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Capitolo 2
FASI DEL PROCESSO SCIENTIFICO:
1. La curiosità fa compiere il primo passo: osservazione e domanda iniziale;
2. Il ricercatore misura una seconda variabile y (come il tempo di sonno durante il giorno
riferito dai partecipanti);
3. Determina dal punto di vista statistico se x e y sono correlati tra loro. Si deve considerare la
probabilità che x abbia causato y, che y abbia causato x o che entrambi si siano influenzati a
vicenda (problema della bidirezionalità).
(L’osservazione naturalistica e i sondaggi vengono spesso utilizzati non solo per descrivere eventi,
ma anche per studiare le associazioni fra variabili.)
Il coefficiente di correlazione indica la direzione e la forza del rapporto fra 2 variabili. Una
correlazione positiva significa che i punteggi più elevati di una variabile sono associati ai punteggi
più elevati dell’altra variabile. Una correlazione negativa significa che i punteggi più bassi di una
variabile sono associati ai punteggi più bassi dell’altra.
L’ESPERIMENTO: Ha 3 caratteristiche:
1. Il ricercatore manipola 1 o più variabili;
2. Il ricercatore misura se questa manipolazione influenza altre variabili;
Per evitare questi fattori viene utilizzata la PROCEDURA IN DOPPIO CIECO nella quale sia i
partecipanti che lo sperimentatore sono tenuti all’oscuro di quale sia la condizione sperimentale del
partecipante. Questo minimizza la probabilità che i ricercatori si comportino in modo diverso nei
confronti dei due gruppi di partecipanti e riduce la possibilità che le aspettative dei partecipanti
influenzino l’esperimento.
VALIDITA’ ESTERNA: Fino a che punto i risultati di uno studio possono essere generalizzati ad
altre popolazioni, ambienti o condizioni. Per determinare la validità esterna gli scienziati hanno
Capitolo 3
GLI EFFETTI DELLA GENETICA SUL COMPORTAMENTO: All’inizio del XX secolo i
genetisti introdussero l’importante distinzione tra genotipo, corredo genetico proprio di ogni
individuo, presente fin dal concepimento, e fenotipo, insieme delle caratteristiche osservabili
dell’individuo, risultato dell’interazione del genotipo con l’ambiente. I “fattori genetici” che
costituiscono le basi biologiche dell’ereditarietà identificate da Mendel sono i geni. Un gene può
essere definito come il segmento di DNA che contiene il codice per sintetizzare ogni singola
proteina. Il DNA è un polimero costituito da monomeri, detti nucleotidi, ognuno dei quali è
costituito da: un gruppo fosfato, uno zucchero (desossiribosio) e una tra le basi azotate (guanina,
adenina, citosina e timina). Le forma alternative di un gene che determinano caratteristiche diverse
di uno stesso tratto si chiamano alleli (così un allele codifica per gli occhi chiari e un altro allele
codifica per gli occhi scuri). Genotipo e fenotipo non sono uno la copia dell’altro perché nel
fenotipo si esprimono solo i caratteri presenti in entrambi gli alleli (omozigoti) oppure quando gli
alleli sono diversi (eterozigoti) solo il carattere codificato dall’allele dominante. In altre parole, i
caratteri dominanti si esprimono sia che siano presenti su un solo allele sia su entrambi e i caratteri
recessivi si manifestano solo quando presenti su tutti e due gli alleli.
GENETICA COMPORTAMENTALE: Studia l’influenza dell’ereditarietà e dei fattori ambientali
sulle caratteristiche psicologiche. Un metodo di ricerca utilizzato per stimare l’influenza dei fattori
genetici è lo studio di adozione in cui persone che sono state adottate nella primissima infanzia
I risultati ottenuti confrontando le Big Five di gemello omo ed eterozigoti cresciuti insieme ed omo
ed eterozigoti cresciuti separatamente indicano che il 40%-50% delle differenze di personalità tra
individui è attribuibile a differenze nel genotipo. Per quanto riguarda i fattori ambientali sono le
esperienze familiari e non a plasmare lo sviluppo della personalità (ad esempio le relazioni con
genitori, fratelli, amici ecc.).
INTERAZIONE TRA GENI E AMBIENTE: Il concetto di range di reazione mette a disposizione un
utile schema di riferimento per capire le interazioni tra geni e ambiente. Il range di reazione per una
caratteristica di origine genetica è l’intervallo di possibilità consentite dal codice genetico. Ciò
significa, per esempio, che l’individuo eredita un range di intelligenza potenziale che ha un limite
superiore e un limite inferiore; gli effetti ambientali stabiliranno poi dove si colloca quella persona
entro quei limiti. Scarr e McCartney hanno individuato 3 modalità con cui il genotipo può
influenzare l’ambiente che, a sua volta, può influenzare lo sviluppo delle caratteristiche personali:
-Le caratteristiche a base genetica possono influenzare diversi aspetti dell’ambiente in cui vive il
bambino;
-Influenza evocativa-> termine che indica il fenomeno per cui i comportamenti a base genetica del
bambino tendono a evocare determinate reazioni dagli altri;
- influenzano la scelta di ambienti compatibili (guardare es. pag. 103).
Quindi il modo in cui si sviluppano le persone è influenzato sia dalla biologia che dall’esperienza.
EPIGENETICA: L’epigenetica è lo studio dei cambiamenti nell’espressione dei geni che non
dipendono dal DNA ma sono causati da fattori ambientali. Quest’area di ricerca apre un mondo
completamente nuovo in cui, non accontentandosi più di analizzare i fenomeni genetici che si
verificano in natura, i ricercatori possono influenzare, manipolare e duplicare direttamente la
struttura dei geni. Due metodi di modificazione del codice genetico sono:
• Procedura Knock-out: si rimuove una porzione di DNA;
• Procedura Knock-in: viene inserito del materiale genetico.
6. Tutti gli esseri umani possiedono delle emozioni universalmente condivise, che sono mezzi
importanti di comunicazione sociale.
7. I maschi sono più violenti e più propensi ad uccidere rispetto alle femmine.
SESSUALITA’ E PREFERENZA NELLA SCELTA DEL PARTNER: Secondo un approccio
evoluzionistico denominato “teoria delle strategie sessuali” le strategie e la preferenza nella scelta
del partner riflettono tendenze ereditarie, sviluppatesi nell’arco dei secoli, quali risposte alle
differenti esigenze adattive che uomini e donne hanno dovuto affrontare. Non tutti gli studiosi
hanno aderito a questa spiegazione evoluzionistica delle scelte di accoppiamento; anche qui il
dissenso riguarda il peso relativo dei fattori biologici e ambientali interconnessi. Ad esempio i
sostenitori della teoria della struttura sociale affermano che uomini e donne esibiscono preferenze
PERIODO REFRATTARIO ASSOLUTO: Per i pochi istanti successivi al pda, il neurone non è
stimolabile in alcun modo in quanto non vi sono ioni disponibili per innescare pda. Si parla infatti
di periodo refrattario assoluto per indicare il brevissimo lasso di tempo in cui la membrana non è
eccitabile e non è in grado di scaricare un altro impulso.
COME COMUNICANO I NEURONI? In primo luogo bisogna chiarire il termine spazio sinaptico
che è un minuscolo spazio che separa l’estremità dell’assone dal neurone immediatamente
successivo. I neuroni producono neurotrasmettitori (NT) ovvero sostanze chimiche che trasmettono
messaggi ad altri neuroni, ghiandole e muscoli attraverso lo spazio sinaptico. Questa
comunicazione chimica avviene in 5 fasi:
1. SINTESI: I vari NT vengono prodotti all’interno del neurone;
2. IMMAGAZZINAMENTO: I singoli NT vengono immagazzinati nelle vescicole sinaptiche
situate all’estremità dell’assone;
3. RILASCIO: Quando si crea un potenziale d’azione nell’assone, le vescicole si fondono con
la membrana sinaptica per arrivare alla superficie così che le molecole di NT vengono
rilasciate nello spazio tra l’assone del neurone postsinaptico (mittente) e la membrana
dell’assone postsinaptico (ricevente);
4. LEGAME: Le molecole attraversano lo spazio sinaptico e si legano ai recettori, grandi
molecole proteiche incorporate nella membrana cellulare del neurone postsinaptico che ha
una superfice strutturata per accogliere un determinato NT. Quando una molecola di NT si
lega al proprio recettore, si crea una reazione eccitatoria, che può innescare un pda se supera
una certa soglia, o inibitoria, che può impedire l’innesco del pda.
5. DISATTIVAZIONE: Una volta legata al recettore, la molecola di NT continua a eccitare o
inibire il neurone finché non viene disattivata. Alcune molecole di NT vengono disattivate
da altre sostanze chimiche, situate nello spazio sinaptico, che le scompongono nei loro
componenti. In altri casi, il NT è disattivato mediante il meccanismo di ri-captazione per cui
le molecole di NT vengono chiamate nei terminali dell’assone postsinaptico.
PLASTICITA’ NEURONALE: capacità dei neuroni di modificarsi nella struttura e nella funzione
SVELARE I SEGRETI DEL CERVELLO: I neuroscienziati usano svariati metodi per studiare le
strutture e le attività del cervello:
• I TEST NEUROPSICOLOGICI: Per misurare i comportamenti verbali e non verbali di
coloro che potrebbero aver subito danni cerebrali a seguito di un incidente o di una malattia;
• LE TECNICHE DI ABLAZIONE E DI STIMOLAZIONE: I ricercatori possono produrre
lesioni selettive di piccole porzioni del sistema nervoso tramite asportazione chirurgica o
applicazione di energia elettrica, termica o chimica (ablazione). Un approccio per certi versi
opposto all’ablazione è la stimolazione chimica in cui una cannula viene inserita in un’area
specifica del cervello per potervi immettere delle sostanze chimiche e studiarne gli effetti.
Capitolo 5: Sensazione
SENSAZIONE: Processo di rilevazione dello stimolo, attraverso il quale i nostri organi sensoriali
rispondono a stimoli ambientali e li traducono in impulsi nervosi inviati al cervello.
PERCEZIONE: Attribuire un “senso” a quello che ci dicono i nostri sensi. E’ il processo attivo di
organizzare l’input dato e attribuirgli un significato.
VISTA: Il nostro sistema visivo è sensibile alle lunghezze d’onda comprese tra 700 nanometri circa
fino a 400 nanometri circa. Le onde luminose entrano nell’occhio attraverso la cornea, dietro la
cornea si trova la pupilla che può dilatarsi o restringersi per controllare la quantità di luce che entra
nell’occhio. Dietro la pupilla c’è il cristallino, una struttura elastica che diventa più sottile per
mettere a fuoco oggetti distanti e più spessa per mettere a fuoco oggetti vicini. Il cristallino mette a
fuoco l’immagine visiva sulla retina, un tessuto a più strati sensibile alla luce che si trova sul retro
del bulbo oculare. La capacità di vedere con chiarezza dipende in parte dalla capacità del cristallino
di mettere a fuoco l’immagine direttamente sulla retina che è nota come accomodazione.
MIOPIA: Il cristallino mette a fuoco l’immagine davanti alla retina, quindi si ha difficoltà nel
vedere oggetti lontani;
IPERMETROPIA: Il cristallino mette a fuoco l’immagine dietro la retina, quindi si ha difficoltà nel
vedere oggetti vicini.
Gli occhiali e le lenti servono a correggere l’incapacità naturale del cristallino di mettere a fuoco
l’immagine visiva direttamente sulla retina.
FOTORECETTORI: La retina contiene due tipi di fotorecettori:
• BASTONCELLI: Fotorecettori in bianco e nero, funzionano al meglio quando la luce è
scarsa; sono circa 500 volte più sensibili alla luce dei coni, ma non creano la sensazione del
colore.
• CONI: Recettori del colore che funzionano al meglio con luce forte.
Negli esseri umani i bastoncelli si trovano in tutta la retina con l’eccezione della fovea, una piccola
zona al centro della retina che contiene una grande quantità di coni. Bastoncelli e coni che
compiono il lavoro di trasduzione, cambiano il Vm e assorbono la luce, trasmettono sinapticamente
il loro segnale alle cellule bipolari che a loro volta lo trasmettono sinapticamente alle cellule
gangliari dotate di un assone che insieme agli altri forma il nervo ottico.
ACUITA’ VISIVA: Capacità di vedere i particolari più piccoli, è maggiore quando l’immagine si
proietta direttamente sulla fovea.
TRASDUZIONE VISIVA: Bastoncelli e coni trasducono le onde luminose in impulsi nervosi
attraverso l’azione di molecole proteiche dette fotopigmenti. L’assorbimento della luce da parte dei
fotopigmenti produce una reazione chimica che fa variare il rilascio del neurotrasmettitore alla
sinapsi del recettore con le cellule bipolari. Maggiore è il mutamento nel rilascio del trasmettitore,
più forte è il segnale che viene trasmesso alle cellule bipolari e, a loro volta, alle cellule gangliari.
Se uno stimolo scatena le risposte nervose a ciascuno dei 3 livelli (fotorecettori, bipolari e
gangliari), il messaggio viene inviato instantaneamente alla stazione di rilascio visivo nel talamo e,
da lì, alla corteccia visiva del cervello.
Capitolo 6: La Percezione
L’ANALISI E LA RICOSTRUZIONE DI SCENE VISIVE: Dalla retina il nervo ottico invia impulsi a
una stazione di collegamento situata nel talamo, il centralino sensoriale del cervello. Da lì, l’input
viene instradato verso diverse zone della corteccia, in particolare verso la corteccia visiva primaria
del lobo occipitale, nella parte posteriore del cervello. Il gruppo di neuroni all’interno della
corteccia visiva primaria sono organizzati per ricevere e integrare gli impulsi sensoriali nervosi che
hanno origine in specifiche regioni della retina. Alcune di queste cellule, note come rivelatori di
caratteristiche, si attivano in modo distinto in risposta agli stimoli visivi che possiedono specifiche
caratteristiche. Questi rivelatori di caratteristiche sono stati scoperti da Hubel e Wiesel che per ciò
vinsero il premio Nobel. Esistono diverse classi (moduli) di queste cellule che rispondono
5. L’interposizione: gli oggetti più vicini a noi possono toglierci parte della visuale
degli oggetti distanti;
6. La texture: La struttura o la trama di un oggetto sembrano più fini con l’aumento
della distanza;
7. La dimensione relativa: se vediamo 2 oggetti che sappiamo essere di dimensioni
simili, valuteremo che quello che sembra più piccolo è più lontano;
8. Il parallasse di movimento: se ci stiamo spostando, gli oggetti vicini sembrano
muoversi più rapidamente in direzione opposta rispetto a quelli più lontani.
TERAPIE DI DISAPPRENDIMENTO:
1.Nelle terapie di esposizione il paziente viene esposto a uno stimolo (SC) che induce una
risposta ansiosa (come la paura) senza la presenza dello SI, consentendo così l’estinzione;
2.La terapia di avversione tenta di condizionare un’avversione o repulsione verso uno
stimolo che induce un comportamento indesiderato abbinandolo ad un SI sgradevole.
Quindi il condizionamento classico può anche ridurre la nostra eccitazione o attrazione
per determinati stimoli.
Capitolo 9: La Memoria
La memoria è la ritenzione delle informazioni nel tempo. I processi di base richiesti dalla memoria
sono:
■ La codifica: processo mediante il quale si assumono le info in memoria;
■ L’immagazzinamento: permette di trattenere le informazioni nel tempo, se le info non
vengono immagazzinate in modo adeguato non possono essere rievocate;
■ Il recupero: attraverso il quale si possono recuperare le informazioni dal magazzino della
memoria e quindi ricordarle.
Il modello sviluppato da Atkinson e Shiffrin suddivide concettualmente la memoria in 3
componenti principali: memoria sensoriale, memoria di lavoro (o a breve termine) e memoria a
lungo termine.
MEMORIA SENSORIALE: La memoria sensoriale recepisce brevemente le info sensoriali in arrivo.
Incorpora vari sottosistemi, detti registri sensoriali, che sono i processori iniziali delle informazioni.
Il nostro registro sensoriale visivo è detto magazzino iconico e nel 1960 Sperling fece un celebre
esperimento per capire per quanto tempo la memoria sensoriale visiva conserva le info. Disponeva
lettere su 3 file e 4 colonne, poi faceva comparire l’immagine su uno schermo per un ventesimo di
secondo e chiedeva ai partecipanti di ricordare il maggior numero possibile di lettere: il ricordo
medio andava da 3 a 5 lettere. Per capire perché il ricordo era così limitato, Sperling ha introdotto
un’altra versione dell’esperimento. Qui, mentre venivano proiettate le lettere sullo schermo, i
partecipanti udivano un segnale acustico di tono alto, medio e basso, che indicava loro di ricordare
rispettivamente le lettere della prima, della seconda e della terza riga. In questo caso i partecipanti
riuscivano spesso a ricordare tutte e 4 le lettere e quale fosse la riga indicata dal segnale acustico.
Quindi è difficile conservare le info visive per più di una frazione di secondo se non sono
accompagnata de un altro stimolo sensoriale. Però il nostro registro sensoriale uditivo, detto
magazzino ecoico, può trattenere info di suono per alcuni secondi.