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Aristotele

Nasce nel 384 a Stagira ma è vissuto ad Atene. Non


godette mai dei pieni diritti civili e politici proprio
perché era un meteco. Era appassionato allo studio
degli organismi viventi che costituiranno il paradigma
dell'esistenza individuale e concreta delle sostanze.
Nel 367 a.C. Aristotele entra nell'Accademia di
Platone. All'inizio era d'accordo con le sue idee ma dopo si allontana venendo considerata come una
profonda critica e una sostanziale revisione della filosofia di Platone.
Dopo la morte di Platone nel 347 a.C. Aristotele lascia Atene e si reca ad asso in Asia minore dove
si sposa con Pizia (la figlia del tiranno).
Filippo II, re di Macedonia affida l’educazione del figlio Alessandro ad Aristotele, torna ad Atene
nel 335 a.C dopo l’attacco Macedone. Aristotele fondò il Liceo (situato nel giardino di Apollo
Liceo, infatti da qua prende il nome) per condurre un'attività di insegnamento che copre vari ambiti
del sapere. Nel liceo nasce una nuova concezione del sapere che pone al centro dell'insegnamento la
figura del professore e al centro della ricerca lo spazio della biblioteca dove c'erano manoscritti che
riguardavano tutte le discipline. Secondo lui si arrivava al sapere mediante un indagine scientifica.
Nel 323 a.C. giunge la notizia della morte del tanto odiato Alessandro magno, si riaccendono forti
ostilità nei confronti del suo regime. Aristotele lascia Atene e poiché era caduto il regime che lo
proteggeva e si ritira in esilio, probabilmente anche con l'accusa di empietà. Muore nel 322 a.C.
Aristotele non fu mai un cittadino a pieno titolo ma solo un meteco ovvero uno straniero residente.
LE OPERE: le opere si dividono in opere essoteriche, opere divulgative composte da maggior parte
da dialoghi, e opere esoteriche, opere che faceva e condivideva solo con gli studenti composti da
trattati in prosa (questi inizialmente persi ma poi trovati nelle cantine dello scolara Teufrasto).
Le opere sono molto più organizzate e scientifiche di quelle di Platone.
Si occupa delle scienze che vengono divise in teoretiche, pratiche e poetiche. Le teoretiche vengono
divisi in fisica matematica e metafisica. Le pratiche vengono divise in etica e politica. Le poetiche
in arti (oggi sono le attività pratiche) e tecniche.

La Metafisica

È la filosofia prima (pura) il dominio della metafisica è l’essere.


È una disciplina che contemporaneamente studia:
• L’essere in quanto essere
• Teoria della sostanza
• Teoria delle cause e i principi
• La teologia (il divino inteso come primo motore immobile).

Teoria dell’essere

La filosofia prima studia tutto quello che in qualche modo è ovvero sull'essere. Filosofia prima si
può chiamare anche metafisica ontologia.
Il linguaggio tende a rispecchiare la realtà e termini del linguaggio possono essere raggruppati in 10
categorie: sostanza quantità qualità relazione dove e quando stare avere agire e subire.
Questi non stanno tutti sullo stesso piano poiché la sostanza è più importante delle altre nove che
vengono chiamati accidenti.la sostanza può vivere da sola e gli accidenti sono caratteristiche
secondari della sostanza.
Aristotele individua un'altra distinzione tra individuale e universale. Individuale ha una propria
posizione nel tempo nello spazio, universale non ha un'unica locazione localizzazione nello spazio e
nel tempo.
Come universale si può intendere gli individui mentre come universale si possono intendere le idee
di Platone che non sono concrete.
Per Aristotele esiste tutto quello che è individuale mentre universale esiste solo che vi sia qualcosa
di individuale che lo realizza.

Teoria della sostanza

La sostanza è un sinolo di materia e di forma. La materia è il supporto che rende possibile


l'esistenza di una certa sostanza. La forma rende una certa sostanza quello che effettivamente.
Riesce a tenere insieme la materia impedendole di disgregarsi disfacendo la sostanza.
La sostanza potrebbe essere in atto o in potenza, quando è in potenza si intende quando questa
potrebbe esistere ma di fatto non esiste ancora, l’atto qualcosa che esiste al momento reale. La
materia comporta l’esistenza di una certa sostanza solo in potenza. Quello che determina il
passaggio dalla potenza all’atto è la forma.

Teoria delle 4 cause

La causa è ciò che spiega una certa sostanza. La spiegazione può evidenziare diversi aspetti e
Aristotele distingue quattro cause:
• Causa efficiente o motrice: da l’inizio all’esistenza di una certa sostanza
• Causa materiale: la materia di cui è fatta la sostanza
• Causa formale: la forma di cui una sostanza è provvista che la rende ciò che è
• Causa finale (entelechia quando è compiutamente in atto): che è il fine di una certa sostanza

La Fisica

Aristotele dice che la natura è il regno del divenire e che quindi la fisica in quanto scienza della
natura è una scienza del divenire. Guardando la natura intorno a noi o comunque anche noi stessi
possiamo notare che tutto è in trasformazione e che quindi il divenire è una dimensione
fondamentale della nostra esistenza.
Aristotele a differenza degli eleati ha un atteggiamento positivo nei confronti del divenire.
Considera il divenire una trasformazione in cui qualcosa cambia e qualcosa rimane invariato. La
realtà è composta di enti soggetti al movimento.
Il divenire si può presentare in vari modi:
• Mutamento di qualità/alterazione
• Mutamento di quantità (aumento e diminuzione)
• Mutamento di luogo (spostamento)
• L’inizio dell’essenza di un individuo o generazione (la fine è corruzione)
Per Aristotele tutti i cambiamenti sono causati dagli spostamenti perché ogni movimento si può
ricondurre a movimenti spaziali o locali, e abbiamo 2 tipi di movimento:
• Movimento rettilineo (alto basso, basso/alto)
• Movimento circolare
Il movimento rettilineo riguarda le sostanze terrestri, acqua aria terra e fuoco, e hanno come fine il
raggiungimento del luogo naturale ovvero il luogo a cui sono destinati. Il movimento circolare
caratterizza le sostane celesti (etere) che è il quinto elemento presente solo nella regione celeste.
Lo spazio è l’insieme dei luoghi occupati dai corpi, il tempo è il numero di mutamento secondo il
prima e il poi e il continuo mutamento della realtà ha luogo nel cosmo. L’infinito esiste solo in
potenza, non in atto, dato che è eterno.
Per quanto riguarda l’universo aristotelico abbiamo un enorme sfera al cui centro sta la terra (quindi
è geocentrico).
Nella prima sfera c’è la luna che separa regione celeste che sta sopra (dove c’è anche l’empireo) e
regione sublunare (dove ci sono i 4 elementi.
La fisica si occupa delle sostanze soggetta al divenire tra queste le sostanze del mondo terrestre che
sono sostanze inorganiche, sostanze viventi o organismi e sostanze artificiali. La biologia e la
psicologia si focalizzano sulle sostanze viventi. L’anima è una sostanza a se stante che si trova nel
corpo accidentalmente e la materia di una sostanza vivente è il suo corpo. Ogni sostanza naturale
consiste nel sinolo di materia e forma. L'anima di un corpo naturale ha la vita in potenza ed è
proprio l’anima a trasformarla in atto (principio di funzionamento del corpo).
L'anima fa funzionare il corpo attraverso le sue tre facoltà fondamentali: vegetativa, sensitiva,
intellettiva.
La facoltà vegetativa presiede al nutrimento e alla riproduzione e questi sono fondamentali per la
vita.
La facoltà sensitiva presiede alle funzioni della sensibilità dell'apparato e del movimento.abbiamo la
capacità di ricevere mediante i sensi le forme delle sostanze separatamente dalla loro materia. Il
senso fondamentale che accomuna tutti gli animali è il tatto. Degli animali di ordine superiore deve
essere in grado di coordinare le sensazioni che provengono da diversi canali sensoriali e di
modificarli e queste sono coordinate dal senso comune che l'organo cardiaco.
Aristotele distingue il sensibile comune e il sensibile proprio. Il sensibile comune è qualcosa che è
condiviso da due sensi (ex. Altezza), mentre il sensibile proprio è qualcosa condiviso da un senso
unico (ex. Colore).
La facoltà sensitiva presiede anche alla funzione appetitiva, capacità di avere desideri. E è proprio
questa a spingere gli animali a nutrirsi ed è connessa alla locomotoria (l’anima si muove spinto
dall’appetito). Abbiamo qui un’altra distinzione; la memoria che trattiene le sensazioni e
l'immaginazione che riesce a manipolare rielaborare la memoria.
La facoltà intellettiva lavora sull’intelletto; l'intelletto permette di accedere alla conoscenza degli
universali e il procedimento è quello dell’astrazione (caratteristiche comuni), permette di
selezionare dalla memoria e dall'immaginazione soltanto quegli elementi che determinano
l'esistenza delle cose. Abbiamo due tipi di intelletti: l'intelletto passivo, che seppur distinto dalla
facoltà sensitiva è inscindibile da questa, ha la capacità di cogliere gli universali che si realizzano
nell'individui, ma come tutto ciò che è in potenza richiede un agente che gli consenta di passare alla
conoscenza effettiva. E questo è l'intelletto attivo che è isolato da tutte le altre facoltà.

Etica

Serve a chiarire quali sono gli azioni consone e i comportamenti appropriati per fare di un animale
umano una creatura razionale. Aristotele definisce l'uomo come un animale razionale (zouu ekhon
logon) ovvero animale dotato di linguaggio o ragione. L'uomo può avere sia la facoltà vegetativa, la
facoltà sensitiva e la facoltà intellettiva. Quando un uomo nasce ha la facoltà vegetativa e la facoltà
sensitiva ma non nasce con la facoltà intellettiva.questa la può acquisire con il tempo e non è
nemmeno detto che l'acquisisca.la razionalità è un fine da raggiungere, egli è in potenza un animale
razionale ma lo può diventare in atto solo se impara a comportarsi in maniera consona.
Le due nozioni principali dell’etica di Aristotele sono due:
Felicità, che è la condizione che accompagna la realizzazione da parte di ogni essere della propria
natura, con l'uomo coincide con l'esercizio della ragione. La virtù sono i comportamenti con cui
l'uomo persegue il fine della razionalità. Sono disposizioni d'animo e sono potenzialmente nella
nostra natura ma necessitano di una fase di sviluppo nella quale si acquisiscono prendendo degli
esempi (per esempio io voglio sviluppare il coraggio, quindi prenderò come esempio una persona
coraggiosa). Sono capacità pratiche che si apprendono con l'impegno e l'esperienza. Non è solo
sapere ma anche volontà, si parla per esempio di acrasia dicendo che la volontà non supporta il
sapere).
Abbiamo due gruppi di virtù:
Le virtù etiche: riguardano il controllo della ragione sull’istinti (dominio della forza intellettiva
dell’anima su quella sensitiva)
Le virtù dianoetiche: riguardano l'esercizio della ragione.
Le virtù etiche consistono nel giusto mezzo, suggerito dalla ragione evitando quindi sia l'eccesso sia
il difetto. La giustizia è la virtù etica fondamentale.possiamo avere giustizia distributiva;
distribuzione dei beni in proporzione ai meriti delle persone e giustizia regolativa; rapporti on le
persone e mira a ristabilire l’equilibrio e l’uguaglianza.
Le virtù dianoetiche consistono nella possibilità di cogliere la verità attraverso la conoscenza, le
principali sono saggezza e Sapienza.
La saggezza è l’uso appropriato della ragione nelle decisioni della vita pratica
La Sapienza è l’uso appropriato della ragione nella ricerca del sapere.
Sono ugualmente importanti e la ragione si raggiunge quando c’è un equilibrio fra di esse.
Per rafforzare le virtù servono le relazioni fra gli individui (si parla di amicizie), in questo caso la
virtù non si svolge individualmente ma collettivamente. L'amicizia può essere di tre tipi utile,
quando hanno bisogno di aiuto e sostegno (anziani), di piacere, quando si ha un influsso di passioni
(giovani) e infine l’amicizia basata sul bene che è un amicizia autentica, l'amico è apprezzato per se
stesso e si esercita un bene comune e risultano durature e stabili.

La Politica

Si tratta di un'opera esoterica; è un trattato filosofico incompiuto. Affronta la dottrina dello Stato in
otto libri andando contro l'accezione platonica (comunistica), sofistica (contrattualistica) e civica
(individualistica). il trattato offre alla scienza politica i principi che gli permettono di essere una
scienza pratica.
I LIBRO: viene definito lo stato che viene creato da comunità e città che si fondono mettendosi
come scopo un bene comune. Tende al migliore dei beni quella comunità che regge e comprende in
se tutte le altre (la polis) dove l’individuo si attua secondo natura. Il principio ordinatore è il diritto
e la virtù che lo regge e la giustizia. Quello che costituisce lo stato è la famiglia con i suoi 3 rapporti
(padrone-schiavo; marito-moglie; padre-figlio).
L’amministrazione della famiglia è connessa con l’acquisto della ricchezza (accumulare i beni
materiali necessari agli scopi della vita)
II LIBRO: Aristotele critica la Repubblica di Platone in cui vengono eliminate la famiglia e la
proprietà privata.dicendo che la proprietà era data dalla natura, e per quanto riguarda il comunismo
dice che lo stato è una pluralità per la natura e aggiunge che delle cose pubbliche non si preoccupa
nessuno. Poi critica anche le leggi (opera incominciata dal Platone ma non finita) dicendo che tutto
quello che avrebbe voluto sarebbe stato impossibile (perché Platone voleva dividere i ottri in parti
uguali ma se non vengono controllate le nascite allora i cittadini saranno sempre più poveri).
III LIBRO: Aristotele parla del cittadino, dicendo che è colui che ha la possibilità di accedere alle
cariche deliberative e giudiziarie. La sua virtù consiste nella sua capacità di contribuire alla salvezza
dei cittadini (operai e contadini non possiedono tale virtù)
Le leggi devono rispettare la forma di governo, se quest’ultima è giusta allora le leggi sono giuste e
viceversa.
IV LIBRO: Spiega come la forma ideale della costituzione sia la politia (ne oligarchia, ne
democrazia ma un giusto mezzo). Lo stato felice senza lotte interne è quello dove prevale il ceto
medio. La costituzione è formata da 3 poteri, deliberativo, giudiziario e quello riguardante le
cariche. Se queste tre parti sono buone allora sarà buona la costituzione
V LIBRO: Esamina come un costituzione può essere conservata. Si sfascia per due motivi, cause
esterne e interne. Ci possono essere quindi guerre perse e ribellioni. Per quanto riguarda la
democrazia si può mantenere delle leggi e bisogna avere il frequente cambio ai vertici e per quanto
riguarda la tirannide bisogna lasciare tutti i miseria o se no bisogna presentarsi come un re a cui
importi lo Stato.
VI LIBRO: Espone dei modelli di costituzione, abbiamo 3 poteri (deliberativo, esecutivo e
giudiziario). La base della costituzione democratica è la libertà. Abbiamo 3 classi; artigiani,
agricoltori e la classe dirigente.
VII LIBRO: Si dividono le componenti della città;
La popolazione deve essere il minimo indispensabile per l’autosufficienza.
Il territorio deve essere difficile da attaccare, semplice da rifornire, deve contenere un rapido
accesso al mare, bisogna che sia controllato con un solo sguardo e provvisto di una cinta muraria.
Quanto riguarda l'indole dei cittadini, lo Stato è virtuoso se le persone sono virtuose e quindi
devono essere ben istruite.
LIBRO VIII: Tratta dell’educazione che si basa sul giusto mezzo, ciò che è possibile e ciò che è
conveniente.
Le materie da insegnare sono la grammatica, aritmetica e il disegno, la motoria e la musica (solo se
ha un contenuto etico)

La Logica

L’essere, il tema di ricerca primario della metafisica, è rispecchiato dal pensiero che si esprime con
il linguaggio. Lui è consapevole che molto spesso le persone formano discorsi scorretti con termini
non giusti e usano impropriamente le parole. Un opera molto famosa di Aristotele che è l’organon
dove questo espone il modo giusto in cui il pensiero dovrebbe funzionare.
Non si tratta di indagare i modi in cui di solito pensiamo ma soprattutto il modo corretto in cui noi
dobbiamo pensare per raggiungere il vero sapere. Ci sono una serie di regole che governano l’uso
corretto del pensiero e che sono li strumenti necessari per incamminarsi nella ricerca della verità e
della scienza.
Il pensiero e il linguaggio che lo esprime si sviluppano secondo Aristotele a partire da elementi
semplici verso strutture sempre più complesse. Si inizia dai concetti per poi passare ai giudizi per
poi arrivare ai ragionamenti.
Le opere dell’organon;
- Le Categorie che trattano dei concetti, che si esprimono in termini
- Il Dell’espressione studia come i concetti possono comporre i giudizi che si esprimono in
proposizioni.
- Gli Analitici primi studiano come i giudizi si compongono a formare ragionamenti
- Gli Analitici secondi si interrogano su quali giudizi debbano comporre ragionamenti scientifici
- I Topici si occupano dei ragionamenti dialettici le cui promesse non sono certe ma solo probabili
- Le confutazioni sofistiche trattano degli errori che invalidano i ragionamenti.
Secondo Aristotele i termini del linguaggio (parole come sostantivi, verbi e aggettivi) hanno una
duplice funzione, da una parte si riferiscono a qualcosa che esiste dall’altra esprimono qualcosa che
è stato pensato, ovvero un concetto.
La metafisica ha rivelato che il dominio dell’esistente si può dividere in sostanze e accidenti, e
inoltre quel che esiste si può divedere in individui e universali. Dato che per Aristotele esiste un
legame tra pensiero ed essere, le stesse suddivisioni valgono anche per i concetti.
Nelle categorie mostra in quali macro gruppi o categorie si possono classificare concetti di sostanze
individuali, concetti di sostanze universali e concetti di accidenti. Un concetto di sostanze
individuale si riferisce direttamente alla sostanza individuale di cui è appunto il concetto. I concetti
di sostanza universale si possono articolare in specie e generi. La specie è un concetto che
raggruppa direttamente le sostanze individuali , il genere è un concetto che raggruppa innanzitutto
sostanze universali corrispondenti alla specie.
L'insieme di individui raggruppati da un concetto universale costituisce la sua estensione, mentre le
caratteristiche comuni in base alle quali esso raggruppa quegli individui costituiscono la sua
intenzione.
I concetti sono gli elementi fondamentali del pensiero, l’attività del pensare consiste nella
formulazione dei giudizi che connettono concetti. I giudizi dal punto di vista linguistico si
esprimono in proposizioni che mettono in relazione termini corrispondenti ai concetti dei giudizi.
Un giudizio è formato da un soggetto e da un predicato.
In quanto espressione di giudizi, le proposizioni possono essere vere o false e Aristotele precisa che
non tutte le combinazioni di termini producono proposizioni cioè frasi che risultano vere o false
infatti nell’Organon ci sono solo frasi assertive (o apofantiche) che possono essere vere o false.
Queste frasi si distinguono in base alla qualità e alla quantità. Se si parla di qualità possono essere
affermative o negative, se si parla di quantità possono essere singolari (soggetto è uno), particolari
(soggetto più di uno), universali (se ci si intende ad un intera comunità). Quindi le proposizioni
possono essere caratterizzate dall’uso di diversi quantificatori.
Abbiamo tre principi logici, principio di identità (una cosa uguale a se stessa), principio del terzo
escluso (stabilisce che le due proposizioni dati da un giudizio affermativo e un giudizio negativo di
uguale soggetto e di uguale predicato bisogna stabilire che una è vera e una è falsa e non esiste una
terza possibilità) e poi il principio di non contraddizione (sancisse che è in contraddizione un certo
soggetto abbia e non abbia un certo predicato).
Poi analizza le modalità in cui si possono concatenare i vari giudizi per formare dei ragionamenti.
Una serie di giudizi costituisce un ragionamento e quando si arriva al giudizio finale (conclusione) è
ricavato da dei giudizi iniziali (premesse.
Negli analitici primi, Aristotele si focalizza sul sillogismo, un ragionamento formato da due
premesse e una conclusione, tale per cui la conclusione segue necessariamente dalle premesse. Sono
espresse da proposizioni, formate da un soggetto e da un predicato, che condividono un termine
detto “medio”. I termini in gioco sono sempre tre; termine proprio della prima, termine proprio
della seconda e termine medio che porta poi ad una conclusione. La condivisione del termine medio
tra le due premesse può avvenire secondo tre figure;
• Il termine medio è soggetto nella premessa maggiore e predicato nella premessa minore.
• Il termine medio è predicato sia nella maggiore sia nella minore
• Il termine medio è soggetto sia nella prima sia nella seconda premessa
Vi è poi una quarta figura di sillogismo, in cui il termine medio è predicato nella premessa
maggiore e soggetto nella minore.
Un sillogismo ben costruito contribuisce sempre un ragionamento valido anche senza essere vero.
Non sillogismo è falso anche quando produce una conclusione vera mediante una premessa falsa.

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