Turismo moderno
Riguarda un numero maggiore di persone seppur sempre molto ridotto (fenomeno
che conserva ampi tratti di tipo elitario).
In alcune aree più frequentate iniziano ad essere presenti delle imprese che si
specializzano. Queste imprese offrono dei servizi pensati solo per i turisti
(viaggiatori).
Nascono quindi delle professioni legate alla presenza dei viaggiatori e dei
villeggianti.
Inizia anche a maturare la necessità della presenza di un'impresa specifica che sia
in grado di fornire, in un unico “pacchetto”, tutti i servizi indispensabili per viaggiare
(trasporto, pernottamento, visite turistiche): tour operator.
Si definisce anche, in alcuni contesti territoriali, un sistema economico basato sul
turismo.
Periodo storico che si conclude dopo la Prima guerra mondiale.
Con il turismo moderno si registra la nascita di forme d’impresa impegnate ad offrire
dei servizi ai viaggiatori ed ai villeggianti.
Nasce l’idea di avere dei servizi dedicati solo ai turisti (che non li condividono quindi
con i residenti). Si tratta di servizi di tipo molto mirato.
In questo periodo si affermano anche le nuove città delle vacanze (città del loisir).
Esse nascono dalla necessità di dividere, in modo netto, all’interno di società
urbanizzate, il tempo del lavoro e quello dell’ozio. Se c’è un grande centro urbano
dove le persone lavorano, non lontano dal centro urbano si sviluppano, attorno ad
una attrattiva, le città delle vacanze che servono per andare a trascorrere i periodi di
ozio. Aumenta il numero delle persone che possono permettersi questi periodi di
ozio (democratizzazione del turismo).
Il turismo moderno presenta, da un lato, il Grand Tour (come elemento del viaggio,
della mobilità) e, dall’altro, i lunghi periodi dedicati alla villeggiatura determinati
dall’aspetto curativo/terapeutico.
Occorre sottolineare l’importanza dei medici nell’orientare gli spostamenti delle
persone e, di conseguenza, nel determinare la crescita o il declino di alcune aree
turistiche.
Durante il periodo del turismo moderno nascono quindi gli specialisti del turismo
come: guide turistiche, interpreti, accompagnatori, professionisti dell’intrattenimento.
Si tratta di professioni che contribuiscono all’affermarsi del turismo come attività
economica.
La prima grande idea che si afferma con il periodo del turismo moderno è quella di
poter disporre di alcuni luoghi concepiti per accogliere i turisti. Un aspetto importante
del turismo moderno è infatti quello di unire l’attività turistica con la valorizzazione,
grazie ad una serie di interventi, degli elementi naturali: località termali che
valorizzano la risorsa offerta dalla presenza delle acque termali.
In alcuni contesti territoriali si definisce così un sistema economico basato sul
turismo. Abbiamo le cosiddette stazioni climatiche che sono quelle destinazioni
(come le città termali) in cui una parte dell’economia è sostenuta dalla presenza dei
turisti.
Le stazioni termali
Nel turismo moderno le località termali si sostituiscono così alla campagna mettendo
a disposizione di aristocratici, ricchi borghesi, e loro imitatori, non più dei luoghi
solitari ed ameni, ma delle vere e proprie città pensate per il divertimento (loisir).
Si tratta di luoghi alla moda, adatti a illuminare una posizione sociale esclusiva,
peraltro rapidamente minacciata dal desiderio d’imitazione degli esclusi, dotati di
strutture ricettive accoglienti e di molteplici forme di intrattenimento importanti per la
vita sociale.
Le città delle vacanze sono inizialmente le città termali. Si tratta di località in cui c’è
un’attrattiva naturale attorno alla quale sorge un’area urbana arricchita dalla
presenza di diversi servizi turistici.
Nelle stazioni termali destinate ad assumere una dimensione internazionale, la
validità terapeutica delle acque non è però disgiunta dalla necessità di offrire ai
malati, veri o presunti, un’intensa e vivace vita sociale unita alla fondamentale
presenza, quando la legge non lo vieta, di spazi aperti anche al gioco d’azzardo: i
Kursaal e i casinò.
Le città termali hanno quindi tre edifici fondamentali che ne definiscono lo sviluppo
spaziale.
BATH
Il terzo aspetto, comune a quasi tutto il continente europeo, risultò invece di natura
legislativa. Il Parlamento inglese, nel 1745, proibì infatti il gioco della roulette: una
scelta determinata sia da ragioni morali che di ordine pubblico.
Il crollo delle rendite derivate dal gioco rese perciò impossibile l’organizzazione delle
varie manifestazioni mondane. Allo stesso tempo, i giocatori britannici privati della
loro distrazione principale, si diressero verso il più accogliente Continente.
Nelle stazioni termali europee più o meno note troviamo infatti ben visibili:
un parco con, all’interno, lo stabilimento termale (lo spazio per la pratica curativa);
le strutture ricreative come i casinò, i teatri, i caffè concerto, i ristoranti, di vario
genere, spesso localizzati in prossimità dello stabilimento termale (gli spazi per lo
svago);
uno o più grandi alberghi anch’essi posizionati non lontani dallo stabilimento termale
(gli spazi per l’ospitalità, l’interazione sociale e l’ostentazione del proprio prestigio
sociale ed economico).
L’evoluzione del turismo può essere suddivisa cronologicamente in quattro grandi
periodi.
Prototurismo precede il turismo vero e proprio. Inizia dalle origini del viaggio (antico
Egitto, età romana, medioevo…) ed arriva fino alla metà del Settecento.
Gli scrittori come Tobias Smollett. Gli scrittori, in generale, influenzano infatti i lettori
grazie alle descrizioni che fanno dei paesaggi e della vita presente nel luogo dove
soggiornano.
Smollet fa un’azione involontaria di marketing perché nel suo resoconto dedicato agli
anni trascorsi in Francia e Italia dà dei consigli pratici.
Smollett scrive, tra le altre cose, che Nizza è molto gradevole ed economica per un
inglese che può trascorrevi la stagione invernale (ottobre-maggio) spendendo poco e
stando bene.
(Fase dell’esplorazione)
Non nobile, ma medico, lo scozzese Tobias Smollett arrivò a Nizza alla fine di
novembre del 1763. Autore del Roderick Random, pubblicato nel 1748, Smollett,
nato a Cardross, Dumbartonshire, nel 1721, laureatosi in medicina a Glasgow, si
trasferì poi a Londra alla ricerca della gloria letteraria.
A quarantadue anni intraprese il viaggio verso il Sud, spinto in questo dalla malattia,
la tubercolosi, e dalla morte della figlia quindicenne. Si trattò quindi di un’esperienza
diversa da quelle dell’ordinario Grand Tour dalla quale egli trasse comunque i
Travels through France and Italy dati alle stampe nel 1766.
Smollett, autore anche del romanzo epistolare Humprey Clinker, pubblicato nel 1771,
morì, in quello stesso anno, a Livorno.
La costruzione di un mondo.
La separazione dei soggiornanti invernali, gli hivernants, rispetto al territorio storico
della città del Regno di Sardegna di Nizza è efficacemente descritta, ad esempio, da
Charles Dupaty (1746-1788) nella quarta delle sue Lettres sur l’Italie en 1785.
Per usare una categoria della sociologia del turismo, gli hivernants non manifestano
la voglia di conoscere il retroscena la vita reale del territorio che li ha accolti nelle
loro migrazioni stagionali.
Il clima, la vegetazione, le passeggiate nei dintorni, soddisfano infatti
abbondantemente la ricerca di cure per il corpo e lo spirito che è alla base dell’arrivo
dei villeggianti invernali.
Il soggiorno invernale a Nizza, negli ultimi decenni del Settecento, non è però ancora
una vetrina elitaria pullulante di svaghi dove esibire, e rafforzare, da parte dei ceti
sociali più elevati, la propria immagine sociale.
Le virtù terapeutiche di Nizza risultano, inizialmente, prive o quasi degli aspetti più
noti del loisir, teatri, casinò, strutture d’accoglienza, tali da generare distrazioni e
distinzione sociale, lasciando ancora prevalere l’aspetto curativo del soggiorno.
Alla fine del Settecento possiamo così identificare, a Nizza, tre spazi urbani che
risultano essere ben distinti.
La città vecchia, ai piedi del castello, dalla planimetria irregolare che non suscita, per
gli stranieri, nessun interesse.
La zona residenziale aristocratica sviluppatasi, verso l’Italia, nel XVIII secolo tra il
corso d’acqua del Paillon, il mare e il castello. Si tratta della nuova città aristocratica,
scelta come residenza anche da alcuni stranieri. Una zona collegata dal cammino di
Ponchettes, terminato nel 1790, al porto di Lympia.
L’area interessata dalla trasformazione direttamente collegata alla presenza fissa
degli hivernants, la zona sorta oltre il Paillon, verso il Var e la Francia, ed identificata
dalla Croix-de-Marbre.
(Fase del coinvolgimento)
Un insieme di abitazioni sparse nel verde della campagna e dei giardini approntate
per alloggiare gli hivernants.
Un’idea di organizzazione dello spazio, quest’ultima, che può perciò essere letta non
solo come una enclave turistica separata.
La Croix-de-Marbre rappresenta infatti la realizzazione tangibile di un bisogno della
società illuminata di costruire delle città nuove, dalla pianta regolare e razionale,
rifuggendo così dai vecchi nuclei urbani.
Inoltre, partendo da questa trasformazione della società e del territorio indotta, dalla
seconda metà del Settecento, dall’“invenzione” della stagione invernale
mediterranea, si evincerà che il soggiorno climatico presente nella ville d’hiver
contiene già in sé tutte le potenzialità attribuite al turismo come volano del
cambiamento economico e sociale.
La presenza degli hivernants agisce infatti come un fattore di progresso per il
territorio di Nizza.
(Fase iniziale dello sviluppo che continuerà nell’Ottocento)
I membri dei diversi gruppi di hivernants del Nord Europa presenti a Nizza scrivono
perciò, con i loro comportamenti, una pagina importante per la storia della
successiva evoluzione del turismo moderno sulle coste del Mediterraneo.
Negli ultimi decenni del XVIII secolo, la città nuova di Nizza si manifesta quindi come
una enclave sostanzialmente pura plasmata dall’azione di una comunità
impermeabile ai contatti con la popolazione locale al di là di quelli ritenuti
indispensabili per ragioni di servizio o legati alle transazioni di natura economica.
Nei primi decenni dell’Ottocento la trasformazione di Nizza in ville d’hiver sarà ormai
un fatto evidente che si paleserà agli occhi dei viaggiatori. Tra questi il traduttore e
scrittore torinese Davide Bertolotti (1784-1860) che coglierà bene gli aspetti climatici
presenti tralasciando però quelli dell’organizzazione socio-spaziale degli hivernants.
Tra le varie azioni messe in atto dagli hivernants per ricrearsi un mondo, destinato,
quest’ultimo, a non rimanere certo celato ma ad essere ben visibile, con i suoi
simboli e rituali, un ruolo di rilievo lo assumono i luoghi di culto.
Parallelamente alla crescita degli spazi per il loisir si consolida infatti il processo
volto alla costruzione degli edifici religiosi attorno ai quali si raccolgono le singole
colonie-comunità.
Si tratta quindi di un altro tassello che risulta essere importante per plasmare,
applicando, in questo caso, delle precise forme architettoniche, il volto della ville
d’hiver cosmopolita.
Gli edifici di culto presenti a Nizza nella fase del consolidamento possono così
essere riassunti.
LA MONTAGNA E IL TURISMO
La trasformazione delle Alpi causata dalla presenza dei turisti. Il tema della perdita
dell’autenticità.
Tale interazione sociale ed economica non manca di generare, con l’incremento della presenza
dei turisti, delle problematiche legate all’impatto sociale del turismo relativo ad un territorio.
Interessanti sono però anche le osservazioni che Desor riporta in merito agli effetti
determinati dall’arrivo dei forestieri nei villaggi alpini. Tra le righe del resoconto si
respira infatti un’aria decisamente contraria alla presenza di quelli che Edouard
definisce come turisti.
L’effetto negativo delle trasformazioni indotte dalla presenza dei turisti, Edouard le
coglie anche riflettendo sull’interazione, giudicata ancora autentica, avuta con la
popolazione locale nel momento in cui gli vengono offerti i servizi indispensabili per
muoversi in montagna.
A partire dalla fine del XVIII secolo un notevole contributo a stimolare una qualche
forma di interazione lo fornisce però anche la dimensione dell’offerta, da parte degli
abitanti delle montagne, di beni e servizi ai viaggiatori, prima, ed ai turisti, in un
secondo tempo.
«Il rapporto diventa più chiaro quando il montanaro si mette al servizio del
viaggiatore per venire ricambiato con mance e ricompense per le prestazioni offerte.
Si incontra così una moltitudine che ruota intorno ai viaggiatori alpini fatta di osti,
maniscalchi, cavallanti, barcaioli, facchini, oltre ai cacciatori o ai cristallieri, che per
primi si improvvisano guide. Nella letteratura del periodo si trovano numerose
descrizioni di questo variopinto mondo, spesso oggetto di lamentele perché la
qualità dei servizi ricevuti è scadente o per la supposta esosità degli onorari».
Nel tornante tra il XVIII e il XIX secolo a disegnare la geografia dell’ospitalità nelle
valli alpine provvede anche la trasformazione, in senso modernamente turistico, di
un sistema che affonda le sue radici nell’accoglienza del forestiero intesa più come
dono gratuito che come attività economica.
Le prime abitazioni ad aprirsi ai turisti sono, ad inizio Ottocento, quelle del parroco o
pastore per poi interessare alcune famiglie che, partendo da qualche stanza messa
a disposizione dei forestieri, avviano così una vera e propria industria alberghiera
alpina.
L’OSPITALITA’ ALPINA
Nell’Ottocento, i religiosi, dimostrando una maggiore attenzione ai forestieri rispetto
all’inizio del Settecento, aprono infatti le porte delle loro canoniche ai primi
viaggiatori e alpinisti capendo, per primi, quanto queste nuove presenze possano
portare un beneficio economico ai montanari delle comunità pastorali loro affidate.
Chi percorre pioneristicamente le vallate alpine ha quindi ben presente questa
possibilità.
I parroci di montagna sono infatti pronti a capire che l’estatica meraviglia dispensata
dalle cime può tradursi in un supporto per la povera economia locale.
Alcuni parroci delle vallate alpine sono i primi, quindi, a prendere consapevolezza
che, sullo sfondo delle Alpi, qualcosa è in procinto di cambiare grazie alla presenza
dei forestieri interessati a frequentare un mondo rimasto, fino a quel momento,
sostanzialmente ignorato.
Con l’inizio dell’Ottocento mutano sensibilità e rapporto con il territorio dei
viaggiatori. Il primo non è infatti solo più inteso come interessante per i suoi tesori
culturali, ma anche nei termini offerti dalla possibilità di fare un’esperienza diretta di
contatto con la realtà.
Si consolida quindi un dato che, in pratica, sarà inconfutabile: l’ospitalità come
specchio attendibile, principalmente economico, ma anche intesa con venature
sociali e politiche, del progressivo allargamento dello spazio alpino coinvolto dalla
presenza di flussi turistici.
Non per nulla, i turisti, rapportandosi con l’offerta di accoglienza a pagamento, si
trovano anche ad interagire con una piccola porzione di un mondo alpino con il quale
entrare, non senza difficoltà, in dialogo.
Dalle piccole locande si passa poi alla costruzione di grandi e lussuosi alberghi
pensati per offrire la necessaria vita sociale unita al prestigio internazionale del
servizio che caratterizza le stazioni climatiche.
Fin dall’apparire del turismo moderno, il movimento dei flussi turistici è orientato
dall’immagine che, attraverso la promozione, costruiscono le stazioni climatiche.
L’immagine non è però costante dato che essa varia, positivamente o
negativamente, nel corso del tempo.
L’immagine turistica è quindi quella che si associa ad un territorio-destinazione.
Nel processo di costruzione e sedimentazione di tale immagine sono importanti le
diverse strategie, intenzionali e non, di promozione che coinvolgono, nel corso del
tempo, la destinazione.
● le attrattive presenti;
● la varietà dei servizi offerti dalle imprese turistiche;
● la qualità dei servizi offerti;
● le strategie di comunicazione e di promozione adottate dagli attori pubblici e
privati attivi sul territorio.
IL CICLO DI VITA DELLE LOCALITA’ TURISTICHE
Una difficoltà nel passaggio dal modello al piano reale consiste nel PREVEDERE
realmente la durata di ogni singole fase tenendo conto che, non necessariamente,
una località turistica deve attraversarle tutte.
Nel CICLO DI VITA abbiamo dei fattori diversi che intervengono ed interagiscono tra
loro. Essi sono i seguenti.
ll ciclo di vita delle località turistiche è poi importante per capire lo sviluppo turistico
di un territorio.
Nel mettere sotto la lente d’osservazioni le varie fasi di sviluppo che interessano una
destinazione turistica a partire dalla sua origine, il modello del ciclo di vita permette
anche di identificare l’evoluzione, all’interno delle singole fasi temporali, di alcuni
indicatori di riferimento.
Il primo concerne l’offerta di strutture e infrastrutture proposte dagli attori locali.
Il secondo è invece relativo alle attrattive ed al posizionamento della destinazione
rispetto ai mercati di riferimento.
Il terzo prende in considerazione l’impatto del turismo sul territorio con i suoi spazi
dedicati. Risulta poi determinante conoscere l’impatto delle attività turistiche sul
settore produttivo.
Tale evoluzione turistica della destinazione comporta, naturalmente, anche la
presenza di una forte interazione dei turisti con la popolazione locale che genera
delle trasformazioni economiche e sociali unite a quelle di natura paesaggistica e di
modifica del territorio.
Il ciclo di vita della località turistica serve a rappresentare, in forma schematica, un
fenomeno reale. Il ciclo è suddiviso in sette fasi.
La prima parte del ciclo, fase espansiva, è articolata in quattro momenti:
esplorazione, coinvolgimento, sviluppo, consolidamento.
La seconda parte del ciclo, fase recessiva, è articolata in tre momenti: stagnazione,
declino, rinnovamento.
Il modello del ciclo di vita è applicabile ad ogni destinazione turistica.
FASI DEL CICLO DI VITA
Nelle diverse fasi, attraverso l'utilizzo del modello si riesce così efficacemente ad
identificare la presenza, ed il ruolo, dei diversi attori economici e sociali, sia di natura
privata che pubblica, coinvolti nello sviluppo turistico del territorio.
Allo stesso tempo, si può cogliere l’evoluzione del livello dell’offerta, del
posizionamento della destinazione e dell’impatto territoriale del turismo.
Un ultimo indicatore interessante, in un’ottica di comunicazione, il modello lo offre
consentendo di rilevare anche il livello delle iniziative promozionali che sono da
attivare in ogni singola fase.
Interessa una località ancora priva di attrezzature turistiche, scomoda da
raggiungere, ma ricca di attrattive naturali e/o artificiali, che è meta di sparuti gruppi
di viaggiatori.
Il luogo è quindi incontaminato, mentre i contatti dei turisti con la popolazione locale
sono normali e frequenti.
E’ il momento che coincide con l'invenzione del luogo turistico. In questa fase
l’offerta turistica è nulla dato che non ci sono strutture turistiche.
Il territorio non ha nessuna posizione sul mercato turistico. L’impatto del turismo sul
territorio è quindi sostanzialmente nullo.
Non ci sono iniziative promozionali dato che i turisti arrivano casualmente. Il
passaparola è l’unico strumento di comunicazione dato che sono assenti le strategie
promozionali.
ESPLORAZIONE
La fama della località si amplia grazie alla funzione comunicativa.
Diventa importante l’intervento privato, con investimenti per l’impianto di strutture
turistiche, e pubblico, sia per realizzare le infrastrutture indispensabili che per
organizzare una qualche forma di politica del settore.
Inizia ad essere presente un’offerta di strutture turistiche a partire dal settore
ricettivo.
Si delineano i mercati di provenienza dei flussi turistici.
Sono attivate le prime iniziative di comunicazione: strategie di marketing per
accrescere la conoscenza della destinazione e far aumentare il numero delle
presenze in loco.
I turisti hanno un impatto economico sul territorio.
COINVOLGIMENTO
La destinazione attira turisti e investimenti, anche esterni, in modo costante e
crescente: un risultato che è il frutto della sinergia tra imprenditori e amministratori.
Il prodotto-destinazione ha un posizionamento preciso sul mercato, mentre è
presente un tessuto variegato d’imprese turistiche attive sul territorio.
In questa fase così delicata, la situazione può però sfuggire di mano: facilmente si
arriva al sovraffollamento, allo scadere della qualità dei servizi e all’alterazione
definitiva del paesaggio urbano e culturale.
Aumenta anche la necessità di adottare delle strategie promozionali: per fare
continuare la crescita dei turisti è infatti importante investire nell’attività promozionale
che diventa così centrale nel processo di sviluppo della destinazione.
SVILUPPO
La fase si raggiunge quando si è in presenza di un’offerta turistica consolidata e
diffusa.
La destinazione è pienamente posizionata anche se si registra l’assestamento degli
arrivi.
L’impatto del turismo sul territorio è evidente a partire dal lato paesaggistico.
In questa fase, l’attività promozionale diventa ancora più importante sia per
sostenere il livello degli arrivi che per destagionalizzare le presenze.
Il consolidamento è il momento conclusivo della fase espansiva prima che inizi la
fase di decrescita.
CONSOLIDAMENTO
Con il calo delle presenze, la località entra nella fase della stagnazione i cui tratti
possono essere così riassunti:
● esaurimento dell’effetto novità;
● concorrenza di prodotti simili a prezzi inferiori;
● necessità di notevoli campagne promozionali;
● stabilizzarsi di una clientela abitudinaria;
● perdita del richiamo internazionale;
● degrado ambientale;
● problemi di natura sociale;
● obsolescenza delle strutture ricettive e ricreative.
STAGNAZIONE
In questa fase la località registra una forte emorragia di visitatori.
Diventa preponderante la posizione che la colloca nel circuito delle escursioni
giornaliere spesso solo più dotate di un richiamo di carattere locale
Alberghi e ristoranti chiudono per lasciare spazio ad altre attività.
DECLINO
Nel momento in cui, però, gli attori pubblici e privati ritengono di non lasciar franare il
richiamo turistico, anche perché è ormai fortemente intrecciato con la vita produttiva
e culturale del territorio, devono avviare delle strategie utili ad imboccare la strada
del rinnovamento.
Quest’ultima consiste in interventi sul prodotto turistico fatti con azioni mirate per
modificarlo, segmentarlo, rilanciarlo sui mercati.
RINNOVAMENTO
L’azione di rilancio della destinazione passa attraverso il rinnovamento dei prodotti, il
riposizionamento sui mercati, la valorizzazione delle risorse locali il tutto agendo in
una logica di pianificazione strategica mirata alla costruzione di un’offerta tarata sui
turisti che si vogliono attrarre.
Tale attività può partire proponendo nuove attrattive (casinò) o altri tipi di turismo
(congressuale, sportivo, di lavoro), facendo in modo di poter intercettare altri clienti
per cercare di far decollare un secondo ciclo di vita della stazione e superare così la
fase recessiva.
Il rinnovamento, come già detto, nasce dall’intenzione, condivisa da parte di tutti gli
attori, pubblici e privati, di continuare ad investire sul turismo per dare l’avvio ad una
nuova fase espansiva del ciclo.
Il modello è adatto ad analizzare le destinazioni turistiche che hanno avuto una loro
evoluzione storica.
Il modello non è invece adatto per analizza lo sviluppo delle destinazioni create in
modo «artificiale» grazie alla presenza di investimenti di natura esterna.
In questi casi, ben presenti anche in località geograficamente lontane dall’Europa,
l’evoluzione del ciclo di vita non è determinata dall’interazione degli attori locali, ma
dalle scelte strategiche adottate dagli attori esterni che investono sul territorio come i
tour operator. OSSERVAZIONI SUL MODELLO DEL CICLO DI VITA
Alcuni fattori chiave hanno agevolato lo sviluppo del settore dei viaggi e del turismo
a partire dal turismo moderno.
Questi fattori hanno impresso una spinta determinante allo sviluppo del turismo.
FATTORI DI SPINTA DELLO SVILUPPO TURISTICO
Fattore culturale.
Riguarda le trasformazioni di natura culturale in rapporto all’idea del viaggio e del
soggiorno.
Nell’evoluzione del turismo, l’approccio culturale al viaggio ed alle pratiche turistiche
cambia infatti nel corso dei vari periodi storici. (esempio aspetto curativo).
Fattore sociale.
Riguarda sia la conquista del tempo libero che il processo di democratizzazione del
viaggio.
La disponibilità di tempo libero è un dato fondamentale. Il turismo è infatti una pratica
che è legata all’aumento della disponibilità, da parte di singoli e gruppi, di tempo da
dedicare all’ozio e, di conseguenza, a diverse forme di vacanze.
Fattore economico.
Riguarda la variabile determinata dal reddito a disposizione dei potenziali turisti che
ne definisce quindi la capacità di spesa.
Il viaggio ed il turismo, per potersi sviluppare, hanno infatti la necessità di essere
praticati da singoli o gruppi caratterizzati da una buona capacità di spesa che gli
consente di procedere all’acquisto di servizi turistici.
Partendo dalla sistemazione e codificazione del fenomeno turistico nella tappa che si
indica come moderna, secoli XVIII e XIX, dopo la Seconda guerra mondiale si
registrerà una profonda, e progressiva, trasformazione che amplificherà, sotto il
profilo economico, quanto già avviato con il turismo moderno.
Quest’ultimo, infatti, «(…) Porta alla nascita di servizi dedicati a chi si trasferisce in
un luogo diverso da quello di residenza per motivi di piacere e allo sviluppo di città la
cui struttura urbanistica è pensata in funzione del tempo libero (con la costruzione di
edifici dedicati allo svago e all’alloggio dei forestieri) (…)».
Ruolo centrale dei tour operator e delle loro strategie di espansione geografica.
Riduzione dei costi dei servizi turistici grazie alla presenza di grandi imprese
turistiche (tour operator) che praticano delle economie di scala (prodotto definibile di
tipo fordista).
Periodo che si conclude, nella sua fase classica, verso la fine del Novecento.
Fattore sociale
Si affacciano sul mondo del turismo i ceti medio-bassi che erano stati esclusi dai
movimenti turistici precedenti d’impronta elitaria. Se, ad esempio, in una
destinazione turistica, gli alberghi presenti sono solo tutti di alto livello è ovvio che
una fascia di popolazione, per motivi economici, non può soggiornarvi.
L’aumento del numero di coloro che praticano il turismo comporta quindi un
incremento quantitativo della società dei viaggiatori.
L’incremento quantitativo si traduce però anche in un abbassamento del livello della
preparazione culturale dei turisti in cerca, in larga parte, solo di un prodotto
incentrato sulla componente dello svago.
Fattore economico
Riduzione dei prezzi del prodotto turistico che avviene grazie all’applicazione al
turismo di economie di scala.
La produzione standardizzata permette agli imprenditori del settore di ridurre
notevolmente i costi di produzione e di collocare così sul mercato il prodotto finito ad
un prezzo accessibile (fordismo).
La pratica turistica, ormai diffusa ed accettata dalla cultura dell’epoca, diventa perciò
accessibile, anche economicamente, dato che non è più percepita come
strettamente elitaria.
Una larga parte della popolazione può perciò andare in vacanza dato che il prezzo
dei servizi turistici si è ridotto notevolmente.
E’ fondamentale, nel processo di riduzione del costo della vacanza, l’abbassamento
dell’incidenza dei costi dei mezzi di trasporto.
La prima riduzione avviene con la diffusione dei viaggi in pullman.
In secondo luogo, la motorizzazione di massa permette, utilizzando l’automobile, di
andare in vacanza con la famiglia.
La vera rivoluzione avviene però nel trasporto aereo dove i voli charter, che si
diffondono dagli anni ‘50/’60 del Novecento, sono la vera fortuna dei TO: aerei a
reazione più grandi e capienti che hanno un costo di gestione più basso e possono
portare un maggior numero di passeggeri.
Questa rivoluzione permette così di ridurre notevolmente l’incidenza del costo del
viaggio all’interno del pacchetto turistico.
Il tour operator riduce infatti i costi del viaggio grazie ai voli charter, unitamente alla
contrazione di quelli dei servizi/camere ottenuta, quest’ultima, in seguito all’apertura
di alberghi con grande capacità ricettiva.
L’offerta alberghiera si adegua quindi per poter sostenere una domanda
quantitativamente elevata e fortemente standardizzata.
Fattore geografico
Il turismo risulta quindi accessibile non solo a fasce di popolazione con redditi più
bassi. Esso diventa anche un fenomeno globale: “tutti e dappertutto”.
L’allargamento del raggio geografico è reso possibile in seguito alle strategie dei TO
ed alla diffusione dei voli aerei.
Con gli anni ‘70/’80, il turismo di massa diventa, di fatto, globale investendo non sole
le aree del Mediterraneo, ma anche quello caraibiche, dell’Oceano Indiano e
dell’Estremo Oriente.
Il turismo si presenta perciò come un fenomeno che supera le barriere poste dalla
lontananza geografica (accessibilità geografica delle destinazioni).
Il turismo di massa ha un forte impatto negativo sul territorio e sulle comunità locali
che accolgono i turisti.
La presenza continuativa dei turisti genera infatti dei cambiamenti nella comunità
locale che li accoglie.
E’ quindi un turismo invasivo che consuma le risorse ambientali dando vita così ad
un forte impatto sui territori coinvolti.
L’impatto del turismo non è perciò solo economico, ma anche sociale.
MODELLI DEL TURISMO DI MASSA
Soglia critica. Indica il momento in cui la presenza dei turisti crea irritazione e causa
quindi un abbassamento del livello di soddisfazione, per la loro presenza, da parte
della popolazione locale.
Possono quindi crearsi delle forme di conflitto tra la popolazione locale e i turisti
(Riguarda le fasi a partire dal consolidamento).
La presenza dei turisti diventa troppo invasiva, strade e mezzi pubblici, ad esempio,
sono affollati. Per tale motivo, la presenza massiccia dei turisti viene accettata con
difficoltà sempre crescenti.
Una piccola isola, ad esempio, ha una soglia critica molto bassa rispetto ad una
grande città. La soglia critica dipende infatti dalla conformazione/estensione/fragilità
del territorio che riceve i flussi turistici.
Alcuni fattori importanti per definire l’impatto sociale del turismo sono così
riassumibili.
● La distanza economica tra i turisti e la popolazione residente.
● La distanza culturale, religione, tradizioni, usi e costumi, esistente tra turisti e
popolazione.
● La presenza storica dei turisti in un territorio. Quest’ultima è testimoniata, ad
esempio, dalla presenza o meno, in loco, di alberghi storici.
Ogni destinazione ha infatti una sua storia turistica che inizia in periodi diversi.
Se i turisti sono presenti da lungo tempo, l’impatto sociale è avvenuto in modo più
lento e meno invasivo.
Se invece i turisti si manifestano, in modo improvviso, in realtà che non li hanno mai
accolti l’impatto sociale e territoriale è più traumatico.
Turismo diffuso
Non si creano grandi concentrazioni di turisti (non ci sono zone sovraffollate). Gli
insediamenti per i turisti sono infatti sparsi sul territorio.
Questo tipo di rapporto tra il turismo e il territorio presenta però dei costi sociali ed
ambientali di diverso livello .
Il contatto con i turisti crea infatti della attività imprenditoriali stimolando quindi lo
sviluppo di un’economia dinamica e innovativa.
Turismo ad enclave
Ciò che caratterizza il modello ad enclave è lo sviluppo territoriale del turismo basato
sul principio di netta separazione fra residenti e turisti.
Questo modello di sviluppo permette di ridurre al minimo i costi sociali e ambientali
del turismo.
Tutti i miglioramenti apportati (modernizzazione delle infrastrutture) sono però rivolti
prevalentemente ai turisti risultando così accessibili solo in minima parte alla
popolazione locale.
Modello dell’enclave permette, come già visto, di separare nettamente il turista dal
residente.
L’enclave perfetta può essere considerata quella delle Maldive.
Nell’arcipelago dell’Oceano Indiano, grazie alle caratteristiche del territorio, è stato
infatti possibile adottare un modello ad enclave che assicura una separazione
perfetta tra lo spazio fruito dai turisti e quello vissuto dalla popolazione residente.
Nell’arcipelago asiatico, vengono infatti destinate alle strutture per l’accoglienza dei
turisti, solo alcune delle tante isole presenti: isole-resort.
Negli anni Settanta del Novecento, il turismo, ormai nella fase di massa, muove i
primi passi nell’arcipelago delle Maldive grazie agli investimenti iniziali attuati da
alcuni tour operator europei.
Negli anni Ottanta, viene costruito l’aeroporto internazionale di Malé.
Lo stato crea quindi delle infrastrutture, come gli aeroporti, per garantire i
collegamenti con l’arcipelago rendendolo perciò accessibile ai turisti.
Per avviare uno sviluppo turistico che non sia però diffuso sul territorio sono quindi
selezionate alcune piccole isole disabitate che vengono poi concesse agli investitori
affinché le trasformino in isole-resorts.
L’enclave comporta perciò l’isolamento dei turisti dalla realtà locale.
Quali sono i vantaggi dell’enclave?
Si annullano, di fatto, i costi sociali del turismo perché l’incontro turisti-residenti è
ridotto al minimo.
I turisti, nel corso della loro vacanza, possono così adottare, nelle isole-resorts, dei
comportamenti anche molto diversi rispetto a quelli abituali della popolazione locale.
Questo modello è però piuttosto debole dal lato economico perché non agevola
l’innovazione e non aiuta la crescita delle imprese turistiche locali.
E’ un modello creato con l’intervento di attori esterni al territorio come sono, ad
esempio, i tour operator e la grandi catene alberghiere
Questo modello funziona, però, prevalentemente in realtà in cui si ha una
conformazione geografica del territorio che allontana fisicamente i turisti dai
residenti.
Il turismo postmoderno riguarda la fase attuale del turismo che possiamo far iniziare
negli anni Novanta del Novecento.
IL TURISMO POSTMODERNO
È un turismo che supera il prodotto standardizzato (come quello proposto dai TO) in
favore di uno maggiormente personalizzato, legato all’esperienza personale: turismo
esperienziale.
L’esperienza proposta deve però essere variegata ed unica.
Il turista non consuma infatti un prodotto, ma vive un’esperienza che deve essere, in
qualche modo, costruita su misura per le sue esigenze.
I turisti cercano delle esperienze innovative ed altamente personalizzate.
Il prodotto del TO esiste ancora, ma è stato modificato guardando ad una maggior
segmentazione, differenziazione e personalizzazione (postfordista).
Per dare forma concreta alle esperienze nascono i nuovi turismi come: il turismo del
benessere; le visite ai produttori; la ricerca dei prodotti tipici; il turismo industriale.
Nel turismo postmoderno si hanno sempre le classiche forme di turismo (balneare,
montano, termale, delle città d’arte e dei laghi) che vengono però declinate in forme
esperienziali più elaborate.
● Turismo di Lusso: hotel e crociere esclusivi, giri del mondo, paesi esotici,
viaggi ai poli, jet privati, escursioni in elicottero, voli in mongolfiera, turismo
spaziale, etc.
● Turismo Natura: bird watching, sentieri trekking, botanici e faunistici, risorse
paesaggistiche, montagne, fiumi, laghi, oceani, safari fotografico, camping,
etc.
● Turismo Nautico e Crocieristico: yachting, crociere, crociere nei fiumi e laghi,
etc.
● Turismo Rurale: Agriturismo, B&B, etc.
● Turismo Sportivo: tutti i tipi di sport, anche di nicchia. Tra i più importanti
calcio, ciclismo, sci, golf, immersioni, rafting, pesca».
I voli low cost sono divenuti uno dei simboli del turismo postmoderno dato che, al
pari del treno e dei voli charter, hanno sostenuto lo sviluppo dei viaggi relativi al
breve raggio.
La base per la nascita di queste compagnie la pone la politica di liberalizzazione del
trasporto aereo avviata, negli Stati Uniti, a partire dagli anni Settanta del Novecento.
Il modello di business adottato permette così di commercializzare, tramite una forte
campagna di marketing, i biglietti ad un prezzo molto basso
Inoltre, sempre nella fase iniziale, i posti a bordo non sono prenotabili, mentre,
durante il volo, non viene incluso nel prezzo del biglietto nessun servizio aggiuntivo.
La pulizia dell’aeromobile, infine, è affidata all’equipaggio.
Il successo dei voli low cost ha creato le premesse per il successo di nuove
destinazioni turistiche, prima di difficile accessibilità sia geografica che economica,
coinvolgendo così i territori interessati dalla presenza di queste compagnie in veri e
propri programmi di sviluppo turistico.
LA DESTINAZIONE TURISTICA
La destinazione turistica può essere definita come il luogo in cui il turista intende
trascorrere il periodo di tempo che ha deciso di passare lontano da casa.
La destinazione può essere: una città; una stazione turistica (definita dalla presenza
di un’attività specifica); un territorio; una regione; uno stato.
Con destinazione turistica si può quindi intendere sia una singola località che un
insieme di tappe poste lungo un itinerario: ad esempio i castelli della Baviera.
Esistono percorsi di natura generale (in cui si visitano diversi aspetti) oppure dei
percorsi di natura tematica (che si costruiscono su un prodotto/interesse specifico).
Tali percorsi tematici richiedono, generalmente, la presenza di un turista
maggiormente preparato.
Partendo da queste osservazioni possiamo quindi identificare alcuni dei fattori
fondamentali posti alla base della destinazione turistica.
Il primo fattore è dato dalle attrattive, di diversa natura, che sono presenti in una
porzione di territorio: ambientali e paesaggistiche, storico-archeologiche, artistiche,
folkloristiche, artificiali.
Tutte le attrattive contribuiscono ad influenzare, e orientare, verso un determinato
territorio le scelte del turista nel momento in cui egli deve decidere quale
destinazione andare a visitare.
In primo luogo occorre tenere conto delle risorse, di tipo turistico, che sono presenti
sul territorio.
Esse possono essere di diverso tipo.
● Naturali (laghi, terme, mare, montagna).
● Artificiali:
● - culturali (museo, edifici religiosi)
● - architettoniche (centro storico)
● - storiche (sito archeologico)
● - turistiche (outlet, casinò, parchi tematici).
● eventi (mostre, competizioni sportive, festival culturali)
Strutture turistiche: per parlare di destinazione turistica non basta però avere, sul
territorio, la presenza di attrattive dato che occorre anche la presenza delle strutture
che consentano ai turisti di fruire delle attrattive presenti.
Rientrano, in questo ambito, prima di tutto, le strutture ricettive, ovvero gli alberghi e
le altre forme di accoglienza che offrono al turista una serie di servizi.
In secondo luogo, sono importanti i servizi ricreativi: una destinazione, per essere
completa, deve infatti offrire ai turisti la possibilità di fare qualcosa che vada al di là
del solo soggiorno e della visita ai luoghi storici, d’arte o archeologici. Quello che è
importante è che tali servizi ricreativi siano studiati appositamente per i turisti anche
se, naturalmente, possono essere fruiti anche dai residenti.
Presenza di infrastrutture: ferrovie nel turismo moderno, poi strade, aeroporti nel
turismo di massa. Le infrastrutture servono a collegare la destinazione turistica con i
mercati da cui si generano i flussi turistici.
Le prime sono le destinazioni inventate. Esse nascono in modo non intenzionale non
essendo infatti il frutto di nessuna forma di pianificazione.
In un secondo caso, la destinazione può invece essere scoperta/valorizzata nelle
sue maggiori potenzialità turistiche. In località già note e frequentate, vengono perciò
identificate delle nuove potenzialità turistiche che, però, non sono ancora state
valorizzate al massimo perché, ad esempio, non sono presenti delle strutture
ricettive adeguate.
In ultima analisi, incontriamo la destinazione costruita: è quella destinazione in cui
non agisce tanto il meccanismo della casualità quanto quello della
programmazione/pianificazione strategica.
Il successo della destinazione è perciò il risultato dell’azione strategica sinergica tra
attori privati e pubblici.
Prima di avviare una politica di sviluppo turistico, gli attori coinvolti nel processo
hanno infatti intuito le potenzialità del territorio e le hanno studiate a fondo.
La costruzione della destinazione è spesso opera di attori interni (pubblici o privati),
oppure di attori esterni come avviene nel caso delle strategie di sviluppo turistico
adottate dai tour operator internazionali (esempio Maldive).
A partire dal turismo moderno, le destinazioni turistiche sono state prevalentemente
il frutto di un processo di pianificazione.
Il settore turistico è però molto vulnerabile essendo esposto, più di altri, all’influsso di
diversi fattori estremamente variabili.
Tali fattori sono di diversa natura.
Economica: le fluttuazioni economiche e finanziarie che portano a recessioni o
rallentamenti dell’economia globale o regionale.
Politica: i cambiamenti politici, le guerre, gli atti terroristici ed il generale clima di
incertezza politica, sociale ed economica che può riguardare un territorio.
Climatica: i cambiamenti climatici (assenza di neve o uragani) che determinano
degli spostamenti, temporanei o permanenti, dei flussi turistici.
Culturale: i cambiamenti di natura culturale, delle mode, degli stili di vita e di
consumo che incidono sulla scelta dei luoghi e delle pratiche turistiche.
Spesa diretta: riguarda i pagamenti effettuati dai turisti per: alberghi, trasporti,
ristoranti, acquisti di beni e servizi.
Spesa indiretta. Riguarda le ricadute su altri settori, non strettamente turistici,
generate dalla spesa per investimenti fatti però nel settore turistico (costruzione di
nuovi alberghi, acquisto di arredi).
Ad essi si aggiungono le spese sostenute dal comparto turistico per acquistare beni
e servizi intermedi da fornire, poi, come prodotti finiti, ai turisti (prodotti alimentari,
servizi di trasporto).
«Nelle teste e nei sogni dei passeggeri si rafforza sempre piú una particolare idea di
viaggio, in cui la tecnologia è al servizio del lusso e della comodità» (A. Martini, M.
Francesconi, La moda della vacanza…, cit., p. 189).
Il passo inziale verso l’Oriente la CIWL lo fa con un primo treno che, composto solo
di vetture letto, nell’ottobre 1882, in 28 ore di viaggio collega Parigi a Vienna. A
bordo del Grand Express d’Orient sono presenti, tra gli invitati, anche dei giornalisti.
4 ottobre 1883 è il giorno in cui il treno per l’Oriente si lascia alle spalle la gare de
Strasbourg di Parigi (attuale gare de l’Est) dando inizio al suo viaggio inaugurale con
destinazione Costantinopoli.
Il convoglio, che è riservato a quaranta invitati della Compagnie, ha una
composizione piuttosto ridotta: due vagoni di servizio; due carrozze letti, ognuna con
venti posti e due toilette; un vagone ristorante.
La velocità del treno passa dai 70 chilometri orari iniziali ai 45 consentiti dalla strada
ferrata in Ungheria per proseguire poi la sua marcia, in Romania, viaggiando ai 30
all’ora.
DA PARIGI A COSTANTINOPOLI
Il treno parte da Parigi alle 18.25 per arrivare a Vienna, dopo una sosta a Monaco di
Baviera, alle 20.13 del giorno successivo.
Da Vienna in avanti la serie delle stazioni chiamate a scandire la marcia del treno di
lusso è aperta, dopo sei ore di marcia, da Budapest. Belgrado e Niš, invece
l’Orient-Express le raggiunge, rispettivamente, dopo 7 e 13 ore di viaggio da
Budapest.
Di altre 6 ore di marcia il convoglio ha invece bisogno per affacciarsi a Sofia: l’ultima
fermata prima di entrare, dopo oltre 67 ore e 46 minuti complessivi di viaggio, nella
stazione di Sirkeci a Costantinopoli.
Il tempo di percorrenza, grazie all’aumento della velocità, si sarebbe poi ridotto a 61
ore nel 1900 .
I treni partono da Parigi il martedì e il venerdì alle sette e mezza di sera; i viaggiatori
dell’Orient-Express arrivano a Costantinopoli il sabato ed il martedì alle sette del
mattino, dopo un viaggio che, inizialmente, è di 81 ore 30’.
Dopo i primi anni di attività dell’Orient-Express, il tempo di percorrenza da Parigi a
Costantinopoli si riduce di 14 ore portandosi a 67 ore e 46 minuti.
L’unione, dal giugno 1889, della tratta Belgrado-Niš con quella Filippopoli
(Plovdiv)-Costantinopoli, via Pirot e Sofia, collega, infine, direttamente l’Occidente
all’Oriente senza trasbordi o avvicendamenti di mezzi.
L’età di maggior prestigio dell’Orient-Express si protrae fino agli anni Trenta del
Novecento.
A catturare principalmente l’attenzione dei passeggeri è la novità offerta dall’albergo
di lusso viaggiante.
Le vetture sono infatti valorizzate al massimo grazie all’elegante allestimento degli
spazi interni.
Il treno di lusso ha un grande impatto economico e sociale sull’evoluzione del
turismo moderno dimostrando, prima di tutto, l’importanza di rendere il viaggio
veloce e comodo migliorando, di conseguenza, l’accessibilità geografica delle
destinazioni sia europee che orientali.
Sul convoglio sono fondamentali, come nei grandi alberghi, gli spazi comuni destinati
alla vita sociale e mondana a bordo: il vagone ristorante e quello salon per la
conversazione.
Il viaggio in treno necessita infatti di essere percepito come una vera e propria
esperienza da vivere all’interno di un microcosmo elitario.
LA COMUNICAZIONE
Centrale, fin dal primo viaggio, è il ruolo della comunicazione che deve trasmettere
un’idea ben precisa: il viaggio in treno non è solo uno spostamento.
Esso ha infatti la funzione di rendez-vous per la società elegante dell’epoca
(distinzione sociale).
Per ottenere tale risultato, un ruolo determinante lo svolge la comunicazione, a
mezzo stampa, che contribuisce a far conoscere la nuova possibilità di muoversi.
Per attrarre la società elegante dell’epoca, la comunicazione propone infatti il viaggio
come un’esperienza unica per: velocità, comodità e dimensione esclusiva mondana.
UN HOTEL PER I VIAGGIATORI IN ORIENTE: IL PERA PALACE DI
COSTANTINOPOLI
La rete ferroviaria agevola l’accessibilità dell’Oriente ma, allo stesso tempo, dimostra
anche quanto una destinazione di arrivo, ed anche di transito, necessiti di un
contestuale sviluppo del settore ricettivo di alto livello indispensabile per non lasciare
l’esperienza del viaggio in treno di lusso parzialmente incompiuta.
Per dotare Costantinopoli di un moderno albergo è decisivo l’intervento della
Compagnie Internationale des Wagons-Lits che, l’11 aprile 1894, aveva intanto
costituito la Compagnie Internationale des Grand Hôtels.
Il Pera Palace, aperto nel 1892, si configura subito come una struttura alberghiera
caratterizzata dall’avere la dotazione più ampia sotto il profilo tecnologico:
ascensore, bagni, docce, illuminazione elettrica e riscaldamento a vapore.
L’appartenenza della struttura ricettiva ad un gruppo diffuso con i suoi alberghi di alto
livello nelle località chiave per il movimento dei flussi europei le offre un forte valore
aggiunto.
L’essere inserita in una catena alberghiera agisce infatti, per il grande albergo, sia
come un supporto determinante sulla strada dell’unicità del soggiorno che come un
evidente fattore di differenziazione dell’ospitalità proposta come avviene nel caso del
Pera Palace.
L’albergo orientale, fornito delle comodità e della vita mondana di tipo europeo, offre
quindi ai suoi ospiti l’indispensabile distinzione sociale.
IL SIMPLON-ORIENT-EXPRESS
1906. Apertura tunnel ferroviario del Sempione. La costruzione del traforo alpino
rende così, da Parigi, molto più facile raggiungere Milano e Venezia.
La rotta verso sud offre quindi una valida alternativa per il viaggio verso
Costantinopoli.
Nasce così, nel 1906, un nuovo Grand Express: il Simplon-Orient-Express.
Il treno viaggia verso Milano per proseguire via Venezia e Trieste prima di
raggiungere Costantinopoli via Zagabria e Belgrado.
Immediatamente dopo la Prima guerra mondiale c’è un notevole rilancio dei viaggi in
Europa e in Medio Oriente.
La funzione di distinzione sociale presente nelle diverse forme del turismo moderno
trova una sua definizione nella funzione di distinzione sociale presente sia nelle
destinazioni che nelle pratiche turistiche curative e ludiche: termalismo, balneazione
invernale, elioterapia (balneazione estiva), attività montane estive e invernali.
All’interno di una società elitaria in perenne movimento, un meccanismo regolatore
di questa distinzione è dato dall’importanza assunta dalla stagionalità. Essa
caratterizza infatti la vita sociale delle singole destinazioni scelte per la villeggiatura
delle classi agiate.
L’alternanza delle presenze nei diversi luoghi determinata dalle stagioni genera
quindi un vero e proprio sistema regolamentato di flussi migratori stagionali presenti
per tutto l’Ottocento e fino all’inizio del Novecento.
Flussi che non riguardano però solo chi fugge dalla nebbia e dai rigori del freddo
nordeuropeo, ma anche una composita, e numerosa, società parallela formata da
professionisti al loro servizio: medici, commercianti, impresari, insegnanti vari e
personale alberghiero. Il loro fine è quello di essere costantemente presenti nella
stazione giusta: quella più elegante e con la clientela più ricca.
Lo spostamento, giocando d’anticipo su quello dei soggiornanti, risponde anche al
bisogno di fidelizzare la clientela. Stesso discorso vale per il settore alberghiero:
anch’esso richiede al personale qualificato di precedere le prevedibili migrazioni
stagionali dei villeggianti.
IL LIDO DI VENEZIA
Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, l’intersezione tra imprenditoria privata,
ospitalità di lusso e settore pubblico produce infatti delle positive conseguenze
economico-turistiche che divengono molto significative proprio al Lido di Venezia.
Siamo in presenza, in sintesi, di una destinazione balneare costruita per accogliere,
nella nascente stagione estiva, i flussi turistici generati dal movimento dell’alta
società europea internazionale.
Una prima conseguenza dell’impegno della CIGA nel settore ricettivo sarà data
proprio dall’aver offerto un ulteriore impulso alla valorizzazione turistica delle località
in cui sono presenti i suoi alberghi.
Occorre osservare, sotto quest’ultimo aspetto, che le strutture della Compagnia
Italiana dei Grandi Alberghi, a partire dall’Excelsior al Lido, aperto nel 1908, si
dimostrano subito un efficace strumento di promozione delle destinazioni turistiche.
La CIGA definisce, per il Lido, un vero e proprio piano di marketing dato che risulta
necessario allungare sia la stagione estiva che i tempi di permanenza degli ospiti
negli alberghi.
A tal fine sono quindi proposte delle attrattive nuove (interessi speciali) determinanti
per differenziare la destinazione. Esse sono, ad esempio, il tennis, il golf e le attività
nautiche.
L’attrattiva balneare rimane comunque sempre quella centrale (prodotto base).
La spiaggia del Lido si caratterizza, come già osservato, per la presenza di una serie
di attività che vengono proposte ai turisti.
Il fine principale è infatti quello di mantenere sempre elevato il richiamo
internazionale del Lido come dimostra, ad esempio, la nascita della Mostra
Internazionale d'Arte Cinematografica (1932).
Si tratta però, nella fase iniziale, più di un grande evento mondano affollato di divi e
personaggi di rilievo che di una selezione di opere cinematografiche.
FATTORI DI RICHIAMO TURISTICO PRESENTI AL LIDO
Risorse climatiche e balneari da sfruttare in chiave terapeutica e mondana nel corso
della stagione estiva.
Forte richiamo esercitato dalla vicinanza con Venezia.
Superamento dell'immagine ottocentesca del Lido che collocava la spiaggia in una
dimensione solo locale.
Attrazione internazionale esercitata dall'offerta ricettiva proposta dai grandi alberghi
presenti.
Stagione balneare al Lido, negli anni Venti, è quindi caratterizzata dalla presenza di
una serie di fattori che differenziano la destinazione rendendola unica.
Al Lido è massima l'attenzione posta agli effetti benefici prodotti dal soggiorno al
mare. Benefici apportati dal clima, dal bagno, dall'aria e dal sole.
Sulla spiaggia del Lido sono presenti delle capanne dove si trascorre, in costume da
bagno, tutta la giornata vivendo così in riva al mare e godendo, nel modo più
completo, dei benefici del sole e dell'aria.
Il clima offre poi agli ospiti del Lido la possibilità di poter fruire di due stagioni
climatiche che sono ancora definite in rapporto ai benefici terapeutici.
In primavera e autunno: il clima è fresco ma non freddo, adatto perciò a chi non
tollera quello nordico.
In estate: più caldo, più stimolante anche sotto il profilo curativo.
FATTORI DI SPINTA PRINCIPALI CHE DETERMINANO IL SUCCESSO DEL LIDO
DI VENEZIA
Fattore climatico. La vita sulla spiaggia, che è possibile al Lido in virtù del clima
mite e delle capanne presenti, si connota quindi in modo decisamente positivo
perché permette sia il soggiorno all'aria aperta che la possibilità di alternare alla
cura, fatta con aria, sole, bagni di mare e di sabbia, il riposo.
Fattore medico. Importanza dei medici per definire le pratiche balneari e curative.
Le indicazioni mediche dell’epoca non mancano infatti di soffermarsi sul rapporto tra
il costume e gli effetti terapeutici del bagno e dell'elioterapia.
«Il costume da bagno deve essere quanto mai ridotto. I costumi che coprono gran
parte del corpo vengono a diminuire l'efficienza di alcuni principali fattori igienici del
bagno, quali il sole, l'aria, la reazione termica e l'azione meccanica delle onde. E'
assai deplorevole che la scarsa educazione ed i pregiudizi impongano l'uso dei
costumi completi ``» (Indicazioni mediche degli anni Venti).
Fattore sociale. La vita balneare, il cui fulcro era posizionato tra il Des Bains e
l’Excelsior, rimanda, nella collocazione spaziale delle capanne, ad una gerarchia
sociale ben definita delineata all’interno di un luogo comunque in grado di marcare
l’inclusione in una società elitaria.
La posizione delle capanne poste sulla spiaggia identifica così bene la posizione
sociale di chi le occupa. Le distinzioni interne sono infatti definite anche a livello
spaziale.
Viste dall'esterno, le capanne risultano però tutte ambite dato che sono il simbolo di
un luogo privilegiato e di una selezione di classe regolata dal meccanismo
dell'inclusione e dell'esclusione.
La spiaggia, al pari di altri spazi turistici, proietta quindi la posizione sociale
dell’individuo sia all'interno che all'esterno del gruppo di appartenenza.
I processi culturali introdotti al tramonto del XVIII secolo, in buona parte legati
all’avventura in Egitto di Napoleone (1798-1799), avvicinano infatti i viaggiatori
europei all’Egitto ed al Medio Oriente.
Itinerari classici: Egitto dal Cairo al Sudan con la risalita del Nilo; Asia Minore, attuali
Siria, Libano ed Israele.
Itinerari seguono: le pagine della Bibbia; i resoconti delle scoperte archeologiche; le
vicende storiche del Levante; le suggestioni romantiche che, attraverso la letteratura
e la pittura, evocano un Oriente levantino sempre più in grado di interessare i
viaggiatori europei.
Una seconda linea di sviluppo geografico del viaggio in Oriente si dirama fino in
India per proseguire, attraverso lo Sri Lanka, verso la Malesia, il Borneo, Singapore,
la Thailandia, la Cambogia, il Vietnam, il Laos, Hong Kong e l’Indonesia dando
origine ad un Grand Tour del lontano oriente.
Un'ulteriore linea geografica si definisce invece in Africa, dall’Egitto, via terra, fino a
Città del Capo oppure in Africa occidentale sviluppandosi, via mare, da Madeira a
Città del Capo.
Il viaggio in Oriente rimane però, sostanzialmente, un viaggio con tratti ancora elitari
fino alla metà del Novecento.
La grande stagione del viaggio in Oriente termina con l’inizio della decolonizzazione
avviata dopo la Seconda Guerra Mondiale.
TEMI CHIAVE DEL VIAGGIO IN ORIENTE
Arrivare in oriente. Il primo tema chiave riguarda l’accessibilità, i mezzi utilizzati per
arrivare. La cultura è un fattore importante di spinta per iniziare a viaggiare
nell’Oriente più vicino, il Levante, seguendo le orme di scrittori noti.
Il fattore culturale con l’elemento della distinzione sociale. I membri della classe
agiata vogliono infatti, come già visto, distinguersi e conoscere posti nuovi. Il
problema è che il Levante non è facile da raggiungere dato che richiede viaggi lunghi
e faticosi via mare e via terra.
La nave a vapore ed il treno identificano, a partire dalla seconda metà del XIX
secolo, un binomio inscindibile per rendere maggiormente accessibile
geograficamente l’Oriente.
Il primo dato d’interesse lo fornisce l’incremento della velocità, con la conseguente
riduzione del tempo necessario per effettuare il viaggio dall’Europa al Levante.
Il secondo dato è invece la ricerca di un viaggio non solo più breve, come numero di
giorni, ma anche più comodo.
Il terzo dato lo propone la prospettiva di fondo che permette di veder interagire
questi assi fondamentali per la trasformazione del viaggio in Oriente.
Per ottenere un trasferimento il più rapido possibile, visto che i punti di partenza
chiave sono Londra e Parigi, è infatti necessario che il trasporto via terra, assicurato
dal treno, e quello via mare, con i piroscafi, siamo posti in coincidenza tra loro.
PORTI E PORTE D’ORIENTE
● Arrivare nel Mediterraneo orientale
● Costantinopoli (Istanbul) – porto e stazione ferroviaria
● Beirut - porto
● Giaffa – porto (Tel Aviv)
● Alessandria d’Egitto - porto
Allo scadere dell’Ottocento tutte le pedine della storia del viaggio in Oriente si
trovano ormai posizionate.
Una nuova realtà turistica inizia infatti a delinearsi con maggior vigore. Nella
trasformazione in atto s’intersecano le rimodulazioni sia delle attività economiche
connesse al viaggio, dall’ospitalità ai servizi legati alla mobilità, che dell’identità del
viaggiatore traslata, in diversi casi, in quella del turista occidentale saldamente
organizzato, nei suoi spostamenti sulle strade del Levante, in gruppi.
L’organizzazione e la programmazione dei viaggi, come quelli in Egitto, impediscono
così sempre più, a chi raggiunge comodamente in gruppo le rive orientali del
Mediterraneo, di allontanarsi realmente dalle abitudini europee per potersi
immergere pienamente nel contesto locale.
L’azione dei turisti risulta perciò composta di rituali d’interazione regolata già
sperimentati, con successo, nelle destinazioni climatiche europee.
Una decina di anni prima dell’apertura del Canale di Suez datata 17 novembre 1869,
le parole scritte dal sacerdote piemontese, docente e viaggiatore, in Europa, a
Costantinopoli ed in Egitto, Giuseppe Filippo Baruffi (1801-1875) sottolineano un
tema importante per l’evoluzione del viaggio in Oriente, in particolare, e del turismo,
in generale: la democratizzazione.
AUTENTICITA’
Il tema chiave, che ritorna quindi con frequenza nelle pagine dei viaggiatori europei,
come quelle riportate, è la progressiva perdita dell’autenticità sia dei luoghi,
trasformatisi in destinazioni caratterizzate da un grado crescente di artificialità, che
dell’esperienza del viaggio orientale: un’esperienza, quest’ultima, sempre più
standardizzata per essere proposta a dei turisti maggiormente interessati ad un
Voyage en Orient ludico e da svolgersi, magari in gruppo, muovendosi solo
all’interno di quelle porzioni di ambiente orientale ormai adattate ai gusti occidentali.
Giunti ad inizio Novecento, le pagine dei viaggiatori certificano quindi una sorta di
fine dell’Oriente mitico. Per molti viaggiatori risulta infatti ormai impossibile cogliere
lo spirito autentico dei luoghi, ma solo più un simulacro costruito a beneficio dei
turisti.
L’OSPITALITA’ IN ORIENTE
Il viaggio come fatto culturale, momento di formazione, elemento dell’interazione
sociale, spesso limitata ed elitaria, e di conoscenza dei territori, con le loro
peculiarità, attrattive, risorse, risulta, anche in Levante, un efficace volano per lo
sviluppo di attività imprenditoriali a partire da quelle per l’erogazione dei servizi ai
viaggiatori
Si definisce poi anche un’economia dell’ospitalità basata sul modello dei grandi
alberghi già abbondantemente presenti nell’Europa ottocentesca delle grandi città,
delle stazioni termali e di quelle climatiche balneari e montane.
Anche in Oriente si manifesta chiaramente il legame fondamentale tra l’ospitalità, in
primo luogo di alto livello, e l’idea di enclave: la separazione spaziale tra viaggiatori e
residenti.
La presenza di tanti spazi protetti che agiscono come una bolla ambientale è molto
importante perché permette al turista meno avventuroso di avere la sicurezza
necessaria per poter fare una qualche esperienza, seppur fortemente mediata,
dell’Oriente.
IL CARAVANSERRAGLIO
Un dato emblematico della centralità del caravanserraglio nel quadro degli scambi e
della mobilità levantina, in larga parte inserita nel contesto dell’Impero Ottomano, lo
offre il fatto che, dalla Grecia all’Egitto, alla Persia, il modello architettonico di
riferimento, unito alla gamma dei servizi, che risultano più assenti che presenti, si
manifesta, agli occhi del viaggiatore europeo, con tratti di fondo sostanzialmente
simili.
Tra la seconda metà dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, due fattori determinanti
per lo sviluppo dell'ospitalità orientale sono facilmente identificabili: la navigazione a
vapore e lo sviluppo delle ferrovie.
Questi due fattori sono entrambi in grado di ridurre i tempi e i disagi del viaggio
dall'Europa all'Egitto, al Levante ed all’Oriente favorendo così l’incremento dei
viaggiatori con il conseguente aumento della domanda di servizi ricettivi.
«L’Oriente, rimasto fino ad allora appannaggio di pochi, si apre a quel punto a una forma di
turismo in senso moderno: il viaggio organizzato, che l’inglese Thomas Cook inventa e trasforma
ben presto in un’impresa fiorente»
IL VIAGGIO ORGANIZZATO
La nave diviene fine a sé stessa. La nave non svolge più un servizio di linea; la
navigazione è lenta perché è stata pensata per permettere ai viaggiatori di ammirare
le bellezze dell’Egitto effettuando anche degli scali per visitare, con escursioni
organizzate, i principali siti archeologici.
I crocieristi non si immergono però nella realtà del luogo. Essi rimangono
tranquillamente sulla nave, all’ombra, ammirando il paesaggio che scorre come una
tela di fondo. La nave rende così minimi i disagi arrecati dal clima.
La nave, riservata ad uso esclusivo dei crocieristi, permette un’intensa interazione
sociale che è l’ampliamento della vita sociale che si svolgeva nelle stazioni
climatiche.
La nave percorre lentamente il Nilo consentendo ai crocieristi di dipingere,
chiacchierare, giocare, pranzare.
Sono presenti, a bordo, diversi luoghi di socializzazione. Le persone trascorrono la
maggior parte del tempo in questi luoghi comuni a partire dalla veranda sul ponte
superiore.
IL DRAGOMANNO
L’albergo orientale usa modelli architettonici esterni dal territorio (solitamente sono
quelli europei adattati alle condizioni climatiche). La forma esterna tende infatti ad
identificare l’albergo come “europeo”. La dimensione locale appare così solo negli
elementi decorativi interni.
Il viaggiatore in cerca dell'Oriente richiede infatti di fruire di un esotismo temperato,
mitigato anche dalle comodità degli alberghi, ai quali la sua condizione di membro
della classe agiata l‘ha abituato.
Il viaggiatore all'albergo orientale richiede le comodità occidentali collocate però in
un contesto in qualche modo orientaleggiante.
Il viaggiatore che si muove lontano dall’Europa richiede poi la presenza di un
ambiente consueto, per forme e comodità, nel quale poter interagire con i propri
simili, con i rappresentanti del mondo occidentale, diplomatici, militari, commercianti,
presenti nelle città visitate.
Nei momenti di sosta durante l’itinerario in Oriente, il viaggiatore necessita infatti di
un’interazione che ricrei quella presente nella vita sociale europea.
L’albergo si delinea così come un mondo a parte, un universo separato, una sorta di
microenclave che è il punto di ritrovo dell’elegante società elitaria dei viaggiatori
occidentali colta nelle soste del viaggio in Oriente.
La veranda, al pari della passeggiata, è quindi il luogo deputato dell’Oriente in cui è
necessario essere presenti per “vedere ed essere visti”.
Dall’Europa all’Egitto, la vita sociale legata al viaggio internazionale trova,
nell’evoluzione in senso occidentale delle forme dell’ospitalità levantina, il suo
palcoscenico ideale per recitare il proprio ruolo sociale basato sulla distinzione e
sull’imitazione.
Il modello dell’albergo orientale si diffonde oltre il Levante a partire dall’India.
L’ALBERGO ORIENTALE
In conclusione possiamo quindi osservare che l’albergo orientale:
● è sia un rifugio per gli occidentali che un mezzo di sviluppo delle attività
commerciali, e poi turistiche, diffusosi, in modo sostanzialmente unitario, in un
arco di tempo racchiuso tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima del
Novecento;
● è il simboli della presenza dei viaggiatori europei e del loro stile di vita;
● è un simbolo dell'avventura del viaggio in Oriente e in Africa;
● è un rifugio sicuro dove poter sia estraniarsi dal contesto locale che interagire
con gli altri europei, non solo viaggiatori, presenti;
● è un microcosmo elitario, ad accesso in qualche modo regolamentato, in cui
poter praticare, in una cornice elegante, i comportamenti tipici della vita
sociale europea;
Nel Grand Hôtel europeo, in genere, gli spazi deputati per la vita sociale sono
prevalentemente quelli interni, mentre la passeggiata o il parco provvedono ad
alimentare l’interazione della stazione climatica.
Nel Grand Hôtel orientale, invece, non sono tanto le porte girevoli ad attivare il
meccanismo dell’inclusione e dell’esclusione. Il compito spetta invece alla veranda la
cui funzione, da pratica ed architettonica, ingloba anche quella della vetrina sociale.
Indispensabile infatti per mitigare gli effetti del sole e del calore offrendo ombra e
frescura, la veranda prolunga gli spazi comuni per la vita sociale dell’albergo
proiettandoli verso l’esterno.
La veranda orienta così la sua funzione di spazio sociale caratterizzandosi per tre
temi chiave:
Il ritrovarsi ad agire, per gli europei in Oriente, in uno spazio ridotto e intimo, lascia
quindi emergere i meccanismi dell’interazione messi in atto all’interno della società
dei viaggiatori:
Vediamo allora le caratteristiche principali degli alberghi orientali per valutarne gli
attuali punti di forza.
Prima di tutto essi sono oggi intesi come delle strutture ricettive dotate di una loro
precisa identità: un punto di partenza per ripercorrere la storia dei luoghi.
Questo tipo di albergo dà poi al viaggiatore-ospite il gusto di soggiornare in un
ambiente comodo, ma non omologato: un punto di forza, apprezzato dal turista
postmoderno, rispetto all’accoglienza standardizzata.
Matilde Serao evidenzia la lettura classica della funzione centrale del dragomanno
per il viaggio in Oriente: da semplice interprete ad imprenditore in grado di facilitare il
viaggio sulle strade del Levante biblico.