La vita
1785: Nasce a Milano da Pietro Manzoni, nobile, e Giulia Beccaria. Suo nonno è Cesare Beccaria, giurista,
esponente di spicco dell’Illuminismo lombardo ed autore del saggio Dei Delitti e delle Pene (contro alla
tortura e alla pena di morte). Il padre naturale è probabilmente Pietro Verri, altro importante illuminista
lombardo e fondatore della rivista Il Caffè.
1805: Si trasferisce a Parigi dalla madre, che ha iniziato una relazione col nobile Carlo Imbonati. Entra in
contatto con l’ambiente culturale parigino e dà vita alle sue prime prove poetiche degne di nota (Carme in
morte di Carlo Imbonati). Figura chiave: Claude Fauriel (maestro e figura paterna).
1810: Conversione religiosa al cattolicesimo. Figura chiave: Eustachio Degola (maestro spirituale). In
questo stesso anno, rientra a Milano con la famiglia.
1833: Muore Enrichetta. Nel 1837 Manzoni sposa in seconde nozze la nobildonna Teresa Borri Stampa.
1842-1873: Dopo la pubblicazione de I Promessi Sposi Manzoni non scrive più opere propriamente
letterario: si apre una produzione di tipo storico, morale, linguistico. Viene riconosciuto come uno dei più
importanti intellettuali italiani e come padre dell’Italia unita.
Serie di 12 componimenti, ciascuno dedicato ad una delle festività liturgiche cristiane dell’anno. Manzoni
ne porta a termine cinque: La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione e La Pentecoste. Forte
rilievo viene dato agli aspetti sociali e morali del messaggio cristiano. Emerge la tipica attenzione
manzoniana verso gli strati più umili della società, oppressi dalle classi più agiate e potenti. La fede cristiana
è vista dunque come una guida per il popolo e per l’intera umanità verso una società più giusta.
Odi civili
Componimenti poetici composti da Manzoni in occasione di alcuni eventi politici particolarmente rilevanti.
Proclama di Rimini (1815) e Marzo 1821 (1821) sono legati ai moti italiani di ribellione contro l’Austra. Il 5
maggio (1821) è una riflessione sulla figura storica e sul destino di Napoleone Bonaparte.
Tragedie
1) Presenza di eroi tragici che incarnano alti ideali ma muoiono nello scontro con un potere corrotto.
2) Interesse per il vero storico: Manzoni mette in scena episodi realmente avvenuti.
3) Pessimismo manzoniano (vedi punto 1).
Adelchi (1822)
Guerra fra i franchi di Carlo Magno e i longobardi di re Desiderio (VII secolo). Adelchi è il figlio del re
Desiderio; muore in battaglia combattendo contro l’esercito dei franchi, che riescono a sbaragliare il nemico
e conquistare i territori del nord Italia grazie al tradimento di alcuni duchi longobardi. La sorella di Adelchi,
Ermengarda, moglie di Carlo Magno, viene ripudiata e muore per il dolore.
Adelchi ed Ermengarda sono simboli l’uno del valore morale e militare (il giovane infatti, pur contrario alla
guerra, decide di parteciparvi lo stesso per obbedire al padre) e l’altra del vero amore: entrambi vengono
schiacciati dalla forza degli interessi politici e dal cinismo della “ragion di stato”.
Stesure e edizioni
1821-1823
Fermo e Lucia. Versione “embrionale” del romanzo.
Presenza di elementi da romanzo nero: l’episodio della Monaca di Monza in questa prima versione è un
vero e proprio romanzo nel romanzo molto lungo e particolarmente crudo.
Questione linguistica: in questa prima stesura Manzoni non si serve di un linguaggio ben definito né
unitario. Un mix di lingue in cui prevalgono elementi dialettali lombardi fusi con altri “presi in prestito” da
altri dialetti (come il toscano) e lingue (in particolare il francese).
1827
Ventisettana
Prima edizione pubblicata del romanzo, col titolo definitivo I Promessi Sposi. La lingua utilizzata presenta
però ancora molte caratteristiche tipiche del dialetto lombardo. Per questo Manzoni decide di recarsi a
Firenze per “sciacquare i panni in Arno”: vuol fare esperienza di prima mano del fiorentino parlato e
modificare la lingua del romanzo in modo che rispecchi il dialetto della città toscana. Questo perché ritiene
che il fiorentino del suo tempo sia una lingua maggiormente comprensibile per i lettori dell’Italia intera, e
non solo alle persone più istruite o agli abitanti di uno specifico territorio.
Si può capire l’importanza fondamentale che ha per Manzoni la questione linguistica: trovare una lingua che
possa essere letta e compresa da tutti e che rappresenti un elemento unificante per la nazione italiana ed il
suo popolo.
1840-1842
Quarantana
E’ l’edizione definitiva del romanzo, quella che leggiamo ancora oggi. Manzoni ha impiegato 21 anni a
terminare definitivamente la sua opera.
Il romanzo storico
Perché romanzo?
Perché il romanzo è la forma letteraria più popolare ed accessibile all’epoca di Manzoni. L’obiettivo dello
scrittore è ancora quello diffondere il suo messaggio ad un pubblico più ampio possibile. Soprattutto un
pubblico popolare e borghese.
Il modello è quello di Walter Scott. E’ uno scrittore inglese, vero e proprio pioniere di questo genere
letterario. Scrive vari romanzi ambientati nell’Inghilterra e nella Scozia medievali. Il suo romanzo più
famoso, che influenza fortemente il Manzoni, è Ivanhoe.
Perché storico?
L’interesse di Manzoni per la Storia è già emerso con evidenza nelle Tragedie e nelle opere poetiche (vedi
per esempio Il 5 maggio, dedicata alla figura di Napoleone Bonaparte).
Lo scrittore vuole ambientare le vicende in contesti verosimili, basandosi sullo studio di documenti, cronache
e testimonianze.
1) Mostrare le ingiustizie e le disuguaglianze presenti nelle società e nei sistemi politici di ogni epoca.
Particolarmente feroce la critica al XVII Secolo, in cui vengono ambientati I Promessi Sposi.
2) Portare alla luce, partendo da un contesto particolare, verità universali (valide per ogni epoca)
sull’uomo e sulla sua condizione.
I luoghi
Manzoni ambienta il romanzo in luoghi a lui familiari. I protagonisti vivono in un piccolo paese nei pressi
di Lecco, dunque sul ramo orientale del Lago di Como. A quei tempi questi territori fanno parte del Ducato
di Milano, sotto il dominio della Corona spagnola. Siamo vicini al confine con la Repubblica di Venezia.
(Vedi mappa su Teams).
Con il procedere della narrazione, le vicende si spostano anche in altri luoghi poco lontani: Milano, Monza,
Bergamo (quest’ultima città parte della Repubblica di Venezia).
I temi
Manzoni sceglie come protagonisti del proprio romanzo personaggi umili e sconosciuti (piccola
Storia). Nonostante questo le loro vicende risultano molto significative. Nel “piccolo teatro” della
provincia entrano in scena cose grandi: la lotta fra il bene e il male, il coraggio e la vigliaccheria,
la fede in Dio e le azioni demoniache, l’amore e la morte.
Sullo sfondo delle loro vicende troviamo però anche gli avvenimenti della Grande Storia: la
guerra, la carestia, una terribile epidemia di peste. Troviamo anche grandi personaggi storici,
come ad esempio il cardinale Federigo Borromeo. Il Narratore indugia in lunghe descrizioni di tali
fatti e personaggi, sempre basate su uno studio accurato delle fonti storiche.
2) Fede e provvidenza.
Come si manifesta la volontà di Dio nella Storia umana? Questa è sicuramente una delle domande
che più assilla Manzoni. In un mondo dominato dall’egoismo e dalle passioni più sfrenate, dove
spesso e volentieri l’unica legge che vale è quella del più forte, si può ancora credere nell’esistenza
di un Dio che guida e protegge l’umanità?
Nel romanzo appaiono con evidenza due elementi:
1) La Provvidenza di Dio (ovvero il suo aiuto agli uomini) si manifesta in modi e in forme
misteriose e spesso incomprensibili all’uomo. In particolare, Dio si manifesta tramite le azioni
e le parole dei suoi fedeli.
2) La fede in Dio e nella sua Provvidenza è nel romanzo ciò che permette di mantenere una
speranza anche nelle difficoltà più estreme (ne è un esempio il personaggio di Lucia).
Come già segnalato, Manzoni mette in atto un’aspra critica alla società seicentesca, un mondo
caratterizzato da una cieca violenza, nascosta dietro ad un’apparenza di splendore e giustizia.
I personaggi
I protagonisti del del romanzo sono Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, i Promessi Sposi. L’antagonista
è don Rodrigo. Su questa triade di personaggi è costruite l’intero sistema dei personaggi del romanzo.
Possiamo individuare una serie di personaggi che svolgono il ruolo di aiutanti sia dei protagonisti che
dell’antagonista.
Aiutanti di Renzo e Lucia: Padre Cristoforo (frate cappuccino), Federigo Borromeo (cardinale di Milano),
Agnese (madre di Lucia).
Aiutanti di don Rodrigo: Conte Attilio (cugino), Conte Zio (altro potente parente di don Rodrigo), Don
Abbondio (curato del paese che, su pressione di don Rodrigo, impedisce a Renzo e Lucia di sposarsi).
Alcuni personaggi compiono il passaggio da aiutante ad antagonista (come la Monaca di Monza) o viceversa
(come l’Innominato).
1) Personaggi che incarnano una religiosità vera e virtuosa (Lucia, fra Cristoforo, Federigo Borromeo),
e quelli che invece incarnano una religiosità falsa e corrotta (Don Abbondio, la Monaca di Monza).
2) Personaggi che rappresentano un potere politico positivo al servizio dei più deboli (ancora Federigo
Borromeo, l’Innominato dopo la conversione), e quelli che invece rappresentano un potere corrotto
ed opprimente (don Rodrigo, Conte Zio, l’Innominato prima della conversione).
Il Narratore
Il narratore dei Promessi Sposi è esterno e onnisciente. La focalizzazione è zero. Spesso interviene
direttamente (fa “sentire la sua voce”) con commenti, giudizi, opinioni.
Esterno: non fa parte dei personaggi della storia. Segue le vicende da una prospettiva esterna.
Onnisciente: conosce già tutte le vicende. A volte anticipa degli avvenimenti o “torna indietro nel tempo” per
mostrarne altri.
Focalizzazione zero: essendo onnisciente, il narratore conosce e riferisce sia gli avvenimenti esteriori, sia i
pensieri ed i moti interiori dei personaggi.
Il Narratore non ci narra direttamente le vicende del romanzo ma si serve di un espediente letterario: finge
di aver scoperto la storia dei Promessi Sposi in un manoscritto anonimo del ‘600. Visto che il linguaggio del
manoscritto è eccessivamente complicato e artificioso, ma le vicende che narra belle e interessanti, ha
deciso di riscriverlo in un linguaggio più semplice e comprensibile (“rifarne la dicitura”).
Nella prima parte dell’Introduzione l’autore ci propone un brano tratto proprio dal manoscritto
seicentesco (ovviamente fabbricato ad arte da Manzoni stesso): ci troviamo di fronte ad una lingua arcaica,
pomposa, con periodi lunghissimi ed eccessivamente articolati.
Nella seconda parte, entra in scena il narratore in prima persona, che si domanda a cosa serva trascrivere una
simile opera, visto che nessuno sarà mai disposto a leggerla. Decide dunque di iniziarne la riscrittura.
Fin dall’Introduzione vengono alla luce due elementi che caratterizzeranno poi l’intero romanzo:
1) La critica alla società ed ai costumi del Seicento.
2) L’ironia del Narratore.