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Hyle Pracetas, la Triade (i neofiti, gli

Anziani ricercatori, l‟enigma dei bivi


sulla Via)
Avvertenza per il lettore: questi brevi racconti sono piccoli
tasselli di un quadro unitario. Possono essere letti isolatamente,
senza un ordine preciso. Per coloro che desiderano un filo
conduttore, si consiglia di leggerli in sequenza, iniziando dal
primo. La lettura, almeno del precedente, è comunque
raccomandata, essendo una „catena simbolica‟ dove tutto è
connesso.
Qui di seguito i link ai precedenti tasselli:

1. https://www.academia.edu/37645891/Hyle_Pracetas_sulla_Via
2.
https://www.academia.edu/37661672/Hyle_Pracetas_lOpificio_dei_Doveri_
Via_Quest_%E0%A4%AE%E0%A4%BE%E0%A4%B0_%E0%A4%97_
3.
https://www.academia.edu/37679875/Hyle_Pracetas_Purificare_pensieri_pa
role_ed_azioni_e_renderli_armonici.pdf
4.
https://www.academia.edu/37698732/Hyle_Pracetas_il_labirinto_della_Puri
ficazione
5.
https://www.academia.edu/37745204/Hyle_Pracetas_Le_catene_del_dubbio
6.
https://www.academia.edu/37803174/Hyle_Pracetas_I_virus_profani_le_pu
rificazioni_e_il_misterioso_Fuoco_della_Trasmutazione
7.
https://www.academia.edu/37895913/Hyle_Pracetas_la_nemesi_del_solstizi
o_d_Inverno_e_l_Agape_dell_opera_al_nero.pdf
8.
https://www.academia.edu/37954778/Hyle_Pracetas_unoduetrequattrocinqu
equattrotredueuno

1
Hyle si sentiva sempre più a disagio. Aveva confidato
all‟Anziano i suoi turbamenti, non senza difficoltà. L‟Anziano
lo aveva tranquillizzato, ma solo in parte. Il problema era
tuttora aperto, senza soluzione. Certo, le parole che si era
sentito dire erano state di sollievo, di comprensione, di
profonda partecipazione e condivisione. Ma non erano la
soluzione ne, probabilmente, potevano esserlo. Per quanto
giovane neofita, Hyle sapeva che in Opificio i problemi e le
difficoltà dei singoli diventavano immediatamente di tutti: così
come la piatta superficie del mare s‟increspa e diffonde onde
concentriche se vi si getta una pietra, così l‟Opificio subiva il
riverbero di ogni problema che si generava al suo interno.

Meccanismo complesso e delicatissimo, l‟Opificio operava


secondo regole sottili, alcune note e visibili a tutti, altre quasi
ineffabili, percepite da pochi. Il requisito dell‟Armonia ne
costituiva il fulcro. Per questo, durante il lavoro, era
d‟importanza vitale non solo il rispetto puntuale delle
procedure di sperimentazione, ma anche e forse di più il
mantenimento della sincronicità tra gli addetti ai lavori. La
regola aurea era, infatti, definita “Perfetta Armonia”. Difficile
da generare, occorreva mantenere vigilanza e perseveranza,
lieviti che facevano elevare la spirale energetica; meccanismo
oltremodo sensibile che svaniva immediatamente nei casi in cui
la “Perfetta Armonia” veniva disturbata da forze negative. Il
problema di Hyle, se non risolto, costituiva un ostacolo alla
“Perfetta Armonia”.

Hyle, sia pure in modo vago, era consapevole che doveva


attendere. Si sentiva in colpa per aver creato un problema, era
ansioso di sapere come e quando sarebbe stato risolto, sempre
che ciò fosse possibile.

Si trattenne a lungo dal chiamare l‟Anziano, sapeva che le


Virtù della pazienza e della discrezione erano doti richieste a
tutti coloro che Operavano nelle sperimentazioni dell‟Opificio.

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Il trattenersi gli generava ansia, che cresceva e si auto
alimentava. Lievitando fino al punto da convincerlo che la cosa
migliore da fare era chiamare l‟Anziano e chiedergli quanto
avrebbe dovuto attendere.

L‟Anziano, come sempre, rispose in modo pacato e


rasserenante:

“Comprendo la tua tensione, caro Hyle. Cerca di imparare a


dissolverla con la pratica del distacco. Imponiti di pensare ad
altro in modo positivo. Non farti schiavizzare dall’attesa.
Lascia che le cose fluiscano, quando sarà il momento, la
soluzione si manifesterà in modo naturale. Da parte tua, nel
frattempo, occupati di altro, ma fallo nel modo migliore che
puoi. Pensa positivo, comunica con gli altri in modo positivo,
agisci in modo positivo. Se ci riuscirai, sarà un ottimo
risultato; se ci riuscirai parzialmente, sarà un buon risultato;
se non ci riuscirai, mantieni lo stimolo a riprovarci.”.

Parole confortanti. Quello che però l‟Anziano non disse ad


Hyle è che per le prossime due settimane il problema sarebbe
stato in qualche modo accantonato. Era consuetudine,
nell‟Opificio, rinnovare le responsabilità ed i Doveri degli
Anziani in concomitanza con il Solstizio d‟inverno. Il che
costituiva un altro problema, dato che raramente tale procedura
operativa si sviluppava in accordo alla “Perfetta Armonia”.

Secondo la Tradizione, le procedure sperimentali, vista la loro


complessità, erano strutturate in modo tale da poter suddividere
i Doveri tra più operatori. Certo, la procedura era unica, così
come unico era lo scopo della sperimentazione. L‟Operatività
Totale, per essere efficace, richiedeva che la composizione
delle forze delle Operatività dei Singoli generasse non la
semplice sommatoria ma la potenza al cubo (OT= OS3). Come
ottenere tale risultato era un enigma irrisolto. Per questo ogni
Anziano, prima o poi, formulava una teoria personale.
Armonizzare le teorie personali era oltremodo complesso. Così
si procedeva per approssimazione: coloro che avevano teorie

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personali non in aperta contraddizione tra loro si coagulavano
tentando una sintesi. Quindi si generavano a volte due sintesi, a
volte tre, a volte quattro o più. Che tra di loro quasi mai erano
compatibili. Comprensibile che in tali condizioni il rinnovo
dell‟assegnazione delle Responsabilità e dei Doveri fosse un
evento complesso, irto di ostacoli e rischi.

L‟Anziano, considerato dagli altri un po‟ visionario, da parte


sua si ostinava a proporre un‟ipotesi di soluzione al problema
che, a suo dire, si rifaceva agli insegnamenti degli Antichi
Misteri: non parlare con nessuno fino al momento del rinnovo
degli incarichi, incontrarsi in Opificio; purificare la mente
svuotandola da ogni pensiero per poter “percepire”, non con il
raziocinio ma con l‟intuito, l‟Ispirazione su chi in quel
momento avesse le qualificazioni più idonee (come
approssimazione, ben s‟intende) per lo specifico Dovere.

Di più non sappiamo, ne possiamo aggiungere. Come sarebbero


andate le cose, quale direzione gli Anziani avrebbero preso,
sarebbe rimasto un mistero per Hyle e per gli altri neofiti. Si
sapeva soltanto che ogni anno ci si trovava ad un bivio. Gli esiti
avrebbero costituito la Via che sarebbe stata esplorata nelle
successive sperimentazioni operative.

Hyle, da parte sua, cercò di mettere in pratica quanto l‟Anziano


gli aveva prospettato. Lo stimolo gli si presentò sotto la forma
di un messaggio ricevuto da un lontano conoscente, che lesse,
lesse, rilesse più volte:

La vita non è quello che sembra. Gli ostacoli possono


non essere ostacoli. I dolori possono non essere indesiderabili.
Apparenti difficoltà possono essere vostri amici. Perché, se
l’obiettivo complessivo della vita umana, in accordo alla
volontà Divina è evoluzione, progresso verso la perfezione,
allora ogni cosa che viene sulla vostra via dovrebbe avere in
essa il potenziale per aiutarvi in questo processo.
Persone che sono cattive, spiacevoli o irritanti, gente
che apparentemente lavora contro di voi, possono essere i

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vostri amici. Dio può averli mandati per mostrarvi che voi siete
intolleranti, impazienti, capaci di cattiva volontà, dispettosi,
vendicativi e pieni di uno spirito di rivalsa.
Queste sono tutte una schiera di reazioni non spirituali
dentro di voi che sono ostacoli nella vostra via. A meno che
essi non vengono provocati, come potreste sapere che essi
esistono dentro di voi? In un modo simile, certe tentazioni
possono mostrarvi che siete capaci di rompere il vostro voto di
sincerità.1
Decise di chiamare il neofita con il quale aveva maggiori
difficoltà nel percepire Armonia e gli chiese d‟incontrarsi.

Decisero di fare insieme una passeggiata nel parco, nonostante


il freddo invernale era una giornata di sole.

Sauro Asura, come sempre, arrivò in ritardo. D‟altronde la sua


vita era piena d‟impegni. Giunto nel suo cammin di mezza vita,
stava ancora perseguendo, con grande determinazione,
l‟obiettivo di raggiungere quella che amava definire „una
posizione adeguata‟. Dove „adeguata‟ significava il
soddisfacimento dei suoi bisogni e soprattutto dei suoi desideri.
Il problema, per Asura, era che bisogni e desideri non restavano
fissi, ma crescevano a dismisura, rinnovandosi senza sosta.

Hyle fu comunque contento di vederlo, lo ringraziò per la


disponibilità, poi – non senza fare un considerevole sforzo – si
aprì con lui, narrandogli con sincerità e senza nulla omettere,
ciò che gli era accaduto e come si sentiva2.

Asura lo ascoltò con relativa attenzione, distratto com‟era da


varie telefonate evidentemente importanti…….

1
Fonte: Śrī Svāmī Cidananda
2
Cfr:
https://www.academia.edu/37698732/Hyle_Pracetas_il_labirinto_della_Puri
ficazione

5
Arrivarono così in prossimità di una panchina, dove si sedettero
restando in imbarazzato silenzio.

Hyle cercava gli occhi si Asura, attendendo pazientemente che


quest‟ultimo alzasse lo sguardo. Lo fissò aria interrogativa,
aspettando di ascoltare le impressioni di chi, come lui, era un
neofita.

Asura guardò l‟ora, si era fatto tardi, Hyle aveva parlato per
quasi dieci minuti! -naturalmente non teneva conto del tempo
in cui era stato al telefono- Poi, dissimulando imbarazzo e fretta
di riprendere le sue attività, provò a rasserenarlo così:

“Caro Hyle, forse ti stai creando dei problemi inesistenti. Il


nostro è un Opificio sperimentale, questo è vero. Ma è un
Opificio speculativo, dove apprendiamo teorie, le confrontiamo
tra loro, accresciamo la nostra cultura. Non è che possiamo
pensare di realizzare alla lettera ogni principio appreso. Che
in Opificio si possa veramente realizzare la Grande Opera è
difficile, forse impossibile. Certo è un’Utopia molto
affascinante. L’idea che in Opificio si realizzino delle
sperimentazioni avanzate, le più avanzate in assoluto che possa
concepire l’uomo è importante. Per questo l’Opificio ha un
grande fascino ed attrae molti di noi. Noi che siamo un élite, il
meglio della società. Le speculazioni che facciamo, d’altronde,
lo dimostrano: in nessun altro luogo avvengono dissertazioni
così sofisticate. Quindi l’Opificio è innanzitutto un luogo di
prestigio. Prestigio destinato a crescere con il tempo.”

Hyle, man mano che ascoltava, era sempre più disorientato.


Semplicemente non riusciva a cogliere il senso di ciò che
veniva detto. Per cui chiese:

“Dimmi, caro Asura, tu perché hai fatto domanda per


l’Opificio, ed ora che ne sei parte: come ti trovi, cosa intendi
fare, cosa ti aspetti?”

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Asura, controllata nuovamente l‟ora, optò per una risposta
sintetica:

“…………………………………………………”

Anche su questa risposta nulla sappiamo ne possiamo dire.


Certamente, dall‟espressione di Hyle, possiamo desumere che,
anche in questo caso, ci si trova di fronte ad un bivio.

Se poi sarà Hyle a seguire la Via prospettata da Sauro Asura, o


Sauro Asura a seguire la Via prospettata da Hyle…….. il futuro
non è scritto.

I bivi, le biforcazioni lungo il cammino, sono comunque reali e


tangibili. Non a caso siamo dotati del libero arbitrio. Purché lo
coltiviamo e rafforziamo.

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