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LINGUISTICA

La linguistica è lo studio scientifico del linguaggio. E’ oltretutto una scienza empirica, come
la biologia, al contrario dell’astronomia che è una para-scienza, non ci può dare gli strumenti
per dire, ad esempio, che oggi sia il giorno buono per fare l’esame di linguistica.
Una disciplina è una scienza se ti dà gli strumenti necessari per verificare se quello che
afferma è vero o falso. E’ cioè una scienza che formula ipotesi su fatti già osservati e il
risultato dell’osservazione e degli esperimenti (Il discorso scientifico deve essere formulato
in termini definiti in modo esplicito e fondarsi su esperimenti ripetibili/controllabili) porterà poi
alla formulazione di nuove ipotesi. Le ipotesi però, non si verificano ma si falsificano, cioè io
SO cosa manda in crisi la mia ipotesi e quindi nell’esperimento vado a cercare i dati che le
falsificano, se non li trovo posso dire che quell’ipotesi sta reggendo.
Possiamo inoltre dire che la linguistica non ha un fine normativo, cioè non ci dice ciò che è
giusto da dire o ciò che è sbagliato come la grammatica, ma ci insegna ciò che
effettivamente si dice.
Infatti la maggior parte di noi pensa sia proprio “l’insegnamento dello scrivere e del parlare
correttamente”.
Lo scopo del linguista è quello di formulare generalizzazioni riguardanti il linguaggio.

LINGUAGGIO
A differenza di ‘linguistica’ la parola ‘linguaggio’ suona familiare: tutti, infatti, sappiamo di
usare un linguaggio chiamato linguaggio naturale.
Però oltre questo esistono altri tipi di linguaggio: il linguaggio degli animali, il linguaggio dei
computer, il linguaggio dei gesti, dell’arte.
Tutti questi sono dei sistemi di comunicazione, cioè servono a trasmettere informazioni da
un individuo che chiamiamo emittente ad un altro che possiamo chiamare ricevente o
destinatario.
Tutti questi linguaggi oltretutto sono simili nella loro funzione (ossia quella di permettere la
comunicazione) ma ciò non dimostra che siano identici nella loro struttura. Possiamo ora
dire che la linguistica è lo studio del linguaggio umano.

Il linguaggio umano è quindi un esempio di sviluppo di una capacità biologicamente innata,


che si «attiva» quando entra in contatto con uno stimolo ambientale
Ciò deve avvenire durante una finestra temporale, detta periodo critico. Se questo non
avviene, la capacità non si sviluppa o si sviluppa in modo anomalo.
Il periodo critico è una fase della vita di un organismo biologico in cui tale organismo
presenta una spiccata sensibilità agli stimoli esterni che sono necessari allo sviluppo di una
determinata abilità
Se l’organismo non riceve lo stimolo appropriato durante il periodo critico, diventa difficile o
addirittura impossibile sviluppare l’abilità in questione.

La povertà dello stimolo (POS) è l'argomento controverso[1] della linguistica secondo cui i
bambini non sono esposti a dati sufficientemente ricchi all'interno del loro ambiente
linguistico per acquisire ogni caratteristica della loro lingua. Questa è considerata una prova
contraria all'idea empirista secondo cui il linguaggio viene appreso esclusivamente
attraverso l'esperienza. L'affermazione è che le frasi che i bambini sentono mentre imparano
una lingua non contengono le informazioni necessarie per sviluppare una comprensione
approfondita della grammatica della lingua

Konrad Lorenz (1903 - 1989), premio Nobel per la medicina nel 1973. Il premio gli venne
assegnato per i suoi studi sulle componenti innate del comportamento ed in particolare per
gli studi sull’imprinting nelle oche selvatiche.
L’imprinting è una predisposizione genetica operante in una finestra temporale in cui
l’organismo è predisposto verso alcuni stimoli ambientali. Un esempio di imprinting è lo
sviluppo dell’attaccamento del piccolo alla madre. Lorenz studiò le oche selvatiche.
(Semplificando una tematica complessa e molto studiata) esiste una finestra ‘temporale in
cui il piccolo è predisposto al riconoscimento della madre.
L’evidenza è fornita dagli studi sui cosiddetti bambini selvaggi.
Victor (Jean-Marie Itard); Genie (1970, Los Angeles (S. Curtiss, V. Fromkin)

Questo bambino, Victor, probabilmente abbandonato nel bosco da piccolissimo, è riuscito a


sopravvivere con animali ed è stato ritrovato all’età di 12 anni. Non è stato possibile abilitarlo
al linguaggio. Non è mai riuscito ad acquisire una lingua umana.

Altro esempio: Genie (Arcadia, 18 aprile 1957) è lo pseudonimo di una donna che fino all'età
di tredici anni rimase imprigionata nella sua stanza senza alcun contatto con l'ambiente
esterno. Venne scoperta dalle autorità di Los Angeles il 4 novembre 1970. È una dei bambini
selvaggi più famosi, il suo caso è stato utilizzato per verificare l'ipotesi del periodo critico.
"Genie" è il soprannome dato alla ragazza dai medici e dai terapisti che si sono presi cura di
lei.

CARATTERISTICHE DEL LINGUAGGIO UMANO


Le principali caratteristiche del linguaggio umano sono: discretezza, ricorsività, dipendenza
dalla struttura e la doppia articolazione.
- Discretezza: vuol dire che i suoi elementi si distinguono gli uni dagli altri per
l’esistenza di limiti ben definiti. Questi limiti sono appunto i fonemi che sono limitati
mentre le parole sono decine, anzi centinaia di migliaia ed è sempre possibile
formare un numero altissimo di segni, cioè di entità dotate di significante e significato
mediante appunto i fonemi che non hanno significato ma hanno la capacità di
distinguere significati. Ad esempio, i suoni P e B, oppure T e D per quanto molto
simili hanno per il parlante e per l'ascoltatore un effetto di contrasto netto.
- Doppia articolazione: consiste nel fatto che il significante di un segno linguistico è
articolato a due livelli.
A un primo livello, il significante di un segno linguistico è organizzato e scomponibile
in unità (parti, pezzi, 'mattoni') che sono ancora portatrici di significato e che vengono
riutilizzate (con lo stesso significato) per formare altri segni (prima articolazione): la
parola gatto è scomponibile in due 'pezzi' più piccoli, gatt- e -o, che recano ciascuno
un proprio significato (rispettivamente "felino domestico" e "uno solo/singolare")
Secondo livello (seconda articolazione) : i morfemi sono suddivisibili in unità più
piccole prive di significato e combinandosi insieme danno luogo alle entità di prima
articolazione. Le unità senza significato sono dette fonemi.

- Ricorsività: È la capacità di costruire frasi sempre nuove inserendo, in una frase


data, un’altra frase, poi in questa un’altra frase ancora, ecc.. tramite l’utilizzo di verbi
o congiunzioni. Tuttavia questo ipotetico periodo “illimitato”, risulterebbe comunque
praticamente impossibile nella realtà, in quanto ci sarebbe contrasto tra
“competenza” ed “esecuzione”. Il processo potrebbe continuare all’infinito con
l’utilizzo di congiunzioni e facendo dipendere la frase da verbi come sostenere, dire,
ritenere e pensare. Solo che le nostre limitazioni di spazio e di tempo non ci
permettono di costruire un frase di lunghezza infinita.
Oltretutto possiamo dire che sia una caratteristica propria del linguaggio umano,
neppure gli scimpanzé (gli animali più vicini in termini evolutivi agli uomini)
possiedono questa capacità.
Tanto che i tentativi di insegnare ai gorilla il linguaggio umano fallì più volte, a causa
della differenza tra la nostra anatomia e quella delle scimmie: il nostro apparato
fonatorio, cioè quell’insieme di organi che ci permette di produrre suoni del nostro
linguaggio (costituito da naso, bocca, labbra) è diverso dal loro.

Esiste però un altro linguaggio con le stesse proprietà ma che è diverso dal linguaggio
umano sotto altri punti di vista: parliamo del linguaggio informatico. I due differiscono per
quanto riguarda la dipendenza dalla struttura. Proprietà apparentemente unica del
linguaggio umano secondo la quale gli elementi del sistema non sono necessariamente e
unicamente in relazione con quelli a essi più prossimi, come succede, per dirne una, nei
linguaggi di programmazione: in linea teorica, un fenomeno quale l’accordo nome-verbo può
realizzarsi tra parole agli estremi opposti della frase. Significa che in tutte le frasi, semplici o
complesse, i vari elementi che le compongono sono strutturati in modo ben preciso; se non
fosse così, la frase risulterebbe agrammaticale. Ciò non significa ‘scorretta’ ma ‘mal formata
per il parlante nativo di una determinata lingua’. La nozione di grammaticalità si è affiancata
alla teoria della grammatica generativa , il cui obiettivo è formulare regole che definiscono
frasi ben formate, grammaticali. Il simbolo * indica le parole o le combinazioni di parole che
sono agrammaticali per il parlante nativo di una specifica lingua. Il senso intuitivo di
grammaticalità rappresenta dunque una caratteristica essenziale della competenza del
parlante nativo. La competenza è la conoscenza inconscia della grammatica che consente
a un parlante di valorizzare e comprendere una lingua.
IL LINGUAGGIO E LE LINGUE
Molte lingue, ad esempio l’inglese e il tedesco hanno un’unica parola per dire ‘linguaggio’ e
‘lingua’, rispettivamente ‘language’ e ‘Sprache’. In francese invece la situazione è identica
all’italiano: oltre a langage, esiste anche langue.
Con la parola ‘linguaggio’ intendiamo dunque la capacità comune a tutti gli esseri umani di
sviluppare un sistema di comunicazione.
Con lingua intendiamo la forma specifica che questo sistema di comunicazione assume
nelle varie comunità.
C’è un rapporto tra le varie lingue?
Un filosofo medievale, Ruggero Bacone, scrisse che ‘la grammatica è unica ed identica nella
sostanza, anche se varia accidentalmente’: quindi potremmo dire nella nostra terminologia
che le lingue sono differenti ma entro limiti ben definiti. Hanno dunque molti elementi in
comune. Una posizione come quella di Ruggero Bacone cominciò ad entrare lentamente in
crisi verso l’inizio dell’età moderna e fu abbandonata completamente nell’Ottocento e nella
prima metà del Novecento; infatti la maggior parte dei linguisti riteneva che non ci fosse
nulla in comune tra tutte le lingue. Questa posizione poi fu abbandonata e si è tornati di
nuovo ad una concezione del rapporto tra unicità del linguaggio, formulata in maniera
diversa. Gli elementi comuni a tutte le lingue vengono chiamati universali linguistici. Tra
cui troviamo la ricorsività e la dipendenza dalla struttura. Una caratteristica che invece le
distingue è l’ordine delle parole. Ad esempio, in italia la frase dichiarativa è quello
Soggetto-Verbo-Oggetto e quest’ordine è tipico di lingue come l’inglese e il francese. Mentre
è diverso per lingue come il turco e il giapponese che pongono il verbo a fine della frase.

La concezione del linguaggio come capacità specifica è alla base della teoria di Noam
Chomsky, nota in linguistica come grammatica generativa che è la grammatica (l'insieme
di regole linguistiche) che indica la struttura e l'interpretazione delle frasi che i madrelingua
di una lingua accettano come appartenenti alla loro lingua. Ognuno possiede dunque una
conoscenza tacita, la conoscenza tacita è quella conoscenza che non si apprende sui libri
ma deriva dall'esperienza e dalla perspicacia dell'essere umano.
L'accettabilità: è l’atteggiamento del ricevente di riconoscere l’atto linguistico del mittente
come testo coeso e coerente quanto è necessario per intenderne il contenuto comunicativo

1. Una frase che è consciamente considerata accettabile sia dal parlante che
dell'ascoltatore
2. Una frase naturale, appropriata e significativa all'interno di un contesto,

Potremmo ipotizzare che la conoscenza che il parlante ha della propria lingua sia dovuta al
fatto che tale parlante contiene nella propria mente un elenco infinito di frasi ben formate
della propria lingua. Ogni volta che il parlante deve comprendere o produrre una frase
pertanto fa ricorso a questo elenco ripescando quanto gli serve da quello che si
qualificherebbe come una sorta di infinito inventario di frasi grammaticali. Ma questo non è
possibile: gli esseri umani hanno una capacità di memoria finita. Dobbiamo pertanto ritenere
che gli esseri umani siano in qualche modo dotati di un sistema di conoscenze finito che
permetta loro di costruire e interpretare un numero infinito di frasi. Questo sistema finito di
principi è ciò che abbiamo definito competenza del parlante nativo

CAPITOLO 2.

CHE COS’E’ UNA LINGUA?


Una lingua è un oggetto tanto naturale quanto difficile a definirsi. E’ naturale perché
parliamo senza sforzi particolari, non dobbiamo riflettere su ciò che stiamo facendo e come:
ci viene spontaneamente. E’ un po’ come camminare: in situazioni normali lo si fa senza
sforzi e senza avere conoscenza della quantità di muscoli impiegati.
Siamo circondati fin dalla nascita da atti linguistici (pensiamo anche alla radio, alla tv, la
scuola, i giornali). Capiamo chi ci parla, capiamo come esprimere ordini, preghiere,
supplicare, minacciare, scherzare. Basta poco a dimostrare questo aspetto inconsapevole
del linguaggio umano: per pronunciare una B (la b di bello) l’organismo deve:

- pompare l’aria dai polmoni


- l’aria passa poi attraverso la trachea e la laringe
- nella laringe si trova la glottide dove vi sono le cosiddette corde vocali (ce ne sono
due vere e due false)
- l’aria, passando, fa vibrare le due corde vere (ma non tutti i suoni fanno vibrare le
corde vocali)
- il velo palatino chiude il passaggio verso la cavità nasale
- le labbra vengono chiuse ermeticamente, l’aria arriva dietro questo sbarramento
- le labbra vengono dischiuse e l’aria fuoriesce come una piccola esplosione
- Il suono non si potrà più protrarre nel tempo (come si può fare con la parola FORSE)

Una lingua è un sistema articolato su più livelli. I livelli linguistici sono quello:

- dei suoni (fonologia)


- delle parole (morfologia)
- delle frasi (sintassi)
- dei significati (semantica)

PARLATO E SCRITTO

Una lingua, nelle società a noi più vicine, è sia scritta che parlata.

1) Esistono e sono però esistite lingue che sono state solo parlate e non scritte. Per
esempio il somalo è stato una lingua parlata fino al 1972. Altri esempi sono le lingue
indiane d’America. Ovviamente non vi sono lingue naturali soltanto scritte ma mai
parlate.
2) Il bambino quando impara una lingua impara a parlare in modo totalmente naturale e
senza insegnamento esplicito (poi, solo in un secondo momento) a scrivere-
3) Le lingue cambiano nel corso del tempo. Ciò che cambia è la lingua parlata tuttavia,
la lingua scritta registra questi cambiamenti solo in ritardo (atto formale come una
riforma ortografica). Se una lingua è prevalentemente scritta tende a mantenersi
invariata (Es. l’italiano fino all’Unità). Si pensi al latino che oggi è una lingua non
parlata ma solo scritta: ebbene è molto difficile che il latino cambi in modi essenziali
perché ormai è una lingua fossilizzata.
4) Gli alfabeti sono molto spesso incongruenti rispetto alle lingue parlate (in inglese il
suono [f] può essere trascritto come <f> in <fly> o <ph> come in <philosophy> o
<gh> come in <enough>

ASTRATTO - CONCRETO

Sappiamo che se un parlante ripete varie volte la stessa parola (ad esempio MANO) non
riusciremo ad ottenere la stessa M o due A identiche: vi saranno sempre delle variazioni.

Dovremmo concludere dicendo che in italiano esistono dodici A diverse?

Secondo alcuni, sì. Ogni atto linguistico è un fatto a sé ed irripetibile. In realtà ciò che in una
lingua è importante è la capacità distintiva dei suoni (mano/meno)

LANGUE E PAROLE

Ferdinand de Saussure: Lui stesso pose alla base del suo Corso di Linguistica generale una
serie di distinzioni per la definizione di lingua e cioè le distinzioni tra sincronia e diacronia, tra
rapporti associativi e sintagmatici, tra significante e significato e infine quella tra langue e
parole. Quando due individui comunicano si verifica il seguente scambio:

● Il parlante A (emittente) associa al significato "albero" ,dei suoni [albero] → produce il


cosiddetto atto di fonazione
● I suoni giungono all'ascoltatore B (ricevente/destinatario) che associa i suoni [albero]
ad un significato "pianta alta con tronco"
● A sua volta B può diventare un parlante
La parole è intesa come realizzazione del segno linguistico e quindi atto è un atto
individuale;
Dall’altro abbiamo la langue che è l’aspetto condiviso del linguaggio, e quindi collettivo
e sociale. rE’ il sistema di riferimento che è comune a tutti. Un insieme di significati e
significanti condivisi che permettono gli atti di parole. Questa non può essere modificata.
CODICE E MESSAGGIO

Un’altra importante distinzione, dovuta a Jakobson è quella tra codice e messaggio. Si


consideri un esempio molto semplice, il codice Morse. Questo codice è costituito da due
unità soltanto, il punto e la linea. Sulla base di queste due unità si possono costruire diversi
messaggi.
Il codice è astratto, è un insieme di potenzialità
Un messaggio viene costruito sulla base delle unità fornite dal codice ed è un atto concreto.
Il messaggio ha col codice la medesima relazione che la parole ha con la langue: un
messaggio ha significato solo in relazione al codice.

COMPETENZA ED ESECUZIONE
Una terza distinzione tra un livello astratto ed uno concreto è stata fatta da Noam Chomsky
tra competenza ed esecuzione.

La competenza: è tutto ciò che l’individuo sa della propria lingua per poter parlare come
parla e per poter capire come capisce. La competenza trascende l’individuo, ha sede nella
mente dell’individuo

L’esecuzione è tutto ciò che l’individuo fa linguisticamente. L’esecuzione è dunque un atto di


realizzazione concreto, individuale.

La langue è sociale, depositata in una comunità linguistica, garantisce la comunicazione


perché è collettiva
La competenza è individuale, la competenza di un singolo parlante, garantisce la
comunicazione perché è largamente condivisa da chi parla la stessa lingua.

Noam Chomsky fa anche un’ulteriore differenza:

According to Chomsky, E-language (language) is something abstract externalized from the


actual apparatus of our mind
I-language (grammar) is the physical mechanism of our brain

CONOSCENZE LINGUISTICHE DI UN PARLANTE


Competenza non significa ‘bravura’: competenza è semplicemente l'insieme delle
conoscenze linguistiche che un parlante ha. Ognuno ha:
→ competenza fonologica
→ competenza morfologica
→ competenza sintattica
→ competenza semantica

1. Competenza fonologica

- Un parlante italiano sa che [a, p, m, f, u] sono suoni dell'italiano,

Sa anche quali sono le combinazioni di suono che formano parole e quali no (albero,
*labero, *beralo…).

- Sa anche che se una parola italiana ha all'inizio tre consonanti consecutive la prima
deve essere [s] (es: scrittore, *dcrittore).

- Sa che per fare il plurale di amico cambia automaticamente il suono [k] nel suono [tʃ]
di amici.
-SAPER DIVIDERE IN SILLABE
-SAPER POSIZIONARE GLI ACCENT
- Cambia automaticamente l'accento da amìco ad amichévole
1. Competenza morfologica: è la competenza relativa alle parole della lingua del
parlante

Il parlante italiano sa che di norma le parole finiscono per vocale

Sa che due parole in tutto uguali tranne che per l'accento hanno significati diversi
(àncora/ancòra)

Conosce il vocabolario della propria lingua

Sa formare parole complesse a partire da parole semplici (es: molle → mollemente) e sa


che non e sempre possibile applicare lo stesso meccanismo (es: verde → *verdamente)

Sa che alla parola uomo si possono aggiungere molti dei cosiddetti suffissi valutativi, ma non
ad una parola come fiammifero

Es: omone, ometto, omino, omaccio

*fiammiferone, *fiammiferetto, *fiammiferino, *fiammiferaccio

Sa che ad una stessa parola si possono applicare sia suffissi che prefissi (es: abile →
disabile → disabilità)

Sa costruire un composto, e sanno che non si possono costruire a partire da parole qualsiasi

Es: uomo scimmia, *uomo bottiglia

Sa che i due termini di un composto italiano non si possono invertire liberamente (es:
grattacapo → *capogratta) o che a un composto non si possono applicare liberamente
suffissi diminutivi (es: pescecane → *pescecanino)

1. Competenza sintattica

Il parlante sa formare vari tipi di frase, anche subordinate di n grado

Es: Mia madre mi ha detto che Maria ha scritto a Gianni dicendo che non avrebbe voluto più
vederlo

A partire da un tipo di frase sa farla passare in un'altra categoria fraseologica

Es: La passione di Samuele è il disegno

È il disegno la passione di Samuele?

Qual è la passione di Samuele?


Sa che certe operazioni sintattiche sono possibili solo su certe strutture frasali

Es: La gente che va al mare ama il sole (relativa restrittiva) → La gente che va al mare che
ama il sole tornerà abbronzata

Luca, che va al mare, ama il sole → *Luca, che va al mare, che ama il sole, tornerà
abbronzato

1. Competenza semantica

Il parlante di una lingua sa riconoscere il significato delle parole e delle frasi e sa istituire
molte relazioni semantiche tra parole come le relazioni di sinonimia (es: avaro, spilorcio ;
numeroso, molteplice)

Ma intuiscono che la sinonimia completa non esiste

Es: numerosi studenti parteciparono alla manifestazione

*molteplici studenti parteciparono alla manifestazione

Riconoscono un'antonimia (= l'espressione del contrario) → es: grasso / magro, bianco /


nero

Sa distinguere diversi tipi di ambiguità → ambiguità lessicale (es: cane inteso come animale
o come quello della pistola)

→ ambiguità sintattica (es: padri e madri in


gamba → si riferisce solo alle madri?)

La grammatica dei parlanti


Tutte le conoscenze sin qui semplificate fanno parte della grammatica dei parlanti, intesa
come un insieme di conoscenze che sono immagazzinate nella mente. Il bambino non è
esposto alle regole della lingua ma solo ai dati (vale a dire gli enunciati che il mondo
circostante pronuncia attorno a lui). Questi dati vengono chiamati dati linguistici primari.
Grammatica: un insieme di conoscenze immagazzinate nella mente del parlante nativo

Una lingua è un codice → un codice è costituito fondamentalmente da due livelli:

1. Le unità di base
2. Le regole che combinano le unità più piccole di base per creare unità più grandi e
complesse (rientra nella competenza del parlante, che non è solo conoscenza delle
parole della lingua ma anche le regole che combinano le parole)

Le lingue del mondo non sfruttano mai tutte le possibilità né a livello di unità né a livello di
regole → ogni lingua fa delle scelte.
- L’arabo ha solo tre vocali
- L’inglese non ha nel suo inventario di fonemi la nasale palatale [ɲ] mentre l’italiano
non ha il suono iniziale della parola inglese <thing> [θ]

RAPPORTI SINTAGMATICI E RAPPORTI PARADIGMATICI


Si definisce "asse sintagmatico" il concatenamento degli elementi comunicativi (le parole o
qualsiasi altro segno) considerati nel loro rapporto di contiguità (l'uno dopo l'altro) e "asse
paradigmatico" l'insieme delle parole o dei segni con i quali, per associazione, si può
sostituire ciascun elemento dell'asse sintagmatico. Il primo a formulare questa distinzione in
linguistica fu il ginevrino Ferdinand de Saussure, al quale si deve l'introduzione dei concetti
di "rapporto sintagmatico" e di "rapporto associativo" tra i segni.

Ex asse sintagmatico: I suoni vengono disposti in una sequenza lineare (uno dopo l'altro)
durante un atto linguistico → perdono la loro individualità e diventano una catena parlata
(es: non dico c-e-l-l-u-l-a-r-e ma dico cellulare) → i suoni si influenzano l'un l'altro

Es: anulare ; Ancona ; anfora

I suoni [k] e [f] modificano con la loro influenza il suono nasale → questi rapporti vengono
detti sintagmatici. In praesentia perché si influenzano in quel contesto

Rapporti paradigmatici = Tutti i suoni che possono comparire in un certo contesto


intrattengono tra loro relazioni paradigmatiche

Un piatto di riso può essere considerato la risultante dei due assi: quello sintagmatico dei
piatti che si devono aggiungere per fare un pasto completo (antipasto, carne, verdura, frutta,
dolce) e quello paradigmatico delle alternative possibili (pasta, minestra ecc.).

SINCRONIA E DIACRONIA

Le lingue possono cambiare nel corso del tempo.


Lo studio del cambiamento linguistico è detto diacronico: studio di un fenomeno attraverso il
tempo.
Lo studio della lingua a prescindere dalla componente temporale è detto sincronico: studio di
un fenomeno che è rapporto tra elementi simultanei.
Si noti che ‘sincronico’ non vuol dire ‘presente.
AB asse della sincronia: concerne i rapporti tra elementi linguistici coesistenti, con
l’esclusione dell’intervento del tempo (simultaneità)
CD asse della diacronia: concerne i cambiamenti lungo l’asse del tempo (successioni)

IL SEGNO LINGUISTICO.

Una parola è un segno. Un segno è un'unione di significato e significante. Se diciamo libro


questa unità è formata da un significante che è la forma sonora che noi realizziamo dicendo
libro (la forma grafica se stiamo scrivendo o stampando) e di un significato, che è la
rappresentazione mentale che abbiamo di ‘libro’. Il significato non è la ‘cosa’ come libro ma il
‘concetto’ di libro.

Proprietà del segno:

1. Distintività → es: lotte si distingue da botte che si distingue da notte


2. Linearità → il fatto che il segno ha un'estensione nel tempo (se orale) e nello spazio
(se scritto) implica una successione, un "prima" e un "dopo" ed è veicolante del
significato→ es: dire L'alunna odia il professore è ben diverso dal dire Il professore
odia l'alunna!
3. Arbitrarietà → non esiste alcuna legge di natura che impone di associare al
significato ☼ al significante /sole/ e viceversa, ma deriva da una convenzione
sociale, un accordo comune

→ ci sono delle eccezioni all’arbitrarietà del segno e sono costituite da quelle forme che si
chiamano onomatopeiche, come ad esempio sussurrare, tintinnare, tamburellare

I segni possono essere:

1. Linguistici → la parola scritta oppure orale

→ sono lineari

→ disciplina che li studia = linguistica


1. Non linguistici → linguaggio non verbale (es: segnaletica stradale, occhiaie, postura
dell'ascoltatore, linguaggio dei fiori)

→ non sono lineari

→ disciplina che li studia = semiologia/semiotica

LE FUNZIONI DELLA LINGUA


Secondo Roman Jakobson le componenti necessarie per un atto di comunicazione
linguistica sono sei:
1) il parlante
2) ciò di cui si parla
3) il messaggio
4) il canale attraverso cui passa la comunicazione
5) il codice
6) l’ascoltatore

A ciascuna di queste componenti Jakobson fa corrispondere una funzione linguistica diversa


secondo lo schema seguente.
1) emotiva
2) referenziale
3) poetica
4) fàtica
5) metalinguistica
6) conativa

La funzione emotiva (o espressiva) è quella che riguarda il parlante, si realizza quando il


parlante esprime stati d’animo, quando il parlare (o lo scrivere) è più inteso ad esprimere
che a comunicare qualcosa a terzi. Il genere letterario che più corrisponde alla realizzazione
della funzione emotiva è la poesia lirica.

La funzione referenziale è una funzione informativa, neutra per così dire (per esempio, il
treno parte alle sei).

La funzione fatica è quella che si realizza quando vogliamo controllare se il canale è aperto
e funziona regolarmente dunque espressioni come mi senti?, mi ascolti?, cisei? realizzano
bene questa funzione.

La funzione metalinguistica si realizza quando il codice viene usato per parlare del codice
stesso: per esempio una grammatica realizza pienamente la funzione metalinguistica.

La funzione poetica è forse la più complessa. Secondo Jakobson si realizza la funzione


poetica quando il messaggio che il parlante invia sll’ascoltare è costruito in modo tale da
costringere l’ascoltatore a ritornare sul messaggio stesso per apprezzare il modo in cui è
formulato.
LINGUE E DIALETTI
In Italia si parla ‘italiano’ standard. Se qualcuno però si addentra nel quartiere di castello a
Venezia non sentirà italiano, sentirà il dialetto veneziano. Un parlante si ‘porta dietro’ una
certa patina che ne denuncia la provenienza. Per cogliere questo fatto, si dice che esistono
quelli che vengono chiamati ‘italiani regionali’. Avremo dunque:
- italiano standard
- italiano regionale
- dialetto locale

In realtà il quadro delineato è ancora più complesso perché ogni lingua è


stratificata, sia socialmente che geograficamente. Esiste infatti:

- italiano scritto
- italiano parlato formale
- italiano parlato informale
- italiano regionale
- dialetto di koiné
- dialetto di capoluogo di provincia
- dialetto locale

L’italiano scritto rappresenta la forma più austera della lingua.


L’italiano parlato formale è quello che usiamo nelle occasioni formali.
Il parlato informale è quello che usiamo nelle situazioni non controllate, in
famiglia, con gli amici.
Il dialetto è a sua volta articolato in alcune varietà. Koinè: Lingua comune,
basata sul dialetto attico, diffusa nelle regioni del Mediterraneo
centro-orientale come strumento di comunicazione a partire dal sec. IV a.C.
Dunque in uno stesso luogo possono coesistere diversi registri linguistici ed i
passanti possono anche passare da uno all’altro (il cosiddetto ``code
switching).
E’ infine importante sottolineare che un dialetto è un sistema linguistico a tutti
gli effetti, non è un codice secondario, ridotto, imperfetto.
La differenza tra una lingua ed un dialetto non è una differenza linguistica: è
semmai una differenza sociopolitica proprio perché talvolta il dialetto può
avere un lessico carente in determinati settori.

PREGIUDIZI LINGUISTICI
Le lingue sono spesso oggetto di pregiudizi. Tra queste troviamo:
- le lingue primitive: sistemi morfologici, fonologici, e grammaticali
poco sviluppati e da queste si sono poi evolute le lingue complesse
come le conosciamo oggi.
- Il pregiudizio opposto è quello secondo cui vi sono lingue «logiche» vs
lingue «illogiche». Però non esistono lingue logiche o illogiche, tutte le
lingue hanno una loro logica interna per il semplice motivo che sono
un prodotto della mente umana e debbono poter essere apprese e
tramandate.
- Lingua vsdialetto: la lingua sarebbe un sistema più evoluto del
dialetto. Ogni tipo di affermazione del tipo la lingua X è
superiore/inferiore alla lingua Y è pertanto destituita di fondamento
- Lingue belle vs lingue brutte
- Lingue facili vs difficili

CAPITOLO 3
LE LINGUE DEL MONDO

Le lingue del mondo sono circa 7000. Questo numero può aumentare ancora se anche i vari
dialetti sono considerati lingue. Le più parlate sono il cinese, il mandarino e l’inglese.
Le meno parlate: alcune lingue degli indiani d’America o degli aborigeni australiani.
Come classifichiamo le lingue?
Vediamo i modi di classificare le lingue più significativi da un punto di vista linguistico. Un
criterio potrebbe essere proprio quello del numero di parlanti. Un’organizzazione
appositamente dedita allo studio delle lingue del mondo, la Linguasphere ha proposto sulla
base del numero di parlanti un indice di classificazione che conta 10 ordini di grandezza, che
vanno da 9(lingue che contano più di un miliardo di parlanti) fino a 0(lingue estinte e
fossilizzate). Oltre le altre lingue più parlate troviamo lo spagnolo, il tedesco, il russo e il
francese.
Problema: sono dati da considerare con cautela
Certe lingue che sono ufficialmente diverse come hindi e urdu (India e Pakistan) vengono
considerate un’unica lingua perché i parlanti di entrambe le lingue si comprendono
vicendevolmente
Il numero di parlanti di una lingua include anche quelli che parlano la lingua in questione
come seconda lingua.

Abbiamo visto che tutte le lingue del mondo condividono certe caratteristiche che abbiamo
chiamato universali linguistici.
Ma le similitudini tra le lingue non si limitano a questi, alcune lingue sono più vicine tra loro di
altre.
Come si fa a stabilire questa relazione di vicinanza?
Esistono tre diverse modalità di relazione tra le lingue umane:
- Classificazione genealogica
- Classificazione tipologica
- Classificazione areale

Classificazione genealogica: due lingue fanno parte dello stesso raggruppamento


genealogico se derivano da una stessa lingua originaria (o lingua madre, che è la lingua che
ognuno di noi ha acquisito, da non confondersi con madrelingua)
Es: le lingue romanze tutte derivate dal latino. Queste a loro volta fanno parte di un’unità
genealogica più ampia, quella delle lingue indoeuropee, che costituiscono una famiglia
linguistica.
La famiglia linguistica è l’unità genealogica massima: se due lingue non appartengono alla
stessa famiglia, esse non sono genealogicamente imparentate
Le unità genealogiche di livello inferiore alla famiglia sono gruppi (o classi) che a loro volta
si suddividono in sottogruppi o rami.
Es: l’inglese e l’italiano fanno parte della stessa famiglia indoeuropea ( di cui non fa parte il
cinese) ma appartengono a due gruppi diversi

Classificazione tipologica: due lingue sono tipologicamente correlate se manifestano una o


più caratteristiche comuni
Es: l’inglese e il cinese non sono genealogicamente correlate, ma sono tipologicamente
correlate.

Classificazione areale: affinità tra lingue genealogicamente irrelate. Lingue che hanno
sviluppato alcune caratteristiche strutturali in comune in quanto parlate nella stessa area
geografica.
In questo caso si dice che le lingue in questione formano una lega linguistica
Es: cinese e giapponese non sono genealogicamente imparentate, ma i contatti che hanno
avuto nei secoli ha permesso loro di sviluppare alcuni tratti in comune nonostante si tratti
anche di lingue tipologicamente diverse tra loro

Altri casi di leghe linguistiche: lingue balcaniche (bulgaro, romeno, serbo-croato) che
presentano alcune caratteristiche comuni:
- Assenza dell’infinito
- Articolo postposto (invece di dire ‘la casa’ dicono ‘casa al’
Indoeuropee (genealogicamente relate)

Classificazione genealogica
Le famiglie linguistiche più studiate sono le seguenti:

La famiglia afro-asiatica (o camito-semitica):comprende lingue parlate o estinte, in un’area


che comprende l’Africa settentrionale (Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco), il Medio
Oriente (Libano, Siria, Iraq, Israele, Giordania, Arabia Saudita e altri stati della penisola
arabica). A questa famiglia appartengono l’egiziano, l’arabo e l’ebraico.
La famiglia uralica: comprende numerose lingue parlate in Europa orientale e Asia centrale e
Settentrionale (prevalentemente all’interno della Repubblica russa). Tra queste lingue
incontriamo il finlandese, l’estone, l’ungherese.

La famiglia sino-tibetana: alla quale appartiene ilcinese mandarino, tibetano.

La famiglia nigerkordofaniana: comprende la maggioranza delle lingue parlate nelle nazioni


africane poste a sud del Sahara. La lingua bantu più diffusa è lo Swahili che ha circa 60
milioni di parlanti in diversi stati dell’Africa orientale (Kenia, Tanzania, Uganda ecc.

La famiglia altaica: comprende lingue dell’Asia centrale come il mongolo, nonché la lingua di
una popolazione originaria dell’Asia centrale stabilitasi successivamente nell’Asia minore: il
turco

La famiglia linguistica indoeurpoea: nei primi decenni dell’Ottocento si è scoperto che


un’antica lingua dell’India, il sanscrito, è imparentata con il greco e con il latino.Altri termini
equivalenti a ‘indoeuropeo’ sono arioeuropeo e indogermanico.
La famiglia indoeuropea si suddivide nei seguenti gruppi e sottogruppi;

- Gruppo indo-iranico è suddiviso in due sottogruppi: indiano ed iranico.


Al primo sottogruppo indiano appartengono le lingue antiche del sanscrito e
vedico.Tra le lingue moderne ricordiamo qui l’hindu e l’urdu (cosiddetti dialetti pracriti)

Il sottogruppo iranico ha:


- Ramo delle lingue iraniche occidentali: persiano antico (IV-IV a.C.) e avestico. Tra
le lingue moderne persiano moderno (Iran) e il curdo
- Ramo delle lingue iraniche orientali: pashto e afgano

Gruppo anatolico: Lingua iittita (area odierna Turchia).


VEDERE SU LIBRO PAGINA 62/63.

Gruppo armeno: rappresentato dalla lingua armen


Gruppo albanese: idem
Gruppo slavo: slavo orientale, occidentale, meridionale
Gruppo baltico: lituano e lettone
Gruppo germanico:
Gruppo ellenico:greco
Gruppo italico
Gruppo celtico: due gruppi gaelico e britannico, al primo appartiene l’irlandese e il gaelico di
scozia, al secondo il gallese parlato in galles e oggi estinto il bretone, parlato in Bretagna.
LA CLASSIFICAZIONE TIPOLOGICA
Abbiamo detto all’inizio del capitolo che due lingue sono tipologicamente correlate
se manifestano una o più caratteristiche comuni, e questa correlazione è
indipendente dal fatto che tali lingue siano apparentate genealogicamente oppure
no. In quali aspetti del linguaggio vengono ricercate queste caratteristiche?
Queste sono state ricercate prima nella struttura delle parole, quindi parliamo di
tipologia morfologica e successivamente in quella dei gruppi di parole e di frasi,
chiamata tipologia sintattica.

3.1 Tipologia morfologica


I tipi morfologici tradizionalmente riconosciuti sono i seguenti:
- isolante: caratterizzato da una totale mancanza di morfologia. I nomi non si
distinguono né per caso (nominativo, accusativo), né per genere, né per numero; i
verbi non si differenziano per persona, numero, tempo, modo ma la forma verbale è
sempre unica. Un esempio è il cinese. Frasi come ‘io ti picchio’ suonerebbe tipo ‘io
picchiare tu’
- agglutinante: in questo tipo ogni parola contiene tanti affissi quante sono le
relazioni grammaticali che devono essere indicate.Es.: Turco
Data una parola come ‘kus’ (uccello) ad essa si può aggiungere il suffisso ‘lar’ per
indiciare il plurale e dopo un suffisso che indica i casi diversi del nominativo,
accusativo etc.

- flessivo (questo distinto a sua volta in un sottotipo analitico e in un sottotipo


sintetico): le diverse relazioni grammaticali sono normalmente espresse da un unico
suffisso
Es.: italiano, latino
Avis (uccello): la parola latina ha un unico suffisso che esprime
contemporaneamente ablativo + plurale.
Un’altra caratteristica è il poter indicare le diverse relazioni grammaticali mediante la
variazione della vocale radicale della parola.
Questo fenomeno è noto come flessione interna.
Esempio: faccio/feci, esco/uscii.
Questo fenomeno è molto diffuso nelle lingue europee ed in quelle semitiche.
Sottotipo analitico: può realizzare le relazioni grammaticali anche mediante più parole (es.
espressione del tempo passato: ho fatto)
Sottotipo sintetico: concentra l’espressione delle relazioni grammaticali in un’unica parola
(es. espressione del tempo passato: feci/exii in latino

- polisintetico o incorporante: una sola parola può esprimere tutte le relazioni che ad
esempio in italiano sono espresse da un’intera frase
Es.: inglese

Caratteri delle lingue agglutinanti (lonely+ness solitudine)


Caratteri delle lingue polisintetiche (horseriding andare a cavallo)
L’italiano è una lingua prevalentemente flessiva, vi sono fenomeno isolanti (come nomi che
non variano di genere , come artista/città) fenomeni agglutinanti (parole con suffisso -mente,
veloce-mente o con più suffissazioni credi-bil-ità) e fenomeni intro-flessivi (vedo-vidii) e
fenomeni incorporanti (pescivendolo/manomettere).

TIPOLOGIA SINTATTICA

Esistono correlazioni sistematiche in tutte le lingue tra l’ordine delle parole nella
frase e in altre combinazioni sintattiche. Le combinazioni sintattiche che vengono
analizzate sono:
1) La presenza di preposizioni o posposizioni
2) La posizione del verbo rispetto al soggetto e all’oggetto nella frase
dichiarativa
3) L’ordine dell’aggettivo rispetto al nome che esso modifica
4) L’ordine del complemento di specificazione rispetto al nome che esso
modifica

Correlazioni sistematiche
VSO/Pr/NG/NA
SVO/Pr/NG/NA
SOV/Po/GN/AN
SOV/Po/GN/NA
(vedere libro pagina 69/70)

Su quanti livelli possiamo studiare una lingua:


Variazione diacronica: cambiamento delle lingue nel tempo
Variazione diatopica: differenze nello spazio geografico
Variazione diastratica: stratificazione sociale. Le articolazioni interne alla comunità
linguistica
Variazione diafasica: variazioni rispetto ai contesti d’uso, al contesto comunicativo
CAPITOLO 4
LA FONETICA

La fonetica (dal greco phoné «voce, suono») è la scienza che studia la voce, ovvero i suoni
prodotti e percepiti dagli esseri umani per comunicare verbalmente.

Rappresentazione ideale del processo comunicativo audioverbale comprende:


● ideazione e produzione del messaggio
● Trasmissione del messaggio in un mezzo
● Ricezione e interpretazione del messaggio

➔ Le fasi (1) e (3) sono le più delicate perché contengono, oltre a una componente
meccanica, motoria, anche una fondamentale componente neurale e mentale.

Processo di comunicazione audioverbale NON PER IL PARZIALE

Un soggetto decide di parlare e dire qualcosa a qualcuno (componente mentale) e il suo


cervello impartisce i comandi che si trasmetteranno a determinati muscoli (componente
neurale)
Gli organi attivati producono sequenze di suoni (componente motoria)
Queste sequenze di suoni, sono dotate di una loro consistenza fisica oggettiva, si propagano
nell’aria e raggiungono l’orecchio dell’ascoltatore (componente fisica).
L’orecchio trasforma gli impulsi meccanici che lo hanno raggiunto (componente meccanica)
in impulsi nervosi che si trasmettono al cervello (componente neurale), dove vengono
interpretati e tradotti in informazione linguistica (componente mentale)

COS’E’ LA FONETICA?

In senso stretto, la fonetica va dal momento in cui gli organi del parlante si mettono in
movimento a quello in cui l’orecchio dell’ascoltatore ha trasformato gli impulsi meccanici in
impulsi nervosi
In senso ampio, la fonetica non può non considerare che a monte della produzione fonica e a
valle della percezione uditiva esiste una complessa attività neuropsicologica e cognitiva. È la
considerazione di queste componenti superiori che qualifica la fonetica come una scienza del
linguaggio e non meramente come una scienza anatomo-fisiologica e fisica.

➔ Viene chiamata fonetica articolatoria la disciplina che studia la produzione di suoni.

➔ Accanto a questa vi è la fonetica acustica che studia sostanzialmente la natura fisica


del suono attraverso l’aria.

➔ Vi è infine la fonetica uditiva o percettiva che studia l’aspetto della ricezione del
suono da parte dell’ascoltatore.
Queste tre fonetiche, pur diverse per le conoscenze che presuppongono e per i metodi e le
tecniche di analisi che utilizzano, si integrano.
L’obiettivo in comune è quello di perseguire la conoscenza del ruolo della voce
nel processo di comunicazione audioverbale.

APPARATO FONATORIO E MECCANISMO DI FONAZIONE


Un suono è prodotto dall’aria che viene emessa dai polmoni, sale lungo la trachea,
attraversa la laringe, sede delle corde vocali. Dopo aver superato la faringe, l’aria
giunge alla cavità orale e da qui fuoriesce dalla bocca. Il velo palatino può poi
decidere di escludere la cavità nasale o attivarla. Se il velo palatino resta inerte, l’aria
fuoriesce dalla cavità nasale e avremo suoni nasali. Se questo si sposta all’indietro
chiudendo la comunicazione tra faringe e cavità nasale l’aria fuoriesce dalla bocca ed
avremo suoni orali.

Gli organi che svolgono una funzione importante nella fonazione sono:
- la lingua: il più importante degli organi mobili, composta da una radice, da un
dorso e da un apice;
- il palato duro;
- il palato molle o velo;
- gli alveoli;
- i denti;
- le labbra.

PARAMETRI DI CLASSIFICAZIONE
1. Modo di articolazione: modalità in cui vengono posizionati labbra, lingua e velo
palatino per produrre un determinato suono;
2. Punto di articolazione: Il flusso d’aria necessario per produrre un suono può
essere modificato in diversi punti dell’apparato vocale (labbra, denti, alveoli, palato,
faringe) ed ognuno di questi punti è chiamato punto di articolazione.
3. Sonorità (la vibrazione – suono sonoro – o meno – suono sordo – delle corde vocali).

PARLATO E SCRITTURA
La comunicazione audioverbale avviene attraverso la produzione e la percezione di
blocchi fonici di varia grandezza, modellati al loro interno da una certa intonazione,
da variazione di velocità, dalla posizione degli accenti, e a volte delimitati da due
pause. Molti parlanti appartenenti ad una comunità che usa una scrittura alfabetica
sono convinti, a torto, che il parlato si presenti all'incirca come lo scritto. In realtà,
l'analisi fonologica mostra che ciascun blocco comunicativo parlato è un continuum
in cui non solo è a volte molto difficile individuare i confini tra i singoli foni e le
singole parole, ma in cui si osserva anche come la realizzazione dei foni sia sempre
molto variabile, e come essi si influenzino a vicenda.
L'analisi fonetica mostra infine come la prosodia, cioè l'insieme dei fenomeni come
pause, variazioni di velocità dell'eloquio, variazioni di altezza e di volume, svolga un
ruolo importantissimo nella scansione del messaggio, mentre la scrittura da della
prosodia solo una rappresentazione parziale e sommaria.

LINGUA PARLATA
I suoni che produciamo quando parliamo, e che i nostri interlocutori percepiscono,
possono essere prodotti e percepiti in condizioni profondamente diverse.

La qualità articolatoria, fisica e percettiva dei suoni che vendono prodotti può variare
nelle varie situazioni: il parlato più accurato e scandito viene detto iperarticolato,
quello più informale e trascurato viene detto ipoarticolato.

Il parlato iperarticolato, al contrario dell'altro, richiede a chi parla molto lavoro,


molta attenzione e molto controllo ma è di più facile interpretazione per chi ascolta.

Ogni parlante sceglie (+ o - consapevolmente) il livello di articolazione che giudica


più adeguato alla situazione in cui si trova a parlare: se ritiene che il suo interlocutore
abbia già informazioni su quello che gli vuole dire, sceglierà una forma tendente alla
ipoarticolazione, assumendo che l'ascoltatore, nell'interpretare il messaggio
foneticamente povero, ricorra a informazioni esterne come mimica e gesti.

Attenzione: «ipoarticolato» non ha niente a che vedere con dialettale/non


standard/scorretto. Si tratta di meccanismo articolatorio meno accurato

LE PRATICHE IN FONETICA

La pratica più frequente in fonetica è quella di osservare quasi esclusivamente il


parlato che tende alla iperarticolazione, nel quale sono certamente più evidenti le
caratteristiche ideali dei suoni.

APPLICAZIONI DELLA FONETICA


In linguistica, la fonetica fornisce la descrizione delle caratteristiche foniche di lingue
standard, di varietà regionali, di dialetti, di varietà sociali o stilistiche. Nell'ambito
dell'insegnamento delle lingue straniere, fornisce il materiale da utilizzare negli
esercizi di produzione e in quelli di comprensione della lingua oggetto di studio.

Alcune applicazioni al di fuori delle scienze del linguaggio propriamente dette:

1) nell'ambito della rieducazione fonica di pazienti affetti da disturbi del linguaggio


2) In ambito giudiziario, per il riconoscimento di parlanti la cui voce è stata
intercettata o registrata

3) E' attuale anche il problema dell'interazione verbale uomo-macchina

4) In psicologia, per una scelta mirata del materiale fonico da usare nei test.

GLI ALFABETI STORICI E GLI ALFABETI FONETICI

In una rappresentazione scritta della fonetica, è indispensabile far ricorso a qualche


notazione grafica dei foni di cui si parla, cioè ad una trascrizione.

I segni alfabetici in uso ormai per tutte le lingue occidentali e per numerose lingue
dell'Asia e dell'Africa, rappresentano un tentativo di rendere graficamente i suoni
delle varie lingue.

Ma anche lingue che usano uno stesso alfabeto assegnano molto spesso agli stessi
simboli alfabetici, o lettere, valori diversi (una causa dell'incongruenza è che
l'alfabeto ideato per una lingua [quello latino] viene poi usato e adattato anche ad
altra lingue; un'altra è il fatto che mentre l'ortografia è tendenzialmente stabile nel
tempo, la lingua parlata subisce molte mutazioni).

Inoltre, anche all'interno di una singola lingua si danno molto spesso casi di non
regolare corrispondenza tra foni e lettere. In italiano, ad esempio, in quasi, casa,
chino ad uno stesso fono iniziale corrispondono tre diverse grafie ( q, c, ch), mentre
in cena e cassa alla stessa grafia corrispondono due diversi foni. Per questi motivi, i
linguisti hanno fatto ricorso a sistemi di trascrizione dei foni basati su un principio di
corrispondenza regolare tra foni e segni grafici. Un alfabeto fonetico assegna
univocamente a ciascun fono uno e un solo simbolo.

L'alfabeto fonetico più diffuso è il cosiddetto Alfabeto Fonetico Internazionale,


indicato con la sigla francese API (Association Phonétique Internationale) o con
quella inglese IPA (International Phonetic Association) dal nome dell'organismo che
l'ha proposto alla fine del XIX sec.

TAVOLA SIMBOLI FONETICI:


TAVOLA VOCALI

La trascrizione fonetica
La trascrizione fonetica è un'operazione consistente nel rappresentare per iscritto la forma
fonica di una parola. Lo scopo di una trascrizione fonetica può essere prescrittivo, come
accade nei dizionari, dove accanto ad ogni lemma è riportata la sua trascrizione secondo la
pronuncia standard. Oppure lo scopo può essere descrittivo, come accade quando si debba
annotare graficamente il comportamento fonico di un parlante oggetto di un'indagine
linguistica.

Una trascrizione fonetica rappresenta sempre una certa astrazione, o una semplificazione dei
dati. Infatti la realtà fonica è costituita da una infinita varietà di possibili realizzazioni,
mentre qualunque sistema grafico deve comprendere un numero ridotto di simboli,
eventualmente però arricchito da segni diacritici posti accanto, sopra o sotto i simboli per
specificare meglio il valore fonetico.

Il grado di questa semplificazione è arbitrario: può essere ricca di dettagli ( trascrizione


stretta) oppure più approssimativa ( trascrizione larga).

La sequenza trascritta va sempre racchiusa tra parentesi quadre [ ]


Per evitare ogni forma di confusione tra forme ortografiche e forme fonetiche

L'apparato fonatorio e la fonazione

Anatomia

L'apparato fonatorio è l'insieme delle strutture anatomiche che l'uomo utilizza per parlare. E'
formato da organi che svolgono primariamente altre funzioni. Essi sono:

a) i polmoni, la cui funzione nella fonazione consiste nel fornire un flusso d'aria che
viene spinto verso l'esterno con l' espirazione.

b) i bronchi e la trachea

c) la laringe, che costituisce il proseguimento superiore del tubo della trachea. Al suo
interno essa presenta due pliche, rivestite di mucosa, dette pliche vocali (le "corde vocali").
Le pliche durante la normale respirazione silente restano separate; quando però i piccoli
muscoli vocali che si trovano all'interno delle pliche si contraggono, queste occludono
parzialmente o totalmente il passaggio dell'aria; la parte della laringe che comprende le
pliche è detta anche glottide e lo spazio che le separa è detto rima glottidale.

d) proseguendo nel percorso verso l'esterno l'aria passa dalla laringe alla faringe.

e) In corrispondenza della parte più alta della faringe (rinofaringe) si trova il velo
palatino (o palato molle), organo muscolare che separa la rinofaringe dalla cavità orale.

f) l' ugola: un organello che pende dal margine inferiore del velo del palato; visibile in
fondo al cavo orale

g) la cavità orale nel suo complesso, che va dal velo del palato alle labbra.
h) la lingua, ’organo più mobile dell’apparato fonatorio. Ha come funzioni primarie
quelle di favorire la deglutizione del cibo e quella di organo del senso del gusto.
Posteriormente è attaccata alla base del cavo orale, mentre la sua parte anteriore si può
muovere liberamente

Radice: parte posteriore, in direzione della faringe

Dorso: parte centrale, all’altezza del velo e del palato

Punta o apice: estremità libera, a contatto con i denti

i) il palato duro (il palato) è a cupola ossea, rivestita di mucosa, che sovrasta la cavità
orale separandola dalle cavità nasali.

j) gli alveoli dei denti, leggeri rigonfiamenti dove le radici degli incisivi sollevano la
mucosa.

k) i denti, fra cui quelli direttamente coinvolti sono solo gli incisivi

l) le labbra

m) le cavità nasali (destra e sinistra, separate dal setto nasale). Sono Pareti costituite
da ossa cave e porose, rivestite di mucosa. Partecipano alla fonazione solo quando il velo
palatino si trova nella posizione di riposo e consente il passaggio dell’aria espiratoria verso il
naso attraverso la parte superiore della faringe

Gli organi fonatori si dividono in organi mobili e organi fissi, a seconda che intervengano
nella fonazione con movimenti attivi o solo passivamente, in quanto raggiunti da un organo
mobile.

Organi mobili: intervengono nella fonazione con movimenti attivi (pliche vocali, lingua,
labbra, velo palatino)
Organi fissi: intervengono nella fonazione passivamente (denti, alveoli, palato duro, faringe)
Durante la fonazione, un flusso d’aria proveniente dai polmoni (aria espiratoria) viene spinto
verso l’esterno attraverso la laringe, la faringe, la cavità orale (a volte anche le cavità nasali),
le labbra
Ma a differenza di quanto accade durante la normale respirazione, nella quale l’aria entra e
esce liberamente dai polmoni senza incontrare alcun ostacolo, nella fonazione l’aria incontra
lungo il suo percorso verso l’esterno uno o più ostacoli, cioè dei restringimenti parziali
oppure delle occlusioni complete del canale che attraversa, e solo dopo aver superato questi
ostacoli può raggiungere l’esterno
È proprio l’incontro tra il flusso dell’aria espiratoria e questi ostacoli di vario tipo, situati in
diversi punti del sistema fonatorio, a produrre il suono tipico di ciascun fono.
In assenza di ostacoli l’espirazione sarà del tutto silenziosa.
IL MECCANISMO LARINGEO

Un primo ostacolo sul percorso può trovarsi nella laringe, al livello delle pliche vocali.

Quando l'aria espiratoria, che i polmoni continuano a spingere verso l'esterno, si viene ad
accumulare a ridosso dell'ostacolo costituito dalle pliche vocali combacianti aumenta la
pressione subglottidale. Si crea così un contrasto tra due forze opposte: la tensione
muscolare, e la pressione subglottidale, che cerca di aprire la strada al passaggio dell'aria.

Quando questa pressione diventa più forte della tensione muscolare, l'aria forza l'ostacolo e
procede verso l'esterno. A questo punto la forza muscolare torna ad avere il sopravvento e le
pliche si riuniscono, ed il ciclo ricomincia. Ciascun ciclo dura, mediamente, circa 5
millisecondi per le voci femminili e 10 ms per quelle maschili.

La successione dei cicli di apertura e chiusura della glottide viene chiamata meccanismo
laringeo, oppure, più impropriamente, vibrazione delle pliche vocali.

Nel corso della fonazione il meccanismo laringeo si attiva solo per la produzione di alcuni tipi
di foni, mentre resta inattivo in altri. I foni in cui il meccanismo laringeo è attivo sono detti
sonori, quelli in cui le restano rilasciate e inattive (nessuna vibrazione laringea) sono detti
sordi.

La laringe si attiva anche con atteggiamenti delle pliche intermedi tra la totale apertura e la
totale chiusura. In particolare nel mormorio, in cui le pliche sono tenute insieme debolmente
e solo nella porzione anteriore, in modo che posteriormente l'aria passi e anteriormente
vibrino in modo debole.

Il bisbiglio,in cui pure resta un passaggio per l'aria posteriormente, mentre anteriormente le
pliche sono serrate con molta forza e quindi non vibrano.

VOCALI E CONSONANTI

L’aria espiratoria, superato il primo ostacolo costituito dalla (eventuale) attivazione del
meccanismo laringeo, raggiunge le cavità superiori (faringe poi cavità orale e eventualmente
cavità nasali) che intanto avranno assunto grazie ai movimenti degli organi mobili (velo
palatino, lingua e labbra) una particolare configurazione articolatoria
Se l’aria incontra restringimenti o occlusioni in qualche punto del suo percorso verso
l’esterno, il fono prodotto è una consonante
Questa sarà sorda in assenza di meccanismo laringeo, sonora in sua presenza

Se la configurazione articolatoria degli organi superiori non crea alcun ostacolo al passaggio
dell’aria, avremo vocali in presenza di meccanismo laringeo e nessuna produzione di suono
in sua assenza
Altre modalità di fonazione

Nel descrivere i meccanismi di produzione dei foni, si è detto che in tutti i casi è necessario
un flusso d'aria espiratoria; in effetti, questa modalità di fonazione, detta egressiva, è di
gran lunga la più diffusa: un flusso d’aria espiratoria che si dirige dai polmoni verso l’esterno.
Tuttavia, ci sono lingue che usano anche altri meccanismi.

Uno di questi è quello ingressivo, che agisce sul flusso d'aria inspiratoria. Capita ad
esempio quando per la fretta continuiamo a parlare anche mentre riprendiamo fiato.

Un'altra modalità di fonazione è quella avulsiva, completamente indipendente dalla


respirazione. Un esempio di questi foni, detti anche clicks, sono lo schiocco della lingua per
dire "no", il suon di un bacio mandato da lontano, ecc. Sono usati sistematicamente in
numerose lingue africane.

Altre modalità di fonazione:


- Modalità di fonazione eiettiva e iniettiva: dipendono rispettivamente da una
riduzione o un ampliamento del volume complessivo della cavità sopralaringea (con
conseguenti variazioni di pressione dell’aria interna) dovuti a un innalzamento o a un
abbassamento della laringe chiusa, ferma restando un’occlusione nel cavo orale.

- Quando l’occlusione nel cavo orale si rilascia, l’aria esterna entra nel cavo orale
(iniettiva) se questo si è dilatato e la pressione interna è conseguentemente
diminuita, o l’aria interna fuoriesce (eiettiva) se il volume del cavo orale si è ridotto e
la pressione interna è di conseguenza aumentata

FONETICA ARTICOLATORIA
La fonetica articolatoria studia la fisiologia e il funzionamento degli organi fonatori per e
durante la produzione dei suoni linguistici.
Si è soliti operare un’ulteriore distinzione tra fonetica segmentale e fonetica
soprasegmentale: la prima tratta, per definizione, le ‘unità’ linguistiche identificate in forma
di ‘segmenti’ fonici, come vocali, consonanti, sillabe, ecc...;
Soprasegmentale: si interessa dei fenomeni che si sovraimpongono sui segmenti, l’accento, la
durata, etc.

LE VOCALI
Le vocali sono caratterizzate dalla presenza di vibrazione laringea e dall’assenza di ostacoli
nelle cavità superiori
Le vocali sono sempre sonore
La produzione dei vari tipi di vocalici è determinata dagli organi mobili (lingua, labbra, velo
palatino che pur non creando ostacoli al flusso dell’aria, assumono posizioni diverse
modificando così sensibilmente la conformazione delle cavità che l’aria attraversa

Per distinguere e classificare le vocali si osserva innanzitutto la posizione della lingua nel
cavo orale
La lingua può muoversi in due direzioni: in senso orizzontale o antero-posteriore
In senso verticale, dal basso verso l’alto

L’insieme delle posizioni che la lingua può assumere nell’articolazione di foni vocalici ha
approssimativamente l’aspetto di un quadrilatero, di forma trapezoidale, detto trapezio
vocalico

Per convenzione la parte sinistra del trapezio rappresenta la porzione anteriore della cavità
orale e quella destra la porzione posteriore
La forma trapezoidale, con la base maggiore in alto è dovuta al fatto che, quando la lingua è
sollevata, la sua libertà di spostamento in senso antero-posteriore è maggiore che non
quando si muove nella parte bassa del cavo orale
Il lato sinistro è più lungo di quello destro perché nella parte anteriore del cavo orale lo
spazio disponibile per i movimenti verticali della lingua è più ampio che non nella parte
posteriore

Gli spostamenti della lingua oltre i confini del trapezio vocalico, in posizione di maggiore
avvicinamento o di contatto con i vari organi della cavità orale (velo, palato) danno invece
luogo ad articolazioni non vocaliche poiché determinano – con il restringimento o la
chiusura del canale, la presenza di un ostacolo al passaggio dell’aria e quindi rumore
consonantico

All’interno del trapezio vocalico è possibile immaginare un numero teoricamente infinito di


punti, cioè di posizioni della lingua, corrispondenti ad un numero infinito di diversi foni
vocalici

Ma per convenzione si individuano nel trapezio 12 posizioni, ciascuna delle quali corrisponde
ad un insieme di articolazioni simili che vengono identificate con un medesimo simbolo IPA
Le vocali si distinguono in anteriori, centrali e posteriori in base al grado di
avanzamento/arretramento della lingua (da sinistra verso destra).
Dalla linea verticale le vocali si distinguono in alte (chiuse), medio-alte (medo-chiuse),
medio-basse (medio-aperte) e basse (aperte) in base al grado di innalzamento della lingua
rispetto alla posizione di riposo della lingua

Per le determinate caratteristiche articolatorie di un fono vocalico va osservata anche la


posizione delle labbra (vocali labiali e non labiali)
Le vocali sono pronunciate o con le labbra distese (non arrotondate) o con le labbra più o
meno sporgenti in avanti e in varia misura arrotondate
➔ Vocali con arrotondamento : labializzate (le vocali arrotondate sono tutte quelle
posteriori)U, O
➔ Vocali senza arrotondamento: non labializzate E I A

ANTERIORE: cioè la parte più vicina alle labbra


[i] anteriore alta non labializzata

<fili> (it)
<ici> (fr)
<sea> (ingl)

[e] anteriore medio-alta non labializzata

<Venti> (it, numero 20)


<sera> (it)
<ves> (sp)

[ɛ] anteriore medio-bassa non labializzata (cosiddetta e aperta)

<venti> (it, sost. Pl)


<Serra> (it)
<Air> (ingl)

Vocali anteriori

Anche un trascrizione larga mostra coppie minime con una differenza fonica importante non
registrata regolarmente dall’ortografia (tale differenza è registrata in ortografia in fine di
parola caffè …. Perché)
[venti] vs [vɛnti]

Tale distinzione non sussiste in caso di vocali non accentate, come la prima vocale di
<ventina> e <ventoso>

[a] centrale bassa non labializzata

<papa> (it)
<andar> (sp)

[u] posteriore alta labializzata

<tu> (it)
<do> (ingl)

[o] posteriore medio-alta labializzata

<botte> (it, recipiente di legno)


<beau> (fr)
[ɔ] posteriore medio-bassa labializzata

<botte> (it, «percosse»)


<floor> (ingl)

Vocali posteriori

Come nel caso dell’opposizione [e] – [ɛ], anche l’opposizione [o]-[ɔ] è di grande importanza
nelle trascrizione fonetiche dell’italiano ma solo per quel che riguarda le vocali toniche; in
posizioni atone si usa sempre la trascrizione [o] [e]

Le vocali

Tutte le vocali descritte sin qui sono dette orali, perché il flusso dell’aria proveniente dai
polmoni trova il velo palatino in posizione arretrata e d è interamente deviato verso la cavità
orale
Se invece il velo del palato si trova in posizione abbassata, una parte dell’aria espiratoria
passa attraverso le cavità nasali e le vocali vengono dette nasali o nasalizzate
Solo alcune lingue hanno vocali nasali (es. francese e portoghese)

Quando due vocali sembrano trovarsi all’interno della stessa sillaba si dice che
costituiscono un dittongo

It: pau-sa

Si vedano tutte le sequenze del tipo presente in ie-ri, uo-mo in cui un elemento è una
consonante approssimante e un altro elemento è una vocale

Iato: successione di vocali appartenenti a sillabe diverse

Pa-e-se

Le consonanti

Nel caso delle consonanti, il flusso d’aria espiratoria incontra sempre un ostacolo parziale o
totale, lungo il percorso verso l’esterno
Il superamento di tale ostacolo genera il rumore tipico di ciascun fono consonantico
Le consonanti si dividono in sorde e sonore.
Possiamo classificare le consonanti in base ai seguenti parametri

- Modo di articolazione: il tipo di ostacolo che le genera


- Luogo di articolazione: quali organi o parti di organi vengono a creare questo ostacolo
- Assenza/presenza del meccanismo laringeo: natura sorda/sonora della consonante

IMPORTANTE: Qual è la differenza tra vocali e consonanti?


Le vocali sono quei foni articolati senza occlusione del canale articolatorio, l’aria è
libera di fluire, per cui sono detti anche FONI CONTINUI.
Nella produzione delle consonanti invece vi è qualche forma di ostruzione del canale
fonatorio.

Modi di articolazione

Occlusivo: l’ostacolo consiste nel blocco totale del passaggio dell’aria , causato dallo
stretto contatto tra due organi, ad esempio le labbra o lingua e palato.
- L’aria espiratoria proveniente dalle cavità inferiori si accumula dietro l’ostacolo fino a
quando la sua pressione non riesce a forzarlo e a proseguire verso l’esterno. Fase di
totale chiusura del passaggio: occlusione
- A questa segue una brusca riapertura del passaggio/dell’occlusione. Fase di
esplosione
- Le consonanti prodotte con questo meccanismo sono dette occlusive (o plosive)

Fricativo (o spirante): l’ostacolo consiste nell’avvicinamento senza contatto di due organi


articolatori: l’aria può continuare a fuoriuscire sia pure in modo forzato, passando attraverso
la stretta fessura rimasta aperta
- Rumore di frizione
- Le consonanti prodotte con questo meccanismo si chiamano fricative
- Le consonanti fricative sono continue, perché la sorgente del rumore può restare
attiva per un tempo prolungabile a piacere (finché resta fiato nei polmoni)

Affricato: l’ostacolo consiste in un’occlusione determinata dallo stretto contatto tra due
organi. Questa occlusione però non viene rilasciata bruscamente, ma gradualmente e gli
organi dopo essersi staccati restano comunque molto vicini tra loro e permettono il passaggio
turbolento dell’aria nel piccolo spazio che li separa, come nel caso delle fricative
-
Queste consonanti sono dette fricative. Fase di occlusione seguita da una fase di frizione [ts]
Nasale: nel canale orale si determina un ostacolo e contemporaneamente il velo del palato
resta abbassato, permettendo all’aria di defluire attraverso le cavità nasali e di aggirare
l’ostacolo prodottosi nella bocca
L’ostacolo orale è molto debole e non vi si produce rumore [no] l’aria esce dal naso durante
la fase di occlusione
Le consonanti nasali sono continue

Laterale: l’ostacolo è costituito da un’occlusione centrale del canale, provocata dalla lingua,
che però allo stesso tempo consente il passaggio dell’aria lungo i due lati o lungo un solo lato
dell’ostruzione [l]
Le consonanti laterali sono continue

Vibrante: l’ostacolo è prodotto da una debole occlusione intermittente, che cioè si


interrompe e ripristina velocemente un certo numero di volte
Se la debole occlusione si produce una sola volta si ha il modo di articolazione monovibrante
Le consonanti vibranti sono continue

Approssimante (o semiconsonantico, o semivocalico): modo di articolazione al confine tra


l’articolazione vocalica e quella consonantica
Se immaginiamo di produrre vocali via via sempre più alte, ad un certo punto la distanza tra
la lingua e il palato o il velo si sarà talmente ridotta che inizierà a prodursi un rumore di
frizione
Gli organi articolatori sono molto vicini ma non tanto quanto avviene nel caso
dell’articolazione delle fricative, così che al passaggio dell’aria non vi è alcun ru
I foni approssimanti sono generalmente sonori e tendono a confondersi con i suoni vocalici
adiacenti
<ieri>; <uomo>

Luoghi di articolazione

I punti dell’apparato fonatorio nei quali si formano gli ostacoli

Bilabiale: le consonanti bilabiali sono prodotte unendo il labbro superiore ed il labbro


inferiore

occlusive bilabiali: [p] sorda; [b] sonora


Nasale bilabiale: [m] sonora

Labiodentale: le consonanti labiodentali sono prodotte unendo o avvicinando il labbro


inferiore ai denti incisivi superiori. Non abbiamo occlusione perché l’aria passa tra gli
interstizi dei denti comunque
fricativa labiodentale: [f]sorda; [v] sonora
Nasale labiodentale: [ɱ] che occorre solo davanti a labiodentale

Dentale: accostando la punta (apice) della lingua ai denti incisivi superiori. Non è possibile
occlusone perché anche in questo caso l’aria passa comunque tra gli interstizi dei denti

Fricative dentali: [θ], di <bath>

Luoghi di articolazione

Alveolare: accostando la punta (apice) della lingua agli alveoli dei denti incisivi superiori.

Occlusive alveolari: [t] sorda; [d] sonora


Fricative alveolari: [s] sorda; [z] sonora
Affricate alveolari: [ts] sorda; [dz] sonora
Nasale alveolare: [n] sonora
Laterale alveolare: [l] sonora
Vibrante alveolare: [r] sonora

Postalveolare: articolate con la parte anteriore della lingua che si accosta alla parte anteriore
del palato, immediatamente dietro gli alveoli

Fricative postalveolari: [ʃ] sorda (scema); [ʒ] sonora


Affricate postalveolari: [tʃ] sorda; [dʒ] sonora

Palatale: si articolano col dorso della lingua a contatto col palato

Nasale palatali: [ɲ] sonora (gnomo)


Laterale palatale: [ʎ] sonora (aglio)
Approssimante palatale: [j] sonora (ieri)

Velare: si articolano col dorso della lingua a contatto con il velo palatino

Occlusive velari: [k] sorda; [g] sonora


Nasale velare: [ŋ] sonora
Approssimante velare: [w] (uomo)

Uvulare: si articolano col dorso della lingua a contatto con l’ugola

Fricativa uvulare: [ʁ] sonora


LA TRASCRIZIONE FONETICA : Per “trascrizione fonetica” si intende la
rappresentazione scritta dei suoni di una lingua così come vengono pronunciati dai parlanti.
Uno dei mezzi più utilizzati per la trascrizione fonetica è l’alfabeto fonetico internazionale,
IPA (International Phonetic Alphabet).

FONO: realizzazione concreta di qualunque suono del linguaggio

FONEMA : unità linguistiche minime che contribuiscono a determinare il significato di


una parola.
Nella linguistica strutturale, l'unità fonologica minima di un sistema linguistico, dotata di
capacità distintiva e oppositiva ripetto ad altre unità, al cui cambiamento corrisponde un
cambiamento di significato (per es. nella serie c are, g are, p are, b are

● La trascrizione fonetica si fa sempre tra parentesi quadre [ ]​

● Si devono indicare i foni che costituiscono la parola, l’accento e l’eventuale


lunghezza di consonanti (consonanti doppie o geminate) e/o vocali​

● Trascriveremo le consonanti geminate con il raddoppiamento del simbolo IPA


della consonante [ˈkalle]; in caso di consonante affricata raddoppieremo soltanto
il simbolo IPA dell’elemento di occlusione [ˈspatʦio]​

● L’accento si indica con l’apice [ˈ] collocato PRIMA della sillaba tonica (quella
interessata dall’accento)​

● La durata dei foni vocalici si inserisce immediatamente dopo la vocale tonica in


sillaba aperta [:] (crono)​

● Una vocale è lunga se si trova in sillaba aperta, tonica e non in fine di parola
● Non si trascrivono mai «i» e «h» grafiche​​

<ciao> [ˈʧa:o]​<giù> [ˈʤu]​

● Non esistono maiuscole, corsivi, accenti e altri segni di interpunzione

● Alcuni suoni in posizione intervocalica hanno una pronuncia più intensa e


pertanto vanno trascritti in forma geminata​

​/ʎ/: [‘fiʎʎo] ​

/ʃ/: [‘aʃʃa] ​

/ɲ/: [‘raɲɲo] ​

/ts/: [traskrit’tsjo:ne] ​

/dz/: [ad’dzɔ:to]

● Si segnalano le «e» e «o» aperte (ε, ɔ) e chiuse (e, o). Le vocali aperte possono
comparire solo in sillaba tonica, mai atona. ​
● [‘peska] voce del verbo pescare / [‘pεska] frutto​
● [‘botte] barile / [‘bɔtte] percosse

Fricative alveolari [s] e [z]​

● Abbiamo [s]:​
● In inizio di parola seguita da vocale [ˈsala:to]​
● All’interno di parola dopo consonante [inˈsɛtto]​
● All’inizio di parola prima di un fono sordo [ˈspalla]​

● Abbiamo [z]:​
● All’inizio di parola prima di un suono sonoro [zdenˈta:to]
Regole generali​
Nasali​
● Abbiamo [n]:​
● [ˈ na:zo]​
● Abbiamo [ɱ] articolazione labiodentale​
● Davanti a [f] e [v]​
● [iɱˈve:ʧe]​
● Abbiamo [ŋ] articolazione velare:​
● Davanti a [g] e [k]​
● [iŋkoʃˈʃɛnte]

Semiconsonanti o semivocali​

● Sono classificate come approssimanti​
● Il canale orale si restringe di più che per la pronuncia delle vocali chiuse, pertanto
si ha un suono intermedio tra quello delle vocali e quello delle consonanti​
● Di norma sono sempre sonore​
● Condividono proprietà delle vocali (sono articolate come vocali) e delle consonanti
(non possono costituire nucleo sillabico​
● APPROSSIMANTE PALATALE: [j]​
● APPROSSIMANTE VELARE o LABIOVELARE: [w]​
● Le approssimanti non si articolano mai da sole, ma sono sempre
accompagnata da una vocale cui si appoggiano e con la quale formano un
dittongo​
● I dittonghi sono sequenze di vocale e semivocale appartenenti alla stessa
sillaba​
● La vocale, che ha maggiore sonorità, funge da nucleo sillabico e può
ricevere l’accento, mentre la semivocale è meno intensa e non può ricevere
accento​
● I dittonghi possono essere definiti ASCENDENTI o DISCENDENTI, a
seconda della posizione assunta dalla vocale all’interno della sillaba​
Dittonghi​


● Dittongo ascendente: (l’approssimante precede la vocale) la
semivocale non accentata precede la vocale, dunque si ha un
aumento della sonorità nel passaggio dal primo al secondo
elemento​
● Dittongo discendente: la semivocale segue la vocale, quindi si
verifica una diminuzione della sonorità nel passaggio dal primo
al secondo elemento

Ad esempio…​


● [ˈfja:to]​
● [ˈpjɛ:de]​
● [‘kjɔ:do]​
● [ˈfjo:re]​
● [ˈfju:me]​

Discendenti:

Ad esempio…​​
● [ˈdajno]​
● [ˈɛwro]​
● [ˈdej]​
● [‘pɔj]​
● [ˈkawza]
LO IATO

Lo iato è la sequenza di due vocali appartenenti a sillabe diverse,


che pertanto non producono dittongo.​

● Quando non sono presenti [j] e [w] si ha sempre uno iato​


● ​
● [paˈe:ze]​
● [reˈa:me]​
● [aˈɔrta]
● Si ha uno iato anche quando una [i] o una [u] precedute o seguite
da altre vocali sono toniche​
● ​
● In parole come:​

● Calpestìo​
● Tùa​
● Ortografìa​
● Paùra​
● ​LE FRICATIVE:

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