del linguaggio visivo: la cupola del Borromini è una forma ardita, il cui
tamburo presenta forme curve e il fantasioso coronamento a elica sembra avvitarsi nel cielo: essa
esprime un’idea di movimento e rivela in gusto dell’artista per la sperimentazione e l’inedito tipici
dell’estetica barocca. La struttura a chiocciola di Sant’Ivo non è solo un semplice oggetto plastico,
ma un vero e proprio spazio percorribile che con le sue caratteristiche gradinate conduce alla
sommità dell’edificio.
Individuazione dei valori espressivi: il proiettarsi verso l’alto della lanterna simboleggia
l’aspirazione al cielo dei fedeli. Probabilmente Borromini prese spunto, per la realizzazione di
questa forma, dalle conchiglie che collezionava e teneva nel suo studio (la conchiglia è spesso
associata alla nascita e alla purificazione). Il moto ascendente della lanterna può essere inoltre
un’allusione simbolica a due architetture citate nella Genesi: la Torre di Babele e la Scala di
Giacobbe. La lanterna è anche simbolo della conoscenza. L’architetto infatti considera Sant’Ivo
come una “domus Sapientiae”. Nella Bibbia la Sapienza è un dono concesso dallo Spirito Santo a
sovrani illuminati e profeti e nel progetto di Borromini essa assume un ruolo centrale proprio come
allusione allo Spirito Santo. Nel corso della costruzione della chiesa si succedono al soglio pontificio
tre papi: Urbano VIII Barberini, Innocenzo X Pamphilj e Alessandro VII Chigi. Per celebrarne la
gloria, l’architetto si serve in chiave allegorica del repertorio araldico delle loro famiglie. La forma
stellare della piante (oltre che alla stella del re biblico Salomone) allude infatti al sole, che con le
api compare nello stemma dei Barberini, la colomba presente nel coronamento della lanterna, a
quello dei Pamphilj; gli stucchi dorati che rappresentano stelle e monti sul fondo bianco
dell’interno della cupola, infine, a quello dei Chigi.