Iliade e Odissea:
poemi a confronto
Il racconto
L’Iliade è un canto di guerra, di dolore, di sangue. È la storia di un eroe, Achille,
che per buona parte del poema è assente, fuori dai combattimenti. È un raccon-
to semplice che narra di due eserciti schierati, delle azioni gloriose dell’una e
dell’altra parte, della vita militare, delle decisioni di capi e divinità.
L’Iliade rende vivo il suo dramma con un racconto d’azione abbastanza lineare
mentre l’Odissea ha uno schema narrativo molto più complesso, con una pri-
ma parte in cui nuovamente ricompare la figura dell’eroe assente, Odisseo, che
però è presente attraverso i ricordi, e le decisioni di chi è rimasto a Itaca, come il
figlio Telemaco. Nella prima parte, infatti, si narra il viaggio di Telemaco alla ricer-
ca di suo padre, che diventa anche la scoperta di Odisseo attraverso gli incontri con
chi lo ha conosciuto: Nestore, Menelao, la bellissima Elena. Ed è sempre attraver-
so le parole di un altro, il cantore Demodoco, che Odisseo entra in scena nella
reggia dei Feaci, dove è ospite dopo un naufragio, come soggetto dell’opera di un
cantore.
Gli eroi
Il racconto dell’Iliade è avvincente, ma l’azione è concentrata nei tanti momen-
ti di ricerca della gloria da parte degli eroi. Tanti sono gli eroi la cui fama risuo-
na ancora oggi e di cui la memoria non si è persa: il possente Diomede così forte
e imbattibile da ferire gli dèi o il forzutissimo Aiace e il coraggioso Antiloco, op-
pure lo sventurato Patroclo: tanti gli eroi, tante le avventure. Ognuno di loro ha
il suo momento luminoso, che è presentato come un piccolo racconto concluso.
Nell’Odissea, invece, uno solo è l’eroe attorno cui ruota tutto il poema, Odisseo.
Ci sono i suoi compagni amatissimi (uno tra tutti, Euriloco) e gli aiutanti speciali,
come per esempio il porcaro Eumeo, il coraggioso figlio Telemaco e il vecchio pa-
dre Laerte: ma tutto si sviluppa in una dimensione più raccolta e familiare.
Il pianto dell’eroe
Ciò che accomuna i due poemi è invece l’insegnamento degli eroi: tutti dan-
no il massimo per ottenere la gloria e non hanno paura di mostrare le lacrime.
Nell’Iliade Achille piange spesso: piange di rabbia, piange di dolore e indimenti-
cabile è il suo pianto commosso insieme al vecchio re Priamo venuto da lui a
Ulisse, copia romana
reclamare il corpo del figlio Ettore.
di una statua di epoca Anche Odisseo piange nella reggia dei Feaci quando Demodoco intona il canto
ellenistica, Città del
Vaticano, Musei
triste della caduta di Troia e il suo è un pianto nobile, non nascosto, tanto spe-
Vaticani. ciale da essere l’occasione per il lunghissimo racconto delle sue avventure.
Le donne e l’amore
L’Iliade mostra un mondo prevalentemente
maschile in cui le figure di donne sono o ecce-
zionali, semidivinizzate come la bellissima Ele-
na, causa e motivo della rovinosa guerra, o la
madre di Achille, l’oceanina Teti che ben poco
ha della donna comune, o sono figure evane-
scenti, distinte a volte crudelmente solo da uno
scambio di consonanti (Briseide e Criseide).
L’unica donna davvero degna di nota è Andro-
maca, le cui parole presentano il valore di un
marito per le donne del mondo dell’Iliade: Etto-
re è per lei marito, fratello, padre e amico. È lei
l’anima dello struggente incontro con Ettore,
alla presenza del figlio Astianatte, quando lo
esorta alla prudenza nell’affrontare l’esercito
L’ultimo incontro di nemico. Le sue parole piene di angoscia sono
Ettore con Andromaca per un secondo allontanate, alleggerite dalla tenera mossa di Ettore che si toglie
e il piccolo Astianatte,
370-360 a.C., Museo l’elmo per non spaventare il piccolo. Una famiglia giovane, unita, tragica parte
di Palazzo Jatta, di un destino di morte.
Ruvo di Puglia.
Moltissime e molto diverse tra loro sono invece le donne dell’Odissea: prima tra
tutte l’intelligentissima Penelope, degna sposa di Odisseo. Lei si comporta in
modo astuto non solo con i Proci ma anche con il marito, tanto aspettato, al quale
però lancia una sfida di riconoscimento; è una donna fortissima, coraggiosa e tena-
ce che non dimentica mai il suo ruolo di regina senza macchia e vive nell’attesa
paziente del marito e di una pace ristabilita.
Anche se sono tante le donne che popolano il mondo dell’Odissea, ognuna di loro è
unica: la pericolosissima maga Circe, l’affascinante Calipso, la dolce Nausicaa, la
John William
Waterhouse, Circe offre
vecchissima Euriclea cui non sfugge nulla, la leggendaria Elena sempre bellissima e
la pozione a Odisseo, Arete, la saggia e potente regina dei Feaci.
1891, Gallery Oldham.
La magia
Nell’Iliade la magia compare in maniera sfumata ed è legata al
mondo della divinità: i cavalli di Achille, Xanto e Balio tanto umani
da piangere, le straordinarie evoluzioni del fiume Scamandro che
diventa umano e con i suoi flutti partecipa ai combattimenti. La
magia in senso stretto appartiene invece di più al mondo dell’Odis-
sea. Compare attraverso personaggi affascinanti come la maga Cir-
ce, che trasforma in porci i compagni di Odisseo con una speciale
erba magica, o attraverso il dio Eolo, che regala a Odisseo un orcio
con i venti per poter tornare a casa. La presenza della magia è segno
che la narrazione si fa più matura, arricchisce la poesia epica di ele-
menti fantastici e la fa diventare quasi una meravigliosa fiaba.
Il nemico
Nell’Iliade il nemico è sia il singolo avversario (e infatti sono presenti moltissimi
duelli corpo a corpo tra due forti eroi) sia l’intera città e l’intero popolo di Troia
per gli Achei; solo il sacro vincolo dell’ospitalità può spezzare questa legge di
odio e di guerra.
Il duello finale tra i due campioni Achille e Ettore chiude il poema: essi sono av-
versari della stessa levatura, così come pari nell’onore sono sia l’esercito troiano sia
quello acheo; solo Zeus sa che il destino di Troia è tragicamente già deciso e fino a
che non si ha il crollo della casata di Priamo con l’uccisione di Ettore, la situazione
sembra di parità e gli dèi intervengono a favore dell’una e dell’altra parte.
Nell’Odissea i nemici sono moltissimi e non tutti umani: il nemico numero uno
di Odisseo è infatti il dio Poseidone che gli impedisce più volte il ritorno a Itaca,
la lotta non può quindi essere pari perché il mondo degli dèi e quello degli uo-
mini sono rigorosamente separati. Odisseo ha però come alleato speciale la dea
Atena (che ha un debole per i vincenti perché già sosteneva Achille nell’Iliade).
I nemici dell’Odissea sono inoltre una sfida all’impossibile: sono sirene dal can-
to micidiale, sono cannibali che non hanno nulla di civile, sono giganti con un
occhio solo che disprezzano gli dèi e tutte le regole umane, sono le pozioni di una
maga che ben conosce l’animo umano, sono mostri marini che terrorizzano le navi.
Contro questi nemici, assai più pericolosi e infidi di un nemico armato, non
basta la forza, ma servono anche delle doti per cui Odisseo ancora oggi è ricor-
dato: l’intelligenza e l’astuzia.
Infine, un tipo particolare di nemico presente nell’Odissea è rappresentato dai
Proci che occupano la casa dell’eroe, ne dilapidano le sostanze e distruggono la
casa di Odisseo approfittando della sua assenza, ma vi sono anche le ancelle
traditrici della fiducia e della memoria del padrone. Contro questi nemici Odis-
seo non avrà pietà, userà il suo arco leggendario per liberare la sua dimora e ri-
cominciare un’esistenza di pace tra gli affetti più veri.