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Schema 1
A questo proposito si è detto a lezione di aggiungere, come tonalità “vicina” a una data tonalità di
partenza, quella omonima con cambio di modo.
Conseguente integrazione allo schema 1 della pagina precedente:
Schema 2
RE minore
RE Maggiore
Schema 3
I I I I I (triade diminuita!)
MI – FA# – SOL + LA + SI –
(triade diminuita!) I I I I I
FA + SOL – LA – SI b + DO +
Note caratteristiche
Si possono definire tali quelle note che cambiano nel passaggio da una tonalità a un’altra.
Integrazione allo schema 1 di pag. 1 con le note caratteristiche.
Schema 4
Esempio 1
I -------- V6 V2 I6 I---------- I6 V V6 I
FA Maggiore SI b Maggiore FA maggiore RE minore
SI b Maggiore I V I
FA Maggiore IV V IV6 VII7 I V I
I V I = IV V IV6 VII7 I V I
SI b Maggiore FA Maggiore
Se gli accordi comuni dovessero essere due (o più) è meglio usare il primo metodo. Per es.:
SI b Maggiore I V I VI
FA Maggiore IV II V IV6 VII7 I V I
In quest’ultimo caso, il metodo di ricorrere al segno di uguale (=) o alla barra obliqua o “slash” ( /
) può risultare confusionario, per la collocazione non precisa delle tonalità, soprattutto se ci sono
più modulazioni ravvicinate:
Il procedimento di modulazione tramite uno o più accordi comuni è trattato dal Piston nel
secondo paragrafo del capitolo La modulazione, e precisamente in Relazioni elementari: tre stadi,
nel quale l’accordo comune è detto accordo-perno.
Questo procedimento è legato ad esempi che il Piston stesso, all’inizio del paragrafo successivo,
riconosce essere estratti dal loro contesto, con il tacito presupposto che la seconda tonalità sia
fissata saldamente come nuovo centro tonale.
E più avanti: se la nuova tonica non verrà affermata abbastanza energicamente e in un periodo
di tempo sufficientemente lungo, l’orecchio conserverà il ricordo della prima tonalità e un
eventuale ritorno al tono iniziale darà la sensazione che nessuna autentica modulazione abbia
avuto luogo.
Si è già riscontrato questo fenomeno nell’analisi del corale di Bach a pag. 30 del pdf sulle note
estranee all’armonia, affrontate nella quinta lezione.
Esempio 3
La frase di chiusura del ritornello di quel corale è e rimane tutta in DO Maggiore, come si vede
già dalla prima corona dell’esempio, ma il VI e il V grado di DO sono preceduti rispettivamente
dalla quadriade diminuita di sensibile di LA minore e da quella diminuita di sensibile di SOL
Maggiore armonico. La presenza di questi accordi non causa la perdita di DO come baricentro
tonale di tutta la riga; crea, anzi, una tensione che dà risalto alle triadi < la-do-mi > e < sol-si-re >
funzionalmente ben ancorate a DO.
Su questo argomento si rimanda l’ulteriore approfondimento al capitolo 16 del testo del Piston:
Dominanti secondarie.
Per ora preme trovare il metodo più semplice per indicare questi accordi.
Il manuale suggerisce (come indicato nell’esempio sopra n. 3) l’uso del V09 (oppure V90) per
esprimere le quadriadi di sensibile, intese come none di dominante con fondamentale sottintesa
(vedi pag. 319).
Il suggerimento è quello di semplificare scrivendo VII del... , inserendo le solite cifre dopo il
numero romano per indicare lo stato della quadriade (VII7, VII65, VII43, VII42 oppure VII2), e al
posto dei puntini il numero romano del grado “tonicizzato”.
Esempio 4
Il 2° livello è rappresentato dalla modulazione passeggera, che “si estende per un periodo più
lungo (rispetto alla tonicizzazione), tanto che il ritorno della tonica autentica è rimandato alla
frase successiva”.
Questo riguarda quei numerosi casi nei quali la nuova tonica (soprattutto rappresentata dalla
dominante) è raggiunta alla fine della frase (quindi in fase di cadenza) o di una piccola sezione,
molto spesso ritornellata (vedi sotto l’esempio 14-8 di pag. 220).
La durata del procedimento e la quantità degli accordi renderebbe assurdo il ricorso al modo di
scrivere i gradi armonici come nella tonicizzazione:
L’esempio seguente è tratto dall’elaborazione del I tempo della sonata per pianoforte K 310 di W.
A. Mozart; ci sono tre frasi ripetute in forma di progressione modulante, ognuna sul pedale di
dominante della rispettiva tonalità (MI minore, LA minore, RE minore)