La linguistica è lo studio scientifico del linguaggio. E’ oltretutto una scienza empirica, come
la biologia, al contrario dell’astronomia che è una para-scienza, non ci può dare gli strumenti
per dire, ad esempio, che oggi sia il giorno buono per fare l’esame di linguistica.
Una disciplina è una scienza se ti dà gli strumenti necessari per verificare se quello che
afferma è vero o falso. E’ cioè una scienza che formula ipotesi su fatti già osservati e il
risultato dell’osservazione e degli esperimenti (Il discorso scientifico deve essere formulato
in termini definiti in modo esplicito e fondarsi su esperimenti ripetibili/controllabili) porterà poi
alla formulazione di nuove ipotesi. Le ipotesi però, non si verificano ma si falsificano, cioè io
SO cosa manda in crisi la mia ipotesi e quindi nell’esperimento vado a cercare i dati che le
falsificano, se non li trovo posso dire che quell’ipotesi sta reggendo.
Possiamo inoltre dire che la linguistica non ha un fine normativo, cioè non ci dice ciò che è
giusto da dire o ciò che è sbagliato come la grammatica, ma ci insegna ciò che
effettivamente si dice.
Infatti la maggior parte di noi pensa sia proprio “l’insegnamento dello scrivere e del parlare
correttamente”.
Lo scopo del linguista è quello di formulare generalizzazioni riguardanti il linguaggio.
LINGUAGGIO
A differenza di ‘linguistica’ la parola ‘linguaggio’ suona familiare: tutti, infatti, sappiamo di
usare un linguaggio chiamato linguaggio naturale.
Però oltre questo esistono altri tipi di linguaggio: il linguaggio degli animali, il linguaggio dei
computer, il linguaggio dei gesti, dell’arte.
Tutti questi sono dei sistemi di comunicazione, cioè servono a trasmettere informazioni da
un individuo che chiamiamo emittente ad un altro che possiamo chiamare ricevente o
destinatario.
Tutti questi linguaggi oltretutto sono simili nella loro funzione (ossia quella di permettere la
comunicazione) ma ciò non dimostra che siano identici nella loro struttura. Possiamo ora
dire che la linguistica è lo studio del linguaggio umano.
La povertà dello stimolo (POS) è l'argomento controverso[1] della linguistica secondo cui i
bambini non sono esposti a dati sufficientemente ricchi all'interno del loro ambiente
linguistico per acquisire ogni caratteristica della loro lingua. Questa è considerata una prova
contraria all'idea empirista secondo cui il linguaggio viene appreso esclusivamente
attraverso l'esperienza. L'affermazione è che le frasi che i bambini sentono mentre imparano
una lingua non contengono le informazioni necessarie per sviluppare una comprensione
approfondita della grammatica della lingua
Konrad Lorenz (1903 - 1989), premio Nobel per la medicina nel 1973. Il premio gli venne
assegnato per i suoi studi sulle componenti innate del comportamento ed in particolare per
gli studi sull’imprinting nelle oche selvatiche.
L’imprinting è una predisposizione genetica operante in una finestra temporale in cui
l’organismo è predisposto verso alcuni stimoli ambientali. Un esempio di imprinting è lo
sviluppo dell’attaccamento del piccolo alla madre. Lorenz studiò le oche selvatiche.
(Semplificando una tematica complessa e molto studiata) esiste una finestra ‘temporale in
cui il piccolo è predisposto al riconoscimento della madre.
L’evidenza è fornita dagli studi sui cosiddetti bambini selvaggi.
Victor (Jean-Marie Itard); Genie (1970, Los Angeles (S. Curtiss, V. Fromkin)
Altro esempio: Genie (Arcadia, 18 aprile 1957) è lo pseudonimo di una donna che fino all'età
di tredici anni rimase imprigionata nella sua stanza senza alcun contatto con l'ambiente
esterno. Venne scoperta dalle autorità di Los Angeles il 4 novembre 1970. È una dei bambini
selvaggi più famosi, il suo caso è stato utilizzato per verificare l'ipotesi del periodo critico.
"Genie" è il soprannome dato alla ragazza dai medici e dai terapisti che si sono presi cura di
lei.
Esiste però un altro linguaggio con le stesse proprietà ma che è diverso dal linguaggio
umano sotto altri punti di vista: parliamo del linguaggio informatico. I due differiscono per
quanto riguarda la dipendenza dalla struttura. Proprietà apparentemente unica del
linguaggio umano secondo la quale gli elementi del sistema non sono necessariamente e
unicamente in relazione con quelli a essi più prossimi, come succede, per dirne una, nei
linguaggi di programmazione: in linea teorica, un fenomeno quale l’accordo nome-verbo può
realizzarsi tra parole agli estremi opposti della frase. Significa che in tutte le frasi, semplici o
complesse, i vari elementi che le compongono sono strutturati in modo ben preciso; se non
fosse così, la frase risulterebbe agrammaticale. Ciò non significa ‘scorretta’ ma ‘mal formata
per il parlante nativo di una determinata lingua’. La nozione di grammaticalità si è affiancata
alla teoria della grammatica generativa , il cui obiettivo è formulare regole che definiscono
frasi ben formate, grammaticali. Il simbolo * indica le parole o le combinazioni di parole che
sono agrammaticali per il parlante nativo di una specifica lingua. Il senso intuitivo di
grammaticalità rappresenta dunque una caratteristica essenziale della competenza del
parlante nativo. La competenza è la conoscenza inconscia della grammatica che consente
a un parlante di valorizzare e comprendere una lingua.
IL LINGUAGGIO E LE LINGUE
Molte lingue, ad esempio l’inglese e il tedesco hanno un’unica parola per dire ‘linguaggio’ e
‘lingua’, rispettivamente ‘language’ e ‘Sprache’. In francese invece la situazione è identica
all’italiano: oltre a langage, esiste anche langue.
Con la parola ‘linguaggio’ intendiamo dunque la capacità comune a tutti gli esseri umani di
sviluppare un sistema di comunicazione.
Con lingua intendiamo la forma specifica che questo sistema di comunicazione assume
nelle varie comunità.
C’è un rapporto tra le varie lingue?
Un filosofo medievale, Ruggero Bacone, scrisse che ‘la grammatica è unica ed identica nella
sostanza, anche se varia accidentalmente’: quindi potremmo dire nella nostra terminologia
che le lingue sono differenti ma entro limiti ben definiti. Hanno dunque molti elementi in
comune. Una posizione come quella di Ruggero Bacone cominciò ad entrare lentamente in
crisi verso l’inizio dell’età moderna e fu abbandonata completamente nell’Ottocento e nella
prima metà del Novecento; infatti la maggior parte dei linguisti riteneva che non ci fosse
nulla in comune tra tutte le lingue. Questa posizione poi fu abbandonata e si è tornati di
nuovo ad una concezione del rapporto tra unicità del linguaggio, formulata in maniera
diversa. Gli elementi comuni a tutte le lingue vengono chiamati universali linguistici. Tra
cui troviamo la ricorsività e la dipendenza dalla struttura. Una caratteristica che invece le
distingue è l’ordine delle parole. Ad esempio, in italia la frase dichiarativa è quello
Soggetto-Verbo-Oggetto e quest’ordine è tipico di lingue come l’inglese e il francese. Mentre
è diverso per lingue come il turco e il giapponese che pongono il verbo a fine della frase.
La concezione del linguaggio come capacità specifica è alla base della teoria di Noam
Chomsky, nota in linguistica come grammatica generativa che è la grammatica (l'insieme
di regole linguistiche) che indica la struttura e l'interpretazione delle frasi che i madrelingua
di una lingua accettano come appartenenti alla loro lingua. Ognuno possiede dunque una
conoscenza tacita, la conoscenza tacita è quella conoscenza che non si apprende sui libri
ma deriva dall'esperienza e dalla perspicacia dell'essere umano.
L'accettabilità: è l’atteggiamento del ricevente di riconoscere l’atto linguistico del mittente
come testo coeso e coerente quanto è necessario per intenderne il contenuto comunicativo
1. Una frase che è consciamente considerata accettabile sia dal parlante che
dell'ascoltatore
2. Una frase naturale, appropriata e significativa all'interno di un contesto,
Potremmo ipotizzare che la conoscenza che il parlante ha della propria lingua sia dovuta al
fatto che tale parlante contiene nella propria mente un elenco infinito di frasi ben formate
della propria lingua. Ogni volta che il parlante deve comprendere o produrre una frase
pertanto fa ricorso a questo elenco ripescando quanto gli serve da quello che si
qualificherebbe come una sorta di infinito inventario di frasi grammaticali. Ma questo non è
possibile: gli esseri umani hanno una capacità di memoria finita. Dobbiamo pertanto ritenere
che gli esseri umani siano in qualche modo dotati di un sistema di conoscenze finito che
permetta loro di costruire e interpretare un numero infinito di frasi. Questo sistema finito di
principi è ciò che abbiamo definito competenza del parlante nativo
CAPITOLO 2.
Una lingua è un sistema articolato su più livelli. I livelli linguistici sono quello:
PARLATO E SCRITTO
Una lingua, nelle società a noi più vicine, è sia scritta che parlata.
1) Esistono e sono però esistite lingue che sono state solo parlate e non scritte. Per
esempio il somalo è stato una lingua parlata fino al 1972. Altri esempi sono le lingue
indiane d’America. Ovviamente non vi sono lingue naturali soltanto scritte ma mai
parlate.
2) Il bambino quando impara una lingua impara a parlare in modo totalmente naturale e
senza insegnamento esplicito (poi, solo in un secondo momento) a scrivere-
3) Le lingue cambiano nel corso del tempo. Ciò che cambia è la lingua parlata tuttavia,
la lingua scritta registra questi cambiamenti solo in ritardo (atto formale come una
riforma ortografica). Se una lingua è prevalentemente scritta tende a mantenersi
invariata (Es. l’italiano fino all’Unità). Si pensi al latino che oggi è una lingua non
parlata ma solo scritta: ebbene è molto difficile che il latino cambi in modi essenziali
perché ormai è una lingua fossilizzata.
4) Gli alfabeti sono molto spesso incongruenti rispetto alle lingue parlate (in inglese il
suono [f] può essere trascritto come <f> in <fly> o <ph> come in <philosophy> o
<gh> come in <enough>
ASTRATTO - CONCRETO
Sappiamo che se un parlante ripete varie volte la stessa parola (ad esempio MANO) non
riusciremo ad ottenere la stessa M o due A identiche: vi saranno sempre delle variazioni.
Secondo alcuni, sì. Ogni atto linguistico è un fatto a sé ed irripetibile. In realtà ciò che in una
lingua è importante è la capacità distintiva dei suoni (mano/meno)
LANGUE E PAROLE
Ferdinand de Saussure: Lui stesso pose alla base del suo Corso di Linguistica generale una
serie di distinzioni per la definizione di lingua e cioè le distinzioni tra sincronia e diacronia, tra
rapporti associativi e sintagmatici, tra significante e significato e infine quella tra langue e
parole. Quando due individui comunicano si verifica il seguente scambio:
COMPETENZA ED ESECUZIONE
Una terza distinzione tra un livello astratto ed uno concreto è stata fatta da Noam Chomsky
tra competenza ed esecuzione.
La competenza: è tutto ciò che l’individuo sa della propria lingua per poter parlare come
parla e per poter capire come capisce. La competenza trascende l’individuo, ha sede nella
mente dell’individuo
1. Competenza fonologica
Sa anche quali sono le combinazioni di suono che formano parole e quali no (albero,
*labero, *beralo…).
- Sa anche che se una parola italiana ha all'inizio tre consonanti consecutive la prima
deve essere [s] (es: scrittore, *dcrittore).
- Sa che per fare il plurale di amico cambia automaticamente il suono [k] nel suono [tʃ]
di amici.
-SAPER DIVIDERE IN SILLABE
-SAPER POSIZIONARE GLI ACCENT
- Cambia automaticamente l'accento da amìco ad amichévole
1. Competenza morfologica: è la competenza relativa alle parole della lingua del
parlante
Sa che due parole in tutto uguali tranne che per l'accento hanno significati diversi
(àncora/ancòra)
Sa che alla parola uomo si possono aggiungere molti dei cosiddetti suffissi valutativi, ma non
ad una parola come fiammifero
Sa che ad una stessa parola si possono applicare sia suffissi che prefissi (es: abile →
disabile → disabilità)
Sa costruire un composto, e sanno che non si possono costruire a partire da parole qualsiasi
Sa che i due termini di un composto italiano non si possono invertire liberamente (es:
grattacapo → *capogratta) o che a un composto non si possono applicare liberamente
suffissi diminutivi (es: pescecane → *pescecanino)
1. Competenza sintattica
Es: Mia madre mi ha detto che Maria ha scritto a Gianni dicendo che non avrebbe voluto più
vederlo
Es: La gente che va al mare ama il sole (relativa restrittiva) → La gente che va al mare che
ama il sole tornerà abbronzata
Luca, che va al mare, ama il sole → *Luca, che va al mare, che ama il sole, tornerà
abbronzato
1. Competenza semantica
Il parlante di una lingua sa riconoscere il significato delle parole e delle frasi e sa istituire
molte relazioni semantiche tra parole come le relazioni di sinonimia (es: avaro, spilorcio ;
numeroso, molteplice)
Sa distinguere diversi tipi di ambiguità → ambiguità lessicale (es: cane inteso come animale
o come quello della pistola)
1. Le unità di base
2. Le regole che combinano le unità più piccole di base per creare unità più grandi e
complesse (rientra nella competenza del parlante, che non è solo conoscenza delle
parole della lingua ma anche le regole che combinano le parole)
Le lingue del mondo non sfruttano mai tutte le possibilità né a livello di unità né a livello di
regole → ogni lingua fa delle scelte.
- L’arabo ha solo tre vocali
- L’inglese non ha nel suo inventario di fonemi la nasale palatale [ɲ] mentre l’italiano
non ha il suono iniziale della parola inglese <thing> [θ]
Ex asse sintagmatico: I suoni vengono disposti in una sequenza lineare (uno dopo l'altro)
durante un atto linguistico → perdono la loro individualità e diventano una catena parlata
(es: non dico c-e-l-l-u-l-a-r-e ma dico cellulare) → i suoni si influenzano l'un l'altro
I suoni [k] e [f] modificano con la loro influenza il suono nasale → questi rapporti vengono
detti sintagmatici. In praesentia perché si influenzano in quel contesto
Un piatto di riso può essere considerato la risultante dei due assi: quello sintagmatico dei
piatti che si devono aggiungere per fare un pasto completo (antipasto, carne, verdura, frutta,
dolce) e quello paradigmatico delle alternative possibili (pasta, minestra ecc.).
SINCRONIA E DIACRONIA
IL SEGNO LINGUISTICO.
→ ci sono delle eccezioni all’arbitrarietà del segno e sono costituite da quelle forme che si
chiamano onomatopeiche, come ad esempio sussurrare, tintinnare, tamburellare
→ sono lineari
La funzione referenziale è una funzione informativa, neutra per così dire (per esempio, il
treno parte alle sei).
La funzione fatica è quella che si realizza quando vogliamo controllare se il canale è aperto
e funziona regolarmente dunque espressioni come mi senti?, mi ascolti?, cisei? realizzano
bene questa funzione.
La funzione metalinguistica si realizza quando il codice viene usato per parlare del codice
stesso: per esempio una grammatica realizza pienamente la funzione metalinguistica.
- italiano scritto
- italiano parlato formale
- italiano parlato informale
- italiano regionale
- dialetto di koiné
- dialetto di capoluogo di provincia
- dialetto locale
PREGIUDIZI LINGUISTICI
Le lingue sono spesso oggetto di pregiudizi. Tra queste troviamo:
- le lingue primitive: sistemi morfologici, fonologici, e grammaticali
poco sviluppati e da queste si sono poi evolute le lingue complesse
come le conosciamo oggi.
- Il pregiudizio opposto è quello secondo cui vi sono lingue «logiche» vs
lingue «illogiche». Però non esistono lingue logiche o illogiche, tutte le
lingue hanno una loro logica interna per il semplice motivo che sono
un prodotto della mente umana e debbono poter essere apprese e
tramandate.
- Lingua vsdialetto: la lingua sarebbe un sistema più evoluto del
dialetto. Ogni tipo di affermazione del tipo la lingua X è
superiore/inferiore alla lingua Y è pertanto destituita di fondamento
- Lingue belle vs lingue brutte
- Lingue facili vs difficili
CAPITOLO 3
LE LINGUE DEL MONDO
Le lingue del mondo sono circa 7000. Questo numero può aumentare ancora se anche i vari
dialetti sono considerati lingue. Le più parlate sono il cinese, il mandarino e l’inglese.
Le meno parlate: alcune lingue degli indiani d’America o degli aborigeni australiani.
Come classifichiamo le lingue?
Vediamo i modi di classificare le lingue più significativi da un punto di vista linguistico. Un
criterio potrebbe essere proprio quello del numero di parlanti. Un’organizzazione
appositamente dedita allo studio delle lingue del mondo, la Linguasphere ha proposto sulla
base del numero di parlanti un indice di classificazione che conta 10 ordini di grandezza, che
vanno da 9(lingue che contano più di un miliardo di parlanti) fino a 0(lingue estinte e
fossilizzate). Oltre le altre lingue più parlate troviamo lo spagnolo, il tedesco, il russo e il
francese.
Problema: sono dati da considerare con cautela
Certe lingue che sono ufficialmente diverse come hindi e urdu (India e Pakistan) vengono
considerate un’unica lingua perché i parlanti di entrambe le lingue si comprendono
vicendevolmente
Il numero di parlanti di una lingua include anche quelli che parlano la lingua in questione
come seconda lingua.
Abbiamo visto che tutte le lingue del mondo condividono certe caratteristiche che abbiamo
chiamato universali linguistici.
Ma le similitudini tra le lingue non si limitano a questi, alcune lingue sono più vicine tra loro di
altre.
Come si fa a stabilire questa relazione di vicinanza?
Esistono tre diverse modalità di relazione tra le lingue umane:
- Classificazione genealogica
- Classificazione tipologica
- Classificazione areale
Classificazione areale: affinità tra lingue genealogicamente irrelate. Lingue che hanno
sviluppato alcune caratteristiche strutturali in comune in quanto parlate nella stessa area
geografica.
In questo caso si dice che le lingue in questione formano una lega linguistica
Es: cinese e giapponese non sono genealogicamente imparentate, ma i contatti che hanno
avuto nei secoli ha permesso loro di sviluppare alcuni tratti in comune nonostante si tratti
anche di lingue tipologicamente diverse tra loro
Altri casi di leghe linguistiche: lingue balcaniche (bulgaro, romeno, serbo-croato) che
presentano alcune caratteristiche comuni:
- Assenza dell’infinito
- Articolo postposto (invece di dire ‘la casa’ dicono ‘casa al’
Indoeuropee (genealogicamente relate)
Classificazione genealogica
Le famiglie linguistiche più studiate sono le seguenti:
La famiglia altaica: comprende lingue dell’Asia centrale come il mongolo, nonché la lingua di
una popolazione originaria dell’Asia centrale stabilitasi successivamente nell’Asia minore: il
turco
- polisintetico o incorporante: una sola parola può esprimere tutte le relazioni che ad
esempio in italiano sono espresse da un’intera frase
Es.: inglese
TIPOLOGIA SINTATTICA
Esistono correlazioni sistematiche in tutte le lingue tra l’ordine delle parole nella
frase e in altre combinazioni sintattiche. Le combinazioni sintattiche che vengono
analizzate sono:
1) La presenza di preposizioni o posposizioni
2) La posizione del verbo rispetto al soggetto e all’oggetto nella frase
dichiarativa
3) L’ordine dell’aggettivo rispetto al nome che esso modifica
4) L’ordine del complemento di specificazione rispetto al nome che esso
modifica
Correlazioni sistematiche
VSO/Pr/NG/NA
SVO/Pr/NG/NA
SOV/Po/GN/AN
SOV/Po/GN/NA
(vedere libro pagina 69/70)
La fonetica (dal greco phoné «voce, suono») è la scienza che studia la voce, ovvero i suoni
prodotti e percepiti dagli esseri umani per comunicare verbalmente.
➔ Le fasi (1) e (3) sono le più delicate perché contengono, oltre a una componente
meccanica, motoria, anche una fondamentale componente neurale e mentale.
COS’E’ LA FONETICA?
In senso stretto, la fonetica va dal momento in cui gli organi del parlante si mettono in
movimento a quello in cui l’orecchio dell’ascoltatore ha trasformato gli impulsi meccanici in
impulsi nervosi
In senso ampio, la fonetica non può non considerare che a monte della produzione fonica e a
valle della percezione uditiva esiste una complessa attività neuropsicologica e cognitiva. È la
considerazione di queste componenti superiori che qualifica la fonetica come una scienza del
linguaggio e non meramente come una scienza anatomo-fisiologica e fisica.
➔ Vi è infine la fonetica uditiva o percettiva che studia l’aspetto della ricezione del
suono da parte dell’ascoltatore.
Queste tre fonetiche, pur diverse per le conoscenze che presuppongono e per i metodi e le
tecniche di analisi che utilizzano, si integrano.
L’obiettivo in comune è quello di perseguire la conoscenza del ruolo della voce
nel processo di comunicazione audioverbale.
Gli organi che svolgono una funzione importante nella fonazione sono:
- la lingua: il più importante degli organi mobili, composta da una radice, da un
dorso e da un apice;
- il palato duro;
- il palato molle o velo;
- gli alveoli;
- i denti;
- le labbra.
PARAMETRI DI CLASSIFICAZIONE
1. Modo di articolazione: modalità in cui vengono posizionati labbra, lingua e velo
palatino per produrre un determinato suono;
2. Punto di articolazione: Il flusso d’aria necessario per produrre un suono può
essere modificato in diversi punti dell’apparato vocale (labbra, denti, alveoli, palato,
faringe) ed ognuno di questi punti è chiamato punto di articolazione.
3. Sonorità (la vibrazione – suono sonoro – o meno – suono sordo – delle corde vocali).
PARLATO E SCRITTURA
La comunicazione audioverbale avviene attraverso la produzione e la percezione di
blocchi fonici di varia grandezza, modellati al loro interno da una certa intonazione,
da variazione di velocità, dalla posizione degli accenti, e a volte delimitati da due
pause. Molti parlanti appartenenti ad una comunità che usa una scrittura alfabetica
sono convinti, a torto, che il parlato si presenti all'incirca come lo scritto. In realtà,
l'analisi fonologica mostra che ciascun blocco comunicativo parlato è un continuum
in cui non solo è a volte molto difficile individuare i confini tra i singoli foni e le
singole parole, ma in cui si osserva anche come la realizzazione dei foni sia sempre
molto variabile, e come essi si influenzino a vicenda.
L'analisi fonetica mostra infine come la prosodia, cioè l'insieme dei fenomeni come
pause, variazioni di velocità dell'eloquio, variazioni di altezza e di volume, svolga un
ruolo importantissimo nella scansione del messaggio, mentre la scrittura da della
prosodia solo una rappresentazione parziale e sommaria.
LINGUA PARLATA
I suoni che produciamo quando parliamo, e che i nostri interlocutori percepiscono,
possono essere prodotti e percepiti in condizioni profondamente diverse.
La qualità articolatoria, fisica e percettiva dei suoni che vendono prodotti può variare
nelle varie situazioni: il parlato più accurato e scandito viene detto iperarticolato,
quello più informale e trascurato viene detto ipoarticolato.
LE PRATICHE IN FONETICA
4) In psicologia, per una scelta mirata del materiale fonico da usare nei test.
I segni alfabetici in uso ormai per tutte le lingue occidentali e per numerose lingue
dell'Asia e dell'Africa, rappresentano un tentativo di rendere graficamente i suoni
delle varie lingue.
Ma anche lingue che usano uno stesso alfabeto assegnano molto spesso agli stessi
simboli alfabetici, o lettere, valori diversi (una causa dell'incongruenza è che
l'alfabeto ideato per una lingua [quello latino] viene poi usato e adattato anche ad
altra lingue; un'altra è il fatto che mentre l'ortografia è tendenzialmente stabile nel
tempo, la lingua parlata subisce molte mutazioni).
Inoltre, anche all'interno di una singola lingua si danno molto spesso casi di non
regolare corrispondenza tra foni e lettere. In italiano, ad esempio, in quasi, casa,
chino ad uno stesso fono iniziale corrispondono tre diverse grafie ( q, c, ch), mentre
in cena e cassa alla stessa grafia corrispondono due diversi foni. Per questi motivi, i
linguisti hanno fatto ricorso a sistemi di trascrizione dei foni basati su un principio di
corrispondenza regolare tra foni e segni grafici. Un alfabeto fonetico assegna
univocamente a ciascun fono uno e un solo simbolo.
La trascrizione fonetica
La trascrizione fonetica è un'operazione consistente nel rappresentare per iscritto la forma
fonica di una parola. Lo scopo di una trascrizione fonetica può essere prescrittivo, come
accade nei dizionari, dove accanto ad ogni lemma è riportata la sua trascrizione secondo la
pronuncia standard. Oppure lo scopo può essere descrittivo, come accade quando si debba
annotare graficamente il comportamento fonico di un parlante oggetto di un'indagine
linguistica.
Una trascrizione fonetica rappresenta sempre una certa astrazione, o una semplificazione dei
dati. Infatti la realtà fonica è costituita da una infinita varietà di possibili realizzazioni,
mentre qualunque sistema grafico deve comprendere un numero ridotto di simboli,
eventualmente però arricchito da segni diacritici posti accanto, sopra o sotto i simboli per
specificare meglio il valore fonetico.
Anatomia
L'apparato fonatorio è l'insieme delle strutture anatomiche che l'uomo utilizza per parlare. E'
formato da organi che svolgono primariamente altre funzioni. Essi sono:
a) i polmoni, la cui funzione nella fonazione consiste nel fornire un flusso d'aria che
viene spinto verso l'esterno con l' espirazione.
b) i bronchi e la trachea
c) la laringe, che costituisce il proseguimento superiore del tubo della trachea. Al suo
interno essa presenta due pliche, rivestite di mucosa, dette pliche vocali (le "corde vocali").
Le pliche durante la normale respirazione silente restano separate; quando però i piccoli
muscoli vocali che si trovano all'interno delle pliche si contraggono, queste occludono
parzialmente o totalmente il passaggio dell'aria; la parte della laringe che comprende le
pliche è detta anche glottide e lo spazio che le separa è detto rima glottidale.
d) proseguendo nel percorso verso l'esterno l'aria passa dalla laringe alla faringe.
e) In corrispondenza della parte più alta della faringe (rinofaringe) si trova il velo
palatino (o palato molle), organo muscolare che separa la rinofaringe dalla cavità orale.
f) l' ugola: un organello che pende dal margine inferiore del velo del palato; visibile in
fondo al cavo orale
g) la cavità orale nel suo complesso, che va dal velo del palato alle labbra.
h) la lingua, ’organo più mobile dell’apparato fonatorio. Ha come funzioni primarie
quelle di favorire la deglutizione del cibo e quella di organo del senso del gusto.
Posteriormente è attaccata alla base del cavo orale, mentre la sua parte anteriore si può
muovere liberamente
i) il palato duro (il palato) è a cupola ossea, rivestita di mucosa, che sovrasta la cavità
orale separandola dalle cavità nasali.
j) gli alveoli dei denti, leggeri rigonfiamenti dove le radici degli incisivi sollevano la
mucosa.
k) i denti, fra cui quelli direttamente coinvolti sono solo gli incisivi
l) le labbra
m) le cavità nasali (destra e sinistra, separate dal setto nasale). Sono Pareti costituite
da ossa cave e porose, rivestite di mucosa. Partecipano alla fonazione solo quando il velo
palatino si trova nella posizione di riposo e consente il passaggio dell’aria espiratoria verso il
naso attraverso la parte superiore della faringe
Gli organi fonatori si dividono in organi mobili e organi fissi, a seconda che intervengano
nella fonazione con movimenti attivi o solo passivamente, in quanto raggiunti da un organo
mobile.
Organi mobili: intervengono nella fonazione con movimenti attivi (pliche vocali, lingua,
labbra, velo palatino)
Organi fissi: intervengono nella fonazione passivamente (denti, alveoli, palato duro, faringe)
Durante la fonazione, un flusso d’aria proveniente dai polmoni (aria espiratoria) viene spinto
verso l’esterno attraverso la laringe, la faringe, la cavità orale (a volte anche le cavità nasali),
le labbra
Ma a differenza di quanto accade durante la normale respirazione, nella quale l’aria entra e
esce liberamente dai polmoni senza incontrare alcun ostacolo, nella fonazione l’aria incontra
lungo il suo percorso verso l’esterno uno o più ostacoli, cioè dei restringimenti parziali
oppure delle occlusioni complete del canale che attraversa, e solo dopo aver superato questi
ostacoli può raggiungere l’esterno
È proprio l’incontro tra il flusso dell’aria espiratoria e questi ostacoli di vario tipo, situati in
diversi punti del sistema fonatorio, a produrre il suono tipico di ciascun fono.
In assenza di ostacoli l’espirazione sarà del tutto silenziosa.
IL MECCANISMO LARINGEO
Un primo ostacolo sul percorso può trovarsi nella laringe, al livello delle pliche vocali.
Quando l'aria espiratoria, che i polmoni continuano a spingere verso l'esterno, si viene ad
accumulare a ridosso dell'ostacolo costituito dalle pliche vocali combacianti aumenta la
pressione subglottidale. Si crea così un contrasto tra due forze opposte: la tensione
muscolare, e la pressione subglottidale, che cerca di aprire la strada al passaggio dell'aria.
Quando questa pressione diventa più forte della tensione muscolare, l'aria forza l'ostacolo e
procede verso l'esterno. A questo punto la forza muscolare torna ad avere il sopravvento e le
pliche si riuniscono, ed il ciclo ricomincia. Ciascun ciclo dura, mediamente, circa 5
millisecondi per le voci femminili e 10 ms per quelle maschili.
La successione dei cicli di apertura e chiusura della glottide viene chiamata meccanismo
laringeo, oppure, più impropriamente, vibrazione delle pliche vocali.
Nel corso della fonazione il meccanismo laringeo si attiva solo per la produzione di alcuni tipi
di foni, mentre resta inattivo in altri. I foni in cui il meccanismo laringeo è attivo sono detti
sonori, quelli in cui le restano rilasciate e inattive (nessuna vibrazione laringea) sono detti
sordi.
La laringe si attiva anche con atteggiamenti delle pliche intermedi tra la totale apertura e la
totale chiusura. In particolare nel mormorio, in cui le pliche sono tenute insieme debolmente
e solo nella porzione anteriore, in modo che posteriormente l'aria passi e anteriormente
vibrino in modo debole.
Il bisbiglio,in cui pure resta un passaggio per l'aria posteriormente, mentre anteriormente le
pliche sono serrate con molta forza e quindi non vibrano.
VOCALI E CONSONANTI
L’aria espiratoria, superato il primo ostacolo costituito dalla (eventuale) attivazione del
meccanismo laringeo, raggiunge le cavità superiori (faringe poi cavità orale e eventualmente
cavità nasali) che intanto avranno assunto grazie ai movimenti degli organi mobili (velo
palatino, lingua e labbra) una particolare configurazione articolatoria
Se l’aria incontra restringimenti o occlusioni in qualche punto del suo percorso verso
l’esterno, il fono prodotto è una consonante
Questa sarà sorda in assenza di meccanismo laringeo, sonora in sua presenza
Se la configurazione articolatoria degli organi superiori non crea alcun ostacolo al passaggio
dell’aria, avremo vocali in presenza di meccanismo laringeo e nessuna produzione di suono
in sua assenza
Altre modalità di fonazione
Nel descrivere i meccanismi di produzione dei foni, si è detto che in tutti i casi è necessario
un flusso d'aria espiratoria; in effetti, questa modalità di fonazione, detta egressiva, è di
gran lunga la più diffusa: un flusso d’aria espiratoria che si dirige dai polmoni verso l’esterno.
Tuttavia, ci sono lingue che usano anche altri meccanismi.
Uno di questi è quello ingressivo, che agisce sul flusso d'aria inspiratoria. Capita ad
esempio quando per la fretta continuiamo a parlare anche mentre riprendiamo fiato.
- Quando l’occlusione nel cavo orale si rilascia, l’aria esterna entra nel cavo orale
(iniettiva) se questo si è dilatato e la pressione interna è conseguentemente
diminuita, o l’aria interna fuoriesce (eiettiva) se il volume del cavo orale si è ridotto e
la pressione interna è di conseguenza aumentata
FONETICA ARTICOLATORIA
La fonetica articolatoria studia la fisiologia e il funzionamento degli organi fonatori per e
durante la produzione dei suoni linguistici.
Si è soliti operare un’ulteriore distinzione tra fonetica segmentale e fonetica
soprasegmentale: la prima tratta, per definizione, le ‘unità’ linguistiche identificate in forma
di ‘segmenti’ fonici, come vocali, consonanti, sillabe, ecc...;
Soprasegmentale: si interessa dei fenomeni che si sovraimpongono sui segmenti, l’accento, la
durata, etc.
LE VOCALI
Le vocali sono caratterizzate dalla presenza di vibrazione laringea e dall’assenza di ostacoli
nelle cavità superiori
Le vocali sono sempre sonore
La produzione dei vari tipi di vocalici è determinata dagli organi mobili (lingua, labbra, velo
palatino che pur non creando ostacoli al flusso dell’aria, assumono posizioni diverse
modificando così sensibilmente la conformazione delle cavità che l’aria attraversa
Per distinguere e classificare le vocali si osserva innanzitutto la posizione della lingua nel
cavo orale
La lingua può muoversi in due direzioni: in senso orizzontale o antero-posteriore
In senso verticale, dal basso verso l’alto
L’insieme delle posizioni che la lingua può assumere nell’articolazione di foni vocalici ha
approssimativamente l’aspetto di un quadrilatero, di forma trapezoidale, detto trapezio
vocalico
Per convenzione la parte sinistra del trapezio rappresenta la porzione anteriore della cavità
orale e quella destra la porzione posteriore
La forma trapezoidale, con la base maggiore in alto è dovuta al fatto che, quando la lingua è
sollevata, la sua libertà di spostamento in senso antero-posteriore è maggiore che non
quando si muove nella parte bassa del cavo orale
Il lato sinistro è più lungo di quello destro perché nella parte anteriore del cavo orale lo
spazio disponibile per i movimenti verticali della lingua è più ampio che non nella parte
posteriore
Gli spostamenti della lingua oltre i confini del trapezio vocalico, in posizione di maggiore
avvicinamento o di contatto con i vari organi della cavità orale (velo, palato) danno invece
luogo ad articolazioni non vocaliche poiché determinano – con il restringimento o la
chiusura del canale, la presenza di un ostacolo al passaggio dell’aria e quindi rumore
consonantico
Ma per convenzione si individuano nel trapezio 12 posizioni, ciascuna delle quali corrisponde
ad un insieme di articolazioni simili che vengono identificate con un medesimo simbolo IPA
Le vocali si distinguono in anteriori, centrali e posteriori in base al grado di
avanzamento/arretramento della lingua (da sinistra verso destra).
Dalla linea verticale le vocali si distinguono in alte (chiuse), medio-alte (medo-chiuse),
medio-basse (medio-aperte) e basse (aperte) in base al grado di innalzamento della lingua
rispetto alla posizione di riposo della lingua
<fili> (it)
<ici> (fr)
<sea> (ingl)
Vocali anteriori
Anche un trascrizione larga mostra coppie minime con una differenza fonica importante non
registrata regolarmente dall’ortografia (tale differenza è registrata in ortografia in fine di
parola caffè …. Perché)
[venti] vs [vɛnti]
Tale distinzione non sussiste in caso di vocali non accentate, come la prima vocale di
<ventina> e <ventoso>
<papa> (it)
<andar> (sp)
<tu> (it)
<do> (ingl)
Vocali posteriori
Come nel caso dell’opposizione [e] – [ɛ], anche l’opposizione [o]-[ɔ] è di grande importanza
nelle trascrizione fonetiche dell’italiano ma solo per quel che riguarda le vocali toniche; in
posizioni atone si usa sempre la trascrizione [o] [e]
Le vocali
Tutte le vocali descritte sin qui sono dette orali, perché il flusso dell’aria proveniente dai
polmoni trova il velo palatino in posizione arretrata e d è interamente deviato verso la cavità
orale
Se invece il velo del palato si trova in posizione abbassata, una parte dell’aria espiratoria
passa attraverso le cavità nasali e le vocali vengono dette nasali o nasalizzate
Solo alcune lingue hanno vocali nasali (es. francese e portoghese)
Quando due vocali sembrano trovarsi all’interno della stessa sillaba si dice che
costituiscono un dittongo
It: pau-sa
Si vedano tutte le sequenze del tipo presente in ie-ri, uo-mo in cui un elemento è una
consonante approssimante e un altro elemento è una vocale
Pa-e-se
Le consonanti
Nel caso delle consonanti, il flusso d’aria espiratoria incontra sempre un ostacolo parziale o
totale, lungo il percorso verso l’esterno
Il superamento di tale ostacolo genera il rumore tipico di ciascun fono consonantico
Le consonanti si dividono in sorde e sonore.
Possiamo classificare le consonanti in base ai seguenti parametri
Modi di articolazione
Occlusivo: l’ostacolo consiste nel blocco totale del passaggio dell’aria , causato dallo
stretto contatto tra due organi, ad esempio le labbra o lingua e palato.
- L’aria espiratoria proveniente dalle cavità inferiori si accumula dietro l’ostacolo fino a
quando la sua pressione non riesce a forzarlo e a proseguire verso l’esterno. Fase di
totale chiusura del passaggio: occlusione
- A questa segue una brusca riapertura del passaggio/dell’occlusione. Fase di
esplosione
- Le consonanti prodotte con questo meccanismo sono dette occlusive (o plosive)
Affricato: l’ostacolo consiste in un’occlusione determinata dallo stretto contatto tra due
organi. Questa occlusione però non viene rilasciata bruscamente, ma gradualmente e gli
organi dopo essersi staccati restano comunque molto vicini tra loro e permettono il passaggio
turbolento dell’aria nel piccolo spazio che li separa, come nel caso delle fricative
-
Queste consonanti sono dette fricative. Fase di occlusione seguita da una fase di frizione [ts]
Nasale: nel canale orale si determina un ostacolo e contemporaneamente il velo del palato
resta abbassato, permettendo all’aria di defluire attraverso le cavità nasali e di aggirare
l’ostacolo prodottosi nella bocca
L’ostacolo orale è molto debole e non vi si produce rumore [no] l’aria esce dal naso durante
la fase di occlusione
Le consonanti nasali sono continue
Laterale: l’ostacolo è costituito da un’occlusione centrale del canale, provocata dalla lingua,
che però allo stesso tempo consente il passaggio dell’aria lungo i due lati o lungo un solo lato
dell’ostruzione [l]
Le consonanti laterali sono continue
Luoghi di articolazione
Dentale: accostando la punta (apice) della lingua ai denti incisivi superiori. Non è possibile
occlusone perché anche in questo caso l’aria passa comunque tra gli interstizi dei denti
Luoghi di articolazione
Alveolare: accostando la punta (apice) della lingua agli alveoli dei denti incisivi superiori.
Postalveolare: articolate con la parte anteriore della lingua che si accosta alla parte anteriore
del palato, immediatamente dietro gli alveoli
Velare: si articolano col dorso della lingua a contatto con il velo palatino
● L’accento si indica con l’apice [ˈ] collocato PRIMA della sillaba tonica (quella
interessata dall’accento)
● Una vocale è lunga se si trova in sillaba aperta, tonica e non in fine di parola
● Non si trascrivono mai «i» e «h» grafiche
/ʎ/: [‘fiʎʎo]
/ʃ/: [‘aʃʃa]
/ɲ/: [‘raɲɲo]
/ts/: [traskrit’tsjo:ne]
/dz/: [ad’dzɔ:to]
● Si segnalano le «e» e «o» aperte (ε, ɔ) e chiuse (e, o). Le vocali aperte possono
comparire solo in sillaba tonica, mai atona.
● [‘peska] voce del verbo pescare / [‘pεska] frutto
● [‘botte] barile / [‘bɔtte] percosse
● Abbiamo [s]:
● In inizio di parola seguita da vocale [ˈsala:to]
● All’interno di parola dopo consonante [inˈsɛtto]
● All’inizio di parola prima di un fono sordo [ˈspalla]
● Abbiamo [z]:
● All’inizio di parola prima di un suono sonoro [zdenˈta:to]
Regole generali
Nasali
● Abbiamo [n]:
● [ˈ na:zo]
● Abbiamo [ɱ] articolazione labiodentale
● Davanti a [f] e [v]
● [iɱˈve:ʧe]
● Abbiamo [ŋ] articolazione velare:
● Davanti a [g] e [k]
● [iŋkoʃˈʃɛnte]
Semiconsonanti o semivocali
● Sono classificate come approssimanti
● Il canale orale si restringe di più che per la pronuncia delle vocali chiuse, pertanto
si ha un suono intermedio tra quello delle vocali e quello delle consonanti
● Di norma sono sempre sonore
● Condividono proprietà delle vocali (sono articolate come vocali) e delle consonanti
(non possono costituire nucleo sillabico
● APPROSSIMANTE PALATALE: [j]
● APPROSSIMANTE VELARE o LABIOVELARE: [w]
● Le approssimanti non si articolano mai da sole, ma sono sempre
accompagnata da una vocale cui si appoggiano e con la quale formano un
dittongo
● I dittonghi sono sequenze di vocale e semivocale appartenenti alla stessa
sillaba
● La vocale, che ha maggiore sonorità, funge da nucleo sillabico e può
ricevere l’accento, mentre la semivocale è meno intensa e non può ricevere
accento
● I dittonghi possono essere definiti ASCENDENTI o DISCENDENTI, a
seconda della posizione assunta dalla vocale all’interno della sillaba
Dittonghi
● Dittongo ascendente: (l’approssimante precede la vocale) la
semivocale non accentata precede la vocale, dunque si ha un
aumento della sonorità nel passaggio dal primo al secondo
elemento
● Dittongo discendente: la semivocale segue la vocale, quindi si
verifica una diminuzione della sonorità nel passaggio dal primo
al secondo elemento
Ad esempio…
● [ˈfja:to]
● [ˈpjɛ:de]
● [‘kjɔ:do]
● [ˈfjo:re]
● [ˈfju:me]
Discendenti:
Ad esempio…
● [ˈdajno]
● [ˈɛwro]
● [ˈdej]
● [‘pɔj]
● [ˈkawza]
LO IATO
● Calpestìo
● Tùa
● Ortografìa
● Paùra
● LE FRICATIVE: