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SUCCESSIONI 

 
Quando parliamo di successioni facciamo riferimento alle
successioni mortis causa (per causa di morte). Il fenomeno delle
successioni è quel fenomeno attraverso il quale il patrimonio di un
soggetto viene trasferito ad un altro che è l’erede. Nell’acquisire le
situazioni giuridiche soggettive attive e passive di un altro soggetto,
nell’esperienza giuridica romana non è solo legato alla morte, ma accanto
ad una successione mortis in causa, esistono anche delle successioni
Inter vivos. Ci sono fenomeni in cui un fenomeno subentra ad un altro:  
 la Manus Maritalis, in cui il marito nel momento in cui
costituisce la mano sulla moglie, subentra totalmente nella
posizione della donna, entrando a far parte di tutti i suoi rapporti
giuridici.  
 L’Adrogatio, che è l’adozione di un soggetto sui Iuris, che si
sottopone alla potestas di un altro soggetto Sui Iuris, dunque,
subisce una capitis Deminutio minima, perché perde il suo
status familiæ, diventando soggetto alieni Iuris, così tutte le
situazioni giuridiche che facevano parte dell’adottato saranno
subentrate dall’adottante;  
Il processo esecutivo, in cui l’esecuzione prevede che ci sia il mancato
pagamento di un debito, dunque devono esserci degli strumenti che
devono costringere il debitore a pagare, inizialmente l’esecuzione era a
natura personale, dove il patrimonio del debitore veniva venduto a chi
comprava il patrimonio del debitore. L’ereditas viene considerata dai
giuristi romani come un complesso di beni che ha una dimensione
unitaria e comprende sia situazioni giuridiche soggettive attive sia passive,
che vengono trasferite all’erede, ma abbiamo dei casi in cui ci sono
situazioni giuridiche che si estinguono con la morte e che non saranno
trasferite all’erede:  
 Obligationes ex delicto: quando viene commesso un delitto,
avendo una natura personale, l’obbligazione risarcitoria non
viene trasmessa all’erede, ma si estingue con la morte
dell’offensore;
 Diritto di Usufrutto, che si estingueva con la morte
dell’usufruttuario, e non è trasmissibile all’erede. 
Augusto introdusse una sorta di tassa di successione, che prende il nome
di Vicesima Hereditantum, imponendo all’erede di pagare il 5% dell’attivo
ereditario, che doveva essere versato all’erario, cioè le tasse del popolo
romano. La successione può essere di diverso tipo: testamentaria o
legittima (nel nostro ordinamento giuridico abbiamo tre tipi di
successione: legittima, testamentaria e la necessaria). Quando la persona
muore ha la facoltà di decidere come disporre dei propri beni per il
tempo in cui avrà cessato di vivere facendo un testamento, che è un
negozio giuridico unilaterale, che viene redatto da una sola parte, dunque
è una dichiarazione di volontà con la quale il soggetto regola i propri
interessi, in questo caso l’interesse è attribuire il suo patrimonio per il
periodo in cui non sarà più in vita; 
La successione testamentaria, quella che si apre nel momento in cui c’è
un testamento, prevale su tutto, nel senso che c’è un principio
nell’esperienza giuridica romana, che è quella del favor testamenti, cioè
non ci sarà una successione legittima, ma testamentaria, tenendo così
conto della volontà del testatore. Il principio del favor testamenti è
talmente forte che era persino previsto che: laddove il testatore non
avesse disposto di tutti i suoi beni all’interno del testamento, andavano
assegnati agli eredi testamentari.  
Se il testamento manca, si apre la successione legittima, in cui il diritto
prevede delle categorie di soggetti che hanno diritto all’eredità in un
determinato ordine. Questa categoria di suscettibili è già
prevista all’interno delle 12 tavole, che indicano le categorie suscettibili in
ordine ben preciso. Gli eredi, nell’esperienza giuridica romana, si dividono
in due macro categorie: necessari e volontari/Estranei. Gli eredi necessari,
allora volta, possono essere divisi in due categorie: Sui et Necessari e i
necessari tantum. I sui et Necessari, sono tutti i soggetti che erano in
potestate nel momento in cui il Decuius era in vita.
Per Decuius intendiamo colui la cui eredità ci si sta occupando. I soggetti
in potestate erano i figli che erano sottoposti alla potestas del padre o la
moglie (Manu Maritalis). Gli eredi Necessari tantum solo gli schiavi
manomessi nel testamento e istituiti eredi (nel diritto civile, lo schiavo
poteva essere manomesso in tre modi diversi, tra questi c’è
la manomissio testamento, in cui il testatore scrive o dice di voler
manomettere lo schiavo, facendolo diventare liberto.) Se voleva istituire
come erede uno schiavo bisognava prima manometterlo e
successivamente istituirlo erede, altrimenti lo schiavo non poteva
ereditare; Gli eredi volontari/estranei erano tutti quelli che non
rientravano nella categoria degli eredi necessari. La distinzione è
fondamentale, perché gli eredi necessari non devono accettare l’eredità,
ma vengono automaticamente immersi nell’eredità senza aver bisogno di
accettarla. Questo poteva avere sia vantaggi che svantaggi; svantaggi
perché possiamo trovare delle ereditas dannose, cioè piene di debiti,
perché con l’acquisto della qualità di erede o con l’accettazione i
patrimoni dell’erede e del defunto si uniscono diventando un unico
patrimonio, infatti l’erede rispondere dei debiti ereditari pagandoli con i
propri beni, e se non si ha la possibilità di rinunciare, si va incontro a
numerosi rischi.  
Furono introdotti dei rimedi a tale situazione: il primo rimedio lo poteva
offrire lo stesso testatore, quando c’era un testamento e istituiva un
erede necessario, poteva abdicare la condizione si volet, cioè con parole
solenni poteva condizionare la sua volontà. Inoltre il pretore romano
concesse lo Ius Abstinendi, cioè il soggetto chiamato all’eredità, poteva
rivolgersi al pretore e chiedere questo diritto, chiedendo la separazione
dei patrimoni (ma per poter usufruire di questo vantaggio era necessario
che non si fosse già in possesso degli affari ereditari.) Questa
problematica non riguardava solo gli eredi necessari, ma poteva
riguardare anche i creditori dell’eredità, perché molte volte anche l’erede
poteva avere molti debiti personali, e ciò poteva danneggiare i creditori
dell’eredità, così i suoi creditori potevano anche aggredire il patrimonio
ereditario, questo rimedio la separatio Bonorun, in cui i creditori
potevano chiedere al pretore la separazione dei patrimoni. Per gli eredi
volontari, invece, si pone il problema dell’accettazione dell’eredità, in cui
l’eredità non sarà assunta in maniera automatica, ma attraverso due
modi: la Cretio, che è un’accettazione formale dell’eredità, è una
dichiarazione solenne con la quale l’erede dichiara espressamente di
voler accettare l’eredità. Poteva essere imposta anche dallo stesso
testatore nei testamenti, in cui il testatore poteva imporre all’erede
volontario di dover accettare eredità entro 100 giorni e farlo in modo
formale, questa creazione prende il nome di Cretio Perfecta, perché se le
vede non accetta in modo formale e nel termine stabilito,
automaticamente perde il diritto dell’eredità; la Pro Erede Gestio è
un’accettazione tacita dell’eredità, in cui l’erede ha un comportamento
concludente e che esprime in modo inequivocabile la sua volontà di
accettare l’eredità. Invece facendo riferimento all’eredità giacente è la
situazione che si trova l’eredità tra la chiamata all’eredità e l’accettazione
dell’erede. I beni ereditari inizialmente vengono considerate come RES
NULLIUS, e ciò comportava che chiunque poteva appropriarsi dei beni
ereditari; Di questi beni ereditari era prevista l’usucapione, che è un
modo di acquisto della proprietà a titolo originario, che si verifica
attraverso un possesso promulgato nel tempo (questo varrà fino a Marco
Aurelio, perché introdusse il crimen Expolatæ Hereditatis, cioè il crimine
per il saccheggio dell’eredità, non potendosi più appropriare dei beni
ereditari). Gli eredi, una volta defunto l’ereditando, per il diritto civile, in
mancanza di testamento verità viene affidata ai sui, che sono i soggetti in
potestate, e hanno diritto a diventare eredi. Se mancano i sui, l’eredità
viene devoluta agli adgnati, che sono i parenti in linea retta maschile. Se
mancano Adgnati, l’eredità verrà devoluta ai Gentiles che sono tutti
coloro che appartengono alla stessa gens e l’eredità viene distribuita
equamente fra tutti i Gentiles. Se liberto muore senza fare testamento
l’eredità viene assegnata al patrono, cioè all’ex Dominus. 
 
 
BONORUM POSSESSIO  
 
Il pretore interviene nella questione ereditaria salvaguardando
determinate categorie di soggetti che venivano esclusi dalle regole del
diritto civile o a dare valore alla volontà del testatore.
La Bonorum possessio, significa essere immersi nel possesso dei beni
ereditari, cioè ci sono determinati soggetti che possono volgere il pretore
alla richiesta di un interdetto che prende il nome di interdetto
quorum bonorum. È un interdetto che serve ad acquistare il possesso dei
beni ereditari. Inizialmente questo processo era solo provvisorio, in cui
l’erede legittimo o gli altri eredi potranno agire nei confronti
del Bonorum Possessio per farsi restituire l’eredità, poiché inizialmente
la Bonorum Possessio prendeva il nome di SINE RE, cioè senza la cosa;
solo successivamente la Bonorum Possessio diventa CUM RE, cioè con la
cosa, ossia la situazione diventa stabile. La Bonorum Possessio è un In
Bonis Habere, cioè ha la proprietà pretoria. La Bonorum Possessio può
essere: Sine Tabulis, Secundus Tabulas, Contra Tabulas.  
 Sine tabulis (senza il testamento) dove l’ipotesi che consideriamo è
quella in cui la persona è deceduta senza lasciare testamento. Ci
sono categorie di soggetti esclusi dal diritto civile: il figlio
emancipato, non rientra più nella categoria dei SUI, perché non è
più in potestate nel momento del decesso del padre, dunque per il
diritto civile non ha diritto alla successione. Il pretore, allora, non
ritenendo giusta l’esclusione, concede  ai figli emancipati:
l’interdicto quorum bonorum, cioè i figli emancipati possono rivolge
al pretore la richiesta di essere immessi nel possesso di beni
ereditari, ma potrebbe crearsi anche uno squilibrio: mentre il figlio
emancipato, quando il padre era in vita, ha potuto acquistare dei
beni per sé, i figli in potestate non potevano farlo, perché tutti gli
acquisti dei soggetti potestate andavano in favore del Pater familias.
Così, per regolare questo squilibrio, il pretore nel momento in cui
concede la Bonorum possesso al figlio emancipato, lo obbliga a
versare una differenza in favore dei figli in potestate che si
chiama: Collatio Bonorum. Ad essere esclusi dal diritto civile tra gli
eredi legittimi non sono solamente i figli emancipati, ma anche i
cognati, cioè la parentela poteva essere di due
tipi: Agnatio e Cognatio: L’Agnatio, era la parentela di linea retta
maschile; invece la Cognatio era la parentela di sangue anche di
linea femminile. I cognati, essendo esclusi dal diritto civile, il pretore
in mancanza di figli emancipati concede anche a questi ultimi, la
facoltà di rivolgersi per chiedere una parte
dell’eredità Bonorum possessio sine tabulis.
Mentre Unde Vir et Uxor (la moglie non in mano del marito non ha
diritto alla vita per il diritto civile) può chiedere al pretore
la Bonorum possessio sine tabulis. 
 Secundus tabulas: Il testamento potrebbe avere anche dei vizi di
forma per esempio: il testamento per aes et libram, richiedeva
l’approvazione dei sette sigilli sulle tavolette testamentarie; i sigilli
erano posti dei testimoni, che assistevano all’atto, e se mancava
almeno uno di questi, il testamento non era valido. Così, il pretore,
per salvaguardare la volontà del testatore, riconosce la facoltà agli
eredi menzionati nel testamento, di chiedere
la Bonorum possessio secondum tabulas, cioè secondo il
testamento.  
 contra tabulas: (contro il testamento) al giorno d’oggi abbiamo la
successione necessaria, cioè abbiamo i legittimari, cioè categorie di
successibili che hanno sempre diritto all’eredità, che sono: i figli e 
coniuge, mentre nel diritto romano non abbiamo la quota di
legittima, però i SUI avevano lo stesso diritto all’eredità, per cui se il
testatore voleva escluderli dal suo testamento avrebbe dovuto farlo
con una DIXIE REDACTIO, cioè avrebbe dovuto espressamente
diseredarli dal testamento. L’importante è che venisse data una
motivazione sul perché si decideva di diseredare un figlio. Inoltre se
il figlio era maschio, dove essere fatta una nominati, cioè
nominativamente. Inoltre il figlio, non poteva essere PRETERITI, cioè
dimenticati nel testamento. Per i preteriti c’erano due rimedi:  
1. il filius preteritis poteva chiedere al pretore
la Bonorum possessio contra tabula, cioè contro testamento,
chiedendo di poter essere messo nei beni testamentari. 
2. Marciano parla della querela in officiosi testamenti (lamentela
per un testamento contrario all’ufficium pietatis, cioè a un dovere
di pietà, che il Pater deve nei confronti del filius) dunque,
secondo marciano, un padre che dimentica un figlio nel suo
testamento senza motivare, è come se avesse scritto questo
testamento Sub colior in sanie, cioè in uno stato di pazzia e di
non lucidità mentale.  
 
TESTAMENTI  
 
Nelle fonti si parla di testamenti Factior, cioè la capacità di fare
testamento può essere attivata e passiva. Il testamento poteva essere
effettuato anche dalle donne, i filis familias, ma solo relativamente al
pecunium castrense. Non potevano farlo i puberi (coloro che aveva
raggiunto l’età della pubertà) i latini Iuniani, i sordi, muti e pazzi, perché il
testamento inizialmente era prevalentemente orale. Il primo tipo di
testamento che troviamo nelle fonti sarà di un periodo antecedente alle
12 tavole e parliamo del testamentum calatis comitis, (testamento
redatto davanti comizi curiate) a volte i comizia curiata erano preceduti
dal pontefix maximus, aveva uno scopo preciso, cioè garantire un erede a
chi non ce l’aveva. Non aveva dei figli in potestate, e aveva necessità di
individuare qualcuno a cui passare il proprio patrimonio, lo poteva fare
dinanzi alla assemblea popolare. Una variante del testamento Calatis
comiziis è il testamento in procintu, perché in questo caso l’assemblea
popolare viene sostituita dall’esercito schierato per la battaglia, cioè il
testamento che può fare il soldato che sta per andare in guerra, dato che
non può riunire i comizia curate gli i da la possibilità di farlo attraverso
l’esercito schierato per la battaglia. Si diffuse un’altra situazione
particolare, in cui la persona in punto di morte poteva decidere di
vendere tutto il suo patrimonio a una persona di fiducia con un atto che
prende il nome di: Mancipatio familiae, che è il trasferimento della
proprietà delle Res Mancipi, che sono le Res Pretiosiores, le cose più
preziose; Le res Mancipi si trasferiscono con la mancipatio. Dalla
mancipatio familiae si sviluppa il testamento per aes et
libram. L’istruzione di erede, secondo Gaio, è caput et fondamentum
totius testamenti, cioè l’istruzione di erede deve essere posta secondo un
certo ordine, in primis bisogna istituire l’erede, perché tutto ciò che viene
detto scritto prima dell’istruzione dell’erede, non produce effetti. È il il
fondamento di tutto il testamento, perché se l’erede non accetta il
testamento tutte le altre disposizioni testamentarie non sono produttive
di effetti. L’istituzione di erede doveva essere nominato con una frase ben
precisa. Un altro tipo di testamento è il: testamentum militis, in cui
poiché la maggior parte dei soldati non conosceva la lingua latina e
avevano il rischio imminente di non poter sopravvivere alla battaglia, si
dava l’opportunità ai soldati di fare il testamento in forma libera, però
tale testamento oppure perdeva di efficacia se era trascorso un anno dal
congedo del soldato. Il testatore, inoltre, poteva fare nel suo testamento
delle sostituzioni, la prima ipotesi di sostituzione era: la substutio vulgaris,
cioè poteva solo stabilire un l’erede e stabilire una sostituzione a
quell’erede; nell’ipotesi in cui questi non avessero potuto o voluto
accettare l’eredità. La Sabstatio pupillaris, cioè istituisco come erede un
impubere, un soggetto che non ha raggiunto ancora la pubertà, però,
prevedo anche un sostituto, nell’ipotesi in cui questo dovesse morire
prima di raggiungere la pubertà. Il testamento non è l’unico documento
con cui si può predisporre il testatore, ma per i beni ma ci sono anche i
codicilli. 
 
 CODICILLI 
 
Sono dei documenti scritti dal testatore, che sono al di fuori del
testamento, perché non richiedono le stesse formalità testamentarie
previste, che servono per istituire dei fede commessi. Un fedecommesso
è un lascito testamentario che viene fatto in forma di preghiera. Fino al
periodo augusteo non c’era nessuno strumento per obbligare l’erede a
dare attuazione alla volontà del testatore, Augusto stabilì che i figli
commessi dovessero essere attuati e istituirono la figura, che era il prete
fede commissarius, che era un magistrato imperiale con il compito di
occuparsi di questa necessità. I codicilli potevano essere richiamati nel
testamento, cioè il testamento poi fa riferimento all’esistenza di un
codicillo in questo caso il codicillo lo si dice confirmato. Quando
sono codicilli confirmati, oltre a prevedere un fedecommesso, possono
anche prevedere dei legati. 
 
 LEGATI  
 
Un legato è una disposizione testamentaria a titolo particolare, cioè un
legato presuppone che ci sia un testamento, al legato viene attribuito un
bene determinato o un complesso di beni, ma il legato è un debito
dell’eredità, perché il legatario avrà diritto, nei confronti dell’eredità, di
mantenere quel bene. L’erede dovrà farsi carico di adempire a questi
legati. Gaio parla di quattro geni dei legatari: di questi due alle effetti
obbligatori e due hanno effetti reali: l’effetto reale, implica il legato che è
in grado di trasferire la proprietà, il che presuppone che questi legati
abbiano ad oggetto beni che fanno parte dell’asse ereditario; Abbiamo
due tipi di legati ad effetto reale: il legato per indicationem e il legato per
praeceprionem. Il legato per praeceptionem, è un pre-legato, cioè un
legato disposto favore di un erede, cioè l’erede, oltre ad aver ricevuto una
parte dell’eredità ha anche ricevuto un legato. La differenza tra il due
legati è percepibile dalle parole che il testatore utilizza per istituire il
tutto; Poiché questi legati hanno effetti reali, può riguardare solo i beni
che fanno parte dell’asse ereditario. Se un legato enunciava un bene, che
non rientrava nell’eredità, tale legato era NULLO, non produceva effetti.
Questo fino a I secolo d.C. quando interviene un senato consulto
Neroniano, che stabilì che i legati nulli venivano in Legati per
damnationes. I legati ad effetto obbligatorio sono: legato per damnatione
e il legatum sinendi modo. Entrambi creare un obbligo, che ricade
sull’erede. Quindi obbligano l’erede a fare\dare qualcosa nei confronti del
legatario. Il Legatario nei confronti dell’erede ha il diritto a pretendere
che venga data attuazione al legato, quindi il legato per Damnatione
potrebbe avere ad oggetto beni che non fanno parte dll’eredità. Il
legatum sinendi modo crea l’obbligo di sopportare il legatario faccia
qualcosa. Se il testatore avesse distribuito il patrimonio attraverso dei
legati, l’erede non aveva alcun interesse ad accettare l’eredità, perché in
quel caso sarebbe stato un’eredità dannosa, proprio per evitare questo,
intervennero delle leggi per cercare di limitare un numero di legati
all’interno del testamento: Lex furia testamentaria, stabilì che il legato
non potesse avere un ammontare superiore a 1000 assi, ma questa Lex
non riuscì a far superare il problema. Una soluzione definitiva si ebbe con
una Lex del 40 a.C: Lec Acilia, che introdusse la regola della quarta acilia,
cioè si poteva disporre del proprio testamento di legati, ma 1\4 dell’asse
ereditario doveva essere necessariamente attribuito all’erede. Se il
legatario non riusciva ad ottenere dall’erede quanto gli spettava, il
pretore dispose un’azione che prende il nome di Actio legati, che veniva
richiesta dal legatario in danno dell’erede per costringerlo ad adempire al
legato.
 
DONAZIONI 
 
Nell’esperienza giuridica romana, la donazione non esce né come
contratto, né come negozio giuridico autonomo. Nel nostro ordinamento
giuridico, la donazione è un contratto perché richiede l’accettazione del
donatario. Oggi la donazione è un contratto a titolo gratuito, perché il
donatore dona per spirito di liberalità. Nell’esperienza giuridica Romana,
fino all’età post-classica, la donazione è la causa, cioè rientra tra gli scopi
che gli atti traslativi della proprietà possono avere con la Traditio. La
donazione è una causa, che giustifica il trasferimento della proprietà. Le
donazioni, cioè i trasferimenti a titolo donativo, vennero visti con sospetto,
perché la diffidenza verso forme del patrimonio senza un rispettivo era
evidente. Così nel 204 a.C. intervenne una Lex, che prese il nome di Lex
cincia, che stabiliva fosse ammesso il trasferimento della proprietà con
causa donativo, ma entro un certo ammontale, cioè non si poteva superare
un certo ammontale. Non sappiamo molto di questa legge, perché non ci è
pervenuta, ma questa Lex era inperfecta. Nell’esperienza giuridica romana
c’erano tre tipi di Lex: Perfecta, Minus quam Perfecta e imperfecta. 

-Perfecta: E quando vieta un determinato comportamento e se viene


compiuto l’atto in cui l’azione e di questa Lex, l’atto è nullo e si va
incontro ad delle sanzioni.

-minus quam Perfecta:  È una legge che vieta l’atto, ma l’atto compiuto e
comunque produttivo di effetti è valido, ma ci sono solamente delle
sanzioni.

-Imperfecta: dieta l’atto, ma l’atto compiuto in violazione è comunque


valido e non si va incontro ad delle sanzioni.

Nella Lex cincia, imperfecta, significava che se veniva eseguita una


donazione oltre limiti consentiti, la donazione era comunque valida, perché
non era prevista alcuna sanzione, inoltre era previsto che questo limite
della donazione ultra-modum non operasse nei confronti di alcune
categorie di soggetti. Il pretore, però, concesse un exceptio legis cinciæ, in
cui se la donazione era stata promessa in donazione del limite stabilito
della Lex cincia, nel momento in cui il donatario chiamava in giudizio il
donante per far eseguire la donazione, questo poteva opporre l’exceptio
legis cinciæ, dunque paralizzava la richiesta del donatario. Per questo
motivo si distingue tra donazioni perfette e donazioni imperfette: le
donazioni perfette sono donazioni effettuate o entro il limite della Lex
cinciae O perché sono effettuate in favore di persone certe o perché sono
state già eseguite. Si dicono imperfette tutte le altre donazioni. A partire da
Costantino (età post classica) che ben delineata la donazione come negozio
giuridico, richiedendo anche delle formalità particolari per effettuare una
donazione

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