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LA SOVRANITÀ
http://cultura-non-a-pagamento.blogspot.it/
INDICE
Nota editoriale
Il comunismo e la morte
ROBERTO ESPOSITO
NOTE
5. La rivoluzione.
LA SOVRANITA',
LA SOCIETA' FEUDALE E IL COMUNISMO
Capitolo primo.
L'equivalenza e la distinzione.
Nota 1. Sui “tabù” dei capi, dei re, dei maghi e dei preti, si veda
l'approccio generale di H. Webster, "Taboo", cit.
Nota 2. Ibidem.
Nota 3. Ibidem.
Nota 4. Questo equilibrio È precario forse solo in apparenza.
Esiste un equilibrio generale che la particolarità (sia considerata nello
spazio, individualmente, sia nel tempo, nelle differenti fasi della
storia -che non sono d'altronde le stesse dappertutto, nello spazio)
non disturba, in quanto È assorbita sin dal principio in una sorta di
stabilità definitiva. Siamo sempre liberi d'immaginare altre formule.
In un momento in cui non c'È più nulla in questo mondo che non si
muova, non possiamo certo dire: “Oggi abbiamo voltato le ultime
pagine del libro: i giochi son fatti”. Tuttavia È da molto che non
appare più nulla che si possa giudicare nuovo: la tempesta È più
forte, le ondate sono più grosse, e l'ultima si È calmata solo dopo aver
raggiunto un grado d'intensità così alto che, grazie a un semichiarore
che illumina tutte le cose, appaiono prospettive che sembrano
inaudite. Sono però le prospettive della ragione, che escludono
proprio quell'elemento imprevedibile, "impossibile", che io chiamo
miracoloso. I sommovimenti dovuti alle nuove tecniche (del tutto
diversi da quelli delle rivoluzioni sociali che agiscono nell'ambito
giuridico) ci stupiscono nella misura in cui viviamo ancora nell'attesa
di cambiamenti miracolosi. Ma essi non rivelano niente di più
profondo che la permanenza di quest'attesa. La voce della radio viene
di più lontano e si fa ascoltare da orecchi più numerosi, ma È sempre
la stessa voce; i mezzi di trasporto sono più veloci e la chirurgia
moltiplica le guarigioni, ma si tratta di differenze quantitative. E la
stessa cosa per l'esplosione atomica, i cui effetti disastrosi potrebbero
rivelarsi senz'altro "molto più grandi" di quelli dei cataclismi naturali
- ma non possiamo sperare niente di miracoloso da essa, salvo in
negativo. Non c'È niente di paragonabile agli effetti creativi che
spinsero al lavoro, le cui ripercussioni congiunte produssero l'uomo
che la storia ci tramanda, e all'accumulazione, che mise fine
all'equilibrio secolare e diede nascita alla produzione catastrofica.
L'accumulazione ebbe almeno questo risultato qualitativo: alterò la
struttura dell'essere generando l'uomo utilitario, che si sforza
razionalmente di eliminare in s, tutto ciò che era sovrano: essa rende
possibile così un uomo nuovo che reagisca simmetricamente agli
eccessi di quest'epoca industriale e si sforzi di non avere più nulla di
utile in lui, nulla che non sia sovrano. Quest'uomo non può essere
nuovo che in un senso: in lui si farebbe chiara la coscienza di ciò che
provarono altri uomini il cui passaggio ebbe un'immensa risonanza.
Nietzsche ha visto la prefigurazione di ciò che sognò negli scrittori
romantici del suo paese (È vero tuttavia che era deluso dal loro
carattere vago, avrebbe desiderato trovare in essi il rigore che aveva
incontrato in qualche raro rappresentante del protestantesimo del
suo tempo). Personalmente, non penso che ci fosse da aspettarsi di
più. Se l'edificio del passato crolla, di quel passato in cui la sovranità
a suo modo si rivelava, non possiamo ritrovarla che separata da
quegli insiemi pesanti che per l'appunto crollano.
Nota 5. Gli esempi forniti da Georges Dum,zil ("Mythes et dieux
des Germains"; trad. it. "Gli DÈi dei Germani", Milano, Adelphi,
19884) mostrano come il dono conducesse al potere sovrano più
generoso.
Nota 6. Cfr. supra, parte seconda, Cap. 3, p. 139.
Nota 7. Non avrei potuto sviluppare in quest'opera gli aspetti
che riguardano la guerra e l'organizzazione militare. Non È la sola
lacuna del mio saggio, ma È la più imbarazzante. Ho dovuto
ragionevolmente rinviare a più tardi una trattazione che avrebbe
prolungato indefinitamente quello che È solo un primo approccio dei
problemi che ho posti.
Nota 8. Nella rivoluzione francese il potere, dopo l'esecuzione
del re, non poteva presentare, in mano ai dirigenti, l'oggettività che
ebbe solo presso i dirigenti russi. E' possibile vedere nella soggettività
impassibile e inevitabile del potere di Robespierre la prova di un vero
e proprio suicidio.
Nota 9. Devo rinunciare a parlare qui, salvo per allusioni, di
questo elemento di celebrità, vicino, finch, resta dalla parte della
gloria, alla distinzione militare. Vi devo rinunciare come rinuncio in
genere, l'ho già detto, a parlare delle interferenze dell'esercito e della
forza. Nota 10. A questa impossibilità di un mondo politico maggiore
corrisponde la relativa possibilità di un mondo letterario nel cui
ambito la pretesa alla sovranità non È comica, nella misura esatta in
cui essa È tragica e ineluttabile.
Nota 11. Uso il termine "teologico" nel senso in cui lo impiega
Georges Dum,zil quando parla di "teologia" indoeuropea,
indipendentemente da "un" Dio unico. Perciò preferisco dire
"ateologico", in quanto vedo nel sacro e negli dei, e insieme nel
principio di sovranità, la negazione di un Dio perfetto, che abbia gli
attributi della cosa e della ragione.
PARTE QUARTA.
Nietzsche e il comunismo.
Nietzsche e Gesù.
3. L'omaggio e l'insulto.
6. L'arte sovrana.
8. L'esempio di “Zarathustra”.
Il comunismo e la guerra
2. [L'ultimo uomo].