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ELENA 427

cenda di gratuiti prodigi. Meri frutti d'una speculazione auto-


noma sono invece alcuni pensieri di piu vasta risonanza, come
l'osservazione che il cielo e la terra sono beni comuni a tutti,
o l'esigenza d'accordare la religione con la morale, o il-motivo
del tatto salvatore del dio. Lo spunto piu interessante è la cu-
riosità sulla sopravvivenza dell'anima, capace non già d'un'im-
mortalità personale, bensi d'un'eterna coscienza nell'eternità
del cosmo.
Il pacifismo, ch'è soprattutto condanna della guerra aggres-
Nelle Tesmoforiazuse di Aris-tofane vi sono chiari acun siva, fatale surrogato di possibili intese, è predicato dal Coro.
pt1rodistici all'Elena, rappresentata verisimilmente nel 412 1 Piu rilevante per la poesia quel ripalpitare, a distanza, . della
sieme con la perduta Andromeda. guerra iliaca (si pensa al Filottete di Sofocle) indotto da Teu-
La scena è in Egitto, dinanzi alla reggio di T eoclimeno, 11 cro, o la concitata evocazione della fine di Troia: «Chi sei? »
Coro è composto di fanciulle greche. Elena è stata portata la viene chiesto a Teucro; ed egli risponde: «Uno di quei tapini
giu da Ermete, mentre un aereo fantosma di lei è andato degli Achei»; sventurati, .dirà poi Menelao, «che portano a
Troia. Dal mondo della guerra accesa per quella larva riflu1 casa nomi di cadaverl ».
scono le memorie, recate da Teucro, che erro in bando daa Notevolissimo è l'elemento musicale, in tutte le sue incar-
sua patria. E da quel mondo riemerge Menelao, creduto mo nazioni. I trimetri recitativi sboccano in cabalette di docmi, in
to: la sua comparsa suggella una lieta profezia di T eònoe, "' tipici duetti melodrammatici; splendide le effusioni liriche di
rella fatidica di Teoclimeno. Dopo un breve contrasto con un certi cori, come l'alato canto dell'usignolo, lo stasimo di De-
vecchia, da cui apprende l'esistenza d'un'Elena diversa J metra, che ha. forse quafche monotonia di ritmi, ma fa presa-
quella ch'egli reca con sé, Menelao s'incontra con l'Elena v gire le Baccanti, e l'altro stasimo pieno d'aura marina e d'ac -
ra, fedele e virtuosa; il riconoscimento è confermato dalla sp11 que, con l'anelito all'evasione alcmanea e l'invocazione alle
rizione prodigiosa del fantasma. I due sposi ricongiun'tisi ri gru dai colli lunghissimi, compagne di nubi in corsa.
scono a sfuggire a Teoclimeno (che vorrebbe sposare Elena), Insistito è il motivo della larva d'aria, che vola negli an-
con la connivenza di Teònoe: questa non rivela la presenza tlt fratti d'aria e si dissolve in aria. Ecco allora il contrasto tra il
Menelao, sicc,hé il re concede a Elena, senza sospetto, la nat 1 nome e il corpo, tra la fama e la realtà. Ed ecco l'equivoco. Il
ch'essa gli chiede con un tronello. L'ira di Teoclimeno è p/, nome, Elena, Elena, echeggia di continuo, e s'insinua il so-
· cata dai Dioscuri che appaiono ex .machina . . spetto: di quale Elena si tratterà? La vera o il fantasma? Nel
Il motivo della doppia Elena, la vera e il suo fantasmo, er. riconoscimento con Menelao si ha una situazione pirandelliana:
certo nella tradizione mitica e letteraria (Stesicoro) ·anterior la vera Elena pt1re un fantasma mentre fantasma è l'altra, la
a Euripide. Questi ne ricavò und fiaba colorita da elementi ro creduta vera. Infine, quando, per evitare il confronto, è neces-
manzeschi. Circola un humour sottile nella vicenda, condott sario che una delle due Elene scompaia, c'è una nuova intui-
come una commedia con eccezionale sapienza, per la continua so zione da grande uomo di teatro: il Nunzio ha appena detto:
spensione degli esiti e per il brillante gioco degli equivoci «Elena è sparita •, che vede Elena: « oh, sei qui? »
Precorrimenti del romanzo greco furono rilevati, come pure Jl Elena è un prodigio. Il poeta, che tante volte, seguendo -
avanzarono gli accostamenti piu vt1ri, dalle Mille e una nottt" una tradizione moralistica, s'è scagliato contro l'incantatrice,
alla Comedy of errors. e tuttavia l'ha accarezzata nelle Troiane nel suo distacco ele-
gante, qui ha sentito nella bellezza la radice del meraviglioso,
Accenneremo alle «idee», per lo piu soprammesse nel gio
co. Agnosticismo e scetticismo s'intonano con quel trmto dt l• ragione d'un potere magico e derisorio.
scanzonato ch'è alla base dell'interpretazione della leggenda
Anche il motivo del capriccio del dio è naturale in una vi
PERSONAGGI

Elena
Teucro
Coro di schiave greche
Menelao
Vecchia, portinaia
Nunzio
Teònoe
Teoclimeno
11 Nunzio
Di oscuri 1\LENA: ·
Ecco i'acqua del Nilo, che s'abbella di ninfe, e, quando la
SCENA: è in Egitto, presso la reggia di Teoclfmeno, davanti alla quale è ilt1 candida neve s'è sciolta, invece dello stillicidio di pioggia
Pròteo. bagna i campi dell'Egitto. Pròteo in vita fu re di questa
Prima rappresentazione: Atene, 412 a.C.
terra: abitava nell'isola di Farò, sovrano dell'Egitto, e
delle ninfe abitatrici del gonfio' dei flutti una ne sposa,
Psàmate, straniatasi dal talamo di Èaco. A questa casa diede
due figli, Teoclimeno, il maschio, e Idò, nobile vergine, la
gioia della inadre da bimba, che, una volta giunta all'età del-
le floride nozze, fu chiamata T~ònoe, «dalla mente divi-
na»: conosceva ogni divino evento, sia presente che fu-
turo, per averne ottenuto il privilegio dall'avo Nèreo.
Quanto a me, la patria ha un nome non oscuro, certo: è
Sparta; e T1ndaro è mio padre; si racconta che Zeus vo1ò
verso mia madre Leda assumendo la forma d'un uccello, un
cigno che, fingendo di fuggire inseguito da un'aquila, riusd
nel subdolo connubio - se la storia che si racconta è vera.
Fui chiamata Elena. Le vicende che patii voglio narrarle.
Vennero tre dee in gara di bellezza nei recessi dell'Ida, da
Alessandro: Era, Ciprigna e la vergine dea nata da Zeus:
volevano ottenere una sentenza su1la loro beltà. La mia
bellezza - se bello è poi dò che reca sventura - Cipride la
promise ad Alessandro (m'avrebbe avuta in moglie) e cosi
vinse. Il pastore dell'Ida abbandonò gli stazzi e venne a
Sparta per avere il mio letto. Ma Era, incollerita per non
avere . vinto le altre dee, mandò in fumo il connubio ad
Alessandro: non diede me, ma un simulacro vivo, che com-
pose di cielo, a simiglianza di me, al figliolo del re Priamo:
e lui ebbe l'idea d'avermi- vana idea, ché non m'ebbe. Un
bel guaio, cui s'aggiunsero altri voleri di Zeus, che una
guerra scatenò sulla Grecia contro i poveri Frigi: lo scopo
fu d'a'lleggerire d'una gran massa d'uomini ·la terra madre,
e insieme di rendere famoso l'eroe piu forte della Grecia.
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4)1
Hl

Io fui - non io, piuttosto il nome mio - la posta in J(ll ELENA:


per le Iance degli Elleni contro il nerbo dei Frigi. Nell Nell'odio tuo per Elena non c'è niente di strano. Ma chi
pieghe dell'aria Ermete mi rapi, m'avvolse d'una nuvnl sei? di dove? con quale patronimico chiamarti?
Zeus non si scordò di. me: mi cdllocò qui, neiia casn (l TEUCRO: •
Pròteo, che stimò fra tutti gli uomini il piu saggio, allo ' ' 1 Teucro il nome, mio padre è Telamone, Salamina la patria
po ch'io serbassi intatto il Ietto a Menelao. Cosi io soli che mi crebbe.
qui, mentre ' il povero sposo, radunato un esercito, vn ir E~ENA:
traccia del mio ratto, puntando sulla rocca di Troia. E nuJI E perché vieni alla terra del NNo?
te vite sono morte per me sullo Scamandro, e io, che PII! TEUCRO:
tanto ho sofferto, sono maledetta, ritenuta da tutti trndr Esule, in bando dalla terra avita.
trice di mio marito e rea d'aver acceso una guerra tremcud ELENA:
per la Grecia. E perché vivo ancora? Ho udito il verbo d'J •. r Un infelice! E chi ti caccia via?
mete: abiterò di nuovo il suolo di Sparta illustre insi("nr TEUCRO:
a mio marito, che saprà come a Troia io non andai, (lrt Chi piu dovrebbe amarmi, sf, mio padre.
non andare a Ietto con nessuno. Fino a che Pròteo vede-v~
ELENA: .
la luce, ero indenne da nozze. Quando l'ombra delia tt-Jr ~ una cosa terribile! E perché?
l'avvolse, ecco che il figlio del morto dà la caccia ad '"'
TEUCRO:
connubio con me. Ma io, che ho rispetto del primo ""' M'ha rovinato la morte d'Aiace ..
rito, sono qui presso i~ sepolcro di Pròteo come supplicr
ELENA:
Io prego che serbi il letto mio per il mio sposo: se inf Tuo fratello? L'ha ucciso la tua spada?
mato è il mio nome ·in Grecia, qui non voglio un'onta cl.
macchi il mio corpo. , TEUCRO:
~ piombato da sé sulla sua spada.
[Entra Teucro.] ELENA:
TEUCRO: S'impazzi? Chi ragiona non ~o fa.
Chi è che regna in questa casa solida? Mi dà l'idea dellu TEUCRO:
casa di Pluto con Ja, cinta regile, i seggi adorni ... [Vetl Sai d'un Achille figliolo di Pèleo?
Elena e resta attonito.] Oh Dio, che vedo? Ho dinanzi l'i111 ELENA:
magine della donna omicida che per me e per tutti gli Ache-I Un pretendente d'Elena, si dice.
fu la rovina. Nella misura in cui somigli a Elena, t'abor TEUCRO:
rano gli dèi. Ché, se non fossi in Paese straniero, per In Morto, i suoi si contesero le armi.
strale che giunge a segno, di quest'arco, tu moriresti, go ELENA :
dendoti cosi la somiglianza alla figlia di Zeus. E che danno fu questo per Aiace?
ELENA: TEUCRO :
Di', sciagurato, chiunque tu sia, perché m'aborri, e, per gli Le prese un altro a lui; per ciò, s'uccise.
eventi tristi di lei, riversi l'odio su di me? · ELENA:
TEUCRO: Tu soffri dunque .per la sua sventura?
Ho sbagliato: ho ceduto più del giusto ali'ira; ma )a Grt· TEUCRO :
eia intera ha in odio la figliola di Zeus. Chiedo perdono Perché non sono morto anch'io con lui.
ELENA:
ELENA:
Chi sei? Di dove arrivi a questa terra? Ospite, andasti alla famosa Troia?
TEUCRO: TEUCRO:
Uno di quei tapini degli Achei. La presi, e in cambio ne bi rovinato.
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EI.ENA ELENA

ELENA: TEUCRO:
Il fuoco l'ha bruciata e divorata? La tempesta mandò-chi qua chi là.
TEUCRO: ELENA:
Tanto che delle mura non c'è trar.cia. E dove fu? Sul dorso di che tpare?
ELENA: TEUCRO:
E1ena trista, ...i Frigi per te muoiono. Passando nel bel mezzo dell'Egeo.
TE.UCRO: ELENA:
E per di piu gli Achei: disastro immenso. Nessuno ha visto Menelao da allora?
ELENA: TEUCRO:
Da quando fu distrutta la città? Nessuno: in Grecia lo si dà per morto.
TEUCRO; ELENA:
Volgono ormai sette anni, all'incirca. È la rovina! E la figlia di Testio?
ELENA: TEUCRO:
E quanto rimaneste a Troia, prima? Intendi Leda? Se n'è andata, è morta.
TEUCRO: ELENA:
Molte lune trascorsero, in dieci anni. La trista fama d'Elena l'ha uccisa?
ELENA:
TEUCRO:
E la donna . di Sparta la prendeste? S'è messa un cappio al bel collo- si dice.
TEUCRO:
ELENA:
La tirò per le chiome Menelao. E i Tindàridi sono vivi o no?
ELENA:
TEUCRO:
Ma tu l'hai vista, o l'hai sentito dire? Morti e non morti: ci sono due voci.
TEUCRO;
ELENA:
Sf, come vedo te, con questi occhi. Quale prevale? Che sventure, ahimè!
ELENA:
TEUCRO:
Bada, non fu illusione degli dèi? Cangiati in astri, pare, sono dèi.
TEUCRO: ELENA:
Senti, parliamo d'altro, non di lei. Questa è la voce buona: qual è l'altra?
ELENA: TEUCRO:
Cosf credete vera l'illusione? Che per causa di lei, della sorella, si siano uccisi. Ma ba-
TEUCRO: sta parlare! Non ho voglia di piangere due volte. Quanto
L'ho vista e ancora ce l'ho nella mente. al motivo per cui sono qui, consultare Teònoe, l'indovina,
ELENA: introducimi tu, fammi ottenere un responso su quale sia la
È a casa, con sua moglie, Menelao? rotta propizia alla mia nave per raggiungere Cipro, marina
TEUCRO: terra dove Apo1lo profetò ch'io vivessi dando all'isola un
Ad Argo e sull'Eurota no, non c'è. nome, Salamina, per ricordo della mia patria di laggiu,
ELENA: la vera.
Ahi, ciò che dici è una sventura nuova. ELENA:
TEUCRO; A mostrarti la via sarà la stessa navigazione: vattene, stra-
Eh già, scomparso insieme con la moglie. J)iero, da questa terra prima che ti veda il figliolo di Prò-
ELENA: teo ch'è sovrano del Paese. Non c'è, fida nei cani per fare
La rotta, per gli Achei, non fu la stessa? strage della selvaggina; ma tutti i Greci che prende li uc-
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EL li N ELENA

cide. Il perché non cercare di saperlo, io lo taccn: a \ :h Fanciulle greche, che predò
cosa servirebbe? il remo barbaro,
TEUCRO:
per mare venne,
Un consiglio prezioso, donna: in cambio pos5ano darti OHru s{ venne un Acheo, che pianto su pianto
bene gli dèi. A Elena somigli si nel corpo, ma ne11'1lnim a me recò:
no, sei ben diversa. Abbia la mala morte e non arrivi ali Ilio demolita, che
correnti dell'~urota mai. Auguro invece a te felicità. [Bse,. l fuoco avverso divorò -
ELENA:
tutta mia la colpa fu,
Come, gettando la base d'immensi dolori, del mio nome misero.
posso iniziare una gara di pianti? Che canto intonar~ E Leda s'impiccò
con i .lamenti coi lutti coi gemiti? Ah ah. dandosi morte, ché l'onta
Voi, piumate vergini strof,
dei miei fatti la crucciò.
figlie della Terra, voi E mio marito nel pelago va
Sirene invoco, ai pianti miei molto errando e non c'è piu.
venite qua, col libico Anche Càstore e il fratello,
flauto o con le cetre: siano per i miei gemini fregi della patria,
tristi lutti, consone lacrime, sparvero sparvero da pianure
pianti per pianti, per musiche musiche: di cavalli e palestre, d1llle
ai gemiti consoni complessi canne dell'Eurota,
Persefone mi mandi, dove i giovani penano.
voci di morte, e da me con le lacrime
CORO: antistrofe
G'abbia un peana nel regno di tenebra
omaggio Ahi ahi ahi ahi,
per i defunti sepolti là. che lacrimoso dèmone,
che sorte misera!
[È entrato in orchestra il Coro di prigioniere greche.]
Avesti in sorte
CORO: la vita che vita non era, da quando
Presso l'acqua cerula, antistrofe ti generò
fra gli erbosi riccioli, Zeus, nel cielo splendido,
i panni miei purpurei cigno d'ala nivea.
ai raggi che balenano Che sventura non hai tu?
asciugavo, dove canne s'ergono. Di che vita ignara sei?
Ivi un ~uono triste, elegiaco, La madre non c'è piu;
senza la lira, ho sentito, tra flebili lungi è dai gemini figli
lamenti, che Elena gemeva, del gran Dio felicità.
al pari d'una Ninfa E la. tua patria non vedi piu.
che fuggitivo motivo sui monti Fama corre le città:
fa risonare, evocando fra gemiti ti consegna a uno straniero
sonori, talamo, mia signora, e il tuo
sotto le grotte rupestri, Pan. sposo nel pelago corre, e lascia
la sua vita nei flutti. Lieta
ELENA:
la tua casa e il tempio
Ahimè ahimè! !! ..~le della Dea non farai mai piu.
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ELEN~;

Ahimè ahimè, dei Frigi chi, sta fama: questo è un male che va di là dal vero, vedersi
o chi mai della terra eflenica addosso guai che non ci toccano. E poi gli dèi, dall!l mia
fu colui che recise l'albero terra patria m'hanno portata in un mondo barbarico; priva
si funesto a Troia? Armò d'amici, .mi vedo ridotta in schiavitu, da libera che ero.
di H lo scafo, andò Tutto è schiavo tra i barbari, all'infuori d'un uomo solo.
col remo barbarò il Priàmide fin là, C'è un'àncora sola che nelle mie sventure mi sorregge, ed
a quel focolare mio, è che venga ·un giorno mio marito a liberarmi dalle pene:
per la bellezza misera e lui è morto, lui di certo non c'è piu. Perf mia madre, e
defle nozze, a prendermi, ne fui l'assassina io- certo a torto, ma è un torto che pesa
e la subdola, su di me. Quella gioia ch'ebbi in casa, mia figlia, vive da
l'omicida Cipride vecchia zitella, senza marito. I due figli di Zeus dal nome
fu con lui, recando morte di Dioscuri non ci sono piu. Non ho 'che sventure: sono
ai Danàidi - trist'a me! morta per gli eventi, non già per ciò che ho fatto .. E il mio
Ma la dea dal trono d'oro, male supremo sarà questo: se tomo in patria, sprangano
che con Zeus si giace augusta, le porte: l'Elena che fu a Troia crederanno di rivedere,
di Maia il figlio, che quella che ritengono morta con Menelao. Se mio marito
veloce ha il piede, a me mandò. fosse vivo, potrebbe riconoscermi a · quei segni che solo noi
Io coglievo nel peplo mio sappiamo. Ma questo caso non si dà: c~sf non si dà il caso
le foglie di rosa roride che si salvi. E allora perché vivo? Che sorte devo atten-
per il tempio della Dea: der:mi? Scegliere il matrimonio come cambio di guai, vi- ·
per l'aria quello mi rapi vendo con un uomo barbaro, sedendomi a una tavola opu-
fino a questa terra triste, lenta? Quando un marito è sgradito alla moglie, sono sgra-
pomo facendomi di discordia dite anche le cose buone. Morire è il meglio; ma una bella
fra i Troiani e 1'Ellade. morte come farla? Quei cappi appesi in alto sono brutti, è
Là dove corrono una morte disdicevole anche tra i servi. Uccidersi di spada
l'acque del Simoenta, cinge è certo bello e nobile, ed è un nulla il tempo che ci vuole
fama perversa il nome mio. per la carne a separarsi da1la vita. Tale è l'abisso dei mali
CORIFEA: in cui mi trovo. Nella bellezza, per tutte le donne è la fe-
licità, mentre per me è stata proprio questa la rovina.
Tremenda sorte la tua, lo so bene; ma ti giova adattarti a] CORIFEA:
tuo destino.
ELENA: Elena, senti: forse lo straniero, quale che sia, non disse
proprio il vero.
Amiche care, il gioco defla sorte qual è? Forse un miracolo ELENA:
creò in me la madre? La vita, i miei fatti sono tutto un L'h~. detto chiaro: mio marito è morto.
miracolo: ché gli uni Era li volle, degli altri cagione fu la CORIFEA:
beltà. Magari, cancellata come un'opera d'arte, riprendessi Se ne dicono tante di menzogne!
un aspetto piu brutto anziché questo, e le triste vicende ELENA:
che m'affliggono i Greci le scordassero e serbassero 1e meno C'è, per converso, ciò ch'è chiaro e vero.
e
triste come quelle triste. Se si mira a una sorte sola poi
CORIFEA:
si viene danneggiati dagli dèi, è grave, certo, ma lo si sop-
Anzi che al bene pensi sempre al male.
porta; ma per me sono tante le sventure in cui mi trovo
ELENA:
immel'Sa. In primo luogo non sono ingiusta, eppure ho tri-
~ la paura che mi fa tremare.
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ELENA
ELENA:
CORIFEA: Ecco ti chiamo, giurando sul liquido
Qua'li i rapporti con quelli di casa? corso che volgi in un verde di canne,
ELENA: fiume Eurota, se la voce che
Amici, tranne chi mi dà la caccia. morto è lo sposo è vera, a me ...
CORIFEA: CORO:
Sai che fai? =I'i distacchi dal sepolcro ... Quali insulsaggini?
ELENA: ELENA:
A cosa miri? che cosa consigli? ...un mortale cappio
CORIFEA: per il collo appresterò
Rècati nelle stanze della figlia della ninfa del mare, che 1111 o la gola con la spada
tutto, e domanda a Teònoe del tuo sposo, se vive o se non io mi trapasserò,
vede piu la luce. E quando lo saprai, gioisci o piangi in co1po di ferro omicida che provochi sgorgo di sarigue,
rapporto aTia sorte. Prima ancora di conoscere il vero, chr sacrificio alle tre. dee ·
ti giova crucciarti tanto? Via, da' retta a me. Lascia ]n e al Priàmide che là
tomba, va' dalla fanciulla da cui potrai sapere tutto. T'~ stette, nelle forre Idee,
possibile saperla in questa casa la verità: cosa cerchi di presso quegli stazzi un di.
piu? Voglio venire in casa anch'io con te, a chiedere allu CORO:
vergine i responsi. Deve, una donna, aiutare una donna. Questi mali volgano
altrove; a te felicità.
ELENA: ELENA:
Approvo, care amiche mie: Ahimè, meschina Troia,
dentro casa andate, si, inetto fu l'atto che ti condannò.
cercate di sapere , Ché generò, quel dono di Clpride,
il travaglio mio qual è. sangue copioso, lacrime molte, lutti su lutti,
CORO: pianti su pianti, danni su danni,
M'inviti e io non 'esito. e 1e madri i figli persero,
ELENA: vergini recisero
Ah che giorno triste, ahimè! sullo Scamandro chiome .pei cadaveri
E quale parola, che voce di pianto, presso l'onda frigia.
io, meschina, ascolterò? Gridò gridò, gemé
CORO: con un pianto lungo la Grecia,
No, non presagire guai, e si portò le mani sul capo
non piangere in anticipo! insanguinando con l'unghia la tenera
ELENA: gota in micidiali colpi.
Il misero sposo mio che fa? Vergine un tempo beata in Arcadia, Callisto, che al talamo
Vede la luce fulgida
sommo di Zeus con quadrupedi membra salisti,
del sole, il carro che va,
le vie degli astri, o sta piu di mia madre felice ti reputo,
fra i cadaveri laggiu ché in figura di fiera viDosa
nell'oscura tenebra? - una leonessa dall'occhio furente-
CORO:
d'ogni affanno libera fosti;
e piu beata la figlia di Mèrope,
Tutto quello che accadrà cerva di corna dorate che Artèmide espulse dal coro
domani, al meglio volgi'lo.
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per la beltà. Ma la rocca di Pergamo mezzi, se pure 1o voglia, non è in ·grado di dare alcun aiuto.
fece perire perire, e quei miseri Achei Oè: non c'è un portiere? C'è nessuno che venga fuori e
questa bellezza mia. vada a riferire il mio misero stato a chi sta in casa?
[Elena esce; il Coro abbandona l'orchestra. Entra Menel1J11 ·[Esce una Vecchia portinaia.]
MENELAO: VECCHIA:
Pè1ope, tu cne gareggiasti a Pisa in gara di quadrighe 1 ''" Chi c'è là sulla porta? Te ne vuoi andare? Non puoi stare H
Enòmao, magari fossi morto tra gli dèi, quando a offrin· 11fl davanti: la cosa dà fastidio ai miei padroni. Se poi sei greco,
banchetto ai numi fosti convinto, prima di dar vita ... t morirai: ché ai Greci non si concede l'ospitalità.
Àtreo, il padre mio, che dal letto d'Aèrope ebbe una coppi MENELAO:
celebre: Agamennone e me, qua, Menelao. Certo l'imprn11 Vecchia, hai ragione, sf, ti darò retta; ma lascia che ti dica
fu enorme - non lo dico per vantarmi: aver portato qurl una parola.
l'armata a Troia, per mare, governando quell'esercito scm., VECCHIA:
violenza tirannica: docili i giovani di Grecia al mio poter Vattene via. La mia funzione è q~~sta: non fare avvicinare
Posso contare ormai chi non c'è più, e quanti, lieti, sfuggirn nessun Greco. '
no al mare, portando in patria nomi di cadaveri. Io !illl MENELAO:
gonfio del pelago lucente vado vagando, misero, dal tempn Ah, giu le mani, non farmi violenza!
che presi Troia turrita e, se bramo di ritornare in pattin. VECCHIA:
questa gr~zia dai numi non l'ottengo. Ho navigato lun~n La colpa è tua: sei tu che non dài ..retta.
tutti gli approdi solitari e inospitali della Libia; e quando MENELAO:
la patria m'è vicina, mi respinge sempre lontano un vento Annunzia dunque in casa, ~i tuoi padroni ...
alla mia vela: mai non è giunto un alito propizio per ricon VECCHIA:
durmi in patria. Adesso, ahimè, ho perso i miei, sono nau lo credo che l'annunzio torni in pianto.
frago, e sono capitato quaggiu; contro gli scogli s'è spaccatn MENELAO:
la nave in mille pezzi. Della varia compagine di legni è rima Sono un naufrago, un ospite invio1abile .
. stt'l la chiglia, e su di quella a mala pena mi sono salvato VECCHIA:
per un caso insperato insieme a Elena, che mi sono portatu Vattene altrove, via da questa casa.
via da Troia. Come si chiami questa terra e il popolo cht· MENELAO:
l'abita non so: ché la vergogna m'ha impedito d'anda·re fra Io voglio entrare, invece. Dammi retta.
la gente a domandare: copro, per pudore, questi miseri VECCHIA:
cenci. Quando un uomo che sta in alto è ridotto a mal par- Annoi, lo sai? Sarai cacciato a forza.
tito, prova un disagio maggiore di chi è infelice da sempre. MENELAO:
Sono oppresso dal bisogno: non ho né da mangiare né da co- Eh! dove sono i miei famosi eserciti?
prirmi: ché i panni che ho indosso sono, è chiaro, relitti VECCHIA:
della nave! I vestiti di prima, e tutto quello che mi cingeva T'avranno rispettato là, non qui.
e il lusso, se l'è presi il mare. Nei recessi d'una grotta ho na- MENELAO:
scosto la donna che per me fu principio di tutte le sventure. Ah, Dio mio! come sono maltrattato!
E sono qui. Mia moglie l'ho affidata a quei pochi superstiti VECCHIA:
dei miei. Vengo solo, cercando, per gli amici rimasti là, se, Ma perché piangi? perché ti fai pena?
a furia di frugare; mi riesca d'averlo, il necessario. Ho visto MENELAO:
questa casa circondata da fregi, ho visto le porte imponenti, Penso alle mie fortune d'una volta.
certo d'un ricco, e mi sono accostato. Da una dimora ricca VECCHIA:
c'è speranza d'ottenere qualcosa per i naufraghi; chi non ha Va' via, vattene a piangere dai tuoi!
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MENELAO: rande ascolto: vengo con la mia sposa che ho portata da


Che terra è questa? Di chi è la reggia? Troia e che sta in salvo nella grotta, e qui c'è un'altra con
VECCHIA: lo ste~so nome di mia moglie! Ma quella ha detto proprio
Siamo in Egitto. È la casa di Pròteo. ch'era figlia di Zeus. Che suTie rive del Nilo ci sia un uo-
MENELAO; mo che si chiama Zeus? Ghé di Zeus ce n'è uno, nel cielo.
L'Egitto? ..Ahimè, dove sono finito! E Sparta dov'è mai se non nel luogo dove sco::re l'Eurota
VECCHIA: tra le belle canne? E il nome di Tfndaro è uno solo. Ci
Cos'hai da dire sull'acqua del Nilo? sono terre omonime di Sparta e di Troia? Non so proprio
MENELAO; che dire. A quanto pare, ci sono nel mondo, ch'è cosi vasto,
Sul Nilo? Nulla: piango la mia sorte. molti con gli stessi nomi, donne, città: nulla di strano.
VECCHIA: Non fuggirò di fronte alle minacce di quella serva. Non c'è
Ce n'è di sventurati! Non sei il solo. uomo tanto barbaro, che, all'udire il nome mio, non mi dia
MENELAO; cibo. Ché il famoso fuoco di Troia, chi l'accese sono io,
C'è chi chiami padrone in questa casa? Menelao, non ignoto in tutto il mondo. Aspetterò il pa-
VECCHIA: drone. E avrò due modi di guardarmi : è un crudele? me ne
È qui sepolto; chi regna è suo figlio. andrò, restando occulto, ai resti della nave; si comporta da
MENELAO; mite? chiederò ciò che mi giovi nei presenti eventi. H su-
Bene, e dove si trova? in casa o fuori? premo dei guai per gl'infelici è chiedere da vivere ad un al-
VECCHIA: tro che regni, essendo re : ma è giocoforza. Non è sentenza
Non c'è. Dei Greci è nemico giurato. mia, ma dei sapienti: della necessità nulla è piu forte.
MENELAO: .. [Si fa da parte, mentre il Coro rientra in orchestra. ]
Per quale colpa ch'io debba pagare?
VECCHIA; .. CORO:
Elena è qui, la figliola di Zeus. M'apparve lei, vergine mantica,
MENELAO:
e l'udii profetare a questa
Come? Che cosa hai detto? Su, ripeti! reggia, che Menelao non è
VECCHIA: '., ,
giunto là, tra le tenebre
Quella che stava a Sparta, la Tindàride. fosche, al regno dei morti,
MENELAO:
si logora in mare, e non ha
riposo, né mai porto toccò
E di dov'è venuta? Che significa? della terra dei padri,
VECCHIA:
e vaga, misero lui,
Arrivò qui dalla terra spartana. ché un amico per lui non c'è,
MENELAO:
terra su terra tentando va
Quando? L'hanno rapita dalla grotta?
con remi che navigano,
VECCHIA:
via dal suolo di Troia.
Prima che a Troia andassero gli Achei, straniero. Su, al-
lontànati: ché in casa c'è un non so che, che sconvolge la [Rientra in scena Elena. ]
reggia. Sei giunto in un momento inopportuno: se il padro- ELENA:
ne ti prende, il solo dono ·ospitale che avrai sarà la morte. Eccomi qui, ritorno a questa tomba, dopo che ho udito le
Ho simpatia per i Greci, ben piu di quanto hanno mostrato parole amabili di Teònoe, che sa la verità. Dice che mio
le parole amare che t'ho dette per paura. [Rientra in casa.] marito è vivo e ,-ede la luce, ma per infiniti mari se ne va
MENELAO: errando, navigando qua e là: dopo una gran serie di prove
Che dire mai? Dopo quelle di prima nuove sventure mise- verrà, finito il suo vagabondaggio. Una cosa, però, non me
444 ELENA ELENA 445

l'ha detta: se, una volta arrivato, sarà in salvo. lo mi sono MENELAO:
astenuta da domande chiare su questo punto: ero fe1ice che Tu riconosci l'uomo piu infelice.
m'avesse annunciato ch'era vivo. Ha detto ch'è vicino a que- ELENA:
sta terra, colpito da naufragio, con un pugno dei suoi com- Torni, infine, alle braccia della sposa!
pagni. Dio, quando verrai? Piena mi troverai di desiderio. MENELAO:
[Menelaa s'affaccia dal nascondiglio. ] Di quale sposa? Non toccarmi l'abito.
Oh, ma questo chi è? Cos'è, un agguato tesomi per volere ELENA:
di quell'empio figlio di Pròteo? Come una puledra da corsa Quella che diede a te mio padre Tmdaro.
o una baccante di Dioniso devo accostarmi alla tomba. È MENELAO:
un selvaggio, questo, d'aspetto, e mi vuole rapire. .&ate, manda fantasmi propizi!
MENELAO:
ELENA:
Tu che con tanta foga ti precipiti verso la base della tomba Serva notturna della dea non sono.
e l'ara con 1e offerte bruciate, ferma, aspetta: che fuggi? MENELAO:
Come mi mostri il tuo corpo, tu mi turbi e mi togli la Io non sono il marito di due donne.
parola.
ELENA:
ELENA:
E qual è l'altro letto che possiedi?
Donne, ci fanno torto, ci si esclude dalla tomba: è quest'uo-
MENELAO:
mo, che mi vuole prendere e consegnare nelle mani del so- :g in una grotta: la porto da Troia.
vrano di cui fuggo le nozze.
MENELAO: ELENA: ,
T~ non hai moglie all'infuori di me.
Non siamo ladri, né servi di tristi.
ELENA: MENELAO:
Ma l'abito che porti addosso è orribile. Non sono msenno? non ci vedo bene?
MENELAO: ELENA:
Ferma il piede ve1oce, non temere! Guarda me, non la vedi la tua sposa?
ELENA : MENELAO:
Certo, mi fermo , ormai sono arrivata. Il corpo è quellç>, la certezza manca.
MENELAO: ELENA:
Chi sei? Che aspetto è questo che contemplo? Guarda! Che prova piu certa ti serve?
ELENA: MENELAO:
E tu chi sei? La domanda è la stessa. Somigli, certo: questo non 1o nego.
MENELAO : ELENA:
Non ho mai visto un corpo cosi uguale. Chi ti sarà maestro piu degli occhi?
ELENA: _ MENELAO:
Oh dèi! Divino è conoscere i cari. Sono malati, la mia sposa è un'altra.
MENELAO: ELENA:
Ma tu sei greca o di questo Paese? Non venni a Troia, ero solo un fantasma.
ELENA: MENELAO:
Greca. Ma voglio sapere di te. E chi le foggia queste forme vive?
MENELAO: ELENA:
Ti trovo molto somigliante a Elena. L'aria: gli dèi ne fecero tua moglie.
ELENA: MENELAO:
Mi sembri Menelao: non so che dire. :g a-ssurdo. E quale dio l'avrebbe fatta?
--,

446 ELENA ELENA

no da mio padre nel cielo. ' l'ull


ELENA:
sulla Tindàride: poverina, non ehh
Èra, per scambio, per sottrarmi a Paride. Elena.] Salve, figlia di Leda: tu sei 4111 ~ :.;t.,Vi
MENELAO:
andata via nei recessi degli astri, e non '"'l" · (• cl
Stavi qui, stavi a Troia: come mai? un corpo alato. Non ammetto che tu di nuovo li
ELENA:
troppi i travagli che tu già procurasti, a Troia, il ""'
Il nome è in t!lnti posti, il corpo no.
MENELAO: rito, agli alleati.
Lasciami, ché di crucci ne ho abbastanza. MENELAO:
Cosi stanno le cose, si, coincidono le parole di lei, eh
ELENA:
sono, dunque, vere. Bramato giorno, che concede ch'io ti
Tu lasci me, ti porti un falso talamo?
MENELAO: stringa di nuovo fra le braccia!
Addio, salute- ché somigli a Elena. ELENA:
ELENA:
Menelao, caro a me su tutti gli uomini, il tempo è ·lungo,
È finita: t'ho preso e non t'avrò. ma la gioia è nuova.
MENELAO:
Ecco, lo sposo mio ora lo stringo a me
A quei travagli credo, e non a te.
ELENA: fra queste braccia mie,
Ahi, che donna è piu misera di me? Chi m'è caro mi lascia, nella lunghissima luce di tanti di.
e io fra i Greci, alla mia patria non ritornerò. MENELAO:
lo stringo te. Da racconta·rti ho tante cose, né so di do-
[Arriva, trafelato, un Nunzio.]
NUNZIO: ve cominciare.
Finalmente ti trovo, Menelao. T'ho cercato girando tutto ELENA:
guanto questo Paese barbaro: i compagni superstiti mi man Felice sono, e tutti i miei capelli
dano da te. si drizzano sul capo e scorre pianto,
MENELAO:
cingo le membra tue, caro marito mio,
Che cosa c'è? Vi depredano i barbari? voglio godere te.
NUNZIO: MENELAO:
Un prodigio! Ma dirlo non è niente. Non ho da biasimarti, amato viso:
MENELAO:
ho te, che nata sei da Zeus, da Leda,
Par1a: il tuo zelo annuncia novità. che tra le fiaccole i tuoi fratelli un df
NUNZIO: con i bianchi cavalli cantarono,
Tante fatiche tue furono in vano. che poi via da me
MENELAO: allontanarono gli dèi:
ad altro destino migliore ti volgono i numi.
Vecchi lamenti. Ma che c'è di nuovo?
NUNZIO: ELENA:
Ora un male ch'è bene m'ha unita con te, coniuge mio:
Sparita è la tua sposa: s'è levata nelle pieghe dell'aria, non
lungo fu il tempo, ma lieta la sorte sia!
c'è piu, in cielo si nasconde, ed ha lasciato vuota la grotta
in cui la guardavamo, dicendo questo: « Sventurati Frigi, . MENELAO:
Per te lo sia! Lo stesso prego anch'io per me:
e Achei, voi tutti quanti sulle rive dello Scamandro, per di noi non fu infelice l'uno e l'altro no.
le trame d'Èra, siete morti per me: voi credevate ch'Ele
na fosse in possesso di Paride, che non la possedc:;va. lo ELENA:
Amiche mie, io non m'accoro né
sono stata, per tutto il tempo che occorreva, qua, onoran-
do la parte che il destino mi riservava: adesso me ne tor· gemo di ciò che fu.
448 1\I.(N ELENA 449

Ora ce l'ho ce l'ho lo sposo che aspettai MENELAO:


- anni che l'aspettai da Troia reduce! E i mali ch'Èra ti mandò che c'entrano?
MENELAO: ELENA:
Tu m'hai, ti ho; passate innumerevoli Per privare Alessandro ...
giornate, vedo la malizia della dea. MENELAO:
Sono di gioia, piu che di dolore, ormai, Come? Di'!
queste mie lacrime. ELENA:
ELENA: ... a cui Cipri mi diede ...
Che dire? Chi sperare lo potevci tnai? MENELAO:
Non ctçdevo di stringere al petto te. Ahi ahimè.
MENELAD: ELENA:
lo stringo te: parevi andata alla città Povera povera me, mi mandò qua, cosi.
dell'Ida, alle sue torri miserrime. MENELAO:
Per Dio, ma come dalla casa andasti via? E in cambio diede, a quanto sento, un idolo?
ELENA: ELENA:
Triste l'inizio che cerchi - ahimè, Quali le pene che, madre, patisti tu
tristi le cose che chiedi- ahimè. in quella casa ...
MENELAO: MENELAO:
Vorrei saperli tutti, i doni degli dèi. Che?
ELENA:
ELENA:
Vergogna ho di que1lo, di quello che ti racconterò. Morta è 1a madre mia, stretta da pensile
MENELAO: laccio: vergogna fu dell'adulterio mio.
Ma parla! È dolce udire di passati guai. MENELAO:
ELENA:
Ahimè. Ma vive nostra figlia Ermfone?
Non di quel barbaro caddi nel letto, né
ELENA:
volo di remi, né
volo d'adultera brama rapiva me. Nozze non ha, non ha figli, compiange il mio
MENELAO: · ratto che non ci fu.
Che dèmone, che sorte mai ti trafugò? MENELAO:
ELENA: L'intera casa m'hai distrutto, ·Paride.
Figlio di Zeus, di Zeus quegli che al Nilo me Tutto questo alle schiere d'innumeri Achei
avvicinava un df. e a te la vita costò.
MENELAO: ELENA:
Prodigio strano! Ma chi fu che l'inviò? Io maledetta fui; via dalla patria mia
ELENA: mi trascinava un dio, dalla città, da te:
Tutte le palpebre bagno di lacrime: la casa e il ta1amo che non lasciai, lasciai
mi rovinò la dea sposa di Zeus: fu lei. come un'adultera.
MENELAO: CORIFEA:
Perché ci volle procurare tanti guai? Se v'arride in futuro la fortuna, questo per voi compen·
ELENA: serà il passato.
Triste rovina mia, bagni, sorgenti: là NUNZIO:
belle si fecero Menelao, fammi parte d'una gioia che vedo bene e non
per quella gara che le giudicò, le dee. capisco ancora.
450 ELENA ELENA
451

MENELAO: stiano bene all'erta, sicché, legati dalla stessa sorte, tro-
È giusto, vecchio: sappilo anche tu. viamo scampo, se si può, dai barbari.
NUNZIO: NUNZIO:
L'autrice dei travagli non è lei? Bene, signore. Ma l'arte profetica ho visto quant'è vana e
MENELAO: com'è piena di menzogne. Di sano non c'è stato mai nulla
No, non è lei: ma, vittime d'inganno da parte degli dèi, nella vampa della fia·mma o nelle voci degli alati: è stu-
noi st ringevamo la luttuosa parvenza d'una nuvola. pido anche pensarlo, che gli uccelli possano dare un aiuto
NUNZIO: agli uomini. Calcante non disse mai, non segna1ò all'eser-
Che dici? cito di vedere i compagni che morivano per una nube, co-
Per una nube, dunque, tante prove? me nulla disse Èleno: la città fu dunque presa invano. Mi
MENELAO: dirai che il dio non volle. Perché, allora, ricorrere agli
Èra' e la lite delle dee lo fecero. oracoli? Agli dèi giova chiedere le grazie coi sacrifici, la-
NUNZIO:
sciando in disparte i vaticinl: sono un'offa inutile. Senza
Ma questa è poi davvero la tua sposa? far nulla, nessuno s'è mai arricchito per mezzo di pre-
MENELAO:
sagi di vittime bruciate: l'indovino migliore è il senno, il
È lei: di quanto dico puoi fidarti.
. NUNZIO: cervello dell'uomo. [Esce.]
Figliola mia, che cosa impenetrabile e versipelle, un dio! CORIFEA:
Di qua di là tutto volge e rivolge:· c'è chi soffre; c'è chi Sugl'indovini sono pienamente d'accordo con il vecchio:
se si gode dell'amicizia degli dèi, la mantica si può dire
non ha sofferto, eppure muore di mala morte; non c'è ga
ranzia di quello che via via reca la sorte. Tu, col tuo sposo, d'averla in casa propria.
avete avuto parte di pene, tu per la tua fama, 1ui per lt' ELENA:
fatiche della guerra. E quando s'affann~va, affannandosi Basta! Finora tutto è andato bene. Come tu, dopo Troia,
non ebbe niente: senza fatica, adesso, invece, ha la piu ti salvasti, misero te, non giova certo a nulla saperlo, ma
gran felicità. Ma dunque non infamasti il vecchio padre né non so che desiderio c'è, negli amici, d'avere notizia dei
i Dioscuri né mai facesti quanto si vocifera. Adesso mi ricordo mali che colpirono gli amici.
le tue nozze, rammento quelle fiaccole che portavo correndo MENELAO:
accanto ai quattro cavalli:. tu sul cocchio, insieme a lui, la Tu con una paro1a, e in una sola direzione, mi chiedi
sciavi, sposa, una casa felice. Tristo chi non ha il cu1to dei molte cose. Come dirti i disastri nell'Egeo, i segnali di
padroni, non si rallegra con loro e non soffre delle loro Nauplio con i fuochi dell'Eubea, le città dove fui spinto,
sventure. A me sia dato, anche se schiavo, d'essere nel no a Creta, in Libia, i luoghi di vedetta di Pèrseo? Certo non
vero dei servi buoni, ché il nome di libero non l'ho la finirei piu di parlare, e, raccontando guai, ne avrei dolore,
di certo, ma la mente sf. Meglio cosi, piuttosto che la come nel provarli patii: cosi ne soffrirei due volte.
macchia di due vergogne per un uomo solo: sentimenti ELENA:
malvagi e soggezione agli altri, quando degli altri s'è La risposta è migliore della mia domanda. Dimmi questo
schiavi. so1o, lascia il resto: quanto tempo sei rimasto a logorarti
MENELAO: errando sopra i mari?
Vecchio, nella battaglia hai retto a molti travagli, affati MENELAO:
candoti per me; adesso che partecipi alla mia condizione Sette rivoluzioni d'anni, in piu dei dieci anni che trascorsi
felice, va', racconta agli a;nici superstiti in che modo hai a Troia.
trovato le cose e quale sia la nostra sorte e di' che sulla ELENA:
riva m'aspettino e s'aspettino le lotte che - cosf credo - Ahimè, che tempo lungo, poverino! Di li scampasti e qua
sovrastano me. Se ci riesca di portare via costei di furto, venisti, a morte.
452 ELF.NA ELENA 453

MENE:,Ao:
ELENA:
Come? Che dici? Tu m'uccidi, donna. Questo mi proteggeva come un tempio.
ELENA:
MENELAO:
T'ucciderà chi regna in questa casa. Non vuoi venire a casa insieme a me?
MENELAO:
ELENA:
Cos'ho fatto che meriti la pena? Piu che H mio letto t'attende una spada.
ELENA:
MENELAO:
Giungi inatteso ostacolo alle nozze. E cosf sarei l'uomo piu infelice.
MENELAO:
ELENA:
Qualcuno volle avere te, mia moglie? Fuggi di qui, non avere ritegno.
ELENA:
MENELAO:
E tentò di violarmi a viva forza. Lasciandoti? ~per te che presi Troia·.
MENELAO:
ELENA:
Un potente o il sovrano del paese? ~ meglio che morire per il ta1amo.
ELENA:
MENELAO:
Il figliolo di Pròteo, che qui regna. Consiglio vile, non degno di Troia.
MENELAO:
ELENA:
Ecco l'enigma·che udii dall'ancella. Forse ci pensi, ma il re non l'uccidi.
ELENA:
MENELAO:
A che barbara porta ti fermasti? Ha il corpo invulnerabile dal ferro?
MENELAO:
ELENA:
A questa: mi cacciò come un pitocco. Vedrai. Stolto è tentare l'impossibile.
ELENA:
~NELAO:
Chiedevi dunque cibo? Me tapina! Vuoi che mi faccia legare le mani?
MENELAO:
ELENA:
Pitocco ero di fatto, non di nome. Sei in un vicolo cieco: occorre un trucco.
ELENA:
MENELAO:
Dunque sai tutto delle nozze, pare. Meglio morire agendo anzi che no.
MENELAO:
ELENA:
So: non so dire se ti sei sottratta. C'è una speranza di sa1varci, l'unica.
ELENA:
MENELAO:
Il tuo talamo è intatto, per tua regola. Da comprare, da osare, da trattare?
MENELAO: ELENA:
S~no contento; ma dov'è la prova? Che il re non sappia nulla del tuo arrivo.
ELENA:
MENELAO:
Vedi qui, dove sto, presso la t:>mba? Chi glielo dice? Chi lo sa chi sono?
MENELAO: ELENA:
Vedo uno strame: che c'entra con te? Ha un'alleata in casa: è come un dio.
ELENA: MENELAO:
Qui supplicavo scampo a quelle nozze. L'oracolo piazzato nell'interno?
MENELAO: ELENA:
Non c'era un'ara? ~ un'usanza barbarica? No, la sorella: si chiama Teònoe.
454 ELENA ELENA
"
MENELAO: macchierò la mia gloria troiana e non m'attirerò biasimo
Proprio un nome da oracolo. E che fa? in Grecia. Teti per me restò priva d'Achille, vidi morire
ELENA: Aiace Telamonio, Nestore senza il figlio: e per JD,ia moglie
Sa tutto, e gli dirà che tu sei qui. io non avrò il coraggio di morire? Si: se gli dèi sono dav-
MENELAO: vero saggi, lieve fanno la terra attorno al corpo d'un va-
Si mq_oia, se sfuggire non si può. loroso ucciso dai nemici, cacciano i vili sotto zolle grevi.
ELENA: CORIFEA:
E se la convincessimo pregandola ... Dèi, sia felice la stirpe di Tantalo, dalla sventura si li-
MENELAO: beri infine!
A fare che? Che speranza m'insinui? ELENA:
ELENA: Povera me, cosi sono ridotta! Siamo finiti, Menelao: da casa
a tacere al fratello che sei qui? esce Teònoe l'indovina, sento rumore di serrami che s'al-
MENELAO: lentano. Fuggi! Perché fuggire? Da lontano o da vicino,
Se si convince potremo scappare? sa che tu sei giunto qua. Poveretta me, questa è la fine.
ELENA: Ti sei salvato da Troia, sei giunto da un barbaro Paese per
È facile con lei, di furto no. cadere contro le spade barbare di nuovo.
MENELAO:
Mfare tuo: fra donne ci s'intende. [Viene in scena Teònoe, seguita da ancelle.]
ELENA: TBÒNOE [a un'ancella] :
Le consumo i ginocchi con le mani. Guidami tu col bagliore dei lumi, secondo il rito augusto
MENELAO: manda il fumo di zolfo verso l'etere profondo, perch'io
E se respinge le nostre proposte? riceva lo spirito puro del cielo. [A un'altra ancella:] E
ELENA: tu, se qualcuno ha macchiato la via con l'empio incedere
"Tu muori, e io mi sposo a viva forza. del piede, mondala con la fiamma, batti innan~i la resi-
MENELAO: nosa fiaccola, ch'io passi. Reso agli dèi l'onore che prescri-
La violenza è un pretesto: vuoi tradirmi. vo, sul focolare riportate il fuoco! Elena, ebbene le mie
ELENA: profezie? Che ne dici? È arrivato Menelao, tuo marito:
Faccio per il tuo capo giuramento ... s~a qui - privo di navi e del tuo simulacro. Poveretto, a
MENELAO: quali prove sei scampato! e adesso non sai se torni a casa
Che? di morire? Non mi tradirai? o resti qui. Ci saranno litigi e conciliaboli tra i numi at-
ELENA: torno a Zeus, riguardo a te, quest'oggi. Ché la dea che
Con la tua spada: giacerò con te. t'era ostile, Èra, ti favorisce, adesso, e vuole che tu ri-
MENELAO: torni in patria con costei, perché la Grecia sappia che le
Con quest'impegno, toccami la destra. nozze d'Alessandro, il gran dono di Ciprigna, furono nozze
ELENA: false. Ed è Ciprigna che cerca d'impedire il tuo ritorno,
Sf: se tu muori lascerò la vita. per evitare d'essere scoperta e perché non si veda che
MENELAO: comprò la palma di beltà pagando un prezzo con le nozze
Cosi anch'io morirò, privo di te. di Elena. Dipende tutto da me: rivelare al fratello la tua
ELENA: presenza e rovinarti, come vuole Ciprigna, o schierarmi
Come fare una morte che dia gloria? con Èra e salvarti la vita nascondendoti a mio fratello,
MENELAO: che m'ha comandato, ove tu ritornassi, d'avvisarlo. Chi va
T'uccido sulla tomba e poi m'uccido. Ma prima sosterre- dunque da mio fratello a dirgli che l'uomo è qui, per met-
mo una gran lotta per il tuo letto. S'avanzi chi vuolè. Non termi al sicuro?
456 457
ELEN ... ELENA

ELENA: spesso s'afferma che a un nobile, nelle sventure , non di-


Vergine, io cado ai tuoi ginocchi supplice, siedo su quest~1 sdice il pianto. Ma, per bella che sia, questa bellezza non
sede cosf triste, per me, per lui, recuperato appena ad l'antepongo all'animo virile . Se credi, dunque, di salvare
so, ormai sul punto di vederlo morire. Non lo dire a tuo un ospite che chiede di riprendere 1a sposa, rendimi lei,
fratello che mio marito è giunto, tanto amato, al1e mt poi salvami. Se no, quanto a me, non sarà certo la prima
braccia. Sal~alo, ti supplico. La tua pietà non venderla nl delle sventure, tante ne patii, ma tu ti mostrerai donna
fratello comprandoti un favore ingiusto e tristo. Odia Id malvagia. Dinanzi a questa tomba, e nel rimpianto di tuo
dio la violenza, e senza ratti vuole che ognuno acquisti cit'l padre, dirò ciò che ritengo giusto e degno di me, ciò che
ch'è lecito. Perché comune è il cielo a tutti gli uomini potrà toccarti soprattutto il cuore: «Vecchio, che vivi in
comune la terra, in cui si può ricolmarsi la casa senz'averr questo tumulo di pietra, rendimi, ti scongiuro, la mia
la roba d'altri o rapinarla a forza. Fu certo una fortunn sposa, che Zeus ti mandò qua per conservar!? a me. So
(e si risolse in dolore per me) che al padre tuo Erme t bene che sei morto e a noi non hai conti da rendere . Ma
m'affidasse, per salvarmi per mio marito, che vuole ri lei [accenna a T eònoe] non vorrà che suo padre, ora evo·
prendermi. E come può riprendermi se muore? E Pròteo, cato di sotterra, si macchi - gloriosissimo come fu un
d'altra parte, come può restituire cose vive a un morto? tempo - d'una fama trista. L'arbitra adesso è lei. Te pure
Adesso guarda al dio, guarda a tuo padre. Il nume e il invoco ad alleato, sotterraneo dio de1l'Ade : tanti corpi di
morto vorrebbero o no ridare indietro ciò ch'è d'altri? lo caduti per la mia spada a cagione di lei ricevesti, il tri-
credo di sf. Se tuo fratello è pazzo, tu non devi conceàerglt buto fu pagato. Aut aut: ridona coloro alla vita, o co-
di piu che a un padre saggio. Tu sei profetessa e credi nel stringi costei, ché non si mostri inferiore a suo padre, che
divino; se ·tu vfo1i i diritti del padre, e a tuo fratello, eh fu pio, a ridarmi la sposa». Che se poi rapinerete mia
diritti non ha, rendi ragione, è cosa turpe che tu sappin moglie, dirò ciò che lei non ha detto. Abbiamo stretto un
tutte le cose degli dèi, quelle presenti, quelle future, giuramento, vergine - sarà bene che tu lo sappia : innanzi
quelle giuste no. Tali le mie sventure: salva dunque m tutto d'affrontare in battaglia tuo fratello (uno dei due
disgraziata, e alla mia sorte aggiungi questo di piu. Per lu dovrà morire: è semplice). E se lui non accetta il corpo
Grecia si dice che abbandonai mio marito per vivere nel a corpo, e ci prende per fame mentre siamo supplici a que-
le case dei Frigi ricche d'oro. Se torno in Grecia e metto sta tomba, s'è deciso ch'io prima uccida lei, quindi con-
piede a Sparta, udendo, anzi vedendo che morirono per l<· ficchi questa spada a due lame nel mio fegato proprio in
trame divine e ch'io non fui traditrice dei miei, mi ridn cima al sepolcro, sicché i rivoli del sangue giu dalla tom·
ranno 1a fama d'onestà; la mia figliola, che nessuno si ba disti1lino . Entrambi morti, giaceremo in fila su questa
prende, la farò sposare, lascerò questa mia vita cosf amarn tomba levigata, e il fatto sarà per te cruccio perenne, e
di zingara, e godrò delle ricchezze che ci sono in casa. St· biasimo per tuo padre. Costei, né tuo fratello la sposerà
costui fosse morto e· fosse stato consumato sul rogo, a lui
né nessun altro. Io, io me la porterò, se non a casa, certo
lontano avrei dato col pianto il mio tributo d'affetto: ades
laggiu fra i morti. [Gli viene da piangere.] Ma che faccio?
so è qui, salvo: . dovrò vedermelo strappare? No, ti
Se piango e mi comporto da donnetta, suscito forse maggiore
supplk.o. Fammi la grazia, segui la giustizia che fu prerogo
tiva di tuo padre: è la gloria piu bella, per un figlio nato du pietà, ma non agisco. Uccidimi, se vuoi : quello che uccideraì
un padre nobile, coincidere nell'indole con cpi lo generò. non è un vigliacco. Meglio sarà se ascolti quant'ho detto:
CORIFEA: tu sarai giusta e io riavrò la sposa.
Destano la pietà questi discorsi e pietà mi fa.i tu. Ma vo CORIFEA:
glio udiJ?e che dirà Menelao per la sua vita. Dopo questi discorsi, giovinetta, la decisione a te. Da' 1a
MENELAO: sentenza in modo da rispondere alle attese.
Io non oso cadere ai tuoi ginocchi né bagnarmi le palpe- TEÒNOE:
bre di pianto. Una viltà farebbe torto a Troia·. Anche se Pia sono per natura e tale voglio essere. A me ci tengo, di
458 ELENA ELENA 459

mio padre non macchierò la fama, e a mio fratello non MENELAO:


renderò un favore che mi copra d'infamia. C'è nella na È assurdo, certo. E se mi nascondessi per uccidere il re
tura mia come un gran santuario di giustizia, che mi viene con questa spada?
da Nèreo. Tenterò di dare la salvezza a Menelao. Èra vuoJc ELENA:
aiutarti? Io do il mio voto per lei. Ciprigna non mi voglia Ma la sorella non si tratterrà dal rivelargli che intend~
male: COQ lei non ebbi nulla di comune. Quant~ aUe brut ammazzarlo.
te cose da te dette presso la tomba riguardo a mio padre, MENELAO:
sono d'accordo. Si, saremmo ingiusti . se non restituissi la Non abbiamo una nave per fuggire: quella che avevo se
tua sposa. Se fosse vivo lui, te la darebbe e ti datebbe a l'è presa il mare.
lei. C'è, si, una pena che tocca i morti come i vivi, tutti. ELENA:
Viva non è la mente degli estinti; hanno però una coscien Se una donna può av~re un'idea ouona, ascolta: vuoi che
za immortale che finisce nell'etere immortale. Per farla ti si dia per morto?
breve, come mi chiedete, io tacerò, non facendomi com- MENELAO:
plice di mio fratello nella sua follia. Senza parere gli rendo Cattivo augurio, ma, se ci guadagno, sf, sono pronto a
un servigio se, da empio qual è, lo rendo pio. A voi tro- morire a parole;
vare qualche via d'uscita. Adesso io m'allontano. Tacerò. ELENA:
Ma cotninciate dagli dèi, pregando Ciprigna che [a Ele- Davanti all'empio ti potremmo piangere con lamenti di
na] ti lasci ritornare in patria, ed Èra perché resti ferma donne, con tonsure.
in quel disegno che ha, di salvezza per te, per il tuo spo- MENELAO:
so. E quanto a te, padre · mio morto, non dirà nessuno E che rimedio di salvezza c'è? Poi, ti dirò ch'è un mez-
(per quanto io posso, almeno) che, di pio che fosti, adesso zuccio stantio.
ti riveli un empio. [Esce.] ELENA:
CORIFEA: Chiederò al re di seppellirti, morto in mezzo ai flutti, in
Non c'è fortuna fuori di giustizia: nel giusto è la speranza una tomba vuota.
di salvezza. MENELAO:
ELENA: Lo concede, e facciamo il cenotafio ... ma, senza nave, come
Per quello che riguarda la fanciulla, Menelao, siamo a po- ci si salva?
sto; adesso occorre che tu rifletta e che troviamo insieme ELENA:
una qualche risorsa che ci salvi. Gli chiederò una barca per gettarti, nell'amp1esso del mare,
MENEI,.AO: una corona.
Ascolta: è tanto tempo che sei qui, cresciuta con la ser- MENELAO:
viru del re. Buono. Ma c'è una cosa: se la tomba la vuole in terra
ELENA: ferma, addio trovata!
ELENA:
Che vuoi dire? M'insinui una speranza d'azione vantag-
giosa per entrambi. . Ma si dirà che in Grecia i morti in mare non s'usa sep-
MENELAO: pellirli in terra ferma.
MENELAO:
Tra chi presiede agli equipaggi, puoi convincere qualcuno Cosi va bene. Io verrò sulla stessa nave, a gettare, insie-
a darci un cocchio?
ELENA:
me, la corona.
ELENA:
Si, lo convinco; ma fuggire ... come, ignari del terreno, in Tu ci sarai, s'intende, e, insieme, i tuoi marittimi scam-
terra barbara?
pati dal naufragio.
460 ELENA
461
ELENA

MENELAO: io leverò il mio grido,


Prendo la nave all'àncora, e i compagni staranno, armati, a te, canoro usignolo dolce di suoni,
uomo accanto a uomo. uccello bagnato di pianto:
ELENA: qua reca i trilli tuoi
A te il comando. Un vento favorevole gonfi la vela, e fili dalle fulve mascelle, con me
via la nave!... consorte di lamenti,
MENELAO: che di Elena i tristi guai
Gli dèi daranno tregua alle mie pene. Ma chi te l'avrìl e delle Troiane vo
detta la fuia morte? ricantando la sorte triste
ELENA: sotto i colpi dei Greci.
Tu. Di' che stavi insieme al figlio d'Àtreo, l'hai visto mor- Ché venne, ché venne chi corse col remo barbaro
to e sei scampato solo. le piane sonore del mare recando ai ·P~iàmidi
MENELAO: i1 tuo talamo, Elena, e fu '
Ma sf, del vero testimonieranno questi cenci, re1itti di quell'infame marito Alessandro: con lui
naufragio. la scorta d'Afrodite.
ELENA: antistrofe
In mal punto consunti ed in buon punto giunti: il male d'al- Dei Greci, assai stanno nell'Ade, laggiu,
lora è forse un bene. che l'anima spirarono ··
MENELAO: sotto le lance e i sassi
- tagliata la chioma ne fu di misere spose
Dobbiamo entrare insieme dentro casa o stare cheti qui,
presso la tomba? né sposi piu c'erano in casa.
ELENA: Col fuoco illuminò
Rimani qui: se fa qualche pazzia, ti salvano la tomba e di · barbag1i lucenti l'Eubea
la tua spada. Io vado in casa a recidermi i riccioli, a cam- e molti Achei distrusse
biare le vesti bianche in nere, a graffiarmi le gote con le il solingo nocchiero, che
unghie a sangue, Qui la posta è grossa; gli esiti sono due: su rupi Cafèridi
1a mia morte, se mi trovano a macchinare, oppure il mio e su rive d'Egeo li spinse,
ritorno in patria e, insieme, la salvezza tua . Èra augusta, con una subdola stella.
che giaci insieme a Zeus, siamo due miserevoli persone, Ai monti di Màlea che porti non hanno, i barbari
da' refrigerio ai nostri guai; preghiamo, alte levando que- tra soffi d'inverno lontano da casa balzarono
ste braccia al cielo, dove tu vivi nel manto screziato degli con un dono non dono: ché
astri. E tu, che ottenesti la palma della beltà con le mie un oggetto di lite la nuvola fu,
nozze, Cipride, figliola di Dione, non distruggermi. La ver- lo spettro d'Èra, ai Greci.
gogna con cui mi svergognasti è già stata abbastanza, dan- Iddio che cos'è? cosa non dio? cosa c'è strofe
do ai barbari;, se non i1 corpo, il nome mio. Se uccidermi
vuoi,. fa' ch'io muoia in patria. Perché mai non ti sazi di di mezzo? Di che bandolo
mali, in una pratica d'amori e inganni e subdole trovate venne l'indagine a capo?
e magie sanguinose nelle case? Avessi la misura! Per il L'uomo le cose di dio
resto, oh non dico di no, tu sei per gli uomini, certo, di vede che ba1zano e vanno
tutti i numi, la piu dolce. [Esce. Menelao si apparta. ] qua, poi di là, poi di qua
CORO : con giochi opposti d'esiti.
A te che stai sotto chiomate va!lee ">
strofe Ma tu da Zeus, Elena, nata non sei?
in sedi e luoghi musici Si, te quel tuo volatile
463
462 ELENA ELENA

padre da Leda creò. suggestionata da un sogno notturno, o t'è giunta da casa


Vociferò contro te l'Ellade una notizia per cui t'accori tutta di dolore?
«non fida, non giusta, non pia, traditrice», e io non so ELENA:
Signore - ormai cosi ti chiamo, - tutto è finito per me,
che cosa di chiaro nel mondo c'è quello che avevo s'è dileguato, io non sono piu nulla.
e degli dèi quale parola è vera.
TEOCLIMENO:
"Stoltissimi voi, cui nella guerra virru antistrof, Per quale evento? Cosa t'è successo?
di forti lance arridono, ELENA:
mentre cercate da sciocchi Menelao ... come posso dirlo? è morto.
la soluzione dei guai: TEOCLIMENO:
ché se la lotta di sangue Come lo sai? Te l'ha detto Teònoe?
dà la sentenza, non ha ELENA:
la lite umana un esito. Anche un altro: l'ha visto che moriva.
E Troia fu tomba cruenta per chi, TEOCLIMENO:
negandosi alla disputa, È venuto qualcuno a dirlo chiaro?
lite violenta cercò. ELENA:
Di quelli ormai l'Ade là s'occupa; Si. Cosi vada dove dico io!
TEOCLIMENO:
le mura una fiamma, cosf come un fulmine, assali Ma chi? dov'è, per saperne di piu?.
e pene su pene sopporti tu
tra questi guai, per i funesti eventi. ELENA:
Eccolo, rannicchiato accanto al tumulo.
[Sopraggiunge TeocWneno, in abiti da caccia, con servi e TEOCLIMENO:
coni.] Oh santo Dio, che vestito indecente!
TEOCLiMENO: ELENA:
Lo stesso, credo, che avrà mio marito.
Paterna tomba, salve: t'ho sepolto proprio dinanzi a que-
sta casa, Pròteo, per, poterti rivolgere un saluto. Teoclf- TEOCLIMENO:
Ma costui di dov'è, di dove viene?
meno, tuo figlio, neU:J,lscire e nell'entrare ti saluta sempre.
Servi, portate nella reggia i cani e gli arnesi di caccia. ELENA:
Molte vo1te io mi sono rivolto questa critica: non punisco Greco, un'Acheo, compagno del mio sposo.
di morte i malfattori. Ora ho saputo ch'è arr_ivato q'.la un TEOCLIMENO:
tale, chiaramente un Greco, ed è sfuggito alle vedette: Come dice ch'è morto Menelao?
certo viene come spione o cerca di rapire Elena: se lo ELENA:
prendo, morirà. [Con stupore: ] Oh, ma qui, come pare, è Miseramente, tra i flutti del mare.
bella che finita: la Tindàride ha lasciato la tomba e se TEOCLIMENO:
n'è andata via per mare. Oè, levate le spranghe, sciogliete E dove navigava in acque barbare?
i cavalli a1la greppia, fuori i carri, servi! Per quanto .di- ELENA:
pende dal nostro impegno, non si parta di nascosto dal Sbatté contro gli scogli della Libia.
Paese la sposa che desidero. No, fermatevi! Quelli che TEOCLIMENO:
cerchiamo vedo che sono in casa, che non sono scappati. [A Lui, ch'era a bordo, perché non è morto?
Elena che esce di casa:] Tu, perché ti sei vestita con pe- ELENA:
pli neri ed hai lasciato quelli bianchi che avevi? Perché I peggiori hanno spesso piu fortuna.
dal tuo nobile capo hai reciso col ferro i capelli e ti bagni TEOCLIMENO:
È qui, ma dove ha lasciato il relitto?
1a gota di copiose lacrime, tutta in pianto? Soffri· forse
464 ELENA
465
E LEI'; A

ELENA: TEOCLIMENO:
Ci crepi, e fosse vivo Menelao! Niente rancore: se ne voli via!
TEOCLIMENO: ELENA:
È morto. E lui, che barca l'ha porta t~? Se mi sei amico, per le tue ginocchia ...
ELENA: TEOCLIMENO:
Dei marittai l'hanno raccolto - dice. Perché m'abbracci e supplichi? che vuoi?
TEOCLIMENO: . ELENA:
E il guaio che andò a Troia in vece tua? Seppellire il marito mio ch'è morto.
ELENA: TEOCLIMENO:
Quel simulacro di nube? Dissolto. Ma se non c'è! Vuoi seppellire un'ombra?
TEOCLIMENO: ELENA: .
Ahi, Priamo, Troia! Che vana rovina! E un uso greco, per chi muore in mare.
ELENA: TEOCLIMENO:
Di quella triste sorte ho parte anch'io. Di fare che? Sapienza di Pelòpidi!
TEOCLIMENO: ELENA:
L'ha lasciato insepolto o l'ha interrato? Di seppellire in un sudario vuoto .
ELENA: TEOCLIMENO:
Insepolto. Meschina me, che guai! Innalzagli una tomba dove vuoi.
TEOCLIMENO: ELENA:
Perciò tagliasti i tuoi riccioli biondi? Ai marittimi morti niente tumuli.
ELENA: TEOCLIMENO:
Si trovi in mare o qui, m'è sempre caro! E come? Gli usi greci non li so.
TEOCLIMENO: ELENA:
Ma la disgrazia per cui piangi è vera? Rechiamo in mare ciò che onora i morti.
ELENA: TEOCLIMENO:
Sfuggire a tua sorella pare facile! Cosa vuoi che ti dia per quel cadavere?
TEOCLIMENO: ELENA:
Ah, certo no. Vuoi rimanere qui? Ero felice, e non lo so: lui [accenna a Menelao] sL
ELENA: TEOCLIMENO [a Menelao, che s'è fatto avanti]:

Perché m'irridi? Lascia in pa:::e il morto! Straniero, m'hai recato un lieto annunzio.
TEOCLIMENO: MENELAO:
Sei fedele al tuo sposo e fuggi me. Lieto non è per me né per il morto.
ELENA: TEOCLIMENO:
Ora non piu: prepàrati a sposarmi. Come li seppellite i morti in mare?
TEOCLIMENO: MENELAO:
Ce n'è voluta! Grazie, molto bene! Secondo le sostanze di ciascuno.
ELENA: TEOCLIMENO:
Lo sai che fai? Scordiamolo, il passato. Di' ciò che serve: lo faccio per lei.
TEOCLIMENO: - MENELAO:
A che prezzo? Favore per favore! Primo: agl'Inferi il sangue d'una vittima.
ELENA : TEOCLIMENO:
Facciamo un patto, e non me ne volere. Che vittima? Tu spiega, eseguirò.
466 467
ELENA ELENA

MENELAO:
TEOCLIMENO:
Vedi tu: ciò che dài, mi basterà. Bene! Avere una moglie pia conviene a me. Va' dunque in
TEOCLIMENO:
casa e scegli pure quello che serve ad onorare il morto. A
Uccidono un cavallo o un toro, i barbari. mani vuote non ti manderò via da questo Paese, per avere
MENELAO: fatto ·questo per lei. Per la notizia lieta che m'hai portata,
Ma se non è di razza, non lo dare. ti darò, in cambio di quei cenci, un bel vestito e cibo, si
TEOCLIMENO: che tu ritorni in patria: ben misero è lo stato in cui ti vedo.
Ce n'è dovizia nelle nostre mandrie. Quanto a te, poverina, senza struggerti quando non c'è ri·
MENELAO: medio ... M~nelao ha 1a sua sorte; tuo marito è morto e
E poi si porta un feretro, ma vuoto. certo non potrà tornare in vita.
TEOCLIMENO:
MENELAO:
Bene. E quali altre offerte sono d'uso? Giovine, tocca a te: devi accettare il marito che hai, la-
MENELAO:
sciando in pace chi non hai piu: negli eventi presenti è
Armi di bronzo: fu uomo di guerra. proprio questo il meglio che puoi fare. Se poi mi salvo e
TEOCLIMENO:
torno in Grecia, il biasimo che su di te gravava io lo farò
Darò armi ben degne dei Pelòpidi.
MENELAO: cessare, ove tu sia quella che devi con il tuo sposo, una
E i piu bei fiori che il suolo produce. moglie perfetta.
TEOCLIMENO: ELENA:
Già, ma nei flutti come 1i gettate? Sarà cosi: non dovrà mai dolersi, mio marito, di me: mi
MENELAO: sei vicino e lo vedrai benissimo da te. Ora va' in casa,
Ci vogliono una nave e i rematori. poverino, làvati e càmbiati vestito: senza indugio ti be-
TEOCLIMENO: neficherò: se tu mi trovi come devi trovarmi, con piu amore
E a che distanza starà dalla terra? tu compirai, per l'uomo a me diletto, per Menelao, le de-
MENELAO: bite onoranze. l T eoclimeno, Elena e Menelao escono.]
Tale, che appena si veda la schiuma.
TEOCLIMENO: .
CORO:
E perché mai la Grecia ha quest'usanza? strofe
La montana Madre di dèi
MENELAO:
con le membra rapide un di
Perché il riflusso non rechi sozzure.
per le selve volò,
TEOCLIMENO:
per i fiumi e il mare che fa
Avrete un legno fenicio, veloce. cupo rombo, per il desfo
MENELAO:
della figlia (il nome di lei
Bene, farà piacere a Menelao. dire non si può).
TEOCLIMENO:
Penetrante il cròtalo fu,
Puoi fare tutto tu senza di lei? alto il suono che risonò:
MENELAO: ferine coppie 1a dea
Spetta alla madre o aTia moglie o ai figlioli. a1 giogo, al carro legò,
TEOCLIMENO: e cercava quella che via
L'onere, in questo caso, spetta a lei? dai virginei cori spari.
MENELAO: Di gran furia Artèmide andò
È cosa pia non defraudare i morti. con le frecce; insieme con lei,
468 ELENA 469
ELENA

tutta in armi, Atena brandi


fu con te l'ira di lei,
l'asta; chiaro l'occhio di Zeus
della dea madre: la tua
di lassu splendeva: per lei
empietà causa ne fu.
altra volle la sorte.
Gran potere ha la nèbride,
Poi quel lungo errore cessò, antistrofe screziato ammanto, e ce l'ha
1a materna pena fini quel fogliame d'edera, che
di cercare colei s'attorce al tirso del dio,
che furtivo ratto carpi. nell'aria il vortice che,
Le nevose specole Idee roteando il rombo, si fa,
delle Ninfe allora varcò, e la chioma che fa l'orgia col dio,
ma, straziata, giu le ·veglie divine. Tu
rupi, boschi, nevi gettò, nella bellezza tua
le ·pianure non fecondò, pc '1esti soltanto
la t:erra sterile fu, 1a cura, la gloria.
la gente umana peri.
Alle greggi il pasto negò [Elena e Menelao rientrano in scena.]
di fogliame florido, né ELENA:
· piu risorsa per le città Tutto va bene in casa, amiche mie. La figliola di Pròteo,
né pei numi rito vi fu nostra complice, interrogata non ha detto nulla a suo fra-
né sull'ara offerta bruciò. tello, che il mio sposo è qui. Per compiacermi gli ha detto
Alle fresche fonti seccò ch'è morto e non vede la luce. Mio marito ha còlto a volo
chiari sgorghi d'acque: l'oblio l'occasione: quelle armi che avrebbe dovuto gettare giu nel
non cancella l'affanno. mare, le afferra e se le porta, come per dare aiuto al mor-
Pose fine a feste di dèi to, e il corpo se ne riveste, pronto ad una prova di forza,
strofe come se volesse erigere mille trofei di vittoria sui barbari,
e d'umani. L'ira di lei
torva, Zeus vide e placò; una volta imbarcatici. Ha lasciato quella veste a brandelli
fra gli dèi disse cosi: del naufragio e se n'è messa un'altra. L'ho aiutato io, l'ho
« Grazie, a voi! Presto da lei, lavato, dopo tanto tempo, in acqua dolce. Ma ecco che
da L~metra ch'è in collera viene l'altro, che crede ormai d'avere in mano le mie noz-
per que!l::~ vergine: via ze. Tacere è meglio, e tu tieni la bocca chiusa, ti vorrem-
il dolore con l'al alà! mo favorevole a noi: vediamo se ci riesce di metterei al ·
Via, Muse! Cori per lei! » sicuro e, prima o poi, di salvare anche te.
Ciprigna allora levò
bronzea voce ctonia, sonò [Entra Teoclimeno.]
tesi timpani, e fu lei, fra gli dèi, TEOCLIMENO:
la prima. Sorrise lei, Su, procedete in fila, .servi, come ha stabilito l'ospite, re-
del fragodo giof, cando i doni da gettare in mare. E tu, Elena, se ti sembra
prendendo fra mano che sia giusto quello che dico, resta qui, da' retta. Presente
il flauto sonoro. o r.ion presente, renderai lo stesso omaggio a tuo marito.
Temo ::be un sussulto nostalgico t'induca a gettarti nei
Tu nefaste offerte non pie antistrofe flutti, tutta j)rc::;.: d'amore per lo sposo che fu tuo. Benché
nelle stanze ardesti. Cosi
lontano, anche troppo lo piangi.
470 ELENA ELENA 471

ELENA:
ELENA:
Il mio nuovo marito ora sei tu, ma, vedi, è necessario che No, tu sei re, non servire i tuoi servi!
alla prima unione maritale io renda onore. Si, certo, per TEOCLIMENO:
l'amore dello sposo sarei pronta a morire; ma che giova Beh, mi rimetto agli usi dei Pelòpidi! Menelao non è morto
a lui, ch'è morto, ch'io muoia con lui? Lascia che vada a da- qui, la casa è pura. Su, qualcuno vada a dire ai miei mi-
re di persona al defunto le offerte funerarie. Cosi gli dèi ti nistri di recare i doni nuziali in casa mia: tutta la terra
diano tutto quello che t'auguro, e altrettanto sia per l'ospi- deve ·gridare, con inni ch'esaltino gli sposi, l'imeneo d'Ele-
te che insieme a me collabora. Tu avrai in me la moglie lena e mio, perché susciti invidia. E tu, straniero, dopo aver
che a te si conviene. poiché rendi un servigio a Menelao
reso questi onori al primo marito di costei nell'ampio seno
e a me. Tutto si svolge verso un esito fortunato. A colui
~el mare, torna subito alla reggia con la mia sposa: parteci-
che dl!ve darci la nave in cui portare queste offerte, da' l'or-
dine, cosi che la misura della tua grazia verso me sia piena. perai al banchetto nuziale; poi, se vuoi, vattene a casa op-
TEOCLIMENO [a un servo) : pure resta e godi. [Esce. ]
Tu va': una nave di cinquanta remi, fenicia, e i rematori MENELAO:
per costoro! Zeus, ti dicono padre e dio sapiente: guardaci, muta una
ELENA: sorte di guai! Premuroso collabora con noi, che trasciniamo
Al comando sarà chi compie il rito? le sventure in alto, lungo una china: solo che ci sfiori la tua
TEOCLIMENO: mano, e saremo a quel fastigio della fortuna che vogliamo
Certo; i miei marinai g1i obbediranno. attingere. Troppe le pene che abbiamo penate! V'invoco,
ELENA: numi, ascoltate di me le cose buone e tristi: non è detto
Ripeti il tuo comando, ché capiscano. ch'io sia votato all'infelicità perenne e · non a camminare
TEOCLIMENO: dritto: concedetemi solo questa grazia, e mi farete felice
Due volte o tre lo ripeto, se vuoi. per sempre. [Menelao ed Elena escono.]
ELENA:
CORO:
Torni a te di vantaggio e a me, quest'ordine. strofe
TEOCLIMENO: Sidonia nave che vai
Si, ma non ti sciupare con le lacrime. ve1oce, e sei madre di mugghi e spume,
ELENA: caro remeggio eh~
Oggi vedrai la mia riconoscenza. delfini che danzano vai
TEOCLIMENO: come un coro guidando
I morti! Un nulla, ed ogni pena è vana. nel mare se vento non c'è,
ELENA: se Galanea dice cosi,
Ciò di cui parlo sta laggiu, sta qui. la figliola del Ponto:
TEOCLIMENO: « Presto la vela libera sia
Come marito, varrò Menelao. a marine brezze, suvvia,
ELENA: su, marinai, marinai, si dia
Niente da dire. M'assista la sorte! di piglio ai remi,
TEOCLIMENO:
ai lidi delle città
Persèe; laggiu Elena sia scortata >>.
Se mi vuoi bene, dipende da te.
ELENA: Sul fiume tu forse vedrai antistrofe
Non mi darai lezioni sull'affetto ... o innanzi a quel tempio d'Atena 1e due
TEOCLIMENO: belle Leudppidi,
Vuoi che t'aiuti e guidi l'equipaggio? nei cori avrai parte anche tu,
472 ELENA ELENA 473

nella festa notturna [Entra il n Nunzio, mentre Teoclimeno esce dalla reggia . ]
che lode a Giacinto darà, II NUNZIO:
che Febo un di, quando scagliò Sire, in buon punto t'ho trovato in casa: nuove sventure
oltre il termine i! disco udrai presto da me.
fece morire (il figlio di Zeus TEOCLIMENO:
volle a' Sparta sempre quel di Che c'è?
sacro di memori riti), e lf II NUNZIO:
la vitcl1ina Va' in cerca d'una nuova moglie: Elena se n'è andata dal
Ermione certo vedrai, Paese.
per cui non fu torcia di nozze accesa. TEOCLIMENO:
Oh se, volitando nell'aria, strofe . Coi piedi in terra o s'è librata a volo?
andassimo come le gru, II NUNZIO:
stormo certo di sé, Per mare l'ha rapita Menelao, che venne a dirci della pro.
che piogge fredde smemora e va, pria morte.
seguendo il sibilo piu TEOCLIMENO:
anziano, qudlo che fa È tremendo. E che nave mai l'ha fatto salpare? No, quelle
da guida, e sorvola piane pingui e aride che dici è assurdo.
del suolo, levando strida! II NUNZIO:
Voi, dal co1lo lunghissimo, Per dirla in breve, è andato via con quella nave che tu gli
voi, compagne di rapide désti e con la ciurma.
nubi, sotto le Pleiadi, TEOCLIMENO:
sotto Orione andate, di li Come? Vog1io saperlo: non credevo che un uomo solo avreb-
posate a Sparta, e colà be sopraffatto tanta gente; con loro eri tu pure.
annunziate che Menelao, II NUNZIO:
vintG H regno di Dàrdano, Quando la figlia di Zeus si diresse verso il mare, lasciando
presto in patria ritorna. questa reggia, con studiata mollezza si moveva, piangendo
quello sposo ch'era li, non era morto. Come fummo al murc
Venite, lanciando l'abbriv'J antistrofe che ricinge i cantieri, abbiamo tratto una nave sidonia in
dei vostri corsieri, quaggiu acqua: aveva cinquanta posti per i banchi e i remi, era alla
voi Tindàridi, che prima uscita. Fu un succedersi di lavoro a lavoro: chi piaz-
+ra le folate e il chiaro brillio zava l'albero, chi metteva remi e scalmi, 1e vele bianche fa.
degli astri state lassu. cevano groppo, e le cinghie calavano i timoni. Mentre era-
Salvezza d'Elena sia vamo tutti intenti a questi còmpiti, i Greci ch'erano com·
l'avvento sui flutti e sulle spume cerule pagni di Menelao s'accostano alla riva, con abiti di naufra-
sonanti del bianco mare. ghi, d'aspetto molto belli, ma squallidi. Li vide il figlio
Dolci venti ai marittimi d'Àtreo, e si rivolse a loro con subdoli lamenti: « Sventu-
inviate quaggiu da Zeus. rati, come e da quale nave achea venite, cui s'è infranto lo
E l'infamia di talami scafo? Siete qui per dare insieme a noi la sepoltura al figlio
barbari piu non sia su di lei: d'Àtreo ch'è morto? Vedete? Ecco qui la Tindàride: gli ren-
su lei la pena gravò de gli onori nell'assenza del cadavere ». Quelli, versando
della lite delle tre dee, lacrime fittizie, s'imbarcavano insieme a Menelao, recando
anche se non raggiunse mai i doni. A noi venne un sospetto: dicevamo fra noi quant'era
Troia e il muro di Febo. grande quell'equipaggio. Però tacevamo, rispettavamo gli or-
474 ELENA ELENA 475

dini: dicendo che lo straniero avrebbe comandato la nave, cando la peggio e là portava la sua spada, al punto che 1
hai combinato un grosso imbroglio. Prendere a bordo tutti nostri si gettavano nell'acqua cercando scampo a nuoto. Fece
gli altri oggetti fu uno scherzetto: era roba leggera. Il toro piazza pulita di chi stava ai remi. Andò presso la barra e
non voleva camminare diritto sulla plancia, ma muggiva, disse al timoniere di fare rotta per la Grecia. Quelli alzaro·
guardava tutt'intorno, s'incurvava di schiena, e, stravolgen· no le vele, venne un vento propizio, ed ecco, sono andati via .
... do gli occhi verso le corna·, c'impediva di toccar1o. Gridò, Io, scampato aJla strage, lungo 1'àncora sono sceso nel mare.
lo sposo d'Elena: « Su, avanti, avanti, avete conquistato Ormai stremato, uno dei pescatori m'ha raccolto e m'ha
Troia, cosa aspettate a .prendere quel toro, giovani come portato a terra, perché io ti riferissi i fatti. Nulla è utile piu
siete, sulle spalle all'uso greco e ad imbarcarlo a prua, sicché d'una cauta diffidenza, all'uomo. [Esce.]
la spada, pronta nella mano, lo sacrifichi al morto? >> A CORIFEA:
quel comando, quelli presero il toro, se lo misero sulle Menelao ce l'ha fatta: non credevo. Era qui, non s'è fatto
spalle, piazzandolo in coperta. Quanto al cavallo, Menelao, riconoscere!
piegandogli il collo cinto di bende e la fronte, lo convinse TEOCLIMENO:
a salire a bordo. Infine, quand'ormai sulla nave c'era tutto, Povero me, le arti femminili m'hanno incastrato. Addio noz·
Elena ricolmò de1l'eleganza del suo piede la scala, andò a ze! La nave non si riesce a prenderla; se no, con ogni sfor-
sedersi in mezzo ai trasti, e Menelao vicino -l'uomo morto zo cercherei d'averli subito nelle mani, gli stranieri. Mia
a parole. Gli altri stavano alle murate, uomo contro uomo, sorélla, però, che m'ha tradito, la pagherà: vedendo in
tanti a sinistra, tanti a destra; avevano sotto le vesti pugnali questa casa Menelao, l'ha taciuto. Sarà l'ultima volta che
nascosti. I flutti spumeggianti si riempirono di grida, ap- inganna coi suoi vaticint
pena udimmo la cadenza del capociurma. Quando fummo CORIFEA:
giunti non troppo lungi né troppo vicino alla terra, s'udi Dove vai, signore, quale assassinio mediti?
questa domanda élel timoniere: « Straniero, piu avanti o TEOCLIMENO:
basta? Qui, chi comanda sei tu ». Lui disse: « Basta ». Dove Dice mi comanda, e tu lèvati di qui.
Brandi ne1la destra la spada, balzò a prora, si dispose all'uc- CORIFEA:
cisione del toro, in memoria di nessun morto, certo; gli ta- Non mi stacco dal tuo peplo; tu vuoi fare grossi guai.
gliò comunque il collo, pregando: «Signore del mare, Posi- TEOCLIMENO:
clone, e voi, figliok .caste di Nèreò, sul lido di Nauplia por- Schia,·a sei, vuoi far violenza al padrone?
tate in salvo me da questa terra e mia moglie con me» . CORIFEA:
Fiotti di sangue sprizzavano nei flutti con presagi favorevoli Il senno l'ho.
aJl'ospite. E ta1uno disse: « Qui sotto c'è un imbroglio » TEOCLIMENO:
« Su, torniamo indietro » «Da' gli ordini tu, ~ tu gira il Per me no, se non mi lasci ...
timone». Ucciso il toro, il figlio d'Àtreo, in piedi, diede un CORIFEA:
grido ai suoi: « Fiori di Grecia, che aspettate a uccidere, a Non ti lasceremo, no.
scannare questi barbari, a gettarli nell'acqua? ». Il capociur- "1'!30CLIMENO:
ma grida ai tuoi marinai tutto l'apposto: « Su, cosa fate? Ammazzare quell'infame mia sorella ...
Uno levi un paletto, un altro rompa i trasti, un altro tolga CORIFEA:
il remo dallo scalmo, date in testa, a sangue, a questi stra- Molto pia.
nieri nemici! ». Tutti in piedi balzarono; taluno aveva in TEOCLIMENO:
mano legname di nave, altri una spada; la nave grondava M'ha tradito.
sangue. Da poppa il mònito di Elena: «Dov'è la gloria CORIFEA:
troiana? Mostratela a questa gente barbara». Nell'impeto; Tradimento bello, se da giusta agL
uno cadeva, un altro si rialzava, a terra si vedevano cada- 'rEOC~IMENO:
veri. Armato, Menelao spiava i punti dove ai suoi stava toc- La mJa sposa ha dato ad altri.
476 ELENA ELENA

CORIFEA: so naviga, avrete il vento in poppa: 1101 , lllt ' 1un n i 111 i)Ì 1,
Cui spettava assai di piu. telli salvatori, accanto a voi cavalcher~mo h"'H" il il l:'!l
TEOCLIMENO: scorteremo in patria. Quando poi verrà la svollu ' l 111111
· Come? Il mio spettava ad altri? per te la vita, sarai dea, con i Dioscuri avrai p:u t<' di li il
CORIFEA: ere libagioni, con noi riceverai doni ospitali dagli \IOillllli
.... Se dal padre l'ebbe, un di! ché Zeus vuole cosi. E il luogo dove un tempo ti pos('l il
TEOCLIMENO: figliolo di Maia, via da Sparta per le strade celesti, tr.:fu
Ma la sorte me la diede. gando il tuo corpo perché non ti sposasse Paride, dico l'iso-
CORIFEA: la che sta lungo le coste dell'Attica, a guardia, sarà chiamata
Quindi il fato la rapi. in futuro dagli uomini Elena, perché accolse quel tuo ratto
TEOCLIMENO: remoto. All'errabondo Menelao è riservato il fato d'abitare
Tu non devi giudicarmi. l'Isola dei beati. I generosi non sono odiati dagli dèi: le pe-
CORIFEA: ne sono proprie di chi non conta nulla ».
Se ho ragione piu di te! [l Dioscuri scompaiono.]
TEOCLIMENO:
TEOCLIMENO:
Ho un padrone e non comando? Figli di Leda e Zeus, i miei rancori verso vostra sorella ces-
CORIFEA:
seranno, e mia sorella non l'ucciderò. Lei se ne vada dunque
Se sei giusto; se no, no. a casa sua, se gli dèi cosi vogliono. Sappiate che siete en-
TEOCLIMENO:
trambi fratelli carnali d'una donna squisita, estremamente
Cerchi morte. onesta. Compiacetevi dell'indole d'Elena, nobilissima - una
CORIFEA: cosa che di ben poche donne si può dire.
Uccidi pure: tua sorella, però, no,
con l'assenso nostro. Uccidi me: pei servi nobili CORO:
nella morte pei padroni c'è una gloria, e splendida. Sono molte le sorti che il cielo ci dà
e compiono eventi inattesi gli dèi,
[Appaiono ex machina i Dioscuri.] né ciò che credemmo diviene realtà;
DIOSCURI: risolve le cose incredibili un dio.
Arresta l'ira che a torto ti domina, Teoclfmeno, signore Cosi questa storia è finita.
del Paese. Siamo i Dioscuri, generati un tempo da Leda,
come Elena, che adesso dalla tua casa è fuggita. T'adiri per
le nozze mancate: ma il destino non le voleva. Quanto a
tua sorella, figlia della Nerèide. non ti fa nessun torto
Teònoe, che s'attiene ai misteri dei numi ed ai precetti giu-
sti del padre. Fino a questo giorno era scritto che lei vi-
vesse qui nella tua casa. Ora non piu, da che Troia è di-
strutta dalle fondamenta e la funzicne del nome di lei è
cessata. Conviene che riannodi i vincoli nuziali d'una vol-
ta, ritorni a casa e viva con lo sposo. Tieni dunque lonta-
na la tua spada nera dalla sorella, giudicando che ciò che
ha fatto sia saggio. Da tempo nostra sorella l'avremmo sal-
vata, visto che Zeus ci fece dèi; ma il fato potev<t piu di
noi : cosi gli dèi, cui parve bene che le cose andassero cosi.
Questo per te . Quanto alla mia sorella, dico: « Col tuo spo-

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