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dall’Occidente e
dall’Oriente fabio milioni
Avvertenza per il lettore: questi brevi racconti sono piccoli tasselli di un
quadro unitario. Possono essere letti isolatamente, senza un ordine preciso.
Per chi desidera un filo conduttore, si consiglia di leggerli in sequenza,
iniziando dal primo. La lettura, almeno del precedente, è comunque
raccomandata, essendo una ‘catena simbolica’ dove tutto è connesso. Qui di
seguito i link ai precedenti tasselli:
Hyle_Pracetas_sulla_Via
Hyle_Pracetas_lOpificio_dei_Doveri_
Hyle_Pracetas_Purificare_pensieri_parole_ed_azioni_e_renderli_armonici.p
df
Hyle_Pracetas_il_labirinto_della_Purificazione
Hyle_Pracetas_Le_catene_del_dubbio
Hyle_Pracetas_I_virus_profani_le_purificazioni_e_il_misterioso_Fuoco_del
la_Trasmutazione
Hyle_Pracetas_la_nemesi_del_solstizio_d_Inverno_e_l_Agape_dell_opera_
al_nero.pdf
Hyle_Pracetas_unoduetrequattrocinquequattrotredueuno
Hyle_Pracetas_la_Triade_i_neofiti_gli_Anziani_ricercatori_l_enigma_dei_
bivi_sulla_Via_
Hyle_Pracetas_e_Aleph_Null_dialogo_nel_dormiveglia_prima_dellalba
Hyle_Pracetas_Prologo._LAnziano_Arpocrate_e_le_tre_scimmiette
Hyle_Pracetas_L’equivoco_dello_spazio-tempo
causalità._La_dimensione_dei_nomi_e_delle_forme.pdf
Hyle_Pracetas_-_Lettere_dall_Oriente
Hyle_Pracetas._Lettere_dall_Occidente
Hyle Pracetas e Aleph Null Dai piccoli gesti all’Oriente Eterno
1
Hyle Pracetas, lettera dall’Occidente
prologo
Quella sera nell’Opificio non si sarebbe svolta la consueta
attività di sperimentazione operativa, in accordo al Canone
della procedura. Uno degli Anziani, anzi uno dei più Anziani
sperimentatori aveva completato il suo viaggio nella
manifestazione profana. L’Opificio aveva perduto uno dei
fondatori. Come spesso accadeva in questi casi, al mattino era
stato officiato il Rito conforme alla religione del luogo. Rito al
quale avevano partecipato molti (non tutti, essendo alcuni
assenti perché impegnati in altre incombenze non eludibili… o
per altri più o meno plausibili motivazioni) degli
Sperimentatori dell’Opificio. Non fraintendiamo, non è che
tutti gli Sperimentatori fossero dei seguaci o credenti di quella
religione: c’era chi ne professava altre, chi non ne professava
nessuna, chi era scettico (a volte eufemismo di un
inconfessabile a-sacralità, di per se inammissibile in un
Opificio che sul Sacro poggiava le fondamenta) e chi ci
credeva. Tutti accomunati dalla presenza formale. Alcuni
presenti con l’essenza del loro Essere. Strana situazione,
incrocio tra presenzialità formale e profonda partecipazione,
anche emotiva all’evento. Evento contraddistinto dalla
mestizia, reale o di facciata. Questa si accomunava tutti: facce
allegre e gioiose non se ne vedevano (secondo l’etichetta,
sarebbero state considerate fuori luogo). Tutto normale? Per un
ignavo, ed anche per un ipocrita, certamente.
Per le rare eccezioni presenti alle due tipologie imperanti,
niente affatto, anzi, nulla di più anormale e contraddittorio!
Questo è quanto meditava, tra se e se, uno degli Anziani mentre
assisteva al Rito. A onore del vero, va precisato che si trattava
di un Anziano un po’ strano (anche questo un eufemismo, per
non utilizzare il volgare epiteto con il quale era soprannominato
da quasi tutti gli altri). Anziano Strano, che nella sua stranezza
così meditava:
“Siamo tutti qui, a partecipare ad un Rito Sacro. L‟essenza,
il fulcro di questa Religione è che la vita profana non è un
altro che „una valle di lacrime‟, quindi di sofferenza; che
terminato il viaggio terreno, ogni brava persona è attesa
dalla Beatitudine, fatta di Luce Eterna. L‟essenza, il
fondamento della Sperimentazione Operativa nell‟Opificio
è la convinzione che con ferma determinazione, lavorando e
sperimentando incessantemente, sia possibile avere
successo nell‟esperimento, ossia vivere „hic et nunc‟,
l‟indicibile stato dell‟Essere dove si manifesta la Luce;
ovvero, la Beatitudine. A questo punto, delle due l‟una:
2
ne siamo, ne sono, veramente e fermamente convinti; e
allora dovremmo tutti essere allegri e felici per lui
(forse essere anche un po‟ invidiosi, se solo non fosse
che l‟invidia è da tutti considerata un vizio);
non ne siamo convinti, o meglio nutriamo forti dubbi
che sia effettivamente così; e allora è comprensibile
essere tristi.
Se mi guardo intorno, comunque, vedo solo mestizia, vera o
fasulla poco importa….”
Mah, proprio vero, l’Anziano Strano è proprio strano….meglio
passare oltre. Passando direttamente alla serata in Opificio
dove, con grande e corale partecipazione, tutti gli
sperimentatori resero omaggio, secondo la Tradizione,
all’Anziano. Non conoscendo tale protocollo, non essendo in
condizione di dilungarci nei particolari, ci spostiamo
direttamente sul ‘dopo’, ovvero l’incontro conviviale a chiusura
della serata. Incontro durante il quale, in modo del tutto
informale, ciascuno poteva esprimere liberamente il proprio
pensiero. Tutti, nessuno escluso, ebbero modo di ricordare in
modo positivo l’Anziano. Tutti, nessuno escluso, si
rammaricarono della perdita. Anche qui il sentimento
predominante era la triste amarezza. In larga misura scevra
delle formalità (ma formalità e falsità sono forse sinonimi?) del
mattino. Il che, se non altro, deponeva a favore della serietà
dell’Opificio. L’Anziano Strano, da parte sua, si astenne
dall’esternare le riflessioni che aveva fatto in precedenza:
meglio tacere che essere frainteso. Non voleva rischiare di
portare disarmonia in un’occasione come quella.
Hyle, viceversa, con l’incoscienza del neofita, forte del
lapidario: “ Vai, vai!”1 dell’Anziano Silenzioso (FlòFlò per gli
amici), approfittando di un momento di prolungato silenzio, se
ne uscì formulando con voce sommessa il suo pensiero:
“Noi non sappiamo, ne possiamo sapere, se effettivamente
colui che ci ha lasciato ora è nell‟Oriente Eterno. Però lo
auspichiamo. Possiamo solo auspicarlo, visto che in
Opificio la sperimentazione non ha ancora dimostrato ciò
che teorizziamo e siamo convinti che sia. Che l‟Oriente
Eterno è laddove l‟Energia nel suo sublime stato di Luce
E‟. Uno senza secondo. Quindi, serenamente e in Armonia,
formuliamo l‟Auspicio che comunque lui sia ora lì, nella
Luce, trasmutato nell‟UNO di eterna Beatitudine.”
Gli altri all’inizio lo ascoltarono distrattamente, poi, quasi in un
crescendo, aguzzarono l’udito.
1
Hyle Pracetas e Aleph Null Dai piccoli gesti all’Oriente Eterno
3
Quello che seguì meglio non raccontarlo. Possiamo solo dire
che Hyle fu più o meno velatamente redarguito, comunque
additato come saccente presuntuoso, ed anche ignorante
dell’essenza delle cose. Qualcuno, a sua discolpa, evidenziò la
scarsa esperienza di Hyle rispetto ai protocolli dell’Opificio:
troppo giovane ed inesperto per comprenderne l’enorme
complessità.
Sta di fatto che Hyle rimase particolarmente colpito. Restò così
in silenzio per il resto della serata, colpevolizzandosi per la sua
impudenza.
Tornato a casa, dopo essersi a lungo arrovellato nel cercare di
comprendere l’accaduto, stava cercando di prendere sonno,
senza riuscirci. Fu a quel punto che, imprevedibile come
sempre, fece capolino la pacata voce di Aleph Null:
“Smettila di crogiolarti in un cerchio senza fine. Taglialo,
altrimenti non ne esci. Mi chiedi come? Semplice, non ti
ricordi? Te lo ricordo io:
Ora almeno sapeva dov‟era “Nella Terra dei Padri”. Già,
sembra facile. Solo che nell‟atlante non è riportata.
Però Hyle, volendo, poteva tentare di rispondere…..
Così com‟era arrivata a lui, forse lui poteva a sua volta
inviare.2
Fu così che Hyle trascorse gran parte della notte insonne a
scrivere, chiedendo lumi e conforto all’Anziano che era andato
in Oriente. Chiudendo la lettera, scritto l’indirizzo, con una
smorfia pensò che era diventato folle: come poteva pensare che
una lettera ad un simile indirizzo potesse essere recapitata…..
Con questo pensiero, Hyle finalmente cadde in un sonno
profondo e senza sogni.
Al mattino, leggero e rinfrancato, uscì di buon’ora per un buon
caffè….. e per imbucare la lettera:
2
Cfr: Hyle_Pracetas._Lettere_dall_Occidente
4
L’Anziano, seconda lettera dall’Oriente
5
6