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Sociologia economica turistica

Il turismo è un fenomeno non solo di natura sociologica/economica, ma anche di


natura spaziale (= riguarda l’urbanistica e la trasformazione di un territorio).
Il turismo è quindi ‘’invasivo’’ sotto l’aspetto della sua pianificazione urbanistica e
della gestione dell’ambiente.
Il turismo si manifesta infatti con delle incursioni sul territorio di diversa intensità:
l’esempio iniziale di queste incursioni sul territorio lo fornisce la costruzione di un
albergo.

Turismo moderno
Riguarda un numero maggiore di persone seppur sempre molto ridotto (fenomeno
che conserva ampi tratti di tipo elitario).
In alcune aree più frequentate iniziano ad essere presenti delle imprese che si
specializzano. Queste imprese offrono dei servizi pensati solo per i turisti
(viaggiatori).
Nascono quindi delle professioni legate alla presenza dei viaggiatori e dei
villeggianti.
Inizia anche a maturare la necessità della presenza di un'impresa specifica che sia
in grado di fornire, in un unico “pacchetto”, tutti i servizi indispensabili per viaggiare
(trasporto, pernottamento, visite turistiche): tour operator.
Si definisce anche, in alcuni contesti territoriali, un sistema economico basato sul
turismo.
Periodo storico che si conclude dopo la Prima guerra mondiale.
Con il turismo moderno si registra la nascita di forme d’impresa impegnate ad offrire
dei servizi ai viaggiatori ed ai villeggianti.
Nasce l’idea di avere dei servizi dedicati solo ai turisti (che non li condividono quindi
con i residenti). Si tratta di servizi di tipo molto mirato.
In questo periodo si affermano anche le nuove città delle vacanze (città del loisir).
Esse nascono dalla necessità di dividere, in modo netto, all’interno di società
urbanizzate, il tempo del lavoro e quello dell’ozio. Se c’è un grande centro urbano
dove le persone lavorano, non lontano dal centro urbano si sviluppano, attorno ad
una attrattiva, le città delle vacanze che servono per andare a trascorrere i periodi di
ozio. Aumenta il numero delle persone che possono permettersi questi periodi di
ozio (democratizzazione del turismo).

Il turismo moderno presenta, da un lato, il Grand Tour (come elemento del viaggio,
della mobilità) e, dall’altro, i lunghi periodi dedicati alla villeggiatura determinati
dall’aspetto curativo/terapeutico.
Occorre sottolineare l’importanza dei medici nell’orientare gli spostamenti delle
persone e, di conseguenza, nel determinare la crescita o il declino di alcune aree
turistiche.
Durante il periodo del turismo moderno nascono quindi gli specialisti del turismo
come: guide turistiche, interpreti, accompagnatori, professionisti dell’intrattenimento.
Si tratta di professioni che contribuiscono all’affermarsi del turismo come attività
economica.
La prima grande idea che si afferma con il periodo del turismo moderno è quella di
poter disporre di alcuni luoghi concepiti per accogliere i turisti. Un aspetto importante
del turismo moderno è infatti quello di unire l’attività turistica con la valorizzazione,
grazie ad una serie di interventi, degli elementi naturali: località termali che
valorizzano la risorsa offerta dalla presenza delle acque termali.
In alcuni contesti territoriali si definisce così un sistema economico basato sul
turismo. Abbiamo le cosiddette stazioni climatiche che sono quelle destinazioni
(come le città termali) in cui una parte dell’economia è sostenuta dalla presenza dei
turisti.
Le stazioni termali
Nel turismo moderno le località termali si sostituiscono così alla campagna mettendo
a disposizione di aristocratici, ricchi borghesi, e loro imitatori, non più dei luoghi
solitari ed ameni, ma delle vere e proprie città pensate per il divertimento (loisir).
Si tratta di luoghi alla moda, adatti a illuminare una posizione sociale esclusiva,
peraltro rapidamente minacciata dal desiderio d’imitazione degli esclusi, dotati di
strutture ricettive accoglienti e di molteplici forme di intrattenimento importanti per la
vita sociale.

Le città delle vacanze sono inizialmente le città termali. Si tratta di località in cui c’è
un’attrattiva naturale attorno alla quale sorge un’area urbana arricchita dalla
presenza di diversi servizi turistici.
Nelle stazioni termali destinate ad assumere una dimensione internazionale, la
validità terapeutica delle acque non è però disgiunta dalla necessità di offrire ai
malati, veri o presunti, un’intensa e vivace vita sociale unita alla fondamentale
presenza, quando la legge non lo vieta, di spazi aperti anche al gioco d’azzardo: i
Kursaal e i casinò.

Le città termali hanno quindi tre edifici fondamentali che ne definiscono lo sviluppo
spaziale.

Lo stabilimento termale modernamente attrezzato per consentire la pratica


terapeutica.
Il kursaal, cioè uno spazio per la vita sociale. E’ il luogo deputato attorno al quale
ruotano i momenti mondani di chi soggiorna alla terme.
Il grande albergo anch’esso importante non solo per l’ospitalità che offre ma anche
per la vita sociale presente al suo interno.
Una stazione termale offre un prodotto turistico che è la risultante di tre tipologie di
servizi turistici.
I primi sono i servizi fondamentali che comprendono le prestazioni curative proprie
dello stabilimento termale. Esse sono di tipo: terapeutico, salutistico e medico.
In secondo luogo incontriamo i servizi complementari offerti da imprese del settore
ricettivo, della ristorazione, delle attività sportive e ricreative. Tali servizi rientrano nel
ventaglio più ampio dello svago che caratterizza, e differenzia, l’offerta della stazione
termale.
Per ultimi troviamo i servizi ausiliari. In quest’ambito rientrano le prestazioni
indispensabili per rendere accessibile la stazione termale. Fanno parte di questa
componente dell’offerta termale le imprese attive nel settore dei trasporti, delle
informazioni e delle varie forme di assistenza ai turisti termali.
ll rapporto tra servizi fondamentali e complementari tende però a modificarsi. Nel
momento in cui i servizi complementari sono proposti da tutte le stazioni termali essi
diventano necessari per il cliente che si è ormai abituato a fruirli.

Osservando l’evoluzione delle stazioni termali risulta evidente lo spostamento delle


lancette dell’offerta verso la dimensione ricreativa. La conseguenza di questa
modifica nella classificazione dei servizi comporta quindi un incremento delle
imprese impegnate a fornire i servizi della componente non curativa, in senso stretto,
dell’offerta termale.

BATH

Una pratica turistica consolidata quale risultò essere il termalismo, si modificò e, in


pochi anni, generò un cambiamento di un luogo trasformandolo in un mondo nuovo:
Bath.
Bath fu così un modello ed un punto di riferimento per le altre destinazioni termali ma
non solo.
La città termale divenne infatti una città-teatro, miscuglio di distinzione sociale e di
spazi verdi atti a rigenerare: strade, piazze, luoghi pubblici furono il palcoscenico sul
quale andò in scena lo spettacolo di una società dell’ozio e della sua sociabilità. Bath
si presentò quindi come un caso paradigmatico.
Bath fu però anche un esempio significativo di quanto andava germogliando nella
società inglese del Settecento tanto che, a fine secolo, essa venne frequentata, più
che per la salute, per gli svaghi che erano sempre disponibili e venivano erogati in
abbondante quantità.
La pratica abituale del gioco d’azzardo risultò essere una notevole attrattiva.
Nella Pump Room, i curisti, intesi come coloro che, per effettuare le cure
necessitano di trasferirsi, praticando di fatto un’attività anche turistica, nella stazione
termale, ebbero la possibilità di bere le acque termali usufruendo di un ambiente
fattosi sempre più elegante.
Il rito delle “acque” avvenne invece passeggiando e conversando accompagnati
dalle note musicali diffuse dall’apposita orchestra.
Pump Room: 1804
Ad azionare le leve che disegnarono la parabola dello sviluppo settecentesco di Bath
provvidero anche gli attori economici coinvolti nell’ampio progetto di trasformazione
urbanistica.
Si registrò l’utilizzo di capitali esterni sia per finanziare i lavori che per acquistare i
materiali da adoperare per costruire gli edifici.
Determinante risultò poi il coinvolgimento degli imprenditori locali che, pungolati da
una clientela borghese ansiosa di consumare un’offerta fatta di svaghi e divertimenti,
si affrettarono a mettere a loro disposizione strutture termali, alberghi, camere in
affitto, negozi, ristoranti.
Tali fattori di sviluppo, caratterizzanti delle future destinazioni termali, saranno
sempre più presenti in un’offerta che unì così le proprietà terapeutiche a quelle del
loisir.
Il modello termale definito a Bath trovò quindi una larga diffusione nell’Europa
dell’Ottocento durando, nel suo momento di massimo splendore, fino alla Prima
guerra mondiale.
Se le strutture per le cure e lo svago risultarono determinanti, altrettanto lo furono i
frequentatori: re, principi, personalità di rilievo in grado di attivare dei meccanismi di
imitazione sociale.
Tali presenze, però, per funzionare come fattori di attrazione, necessitarono di
essere poste all’interno di una più ampia azione di promozione della stazione.
UN MODELLO DI SVILUPPO
Il primo fattore di sviluppo fu l’invenzione, attribuibile a Richard “Beau” Nash,
dell’idea di una sorta di casinò termale necessario per aumentare, con il gioco
d’azzardo, l’attrattiva ludica della destinazione.
Il secondo riguardò invece il passaggio, ben evidente a Bath, che fece del soggiorno
termale una pratica non solo curativa, ma anche di distrazione legata ad attività
mondane.
Proprio la mondanità si definì attorno alle feste, agli spettacoli, alle danze e,
naturalmente, all’autorizzato gioco d’azzardo.

Il terzo aspetto, comune a quasi tutto il continente europeo, risultò invece di natura
legislativa. Il Parlamento inglese, nel 1745, proibì infatti il gioco della roulette: una
scelta determinata sia da ragioni morali che di ordine pubblico.

Il crollo delle rendite derivate dal gioco rese perciò impossibile l’organizzazione delle
varie manifestazioni mondane. Allo stesso tempo, i giocatori britannici privati della
loro distrazione principale, si diressero verso il più accogliente Continente.

In conclusione possiamo indicare quelle che sono le caratteristiche di fondo della


destinazione termale intesa come un modello per le stazioni della villeggiatura del
turismo moderno.

L’ampio ventaglio dell’offerta ludica, considerata ormai inscindibile da quella


terapeutica, riposizionò quindi le stazioni termali all’interno del turismo moderno
facendone dei modelli di riferimento ben riassumibili dalle strutture fondamentali
presenti nelle diverse stazioni.
LE CARATTERISTICHE FONDAMENTALI DELLA DESTINAZIONE TERMALE

Nelle stazioni termali europee più o meno note troviamo infatti ben visibili:
un parco con, all’interno, lo stabilimento termale (lo spazio per la pratica curativa);
le strutture ricreative come i casinò, i teatri, i caffè concerto, i ristoranti, di vario
genere, spesso localizzati in prossimità dello stabilimento termale (gli spazi per lo
svago);
uno o più grandi alberghi anch’essi posizionati non lontani dallo stabilimento termale
(gli spazi per l’ospitalità, l’interazione sociale e l’ostentazione del proprio prestigio
sociale ed economico).
L’evoluzione del turismo può essere suddivisa cronologicamente in quattro grandi
periodi.

Prototurismo precede il turismo vero e proprio. Inizia dalle origini del viaggio (antico
Egitto, età romana, medioevo…) ed arriva fino alla metà del Settecento.

Turismo moderno E’ la fase in cui il turismo si definisce come azione fine a sé


stessa. Inizia con la Rivoluzione industriale per esaurirsi con la Seconda guerra
mondiale.

FASI DEL TURISMO


Turismo di massa E’ la fase della democratizzazione del turismo. Inizia con il boom
economico del Secondo dopoguerra. Non esiste una vera e propria data di fine
perché, seppur modificate, alcune delle sue caratteristiche sono ancora presenti.
Turismo postmoderno E’ la fase attuale. Tale periodo è iniziato negli anni Novanta
del Novecento.

Il proturismo Riguarda poche persone. E’ caratterizzato dall’assenza di imprese


(trasporti e ospitalità) specializzate nel fornire i loro servizi solo ai turisti. Impatto
economico e sociale dei flussi turistici sul territorio può essere considerato
inesistente. Il periodo preturistico si conclude con la rivoluzione industriale.

Il viaggio e il gran tour Un primo dato di riferimento lo incontriamo analizzando la


trasformazione dell’idea del viaggio.

Tale trasformazione si verifica con chiarezza nella fase di passaggio tra il


prototurismo e il turismo moderno.
Possiamo iniziare a parlare di viaggio moderno (turistico) nel momento in cui ci sono
delle persone che, grazie alla loro disponibilità di reddito e di tempo, decidono di
impiegare queste risorse per compiere un viaggio finalizzato non ad uno scopo
pratico, ma alla conoscenza ed al piacere personale.
Possiamo perciò far coincidere il VIAGGIO MODERNO con il diffondersi del
Grand Tour.
La moda del viaggio all’estero affascina quindi, prima di tutto, gli aristocratici inglesi,
dai sedici ai ventidue anni, coinvolgendoli in un lungo viaggio di formazione che
raggiunge il suo apice nel momento in cui essi iniziano a percorrere, dopo aver
attraversato alcuni stati europei, il mosaico degli Stati italiani settecenteschi dando
origine a quella parte del Grand Tour che è il viaggio in Italia.
Il Grand Tour risulta quindi racchiuso tra due termini cronologici definibili con
precisione.
● «Il primo è costituito dalla pubblicazione delle Remarks upon Several Parts of
Italy (1710) di Joseph Addison con cui il XVIII secolo inaugura, rinnovandoli, i
fastigi di una grande tradizione, dilatando alla emergente classe borghese
quella che si avvia ad essere una vera e propria consuetudine, fissandone i
canoni rigorosi e per lungo tempo perentori. (...)
● Il secondo evento – che funge da conclusione del fenomeno, almeno nei tratti
e nelle caratteristiche che corrispondono alla mentalità dei viaggiatori animati
sovente da spirito puritano e da cultura di impronta augustea – è dato, allo
scoccare del secolo, dall’inizio delle campagne napoleoniche che mettono a
soqquadro l’Europa interrompendo per quindici anni la voga dei grandi viaggi.
Questi riprenderanno con rinnovata lena nel 1815, dopo il Congresso di
Vienna (...)».
Il Grand Tour è un viaggio individuale che si configura come un viaggio di formazione
per chi avrebbe poi dovuto, una volta rientrato, assumere degli incarichi, politici o
commerciali, di prestigio entrando così a far parte della classe dirigente.
Il Grand Tour non viene quindi fatto solo per il piacere di conoscere, ma anche
perché deve certificare la maturazione dell’individuo, garantendogli così una
posizione adeguata nella società elitaria alla quale appartiene.
Chi compie questo viaggio lo fa in compagnia di un accompagnatore che lo aiuta a
mediare il contatto diretto con le testimonianze della civiltà del Rinascimento italiano
e con quella dell’antichità classica.
Il Grand Tour è una SCUOLA DI VITA sotto diversi punti di vista perché il giovane
rampollo aristocratico si allontana dal controllo sociale della famiglia.
Per il giovane il viaggio diventa così anche un momento di ‘’fuga’’ dagli obblighi
familiari che gli consente di frequentare dei luoghi d’incontro non abituali per gli
aristocratici come, ad esempio, le taverne.
Man mano che avanziamo nel Settecento si verificano dei cambiamenti importanti
nel Grand Tour.
Cambiamento della MOTIVAZIONE: la formazione culturale diventa un po’ il
pretesto per allontanarsi dal contesto abituale, ma non è più il vero fine di questo
viaggio.
Si verifica l’ABBASSAMENTO DEL LIVELLO SOCIALE di chi può fare il Grand
Tour che, nato come pratica elitaria, nel corso di alcuni decenni, si trasforma in
qualcosa di accessibile anche a persone con un livello economico più basso: artisti,
insegnanti.
Non è più solo dedicato alla FORMAZIONE GIOVANILE perché si trasforma in un
viaggio che coinvolge persone ormai adulte e mature.
Si registra la RIDUZIONE DELLA DURATA: il Grand Tour è sempre più veloce
passando da alcuni anni ai pochi mesi registrati all'inizio dell’Ottocento.
Per i viaggiatori inglesi del Grand Tour non aver viaggiato in Italia definisce, a livello
di prestigio sociale, uno stato di inferiorità culturale.
L’aver effettuato il Grand Tour certifica quindi una sorta di superiorità culturale
rispetto a chi non ha avuto la possibilità di partecipare a questo tipo di viaggio.
Valore sociale del viaggio di formazione.
Il Grand Tour definisce quella che sarà la linea di sviluppo (da nord a sud) del
turismo anche nella fase contemporanea: uno SPOSTAMENTO che avviene
andando verso il sud.
Quindi il primo asse di sviluppo del turismo è quello determinato dal Grand Tour con
il viaggiatore che va alla ricerca delle radici della civiltà classica e del Rinascimento.
Nel Settecento, con la diffusione geografica del viaggio, il viaggiatore sarà perciò
sempre più orientato ad andare alla scoperta dei paesi più caldi.
I flussi dall’Europa settentrionale e centrale raggiungeranno così le coste del
Mediterraneo e l’Italia.
Nel Grand Tour troviamo ben chiara la necessità di lasciare una testimonianza del
viaggio raccontandolo attraverso un resoconto che elabora, a posteriori, il contenuto
fissato nel diario di viaggio.
Risulta quindi molto sentita l’esigenza di raccontare la propria esperienza di viaggio
in modo tale da far sapere agli altri che il Grand Tour è stato effettuato.
L’esperienza del viaggio di formazione si caratterizza quindi come un passaggio
fondamentale per la civiltà europea in età moderna in grado di coinvolgere sempre
nuovi viaggiatori che si affiancheranno agli inglesi, ai francesi ed ai tedeschi: italiani,
olandesi e russi.
Il Grand Tour è però anche l’espressione tangibile della sempre più sentita necessità
di mobilità presente a partire dal Settecento.
Quest’ultima viene favorita, rispetto a solo pochi decenni prima, da un generale
miglioramento delle condizioni di svolgimento del viaggio materiale: rete stradale e
strutture per l’accoglienza quali alberghi, stazioni di posta e locande.

Il viaggiatore di questo periodo si confronta con i diversi aspetti di quello che


definiamo come IL VIAGGIO MATERIALE.
Nei resoconti di viaggio sono infatti presenti le descrizioni non solo di quello che il
viaggiatore ha visto, delle persone che ha incontrato, ma anche quelle delle difficoltà
superate nel corso del viaggio.
Le pagine dei viaggiatori descrivono perciò le condizioni del viaggio (strade, mezzi di
trasporto), dove/come hanno mangiato/dormito i viaggiatori, i tipi di servizi «turistici»
presenti per i viaggiatori nelle diverse tappe dell’itinerario.
Chi viaggia in Italia trova sostanzialmente degli ALBERGHI il cui livello è molto
diverso tra quelli presenti in città (= di lusso, comodi, confortevoli per i livelli
qualitativi dell’epoca), e quelli al di fuori delle città (= le locande ‘’di passo’’/alberghi
di transito e le osterie considerati spesso come di infima categoria). Ospitalità
professionale.
Nelle tappe del Grand Tour in cui sono previsti dei soggiorni anche per periodi molto
lunghi, come a Roma, non viene solitamente scelto dai viaggiatori l’albergo (troppo
costoso). Egli opta infatti per le più economiche ‘’camere locande’’.

Nell’ospitalità è poi sempre presente la dimensione di scambio/accoglienza per cui il


nobile, e non solo, che viaggia si serve, sovente, solo in modo limitato degli alberghi
dato che può essere OSPITATO da parte di altri nobili. Ospitalità gratuita tra pari.

Il turismo come fenomeno spaziale. Il caso di Nizza


La presenza di una linea che separa, in modo mentale e fisico, i turisti dalla
popolazione residente è un dato di fatto di cui possiamo rintracciare le radici più
evidenti nell’alba settecentesca del turismo moderno.
A Nizza i comportamenti adottati da chi soggiorna in inverno fanno emergere la
necessità di creare un mondo protetto, sicuro ed urbanisticamente progettato per
soddisfare le esigenze di chi giunge da un contesto economico, culturale e sociale,
nettamente differente.
Nizza diventa importante, dalla seconda metà del 1700, quando inizia ad essere
frequentata da alcuni inglesi che arrivano in modo abbastanza casuale nell’ambito
del Grand Tour.
Attraversare i passi alpini, come il colle di Tenda, nei mesi invernali, era difficile
quindi, questi mesi, era meglio trascorrerli sfruttando il clima mite di Nizza. In
primavera sarebbe poi stato possibile valicare il colle di Tenda e raggiungere l’Italia.

Chi è in grado di influenzare le scelte dei britannici indirizzandoli verso il


Mediterraneo?

Gli scrittori come Tobias Smollett. Gli scrittori, in generale, influenzano infatti i lettori
grazie alle descrizioni che fanno dei paesaggi e della vita presente nel luogo dove
soggiornano.
Smollet fa un’azione involontaria di marketing perché nel suo resoconto dedicato agli
anni trascorsi in Francia e Italia dà dei consigli pratici.
Smollett scrive, tra le altre cose, che Nizza è molto gradevole ed economica per un
inglese che può trascorrevi la stagione invernale (ottobre-maggio) spendendo poco e
stando bene.
(Fase dell’esplorazione)

Non nobile, ma medico, lo scozzese Tobias Smollett arrivò a Nizza alla fine di
novembre del 1763. Autore del Roderick Random, pubblicato nel 1748, Smollett,
nato a Cardross, Dumbartonshire, nel 1721, laureatosi in medicina a Glasgow, si
trasferì poi a Londra alla ricerca della gloria letteraria.
A quarantadue anni intraprese il viaggio verso il Sud, spinto in questo dalla malattia,
la tubercolosi, e dalla morte della figlia quindicenne. Si trattò quindi di un’esperienza
diversa da quelle dell’ordinario Grand Tour dalla quale egli trasse comunque i
Travels through France and Italy dati alle stampe nel 1766.
Smollett, autore anche del romanzo epistolare Humprey Clinker, pubblicato nel 1771,
morì, in quello stesso anno, a Livorno.
La costruzione di un mondo.
La separazione dei soggiornanti invernali, gli hivernants, rispetto al territorio storico
della città del Regno di Sardegna di Nizza è efficacemente descritta, ad esempio, da
Charles Dupaty (1746-1788) nella quarta delle sue Lettres sur l’Italie en 1785.

Per usare una categoria della sociologia del turismo, gli hivernants non manifestano
la voglia di conoscere il retroscena la vita reale del territorio che li ha accolti nelle
loro migrazioni stagionali.
Il clima, la vegetazione, le passeggiate nei dintorni, soddisfano infatti
abbondantemente la ricerca di cure per il corpo e lo spirito che è alla base dell’arrivo
dei villeggianti invernali.
Il soggiorno invernale a Nizza, negli ultimi decenni del Settecento, non è però ancora
una vetrina elitaria pullulante di svaghi dove esibire, e rafforzare, da parte dei ceti
sociali più elevati, la propria immagine sociale.
Le virtù terapeutiche di Nizza risultano, inizialmente, prive o quasi degli aspetti più
noti del loisir, teatri, casinò, strutture d’accoglienza, tali da generare distrazioni e
distinzione sociale, lasciando ancora prevalere l’aspetto curativo del soggiorno.

Alla fine del Settecento possiamo così identificare, a Nizza, tre spazi urbani che
risultano essere ben distinti.
La città vecchia, ai piedi del castello, dalla planimetria irregolare che non suscita, per
gli stranieri, nessun interesse.
La zona residenziale aristocratica sviluppatasi, verso l’Italia, nel XVIII secolo tra il
corso d’acqua del Paillon, il mare e il castello. Si tratta della nuova città aristocratica,
scelta come residenza anche da alcuni stranieri. Una zona collegata dal cammino di
Ponchettes, terminato nel 1790, al porto di Lympia.
L’area interessata dalla trasformazione direttamente collegata alla presenza fissa
degli hivernants, la zona sorta oltre il Paillon, verso il Var e la Francia, ed identificata
dalla Croix-de-Marbre.
(Fase del coinvolgimento)

Un insieme di abitazioni sparse nel verde della campagna e dei giardini approntate
per alloggiare gli hivernants.
Un’idea di organizzazione dello spazio, quest’ultima, che può perciò essere letta non
solo come una enclave turistica separata.
La Croix-de-Marbre rappresenta infatti la realizzazione tangibile di un bisogno della
società illuminata di costruire delle città nuove, dalla pianta regolare e razionale,
rifuggendo così dai vecchi nuclei urbani.
Inoltre, partendo da questa trasformazione della società e del territorio indotta, dalla
seconda metà del Settecento, dall’“invenzione” della stagione invernale
mediterranea, si evincerà che il soggiorno climatico presente nella ville d’hiver
contiene già in sé tutte le potenzialità attribuite al turismo come volano del
cambiamento economico e sociale.
La presenza degli hivernants agisce infatti come un fattore di progresso per il
territorio di Nizza.
(Fase iniziale dello sviluppo che continuerà nell’Ottocento)

Con questa separazione spaziale, i gruppi dei villeggianti stranieri possono


certamente approfittare delle positive condizioni climatiche della Riviera anche se, a
partire proprio dalle ricadute economiche generate dalla loro costante presenza, essi
finiscono per dare inizio ad un lento, quanto inarrestabile, processo di
trasformazione, non solo urbanistico, ma anche economico e sociale del territorio.
L’influenza esercitata da queste presenze regolari si estende così anche alla realtà
che li ha accolti.
I villeggianti stranieri a Nizza si presentano suddivisi, al loro interno, in colonie
separate, con alberghi, chiese per i diversi culti, attività ricreative e banche.
Quello della separazione spaziale, che nel turismo contemporaneo darà origine al
modello dell’enclave turistica, risulta perciò un passaggio obbligato attraverso il
quale ricreare, nei limiti del possibile, abitudini e condizioni di vita presenti nel paese
di provenienza dei flussi turistici.

I membri dei diversi gruppi di hivernants del Nord Europa presenti a Nizza scrivono
perciò, con i loro comportamenti, una pagina importante per la storia della
successiva evoluzione del turismo moderno sulle coste del Mediterraneo.
Negli ultimi decenni del XVIII secolo, la città nuova di Nizza si manifesta quindi come
una enclave sostanzialmente pura plasmata dall’azione di una comunità
impermeabile ai contatti con la popolazione locale al di là di quelli ritenuti
indispensabili per ragioni di servizio o legati alle transazioni di natura economica.

Nell’Ottocento caratterizzato dal progressivo lancio di Nizza tra le destinazioni


elitarie continentali, al forte potenziale offerto dal quadro climatico e paesaggistico si
somma un secondo fattore rivelatosi determinante per la costruzione della ville
d’hiver: il loisir.
Dal punto di vista pratico, esso si tradurrà in un ventaglio di proposte di svago
originatesi, a partire dallo spazio al di là del Paillon, per proseguire con un vero e
proprio processo di modernizzazione turistica che, a partire dalla seconda metà del
XIX secolo, verrà sorretto da una trama di edifici pensati per meglio rendere Nizza
una destinazione attraente nell’orizzonte internazionale delle stazioni climatiche
invernali.
(Fase dello sviluppo e del consolidamento)

Nei primi decenni dell’Ottocento la trasformazione di Nizza in ville d’hiver sarà ormai
un fatto evidente che si paleserà agli occhi dei viaggiatori. Tra questi il traduttore e
scrittore torinese Davide Bertolotti (1784-1860) che coglierà bene gli aspetti climatici
presenti tralasciando però quelli dell’organizzazione socio-spaziale degli hivernants.
Tra le varie azioni messe in atto dagli hivernants per ricrearsi un mondo, destinato,
quest’ultimo, a non rimanere certo celato ma ad essere ben visibile, con i suoi
simboli e rituali, un ruolo di rilievo lo assumono i luoghi di culto.
Parallelamente alla crescita degli spazi per il loisir si consolida infatti il processo
volto alla costruzione degli edifici religiosi attorno ai quali si raccolgono le singole
colonie-comunità.
Si tratta quindi di un altro tassello che risulta essere importante per plasmare,
applicando, in questo caso, delle precise forme architettoniche, il volto della ville
d’hiver cosmopolita.

Gli edifici di culto presenti a Nizza nella fase del consolidamento possono così
essere riassunti.
LA MONTAGNA E IL TURISMO

La trasformazione delle Alpi causata dalla presenza dei turisti. Il tema della perdita
dell’autenticità.

La definizione di un modello di ospitalità per il turismo elitario.


«La denominazione di «grand hotel» è infatti usata a sproposito in molti luoghi del
mondo. È sufficiente talvolta che in una città mediamente cosmopolita sia presente
un solo albergo, perché questo si fregi automaticamente del titolo. In Svizzera,
invece, è di norma un luogo di grande sfarzo, che offre adeguati livelli di comodità e
innovazione tecnologica, in cui ogni cliente può essere accolto e riverito nel migliore
dei modi. Oltre alla neutralità politica e alle bellezze naturalistiche, la Svizzera vanta
già uno dei migliori servizi di trasporto pubblico, esteso sia nelle città che nelle aree
più periferiche: una caratteristica, in ogni località votata al turismo, che calamita la
clientela internazionale».
L’interesse turistico inizia a manifestarsi dalla seconda metà del Settecento quando
arrivano, nelle località alpine, alcuni inglesi che sono attratti da un’ideale sportivo e
non più scientifico: scalare le vette.
Le Alpi cominciano così ad avere un richiamo internazionale con alcuni viaggiatori
(sempre in numero ridotto) che vedono nei villaggi alpini una meta.
Un mutamento della percezione delle Alpi che si definirà però chiaramente solo dalla
metà del secolo successivo e che porterà quindi a separare l’alpinismo ed i soggiorni
climatici estivi dal viaggio naturalistico e culturale.
Questo percorso sfocerà nella grande stagione ottocentesca del viaggio e del
turismo alpino.
Tra le Alpi si definiscono quindi delle stazioni climatiche estive: luoghi di riposo e
svago. In base alle indicazioni dei medici, la montagna estiva è infatti uno spazio in
cui si può andare a passeggiare approfittando del clima fresco.
I membri delle classi agiate soggiornano quindi nei villaggi che iniziano così ad avere
degli alberghi e delle zone di ritrovo: nasce l’idea della montagna come luogo di
soggiorno.
Non c’è però l’interesse per conoscere la natura: la montagna è infatti una
scenografia per la cura e lo svago. Iniziano ad essere costruite funivie, ferrovie ed
attrazioni artificiali adatte per la vita sociale e mondana.
Attrattive artificiali: biblioteche tematiche alpine, gallerie al coperto per il passeggio e
la conversazione, giardini, spettacoli musicali e attività sportive.
La montagna si trasforma nuovamente offrendo un altro tipo di esperienza turistica:
l’inverno.
Nella seconda metà dell’Ottocento, infine, avviene un ulteriore passaggio che segue
quelli generati dall’alpinismo e dai benefici terapeutici e climatici.
La diffusione degli sport invernali porterà infatti le stazioni climatiche montane ad
avere una doppia stagione: estiva (maggio/giugno-metà settembre) ed invernale
(inizia a dicembre).
Nell’evoluzione del turismo montano che ha il suo fulcro nella Svizzera sono,
inizialmente, gli inglesi che fanno conoscere le Alpi come destinazioni nuove adatte
anche per i soggiorni curativi e, in seguito, non prive di opportunità di svago.
Le stazioni climatiche montane si sviluppano quindi seguendo il percorso evolutivo
delle stazioni termali e balneari europee offrendo anche, in alcuni casi, la presenza
di stabilimenti termali.
Il primo paese in cui si definisce il turismo montano moderno è, come già detto, la
Svizzera che, nell’Ottocento, attrae i viaggiatori per i suoi paesaggi e per la sua
notevole organizzazione dei servizi.
Gli alberghi offrono infatti balconi e terrazze che permettono di ammirare il
paesaggio.
Nel campo del turismo, l’interazione tra paesaggio alpino e ospitalità, in molti casi di
alto livello, veicola infatti la costruzione di realtà turistiche nuove.
Queste ultime, nel teatro alpino della Svizzera, danno inizio ad una serie di
trasformazioni di natura spaziale, storica, sociale ed economica, destinate poi a
ricomporsi in un mosaico unitario.
Da tali realtà turisticamente rimodellate scaturirà, infine, una nuova esperienza della
geografia delle Alpi.
Le aree montane, che saranno rese accessibili grazie all’evoluzione della rete dei
trasporti, diventeranno perciò maggiormente fruibili anche in seguito alla diffusione di
nuovi modelli di ospitalità orientati sia dalla ricerca della comodità che della
distinzione sociale.
LA TRASFORMAZIONE DELLA MONTAGNA
I motivi per frequentare turisticamente la montagna sono quindi quelli sportivi,
alpinismo e sci, uniti alle escursioni ed alla salute a partire dalla presenza di una rete
di sanatori.
Il soggiorno in montagna, inizialmente, è quindi una vacanza climatica estiva
destinata però ad evolversi e trasformarsi a partire dalla fine dell’Ottocento.
Al pari delle altre destinazioni turistiche anche quelle montane si evolvono
generando un modello di riferimento che, allo scadere del turismo moderno, può
essere così riassunto.
«Ovunque sorgono grandi residenze per la villeggiatura e chalet per il weekend,
ristoranti panoramici, funivie, impianti sportivi, rifugi e alberghi: tutti per lo piú uguali,
segno inconfondibile di una moda e di un gusto che si replicano un po’ dappertutto».
Nell'ambito montano Svizzero, in particolare, ed in quello delle Alpi, in generale, si verifica quindi
un incontro tra i rappresentanti del mondo urbano con quelli degli spazi alpini.

Tale interazione sociale ed economica non manca di generare, con l’incremento della presenza
dei turisti, delle problematiche legate all’impatto sociale del turismo relativo ad un territorio.

IL RAPPORTO TRA TURISTI E ABITANTI DELLA MONTAGNA


La presenza dei turisti nei villaggi alpini viene presto percepita come un problema
riguardante, come fatto negativo, un cambiamento dei comportamenti degli abitanti
locali.

Lo scienziato e naturalista, originario di Bad Homburg, Edouard Desor (1811-1882)


fa del suo soggiorno a Zermatt un osservatorio privilegiato per formulare alcune
riflessioni sull’evoluzione del movimento dei forestieri tra le Alpi.

Interessanti sono però anche le osservazioni che Desor riporta in merito agli effetti
determinati dall’arrivo dei forestieri nei villaggi alpini. Tra le righe del resoconto si
respira infatti un’aria decisamente contraria alla presenza di quelli che Edouard
definisce come turisti.

L’effetto negativo delle trasformazioni indotte dalla presenza dei turisti, Edouard le
coglie anche riflettendo sull’interazione, giudicata ancora autentica, avuta con la
popolazione locale nel momento in cui gli vengono offerti i servizi indispensabili per
muoversi in montagna.

A partire dalla fine del XVIII secolo un notevole contributo a stimolare una qualche
forma di interazione lo fornisce però anche la dimensione dell’offerta, da parte degli
abitanti delle montagne, di beni e servizi ai viaggiatori, prima, ed ai turisti, in un
secondo tempo.
«Il rapporto diventa più chiaro quando il montanaro si mette al servizio del
viaggiatore per venire ricambiato con mance e ricompense per le prestazioni offerte.
Si incontra così una moltitudine che ruota intorno ai viaggiatori alpini fatta di osti,
maniscalchi, cavallanti, barcaioli, facchini, oltre ai cacciatori o ai cristallieri, che per
primi si improvvisano guide. Nella letteratura del periodo si trovano numerose
descrizioni di questo variopinto mondo, spesso oggetto di lamentele perché la
qualità dei servizi ricevuti è scadente o per la supposta esosità degli onorari».

Nel tornante tra il XVIII e il XIX secolo a disegnare la geografia dell’ospitalità nelle
valli alpine provvede anche la trasformazione, in senso modernamente turistico, di
un sistema che affonda le sue radici nell’accoglienza del forestiero intesa più come
dono gratuito che come attività economica.

Le prime abitazioni ad aprirsi ai turisti sono, ad inizio Ottocento, quelle del parroco o
pastore per poi interessare alcune famiglie che, partendo da qualche stanza messa
a disposizione dei forestieri, avviano così una vera e propria industria alberghiera
alpina.

L’OSPITALITA’ ALPINA
Nell’Ottocento, i religiosi, dimostrando una maggiore attenzione ai forestieri rispetto
all’inizio del Settecento, aprono infatti le porte delle loro canoniche ai primi
viaggiatori e alpinisti capendo, per primi, quanto queste nuove presenze possano
portare un beneficio economico ai montanari delle comunità pastorali loro affidate.
Chi percorre pioneristicamente le vallate alpine ha quindi ben presente questa
possibilità.
I parroci di montagna sono infatti pronti a capire che l’estatica meraviglia dispensata
dalle cime può tradursi in un supporto per la povera economia locale.
Alcuni parroci delle vallate alpine sono i primi, quindi, a prendere consapevolezza
che, sullo sfondo delle Alpi, qualcosa è in procinto di cambiare grazie alla presenza
dei forestieri interessati a frequentare un mondo rimasto, fino a quel momento,
sostanzialmente ignorato.
Con l’inizio dell’Ottocento mutano sensibilità e rapporto con il territorio dei
viaggiatori. Il primo non è infatti solo più inteso come interessante per i suoi tesori
culturali, ma anche nei termini offerti dalla possibilità di fare un’esperienza diretta di
contatto con la realtà.
Si consolida quindi un dato che, in pratica, sarà inconfutabile: l’ospitalità come
specchio attendibile, principalmente economico, ma anche intesa con venature
sociali e politiche, del progressivo allargamento dello spazio alpino coinvolto dalla
presenza di flussi turistici.
Non per nulla, i turisti, rapportandosi con l’offerta di accoglienza a pagamento, si
trovano anche ad interagire con una piccola porzione di un mondo alpino con il quale
entrare, non senza difficoltà, in dialogo.
Dalle piccole locande si passa poi alla costruzione di grandi e lussuosi alberghi
pensati per offrire la necessaria vita sociale unita al prestigio internazionale del
servizio che caratterizza le stazioni climatiche.

Nell’ambito dell’estendersi degli alberghi alpini. una funzione importante


l’assumeranno, progressivamente, gli stili che caratterizzeranno architettonicamente
le strutture ricettive.

Inoltrandosi nell'Ottocento, si registra infatti l’abbandono della dimensione


pionieristica del fai da te adottata dai primi albergatori per lasciare spazio ad una,
intermedia, che, basandosi sulla funzionalità, sarebbe infine sfociata, ad inizio
Novecento, nella monumentalità dei Palace.

Fin dall’apparire del turismo moderno, il movimento dei flussi turistici è orientato
dall’immagine che, attraverso la promozione, costruiscono le stazioni climatiche.
L’immagine non è però costante dato che essa varia, positivamente o
negativamente, nel corso del tempo.
L’immagine turistica è quindi quella che si associa ad un territorio-destinazione.
Nel processo di costruzione e sedimentazione di tale immagine sono importanti le
diverse strategie, intenzionali e non, di promozione che coinvolgono, nel corso del
tempo, la destinazione.

A costruire l’immagine di una destinazione turistica contribuiscono:

● le attrattive presenti;
● la varietà dei servizi offerti dalle imprese turistiche;
● la qualità dei servizi offerti;
● le strategie di comunicazione e di promozione adottate dagli attori pubblici e
privati attivi sul territorio.
IL CICLO DI VITA DELLE LOCALITA’ TURISTICHE

Il ciclo di vita di una località turistica è un modello che permette di interpretare, in


forma teorica, le fasi evolutive dello sviluppo turistico di un territorio.

NEL MOMENTO IN CUI SI USA TALE MODELLO, LO SI DEVE POI ADATTARE AL


SINGOLO CASO PRESO IN ESAME.
È articolato in sette FASI in modo tale da far capire che ci sono dei momenti diversi
nello sviluppo dell’evoluzione di una località turistica.

Una difficoltà nel passaggio dal modello al piano reale consiste nel PREVEDERE
realmente la durata di ogni singole fase tenendo conto che, non necessariamente,
una località turistica deve attraversarle tutte.

Nel CICLO DI VITA abbiamo dei fattori diversi che intervengono ed interagiscono tra
loro. Essi sono i seguenti.

● I fattori dell’ATTRATTIVA e della POSIZIONE sul mercato.


● Il fattore dell’OFFERTA TURISTICA DELLA DESTINAZIONE. Dobbiamo
infatti conoscere che cosa offre la destinazione sia a livello di strutture
ricettive che ricreative.
● Il fattore dell’IMPATTO del turismo sul TERRITORIO con le sue conseguenze
non solo sociali ed economiche, ma anche di tipo ambientale.

ll ciclo di vita delle località turistiche è poi importante per capire lo sviluppo turistico
di un territorio.
Nel mettere sotto la lente d’osservazioni le varie fasi di sviluppo che interessano una
destinazione turistica a partire dalla sua origine, il modello del ciclo di vita permette
anche di identificare l’evoluzione, all’interno delle singole fasi temporali, di alcuni
indicatori di riferimento.
Il primo concerne l’offerta di strutture e infrastrutture proposte dagli attori locali.
Il secondo è invece relativo alle attrattive ed al posizionamento della destinazione
rispetto ai mercati di riferimento.
Il terzo prende in considerazione l’impatto del turismo sul territorio con i suoi spazi
dedicati. Risulta poi determinante conoscere l’impatto delle attività turistiche sul
settore produttivo.
Tale evoluzione turistica della destinazione comporta, naturalmente, anche la
presenza di una forte interazione dei turisti con la popolazione locale che genera
delle trasformazioni economiche e sociali unite a quelle di natura paesaggistica e di
modifica del territorio.
Il ciclo di vita della località turistica serve a rappresentare, in forma schematica, un
fenomeno reale. Il ciclo è suddiviso in sette fasi.
La prima parte del ciclo, fase espansiva, è articolata in quattro momenti:
esplorazione, coinvolgimento, sviluppo, consolidamento.
La seconda parte del ciclo, fase recessiva, è articolata in tre momenti: stagnazione,
declino, rinnovamento.
Il modello del ciclo di vita è applicabile ad ogni destinazione turistica.
FASI DEL CICLO DI VITA
Nelle diverse fasi, attraverso l'utilizzo del modello si riesce così efficacemente ad
identificare la presenza, ed il ruolo, dei diversi attori economici e sociali, sia di natura
privata che pubblica, coinvolti nello sviluppo turistico del territorio.
Allo stesso tempo, si può cogliere l’evoluzione del livello dell’offerta, del
posizionamento della destinazione e dell’impatto territoriale del turismo.
Un ultimo indicatore interessante, in un’ottica di comunicazione, il modello lo offre
consentendo di rilevare anche il livello delle iniziative promozionali che sono da
attivare in ogni singola fase.
Interessa una località ancora priva di attrezzature turistiche, scomoda da
raggiungere, ma ricca di attrattive naturali e/o artificiali, che è meta di sparuti gruppi
di viaggiatori.

Il luogo è quindi incontaminato, mentre i contatti dei turisti con la popolazione locale
sono normali e frequenti.
E’ il momento che coincide con l'invenzione del luogo turistico. In questa fase
l’offerta turistica è nulla dato che non ci sono strutture turistiche.
Il territorio non ha nessuna posizione sul mercato turistico. L’impatto del turismo sul
territorio è quindi sostanzialmente nullo.
Non ci sono iniziative promozionali dato che i turisti arrivano casualmente. Il
passaparola è l’unico strumento di comunicazione dato che sono assenti le strategie
promozionali.
ESPLORAZIONE
La fama della località si amplia grazie alla funzione comunicativa.
Diventa importante l’intervento privato, con investimenti per l’impianto di strutture
turistiche, e pubblico, sia per realizzare le infrastrutture indispensabili che per
organizzare una qualche forma di politica del settore.
Inizia ad essere presente un’offerta di strutture turistiche a partire dal settore
ricettivo.
Si delineano i mercati di provenienza dei flussi turistici.
Sono attivate le prime iniziative di comunicazione: strategie di marketing per
accrescere la conoscenza della destinazione e far aumentare il numero delle
presenze in loco.
I turisti hanno un impatto economico sul territorio.
COINVOLGIMENTO
La destinazione attira turisti e investimenti, anche esterni, in modo costante e
crescente: un risultato che è il frutto della sinergia tra imprenditori e amministratori.
Il prodotto-destinazione ha un posizionamento preciso sul mercato, mentre è
presente un tessuto variegato d’imprese turistiche attive sul territorio.
In questa fase così delicata, la situazione può però sfuggire di mano: facilmente si
arriva al sovraffollamento, allo scadere della qualità dei servizi e all’alterazione
definitiva del paesaggio urbano e culturale.
Aumenta anche la necessità di adottare delle strategie promozionali: per fare
continuare la crescita dei turisti è infatti importante investire nell’attività promozionale
che diventa così centrale nel processo di sviluppo della destinazione.
SVILUPPO
La fase si raggiunge quando si è in presenza di un’offerta turistica consolidata e
diffusa.
La destinazione è pienamente posizionata anche se si registra l’assestamento degli
arrivi.
L’impatto del turismo sul territorio è evidente a partire dal lato paesaggistico.
In questa fase, l’attività promozionale diventa ancora più importante sia per
sostenere il livello degli arrivi che per destagionalizzare le presenze.
Il consolidamento è il momento conclusivo della fase espansiva prima che inizi la
fase di decrescita.
CONSOLIDAMENTO
Con il calo delle presenze, la località entra nella fase della stagnazione i cui tratti
possono essere così riassunti:
● esaurimento dell’effetto novità;
● concorrenza di prodotti simili a prezzi inferiori;
● necessità di notevoli campagne promozionali;
● stabilizzarsi di una clientela abitudinaria;
● perdita del richiamo internazionale;
● degrado ambientale;
● problemi di natura sociale;
● obsolescenza delle strutture ricettive e ricreative.
STAGNAZIONE
In questa fase la località registra una forte emorragia di visitatori.
Diventa preponderante la posizione che la colloca nel circuito delle escursioni
giornaliere spesso solo più dotate di un richiamo di carattere locale
Alberghi e ristoranti chiudono per lasciare spazio ad altre attività.
DECLINO
Nel momento in cui, però, gli attori pubblici e privati ritengono di non lasciar franare il
richiamo turistico, anche perché è ormai fortemente intrecciato con la vita produttiva
e culturale del territorio, devono avviare delle strategie utili ad imboccare la strada
del rinnovamento.
Quest’ultima consiste in interventi sul prodotto turistico fatti con azioni mirate per
modificarlo, segmentarlo, rilanciarlo sui mercati.
RINNOVAMENTO
L’azione di rilancio della destinazione passa attraverso il rinnovamento dei prodotti, il
riposizionamento sui mercati, la valorizzazione delle risorse locali il tutto agendo in
una logica di pianificazione strategica mirata alla costruzione di un’offerta tarata sui
turisti che si vogliono attrarre.
Tale attività può partire proponendo nuove attrattive (casinò) o altri tipi di turismo
(congressuale, sportivo, di lavoro), facendo in modo di poter intercettare altri clienti
per cercare di far decollare un secondo ciclo di vita della stazione e superare così la
fase recessiva.
Il rinnovamento, come già detto, nasce dall’intenzione, condivisa da parte di tutti gli
attori, pubblici e privati, di continuare ad investire sul turismo per dare l’avvio ad una
nuova fase espansiva del ciclo.
Il modello è adatto ad analizzare le destinazioni turistiche che hanno avuto una loro
evoluzione storica.
Il modello non è invece adatto per analizza lo sviluppo delle destinazioni create in
modo «artificiale» grazie alla presenza di investimenti di natura esterna.
In questi casi, ben presenti anche in località geograficamente lontane dall’Europa,
l’evoluzione del ciclo di vita non è determinata dall’interazione degli attori locali, ma
dalle scelte strategiche adottate dagli attori esterni che investono sul territorio come i
tour operator. OSSERVAZIONI SUL MODELLO DEL CICLO DI VITA
Alcuni fattori chiave hanno agevolato lo sviluppo del settore dei viaggi e del turismo
a partire dal turismo moderno.
Questi fattori hanno impresso una spinta determinante allo sviluppo del turismo.
FATTORI DI SPINTA DELLO SVILUPPO TURISTICO
Fattore culturale.
Riguarda le trasformazioni di natura culturale in rapporto all’idea del viaggio e del
soggiorno.
Nell’evoluzione del turismo, l’approccio culturale al viaggio ed alle pratiche turistiche
cambia infatti nel corso dei vari periodi storici. (esempio aspetto curativo).
Fattore sociale.
Riguarda sia la conquista del tempo libero che il processo di democratizzazione del
viaggio.
La disponibilità di tempo libero è un dato fondamentale. Il turismo è infatti una pratica
che è legata all’aumento della disponibilità, da parte di singoli e gruppi, di tempo da
dedicare all’ozio e, di conseguenza, a diverse forme di vacanze.
Fattore economico.
Riguarda la variabile determinata dal reddito a disposizione dei potenziali turisti che
ne definisce quindi la capacità di spesa.
Il viaggio ed il turismo, per potersi sviluppare, hanno infatti la necessità di essere
praticati da singoli o gruppi caratterizzati da una buona capacità di spesa che gli
consente di procedere all’acquisto di servizi turistici.

Partendo dalla sistemazione e codificazione del fenomeno turistico nella tappa che si
indica come moderna, secoli XVIII e XIX, dopo la Seconda guerra mondiale si
registrerà una profonda, e progressiva, trasformazione che amplificherà, sotto il
profilo economico, quanto già avviato con il turismo moderno.

Quest’ultimo, infatti, «(…) Porta alla nascita di servizi dedicati a chi si trasferisce in
un luogo diverso da quello di residenza per motivi di piacere e allo sviluppo di città la
cui struttura urbanistica è pensata in funzione del tempo libero (con la costruzione di
edifici dedicati allo svago e all’alloggio dei forestieri) (…)».

Turismo diventa, progressivamente, un prodotto di largo consumo


(Democratizzazione).
Aumenta il numero delle imprese turistiche che forniscono dei servizi differenziati a
partire dal prezzo: ad esempio i livelli degli alberghi.
Impatto economico del turismo cresce e trasforma i sistemi di produzione
(monoprodotto turistico).

Ruolo centrale dei tour operator e delle loro strategie di espansione geografica.
Riduzione dei costi dei servizi turistici grazie alla presenza di grandi imprese
turistiche (tour operator) che praticano delle economie di scala (prodotto definibile di
tipo fordista).
Periodo che si conclude, nella sua fase classica, verso la fine del Novecento.

Fattori che fanno sì che il turismo diventi un fenomeno collettivo.

Fattore sociale

Si affacciano sul mondo del turismo i ceti medio-bassi che erano stati esclusi dai
movimenti turistici precedenti d’impronta elitaria. Se, ad esempio, in una
destinazione turistica, gli alberghi presenti sono solo tutti di alto livello è ovvio che
una fascia di popolazione, per motivi economici, non può soggiornarvi.
L’aumento del numero di coloro che praticano il turismo comporta quindi un
incremento quantitativo della società dei viaggiatori.
L’incremento quantitativo si traduce però anche in un abbassamento del livello della
preparazione culturale dei turisti in cerca, in larga parte, solo di un prodotto
incentrato sulla componente dello svago.

Fattore economico

Riduzione dei prezzi del prodotto turistico che avviene grazie all’applicazione al
turismo di economie di scala.
La produzione standardizzata permette agli imprenditori del settore di ridurre
notevolmente i costi di produzione e di collocare così sul mercato il prodotto finito ad
un prezzo accessibile (fordismo).
La pratica turistica, ormai diffusa ed accettata dalla cultura dell’epoca, diventa perciò
accessibile, anche economicamente, dato che non è più percepita come
strettamente elitaria.
Una larga parte della popolazione può perciò andare in vacanza dato che il prezzo
dei servizi turistici si è ridotto notevolmente.
E’ fondamentale, nel processo di riduzione del costo della vacanza, l’abbassamento
dell’incidenza dei costi dei mezzi di trasporto.
La prima riduzione avviene con la diffusione dei viaggi in pullman.
In secondo luogo, la motorizzazione di massa permette, utilizzando l’automobile, di
andare in vacanza con la famiglia.
La vera rivoluzione avviene però nel trasporto aereo dove i voli charter, che si
diffondono dagli anni ‘50/’60 del Novecento, sono la vera fortuna dei TO: aerei a
reazione più grandi e capienti che hanno un costo di gestione più basso e possono
portare un maggior numero di passeggeri.
Questa rivoluzione permette così di ridurre notevolmente l’incidenza del costo del
viaggio all’interno del pacchetto turistico.
Il tour operator riduce infatti i costi del viaggio grazie ai voli charter, unitamente alla
contrazione di quelli dei servizi/camere ottenuta, quest’ultima, in seguito all’apertura
di alberghi con grande capacità ricettiva.
L’offerta alberghiera si adegua quindi per poter sostenere una domanda
quantitativamente elevata e fortemente standardizzata.

Fattore geografico

Il turismo risulta quindi accessibile non solo a fasce di popolazione con redditi più
bassi. Esso diventa anche un fenomeno globale: “tutti e dappertutto”.
L’allargamento del raggio geografico è reso possibile in seguito alle strategie dei TO
ed alla diffusione dei voli aerei.
Con gli anni ‘70/’80, il turismo di massa diventa, di fatto, globale investendo non sole
le aree del Mediterraneo, ma anche quello caraibiche, dell’Oceano Indiano e
dell’Estremo Oriente.
Il turismo si presenta perciò come un fenomeno che supera le barriere poste dalla
lontananza geografica (accessibilità geografica delle destinazioni).

La spiaggia e il turismo di massa

Il luogo simbolico del turismo di massa balneare è la spiaggia (concepita in modo


diverso rispetto a quella del turismo elitario) dove sono presenti tanti servizi per i
turisti.
Quello che si può riassumere con la spiaggia è un modello di turismo non più legato
a finalità terapeutiche e di distinzione sociale dato che è basato sul divertimento
unito alla trasgressione.

La vacanza balneare di massa, non solo mediterranea, è riassunta dalle cinque S:


Sun, Sea, Sand, Sex, Spirit.
La costruzione della nuova moda turistica incentrata attorno alla vacanza balneare
avviene anche grazie alla comunicazione che propone un prodotto turistico
caratterizzato da un alto livello di soddisfazione unito ad un prezzo basso che lo
rende quindi largamente accessibile.
Con il turismo di massa diventa importante differenziare il prodotto data la presenza
di un mercato turistico segmentato.
La differenziazione permette di essere più competitivi nei confronti delle destinazioni
concorrenti che operano nella stessa fascia di mercato.
La differenziazione consente però anche di essere presenti in diverse fasce di
mercato dato che, un’unica destinazione, può accogliere il turismo di massa
(offrendo un prodotto con prezzo basso), ma anche un turismo di livello più elevato
(offrendo prodotti maggiormente sofisticati).
Posso differenziare una destinazione turistica da quelle concorrenti attraverso la
comunicazione costruendone quindi un’immagine forte e unica.
L’idea di fondo è infatti quella del superamento del monoprodotto turistico
indifferenziato, identificabile con quello di base presente in ogni destinazione: mare,
terme, montagna.
La necessità di adottare tali strategie nasce dalla duplice necessità di innalzare la
qualità del prodotto turistico e di renderlo (o farlo percepire) come differente, unico e,
quindi, maggiormente competitivo sul mercato.
Differenziando il prodotto-destinazione aumento anche il livello di fidelizzazione dei
turisti che tendono così a ritornare nella destinazione.

Il turismo di massa ha un forte impatto negativo sul territorio e sulle comunità locali
che accolgono i turisti.
La presenza continuativa dei turisti genera infatti dei cambiamenti nella comunità
locale che li accoglie.
E’ quindi un turismo invasivo che consuma le risorse ambientali dando vita così ad
un forte impatto sui territori coinvolti.
L’impatto del turismo non è perciò solo economico, ma anche sociale.
MODELLI DEL TURISMO DI MASSA
Soglia critica. Indica il momento in cui la presenza dei turisti crea irritazione e causa
quindi un abbassamento del livello di soddisfazione, per la loro presenza, da parte
della popolazione locale.
Possono quindi crearsi delle forme di conflitto tra la popolazione locale e i turisti
(Riguarda le fasi a partire dal consolidamento).
La presenza dei turisti diventa troppo invasiva, strade e mezzi pubblici, ad esempio,
sono affollati. Per tale motivo, la presenza massiccia dei turisti viene accettata con
difficoltà sempre crescenti.
Una piccola isola, ad esempio, ha una soglia critica molto bassa rispetto ad una
grande città. La soglia critica dipende infatti dalla conformazione/estensione/fragilità
del territorio che riceve i flussi turistici.
Alcuni fattori importanti per definire l’impatto sociale del turismo sono così
riassumibili.
● La distanza economica tra i turisti e la popolazione residente.
● La distanza culturale, religione, tradizioni, usi e costumi, esistente tra turisti e
popolazione.
● La presenza storica dei turisti in un territorio. Quest’ultima è testimoniata, ad
esempio, dalla presenza o meno, in loco, di alberghi storici.
Ogni destinazione ha infatti una sua storia turistica che inizia in periodi diversi.
Se i turisti sono presenti da lungo tempo, l’impatto sociale è avvenuto in modo più
lento e meno invasivo.
Se invece i turisti si manifestano, in modo improvviso, in realtà che non li hanno mai
accolti l’impatto sociale e territoriale è più traumatico.

Turismo diffuso

Non si creano grandi concentrazioni di turisti (non ci sono zone sovraffollate). Gli
insediamenti per i turisti sono infatti sparsi sul territorio.
Questo tipo di rapporto tra il turismo e il territorio presenta però dei costi sociali ed
ambientali di diverso livello .
Il contatto con i turisti crea infatti della attività imprenditoriali stimolando quindi lo
sviluppo di un’economia dinamica e innovativa.

Turismo ad enclave

Ciò che caratterizza il modello ad enclave è lo sviluppo territoriale del turismo basato
sul principio di netta separazione fra residenti e turisti.
Questo modello di sviluppo permette di ridurre al minimo i costi sociali e ambientali
del turismo.
Tutti i miglioramenti apportati (modernizzazione delle infrastrutture) sono però rivolti
prevalentemente ai turisti risultando così accessibili solo in minima parte alla
popolazione locale.

Un modello ad enclave: le Maldive

Modello dell’enclave permette, come già visto, di separare nettamente il turista dal
residente.
L’enclave perfetta può essere considerata quella delle Maldive.
Nell’arcipelago dell’Oceano Indiano, grazie alle caratteristiche del territorio, è stato
infatti possibile adottare un modello ad enclave che assicura una separazione
perfetta tra lo spazio fruito dai turisti e quello vissuto dalla popolazione residente.
Nell’arcipelago asiatico, vengono infatti destinate alle strutture per l’accoglienza dei
turisti, solo alcune delle tante isole presenti: isole-resort.

Negli anni Settanta del Novecento, il turismo, ormai nella fase di massa, muove i
primi passi nell’arcipelago delle Maldive grazie agli investimenti iniziali attuati da
alcuni tour operator europei.
Negli anni Ottanta, viene costruito l’aeroporto internazionale di Malé.

Lo stato crea quindi delle infrastrutture, come gli aeroporti, per garantire i
collegamenti con l’arcipelago rendendolo perciò accessibile ai turisti.
Per avviare uno sviluppo turistico che non sia però diffuso sul territorio sono quindi
selezionate alcune piccole isole disabitate che vengono poi concesse agli investitori
affinché le trasformino in isole-resorts.
L’enclave comporta perciò l’isolamento dei turisti dalla realtà locale.
Quali sono i vantaggi dell’enclave?
Si annullano, di fatto, i costi sociali del turismo perché l’incontro turisti-residenti è
ridotto al minimo.
I turisti, nel corso della loro vacanza, possono così adottare, nelle isole-resorts, dei
comportamenti anche molto diversi rispetto a quelli abituali della popolazione locale.
Questo modello è però piuttosto debole dal lato economico perché non agevola
l’innovazione e non aiuta la crescita delle imprese turistiche locali.
E’ un modello creato con l’intervento di attori esterni al territorio come sono, ad
esempio, i tour operator e la grandi catene alberghiere
Questo modello funziona, però, prevalentemente in realtà in cui si ha una
conformazione geografica del territorio che allontana fisicamente i turisti dai
residenti.

Il turismo postmoderno riguarda la fase attuale del turismo che possiamo far iniziare
negli anni Novanta del Novecento.
IL TURISMO POSTMODERNO

In sintesi possiamo dire che il turismo postmoderno presenta la seguenti


caratteristiche.
Il turista intende la pratica turistica come un'esperienza multiforme e, possibilmente,
unica.
Si affermano delle nuove forme di turismo.
Emerge l’attenzione al territorio ed alla sua valorizzazione.
Sono presenti diversi interessi condivisi da gruppi di turisti, come quello per
l’enogastronomia, che orientano quindi i flussi turistici.
In base ai servizi offerti, le imprese turistiche sono sia diffuse che molto differenziate.
Si registra il superamento del prodotto fordista in favore di un'offerta di proposte
turistiche fortemente personalizzate.

Rispetto ai secoli precedenti, il turismo postmoderno è caratterizzato dalla presenza


di brevi soggiorni che sono però frequenti durante l'anno.

È un turismo che supera il prodotto standardizzato (come quello proposto dai TO) in
favore di uno maggiormente personalizzato, legato all’esperienza personale: turismo
esperienziale.
L’esperienza proposta deve però essere variegata ed unica.
Il turista non consuma infatti un prodotto, ma vive un’esperienza che deve essere, in
qualche modo, costruita su misura per le sue esigenze.
I turisti cercano delle esperienze innovative ed altamente personalizzate.
Il prodotto del TO esiste ancora, ma è stato modificato guardando ad una maggior
segmentazione, differenziazione e personalizzazione (postfordista).
Per dare forma concreta alle esperienze nascono i nuovi turismi come: il turismo del
benessere; le visite ai produttori; la ricerca dei prodotti tipici; il turismo industriale.
Nel turismo postmoderno si hanno sempre le classiche forme di turismo (balneare,
montano, termale, delle città d’arte e dei laghi) che vengono però declinate in forme
esperienziali più elaborate.

L’offerta turistica diventa così sempre più variegata e complessa.


Il turismo postmoderno è un turismo di piccoli gruppi legati dalla condivisione di un
interesse comune.
Esso si basa sulla soggettività e sulla propensione individuale a vivere esperienze
diverse.
Se lo analizziamo sotto il profilo culturale notiamo che, il turismo postmoderno,
supera l’idea della vacanza vista come evasione e divertimento tipica del turismo di
massa.
La vacanza diventa infatti un’occasione che offre la possibilità di conoscere altre
culture: un’esperienza più completa e maggiormente elaborata.
Nel turismo postmoderno cambia anche, come già visto, la durata della vacanza. Si
tende infatti a puntare su vacanze più brevi, ma diffuse nel corso dell’anno.
Il tempo libero è utilizzato per soddisfare esperienze differenti: turismo sportivo,
culturale, benessere.
Le esperienze si traducono così, ad esempio, in brevi soggiorni facendo sì che, in
periodi non di alta stagione, si generino comunque dei flussi turistici.
Si viaggia quindi, come già detto, durante tutto l’anno (destagionalizzazione)
andando alla ricerca di esperienze diverse a seconda dei vari periodi.
Nel turismo postmoderno diventa molto importante la riscoperta del territorio.
Si registra infatti la ricerca di esperienze autentiche (non quelle del turismo di
massa), che permettono al turista di conoscere la realtà locale di un territorio con la
sua cultura e la sua identità: autenticità dell’esperienza turistica.
Il turista vuole uscire dall’enclave, non vuole più stare con gli altri turisti, dato che
desidera interagire con i residenti e conoscere, quindi, il loro vissuto quotidiano e
non quello definibile come turistico.
Per tale motivo è ovvio che nascano delle nuove forme di turismo.
Nuovi territori, prima poco attraenti per i turisti, vengono ora valorizzati.
In questa valorizzazione rientra, ad esempio, l’aspetto delle città d’arte, che
diventano importanti grazie anche alla riscoperta dei centri storici ed alla loro
pedonalizzazione, senza però trascurare l’interesse del turismo culturale per i borghi
anch’essi oggetti di progetti di recupero architettonico e di valorizzazione.

Elenchiamo un numero esaustivo di tipi di turismo


● Turismo Avventura: visita vulcani, paracadutismo, trekking in alta montagna,
ai poli, nella giungla, etc.
● Turismo Benessere: terme, spa, etc.
● Turismo Culturale: archeologia, chiese e monasteri, edifici storici, castelli,
sentieri culturali, storici, religiosi e tematici, musei, archeologia industriale, etc.
● Turismo Enogastronomico: ristoranti, bar alla moda, visite guidate ad aziende
che producono prodotti alimentari, lezioni di cucina locale, tour
enogastronomici tematici, etc.
● Turismo Ferroviario: treni famosi, treni storici a vapore, treni di lusso.
● Turismo Industriale e Commerciale: aziende private, di qualsiasi settore
industriale e commerciale, che organizzino tour guidati, visite a musei
aziendali, conferenze, eventi, etc.
.

● Turismo di Lusso: hotel e crociere esclusivi, giri del mondo, paesi esotici,
viaggi ai poli, jet privati, escursioni in elicottero, voli in mongolfiera, turismo
spaziale, etc.
● Turismo Natura: bird watching, sentieri trekking, botanici e faunistici, risorse
paesaggistiche, montagne, fiumi, laghi, oceani, safari fotografico, camping,
etc.
● Turismo Nautico e Crocieristico: yachting, crociere, crociere nei fiumi e laghi,
etc.
● Turismo Rurale: Agriturismo, B&B, etc.
● Turismo Sportivo: tutti i tipi di sport, anche di nicchia. Tra i più importanti
calcio, ciclismo, sci, golf, immersioni, rafting, pesca».

DAI VOLI CHARTER AI LOW COST

I voli low cost sono divenuti uno dei simboli del turismo postmoderno dato che, al
pari del treno e dei voli charter, hanno sostenuto lo sviluppo dei viaggi relativi al
breve raggio.
La base per la nascita di queste compagnie la pone la politica di liberalizzazione del
trasporto aereo avviata, negli Stati Uniti, a partire dagli anni Settanta del Novecento.
Il modello di business adottato permette così di commercializzare, tramite una forte
campagna di marketing, i biglietti ad un prezzo molto basso

Questo modello di business, nella sua fase iniziale, si basa:

● sul canale di vendita offerto dal web;


● sull’operatività dei voli, almeno nella fase iniziale, che operano da aeroporti di
livello secondario;
● sulla sosta breve dei velivoli per le operazioni di sbarco e imbarco dei
passeggeri;
● sull’utilizzo giornaliero prolungato dei velivoli utilizzati che sono tutti dello
stesso modello;
● su un alto livello di occupazione dei posti, almeno dell’80%.

Inoltre, sempre nella fase iniziale, i posti a bordo non sono prenotabili, mentre,
durante il volo, non viene incluso nel prezzo del biglietto nessun servizio aggiuntivo.
La pulizia dell’aeromobile, infine, è affidata all’equipaggio.
Il successo dei voli low cost ha creato le premesse per il successo di nuove
destinazioni turistiche, prima di difficile accessibilità sia geografica che economica,
coinvolgendo così i territori interessati dalla presenza di queste compagnie in veri e
propri programmi di sviluppo turistico.

LA DESTINAZIONE TURISTICA

La destinazione turistica può essere definita come il luogo in cui il turista intende
trascorrere il periodo di tempo che ha deciso di passare lontano da casa.
La destinazione può essere: una città; una stazione turistica (definita dalla presenza
di un’attività specifica); un territorio; una regione; uno stato.
Con destinazione turistica si può quindi intendere sia una singola località che un
insieme di tappe poste lungo un itinerario: ad esempio i castelli della Baviera.
Esistono percorsi di natura generale (in cui si visitano diversi aspetti) oppure dei
percorsi di natura tematica (che si costruiscono su un prodotto/interesse specifico).
Tali percorsi tematici richiedono, generalmente, la presenza di un turista
maggiormente preparato.
Partendo da queste osservazioni possiamo quindi identificare alcuni dei fattori
fondamentali posti alla base della destinazione turistica.
Il primo fattore è dato dalle attrattive, di diversa natura, che sono presenti in una
porzione di territorio: ambientali e paesaggistiche, storico-archeologiche, artistiche,
folkloristiche, artificiali.
Tutte le attrattive contribuiscono ad influenzare, e orientare, verso un determinato
territorio le scelte del turista nel momento in cui egli deve decidere quale
destinazione andare a visitare.
In primo luogo occorre tenere conto delle risorse, di tipo turistico, che sono presenti
sul territorio.
Esse possono essere di diverso tipo.
● Naturali (laghi, terme, mare, montagna).
● Artificiali:
● - culturali (museo, edifici religiosi)
● - architettoniche (centro storico)
● - storiche (sito archeologico)
● - turistiche (outlet, casinò, parchi tematici).
● eventi (mostre, competizioni sportive, festival culturali)

Strutture turistiche: per parlare di destinazione turistica non basta però avere, sul
territorio, la presenza di attrattive dato che occorre anche la presenza delle strutture
che consentano ai turisti di fruire delle attrattive presenti.
Rientrano, in questo ambito, prima di tutto, le strutture ricettive, ovvero gli alberghi e
le altre forme di accoglienza che offrono al turista una serie di servizi.

In secondo luogo, sono importanti i servizi ricreativi: una destinazione, per essere
completa, deve infatti offrire ai turisti la possibilità di fare qualcosa che vada al di là
del solo soggiorno e della visita ai luoghi storici, d’arte o archeologici. Quello che è
importante è che tali servizi ricreativi siano studiati appositamente per i turisti anche
se, naturalmente, possono essere fruiti anche dai residenti.
Presenza di infrastrutture: ferrovie nel turismo moderno, poi strade, aeroporti nel
turismo di massa. Le infrastrutture servono a collegare la destinazione turistica con i
mercati da cui si generano i flussi turistici.

Accessibilità: la destinazione deve però essere fruibile. Se il territorio dispone di


un’attrattiva turistica, ma poi essa non è fruibile l’attrattiva della destinazione risulta
debole.
Esistono tre livelli di accessibilità di una destinazione.
Accessibilità geografica . Una località turistica vicina ad una grande città è
geograficamente facile da raggiungere. Non necessariamente la destinazione
turistica deve però essere vicina ai mercati dai quali provengono i flussi turistici.
L’importante è che tali flussi possano raggiungerla facilmente grazie, come già visto,
alla presenza di infrastrutture.
Accessibilità economica -> Per essere accessibile a livello economico occorre che
la destinazione sia caratterizzata da un buon rapporto qualità-prezzo.
La destinazione deve quindi risultare accessibile anche sotto l’aspetto dei costi da
sostenere per raggiungerla e per potervi soggiornare.
Tali costi devono essere rapportati alla capacità di spesa dei turisti a cui la
destinazione guarda come mercato di riferimento.

Accessibilità psicologica -> E’ un dato di carattere immateriale più difficile da


misurare.
La destinazione turistica può infatti essere ritenuta, a livello psicologico (quindi in
modo soggettivo e variabile a seconda dei singoli individui), interessante e tranquilla.
Il turista considera quindi quella destinazione turistica come un posto dove pensa di
poter fruire al meglio delle attrattive presenti.
Tale accessibilità è legata, in parte, alla comunicazione ed, in parte, al tipo di
esperienza che una persona si attende da quella destinazione turistica.
La comunicazione è perciò una delle leve che contribuiscono a creare l’immagine
della destinazione turistica.
Il movimento dei turisti è infatti alimentato proprio dall’immagine dei luoghi.
È il tipo di accessibilità su cui è però più difficile incidere soprattutto quando, ad una
destinazione, è associata un’immagine negativa.
Quest’ultima può infatti risultare legata a luoghi comuni o ad episodi non più attuali.
TIPI DI DESTINAZIONI TURISTICHE
Una prima distinzione tra le destinazioni turistiche riguarda quelle identificabili come
community,
La destinazione turistica di questo tipo è il risultato ottenuto dal coinvolgimento, nel
settore del turismo, delle diverse imprese indipendenti presenti sul territorio
unitamente all’apporto degli attori pubblici.
I diversi attori locali acquistano infatti consapevolezza dell’importanza del turismo
per lo sviluppo economico del territorio (strategia locale di sviluppo condivisa).
Le destinazioni corporate sono invece il risultato della pianificazione turistica attuata
su un territorio da parte di un’impresa di grandi dimensioni (immobiliare, tour
operator, fondo d’investimento).
Quest’impresa controlla quindi l’offerta dei diversi servizi.
In assenza di controllo da parte dell’ente pubblico, i benefici economici di una
destinazione di questo tipo ricadono però in modo ridotto sul territorio.
Rientrano in quest’ambito: villaggi vacanze, parchi tematici, complessi balneari.

NASCITA DELLE DESTINAZIONI

Le prime sono le destinazioni inventate. Esse nascono in modo non intenzionale non
essendo infatti il frutto di nessuna forma di pianificazione.
In un secondo caso, la destinazione può invece essere scoperta/valorizzata nelle
sue maggiori potenzialità turistiche. In località già note e frequentate, vengono perciò
identificate delle nuove potenzialità turistiche che, però, non sono ancora state
valorizzate al massimo perché, ad esempio, non sono presenti delle strutture
ricettive adeguate.
In ultima analisi, incontriamo la destinazione costruita: è quella destinazione in cui
non agisce tanto il meccanismo della casualità quanto quello della
programmazione/pianificazione strategica.
Il successo della destinazione è perciò il risultato dell’azione strategica sinergica tra
attori privati e pubblici.
Prima di avviare una politica di sviluppo turistico, gli attori coinvolti nel processo
hanno infatti intuito le potenzialità del territorio e le hanno studiate a fondo.
La costruzione della destinazione è spesso opera di attori interni (pubblici o privati),
oppure di attori esterni come avviene nel caso delle strategie di sviluppo turistico
adottate dai tour operator internazionali (esempio Maldive).
A partire dal turismo moderno, le destinazioni turistiche sono state prevalentemente
il frutto di un processo di pianificazione.

IL TURISMO COME SETTORE TRAINANTE DELL’ECONOMIA

Il turismo si caratterizza per essere un settore produttivo che necessita di un elevato


numero di persone addette.
Il turismo coinvolge poi diversi settori produttivi dando così un notevole contributo
alla crescita di un sistema economico.
Il turismo richiede oggi l’elaborazione di piani strategici per poter sviluppare, al
meglio, le potenzialità turistiche di un territorio.
Nel turismo è però indispensabile investire su delle forme di turismo sostenibile e
responsabile ponendo poi una notevole attenzione alle diversità culturali.
Per tale motivo occorre puntare su arrivi quantitativamente selezionati in modo tale
da non compromettere così l’integrità ambientale e sociale del territorio.
LA VULNERABILITA’ DEL TURISMO

Il settore turistico è però molto vulnerabile essendo esposto, più di altri, all’influsso di
diversi fattori estremamente variabili.
Tali fattori sono di diversa natura.
Economica: le fluttuazioni economiche e finanziarie che portano a recessioni o
rallentamenti dell’economia globale o regionale.
Politica: i cambiamenti politici, le guerre, gli atti terroristici ed il generale clima di
incertezza politica, sociale ed economica che può riguardare un territorio.
Climatica: i cambiamenti climatici (assenza di neve o uragani) che determinano
degli spostamenti, temporanei o permanenti, dei flussi turistici.
Culturale: i cambiamenti di natura culturale, delle mode, degli stili di vita e di
consumo che incidono sulla scelta dei luoghi e delle pratiche turistiche.

IMPATTO ECONOMICO DEL TURISMO SUL TERRITORIO-DESTINAZIONE

La crescita dell’importanza turistica di una destinazione crea anche un impatto


economico sul territorio.
Per valutare tale impatto sono tre gli effetti della spesa per beni e servizi turistici che
vanno tenuti in considerazione.

Spesa diretta: riguarda i pagamenti effettuati dai turisti per: alberghi, trasporti,
ristoranti, acquisti di beni e servizi.
Spesa indiretta. Riguarda le ricadute su altri settori, non strettamente turistici,
generate dalla spesa per investimenti fatti però nel settore turistico (costruzione di
nuovi alberghi, acquisto di arredi).
Ad essi si aggiungono le spese sostenute dal comparto turistico per acquistare beni
e servizi intermedi da fornire, poi, come prodotti finiti, ai turisti (prodotti alimentari,
servizi di trasporto).

Spesa indotta: Riguarda la spesa generata dalle persone che, direttamente o


indirettamente, sono occupate nel comparto turistico.
L’aumento del reddito di tali persone, che si traduce in risparmio o in consumo, è il
frutto della crescita economica e della creazione di posti di lavoro ottenute grazie
all’incremento delle attività produttive determinate dalla presenza dei turisti.

IL RUOLO DEI TRASPORTI: IL TRENO

«Nelle teste e nei sogni dei passeggeri si rafforza sempre piú una particolare idea di
viaggio, in cui la tecnologia è al servizio del lusso e della comodità» (A. Martini, M.
Francesconi, La moda della vacanza…, cit., p. 189).

Nell’ambito del turismo moderno, il ruolo dell’innovazione è centrale per assicurare al


viaggiatore quanto si aspetta da un viaggio in treno: velocità, comodità, lusso e
distinzione sociale.
Quest’ultima nasce dal fatto che il viaggio in treno richiede anche delle forme
d’interazione con gli altri passeggeri che devono però essere adeguate al livello
sociale del turista elitario.
Tutte queste esigenze sono riassunte da un treno destinato a creare il suo mito:
l’Orient-Express.

ARRIVARE IN ORIENTE: IL TRENO

Per quanto riguarda l’Oriente ottomano, dall’inizio del Novecento, i viaggiatori


interpretano Costantinopoli non solo come il loro punto di arrivo, ma anche come
quello di partenza per le destinazioni del vicino Oriente rese geograficamente
accessibili.
La nuova rete ferroviaria messa a disposizione dei passeggeri permette infatti di
portarli in località dai nomi fortemente evocativi come Baghdad o Damasco.
Dove comincia però l’Oriente per un viaggiatore europeo?
VERSO COSTANTINOPOLI
La diffusione delle ferrovie, negli ultimi decenni dell’Ottocento, migliora il
collegamento tra Parigi e Costantinopoli rendendo così più comodo e veloce
l’accesso ad una delle città simbolo dell’Oriente: Costantinopoli.
La via di terra attraverso i Balcani, la «terza via» è infatti un’alternativa agli itinerari
via mare: Parigi-Marsiglia e Parigi-Trieste con prosecuzione, in piroscafo,
direttamente per Costantinopoli.
Il collegamento ferroviario attraverso i Balcani, definitosi alla fine dell’Ot­tocento,
evidenzia però la necessità di studiare delle risposte efficaci per i viaggiatori diretti a
Costantinopoli.

IL RUOLO DI GEORGES NAGELMACKERS (1845-1905)

Compagnie Internationale des Wagons-Lits et des Grands Express Européens


(CIWL)
Il nuovo concetto introdotto dalla CIWL per migliorare i lunghi viaggi in tre­no parla il
linguaggio della comodità messa al servizio della mobilità.
L’idea dell’imprenditore belga Nagelmackers è infatti quella di offrire ai viaggiatori
un’opportunità fino ad allora sconosciuta: spostarsi velocemente senza però dover
rinunciare al riposo.
Le ore del viaggio in treno trascorrono infatti all’interno di ambienti decisamente più
confortevoli, risultando paragonabili ad un albergo viaggiante, rispetto a quelli dei
convogli abituali dell’epoca.

Il passo inziale verso l’Oriente la CIWL lo fa con un primo treno che, composto solo
di vetture letto, nell’ottobre 1882, in 28 ore di viaggio collega Parigi a Vienna. A
bordo del Grand Express d’Orient sono presenti, tra gli invitati, anche dei giornalisti.
4 ottobre 1883 è il giorno in cui il treno per l’Oriente si lascia alle spalle la gare de
Strasbourg di Parigi (attuale gare de l’Est) dando inizio al suo viaggio inaugurale con
destinazione Costantinopoli.
Il convoglio, che è riservato a quaranta invitati della Compagnie, ha una
composizione piuttosto ridotta: due vagoni di servizio; due carrozze letti, ognuna con
venti posti e due toilette; un vagone ristorante.
La velocità del treno passa dai 70 chilometri orari iniziali ai 45 consentiti dalla strada
ferrata in Ungheria per proseguire poi la sua marcia, in Romania, viaggiando ai 30
all’ora.

DA PARIGI A COSTANTINOPOLI

Il treno parte da Parigi alle 18.25 per arrivare a Vienna, dopo una sosta a Monaco di
Baviera, alle 20.13 del giorno successivo.
Da Vienna in avanti la serie delle stazioni chiamate a scandire la marcia del treno di
lusso è aperta, dopo sei ore di marcia, da Budapest. Belgrado e Niš, invece
l’Orient-Express le raggiunge, rispettivamente, dopo 7 e 13 ore di viaggio da
Budapest.
Di altre 6 ore di marcia il convoglio ha invece bisogno per affacciarsi a Sofia: l’ultima
fermata prima di entrare, dopo oltre 67 ore e 46 minuti complessivi di viaggio, nella
stazione di Sirkeci a Costantinopoli.
Il tempo di percorrenza, grazie all’aumento della velocità, si sarebbe poi ridotto a 61
ore nel 1900 .
I treni partono da Parigi il martedì e il venerdì alle sette e mezza di sera; i viaggiatori
dell’Orient-Express arrivano a Costantinopoli il sabato ed il martedì alle sette del
mattino, dopo un viaggio che, inizialmente, è di 81 ore 30’.
Dopo i primi anni di attività dell’Orient-Express, il tempo di percorrenza da Parigi a
Costantinopoli si riduce di 14 ore portandosi a 67 ore e 46 minuti.
L’unione, dal giugno 1889, della tratta Belgrado-Niš con quella Filippopoli
(Plovdiv)-Costantinopoli, via Pirot e Sofia, collega, infine, direttamente l’Occidente
all’Oriente senza trasbordi o avvicendamenti di mezzi.

L’età di maggior prestigio dell’Orient-Express si protrae fino agli anni Trenta del
Novecento.
A catturare principalmente l’attenzione dei passeggeri è la novità offerta dall’albergo
di lusso viaggiante.
Le vetture sono infatti valorizzate al massimo grazie all’elegante allestimento degli
spazi interni.
Il treno di lusso ha un grande impatto economico e sociale sul­l’evoluzione del
turismo moderno dimostrando, prima di tutto, l’importanza di rendere il viaggio
veloce e comodo migliorando, di conseguenza, l’accessibilità geografica delle
destinazioni sia europee che orientali.

Sul convoglio sono fondamentali, come nei grandi alberghi, gli spazi comuni destinati
alla vita sociale e mondana a bordo: il vagone ristorante e quello salon per la
conversazione.
Il viaggio in treno necessita infatti di essere percepito come una vera e propria
esperienza da vivere all’interno di un microcosmo elitario.
LA COMUNICAZIONE
Centrale, fin dal primo viaggio, è il ruolo della comunicazione che deve trasmettere
un’idea ben precisa: il viaggio in treno non è solo uno spostamento.
Esso ha infatti la funzione di rendez-vous per la società elegante dell’epoca
(distinzione sociale).
Per ottenere tale risultato, un ruolo determinante lo svolge la comunicazione, a
mezzo stampa, che contribuisce a far conoscere la nuova possibilità di muoversi.
Per attrarre la società elegante dell’epoca, la comunicazione propone infatti il viaggio
come un’esperienza unica per: velocità, comodità e dimensione esclusiva mondana.
UN HOTEL PER I VIAGGIATORI IN ORIENTE: IL PERA PALACE DI
COSTANTINOPOLI
La rete ferroviaria agevola l’accessibilità dell’Oriente ma, allo stesso tempo, dimostra
anche quanto una destinazione di arrivo, ed anche di transito, necessiti di un
contestuale sviluppo del settore ricettivo di alto livello indispensabile per non lasciare
l’esperienza del viaggio in treno di lusso parzialmente incompiuta.
Per dotare Costantinopoli di un moderno albergo è decisivo l’intervento della
Compagnie Internationale des Wagons-Lits che, l’11 aprile 1894, aveva intanto
costituito la Compagnie Internationale des Grand Hôtels.
Il Pera Palace, aperto nel 1892, si configura subito come una struttura alberghiera
caratterizzata dall’avere la dotazione più ampia sotto il profilo tecnologico:
ascensore, bagni, docce, illuminazione elettrica e riscaldamento a vapore.

L’appartenenza della struttura ricettiva ad un gruppo diffuso con i suoi alberghi di alto
livello nelle località chiave per il movimento dei flussi europei le offre un forte valore
aggiunto.
L’essere inserita in una catena alberghiera agisce infatti, per il grande albergo, sia
come un supporto determinante sulla strada dell’unicità del soggiorno che come un
evidente fattore di differenziazione dell’ospitalità proposta come avviene nel caso del
Pera Palace.
L’albergo orientale, fornito delle comodità e della vita mondana di tipo europeo, offre
quindi ai suoi ospiti l’indispensabile distinzione sociale.
IL SIMPLON-ORIENT-EXPRESS

1906. Apertura tunnel ferroviario del Sempione. La costruzione del traforo alpino
rende così, da Parigi, molto più facile raggiungere Milano e Venezia.
La rotta verso sud offre quindi una valida alternativa per il viaggio verso
Costantinopoli.
Nasce così, nel 1906, un nuovo Grand Express: il Simplon-Orient-Express.
Il treno viaggia verso Milano per proseguire via Venezia e Trieste prima di
raggiungere Costantinopoli via Zagabria e Belgrado.

Immediatamente dopo la Prima guerra mondiale c’è un notevole rilancio dei viaggi in
Europa e in Medio Oriente.

In un primo momento, si decide di evitare il transito in Austria ed in Germania per i


tragitti verso la Grecia e la Turchia, utilizzando quindi il Passo del Sempione, da cui
deriva, come già detto, il nome del nuovo treno: Simplon-Orient-Express.
L’itinerario prevede la partenza da Parigi, con passaggio a: Digione, Losanna, Brig,
tunnel del Sempione, Stresa, Milano, Venezia, Trieste, Zagabria, Belgrado e Niš da
dove inizia la diramazione del percorso: una sezione è diretta a Sofia e
Costantinopoli; l’altra verso Salonicco e Atene.
Il viaggio da Parigi dura ora 56 ore (con le tradizionali 3 notti a bordo) ed è il più
veloce dell’epoca. Il Simplon-Orient-Express rappresenta, per un ventennio durato
fino alla Seconda guerra mondiale, l’eccellenza del servizio e le sue dotazioni a
bordo sono costantemente aggiornate in modo tale da garantire il prestigio del treno
per l’Oriente.
OLTRE ISTANBUL: IL TAURUS-EXPRESS

Negli anni Trenta del Novecento, infine, il Taurus-Express permetterà di raggiungere


diverse destinazioni del Levante consentendo così ai viaggiatori di proseguire,
sempre in treno, il loro viaggio oltre Istanbul.

IL RITMO DELLE STAGIONI E LA DISTINZIONE SOCIALE

La funzione di distinzione sociale presente nelle diverse forme del turismo moderno
trova una sua definizione nella funzione di distinzione sociale presente sia nelle
destinazioni che nelle pratiche turistiche curative e ludiche: termalismo, balneazione
invernale, elioterapia (balneazione estiva), attività montane estive e invernali.
All’interno di una società elitaria in perenne movimento, un meccanismo regolatore
di questa distinzione è dato dall’importanza assunta dalla stagionalità. Essa
caratterizza infatti la vita sociale delle singole destinazioni scelte per la villeggiatura
delle classi agiate.

Il turismo, al pari di altri consumi e pratiche, permette infatti di manifestare la propria


posizione sociale attraverso il viaggio e la villeggiatura.
Si tratta, naturalmente, di un consumo che, per dare origine ad una distinzione,
occorre ostentare sullo scenario sociale.
Essere presente, nella stagione giusta, usufruendo così dei servizi più ricercati e
costosi offerti dalle destinazioni alla moda, certifica infatti l’avvenuta inclusione tra i
membri della classe agiata: un mondo esclusivo che, per la sua stessa natura, è
ammirato e, ovviamente, invidiato e desiderato.

Poste come giustificazioni sociali le proprietà climatiche e terapeutiche insite nei


lunghi soggiorni, l’aspetto più distintivo lo offre proprio la stagionalità: una data
d’inizio e di fine ben precisa segna infatti chiaramente la vita delle stazioni.
Al di fuori di questo periodo, recarsi in una stazione viene ritenuta una pratica non
solo socialmente inutile, ma anche altamente dequalificante.
Nel turismo moderno, la stagionalità si pone dunque come un perfetto meccanismo
regolatore dell’inclusione in un mondo che tende a dilatarsi, una volta codificato il
calendario delle stagioni, attraverso l’invenzione di nuove stazioni poste in località
geografiche diverse e sempre più lontane rispetto all’Europa.

L’alternanza delle presenze nei diversi luoghi determinata dalle stagioni genera
quindi un vero e proprio sistema regolamentato di flussi migratori stagionali presenti
per tutto l’Ottocento e fino all’inizio del Novecento.
Flussi che non riguardano però solo chi fugge dalla nebbia e dai rigori del freddo
nordeuropeo, ma anche una composita, e numerosa, società parallela formata da
professionisti al loro servizio: medici, commercianti, impresari, insegnanti vari e
personale alberghiero. Il loro fine è quello di essere costantemente presenti nella
stazione giusta: quella più elegante e con la clientela più ricca.
Lo spostamento, giocando d’anticipo su quello dei soggiornanti, risponde anche al
bisogno di fidelizzare la clientela. Stesso discorso vale per il settore alberghiero:
anch’esso richiede al personale qualificato di precedere le prevedibili migrazioni
stagionali dei villeggianti.

IL LIDO DI VENEZIA

Il Lido è un esempio di costruzione di una destinazione balneare estiva, pensata per


il turismo elitario, fatta con il fine di rilanciare economicamente Venezia.
Il Lido è quindi una stazione climatica alla moda affermatasi internazionalmente, nei
primi anni del Novecento, grazie al ruolo dell'Alta hôtellerie.
La dimensione elitaria delle stazioni balneari si unisce così alla nascente stagione
balneare estiva.

LA VITA SOCIALE IN UN GRANDE ALBERGO

Prima di proseguire il discorso relativo al Lido occorre vedere una descrizione


dell’ambiente sociale presente all’interno di un grande albergo qual è il Grand Hôtel
des Bains aperto nel 1900.
«All’interno del grande albergo «regnava la solenne quiete che è vanto dei grandi
alberghi. I camerieri servivano con passi felpati. Il tintinnio dei servizi da tè, una
parola sussurrata; altro non si sentiva» ((T. Mann, La morte a Venezia, ed. or. 1912,
trad. ital. F. Saba Sardi, Bompiani, Milano, 1988, p. 31).

Vediamo quindi il fondamentale momento dell’arrivo.


«Entrò nel grande albergo dall’ingresso posteriore, dalla terrazza a giardino, e si
recò al bureau attraversando il salone e il vestibolo. Poiché aveva prenotato, fu
accolto con servizievole premura. Il maître, un ometto sommesso e ossequioso, con
i baffetti neri e una finanziera di taglio francese lo accompagnò in ascensore al
secondo piano e gli indicò la sua stanza, una camera comoda, arredata con mobili di
ciliegio, adorna di fiori dal forte profumo e le cui alte finestre erano prospicienti il
mare aperto. Andatosene il maître, Aschenbach si affacciò a una di esse e, mentre
dietro di lui il bagaglio veniva trascinato e sistemato nella stanza, stette a
contemplare la spiaggia pomeridiana, quasi spopolata, e il mare non soleggiato che
era in fase di flusso e mandava contro la riva, con ritmo pacato, onde basse e
lunghe»

La composizione dell’ambiente sociale presente regolarmente nel Grand Hôtel des


Bains, formato in prevalenza dall’aristocrazia e dall’alta borghesia mitteleuropea,
incontra, in Thomas Mann, un abile ritrattista.
«Un altro orizzonte ben più ampio e tollerante, si spalancava. I suoni delle lingue
principali si mescolavano, sommessi. L’abito da sera, uniforme internazionale delle
buone maniere, raccoglieva, almeno esteriormente, i vari tipi umani in un’educata
unità. Ecco la faccia lunga e asciutta dell’americano, la ramificata famiglia russa,
signore inglesi, bambini tedeschi con governanti francesi. Predominante, pareva, era
la componente slava. Proprio accanto a lui si parlava il polacco»
FATTORI DI SPINTA CHE INTERAGISCONO POSITIVAMENTE PER IL
SUCCESSO DEL LIDO
Attrazione di investimenti (bancari) verso l'emergente settore turistico
balneare-terapeutico estivo.
Attenzione ai modelli di eccellenza già presenti in Europa.
Ruolo positivo svolto dall'attore pubblico.
Presenza di un attore privato attivo nel settore ricettivo che svolge una funzione
determinante: la Compagnia Italiana dei Grandi Alberghi.

Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, l’intersezione tra imprenditoria privata,
ospitalità di lusso e settore pubblico produce infatti delle positive conseguenze
economico-turistiche che divengono molto significative proprio al Lido di Venezia.
Siamo in presenza, in sintesi, di una destinazione balneare costruita per accogliere,
nella nascente stagione estiva, i flussi turistici generati dal movimento dell’alta
società europea internazionale.
Una prima conseguenza dell’impegno della CIGA nel settore ricettivo sarà data
proprio dall’aver offerto un ulteriore impulso alla valorizzazione turistica delle località
in cui sono presenti i suoi alberghi.
Occorre osservare, sotto quest’ultimo aspetto, che le strutture della Compagnia
Italiana dei Grandi Alberghi, a partire dall’Excelsior al Lido, aperto nel 1908, si
dimostrano subito un efficace strumento di promozione delle destinazioni turistiche.

Il ruolo determinante di un grande albergo risulta quindi basilare per il successo di


una destinazione turistica.
La costruzione di un grande albergo è infatti intesa come il fulcro attorno al quale far
ruotare un progetto più ampio: la nascita, al Lido, di una nuova città dedicata al loisir
balneare. Una realtà pensata per richiamare i flussi del turismo internazionale
elitario.
Il nuovo Hôtel Excelsior crea quindi un valore aggiunto per la destinazione turistica
e, allo stesso tempo, diventa un fattore chiave per accrescere il vantaggio
competitivo del Lido e di Venezia nei confronti di altre destinazioni concorrenti (Costa
Azzurra).

La CIGA definisce, per il Lido, un vero e proprio piano di marketing dato che risulta
necessario allungare sia la stagione estiva che i tempi di permanenza degli ospiti
negli alberghi.
A tal fine sono quindi proposte delle attrattive nuove (interessi speciali) determinanti
per differenziare la destinazione. Esse sono, ad esempio, il tennis, il golf e le attività
nautiche.
L’attrattiva balneare rimane comunque sempre quella centrale (prodotto base).
La spiaggia del Lido si caratterizza, come già osservato, per la presenza di una serie
di attività che vengono proposte ai turisti.
Il fine principale è infatti quello di mantenere sempre elevato il richiamo
internazionale del Lido come dimostra, ad esempio, la nascita della Mostra
Internazionale d'Arte Cinematografica (1932).
Si tratta però, nella fase iniziale, più di un grande evento mondano affollato di divi e
personaggi di rilievo che di una selezione di opere cinematografiche.
FATTORI DI RICHIAMO TURISTICO PRESENTI AL LIDO
Risorse climatiche e balneari da sfruttare in chiave terapeutica e mondana nel corso
della stagione estiva.
Forte richiamo esercitato dalla vicinanza con Venezia.
Superamento dell'immagine ottocentesca del Lido che collocava la spiaggia in una
dimensione solo locale.
Attrazione internazionale esercitata dall'offerta ricettiva proposta dai grandi alberghi
presenti.

Stagione balneare al Lido, negli anni Venti, è quindi caratterizzata dalla presenza di
una serie di fattori che differenziano la destinazione rendendola unica.

Tali fattori sono così riassumibili:

● Valore sociale e terapeutico della spiaggia.


● Vicinanza con Venezia.
● Presenza di moderne strutture ricettive e ricreative.
● Attivazione di un'attenta campagna pubblicitaria e promozionale.
● Presenza di eventi ed iniziative sportive.

Al Lido è massima l'attenzione posta agli effetti benefici prodotti dal soggiorno al
mare. Benefici apportati dal clima, dal bagno, dall'aria e dal sole.
Sulla spiaggia del Lido sono presenti delle capanne dove si trascorre, in costume da
bagno, tutta la giornata vivendo così in riva al mare e godendo, nel modo più
completo, dei benefici del sole e dell'aria.
Il clima offre poi agli ospiti del Lido la possibilità di poter fruire di due stagioni
climatiche che sono ancora definite in rapporto ai benefici terapeutici.
In primavera e autunno: il clima è fresco ma non freddo, adatto perciò a chi non
tollera quello nordico.
In estate: più caldo, più stimolante anche sotto il profilo curativo.
FATTORI DI SPINTA PRINCIPALI CHE DETERMINANO IL SUCCESSO DEL LIDO
DI VENEZIA

Fattore climatico. La vita sulla spiaggia, che è possibile al Lido in virtù del clima
mite e delle capanne presenti, si connota quindi in modo decisamente positivo
perché permette sia il soggiorno all'aria aperta che la possibilità di alternare alla
cura, fatta con aria, sole, bagni di mare e di sabbia, il riposo.
Fattore medico. Importanza dei medici per definire le pratiche balneari e curative.
Le indicazioni mediche dell’epoca non mancano infatti di soffermarsi sul rapporto tra
il costume e gli effetti terapeutici del bagno e dell'elioterapia.

«Il costume da bagno deve essere quanto mai ridotto. I costumi che coprono gran
parte del corpo vengono a diminuire l'efficienza di alcuni principali fattori igienici del
bagno, quali il sole, l'aria, la reazione termica e l'azione meccanica delle onde. E'
assai deplorevole che la scarsa educazione ed i pregiudizi impongano l'uso dei
costumi completi ``» (Indicazioni mediche degli anni Venti).

Fattore sociale. La vita balneare, il cui fulcro era posizionato tra il Des Bains e
l’Excelsior, rimanda, nella collocazione spaziale delle capanne, ad una gerarchia
sociale ben definita delineata all’interno di un luogo comunque in grado di marcare
l’inclusione in una società elitaria.

«Scaglionate in tre file, le capanne imponevano, all’interno di una pur ricercata


clientela, un’ulteriore distinzione. La costosa prima fila, con la battigia di fronte e il
mare a orizzonte perduto; la seconda, costretta fra le altre due, più calda e
disturbata dal continuo andirivieni, la terza, affogata e completamente priva di vista
sul mare e di ventilazione. E pur tutte ambite, come simbolo di un luogo privilegiato e
di una selezione di classe»

La posizione delle capanne poste sulla spiaggia identifica così bene la posizione
sociale di chi le occupa. Le distinzioni interne sono infatti definite anche a livello
spaziale.
Viste dall'esterno, le capanne risultano però tutte ambite dato che sono il simbolo di
un luogo privilegiato e di una selezione di classe regolata dal meccanismo
dell'inclusione e dell'esclusione.
La spiaggia, al pari di altri spazi turistici, proietta quindi la posizione sociale
dell’individuo sia all'interno che all'esterno del gruppo di appartenenza.

VERSO ORIENTE (Cap. V)

«Anche i Balcani, Atene e le isole greche sono concepiti come anticamera


dell’Oriente. Due sono infatti le possibili rotte per il viaggiatore europeo: verso il
Marocco e poi a est; oppure lungo il percorso dell’Orient Express, alla volta di
Istanbul e, di qui, all’Asia. Fino alla metà dell’Ottocento il viaggio esotico è una vera
e propria avventura: lunga, costosa, potenzialmente rischiosa. Tutto cambia con
l’inaugurazione del canale di Suez, nel 1869, che estende le reti commerciali già
esistenti e rende il viaggio piú semplice e veloce. L’Oriente, rimasto fino ad allora
appannaggio di pochi, si apre a quel punto a una forma di turismo in senso moderno:
il viaggio organizzato, che l’inglese Thomas Cook inventa e trasforma ben presto in
un’impresa fiorente»
IL VIAGGIO IN ORIENTE: ITINERARI
Il Grand Tour si esaurisce nel periodo napoleonico.
Un nuovo tipo di viaggio inizia però ad affermarsi a partire dall’inizio del XIX secolo: il
viaggio in Oriente.
Il viaggio al di là del Mediterraneo rappresenta perciò un momento molto importante
del turismo europeo moderno che possiamo considerare al pari di un proiezione del
Grand Tour.
Il viaggio in Oriente classico è esteso alla Grecia, a Costantinopoli ed ai luoghi in cui
sono fiorite le grandi civiltà antiche, a partire dall’Egitto (Alessandria, Il Cairo, Luxor),
fino a Gerusalemme (non più meta solo dei pellegrini, ma anche di moderni
viaggiatori e turisti), per arrivare alle aree archeologiche della Siria, dell’antica
Mesopotamia, per spingersi fino alla Persia.

I processi culturali introdotti al tramonto del XVIII secolo, in buona parte legati
all’avventura in Egitto di Napoleone (1798-1799), avvicinano infatti i viaggiatori
europei all’Egitto ed al Medio Oriente.
Itinerari classici: Egitto dal Cairo al Sudan con la risalita del Nilo; Asia Minore, attuali
Siria, Libano ed Israele.
Itinerari seguono: le pagine della Bibbia; i resoconti delle scoperte archeologiche; le
vicende storiche del Levante; le suggestioni romantiche che, attraverso la letteratura
e la pittura, evocano un Oriente levantino sempre più in grado di interessare i
viaggiatori europei.

Una seconda linea di sviluppo geografico del viaggio in Oriente si dirama fino in
India per proseguire, attraverso lo Sri Lanka, verso la Malesia, il Borneo, Singapore,
la Thailandia, la Cambogia, il Vietnam, il Laos, Hong Kong e l’Indonesia dando
origine ad un Grand Tour del lontano oriente.
Un'ulteriore linea geografica si definisce invece in Africa, dall’Egitto, via terra, fino a
Città del Capo oppure in Africa occidentale sviluppandosi, via mare, da Madeira a
Città del Capo.
Il viaggio in Oriente rimane però, sostanzialmente, un viaggio con tratti ancora elitari
fino alla metà del Novecento.
La grande stagione del viaggio in Oriente termina con l’inizio della decolonizzazione
avviata dopo la Seconda Guerra Mondiale.
TEMI CHIAVE DEL VIAGGIO IN ORIENTE
Arrivare in oriente. Il primo tema chiave riguarda l’accessibilità, i mezzi utilizzati per
arrivare. La cultura è un fattore importante di spinta per iniziare a viaggiare
nell’Oriente più vicino, il Levante, seguendo le orme di scrittori noti.
Il fattore culturale con l’elemento della distinzione sociale. I membri della classe
agiata vogliono infatti, come già visto, distinguersi e conoscere posti nuovi. Il
problema è che il Levante non è facile da raggiungere dato che richiede viaggi lunghi
e faticosi via mare e via terra.
La nave a vapore ed il treno identificano, a partire dalla seconda metà del XIX
secolo, un binomio inscindibile per rendere maggiormente accessibile
geograficamente l’Oriente.
Il primo dato d’interesse lo fornisce l’incremento della velocità, con la conseguente
riduzione del tempo necessario per effettuare il viaggio dall’Europa al Levante.
Il secondo dato è invece la ricerca di un viaggio non solo più breve, come numero di
giorni, ma anche più comodo.
Il terzo dato lo propone la prospettiva di fondo che permette di veder interagire
questi assi fondamentali per la trasformazione del viaggio in Oriente.
Per ottenere un trasferimento il più rapido possibile, visto che i punti di partenza
chiave sono Londra e Parigi, è infatti necessario che il trasporto via terra, assicurato
dal treno, e quello via mare, con i piroscafi, siamo posti in coincidenza tra loro.
PORTI E PORTE D’ORIENTE
● Arrivare nel Mediterraneo orientale
● Costantinopoli (Istanbul) – porto e stazione ferroviaria
● Beirut - porto
● Giaffa – porto (Tel Aviv)
● Alessandria d’Egitto - porto

Soggiornare in Oriente. L’Oriente non è “comodo”, non ci sono, inizialmente, i grandi


alberghi.
Sono invece ben presenti delle condizioni climatiche diverse, malattie diffuse, come
il rischio della peste che impone le quarantene al rientro, carenze igieniche e nei
servizi essenziali.
Per soggiornare al di fuori dell’Europa sono fondamentali delle strutture ricettive di
tipo “occidentale”: il turista non è un esploratore ed ha quindi uno scarso spirito di
adattamento.
Nelle diverse aree dell’Oriente sorgono, allo stesso tempo, delle stazioni climatiche
pensate per gli europei che vivono nelle diverse realtà coloniali.
Fin dalla seconda metà dell’Ottocento, l’orizzonte orientale che si identifica con
l’Egitto si sposta oltre il richiamo archeologico.
Dal Cairo all’Alto Nilo, l’Egitto accoglie infatti gli europei in cerca, nei mesi invernali,
di un clima secco che offra loro dei benefici terapeutici al pari di quelli delle stazioni
climatiche dell’Europa.
Le stazioni climatiche egiziane, e non solo, offrono sia giovamento per la salute che
forme di distinzione sociale indispensabili per la classe agiata.

Viaggiare in Oriente. Chi raggiunge i porti del Levante e poi dell’Oriente ha il


desiderio di esplorare il territorio. La cultura del viaggio è infatti alla base di
quest’esplorazione. Per poterlo fare in autonomia e sicurezza sono però necessarie
delle imprese adatte a condurre i viaggiatori dato che è difficile muoversi in forma
individuale.

Trasformare e adattare l’Oriente. La presenza dei viaggiatori e dei turisti modifica


quindi il territorio a partire dalla imprese ricettive e dalle mutazioni indotte nelle
attività imprenditoriali e nel modo di comportarsi.
Il viaggiatore è un attore della trasformazione. Alcuni viaggiatori ritengono infatti che
le troppe presenze di europei trasformino, in modo non positivo, il contesto culturale
e sociale orientale.
Si ha quindi una lettura, da parte dei contemporanei, del movimento dei forestieri in
Levante non priva di annotazioni, che sono anche di natura critica, sugli effetti
generati sul territorio dalla presenza dei viaggiatori.
I VIAGGIATORI EUROPEI IN ORIENTE

Allo scadere dell’Ottocento tutte le pedine della storia del viaggio in Oriente si
trovano ormai posizionate.
Una nuova realtà turistica inizia infatti a delinearsi con maggior vigore. Nella
trasformazione in atto s’intersecano le rimodulazioni sia delle attività economiche
connesse al viaggio, dall’ospitalità ai servizi legati alla mobilità, che dell’identità del
viaggiatore traslata, in diversi casi, in quella del turista occidentale saldamente
organizzato, nei suoi spostamenti sulle strade del Levante, in gruppi.
L’organizzazione e la programmazione dei viaggi, come quelli in Egitto, impediscono
così sempre più, a chi raggiunge comodamente in gruppo le rive orientali del
Mediterraneo, di allontanarsi realmente dalle abitudini europee per potersi
immergere pienamente nel contesto locale.
L’azione dei turisti risulta perciò composta di rituali d’interazione regolata già
sperimentati, con successo, nelle destinazioni climatiche europee.

«I viaggi di lungo corso diventeranno un semplice cabotaggio, e si


democratizzeranno così il commercio e la navigazione»

Una decina di anni prima dell’apertura del Canale di Suez datata 17 novembre 1869,
le parole scritte dal sacerdote piemontese, docente e viaggiatore, in Europa, a
Costantinopoli ed in Egitto, Giuseppe Filippo Baruffi (1801-1875) sottolineano un
tema importante per l’evoluzione del viaggio in Oriente, in particolare, e del turismo,
in generale: la democratizzazione.

«I luoghi più lontani si trasformano cosí in un Oriente accessibile, in un vasto


territorio adatto a essere conosciuto e sfruttato, secondo il modello coloniale
dominante sino alla metà del Novecento. Alla fine del xix secolo l’Oriente è ormai
uno degli spazi simbolici nei quali l’Europa e, via via, gli Stati Uniti si
autorappresentano come potenza economica, politica e culturale. Gran parte del
turismo diretto a Oriente, anche quando richiede tempo e fatica, è per molti uno
spostamento piuttosto che un’esperienza . La quotidianità delle popolazioni locali è
estremamente pittoresca, ma da osservare a debita distanza»

LO SGUARDO DEL VIAGGIATORE


Lo sguardo dei viaggiatori si pone sempre come un valido mezzo per la conoscenza
dei territori e delle società che li abitano.
L’osservazione durante il cammino costituisce infatti un valido metodo per
comprendere le società nelle quali il viaggiatore si trova a trascorrere periodi più o
meno lunghi di tempo.
Lo sguardo di ogni viaggiatore risulta allora di fondamentale importanza non solo dal
punto di vista letterario, ma anche sotto il profilo sociale ed economico.
Il bisogno di autenticità espresso dai resoconti di viaggio denota il desiderio di vivere
il territorio in modo più pieno, non limitandosi quindi ad un fugace assaggio che
permette solo di assaporarne distrattamente solo gli aspetti esteriori.
UN PRIMO ESEMPIO
«Altre volte con pochissimo denaro si potea far il viaggio di Palmira, ma dappoichè una signora
Inglese immaginò di farvisi condurre in trionfo, e per ciò fare profuse danari e regali a’ Beduini,
questi si sono immaginati che tutti i Franchi hanno tesori, e che se non profondono moneta per
veder Palmira, è spilorceria, grettezza e mal volere, tanto che quel diletto di milady Ester
Stanhope ha fatto crescere a dismisura le pretensioni degli Arabi, perciocché appo loro un
esempio crea un diritto. Tale è l’obbligo che gli Europei i quali viaggiano per vedere hanno in
questa signora, la quale viaggiò per essere veduta». Carlo Vidua, 1820

AUTENTICITA’

Il tema chiave, che ritorna quindi con frequenza nelle pagine dei viaggiatori europei,
come quelle riportate, è la progressiva perdita dell’autenticità sia dei luoghi,
trasformatisi in destinazioni caratterizzate da un grado crescente di artificialità, che
dell’esperienza del viaggio orientale: un’esperienza, quest’ultima, sempre più
standardizzata per essere proposta a dei turisti maggiormente interessati ad un
Voyage en Orient ludico e da svolgersi, magari in gruppo, muovendosi solo
all’interno di quelle porzioni di ambiente orientale ormai adattate ai gusti occidentali.
Giunti ad inizio Novecento, le pagine dei viaggiatori certificano quindi una sorta di
fine dell’Oriente mitico. Per molti viaggiatori risulta infatti ormai impossibile cogliere
lo spirito autentico dei luoghi, ma solo più un simulacro costruito a beneficio dei
turisti.
L’OSPITALITA’ IN ORIENTE
Il viaggio come fatto culturale, momento di formazione, elemento dell’interazione
sociale, spesso limitata ed elitaria, e di conoscenza dei territori, con le loro
peculiarità, attrattive, risorse, risulta, anche in Levante, un efficace volano per lo
sviluppo di attività imprenditoriali a partire da quelle per l’erogazione dei servizi ai
viaggiatori
Si definisce poi anche un’economia dell’ospitalità basata sul modello dei grandi
alberghi già abbondantemente presenti nell’Europa ottocentesca delle grandi città,
delle stazioni termali e di quelle climatiche balneari e montane.
Anche in Oriente si manifesta chiaramente il legame fondamentale tra l’ospitalità, in
primo luogo di alto livello, e l’idea di enclave: la separazione spaziale tra viaggiatori e
residenti.
La presenza di tanti spazi protetti che agiscono come una bolla ambientale è molto
importante perché permette al turista meno avventuroso di avere la sicurezza
necessaria per poter fare una qualche esperienza, seppur fortemente mediata,
dell’Oriente.
IL CARAVANSERRAGLIO

L’ospitalità in Levante ha un punto di riferimento che è presente dalla Grecia alla


Persia e oltre: il caravanserraglio.
Queste tradizionali costruzioni per l’accoglienza, e il riposo, punteggiano infatti,
mediamente alla distanza di trenta-quaranta chilometri l’una dall’altra, le piste
carovaniere.
Nei caravanserragli la condivisione degli spazi tra uomini e animali è un fatto non
certo inusuale che caratterizza l’esperienza di chi si muove sulle strade del Levante.
Luogo chiave dell’ospitalità orientale, il caravanserraglio è uno spazio polivalente
che, costruito in città o all’esterno dei villaggi, agevola sia l’accoglienza che gli
scambi commerciali.

Un dato emblematico della centralità del caravanserraglio nel quadro degli scambi e
della mobilità levantina, in larga parte inserita nel contesto dell’Impero Ottomano, lo
offre il fatto che, dalla Grecia all’Egitto, alla Persia, il modello architettonico di
riferimento, unito alla gamma dei servizi, che risultano più assenti che presenti, si
manifesta, agli occhi del viaggiatore europeo, con tratti di fondo sostanzialmente
simili.

L'organizzazione a cortile centrale permette infatti di fruire di uno spazio comunitario


accessibile a tutti gli ospiti pensato per l'animazione, lo svago dalle fatiche del
viaggio e la vita sociale.
L’ALBERGO ORIENTALE

Tra la seconda metà dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, due fattori determinanti
per lo sviluppo dell'ospitalità orientale sono facilmente identificabili: la navigazione a
vapore e lo sviluppo delle ferrovie.
Questi due fattori sono entrambi in grado di ridurre i tempi e i disagi del viaggio
dall'Europa all'Egitto, al Levante ed all’Oriente favorendo così l’incremento dei
viaggiatori con il conseguente aumento della domanda di servizi ricettivi.

LE CARATTERISTICHE DI BASE DELL’ALBERGO ORIENTALE

In sintesi, possiamo così riassumere le caratteristiche di base degli alberghi presenti


in Oriente ed in Africa.

● Gli alberghi sono vicini ai luoghi da visitare.


● Sono forniti di una serie di comodità simili a quelle degli alberghi europei.
● Permettono al viaggiatore di affrontare tranquillamente il viaggio in Oriente.
● Diversi alberghi orientali sono attivi ancor oggi è rappresentano un’importante
forma di attrattiva e di differenziazione turistica.

IDEE CHIAVE DEL VIAGGIO IN ORIENTE


● Arrivare in Oriente (nave o treno).
● Soggiornare in Oriente (caravanserraglio e albergo orientale).
● Viaggiare in Oriente (dragomanno, crociera sul Nilo, Thomas Cook & Son).
● Adattare l’Oriente (attività imprenditoriali necessarie per «addomesticare» il viaggio e
renderlo accessibile a più persone).

«L’Oriente, rimasto fino ad allora appannaggio di pochi, si apre a quel punto a una forma di
turismo in senso moderno: il viaggio organizzato, che l’inglese Thomas Cook inventa e trasforma
ben presto in un’impresa fiorente»

VIAGGIARE CON THOMAS COOK

Per prima cosa possiamo osservare che, in Levante, i viaggiatori organizzati da


Thomas Cook si mettono in evidenza per alcuni tratti distintivi che possono essere
così riassunti:

● l’ampia dimensione dei gruppi;


● l’essere sempre guidati nei loro spostamenti;
● l’avere delle esigenze scientifiche, culturali e di conoscenza dei luoghi visitati
decisamente più contenute rispetto ai viaggiatori individuali.

IL VIAGGIO ORGANIZZATO

Prima intuizione di Thomas Cook

● La classe borghese desidera farsi accompagnare da qualcuno più


competente, sia a livello culturale che organizzativo, nei luoghi in cui desidera
recarsi.
● Non è in grado, come gli aristocratici, di viaggiare da sola dato che ha meno
contatti relazionali e meno dimestichezza con il viaggio.

Seconda intuizione di Cook.


● Egli coglie la crescita della domanda di viaggio, di mobilità, che non può
essere soddisfatta in maniera tradizionale. Bisogna quindi offrire un’offerta
diversa: un meccanismo che semplifica ciò che già esiste, ovvero l’itinerario
consolidato (Grand Tour e Viaggio in Italia).
● Thomas, il 5 luglio 1841, organizza infatti un viaggio, utilizzando il treno, per
570 lavoratori di Leicester che, viaggiando in terza classe e su vagoni
scoperti, raggiungono Loughborough, distante meno di quindici miglia. Lo
scopo del trasferimento: assistere ad un meeting antialcolista della
Temperance Society.

Promozione del viaggio di Cook

● Il viaggio organizzato è quindi considerato come un prodotto: insieme di


servizi prepagati offerti al cliente.
● E’ però necessario far conoscere il proprio prodotto al cliente
● Cook, con una visione moderna, diffonde quindi il periodico The Excursionist
che ha una funzione promozionale e di fidelizzazione della clientela
(Comunicazione).
● Il viaggio viene quindi adattato per essere reso maggiormente fruibile.

Motivazione del viaggio che caratterizzano i turisti di Cook · Viaggiano per


divertimento. Pur essendo attenti agli aspetti culturali delle zone che visitano, sono
viaggiatori il cui obiettivo principale è lo svago.
Le comitive di Cook, sono numerose e rumorose; progressivamente si identificano
come “Gruppi di viaggio”.
E’ importante abbattere i meccanismi che ostacolano la mobilità e scoraggiano i
viaggiatori: controllo dei passaporti, perquisizioni, dogane, frontiere, quarantene.
Lo scopo di Cook è perciò quello di creare una rete di agenzie presenti nelle
principali città; esse fungono da supporto per i viaggiatori che si trovano in loco. Le
agenzie diventeranno poi anche dei punti di riferimento anche per i viaggiatori
individuali.
COOK E IL LEVANTE
Il viaggio in Oriente era scomodo e faticoso. La struttura offerta da Cook serve a
proteggere anche gli aristocratici dai pericoli immediati e dai disagi (accampamento
con ogni comodità anche negli spazi più inospitali come quelli desertici).
La crociera sul Nilo diventa ora un sinonimo di viaggio esclusivo che si può
permettere solo i membri della classe agiata.

LA CROCIERA SUL NILO

La nave diviene fine a sé stessa. La nave non svolge più un servizio di linea; la
navigazione è lenta perché è stata pensata per permettere ai viaggiatori di ammirare
le bellezze dell’Egitto effettuando anche degli scali per visitare, con escursioni
organizzate, i principali siti archeologici.
I crocieristi non si immergono però nella realtà del luogo. Essi rimangono
tranquillamente sulla nave, all’ombra, ammirando il paesaggio che scorre come una
tela di fondo. La nave rende così minimi i disagi arrecati dal clima.
La nave, riservata ad uso esclusivo dei crocieristi, permette un’intensa interazione
sociale che è l’ampliamento della vita sociale che si svolgeva nelle stazioni
climatiche.
La nave percorre lentamente il Nilo consentendo ai crocieristi di dipingere,
chiacchierare, giocare, pranzare.
Sono presenti, a bordo, diversi luoghi di socializzazione. Le persone trascorrono la
maggior parte del tempo in questi luoghi comuni a partire dalla veranda sul ponte
superiore.

IL DRAGOMANNO

Nell’economia del viaggio in Levante, il dragomanno svolge un ruolo chiave nel


sostenere il più ampio processo di sviluppo del viaggio progressivamente definitosi
tra la seconda metà del XIX secolo ed i primi decenni del XX.
La sua attività può quindi essere letta come una declinazione originale, e specifica,
di un modello di impresa di viaggio tarato sia sulle esigenze dei viaggiatori che sulle
peculiarità di territori.
I viaggiatori devono ricorrere a delle forme di mediazione.

Il dragomanno aiuta quindi i viaggiatori che lo ingaggiano a superare una serie di


difficoltà pratiche, linguistiche ed ambientali.

Con il dragomanno, qualche giorno prima della partenza, il viaggiatore stipula un


contratto che permette, in base alle varie formule, di pianificare l’itinerario.
Con la sottoscrizione del contratto eseguita, per maggior garanzia del viaggiatore
europeo, in presenza del Console, si definiscono poi dettagliatamente le diverse voci
di spesa.
Unitamente al contratto, si stabilisce che il pagamento della maggior parte del
compenso pattuito è da versare solo al termine del viaggio.
Si tratta di un accorgimento che, unitamente al contratto, consente di controllare al
meglio l’operato dell’“imprenditore levantino” del quale il viaggiatore tende a diffidare.
Possiamo osservare, per quanto riguarda i costi del viaggio, che essi variano a
seconda delle formule di servizio scelte per l’itinerario.

Una prima formula lascia al dragomanno i compiti classici di provvedere a tutto


tranne che al vino.
Una seconda, che risulta molto più ridotta, chiede al dragomanno di provvedere solo
ai cavalli ed alle bestie da carico per i bagagli, rinunciando invece al campo tendato
in favore dell’ospitalità nei conventi, negli alberghi, nei caravanserragli o nelle case
private.

In entrambi i casi è a carico del dragomanno l’ingaggio delle guide locali.


A partire dal dragomanno per arrivare ai domestici, senza però dimenticare i
cavallari ed i portatori, tutti si attendono però dal viaggiatore, oltre al prezzo
convenuto, il fondamentale Bakscish.
In Levante, il dragomanno, interprete e mediatore tra due culture, ben simboleggia,
al di là degli aspetti tecnici presenti nel contratto di viaggio, l’incontro tra il mondo
occidentale e quello orientale.
Al dragomanno si affidano però anche, considerandolo al pari di una sorta di agenzia
corrispondente presente sul territorio, i gruppi dei pellegrini in Terra Santa.
Gli organizzatori del pellegrinaggio sottoscrivono così anch’essi un dettagliato
contratto: «L’interprete (Dragomanno) sottoscritto intraprenditore di viaggi e
conduttore di carovane, s’impegna a condurre tutte le Carovane, che gli verranno
inviate dal Comitato dell’Opera dei Pellegrinaggi in Terra Santa d’Italia, il quale
favorirà informarlo alcuni giorni avanti, del numero approssimativo dei pellegrini, e
del giorno che dovranno sbarcare a Iaffa»

Guardando oltre alla visione classica del dragomanno come indispensabile


mediatore indispensabile del viaggio in Oriente evidenziamo, in merito al viaggio
materiale, anche la sua notevole capacità imprenditoriale che si traduce nella
costruzione di un “pacchetto turistico”.
Prima del diffondersi, negli ultimi decenni del XIX secolo, dell’attività della Thomas
Cook & Son, il dragomanno dimostra infatti che, in Levante, è già presente una
struttura imprenditoriale proto turistica capace di offrire al viaggiatore, ad un prezzo
convenuto, vitto, alloggio, cavalcature e trasporto dei bagagli.
Possiamo perciò paragonare il dragomanno al vetturino attivo nell’Italia del Grand
Tour.
L’ALBERGO ORIENTALE E LE SUE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

L’albergo orientale usa modelli architettonici esterni dal territorio (solitamente sono
quelli europei adattati alle condizioni climatiche). La forma esterna tende infatti ad
identificare l’albergo come “europeo”. La dimensione locale appare così solo negli
elementi decorativi interni.
Il viaggiatore in cerca dell'Oriente richiede infatti di fruire di un esotismo temperato,
mitigato anche dalle comodità degli alberghi, ai quali la sua condizione di membro
della classe agiata l‘ha abituato.
Il viaggiatore all'albergo orientale richiede le comodità occidentali collocate però in
un contesto in qualche modo orientaleggiante.
Il viaggiatore che si muove lontano dall’Europa richiede poi la presenza di un
ambiente consueto, per forme e comodità, nel quale poter interagire con i propri
simili, con i rappresentanti del mondo occidentale, diplomatici, militari, commercianti,
presenti nelle città visitate.
Nei momenti di sosta durante l’itinerario in Oriente, il viaggiatore necessita infatti di
un’interazione che ricrei quella presente nella vita sociale europea.

L’albergo si delinea così come un mondo a parte, un universo separato, una sorta di
microenclave che è il punto di ritrovo dell’elegante società elitaria dei viaggiatori
occidentali colta nelle soste del viaggio in Oriente.
La veranda, al pari della passeggiata, è quindi il luogo deputato dell’Oriente in cui è
necessario essere presenti per “vedere ed essere visti”.
Dall’Europa all’Egitto, la vita sociale legata al viaggio internazionale trova,
nell’evoluzione in senso occidentale delle forme dell’ospitalità levantina, il suo
palcoscenico ideale per recitare il proprio ruolo sociale basato sulla distinzione e
sull’imitazione.
Il modello dell’albergo orientale si diffonde oltre il Levante a partire dall’India.

L’ALBERGO ORIENTALE
In conclusione possiamo quindi osservare che l’albergo orientale:

● è sia un rifugio per gli occidentali che un mezzo di sviluppo delle attività
commerciali, e poi turistiche, diffusosi, in modo sostanzialmente unitario, in un
arco di tempo racchiuso tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima del
Novecento;
● è il simboli della presenza dei viaggiatori europei e del loro stile di vita;
● è un simbolo dell'avventura del viaggio in Oriente e in Africa;
● è un rifugio sicuro dove poter sia estraniarsi dal contesto locale che interagire
con gli altri europei, non solo viaggiatori, presenti;
● è un microcosmo elitario, ad accesso in qualche modo regolamentato, in cui
poter praticare, in una cornice elegante, i comportamenti tipici della vita
sociale europea;

UNO SPAZIO PER LA VITA SOCIALE IN ORIENTE: LA VERANDA


DELL’ALBERGO ORIENTALE

Nel Grand Hôtel europeo, in genere, gli spazi deputati per la vita sociale sono
prevalentemente quelli interni, mentre la passeggiata o il parco provvedono ad
alimentare l’interazione della stazione climatica.
Nel Grand Hôtel orientale, invece, non sono tanto le porte girevoli ad attivare il
meccanismo dell’inclusione e dell’esclusione. Il compito spetta invece alla veranda la
cui funzione, da pratica ed architettonica, ingloba anche quella della vetrina sociale.
Indispensabile infatti per mitigare gli effetti del sole e del calore offrendo ombra e
frescura, la veranda prolunga gli spazi comuni per la vita sociale dell’albergo
proiettandoli verso l’esterno.

La veranda orienta così la sua funzione di spazio sociale caratterizzandosi per tre
temi chiave:

● sostituisce, in diversi casi, il ruolo della hall d’ingresso;


● rappresenta un anello di congiunzione tra l’esterno e l’interno, tra l’Oriente e
l’Occidente;
● soddisfa il desiderio degli ospiti di avere uno spazio esterno in cui poter
vivere, data la mitezza del clima, all’aria aperta;
● la veranda rialzata stacca poi fisicamente l’ospite dalle insidie, come quelle
della polvere, del territorio offrendogli un approdo sicuro in cui praticare l’arte
della conversazione.
● La vita del Cairo o delle altre città dall’Africa all’Asia, metafora del fluire della
vita dell’Oriente stesso, scorre infatti solo a pochi passi dalla veranda, ma è
infinitamente lontana.

Il ritrovarsi ad agire, per gli europei in Oriente, in uno spazio ridotto e intimo, lascia
quindi emergere i meccanismi dell’interazione messi in atto all’interno della società
dei viaggiatori:

● consigli e riflessioni da offrire a chi avrebbe certamente ripercorso i medesimi


itinerari e relativi ai tanti aspetti, a partire dagli inevitabili disagi, del viaggio
materiale;
● scambio di notizie sui rispettivi paesi di provenienza;
● valutazione dei servizi offerti o non offerti dal mondo orientale.

ATTUALITA’ DEGLI ALBERGHI ORIENTALI

Vediamo allora le caratteristiche principali degli alberghi orientali per valutarne gli
attuali punti di forza.
Prima di tutto essi sono oggi intesi come delle strutture ricettive dotate di una loro
precisa identità: un punto di partenza per ripercorrere la storia dei luoghi.
Questo tipo di albergo dà poi al viaggiatore-ospite il gusto di soggiornare in un
ambiente comodo, ma non omologato: un punto di forza, apprezzato dal turista
postmoderno, rispetto all’accoglienza standardizzata.

L’emblema dell’inautenticità del turismo moderno in Oriente riacquista quindi un suo


significato distintivo essendo legato al contesto storico della storia del viaggio.
In primo luogo, l’albergo orientale è stato il primo ad essere costruito in quella
destinazione turistica, motivo per cui occupa una posizione privilegiata che
contribuisce ad aumentarne il richiamo internazionale.
In secondo luogo, il tempo trascorso dall’apertura ha anche permesso alla struttura
storica di sedimentarsi sul territorio divenendone così una sua parte integrante: una
sorta di attrattiva in sé ormai imprescindibile dall’immagine del luogo.
La strategia di marketing è quindi quella di conservare il valore iconico del nome,
indice anche di un’esperienza unica, dotando però l’albergo dei servizi necessari per
essere competitivo sull’esigente mercato dell’ospitalità di alto livello.
Gli alberghi orientali propongono infatti non solo il richiamo del passato unito a
scrittori o personaggi noti che vi hanno soggiornato, ma trasmettono anche un’idea
del viaggio d’altri tempi.
Dopo la trasformazione massiccia del territorio causata dal turismo di massa, la
rilettura attuale degli alberghi orientali tende quindi ad identificarli come dei testimoni
del viaggio in Oriente immortalato dalle pagine di noti viaggiatori e scrittori.
VIAGGIARE IN ORIENTE: LA CAROVANA ED IL DRAGOMANNO
Per organizzare il viaggio, il dragomanno offre ai viaggiatori un servizio in grado di
alleviare le difficoltà dell’itinerario: il campo tendato che accompagna le carovane.
Il campo tendato comprende: le tende per ospitare da due a tre viaggiatori accanto a
quella per consumare i pasti; la cucina e i tavoli, i letti da campo in ferro con
materassi, lenzuola, coperte, cuscini e asciugamani, seggiole, tappeti ed oggetti vari
necessari a rendere più comodi gli spostamenti all’interno di spazi spesso desertici.
Agli ordini del dragomanno, agiscono cavallari, mulattieri, camerieri e, naturalmente,
il cuoco.

E’ questo un compito faticoso ed impegnativo che rende il dragomanno un portatore


di istanze imprenditoriali particolarmente utili per l’evoluzione del viaggio in Oriente e
del turismo moderno.
La carovana è quindi un microcosmo che, in una logica di autosufficienza, affronta gli
spazi del Levante offrendo una «bolla ambientale» al viaggiatore europeo.
La carovana è una sorta di enclave: un gruppo chiuso protetto da una rete di
comodità che allentano l’abissale distanza esistente tra la vita sociale alla quale i
componenti sono abituati e le fatiche del viaggio affrontato percorrendo spazi
desertici.
I rapporti tra il mondo esterno ed il gruppo sono totalmente affidati alla mediazione
del dragomanno.
Con gli abitanti del luogo, i rapporti diretti sono deboli o inesistenti essendo, di fatto,
mediati dal dragomanno e dagli accompagnatori.
All’interno del gruppo, invece, si instaura una forma di comunicazione basata su uno
scambio di informazioni limitato sul mondo esterno che si visita senza però, in
pratica, relazionarsi con esso visto affidandosi, quasi esclusivamente, alla
mediazione esercitata dal dragomanno.
Quest’ultimo è infatti percepito, senza dubbio, come una fonte autorevole e credibile
essendo, inoltre, in grado di influenzare gli atteggiamenti del gruppo e di provocare
dei cambiamenti.
La nuova dimensione del viaggio in Oriente attraverso la carovana offre così
l’opportunità ai viaggiatori, ed ai pellegrini europei, di potersi muovere all’interno di
un sistema ben regolato, e sempre più ampio come estensione geografica, in grado
di garantire la tranquillità anche ai viaggiatori meno esperti.
La carovana ed il gruppo di viaggio contribuiscono quindi ad adattare l’Oriente al pari
di quanto fanno gli alberghi.
LA CRISI DEL DRAGOMANNO

I margini dell’azione imprenditoriale del dragomanno si riducono però notevolmente


in favore del nuovo monopolio raggiunto dagli agenti della Thomas Cook & Son.
Si tratta perciò di uno snodo importante che travalica la sola sfera della Terra Santa
per coinvolgere l’intera cultura del viaggio in Oriente e delle imprese impegnate a
renderlo sempre più accessibile.
Il dragomanno si trova in una posizione di debolezza contrattuale non riuscendo più
ad avere tutto il controllo della filiera.

Matilde Serao evidenzia la lettura classica della funzione centrale del dragomanno
per il viaggio in Oriente: da semplice interprete ad imprenditore in grado di facilitare il
viaggio sulle strade del Levante biblico.

Il dragomanno trovandosi ad operare all’interno di una realtà in cui si registra un


crescente flusso di viaggiatori, agisce ormai in condizioni di debolezza non essendo
in grado di gestire i trasferimenti dal bacino di provenienza dei flussi, l’Europa, al
luogo in cui i viaggiatori avrebbero comprato, con regolare contratto, i servizi da lui
offerti.

DAL CAIRO AL CAPO

Il processo di trasformazione aperto anche in Africa dalla costruzione delle ferrovie è


un volano per lo sviluppo dei viaggi e dell’ospitalità.
Nell’orizzonte africano, tenendo sempre come linea di riferimento l’ideale asse
ferroviario pensato per unire il Cairo a Città del Capo, si definiscono così, dallo
scadere del XIX secolo, altre due regioni turistiche poste accanto a quella presente
lungo le coste del Mediterraneo che è formata da: Egitto, Marocco, Algeria, Tunisia
ed infine Libia.
Il primo ampio circuito turistico si consolida nell’Africa australe nell’area dell’attuale
Sudafrica.
A generare i flussi turistici nell’ampia area regionale è la presenza di una classe
agiata locale composta da sei milioni di persone di origine europea che risulta
caratterizzata sia da un alto livello di reddito che da un’elevata propensione al
viaggio.
La presenza di una classe agiata di origine europea impegnata a muoversi tra
Uganda, Tanzania e Kenya è alla base dello sviluppo del turismo nell’Africa
orientale. Il Kenya è il Paese chiave nell’organizzazione del settore grazie anche alle
riserve naturalistiche, costituite a inizio Novecento, del Masai Mara e dell’Amboseli.
Le regioni dell’Africa orientale, centrale e meridionale importano l’idea della caccia
accanto, però, all’interesse, manifestato dei naturalisti inglesi, per la protezione della
fauna africana.
La costituzione da parte dell’amministrazione britannica dei parchi si basa però
sull’esproprio delle terre comuni presenti nel sistema economico dei villaggi in cui
vive la popolazione locale

TURISMO E NATURA: VICTORIA FALLS

La strategia imprenditoriale e spaziale messa in atto a Victoria Falls è un modello


significativo dell’ampliamento geografico del turismo.
La destinazione africana dimostra infatti la possibilità di poter avviare un processo di
sviluppo e valorizzazione turistica di un territorio anche agendo all’interno di un
contesto ambientale sfavorevole qual è quello determinato dalla presenza della
foresta pluviale.
Un primo spunto di riflessone lo offre la costruzione della ferrovia che rende più
agevole il collegamento tra Città del Capo e le Cascate Vittoria
La zona è infatti raggiunte dai binari nel 1904.
In questo contesto di valorizzazione del territorio ottenuta tramite la ferrovia si
colloca anche il Victoria Falls Bridge che è inaugurato il 12 settembre 1905.
Il ponte è costruito in una posizione strategica in modo tale da consentire ai
passeggeri del treno di passare il più vicino possibile alle cascate.
Il richiamo del nuovo collegamento non tarda così a raggiungere i membri della
classe agiata in continua ricerca di nuove mete e nuove emozioni.
Lo Zambesi Express, al pari di altri treni pensati per fornire comodità ed una discreta
velocità ai viaggiatori, assicura così un comodo e regolare servizio lungo la linea fino
alla piccola stazione di Victoria Falls.
Il treno viaggia ad una velocità attorno ai cinquanta chilometri orari.
Il convoglio è composto da una carrozza bar con pianoforte, dalla carrozza
ristorante, dalle carrozze con le cabine, da una refrigerata e da una per i bagagli.
Per avviare il discorso relativo all’ospitalità non possiamo quindi che partire dal
semplice edificio in legno che, costruito all’inizio del 1904, accoglie il primo nucleo
del Victoria Falls Hotel aperto l’8 giugno.
Inizialmente pensato per alloggiare il personale tecnico impegnato nella costruzione
del ponte ferroviario, l’edificio alberghiero si compone di dodici camere singole e
quattro doppie oltre ad una sala da pranzo, un bar e gli uffici.
A differenza di altre destinazioni, l’albergo, a Victoria Falls, ha anche una funzione
determinante non solo sotto l’aspetto turistico.
Esso, infatti, ubicato accanto alla stazione, è il nucleo iniziale attorno al quale si
costituisce il nuovo centro abitato.
Del modello spaziale codificato nelle stazioni termali o climatiche europee fondato
sull’attrattiva paesaggistica e curativa unita alla presenza dei grandi alberghi, allo
spazio dedicato alla vita mondana, il kursaal, ed a quella sociale, la promenade,
l’area di Victoria Falls riprende alcuni elementi caratterizzanti.
Non manca infatti, seppur in un contesto diverso, la funzione svolta dalla promenade
identificabile con il ponte ferroviario dal quale risulta possibile ammirare il paesaggio
unico dell’area delle Cascate.

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