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La diagnosi preimpianto

M.L. Di Pietro*, A. Giuli° e A. Serra°°

I “perché” della diagnosi preimpianto

Il ricorso alle tecniche di riproduzione artificiale extracorporea,


che implica la produzione e il trasferimento di due o più embrioni al
fine di aumentare il successo in termini di “bambini in braccio”, do-
po 25 anni di intenso lavoro trova ancora difficoltà insormontabili.
Era emerso chiaramente che gli scarsi successi erano da attribuire, in
notevole parte almeno, a gravi alterazioni dell’informazione geneti-
ca degli embrioni intervenute a causa della stessa tecnologia utiliz-
zata per la loro preparazione; ed era apparsa evidente la necessità di
una selezione più accurata degli embrioni da trasferire in utero. La
via si aprì nel 1990, quando A.H. Handyside1 e collaboratori pubbli-
carono la prima nascita di gemelli, il cui sesso era stato identificato
utilizzando cellule prelevate dagli embrioni prima dell’impianto. La
nuova tecnica di selezione, denominata “Diagnosi Genetica Preim-
pianto” (DGP), secondo gli stessi autori, avrebbe reso “possibile tra-
sferire in utero solamente gli embrioni non malati”, ed evitare “il ri-
schio di dover ricorrere all’aborto dopo la diagnosi negli stadi più
avanzati della gravidanza”.
Di fatto, questa possibilità divenne la ragione principale dell’e-
stensione della riproduzione extracorporea anche alle coppie a ri-
schio di figli affetti da malattie genetiche.2
In realtà, la PGD, impostasi come misura precauzionale nella pra-
tica medica della riproduzione artificiale extracorporea, si sta tra-

* Associato di Bioetica, ° Dottoranda di ricerca, Istituto di Bioetica °° Emerito di Genetica


umana, Facoltà di Medicina e Chirurga “A. Gemelli”, Università Cattolica del S. Cuore - Roma.
(Recapito per la corrispondenza: mldipietro@rm.unicatt.it).

1 HANDYSIDE A.H., KANTOGIANNI E.H., HARDY K., WINSTON R.M., Pregnancies from bio-
psied human preimplantation embryos sexed by Y-specific DNA amplification, Nature 1990,
344: 768-770.
2 HANDYSIDE A.H., Fertilizzazione in vitro e diagnosi genetica preimpianto per la preven-
zione delle malattie ereditarie, in KEYE W.R., CHANG R.J., REBAR R.W., SOLULES M.R. (a
cura di), Infertilità. Valutazione e trattamento, Roma: Verducci Ed., 1996: 920.

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sformando a poco a poco in una vera e propria misura eugenica ne-


gativa da applicare in tutte le famiglie dove è presente il rischio di
avere figli affetti da serie malattie a causa di alterazioni cromosomi-
che o geniche presenti nei genitori. Anzi, sono state individuate an-
che indicazioni “sociali” al ricorso alla diagnosi preimpianto, come -
ad esempio - la selezione degli embrioni in base al sesso al di fuori
dell’ipotesi di malattie X-linked e la selezione di embrioni a scopi
“terapeutici” a beneficio di terzi.

Le prime fasi dello sviluppo embrionale

Per una migliore comprensione delle metodiche utilizzate nella


diagnosi preimpianto e dei tempi di esecuzione, è utile un breve ri-
chiamo a quanto avviene nei primi quindici giorni circa dello svilup-
po embrionale.

Le prime fasi dello sviluppo embrionale. L’embrione umano inizia


il proprio sviluppo al termine del processo di fertilizzazione, cioè al
momento in cui uno spermatozoo, riconosciuto come umano della
proteina ZP3, attraversata la zona pellucida che circonda l’ovocita e
superato lo spazio perivitellinico, ne raggiunge la membrana e penetra
nel citoplasma sotto l’azione delle fertiline α e β, prodotte dallo sper-
matozoo, e l’azione trainante dei micovilli citoplasmatici che si allun-
gano ad inglobarne la testa. È avvenuta la fecondazione o singamia, il
momento di inizio di un nuovo soggetto umano, caratterizzato da un
“dialogo complesso tra l’ovocita e lo spermatozoo”.3 La fusione sper-
matozzo-ovocita stimola l’attività metabolica della nuova cellula. Ne
è espressione la variazione di composizione ionica della cellula uovo,
dovuta ad un aumento improvviso e e transitorio della concentrazione
intrcellulare di Ca2+ sotto il controllo della oscillina,4 una proteina pa-
terna recentemente scoperta; modificazione che si diffonde rapida-

3 GILBERT S.F., Developmental Biology, Souderland (Mass.): Sinauer, 2000: 43.

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mente come un’onda detta “onda calcio” (calcium wave) attraverso


tutto l”uovo fertilizzato, segnalando la sua attivazione. Questa nuova
cellula è lo zigote, l’embrione unicellulare (one-cell embryo); una
nuova cellula, diversa da quelle del padre e della madre, che inizia a
operare come un nuovo sistema, cioè come una unità, un essere viven-
te ontologicamente uno, come ogni altra cellula in fase mitotica, ma
con alcune peculiari proprietà. Due, in particolare, devono essere sot-
tolineate: lo zigote ha una sua precisa identità ed è intrinsecamente
orientato e determinato a un ben definito sviluppo. Identità e orienta-
mento che dipendono essenzialmente dal suo genoma o informazione
genetica, che porta scritta nel suo DNA. In realtà questa informazione,
sostanzialmente invariante, stabilisce la sua appartenenza alla specie
umana e la sua identità biologica individuale, e porta un piano-pro-
gramma codificato che lo dota di enormi potenzialità morfogenetiche,
cioè di capacità intrinseche che si attueranno in modo autonomo e gra-
duale durante il processo di sviluppo rigorosamente orientato. Tra le
molte attività coordinate di questa nuova cellula, durante un periodo
di circa 20-25 ore, tre meritano particolare menzione, perché esprimo-
no la coordinata attività di questo nuovo essere.
1) La reazione corticale. È una delle prime conseguenze della sin-
gamia, e consiste nella liberazione di enzimi idrolitici - quali protei-
nasi, perossidasi e altri - nello spazio perivitellinico, da parte di mi-
gliaia di granuli corticali, simili a lisosomi, situati immediatamente
sotto la membrana plasmatica della cellula uovo. Gli enzimi, così li-
berati, entrando nella zona pellucida inattivano le molecole recettrici
degli spermatozoi e ne provocano il suo indurimento, contribuendo
così a prevenire la polispermia, cioè la fecondazione della cellula uo-
vo da parte di più di uno spermatozoo e, soprattutto, a isolare e pro-
teggere il nuovo soggetto umano che inizia il proprio ciclo vitale.5
2) La organizzazione del nuovo genoma. Questo rappresenta il prin-
cipale centro informativo per lo sviluppo del nuovo essere umano e di
tutte le sue ulteriori attività. Alla fusione dei due gameti, attraverso

4 WITHAKER M., SWANN C., Lighting the fuse at fertilization, Development 1993, 117: 1-
12; PARRINGTON J., SWANN K., SHEVCHENKO V.I., ET AL., Calcium oscillation in mammalian
eggs triggered by a soluble sperm protein, Nature 1996, 379: 364-368.
5 SHAPIRO B.M., Control of oxidant stress at fertilization, Science 1991, 252: 533-536.

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un’attività coordinata, riprende immediatamente la meiosi II dell’ovo-


cita,6 a cui segue l’espulsione del secondo globulo polare, portando co-
sì - se tutto procede regolarmente - a 46 il numero dei cromosomi dello
zigote. Entro tre-sei ore dall’incorporazione dello spermatozoo, a parti-
re dal centrosoma maschile localizzato presso la base della testa dello
spermatozoo, incominciano ad organizzarsi dei microtubuli che facili-
tano l’accostamento dei due pronuclei. Nel frattempo, i rispettivi cro-
mosomi si decondensano, si duplicano, nuove proteine vengono tradot-
te, i due nuclei si fondono (cariogamia) e inizia la profase mitotica.
3) Il primo processo mitotico. Appaiono chiaramente visibili i po-
li del primo fuso mitotico. I cromosomi si allineano all’equatore del
fuso e si distribuiscono in modo ordinato nel citoplasma che ha inco-
minciato a dividersi; al termine della citodieresi sono evidenti due
cellule, ciascuna dotata di una coppia dell’intero genoma, che riman-
gono unite l’una all’altra formando l’embrione a due cellule (two-
cell embryo).7 Recenti ricerche hanno messo in evidenza due aspetti
significativi di questo inizio del nuovo soggetto: il primo che il pun-
to di entrata dello spermatozoo nella cellula uovo coincide con l’e-
quatore della prima divisione cellulare, e che la prima divisione del-
lo zigote influenza il destino di ciascuna delle due cellule: una cellu-
la darà origine alla regione della massa cellulare interna o embrioba-
sto e l’altra al trofoblasto. Giustamente E. Pearson8 nel presentare

6 L’espulsione del primo globulo polare si ha alla fine dalla prima divisione meiotica del-
l’ovocita. Il primo globulo polare riceve solo una minima parte del citoplasma e rimane
aderente ad un polo dell’oocita secondario tra la membrana cellulare e la faccia profonda
della zona pellucida. Appena terminata la prima divisione di maturazione, l’oocita seconda-
rio inizia la seconda divisione, che porta alla formazione di una grossa cellula uovo e di un
secondo globulo polare. La seconda divisione di maturazione giunge a termine solo dopo
che nell’oocita è penetrato lo spermatozoo.
7 SERRA A., COLOMBO R., Identità e Statuto dell’Embrione Umano: il contributo della bio-
logia, in PONTIFICIA ACADEMIA PRO VITA, Identità e Statuto dell’Embrione Umano, Città del
Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1998: 133.
8 PEARSON E., Your destiny from day one, Nature 2002, 418: 14-15. Egli faceva anche no-
tare che l’esistenza di un pattern informazionale nell’embrione nelle prime fasi di sviluppo
pone l’interrogativo sull’opportunità di utilizzare le tecniche di riproduzione artificiale che
potrebbero distruggere i delicati processi in grado di stabilie gli assi corporei. Se, infatti, il
punto d’entrata dello spermatozzo è un fattore importante, la ICSI, che prevede l’iniezione
del gamete maschile nel citoplasma della cellula uovo, potrebbe essere responsabile di dan-
ni nello sviluppo embrionale. La stessa diagnosi pre-impianto su embrioni di otto cellule
potrebbe alterare questo pattern informazionale.

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questi nuovi data dava il titolo: “Il tuo destino dal giorno uno”; e af-
fermava nel sottotitolo: “Il piano corporeo dei mammiferi inizia ad
essere posto dal momento del concepimento”, e concludeva: “ciò
che è chiaro è che i biologi dello sviluppo non ammettono più che
gli embrioni precoci di mammifero siano cumuli di cellule”.
Il nuovo genoma, stabilitosi alla fecondazione, assume il control-
lo di tutto il processo dai primissimi stadi dello sviluppo embrionale
ed è la base e il supporto continuo della unità e unicità strutturale e
funzionale dell’embrione, che si sviluppa lungo una traiettoria con
una direzione costante. La regolazione di tutto il processo è il risul-
tato di una complessa attività genetica gerarchicamente ordinata; es-
sa coinvolge molti fattori regolatori e meccanismi di autocontrollo,
specialmente al fine di facilitare le comunicazioni tra l’ambiente ex-
tra-cellulare e le cellule, tra le cellule fra loro e tra il citoplasma e il
nucleo che contiene la massima parte della informazione genetica. Il
progressivo sviluppo dell’embrione è, quindi, regolato da una com-
plicata rete d’interazioni molecolari che modulano i ritmi delle atti-
vità geniche nello spazio e nel tempo. “Questa straordinaria trasfor-
mazione - affermavano R.M. Schultz e collaboratori - probabilmente
esige la programmazione del quadro dell’espressione genica. Il pas-
saggio dal materno allo zigote aviene allo stadio di embrione unicel-
lulare, cioè l’embrione unicellulare è, dal punto di vista trascriziona-
le, attivo”.9 Realtà confermata da più facili studi compiuti su animali
da laboratorio. Basti ricordare due dati da quelli sul topo: 1) nello zi-
gote i geni altamente metilati dello spermatozoo sono rapidamente
demetilati, e perciò resi attivi, poche ore dopo l’avvenuta fusione dei
gameti prima ancora che incominci il primo round di replicazione
del DNA;10 e 2) di 11.483 geni attivi prima dell’impianto, 1.185 era-
no attivi soltanto in questo periodo; e di questi, 109 erano associati
parte alla degradazione di trascritti allo stadio di una cellula, e parte
mostrano aumento di attività allo stadio di blastociste.11 Realtà oggi,

9 SCHULTZ R.M., DAVIS W., STEIN P., SNOBODA P., Reprogramming of gene expression du-
ring preimplantation development, J. Exp. Zool. 1999, 285: 276-282.
10 OSWALD J., ENGEMANN S., LANE N. ET AL., Active demetilation of the paternal genome
in the mouse zygote, Current Biology 2000, 10: 475-478.
11 STANTON J.L., GREEN D.P., Meta-analysis of gene expression in mouse preimplantation
embryo development, Mol. Hum. Reprod. 2001, 7: 545-552.

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con tutta evidenza, confermata anche per la specie umana, per la


quale si conoscono già circa un centinaio di geni che operano nel pe-
riodo preimpianto, parte dei quali già attivi allo stadio di zigote.12
È da questo finemente calcolato e coordinato lavorio che, nel bre-
ve tempo di circa 5 giorni, durante il suo movimento lungo la tuba,
lo zigote passa allo stadio di blastociste. Dallo stadio di due a otto
cellule, queste rimangono legate l’una all’altra attraverso microvilli
e ponti citoplasmatici intercellulari, che facilitano la trasmissione di
segnali tra le cellule. Questo contatto diventa altamente adesivo allo
stadio di morula di 8-32 cellule, che è caratterizzato da due processi
principali: compattazione e polarizzazione. Durante la compattazio-
ne, tra il terzo e quarto ciclo cellulare - descritta da H. Vögler come
“la fase di riorganizzazione delle singole cellule e della loro intera-
zione”13 - le cellule aderiscono più strettamente l’una all’altra, mas-
simizzando le loro aree di contatto e formando tra di loro particolari
e specializzati complessi giunzionali, i quali facilitano un rapido
passaggio intercellulare di ioni e molecole segnale nel processo nor-
male dello sviluppo; processo che potrebbe invece essere alterato
dall’assenza anche di una sola delle proteine giunzionali della fami-
glia delle connessine.14 Durante il processo di polarizzazione, tra il
terzo e quarto ciclo cellulare, si differenziano due tipi di cellule,
quelle polari alla periferia, e quelle apolari al centro con destini di-
versi: le prime danno origine alla linea cellulare trofoblastica e le
seconde alla linea cellulare embrioblastica. Questa eterogeneità
morfologica e funzionale diventa ancora più evidente al sesto e setti-
mo ciclo, quando la blastociste appare costituita da circa 64-128 cel-
lule. Si distinguono allora tre tipi cellulari, istologicamente differenti
e con destini diversi, che costituiscono rispettivamente: il trofoblasto
polare e murale, derivante dalla differenziazione della linea cellula-

12 ADJAYE J., BOLTON V., MONK M., Developmental expression of specific genes detected in
high-quality cDNA libraries from single human preimplantation embryos, Gene 1999, 237:
373-383.
13 VÖGLER H., Human blastogenesis: formation of the extraembryonic cavities, Basel: Kar-
ger, 1987: 13.
14 FISHMAN G., ROGERS L.E., SHOWS T.B., ROSENTHAL L., LEINWAND L.A., The human con-
nexin family of gap junction proteins: distinct chromosomal locations but similar
structures, Genomics 1991, 10: 250-256.

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re trofoblastica; l’ectoderma primitivo e l’endoderma, derivanti dal-


la differenziazione della massa cellulare interna (ICM). Non si può
non notare che, in tutto questo cammino dell’embrione dall’ampolla
tubarica all’utero, si era intessuto tra lui e la madre un reale “collo-
quio”, intenso a livello biochimico in vista della preparazione della
“finestra di impianto”, ma anche con chiari riflessi psicologici per
parte della madre. J.A. Hill, in una sintetica analisi su questo collo-
quio, conclude: “Gli ormoni ovarici inducono notevoli modificazio-
ni morfologiche, fisiologiche e biochimiche. Queste modificazioni a
loro volta ne inducono altre nell’attività biosintetica che porta alla
liberazione di una miriade di proteine prodotte localmente nel mi-
croambiente del tratto riproduttivo. Questi stessi fattori possono es-
sere ulteriormente modificati da proteine secrete dall’embrione in
sviluppo, in intimo contatto con l’epitelio riproduttivo, in un proces-
so di segnalazioni a rete. La comunicazione non è a una via, ma è
piuttosto un colloquio crociato (cross-talk) che avviene quando pro-
teine materne sono secrete nel microambiente dell’ovidotto e dell’u-
tero, facilitando così la fecondazione e lo sviluppo iniziale dell’em-
brione”.15
Segue, infine, l’ulteriore sviluppo dalla blastociste al disco em-
brionale: l’espansione della blastociste che abbandona la zona pellu-
cida; il suo impianto, definito “un paradosso di biologia cellulare”16
non ancora facilmente spiegabile con le attuali conoscenze; e, con-
temporaneamente a quanto accade nella finestra di impianto, il pro-
seguimento ininterrotto della differenziazione, organizzazione e cre-
scita dell’embrione. A circa l’ottavo giorno dalla fertilizzazione ap-

15 HILL J.A., Maternal-embryonic cross-talk, in BULLETTI C., DE ZIEGLER D., GULLER S.,
LEVITZ M., Human Fertility and Reproduction: The oocyte, the embryo, and the uterus,
Ann. N.Y. Acad. Sciences 2001, 943: 17-22, p. 17.
16 DENKER H. W., Implantation: a cell biological paradox, J. Exp. Zool. 1993, 266: 541-
558; CROSS J.C., WERB Z., FISHER S.J., Implantation and the placenta: key pieces of the
developmental process, Science 1994, 266: 1508-1518; BISCHOF P., CAMPANA A., A model
for implantation of the human blastocyst and early placentation, Hum. Reprod. Update
1996, 2: 262-270; SALAMONSEN L.A., NIE G., DIMITRIADIS E. ET AL., Genes involved in
implantation, Reprod. Fertil. Dev. 2001,13: 41-49; BACCHI I.C., Q UANXI LI, YONG PIL
CHEON, Role of steroid hormone-regulated genes in implantation, in BULLETTI C. ET AL
(eds), Human Fertility and Reproduction..., 68-76; LOCKWOOD C.J., KRIKUN G., SCHATZ F.,
Decidual-cell expressed tissue factor maintains homeostasis in human endometrium, ibid.,
pp. 77-87.

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pare la cavità amniotica, che delimita l’area dello sviluppo, l’ecto-


derma primitivo assume la forma di un disco detto epiblasto, com-
posto di cellule cilindriche che, insieme con le sottostanti cellule ve-
scicolate dell’endoderma primitivo forma una struttura bilaminare,
detta disco embrionale. Intorno al decimo giorno, l’amnios si è dif-
ferenziato e si forma il chorion con i suoi villi coriali che diventa la
parte fetale della placenta. Tra l’11.mo e il 13.mo giorno dalla ferti-
lizzazione il disco embrionale raggiunge il diametro di circa 0,15-
0,20 mm e, approssimativamente il 14.mo giorno, nella regione cau-
dale appare un gruppo densamente compatto di cellule, detto stria
primitiva, che segna la formazione di un terzo strato di cellule, il
mesoderma. Può ora iniziare la morfogenesi.
Queste linee essenziali dello sviluppo di uno zigote umano, fino a
circa 4-8 milioni di cellule, sono la descrizione oggettiva di ciò che
realmente avviene nei primi quattordici giorni dalla fecondazione.
Una semplice analisi induttiva permette di rilevare le tre principali
proprietà che caratterizzano l’intero processo epigenetico che, se-
condo il grande embriologo C.H. Waddington che introdusse il ter-
mine “epigenesi”, potrebbe essere definito come “la continua emer-
genza di una forma da stadi precedenti”.17 Esse sono: 1) la coordina-
zione, che implica e, di più, richiede una rigorosa unità dell’essere
che sta sviluppandosi; più la ricerca avanza, più questa unità appare
garantita dal nuovo genoma, dove un grandissimo numero di geni
regolatori assicura il tempo esatto, il posto preciso e la specificità
degli eventi morfogenetici. 2) La continuità: è innegabile che alla
fusione dei gameti inizia un nuovo ciclo di vita. Lo zigote è il “pri-
mordio” del nuovo organismo che è al vero inizio del suo proprio ci-
clo vitale. Se si considera il profilo dinamico di questo ciclo nel
tempo, appare chiaramente che procede senza interruzioni. Questo
fu apertamente riconosciuto dallo stesso Comitato Warnock nelle se-
guenti espressioni: “Una volta che il processo è iniziato, non c’è
nessuna parte del processo di sviluppo che sia più importante di
un’altra; tutte sono parti di un processo continuo, e se ogni stadio
non ha luogo normalmente, al tempo giusto e nella corretta sequen-

17 WADDINGTON C.H., Principles of Embryology, London: G. Allen and Unwin, 1956: 10.

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za, lo sviluppo ulteriore cessa”.18 La proprietà della continuità, per-


ciò, implica e stabilisce la unicità o singolarità del nuovo soggetto
umano: dalla fusione dei gameti in poi, è sempre lo stesso e identico
individuo umano con la sua propria identità, che si sta costruendo
autonomamente, mentre passa attraverso stadi che sono qualitativa-
mente sempre più complessi. 3) La gradualità: la forma finale “de-
ve” essere raggiunta gradualmente. Questa è una legge ontogenetica,
una costante del processo di riproduzione gamica. Essa implica ed
esige una regolazione che deve essere intrinseca a ogni dato embrio-
ne e mantiene lo sviluppo permanentemente orientato dallo stadio di
zigote fino alla forma finale. Precisamente a causa di questa intrin-
seca legge epigenetica, scritta nel genoma, e che incomincia a ope-
rare dalla fusione dei gameti, ogni embrione - e perciò anche l’ebrio-
ne umano - mantiene permanentemente la sua propria identità, indi-
vidualità e unicità, rimanendo ininterrottamente lo stesso identico
individuo durante tutto il processo dello sviluppo, nonostante la cre-
scente complessità della sua totalità. Tuttavia, la gradualità dello svi-
luppo corporeo al livello biologico, non implica affatto una differen-
za antropologica - e quindi di dignità - tra i diversi periodi di tale
processo: si tratta sempre dello stesso individuo umano che, per leg-
ge biologica, passa nel suo crescere attraverso tappe di sempre mag-
gior complessità cellulare, ma che, in una corretta visione antropolo-
gica, conserva sempre lo stesso valore, il quale non è dato dal nume-
ro delle cellule né della loro organizzazione.
In conclusione, la logica induzione dai dati offerti dalle scienze
sperimentali - il cui numero, qualità e concordanza sono in continuo
aumento - conduce alla sola possibile affermazione che, a parte
eventuali disturbi epistatici ed errori nel programma genetico, alla
fusione dei due gameti un reale individuo umano inizia la sua pro-
pria esistenza, o ciclo vitale, durante il quale, date tutte le condizio-
ni necessarie e sufficienti, realizzerà autonomamente tutte le poten-
zialità di cui lui/lei sono intrinsecamente dotati. L’ unica conclusione
scientifica e logica è, dunque, che l’embrione vivente, a iniziare dal-

18 DEPARTMENT OF HEALTH AND S OCIAL S ECURITY, Report of the Committee of Inquiry


into Human Fertilization and Embryology, London: Her Majesty’s Stationary Office,
1984: 65.

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la fusione dei gameti, non è un mero cumulo di cellule disponibile,


ma un reale individuo umano in sviluppo che si autocostruisce e ha,
perciò, la stessa dignità e gli stessi diritti di ogni individuo umano.

La diagnosi preimpianto: tecniche e limiti

La diagnosi preimpianto viene di solito identificata con la dia-


gnosi genetica preimpianto, ma diversi sono gli aspetti utilizzati o
proposti per selezionare gli embrioni da trasferire nelle vie genitali
della donna: il metabolismo; la secrezione di prodotti; la morfologia;
e, infine, la genetica.19

Il metabolismo. La capacità dell’embrione di svilupparsi ed an-


nidarsi in utero dipende dal suo stato metabolico, il cui sistema di
controllo viene ereditato dalla cellula uovo. La valutazione del me-
tabolismo può essere fatta utilizzando molecole extra-cellulari di
cui l’embrione necessita per supportare i bisogni energetici (ad
esempio, glucosio o ossigeno). Studi condotti su embrioni animali20
e embrioni umani hanno messo in evidenza una proporzione diretta
tra consumo di glucosio e piruvato e potenziale sviluppo,21 al punto
che è stato suggerito di utilizzare il consumo di glucosio come me-
todica per selezionare le blastocisti da trasferire: fatto questo non
condiviso da tutti dal momento che il consumo di glucosio aumen-
terebbe con lo sviluppo embrionale e risulterebbe maggiore negli
embrioni non crioconservati piuttosto che negli embrioni criocon-
servati.

La secrezione di prodotti. Un secondo approccio è rappresentato


dalla quantificazione dei marker molecolari secreti dagli embrioni

19 KREY L.C., Quality assessment of human embryos: state of the art and future perspecti-
ves, in REVELLI A., TUR-KASPA I., GUNNAR HOLTE J., MASSOBRIO M. (eds), Biotechnology of
human reproduction, London: The Parthenon Publishing Group, 2003: 201-208.
20 GARDNER D.K., LEESE H.J., Assessment of embryo viability prior to transfer by non-in-
vasive measurement of glucose uptake, J. Exp. Zool. 1987, 242: 102-105.
21 GARDNER D.K., LANE M., STEVENS J. ET AL., Non invasive assessment of human embryo
nutrient consumption as a measure of developmental potential, Fertil. Steril. 2001, 76:
1175-1180.

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normali durante le fasi precoci di sviluppo, correlabili con un buon


Pregnancy Rate (PR). Si studierebbe, in questo caso, il mezzo di
coltura per individuare l’assenza o la presenza di sostanze secrete,
come - ad esempio - la leptina, un 16 K-peptide che ha il ruolo di re-
golare la massa corporea e la riproduzione.22

La morfologia. Il criterio morfologico e di sviluppo è il più utiliz-


zato. Sono stati descritti diversi marker morfologici positivi (embryo
“pitting”; organizzazione spaziale dei nucleoli nei pronuclei maschi-
li e femminili dopo la fecondazione) o negativi (grado di frammen-
tazione; presenza di blastomeri multinucleati) in grado di predire la
possibilità di impianto e lo sviluppo successivo.23
In base ai marker morfologici negativi, gli embrioni vengono
classificati in quattro gruppi: grado 1, se hanno aspetto normale, con
blastomeri regolari e uguali, assenza di frammenti citoplasmatici;
grado 2, se hanno aspetto normale, con blastomeri regolari, compar-
sa di frammenti citoplasmatici; grado 3, se hanno aspetto normale,
con blastomeri regolari e diseguali, numerosi frammenti citoplasma-
tici; grado 4, se hanno aspetto degenerato, con blastomeri irregolari
e diseguali, numerosi frammenti citoplasmatici.

La genetica. La diagnosi genetica preimpianto viene utilizzata


per: 1.stabilire l’esistenza o meno di anomalie numeriche e struttura-
li dei cromosomi che impedirebbero lo sviluppo normale dell’em-
brione; 2. identificare il sesso nel caso di malattie X-linked in cui il
difetto genetico specifico non è conosciuto o quando c’è una consi-
derevole eterogeneità genetica (ad es., distrofia di Duchenne); 3. in-
dividuare difetti monogenici (autosomici dominanti, autosomici re-
cessivi o X-linked recessivo, in cui la mutazione specifica associata

22 GONZALES R.R., CABALLERO-CAMPO P. JASPER M. ET AL., Leptin and leptin receptor are
expressed in human endometrium and endometrial leptin secretion is regulated by the hu-
man blastocyst, J. Clin. Endocrinol. Metab. 2000, 85: 4883-4888.
23 SCOTT L., ALVERO R., LEONDIRES M. ET AL., The morphology of human pronuclear em-
bryo is positively related to blastocyst development and implantation, Hum. Reprod. 2000,
15: 2394-2403; MONTAG M., VAN DER VEN H., Evaluation of pronuclear morphology as the
only selection criteria for further embryo culture and transfer: results of a prospective mul-
ticenter study, Hum. Reprod. 2001, 16: 2384-2389.

Medicina e Morale 2004/3 479


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M.L. DI PIETRO / A. GIULI / A. SERRA

con la malattia è nota).24 Inoltre, la diagnosi genetica preimpianto


viene proposta - come già detto - per migliorare il risultato delle tec-
niche di riproduzione extracorporea in coppie sterili mediante lo
screening degli embrioni con aneuploidia comune o correlata all’età
materna, o a scopi presintomatici (ad es., corea di Huntington). Di-
verse sono le metodologie utilizzate per recuperare il materiale da
studiare e per l’individuazione delle patologie: se ne analizzano di
seguito le modalità di esecuzione, i limiti e la possibilità di falsi ne-
gativi o di falsi positivi.

Le tecniche di prelievo. La diagnosi genetica preimpianto può es-


sere eseguita sul primo globulo polare e sul secondo globulo polare,
sull’embrione in fase di segmentazione e sulla blastociste.
1. Come già detto nel paragrafo precedente, la cellula uovo matura
è caratterizzata dalla presenza di un primo globulo polare, che contie-
ne un complemento di 23 cromosomi bivalenti materni. Questa strut-
tura può essere rimossa dalla cellula uovo e utilizzata per test geneti-
ci o per lo screening per l’aneuploidia prima della fecondazione.25
Anche il secondo globulo polare, estruso solo alla fecondazione e
contenente un complemento di 23 cromosomi materni, viene utilizza-
to per confermare la diagnosi fatta sul primo globulo polare.26
Dopo la stimolazione ovarica e il prelievo delle cellule uovo, si
procede al prelievo del primo globulo polare; il prelievo del secondo
globulo polare avviene a circa 14-20 ore dopo la fecondazione effet-
tuata in vitro o mediante ICSI (Intra Cytoplasmic Sperm Injection)
previa dissezione parziale della zona pellucida dello zigote con un
microago e successiva suzione con un piccolo capillare aspirante.27

24 BRAUDE P., PICKERING S., FLINTER F., MACKIE OGILVIE C., Preimplantation genetic dia-
gnosis, Nature Review/Genetics 2002, 3: 941-953.
25 MUNNÈ S. SEPULVEDA S., BALMACEDA J. ET AL., Selection of the most common chromo-
some abnormalities in oocytes prior to ICSI, Prenat. Diagn. 2000, 20: 582-586.VERLINSKY
Y. ET AL., Analysis of the first polar body: preconception genetic diagnosis, Hum. Re-
prod. 1990, 5: 826-829; VERLINSKY Y., KULIEV A., Preimplantation diagnosis of common
aneuploidies in infertile couples of advanced maternal age, Hum. Reprod. 1996, 11:
2076-2077.
26 STROM C.M., LEVIN R., STROM S. ET AL., Neonatal outcome of preimplantation genetic
diagnosis by polar body removal: the first 109 infants, Pediatrics 2000, 106: 650-653.
27 DE VOS A., VAN STEIRTEGHEM A., Aspects of biopsy procedures prior to preimplantation

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LA DIAGNOSI PREIMPIANTO

Il vantaggio tecnico del prelievo dei globuli polari è dato dal fatto
che si preleva materiale extra-embrionario sul quale individuare
eventuali aneuploidie o difetti monogenici o malattie X-linked 28 e
che non vi sarebbero interferenze con lo sviluppo successivo. Il li-
mite tecnico è rappresentato dalla mancata conoscenza dello status
genetico dell’embrione: infatti, dal momento che si raccolgono
informazioni solo sul genotipo materno, non verrebbero individuati
eventuali disordini di origine paterna.
Comunque, nel caso di analisi del primo globulo polare, la cellula
uovo matura potrà essere utilizzata per la fecondazione quando nel
globulo polare è dimostrata la presenza certa dell’alterazione cromo-
somica o genica attesa, essendo allora sicura la bontà dell’informa-
zione rimasta nella cellula uovo. Ed a causa della possibilità del co-
siddetto allele dropout (ADO), si potranno risolvere gli eventuali
dubbi con l’esame di una o due cellule uovo mature. Questa contro-
prova - secondo Rechitsky e coll.29 - non sarebbe, però, sufficiente
in caso di diagnosi di disordini monogenici, in cui si dovrebbe pro-
cedere anche all’analisi del secondo globulo polare al fine di evitare
le difficoltà che si incontrano nell’analisi del DNA di una singola cel-
lula, tra cui la contaminazione del DNA, la mancata rivelazione di al-
lele dropout e l’amplificazione preferenziale, che possono condurre
a errori di diagnosi. Talora, la diagnosi non può essere possibile a
causa o di una predivisione dei cromatidi o di una ricombinazione
non individuata tra marker.30
2. Per quanto riguarda la biopsia nella fase di segmentazione, si è
tentato, dapprima, di effettuarla allo stadio di 2 o 4 cellule: questo

genetic diagnosis, Prenat. Diagn. 2001, 21: 767-780; STROM, LEVIN, STROM ET AL., Neona-
tal outcome of preimplantation….
28 VERLINSKYY., CIESLAK J., IVAKHNENKO V. ET AL., Preimplantation diagnosis of common
aneuploiudies by the first- and second-polar body F ISH analysis, J. Ass. Reprod. Genet.
1998, 15: 285-289; KULIEV A., RECHITSKY S., VERLINSKYY., Preimplantation diagnosis of
thalassemias, J. Ass. Reprod. Genet. 1998, 15: 219-225.
29 RECHITSKY S, STROM C., VERLINSKY Y. ET AL., Accuracy of preimplantation diagnosis of
single gene disorders by polar body analysis of oocytes, J. Assist. Reprod. Genet. 1999, 16:
192-198.
30 MUNNE S., BAHCE M., SCHIMMEL T. ET AL., Case report: chromatid exchange and predi-
vision of chromatids as other sources of abnormal oocytes detected by preimplantation ge-
netic diagnosis of translocations, Prenat. Diagn. 1998, 18: 1450-1458; RECHITSKY, STROM,
VERLINSKY ET AL., Accuracy of preimplantation….

Medicina e Morale 2004/3 481


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M.L. DI PIETRO / A. GIULI / A. SERRA

comportava, però, la rimozione di una larga porzione della massa


cellulare dell’embrione con effetti dannosi per lo sviluppo successi-
vo.31 È per questa ragione che viene preferita la biopsia allo stadio
di 6-8 cellule32 o 8-12 cellule,33 all’incirca verso le 72 ore dalla fe-
condazione considerato “il momento migliore per l’uomo”.34 Nelle
fasi successive, il prelievo diverrebbe più difficoltoso a causa dell’i-
nizio del processo di compattazione e della formazione - dallo stadio
di 16 cellule - delle tight junctions con una eccessiva apposizione
cellulare e difficoltà a separare le cellule individuali. È stato osser-
vato, però, che una breve pre-incubazione in un mezzo di coltura
privo di calcio e di magnesio consentirebbe - riducendo l’apposizio-
ne cellulare - di isolare le cellule anche dall’embrione in fase di
compattazione.35 La tecnica di biopsia prevede l’immobilizzazione
dell’embrione con una pipetta, la perforazione della zona pellucida
con un mezzo acidificato (soluzione acida di Tyrode) o con il laser
ed aspirazione della/delle cellula/e mediante una seconda pipetta in-
serita sotto la zona pellucida.
Un primo problema tecnico è rappresentato dal numero di cellule
da prelevare: da una parte, la rimozione di due cellule, riducendo la
massa cellulare dell’embrione, potrebbe alterare la sua capacità di
sviluppo; dall’altra, si lamenta che l’analisi su meno di due cellule
renderebbe la diagnosi poco accurata e aumenterebbe la possibilità
di errore. Un attento studio di 188 cicli, in cui erano stati trasferiti in
utero soltanto embrioni dai quali erano stati prelevati rispettivamen-
te 1 o 2 o 3 blastomeri e che, in base all’esame, dovevano essere ri-
tenuti “normali”, indusse gli autori a consigliare di analizzare 2 cel-

31 LIU J., VAN DE ABEEL E., VAN STERTEGHEM A., The in vitro and in vivo developmental
potential of frozen and non frozen biopsied 8-cell mouse embryos, Hum. Reprod. 1993, 8:
1481-1486; HARDY K., MARTIN K.L., WINSTON R.M., HANDYSIDE A.H., Human preimplan-
tation development in vitro is not adversely affected by biopsy at the 8-cell stage, Hum. Re-
prod. 1990, 5: 708-714.
32 ESHRE PGD CONSORTIUM STEERING COMMITTEE, ESHRE Preimplantation Genetics Dia-
gnosis (PGD) Consortium: data collection III (May 2001), Human. Reprod. 2002, 17: 233-
246.
33 HARPER J.C., BUI T.H., Pre-implantation genetic diagnosis, Best. Pract. Res. Clin. Ostet.
Gynecol. 2002, 16 (5): 659-670.
34 DE VOS, VAN STEIRTEGHEM, Aspects of biopsy procedures….
35 Ibid.

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LA DIAGNOSI PREIMPIANTO

lule in embrioni di 7 o più cellule, in modo da rendere la diagnosi


più accurata e sicura.36 Indicazione confermata dallo sviluppo di un
modello matematico elaborato al fine di trovare strategie per aumen-
tare l’accuratezza di questa tecnica.37 Da questi dati emergerebbe
anche che, nonostante la manipolazione che gli embrioni subiscono
durante il processo della diagnosi genetica preimpianto, i tassi di
gravidanza raggiunti appaiono comparabili con quelli che si ottengo-
no nella ordinaria fecondazione in vitro: i risultati riportati nel lavo-
ro ricordato indicano, infatti, un tasso di gravidanze iniziate per ci-
clo del 29,1% (55); un tasso di impianto del 18,6% (35); e un tasso
di nascite del 14,2% (27). Tuttavia gli stessi Autori, nel concludere il
loro lavoro, sottolineano: “Più dati sono necessari al fine di accerta-
re che nessuno dei procedimenti di biopsia utilizzati interferisca con
il tasso di impianto, sul tasso di gravidanze che proseguono, permet-
tendo la nascita di bambini sani”.38
3. La scarsità del materiale disponibile a seguito del prelievo
del primo e del secondo globulo polare e dall’embrione in fase di
segmentazione ha portato, poi, alla proposta della biopsia allo sta-
dio di blastociste, nella quale l’embrione contiene più di 300 cellu-
le: di conseguenza, la rimozione di alcune di esse non causerebbe
danno. Inoltre, poiché si rimuovono le cellule del trofoectoderma,
non vi sarebbe né l’interessamento della massa cellulare interna né
l’interferenza con lo sviluppo embrionale.39 La biopsia della bla-
stociste viene effettuata al 5°-6° giorno dopo la fecondazione e
comporta la perforazione della zona pellucida con un microago e
l’induzione dell’erniazione di una vescicola trofoectodermica, che
viene successivamente separata con un microago o con il laser.40

36 VAN DE VELDE H., DE VOS A., SERMON K. ET AL., Embryo implantation after biopsy of
one or two cells from cleavage-stage embryos with a view to preimplantation genetic dia-
gnosis, Prenat. Diagn. 2000, 20: 1030-1037.
37 LEWIS C.M., PINEL T., WHITTAKER J.C., HANDYSIDE A.H., Controlling misdiagnosis er-
rors in preimplantation genetic diagnosis: a comprehensive model encompassing extrinsic
and intrinsic sources of error, Hum. Reprod. 2001, 16: 43-50.
38 DE VOS, VAN STEIRTEGHENM, Aspects of biopsy…, p. 776.
39 DOKRAS A., SARGENT I.L., ROSS C. ET AL., Trophoectoderm biopsy in human blastocysts,
Hum. Reprod. 1998, 13: 1656-1659.
40 VEIGA A., ET AL., Laser blastocyst biopsy for preimplantation diagnosis in the human,
Zygote 1997, 5: 351-354.

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M.L. DI PIETRO / A. GIULI / A. SERRA

Tra i limiti di questa tecnica vi è la difficoltà di coltivare embrioni


fino alla fase di blastociste (solo la metà degli embrioni raggiunge-
rebbe questo stadio e solo nella metà di questi è possibile eseguire
una biopsia), anche se sono state già riportate nascite dopo biopsia
in questa fase.41

I metodi di indagine. Per quanto riguarda i metodi di indagine, la


scelta della tecnica dipende dalla finalità perseguita. Se lo scopo è
l’individuazione di una eventuale anomalia dei cromosomi (aneu-
ploidie, delezioni, inversioni e traslocazioni), si ricorre alla tecnica
denominata FISH42 (Fluorescence In Situ Hybridization) che consen-
te di definire le anomalie numeriche e strutturali dei singoli cromo-
somi in una cellula o alla fluorescenza policroma per l’esame simul-
taneo con diverse sonde. Se, invece, lo scopo è la definizione dell’e-
sistenza di mutazioni geniche si ricorre alla PCR (Polimerase Chain
Reaction) che permette di amplificare, da una cellula, piccoli fram-
menti di DNA interessati in una data malattia di oltre un milione di
volte in poche ore, permettendo così di individuare cambiamenti an-
che di una singola base del DNA.43 Ovviamente, non mancano errori,
sia pure rari, dovuti in notevole parte alla mancata amplificazione
dell’allele specifico o allele dropout (ADO)44. È stato calcolato che
per le malattie recessive sono richieste almeno due genotipizzazioni,
cioè genotipi derivati da due blastomeri, per ridurre al minimo
(<1%) la possibilità di trasferire in utero un embrione affetto.45

41 DE BOER K., MC ARTHUR S., MURRAY C., JANSEN R., First live birth following blastocyst
biopsy and PGD analysis, Reprod. Biomed. Online 2002, 4: 35.
42 TRASK B.J., Fluorescence in situ hybridisation: applications in cytogenetics and gene
mapping, Trends Genet. 1991, 7: 149-154.
43 FIORENTINO F., MAGLI M. C., PODINI D. ET AL., The minisequencing method: an alterna-
tive strategy for preimplantation genetic diagnosis of single gene disorders, Mol. Hum. Re-
prod. 2003, 9: 399-410; FINDLAY F., MATTHEWS P., QUIRKE P., Preimplantation genetic dia-
gnosis using fluorescence polymerase chain reaction: results and future development, J. As-
sist. Reprod. Genet. 1999, 16: 199-206.
44 HUSSEY N.D., DAVIS T., HALL J.R., ET AL., Preimplantation genetic diagnosis for beta-
thalassemia using sequencing of single cell P CR products to detect mutation and poly-
morphic loci, Mol. Hum. Reprod. 2002, 8: 1136-1143; BERMUDEZ M.G., PIYAMONGKOL W.,
TOMAZ S. ET AL., Single-cell sequencing and mini-sequencing for preimplantation genetic
diagnosis, Prenat. Diagn. 2003, 23: 669-677;
45 LEWIS, PINEL, WHITTAKER, HANDYSIDE, Controlling misdiagnosis errors….

484 Medicina e Morale 2004/3


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LA DIAGNOSI PREIMPIANTO

Le applicazioni. Il ricorso alla diagnosi genetica preimpianto tro-


va applicazione, dunque, nelle seguenti patologie: 1. difetti monoge-
nici; 2. malattie recessive X-linked; 3. traslocazioni cromosomiche;
4. anomalie numeriche di cromosomi.
1. I difetti monogenici (ad esempio, anemia drepanocitica, fibrosi
cistica, emoglobinopatie, etc.) possono essere diagnosticati utilizzan-
do il DNA di singole o più cellule.46 La necessità di disporre dei risul-
tati entro 12-48 ore dalla biopsia - sì da poter trasferire gli embrioni
selezionati nella fase più appropriata - ha portato alla messa a punto
di test rapidi (PCR; PCR fluorescent)47 senza, però, la possibilità di ri-
peterli per la conferma della diagnosi. Il PR dopo diagnosi genetica
preimpianto per difetti monogenici varia a seconda del tipo di disor-
dine e del suo modello di eredità.48
2. Tra le malattie recessive X-linked, individuabili con la diagno-
si genetica preimpianto, vi sono la sindrome dell’ X-fragile, la di-
strofia muscolare di Duchenne o di Becker e le emofilie. Il sesso ge-
netico degli embrioni umani può essere identificato da una singola
cellula biopsiata, nello stadio di segmentazione, tramite amplifica-
zione di sequenze ripetitive Y-specifiche. La tecnica di diagnosi uti-
lizzata per la determinazione del sesso è la FISH,49 e la possibilità di
errore è legata alla eventuale presenza di mosaicismi: in questo caso,
infatti, le cellule prelevate potrebbero non essere rappresentative di

46 SERMON K., Current concepts in preimplantation genetic diagnosis (PGD): a molecular


biologist’s view, Hum. Reprod. Update 2002, 8: 11-20.
47 PICKERING S.J., MCCONNELL J.M., JOHSON M.H., BRAUDE P.R., Use of a polymorphic di-
nucleotide repeat sequence to detect no-blastomeric contamination of the polymerase chain
reaction in biopsy samples for preimplantation diagnosis, Hum. Reprod. 1994, 9: 1539-
1545; HARDY K., HANDYSIDE A.H., Biopsy of cleavage stage human embryos and diagnosis
of single gene defects by DNA amplification, Arch. Pathol. Lab. Med. 1992, 116: 388-392.
48 ESHRE PGD CONSORTIUM STEERING COMMITTEE, ESHRE Preimplantation Genetic Diagno-
sis (PGD)….
49 GRIFFIN D.K. ET AL., Clinical experience with preimplantation genetic diagnosis of sex
by dual fluorescent in situ hybridisation, J. Assist. Reprod. Genet. 1994, 11: 132-143; HAR-
PER J.C., COONEN E., RAMAEKERS F.C.S. ET AL., Identification of the sex of human preim-
plantation embryos in two hours using an improved spreading method and fluorescent in-si-
tu hybridisation (FISH) using directly labelled probes, Hum. Reprod. 1994, 9: 721-724;
STAESSEN C., VAN ASSCHE E., JORIS H. ET AL., Clinical experience of sex determination by
fluorescent in-situ hybridisation for preimplantation genetic diagnosis, Mol. Hum. Reprod.
1999, 5: 382-389.

Medicina e Morale 2004/3 485


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M.L. DI PIETRO / A. GIULI / A. SERRA

tutto l’embrione. È da notare, comunque, che metà degli embrioni di


sesso maschile eliminati (si tratta di malattie recessive X-linked) sa-
ranno geneticamente nella norma: per questa ragione, vi è chi propo-
ne o l’uso della FISH con sonde specifiche o l’associazione della FI-
SH con la PCR, sì da identificare sia gli embrioni di sesso maschile
sani sia gli embrioni di sesso femminile allo stato di portatore.50 La
diagnosi genetica preimpianto viene utilizzata anche per la selezione
del sesso a scopi sociali.51
3. Una traslocazione cromosomica reciproca, ovvero lo scambio
di due segmenti terminali da differenti cromosomi, è la forma più
comune di anormalità cromosomica ed è presente in 1 su 500 nascite
vive. La traslocazione robertsoniana ovvero la fusione centrica di
due cromosomi acrocentrici è, invece, meno comune e si verifica in
1 su 1000 individui. I portatori di traslocazioni cromosomiche bilan-
ciate hanno un fenotipo normale e la traslocazione viene di solito
diagnosticata quando un membro della famiglia risulta essere inferti-
le o presenta un’abortività ripetuta o una discendenza fenotipica-
mente anormale a seguito della produzione di gameti geneticamente
sbilanciati. Il metodo di indagine utilizzato è la FISH e viene applica-
to sia sui corpi polari sia su cellule biopsiate.52
4. L’aneuploidia, ovvero un numero anormale di cromosomi, è
una anomalia genetica evidenziabile sia sulle cellule uovo sia sugli
embrioni. L’incidenza di aneuploidia negli embrioni, ottenuti con la
fecondazione in vitro o con la ICSI, è correlata con lo sviluppo e la
morfologia degli stessi e con l’aumento dell’età materna:53 in que-
st’ultimo caso, si riscontra aneuploidia non solo negli embrioni con
difficoltà di sviluppo ma anche negli embrioni che hanno - nella fase

50 RAY P.F., HARPER J.C., AO A. ET AL., Successful preimplantation genetic diagnosis for
sex-linked Lesch-Nyhan syndrome using specific diagnosis, Pren. Diagn. 1999, 19: 1237-
1241; LEE S.H., KWAK I.P., CHA K.E. ET AL., Preimplantation diagnosis of non-deletion Du-
chenne muscular dystrophy (DMD) by linkage polymerase chain reaction analysis, Mol. Hu-
man. Reprod. 1998, 4: 345-349.
51 MALPANI A., MALPANI A., MODI D., Preimplantation sex selection for family balancing
in India, Hum. Reprod. 2002, 17: 11-12.
52 MUNNÉ S., SANDALINAS M., ESCUDERO T. ET AL., Outcome of preimplantation genetic
diagnosis of tanslocations, Fertil. Steril. 2000, 73(6): 12091218.
53 MUNNÉ S., COHEN J., Chromosome abnormalities in human embryos, Hum Reprod Up-
date 1998, 4(6): 842-855.

486 Medicina e Morale 2004/3


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LA DIAGNOSI PREIMPIANTO

di segmentazione - uno sviluppo e una morfologia normali. In alcuni


casi, l’aneuploidia è presente già nella cellula uovo a causa di una
inappropriata segregazione cromosomica durante la prima divisione
meiotica e questo sembra dipendere dalla scarsa qualità delle cellule
uovo. Il metodo di indagine utilizzato per evidenziare l’aneuploidia
è la FISH54, con il limite tecnico di errore a seguito della presenza di
mosaicismi e della non rappresentatività della singola cellula, tanto
che viene consigliata l’analisi su due distinti blastomeri.

Diagnosi preimpianto e perdita di embrioni

Per quanto riguarda i risultati del ricorso alla sola diagnosi gene-
tica pre-impianto, pochi sono i dati relativi all’impiego e ai risultati
con la tecnica della rimozione sequenziale dei globuli polari. Dal la-
voro di Rechitsky e coll., già citato, si rileva che su 529 cellule uovo
prelevate in 48 cicli clinici di 26 pazienti, soltanto 106 embrioni era-
no stati trasferiti in 44 cicli clinici, a cui erano seguite 17 (38.6%)
gravidanze sane. Strom55 e coll., riportando i risultati - soprattutto lo
stato di salute alla nascita e nei seguenti sei mesi - dei primi 109
bambini nati in seguito all’applicazione della stessa tecnica per la
diagnosi di malattie mendeliane e aneuploidie, concludevano: “I dati
presentati dimostrano che la diagnosi genetica preimpianto mediante
la PBR è una tecnica sicura e accurata per coppie ad alto rischio ge-
netico al fine di evitare di avere figli con anomalie genetiche, senza
l’ansietà di attendere la diagnosi prenatale e la possibilità di dover
uccidere i feti affetti”.
Una risposta più ampia e più completa emerge dall’analisi di un
ormai notevole numero di dati ottenuti utilizzando la tecnica della
biopsia dei blastomeri. Nella Tabella 1 sono riportati i dati, tra i più
rappresentativi, pubblicati dal 1999 ad oggi.

54 MUNNÉ, SANDALINAS, ESCUDERO ET AL., Outcome of preimplantation genetic diagnosis


…; CONN C.M., HARPER J.C., WINSTON R.M.L., DELHAANTY J.D.A., Infertile couples with
Robertsonian translocations: preimplantation genetic analysis of embryos reveals chaotic
divisions, Hum. Genet. 1998, 102: 117-123.
55 STROM, LEVIN, STROM ET AL., Neonatal outcome ofpPreimplantation ….

Medicina e Morale 2004/3 487


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M.L. DI PIETRO / A. GIULI / A. SERRA

TABELLA 1
RISCHIO CICLI EMBRIONI ESAMINATI NATI
(coppie) Totale Alterati Trasferiti

Patologia 258.460 638.508 87.347 (13.7%)


monogenica e
cromosomica56

Patologia 183 293 34 (11.6%)


monogenica e (92) 23 s, 5 tw, 1 tr
cromosomica57

Aneuploidia58
FISH 6 chrom. 71 406 247 (61%) 159 7 (4.4%)
FISH 9 chrom. 45 236 146 (62%) 90 4 (4.4%)

ICSI59 (72) 329 136 (41%) 193 6 (3.1%)

ICSI60 71 312 185 (59%) 127 18 (5.8%)


(59) 7 s, 4 tw, 1 tr

Traslocazioni61 11 64 47 (73%) 14 4 (6.25%)


(7) (mosaics) 3 s, 1 tw

Determinazione 30 18 3 (16.6%)
Del sesso62 (13) (XX)

Vari63 100 473 24 (5.1%)


(60)

56 NYGREN K.G., NYBOE ANDERSEN A., Assisted reproductive technology in Europe, 1999.
Results generated from European registers by ESHRE (European Society of Human Repro-
duction and Embryology), Hum. Reprod. 2001, 16: 2459-2471.
57 VANDERVORS M. ET AL., The Brussels’ experience of more than 5 years of clinical preim-
plantation genetic diagnosis, Hum. Reprod. Update 2000, 6: 364-373.
58 GIANAROLI L., MAGLI M.C., MINNÉ S. ET AL., Advantages of day four embryo transfer in
patients undergoing PGD of aneuploidy, J. Assist. Reprod. Genet. 1999, 16: 170-175.
59 KAHRAMAN S., BAHCE M., SAMLI H. ET AL., Healthy births and ongoing pregnancies ob-
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60 FRYDMAN R., TACHDJIAN G., RAY P. ET AL., PGD: update of the Parisian group, Bull.
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61 IWARSSON E., MALMGREN H., INZUNZA J. ET AL., Highly abnormal cleavage divisions in
preimplantation embryos from translocation carrier, Prenat. Diagn. 2000, 20: 1038-1047.
62 HANSON C., JAKOBSSON A.H., SJÖGREN ET AL., PGD: the Gotheburg experience, Acta Ob-
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63 PICKERING S., POLIDOROPOULOS N., BRAUDE P. ET AL., Strategies and outcomes of the fir-
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til. Steril. 2003, 79: 81-90.

488 Medicina e Morale 2004/3


03-Di Pietro Giuli Serra 3/04 29-07-2004 10:43 Pagina 489

LA DIAGNOSI PREIMPIANTO

La prima osservazione che emerge dall’analisi di tutti questi dati è


l’enorme quantità di embrioni, che vengono soppressi. Nella Tabella
2 è indicata la somma dei dati di cinque lavori nei quali - come si os-
serva nella Tabella 1 - erano riportati rispettivamente: 1. il totale de-
gli embrioni biopsiati; 2. il numero di quelli anormali per la presenza
di aberrazioni cromosomiche - che sono gli errori frequenti - e scarta-
ti; 3. il numero di quelli trasferiti in utero; e 4. il numero dei nati.
Il numero dei nati può, ovviamente, essere riferito al numero de-
gli embrioni biopsiati, cioè di tutti gli embrioni prodotti e usati, e a
quello degli embrioni trasferiti. È evidente che, essendo il numero
dei nati 2.9% (39:1347), il 97,1% degli embrioni prodotto è andato
perduto: 761 (56,6%) direttamente soppressi perché con corredo cro-
mosomico anormale; 544 (40,5%) scientemente esposti a morte pre-
vista e voluta.
Questa situazione è confermata dal confronto tra il numero degli
embrioni trasferiti e dei nati in due gruppi, riportati nella Tabella 3:

TABELLA 2

EMBRIONI BIOPSIATI

Totale Anormali Trasferiti Nati


1347 761 583 39
Totale Trasferiti
56.5% 43.3% 2.9% 6.7%

TABELLA 3

EMBRIONI BIOPSIATI

Trasferiti Nati
Gruppo A 638.819 87.384 13.7%
Gruppo B 583 39 6.7%
χ2 = 3.103 P > 0.05

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M.L. DI PIETRO / A. GIULI / A. SERRA

il gruppo A, che raccoglie i dati di altri tre lavori - anche essi ripor-
tati nella Tabella 1 - nei quali vengono riferiti soltanto il numero di
embrioni trasferiti e il numero dei nati; e il gruppo B, che riporta i
corrispondenti dati del campione sopra esaminato.
È evidente, dal valore del χ 2, che la differenza tra il numero
dei nati nei due gruppi non è significativa. Ne segue che, data la
notevole informazione proveniente dal vastissimo campione eu-
ropeo, la frequenza dei nati - nonostante l’altissima selezione ot-
tenuta attraverso la diagnosi genetica preimpianto - sarebbe da ri-
tenere sensibilmente inferiore a quella ottenuta nei processi ordi-
nari della FIVET e della ICSI , nei quali non è fatta la selezione at-
traverso la diagnosi genetica preimpianto. Questa differenza po-
trebbe essere ascritta a varie cause. Resta però il fatto che gli em-
brioni, anche se apparentemente selezionati in seguito alla dia-
gnosi genetica preimpianto, si trovano nella stessa situazione di
alta precarietà, anzi forse peggiore, degli embrioni prodotti e uti-
lizzati nei processi ordinari nei quali la selezione avviene sponta-
neamente.

Il dibattito bioetico sulla diagnosi preimpianto

Da un’analisi della letteratura bioetica sulla diagnosi preimpianto


emergono tre preoccupanti linee di riflessione: la diagnosi preim-
pianto come forma di “prevenzione” dell’aborto; la diagnosi preim-
pianto ai fini della selezione del sesso; la diagnosi preimpianto per
la selezione di donatori di cellule staminali.

La diagnosi preimpianto come forma di “prevenzione” dell’abor-


to. Che la selezione di embrioni dopo diagnosi genetica preimpianto
venga considerata una fattispecie diversa dall’aborto risulta evidente
dalle parole di Flinter, che così scrive: “Alle donne gravide, i cui
bambini sono a rischio di avere una condizione genetica seria tanto
da giustificare di prendere in considerazione l’interruzione della gra-
vidanza, dovrebbero essere offerti i test diagnostici prenatali come
l’amniocentesi e la biopsia dei villi coriali. Per alcune coppie, co-
munque, tali test non sono accettabili, e la diagnosi genetica preim-

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LA DIAGNOSI PREIMPIANTO

pianto è una alternativa”.64 A dare supporto a questo orientamento


un’indagine condotta da Katz et al., da cui emerge che il 75% del
96% di 121 soggetti, divisi in tre gruppi in base al dubbio diagnosti-
co [gruppo A (41): patologia genica; gruppo B (48): patologia cro-
mosomica; gruppo C (32): controllo al primo accesso alla FIV], con-
siderava l’aborto volontario come più problematico rispetto al non
trasferimento degli embrioni dopo diagnosi genetica preimpianto.65
Concludono, pertanto, gli autori: “Tutti i gruppi trovarono che la
diagnosi genetica preimpianto è un trattamento ampiamente accetta-
bile. Essi espressero debole interesse relativamente all’estensione
dei test a stati di non malattia come il sesso, e furono fortemente in
favore di un modello condiviso di decisione in cui le coppie abbiano
una considerevole autonomia circa gli embrioni da trasferire”. Tutta-
via sottolineavano: “Mentre la nostra società sostiene l’autonomia
riproduttiva, c’è pure una preoccupazione circa l’impatto della mani-
polazione genetica e del miglioramento genetico degli embrioni.
Non ci sarebbe lo stesso sostegno della società se il miglioramento
si spostasse verso il miglioramento degli embrioni, l’eugenica e an-
che la compatibilità HLA”.
Secondo Cameron e Williamson la diagnosi preimpianto e l’abor-
to volontario, pur portando a morte un individuo umano, sono due
fattispecie diverse e non avrebbero, comunque, finalità selettive.66
Per quanto concerne il secondo punto, la scelta di non trasferire gli
embrioni selezionati con la diagnosi preimpianto o l’aborto volonta-
rio non muoverebbe da un atteggiamento di discriminazione nei con-
fronti del portatore di handicap, ma dal timore della donna o della
coppia di non potersene prendere cura. 67 Per giustificare il ricorso

64 FLINTER F.A., Preimplantation genetic diagnosis, BMJ 2001, 322: 1008-1009.


65 KATZ M.G., FITZGERALD L., BANKIER A. ET AL., Issues and concerns of couples presen-
ting for preimplantation genetic diagnosis (PGD), Pren. Diagn. 2002, 22: 1117-112. Vedi an-
che: FERNANDEZ D.O., DE VINCENTIIS S., CHILLIK C.F., BRUGO-OLMEDO S.P., Patients’ opi-
nions regarding preimplantation genetic diagnosis in a Latin American fertility clinic, Fer-
til. Steril. 2004, 81(2)463-464.
66 CAMERON C., WILLIAMSON R., Is there an ethical difference between preimplantation ge-
netic diagnosis and abortion?, J. Med. Ethics 2003, 29: 90-92.
67 FUREDI A., Issues for service providers: a response to points raised, J. Med. Ethics 2001,
27 (suppl II): 28-32S; GILLOTT J., Screening for disability: a eugenic pursuit, ibi: 21- 23 S.

Medicina e Morale 2004/3 491


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M.L. DI PIETRO / A. GIULI / A. SERRA

alla diagnosi preimpianto, a parte le note argomentazioni [dibattito


sullo status dell’embrione umano e sull’inizio della gravidanza; ele-
vata perdita di embrioni per abortività spontanea; minore ansia per
la donna che sa già dall’inizio che un embrione malato non è stato
trasferito], gli autori sostengono che, mentre l’aborto viene percepito
come una procedura che comporta l’uccisione di un feto affetto, do-
po la fecondazione extracorporea, la diagnosi e la selezione si pren-
derebbe contemporaneamente la scelta di lasciar vivere (gli embrio-
ni sani) e di lasciare morire (gli embrioni malati) ma “non di uccide-
re”. Inoltre, la decisione di abortire coinvolgerebbe di più sul piano
emotivo e fisico la madre, rispetto alla decisione di selezionare presa
da altri.
Il fatto è che, nella maggior parte della letteratura in materia, la
diagnosi preimpianto viene non solo giustificata, ma considerata
addirittura un “dovere morale” per i genitori, che avrebbero l’ob-
bligo di scegliere per il “benessere” del concepito, anche mediante
la selezione di quegli embrioni che hanno maggiori possibilità di
una vita di qualità: “La selezione eugenica degli embrioni è ora -
scrive Savulescu - possibile utilizzando la fecondazione in vitro
(FIV) e la DGP.[…] Io voglio difendere un principio che chiamo
Beneficenza Procreativa: le coppie (o produttori singoli) dovrebbe-
ro scegliere, tra i possibili figli che potrebbero avere, il figlio che
si attende abbia la vita migliore o almeno buona come la vita degli
altri”.68
E questo viene proposto sia per patologie ad esordio precoce sia
per patologie ad esordio tardivo (ad esempio, morbo di Alzheimer o
Corea di Huntington)69 o per le situazioni in cui vi potrebbe essere
un rischio aumentato di patologia [ad esempio, mutazione BRCA1 &
2 per il cancro della mammella e dell’ovaio o la mutazione nel gene
oncosoppressore p53 nella predisposizione familiare al cancro (sin-
drome di Li-Fraumeni)].70 Secondo questi Autori, inoltre, la presen-

68 S AVULESCU J., Procreative beneficence: why we should select the best children,
Bioethics 2001, 15: 413-423.
69 V ERLINSKY Y., R ECHITSKY S., V ERILINSKY O. ET A L ., Preimplantation diagnosis for
early-onset Alzheimer disease caused by V717L mutation, JAMA 2002, 287: 1018-1021.
70 VERLINSKY Y., RECHITSKY S., VERLINSKY O. ET AL., Preimplantation diagnosis for p53
tumour suppressor gene mutations, Reprod. Biomed. Online 2000, 2: 102-105.

492 Medicina e Morale 2004/3


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LA DIAGNOSI PREIMPIANTO

za di una patologia a comparsa tardiva comporterebbe che, data la


sua ereditarietà, un genitore ne sarà già affetto o in procinto di am-
malarsi con una scarsa aspettativa di vita e - nel caso del morbo di
Alzheimer - con anni di condizioni degenerate al punto tale da non
potersi occupare del figlio.71

La diagnosi preimpianto ai fini della selezione sociale del sesso.


Il dibattito è, invece, ancora vivace sulla proposta di utilizzare la
diagnosi preimpianto ai fini della selezione sociale del sesso. Accan-
to a chi esclude l’uso sociale della selezione del sesso, sottolinean-
done la finalità meramente discriminativa e l’inappropriatezza del-
l’uso del termine “diagnosi” in assenza di malattia,72 vi è chi ne giu-
stifica l’uso,73 anche ai fini di scegliere “l’orientamento sessuale dei
figli”,74 e chi lo subordina ad alcune condizioni:75
- bilanciamento della sex ratio nello stesso centro di medicina ri-
produttiva e nell’arco di un anno;
- opportunità per gli embrioni sani di sesso non desiderato di vi-
vere come quelli di sesso desiderato, eventualmente a seguito di do-
nazione;
- pagamento dei trattamenti da parte dei genitori;
- associazione con la selezione dello sperma allo scopo di ridurre
il numero di embrioni da selezionare;
- assunzione di responsabilità da parte dei genitori in presenza del
figlio del sesso non desiderato in caso di errore diagnostico.

71 TOWNER D., LOEWY R.S., Ethics of preimplantation diagnosis for a woman destined to
develop early-onset Alzheimer disease, JAMA 2002, 283: 1038-1040.
72 ESHRE PGD CONSORTIUM STEERING COMMITTEE, ESHRE preimplantation genetic …. Nel
Rapporto si fa, comunque, riferimento a tre centri anonimi che praticano la diagnosi geneti-
ca preimpianto ai fini della selezione sociale del sesso. Tra le posizioni contro, vedi anche:
ANAND KUMAR T.C., Does preimplantation genetic diagnose for gender selection really of-
fer a solution for family balancing? A response to the article by Malpani and Malpani, Re-
prod. Biomed. Online 2001, 4(1): 10-11; PANDIYAN N., Embryo sex selection: A social com-
ment on the article by Malpani and Malpani, ibid.: 9-10.
73 MALPANI A., MALPANI A., MODI D., The use of preiumplantation genetic diagnosis in sex
selection for family balacing in India, ibid.: 16-20.
74 DAHL E., Ethical issues in new uses of PGD: should parents be allowed to use PGD to
choose the sexual orientation of their children?, Hum. Reprod. 2003, 18: 1368-1369.
75 MESEGUER M., GARRIDO N., REMOHI J. ET AL., Gender selection: ethical, scientific, le-
gal, and practical issues, J. Ass. Reprod. Genet. 2002, 19(9): 443- 446.

Medicina e Morale 2004/3 493


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M.L. DI PIETRO / A. GIULI / A. SERRA

Secondo gli stessi autori, da un’intervista su 500 futuri genitori


emergeva che l’85% si diceva disposto a pagare un terzo di più per
avere la possibilità di scegliere il sesso del bambino, anche trattan-
dosi del primo figlio.
Al fine di evitare squilibri nella composizione della popolazione
con la strenua ricerca del figlio maschio - soprattutto come primo fi-
glio e a fronte di politiche governative del figlio unico (si veda, ad
esempio, la Cina) - ed il rinforzo di una mentalità sessista e contro la
donna, viene proposto, inoltre, di consentire l’uso della diagnosi
preimpianto solo per scegliere un bambino del sesso opposto a quel-
lo/i già esistente/i:76 in tal caso - si sostiene - la coppia sceglierebbe
la varietà o il bilanciamento del sesso dei bambini. La scelta di rag-
giungere questo obiettivo attraverso la diagnosi preimpianto dovreb-
be essere il risultato del bilanciamento tra rischi (produzione/elimi-
nazione di embrioni; impegno economico) e benefici (desiderio dei
genitori). È quanto avverrebbe, ad esempio, in India per consentire a
coppie che già hanno una figlia di avere un figlio.77 In altre parole, i
criteri di riferimento sarebbero la libera scelta dei genitori e il rico-
noscimento sociale alla coppia del diritto di riprodursi ed avere un
figlio sano.78

La diagnosi preimpianto per la selezione di donatori di cellule


staminali. È stato, infine, proposto il ricorso alla diagnosi genetica
preimpianto per selezionare un embrione HLA compatibile con un
bambino già esistente al fine di poterne utilizzare il sangue del cor-
done ombelicale o il midollo osseo. Il primo caso noto, nella pratica
della fecondazione artificiale, è il caso Ayala:79 Marissa Ayala è stata
concepita nel 1989 allo scopo di poter ottenere cellule staminali
compatibili con la sorella Anissa.

76 ROBERTSON J.A., Extending preimplantation genetic diagnosis: medical and non-medi-


cal uses, J. Med. Ethics 2003, 29: 213-216; Pennings G., Personal desires of patients and
social obligations of geneticists: applying preimplantation genetic diagnosis for non-medi-
cal sex selection, Pren. Diagn. 2002, 22: 1123-1129.
77 MALPANI A., MALPANI A., MODI D., Preimplantation sex selection for family balancing
in India, Hum. Reprod. 2002, 17: 11-12.
78 ROBERTSON, Extending preimplantation genetic diagnosis…
79 RACHELS J., When philosophers shoot from the hip, Bioethics 1991, 1711: 373-375.

494 Medicina e Morale 2004/3


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LA DIAGNOSI PREIMPIANTO

Ed ancora, alla fine del 1999, una coppia degli Stati Uniti ha
chiesto di ricorrere alla fecondazione in vitro per individuare l’em-
brione miglior donatore per una bambina affetta da anemia di Fanco-
ni: in questa circostanza la selezione è avvenuta con la diagnosi ge-
netica preimpianto. Dopo quattro cicli di trattamento, sono stati tra-
sferiti cinque embrioni, di cui uno è sopravvissuto; alla nascita è sta-
to prelevato il sangue del cordone ombelicale per una trapianto di
cellule staminali nella sorella, che ha avuto successo.80 Nel 2001, in
Gran Bretagna, i genitori di un bambino di due anni affetto da beta-
talassemia hanno chiesto il permesso alla HFEA per selezionare un
embrione con la diagnosi genetica preimpianto affinché potesse for-
nire - alla nascita - sangue del cordone ombelicale compatibile.81
Secondo Boyle e Savulescu, tale uso della diagnosi genetica
preimpianto sarebbe giustificata né varrebbe l’obiezione secondo la
quale produrre un bambino per il bene di un altro sia sbagliato per-
ché lo si chiama all’esistenza in modo condizionato. Anzi, sottoli-
neano gli Autori, la stessa affermazione di Kant - “mai usare una
persona come mezzo ma sempre trattarla come fine” - dovrebbe es-
sere riletta come “mai usare la persona solo come mezzo”. Non si
tratterebbe di una novità: tanti bambini - si legge ancora - sono già
nati per uno scopo (per aver cura dei genitori, per fare compagnia ai
fratelli, etc.) diverso dal loro immediato bene.82
Un orientamento condiviso anche dal già citato Robertson,83 che
- dopo aver discusso, nel suo lavoro, sui nuovi usi della diagnosi ge-
netica preimpianto al fine di esaminare embrioni per la suscettibilità
al cancro, a malattie a manifestazione tardiva, in vista di compatibi-
lità HLA per altri figli e del sesso - conclude: “Eccetto per la selezio-
ne del sesso del primo bambino, molte estensioni correnti della DGP
sono eticamente accettabili e offrono una base per valutare estensio-
ni future per scopi non medici che sono ancora speculativi”.

80 VERLINSKY Y., RECHITSKY S., SCHOOLCRAFT W. ET AL., Preimplantation diagnosis for


Fanconi anemia combined with HLA matching, JAMA 2001, 285: 3130-3133.
81 KMIETOWICZ Z., Couple asks permission to select an embryo to save son’s life, BMJ
2001, 323: 767.
82 BOYLE R.J., SAVULESCU J., Ethics of using preimplantation genetic diagnosis to select a
stem, cell donor for an existing person, BMJ 2001, 323: 1240-1243.
83 ROBERTSON, Extending preimplantation genetic diagnosis…

Medicina e Morale 2004/3 495


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M.L. DI PIETRO / A. GIULI / A. SERRA

La diagnosi preimpianto e l’eugenismo negativo. A queste posi-


zioni, proprie di una concezione eugenistica negativa oggi prevalen-
te e fortemente sostenuta,84 non mancano obiezioni e resistenze.
La prima obiezione è l’evidente grave abuso dell’embrione uma-
no ridotto a mero strumento tecnologico, obiezione già formulata nel
1984 da tre membri del Comitato Warnock il cui parere era stato in-
cluso nel Rapporto finale come Expression of Dissent:85 “Nella no-
stra opinione è errato creare qualche cosa che ha la potenzialità di
diventare una persona umana e poi distruggerla deliberatamente. Noi
perciò raccomandiamo che non si dovrebbe fare nulla che possa ri-
durre la possibilità di un felice impianto dell’embrione”. Posizione
che è stata accolta, riconosciuta e sottolineata apertamente al n.17
del Rapporto del Comitato Donaldson,86 istituito nel 1999 dal Go-
verno inglese per la regolazione della ricerca sulle cellule staminali
embrionali, dove si afferma che: “una significativa corrente di pen-
siero ritiene che come principio morale l’uso di ogni embrione per
scopi di ricerca non è etico ed è inaccettabile, posto che ad ogni em-
brione dovrebbe essere accordato lo stato umano dal momento della
sua creazione”.
Una posizione che ha portato - in alcuni casi - alla precisazione
delle “indicazioni” alla diagnosi preimpianto. Si veda, ad esempio,
la posizione della UK Human Genetics Commission che raccomanda
il ricorso alla diagnosi genetica preimpianto al fine di individuare
“specifiche e serie condizioni dell’embrione”, ma di evitarla per in-
dividuare lo stato di portatore per patologie autosomiche recessive,87

84 GIANAROLI L., MAGLI M. C., FERRARETTI A. P. ET AL., The role of preimplantation dia-
gnosis for aneuploidies, Reprod. Biomed. Ondine 2001, 4: 31-36; SCRIVEN P. N., FLINTER F.
A., BRAUDE P. R., MACKIE OGILVIE C., Robertsonian translocations - reproductive risks and
indications for preimplantation genetic diagnosis, Hum. Reprod. 2001, 16: 2267-2273; LA-
VERY S.A., AURELL R., WINSTON R. M. ET AL., Preimplantation genetic diagnosis: patients’
experiences and attitudes, Hum. Reprod. 2002, 17: 2464-2467.
85 DEPARTMENT OF HEALTH AND SOCIAL SECURITY, Report of the committee of inquiry into
human fertilisation and embryology: Expression of dissent: B. Use of human embryos in re-
search by M.CARRILINE, J. MARSHALL, J. WALKER, London: Her Majesty’s Stationary Offi-
ce, 1984: 90-94.
86 DEPARTMENT OF HEALTH, Stem Cell Research: Medical Progress with Responsibility, 16
August 2000, http://www.doh.gov.uk/cegc/stemcellreport.htm.
87 HUMAN GENETICS COMMISSION, Response to the Human Fertilisation and Embryology
Authority on the consultation on preimplantation genetic diagnosis, March 2001
(www.hcg.gov.uk./business_pubblications_statement_pgd.htm)

496 Medicina e Morale 2004/3


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LA DIAGNOSI PREIMPIANTO

o la critica all’utilizzo della diagnosi genetica preimpianto in fase


presintomatica per individuare la predisposizione alla malattia di
Alzheimer e per esercitare un presunto diritto alla maternità88 o per
la selezione del sesso.89
La seconda obiezione, sottolineata dallo stesso Robertson,90 “sor-
ge dal fatto della selezione stessa, e dai rischi in futuro di una estesa
selezione di embrioni e bambini.[…] Ogni forma di selezione o ma-
nipolazione trasforma il bambino in un “manufatto”.[…] Aumentare
la frequenza e lo scopo della selezione genetica dei futuri bambini ci
spingerà verso un mondo eugenico in cui i bambini sono valutati più
per il loro genotipo che per le loro caratteristiche essenziali, aprendo
la via a un mondo di bambini-disegno in cui l’ingegnerizzazione dei
figli diventa routine”.
Una finalità eugenistica, messa chiaramente in evidenza da Ha-
bermas, che così scrive: “Da anni la discussione sulla ricerca e sul-
l’ingegneria genetica continua a girare inutilmente intorno al proble-
ma dello status morale della vita umana prepersonale. Perciò io as-
sumo la prospettiva di un presente immaginario, proiettato nel futu-
ro, a partire dal quale le pratiche oggi in discussione potrebbero re-
trospettivamente apparirci come lo scivolamento in una genetica li-
berale, vale a dire in una genetica regolata dalla legge della doman-
da e dell’offerta. La ricerca sugli embrioni e la diagnosi preimpianto
turbano gli animi soprattutto perché esemplificano i pericoli evocati
dalla metafora di una “eugenetica selettiva” nella razza umana […]
Supponiamo che l’uso sperimentale degli embrioni generalizzi una
prassi per cui la tutela della vita umana prepersonale venga conside-
rata come secondaria rispetto ad altri possibili fini (incluso l’auspi-
cabile sviluppo di nobili “beni collettivi”, per esempio nuovi metodi
di cura). La diffusa accettazione di questa prassi renderebbe meno
sensibile la nostra visione della natura umana e aprirebbe le porte a
una genetica liberale. In ciò possiamo già ora vedere quello che in
futuro ci apparirà come un fait accompli del passato, cui i fautori

88 SPRIGGS M., Genetically selected baby free of inherited predisposition to early onset
Alzheimer’s disease, J. Med. Ethics 2002, 28: 290.
89 EGOZCUE J., Preimplantation social sexing. A problem of proportionality and decision
making, J. Ass. Reprod. Genet. 2002, 19(9): 440-442.
90 ROBERTSON, Extending preimplantation genetic diagnosis…, p. 466.

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della genetica liberale faranno appello come un Rubicone da noi già


effettivamente oltrepassato”.91

Dalla fecondazione artificiale extracorporea alla diagnosi preim-


pianto e alla selezione

La divisione della chiamata all’esistenza di una nuova vita umana


dal suo ethos adeguato - l’atto coniugale - con il ricorso alle tecniche
di fecondazione artificiale extracorporea ha portato alla trasforma-
zione del figlio da “dono atteso” a “prodotto preteso”: nell’ottica
della produzione, il ricorso alla diagnosi preimpianto al fine di indi-
viduare e selezionare gli embrioni “malati” ne è l’inevitabile conse-
guenza. Certamente la richiesta di poter avere un figlio sano è più
che legittima: non è, però, giustificato perseguire un “bene” - la sa-
lute - attraverso un’azione che implica un “grave male”, ovvero la
soppressione intenzionale, per ogni singolo caso selezionato, di uno
o più soggetti umani nelle prime fasi di sviluppo. Uno sviluppo - co-
me già detto - autonomo, continuo, graduale, coordinato a partire
dalla fecondazione: è per questa ragione che non vi è alcuna diffe-
renza tra la selezione di embrioni dopo diagnosi preimpianto e la
soppressione di embrioni dopo la diagnosi postimpianto. In entrambi
i casi, o con un’azione omissiva (il non trasferimento in utero) o con
un’azione commissiva (l’aborto volontario), si impedisce al concepi-
to di giungere a vita autonoma.
Non sono mancati e non mancano, poi, i tentativi di giustificazio-
ne della diagnosi preimpianto attraverso la negazione della vera
realtà dell’embrione umano, degradandolo per i primi quindici gior-
ni della sua esistenza a “pre-embrione”92 o nelle prime 22 ore a
“pre-zigote”,93 così come si è svuotato di significato il termine “dia-

91 HABERMAS J., Il futuro della natura umana. I rischi di una genetica liberale, Torino:
Giulio Einaudi, 2002, pp. 3 e 72.
92 MCLAREN A., Prelude to embryogenesis, in THE CYBA FOUNDATION, Human embryo re-
search, yes or no?, London: Tavostock Publication, 1986: 12. In risposta alla teoria del pre-
embrione, vedi: SERRA A., L’uomo-embrione, Siena: Cantagalli, 2003.
93 SERRA A., Dal “pre-embrione” al “prezigote”, Medicina e Morale 2003, 2: 221-225.

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LA DIAGNOSI PREIMPIANTO

gnosi” (caricandolo di una finalità distruttiva) e il termine “preven-


zione” (effettuata mediante l’eliminazione del soggetto malato).94
Vi è un “prima” e un “poi” nell’esistenza dell’essere umano: lo
“spartiacque” è la fecondazione. Per cui se - a prescindere dalla va-
lutazione etica delle metodiche di fecondazione artificiale che po-
trebbero essere successivamente utilizzate - è lecito, in quanto a fi-
nalità e mezzi, la diagnosi sul primo globulo polare della cellula uo-
vo o la selezione degli spermatozoi per la prevenzione delle malattie
genetiche legate al sesso, lo stesso non si può dire dell’analisi
morfologica dell’embrione (se fatta a scopi selettivi) o della diagno-
si genetica sul secondo globulo polare o sulle cellule prelevate nelle
successive fasi di divisione embrionale.
Questo giudizio etico precede la considerazione del paventato
danno per le generazioni future a seguito della selezione genetica o
il timore di “addomesticare” un natura umana ancora selvaggia dal
punto di vista genetico:95 è già perversa in sé l’idea che un individuo
umano possa essere valutato, selezionato, discriminato, lasciato mo-
rire o soppresso in base “alla sua qualità”.

Parole chiave: diagnosi preimpianto, embrione, procreazione.

Key words: preimplantation diagnosis, embryo, procreation.

RIASSUNTO

La diagnosi preimpianto si è sviluppata in seguito all’introduzione delle


tecniche di fecondazione artificiale (FIV e ICSI) al fine di aumentarne il succes-
so selezionando gli embrioni più adatti per il trasferimento in utero. In partico-
lare, la diagnosi genetica preimpianto viene anche considerata una forma alter-
nativa di diagnosi prenatale al fine di individuare aneuploidie comuni o legate

94 SPAGNOLO A.G., DI PIETRO M.L., PALAZZANI L., SGRECCIA E., Significato della diagnosi
prenatale nella prevenzione delle malattie congenite. Aspetti etico-sociali, in Atti del LXVII
Congresso della Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia, Brescia: Class International,
1990: 39-40.
95 TESTART J., Il mondo verso una nuova eugenetica, Vita e Pensiero 2004, 1: 71-76.

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M.L. DI PIETRO / A. GIULI / A. SERRA

all’età della donna nelle coppie sterili, o per ridurre la trasmissione alla prole
di serie malattie genetiche nelle coppie fertili. I campioni per la diagnosi gene-
tica preimpianto si ottengono dagli oociti o dagli embrioni in fase precoce di
sviluppo dopo la FIV o la ICSI.
L’articolo analizza, da una parte, gli aspetti tecnici e clinici della diagnosi
preimpianto, compresi i limiti e i rischi connessi con queste procedure, e, dal-
l’altra, il dibattito bioetico in materia (la diagnosi preimpianto come alternativa
all’aborto dopo diagnosi postimpianto; la selezione del sesso a fini sociali o la
selezione di donatori di cellule staminali). Dallo stesso dibattito bioetico emer-
ge la finalità eugenetica della diagnosi preimpianto, una finalità perversa poi-
ché nessun individuo umano può essere valutato, selezionato, lasciato morire o
soppresso in base alla “sua qualità”.

SUMMARY

Preimplantation diagnosis.

Preimplantation diagnosis procedure appeared in the clinical practice to-


gether with the introduction of artificial fertilization techniques, as a way to
improve the success of IVF and ICSI cycles by selecting the embryos of higher
quality, which are more suitable for replacement into the uterus. Particularly,
preimplantation genetic diagnosis was developed as an alternative to prenatal
diagnosis to screen embryos for common or age-related aneuploidies for infer-
tile couples, or to avoid the substantial risk of transmission of severe genetic
diseases for fertile couples. Samples for preimplantation genetic diagnosis are
obtained from oocytes or cleaving embryos after IVF or ICSI. Article reviews
different techniques and clinical applications of the preimplantation diagnosis,
it describes limits and risks of these procedures, and also represents the
bioethical debate on this matter. Between the most important ethics concerns
the problem of preimplantation diagnosis and embryo selection as alternative
to abortion after post-implantation diagnosis, social sexing selection and for
donors of stem cells selection appear. From the same bioethical debate the eu-
genic aim of preimplantation diagnosis emerges, a perverse aim because no in-
dividual human life can be evaluated, selected, left die or suppressed because
of “its own quality”.

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