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LA COSCIENZA DI ZENO

STRUTTURA
Il romanzo si presenta come se fosse la confessione di Zeno Cosini. La narrazione, svolta in prima
persona, non segue un ordine cronologico, ma si articola focalizzandosi sugli eventi principali della
vita di Zeno: l'ordine degli eventi è basato dunque sui rapporti analogici tra gli episodi ricordati.
Svevo utilizza molto l'ironia e adotta un linguaggio non letterario, ma una lingua di uso quotidiano
con dialetto triestino, toscano e qualche termine in tedesco.
Zeno Cosini, il protagonista dell'opera, è un commerciante che proviene da una famiglia ricca, vive
nell'ozio e ha un rapporto conflittuale con il padre, che si rifletterà su tutta la sua vita. Nell'amore,
nei rapporti coi familiari e gli amici, nel lavoro, egli prova un costante senso di inadeguatezza e di
"inettitudine", che interpreta come sintomi di una malattia.
RIASSUNTO
Il protagonista è Zeno Cosini, che racconta la storia della propria vita non in maniera lineare ma
seguendo il proprio ordine mentale. Egli invia il memoriale al suo psicanalista, il Dottor S., che per
curarlo dalla sua malattia   gli commissiona la stesura di un romanzo della propria vita. Zeno
abbandona però il trattamento psicanalitico e il Dottore pubblica il romanzo per vendetta nei suoi
confronti. Questa è la finzione iniziale del racconto presentata nella Prefazione, tutto il resto della
narrazione è il racconto di Zeno delle vicende della sua vita.Egli è nevrotico, quindi allontana dalla
sua coscienza gli eventi più traumatizzanti che ricompaiono nell’inconscio sotto forma di lapsus, a
cui Zeno è spesso soggetto. Il capitolo secondo racconta della volontà del protagonista di smettere
di fumare: egli continua però a rimandare il momento e si appiglia sempre all’ultima sigaretta. Il
terzo capitolo racconta della morte del padre, con il quale il protagonista aveva un rapporto ostile e
che culmina nello schiaffo che il genitore gli da in punto di morte.

Gli altri capitoli seguono un ordine cronologico. Il protagonista racconta del suo matrimonio con
Augusta, figlia del suo socio commerciale Malfenti. Vi giunge dopo essere stato rifiutato dalle altre
due figlie Ada e Alberta. Prosegue poi col racconto della storia con la sua amante Carla, povera
donna bisognosa di denaro e protezione, che non riesce a lasciare proprio come l’ultima sigaretta.
In seguito il racconto della sua storia commerciale e della sua rivalità con Guido Speier, suo
antagonista che gli ha strappato Ada. Il capitolo Psicoanalisi torna ad essere diaristico e Zeno
diventato anziano racconta che è rimasto deluso dalla psicoanalisi è che è guarito solo grazie al
commercio. Zeno infatti se ne approfitta in tempo di guerra (prima guerra mondiale) e diventa uno
speculatore commerciale, preparando l’umanità all’autodistruzione a causa del cattivo utilizzo degli
ordigni militari.

CAPITOLI

PREFAZIONE
È questo uno dei capitoli più importanti, dato che rappresenta una finzione letteraria  ben
congegnata. Si tratta di poche righe firmate dal dottor S., lo psicanalista che ha in cura Zeno, il
quale espone l'origine del libro. A causa dell'ingiustificata interruzione della terapia da parte di
Zeno, proprio nel momento in cui essa stava dando i suoi frutti, il dottore, profondamente ferito nel
suo orgoglio professionale, decide di vendicarsi del paziente, pubblicando quelle memorie che lui
stesso ha consigliato a Zeno di scrivere come parte integrante della cura. Tali memorie, in cui Zeno
ha accumulato menzogne e verità, sono i capitoli successivi del libro.
È chiaro che questa finzione letteraria è anche una polemica contro la psicoanalisi, una forma di
terapia che proprio in quegli anni iniziava velocemente ad affermarsi, soprattutto nell’Impero
astro-ungarico, di cui Trieste faceva parte. L'iniziale  S  sarebbe interpretabile come la prima
lettera del nome del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, anch'egli austriaco (di Vienna), ma
potrebbe anche riferirsi all'autore stesso. Si è altresì a lungo ritenuto che il Dottor S. fosse l'analista
triestino, nonché seguace di Freud, Edoardo Weiss. Lo studioso Giovanni Palmieri ha ipotizzato
che si tratti dello psicologo ginevrino Charles Baudouin.

PREAMBOLO
Zeno racconta i primi tentativi frustranti di scrivere qualcosa sulla sua vita, e si perde in
divagazioni oniriche sulla sua infanzia, condizionate dalla recente visione del nipotino, figlio della
cognata Anna Malfenti.

IL FUMO
Il protagonista narra il vizio del fumo trasversalmente a tutta la sua vita .
Oltre all'inettitudine, un suo problema è il vizio del fumo, di cui non riesce a liberarsi. Il
protagonista, infatti, ricorda di aver iniziato a fumare già nell'adolescenza, a causa del rapporto
conflittuale con il padre, al quale inizialmente rubava soldi per comprare le sigarette; in seguito,
dopo essere stato scoperto, raccoglie i sigari fumati a metà sparsi per casa. Nonostante più volte si
sia riproposto di smettere, non vi riesce proprio, e per questo si sente frustrato. I numerosi sforzi e
tentativi non portano però a nessun risultato.
Ogni volta che prova a smettere di fumare, Zeno decide di fumare un'ultima sigaretta (U.S.) e di
annotare la data di questa. Dopo numerosi fallimenti Zeno si rende conto che fumare "ultime
sigarette" è per lui un'esperienza piacevolissima, in quanto quelle assumono ogni volta un sapore
diverso, causato dalla coscienza che dopo quelle non potrà fumarne più. Zeno si rivolge a facoltosi
medici, riempie libri e addirittura pareti con la sigla U.S., ma non riesce a smettere: il tentativo
dura moltissimi anni e non si realizza mai, neanche dopo essersi recato in una clinica specialistica
dove, una volta pentitosi di avere iniziato la cura, corrompe l'infermiera con l'alcol per scappare
pensando erroneamente che la moglie lo stia tradendo con il Dottor Muli, il dottore della clinica. Il
continuo rimandare un evento è tipico del nevrotico, che, in questo caso, può gustare sempre di più
l'ultima sigaretta. Zeno inoltre indica il vizio del fumo come causa dei cambiamenti repentini di
facoltà universitaria (passa numerose volte dalla facoltà di chimica a quella di giurisprudenza).
Il considerare il fumo responsabile del suo malessere sarà identificato dallo psicanalista come un
riflesso del senso di colpa nei confronti del padreː il "padrone interiore" di Zeno lo punisce per la
sua volontà di competere col padre attribuendo la colpa dei suoi mali proprio all'oggetto della
competizione, le sigarette.

LA MORTE DI MIO PADRE


Zeno rievoca il rapporto conflittuale con suo padre, dando particolare attenzione ai suoi ultimi
giorni di vita.
Si tratta di una relazione ostacolata dall'incomprensione e dai silenzi. Il padre non ha alcuna stima
del figlio, tanto che, per sfiducia, affida l'azienda commerciale di famiglia a un amministratore
esterno, l'Olivi. A sua volta il figlio, che si ritiene superiore per intelletto e cultura, non stima il
padre e sfugge ai suoi tentativi di parlare di argomenti profondi.
Il più grande dei malintesi è l'ultimo, che avviene in punto di morte: quando il figlio è al suo
capezzale, il padre, ormai incosciente, lo colpisce con la mano. Zeno non riuscirà mai a capire il
motivo di quel gesto, se si fosse trattato di uno schiaffo assestato allo scopo di punirlo o soltanto
di una reazione inconscia del padre ammalato. L'interrogativo produce un dubbio che
accompagnerà il protagonista fino all'ultimo dei suoi giorni. Alla fine Zeno preferisce ricordare il
padre come era sempre stato: "io divenuto il più debole e lui il più forte”.
Da questo capitolo fino al settimo (Storia di un'associazione commerciale) il racconto procede in
successione cronologica, dal 1890, anno della morte del padre, al 1895, anno della morte
di Guido Speier.

LA STORIA DEL MIO MATRIMONIO


Zeno narra le vicende che lo portano al matrimonio.
Il protagonista, alla disperata ricerca di una moglie, conosce quattro sorelle, le figlie di Giovanni
Malfenti, con cui Zeno ha stretti rapporti di lavoro e per il quale nutre profonda stima, al punto che
lo vede come una figura paterna dopo la morte del padre. Egli è accolto in casa Malfenti da una
delle quattro fanciulle, Augusta, la quale, non essendo bella e mostrando riguardo verso il
protagonista, viene da lui subito "esclusa" per un'eventuale proposta di matrimonio; sono escluse

poco dopo anche Anna, in quanto essa ha solo otto anni, e Alberta, diciassettenne dai tratti ancora
infantili. Zeno fa dunque la corte alla primogenita Ada, che considera seria, ma il suo sentimento
non è ricambiato, perché ella lo considera troppo diverso da lei e incapace di cambiare. Ada,
d'accordo con la famiglia, fa sì che Zeno eviti di farle visita per alcuni giorni.
Quando Zeno torna a casa Malfenti, vi trova un altro uomo, Guido Speier, anch'egli interessato a
Ada, ma ricambiato; questa figura scatena in Zeno sentimenti contrastanti: Guido è un "vincitore",
che ha molto più successo di Zeno presso la famiglia Malfenti (ad esempio, suona il violino molto
meglio). Infine Zeno, dopo mille ripensamenti, si decide a dichiarare il suo amore ad Ada, ma è
respinto. Dopo il rifiuto, Zeno si rende conto di non voler rimanere da solo e soprattutto di non
essere pronto a smettere di frequentare la famiglia di Giovanni Malfenti. Perciò la stessa sera fa la
proposta di matrimonio prima ad Alberta, la terza sorella - la quale lo respinge perché desidera
continuare i suoi studi -, e infine si accontenta di Augusta, la meno attraente delle sorelle, ma
disposta a dedicare la sua vita a lui: si rivelerà una moglie ideale, pur consapevole che Zeno non la
ama (al punto che considera l'idea di abbandonare Augusta il giorno del matrimonio). Anche la
moglie di Giovanni, la suocera di Zeno, non è ingannata dalla grande passione che egli finge per
Augusta, mentre Giovanni è convinto che Zeno sia un esempio di amore. Anche Guido e Ada si
fidanzano.
Anche se ad Augusta Zeno rimane legato da un sincero e tiepido affetto, perché gli garantisce una
comoda e sicura vita familiare, ciò non gli impedisce di trovarsi un'amante, Carla. Augusta
costituisce nel romanzo una figura femminile dolce e tenera, che si prodiga per il proprio marito. In
lei Zeno trova la figura materna che cercava e un conforto sicuro mancatogli nell'infanzia; per lui
rappresenta "la salute personificata”.

LA MOGLIE E L’AMANTE
Zeno racconta il rapporto con la sua amante.
Il rapporto conflittuale di Zeno Cosini con la sfera femminile (la sua patologia è stata bollata dallo
psicologo come sindrome edipica) è evidenziato anche dalla ricerca dell'amante. Zeno accenna a
tale esperienza come un rimedio per sfuggire al «tedio della vita coniugale». La verità è che però
Zeno non lascia la sua amante, è Carla che lascerà Zeno. Al contrario Guido lascerà la sua amante
ma troppo tardi perché Ada lo lascerà proprio per quel motivo.
Quella con Carla Gerco è un'«avventura insignificante». Lei è solo una «povera fanciulla», che
inizialmente suscita in lui un istinto di protezione. All'inizio Zeno e Carla sono legati da una
relazione basata sul semplice desiderio fisico, ma successivamente essa viene sostituita da una vera
e propria passione. Anche Carla subisce dei cambiamenti: prima insicura, diventa poi una donna
energica e dignitosa e finisce con l'abbandonare il suo amante a favore di un maestro di canto, che
Zeno stesso le ha presentato e pagato.
Zeno non smetterà mai di amare la moglie Augusta (che dimostra verso di lui un atteggiamento
materno e gli comunica sicurezza). Verso la conclusione del suo rapporto con Carla, invece,
maturerà per quest'ultima un sentimento ambivalente che si avvicinerà all’odio.
In questo capitolo è raccontata la morte di Giovanni Malfenti: Zeno perde per la seconda volta una
figura paterna.

STORIA DI UN’ASSOCIAZIONE COMMERCIALE


Zeno racconta le vicende dell'associazione commerciale presso cui lavora insieme al cognato
Guido.
Incapace di gestire il proprio patrimonio, Guido prega il cognato Zeno di aiutarlo a mettere in piedi
una casa commerciale. Egli dice a se stesso di accettare per "bontà", ma in realtà lo fa per un oscuro
desiderio di rivalsa e di superiorità nei confronti del fortunato rivale in amore che, nel frattempo,
ha sposato Ada, verso la quale Zeno vuole mostrare indifferenza; così Zeno inizia a lavorare per
Guido senza compenso, e si convince di avere per lui un grande sentimento di amicizia, ma in
realtà lo percepisce come rivale. La casa commerciale ha come impiegati Luciano Olivi, figlio
dell'amministratore del patrimonio di Zeno, e Carmen, giovane desiderosa di impratichirsi.

L'attività della casa commerciale è poco florida: Zeno frequenta l'ufficio con incostanza; Guido
conclude pochi affari fallimentari, distratto dal corteggiamento di Carmen, e dedica molto tempo
alla caccia e alla pesca. Anche Guido, peraltro, nei ricordi di Zeno appare come un inetto, e inizia a
sperperare il suo patrimonio e a tradire la moglie con Carmen, mentre Zeno ha la soddisfazione di
essere incaricato da Ada di aiutare e proteggere il marito. Ada è sconvolta dalla gelosia per i
tradimenti di Guido, da cui ha avuto anche due gemelli, e si ammala del morbo di Basedow; a
Zeno nasce un secondo figlio (dopo Antonia), Alfio. Intanto il matrimonio di Zeno con Augusta
prosegue felicemente, e Ada è invidiosa del loro successo.
Dal bilancio del primo anno di attività della casa commerciale risulta una perdita di metà del
capitale, e Guido tenta di convincere Ada a sostenere con il suo denaro metà della perdita, ma essa,
consapevole che il marito la tradisce, è restia a farlo. Questi simula allora un tentativo di suicidio,
per indurre la moglie ad aiutarlo economicamenteː Ada gli accorda allora il prestito. Guido inizia
poi a giocare in borsa - consigliato da Nilini, un conoscente di Zeno - e, a seguito di grandi perdite,
decide di fingere di nuovo il suicidio ingerendo un'enorme dose di veronal puro (che Zeno aveva
suggerito per fingere il suicidio, durante un incontro di pesca, come veleno non mortale). La
famiglia crede che lui stia fingendo il suicidio e i medici che sono chiamati a occuparsi di Guido
sono alquanto negligenti, così che egli muore davvero; Zeno è l'unico a sapere che Guido non si
voleva uccidere, e non lo rivela a nessuno.
Zeno, impegnato a salvarne il patrimonio, riesce a recuperare una parte significativa di quanto
perso da Guido, ma, ricordatosi in ritardo del suo funerale, si accoda al corteo funebre sbagliato.
Per questo è accusato da Ada, divenuta nel frattempo brutta e non più desiderabile a causa della
malattia, di avere in tal modo espresso la sua gelosia e il suo malanimo verso il marito. Il famoso
triangolo matrimoniale termina con tre sconfitte irreparabili, ma anche con l'autoinganno dei tre
protagonisti, incapaci di distinguere fra sogno e realtà.
Ada parte per Buenos Aires con i figli, diretta dalla famiglia di Guido.

PSICOANALISI
Il capitolo è un complesso di lettere scritte da Zeno, dove afferma che il dottore gli ha diagnosticato
il complesso di Edipo e il complesso di Caino. La più famosa è quella del 3 maggio 1915 dove
dice di voler interrompere la terapia psicanalitica perché non ci crede e secondo lui ormai non
può più guarire. Questo perché Zeno dice di essere nato con la malattia e secondo lui la malattia è
una convinzione dell'uomo, da cui si può guarire non con delle cure ma solo con la persuasione
della salute, quindi convincersi di essere guarito. Zeno infatti farà cosi, tanto da diventare un uomo
di successo.
Zeno è convinto che la guerra sia buona perché secondo lui un evento cosi catastrofico eliminerà la
malattia una volta per tutte dal mondo.
Nel capitolo precedente ha termine la stesura dei ricordi che era stata ordinata dallo psicoanalista
dottor S. come preparazione alla cura.
In quest'ultimo capitolo, Zeno tiene un diario, che in seguito invierà al Dottore per comunicargli il
suo punto di vista. Il diario di Zeno si compone di quattro parti, contrassegnate dalle date di
quattro giorni distinti negli anni di guerra 1915-1916.
Nella riflessione conclusiva, Zeno si considera completamente guarito, perché ha scoperto che la
"vita attuale è inquinata alle radici" e che rendersene conto è segno di salute, non di malattia. Zeno
addirittura nega di essere mai stato ammalato poiché la sua malattia, in realtà, non era altro che
uno stato che gli ha permesso una visione più lucida della realtà. Zeno generalizza la malattia a
tutto il mondo sostenendo che chi si sente sano è malato e viceversa: la salute è la condizione di chi
possiede certezze, principi; quindi, constatata la vanità di ogni certezza, egli conclude che sarebbe
meglio "guarire dalla salute". L'uomo tuttavia è ammalato così in profondità che nessuna medicina
lo può guarire. Nel finale apocalittico, Zeno inizia a riflettere sugli ordigni costruiti dall'"uomo
occhialuto" che secondo lui porteranno alla distruzione del mondo, prima o poi: una riflessione
inquietante che può definirsi quasi profetica, poiché sembra riferirsi ai futuri ordigni atomici.

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