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Hyle Pracetas.

Lettere
dall’Oriente Fabio Milioni
Avvertenza per il lettore: questi brevi racconti sono piccoli tasselli di un
quadro unitario. Possono essere letti isolatamente, senza un ordine preciso.
Per coloro che desiderano un filo conduttore, si consiglia di leggerli in
sequenza, iniziando dal primo. La lettura, almeno del precedente, è
comunque raccomandata, essendo una ‘catena simbolica’ dove tutto è
connesso. Qui di seguito i link ai precedenti tasselli:
1.
https://www.academia.edu/37645891/Hyle_Pracetas_sulla_Via
2.
https://www.academia.edu/37661672/Hyle_Pracetas_lOpificio_dei_Doveri_
Via_Quest_%E0%A4%AE%E0%A4%BE%E0%A4%B0_%E0%A4%97_
3.
https://www.academia.edu/37679875/Hyle_Pracetas_Purificare_pensieri_pa
role_ed_azioni_e_renderli_armonici.pdf
4.
https://www.academia.edu/37698732/Hyle_Pracetas_il_labirinto_della_Puri
ficazione
5.
https://www.academia.edu/37745204/Hyle_Pracetas_Le_catene_del_dubbio
6.
https://www.academia.edu/37803174/Hyle_Pracetas_I_virus_profani_le_pu
rificazioni_e_il_misterioso_Fuoco_della_Trasmutazione
7.
https://www.academia.edu/37895913/Hyle_Pracetas_la_nemesi_del_solstizi
o_d_Inverno_e_l_Agape_dell_opera_al_nero.pdf
8.
https://www.academia.edu/37954778/Hyle_Pracetas_unoduetrequattrocinqu
equattrotredueuno
9.
https://www.academia.edu/38047646/Hyle_Pracetas_la_Triade_i_neofiti_gl
i_Anziani_ricercatori_l_enigma_dei_bivi_sulla_Via_
10.
https://www.academia.edu/38088331/Hyle_Pracetas_e_Aleph_Null_dialogo
_nel_dormiveglia_prima_dellalba
11.
https://www.academia.edu/38116522/Hyle_Pracetas_Prologo._LAnziano_A
rpocrate_e_le_tre_scimmiette
12
https://www.academia.edu/38156396/Hyle_Pracetas_L_equivoco_dello_spa
zio-tempo-causalit%C3%A0._La_dimensione_dei_nomi_e_delle_forme.pdf

1
Prima lettera dall’Oriente

L’Anziano, pur lontano fisicamente, portava nel cuore i suoi


Fratelli.
Erano un sottofondo stabile, anche nella nuova dimensione che
stava vivendo, o meglio, sperimentando.
In particolare, un legame sottile lo teneva unito ad Hyle
Pracetas, verso il quale nutriva un affetto particolare, non
limitato all’empatia profana. Sentiva che entrambi, pur con
tante differenze, condividevano l’anelito della ricerca.
Per questo, dopo averci rimuginato al lungo, decise di uscire
dal silenzio che si era imposto.
All’imbrunire, dopo la lunga passeggiata pomeridiana, prese
carta e penna e così gli scrisse:
“Caro Hyle, sento il desiderio di condividere con te alcune
delle sensazioni che sto sperimentando in questa nuova fase
della vita. Nulla di particolarmente elevato, semplicemente ciò
che sto vivendo, nelle piccole cose di ogni giorno.
In questa dimensione completamente nuova, i piccoli eventi,
anche quelli apparentemente più insignificanti, stanno
sprigionando sensazioni particolari.
Al mattino, quando di buon’ora esco per una passeggiata dopo
le pratiche quotidiane, resto stupito dal fatto che, chiunque
incontro, naturalmente degli sconosciuti, ti rivolge il saluto
guardandoti negli occhi.
Fin qui, potremmo dire, si tratta di semplice educazione.
In realtà sto scoprendo che si tratta di qualcosa di più
profondo, di più sottile.
Ero abituato da una vita a saluti frettolosi, svogliati, spesso
fatti quasi contro voglia. Senza parlare degli incroci con
persone conosciute che, al di fuori degli ambienti nei quali ci si
riconosceva, facendo finta di non vederti, giravano lo sguardo
da un’altra parte e tiravano dritti: quasi che salutarsi
costituisse un peso fastidioso.
Qui no, anche gli sconosciuti hanno l’abitudine di salutarsi. Un
po’ come avveniva anche da noi in occidente, decenni fa.
La cosa che mi ha colpito di più, però, non è tanto il fatto di
salutarsi, ma il modo in cui viene fatto. Qui il saluto si fa
ponendo la mano destra sul cuore, seguita da un impercettibile
inchino. Mantenendo una rispettosa distanza, senza inutili
invadenze. Normalmente in silenzio, come se le parole fossero
inutili. Il sorriso di per se è più che sufficiente, non ha bisogno
di altro.
Come vedi, non sto meditando sui massimi sistemi, ne
dissertando di metafisica, sono solo piccoli gesti,
apparentemente banali.
Che però, me ne sono reso conto subito, danno un senso
diverso alla giornata che sta iniziando.

2
Essere salutato, anche da estranei, con un gesto delicato e
gentile, accompagnato da un piccolo sorriso, ha un bell’effetto.
Ti predispone in modo positivo, ti stimola a fare altrettanto.
Pian piano, così, si sperimenta una gradevole sensazione di
leggerezza.
Un’altra cosa che ho notato è che qui nessuno ti chiede “come
stai?” o, ancora peggio “come va, tutto bene?”.
Se ti si rivolge la parola, è solo per un auspicio di pace.
Che strano, è davvero un costume nuovo, che incide non poco
nella mente e nell’umore.
Avendolo notato, non sono riuscito ad evitare una riflessione
sulle nostre abitudini occidentali ( in realtà, me ne rendo conto,
questo è un flusso del pensiero che dovrei evitare
accuratamente, come tutto ciò che è negativo).
Proseguendo la passeggiata mi sono trovato (o meglio ho
ceduto) a riflettere su come normalmente ci si comporta in
occidente.
Tu che sei ancora li, caro Hyle, avrai sicuramente occasione di
verificare ciò che sto per condividere.
La maggior parte delle persone, quando ci si saluta, utilizza
due frasi tipo, sempre le stesse:
“Come stai?”
“Va tutto bene?”
Sono due frasi interrogative, spesso formulate con una certa
apprensione.
Di per se, viste con distacco, potrebbero apparire un segno
dell’interesse che la persona che ci sta salutando ha verso di
noi, quasi una premura.
Se andiamo un po’ più a fondo, però le cose spesso vanno
diversamente. In che modo? Semplice. Chiediamoci quante
delle persone che così ci salutano, nel caso in cui la nostra
risposta comunica un problema più o meno serio, sono poi
veramente disponibili ad ascoltarci o ancor più ad aiutarci.
Intendo un ascolto partecipato, ovvero una reale disponibilità
a venirci incontro.
La risposta che mi sono dato la tengo per me. Fai così anche
tu, non dirmelo.
Però riflettici.
Mi sono anche reso conto del perché in occidente, a quel tipo
di domande stereotipate, tendevo a dare risposte equivalenti,
ovvero “tutto bene, grazie”, naturalmente evitando
accuratamente di lasciarmi condizionare rispondendo con un
simmetrico “..e tu?”.
Certo, mi aspetto da parte tua l’obiezione che ho già fatto a me
stesso: sono convenzioni, ovvero superficialità.
Certo, spesso è così.
Ma mi chiedo, se anche qui fosse solo una convenzione,
sarebbero entrambe una convenzione.

3
Ma tra le due convenzioni, perché una dona leggerezza e
l’altra fastidio?
Resta comunque l’aspetto del sorriso e del guardarsi negli
occhi: un sorriso falso mal si cela, così come uno sguardo è
difficile che possa mentire.
A questo punto, penso ti sarai stancato di questo soliloquio,
forse superficiale, forse inutile. Forse ti starai anche
domandando se sono affetto da incipiente demenza senile.
Può anche essere ,chi può escluderlo.
Prima di lasciarti, ti racconto di come, con grande dignità, una
persona di qui mi ha fatto notare il loro atteggiamento verso di
noi che veniamo dall’occidente:
“Normalmente siamo noi che dall’oriente veniamo a cercare
fortuna da voi, spesso lasciando affetti e situazioni difficili.
Sappiamo che non sarà facile, che dovremo adattarci. Diverso
è il vostro caso: quando siete voi a venire, è come se vi
guardaste continuamente intorno per elencare tutto ciò che non
va, con una certa aria di sufficienza infastidita. Ma voi,
normalmente, non siete costretti a venire, è una vostra scelta.
Da parte nostra siamo pronti ad accogliervi, senza problemi.
Vorremmo solamente che ci rispettaste, e magari provaste ad
adattarvi ai nostri costumi, sperimentandoli senza
preconcetti.”
Preconcetti, già, quelli ci restano appiccicati addosso, quasi
una seconda pelle dalla quale è difficile liberarsi. Difficile, non
impossibile, basta volerlo.
Caro Hyle, non fraintendiamo, non sono venuto in paradiso….
Però, questo è certo, ho iniziato a non dare nulla per scontato,
e soprattutto a liberarmi dai legacci del consueto, dove tutto è
già scritto, dove tutto è accettato come normale, anche quando
normale non è; anzi, spesso, rasenta l’aberrante.

p.s. : per coerenza, non ti chiedo come va, ne cosa stai


facendo; conoscendoti, posso immaginare con una certa
precisione entrambe le risposte. Per questo ti mando un
semplice Auspico: persevera, vigila, discrimina. E vai avanti,
sii positivo, con determinazione e coraggio. Sii forte, fatti
onore. E se cadi, come a tutti accade, rialzati e avanza
nuovamente.

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