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MATERIALI
MITOLOGICI
Mito e antropologia
nella cultura
mitteleuropea
Piccola
Biblioteca
Einaudi
C.L. 1177-5
La cultura mitteleuropea è produzione di materiali mitologici - in
nanzitutto Pimmagine stessa di «Mitteleuropa» - , ma anche di ri
flessioni critiche sul mito. Vi si congiungono, come raramente al
trove, profezia e ironia. Germanista, e protagonista delle più recen
ti vicende e incertezze della scienza del mito, Fautore di Letteratura
e mito (Einaudi, 1968; 3* ed. 1977) giunge qui a una seconda tap
pa del suo itinerario, confrontando i risultati ultimi della sua meto
dologia con le immagini del passato su cui si è formato: miraggi eti
ci ed esistenziali di umanesimo rinnovato, miraggi epistemologici
di scienze umane alla ricerca dei propri connotati. Da questo mon
do di ieri, in cui divengono esemplari «i movimenti di chi danza,
per chi improvvisamente perde l’udito e non ode più la musica»,
affiorano alcuni personaggi: Thomas Mann, il buon soldato Svejk,
Elias Canetti, ma specialmente Karoly Kerényi, l'ungherese euro
peo e grande scrittore tedesco, che qui si può cogliere a colloquio
con l’autore in lettere inedite.
Furio Jesi, nato a Torino nel 19 41, è professore di lingua e letteratura tedesca
nell’università di Palermo. Dedicatosi dapprima all’egittologia, si è poi occu
pato di metodologia della scienza del mito e di germanistica. Tra i suoi libri:
Germania segreta. Miti nella cultura tedesca del ’900 (Silva, 1967); Letteratura
e mito (Einaudi, 1968); Mitologie intorno alVilluminismo (Edizioni di Comu
nità, 1972); Kierkegaard (Edizioni Esperienze, 1972); Il mito (Isedi, 1973);
Esoterismo e linguaggio mitologico. Studi su R. M. Rilke (D’Anna, 1976); Il
linguaggio delle pietre (Rizzoli, 1978); Cultura di destra (Garzanti, 1979).
Copyright © 1979 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino
FURIO JESI
MATERIALI
MITOLOGICI
Mito e antropologia
nella cultura mitteleuropea
Piccola
Biblioteca
Einaudi
Indice
p. 3 Kàroly Kerényi
i. I « pensieri segreti » del mitologo
54 Kàroly Kerényi
il. L'esperienza dell’isola
67 Kàroly Kerényi
n i. Il «m ito dell’uomo»
81 La festa e la macchina mitologica
121 Inattualità di Dioniso
14 1 Notte mitica e notte di un mito.
Considerazioni sul Rbesos pseudo-euripideo
158 Wittgenstein nei giardini di Kensington:
le Bemerkungen iiber Frazers « T h e Golden Bougb»
174 Gastronomia mitologica. Come adoperare
in cucina Tanimale di un Bestiario
183 Thomas Mann pedagogo e astrologo
224 Venusberg - Hexenberg - Zauberberg
253 Thomas Mann, Giuseppe e i suoi fratelli
272. Svejk e altri: le statue come destino
309 Composizione e antropologia in Elias Canetti
1 k . k e r é n y i , Nota introduttiva a RM , p. 15 .
2 t . m a n n , Doktor Faustus, 1947; trad. it. di E . Pocar, Doctor Fau
stus, Mondadori, Milano 19.56, p. 9.
3 Gràcia Kerényi fu arrestata dalla Gestapo a Budapest, in seguito a
una denuncia, neU’aprile del 1944. Deportata ad Auschwitz e poi a Ra-
vensbriick, riuscì infine a far giungere al padre una lettera (25 giugno
1945), di cui Kerényi trasmise la traduzione tedesca a Hesse e a T . Mann.
Vedi K. Kerényi a H . Hesse, 19 maggio 1944 e a Ninon Hesse, lu
glio i94.5> in h e s s e e k e r é n y i , Briefwechsel cit., pp. 30-32, 123-25; e
T . Mann a K. Kerényi, 17 febbraio 1946, in FD , p. 61.
4 m a n n , Doctor Faustus c it ., p . 1 7 .
0
KÀR LY KERÉNYI I II
mento per dissenso verso il nazismo, e scrive: «il mio
distacco da chi ha in pugno la patria ha creato un certo
vuoto intorno a m e»5; Kerényi, costretto dall’esilio a so
spendere l’insegnamento, scrive che la sua solitudine «si
manifestò più che mai, nella sua essenza, nella violenta
separazione da un’umanistica cerchia di allievi» \
Accenniamo a queste affinità di tono nella denuncia
della solitudine, non per ritrovare in Zeitblom una con
trofigura di Kerényi7, ma per tentare di circoscrivere la
disponibilità di Thomas Mann, oggettiva e soggettiva, a
servire quale interlocutore del solitario. Zeitblom non
era un’esatta controfigura di Kerényi e neppure una con
trofigura di Thomas Mann. Ma era ciò che restava dell’u-
manista tedesco tradizionale, il quale non osasse affer
mare come Thomas Mann: «Là dove io sono, è la Ger
mania»; la solitudine tedesca su cui Thomas Mann aveva
insistito nelle Considerazioni di un impolitico [Betrach-
tungen eines UnpolitischenV, accentuando fino a trasfi
gurarlo ambiguamente un tema di propaganda della Ger
mania guglielmina in guerra, sopravviveva se non ambi
guo, enigmatico, nel Doctor Faustus come confessione di
peccato e al tempo stesso come senso di orgogliosa re
sponsabilità. Con essa indubbiamente si scontrava la soli
tudine di Kerényi - e qui è opportuno sottolineare del-
l ’ungherese Kerényi. La frase manniana posta da Kerényi
quale motto della seconda parte del carteggio, «Questi
frammenti di due autobiografie espansive e intrecciate»9,
5 Ib td .y
p. 17 .
6 Nota di K. Kerényi, in K M , p. 93, nota 1.
7 Cfr. lo studio sul Doktor Faustus pubblicato da b . a . s o r e n s e n in
«Orbis Litterarum», 1958, e cit. da Kerényi in FD , p. 26.
8 «Solitudine» tedesca che, nelle Considerazioni, diviene anche la ma
trice del paradossale «cosmopolitismo» tedesco: «rientra quasi nell’acce-
zione tedesca di "umanità” comportarsi in maniera non tedesca o addirit
tura anti-tedesca; ... una tendenza cosmopolitica, disgregatrice dei senti
menti nazionali è, secondo un giudizio autorevole, inseparabile dalla na
tura nazionale dei tedeschi; la quale, semmai, va perduta se si vuole
poi davvero ritrovare» ( t . m a n n , Betrachtungen eines Unpolitischen, Fi
scher, Berlin 19 18 , ora in «Stockholmer Gesamtausgabe der Werke von
T . Mann», Fischer, Frankfurt a. M. i960; trad. it. di M. Marianelli, Con
siderazioni di un impolitico, De Donato, Bari 1967, p. .56).
9 Tratta dalla lettera di T . Mann a K . Kerényi, 23 settembre 1945:
FD , p. 50.
2
12 M ATERIALI MITOLOGICI
4 Ibid.
5 H. He s s e , Krieg und Frieden. Betrachtungen zu Krieg und Politik
seit dem Jahr I 9 i 4 > Zürich 1946, p. 168; cit. in H. h in t e r h ä u s e r , H.
Hesse, « I l lupo della steppa», in aa . v v ., I l romanzo tedesco del Nove
cento, Einaudi, Torino 19 73, p. 196, nota 7.
KÄROLY KERÉNYI I 29
- elude solo apparentemente il problema di quella religio
mortis che suscitò l’indignazione di Kerényi. Più di Ke-
rényi, Pound in quanto poeta ha materiato la sua opera
dei propri «pensieri segreti». Di rado, o forse mai per un
altro poeta moderno, questa espressione può essere usata
per lui legittimamente quanto nel caso di Hölderlin. Ed è
precisamente nell’area di questi «pensieri segreti» («mi
steri del singolo individuo», «miti e riti esattamente co
me erano quelli dei popoli») che si collocano insieme,
l’uno al fianco dell’altra, il suo fascismo e la sua religione
della morte. Uuno al fianco delValtra: poiché né l’uno né
l’altra sono corollari del predominante dei due, quale
esso sia. A differenza dal fascismo, la religione della mor
te è uno dei terreni di coltura entro i quali (e proprio in
contrasto con l’azione sterilizzante del fascismo) sono ri
maste custodite in vita nella cultura moderna la poesia e
la mitologia. Dichiarare Pound e Kerényi devoti di una
religione della morte significa definire religione della mor
te l’adesione profonda e attiva alla convinzione che esi
sta un comportamento umano con la morte, attraverso il
quale la morte accederebbe alla «verità superiore» d’es
sere «qualcosa e insieme nulla»6. Poesia e mitologia (o,
se vogliamo, essenza della poesia e della mitologia) so
pravvivono nella cultura moderna anche nella misura in
cui la loro sopravvivenza è circoscritta, difesa e alimen
tata da un «qualcosa e insieme nulla» che vale sia come
loro definizione, sia come orizzonte vicino del comporta
mento con la morte. Alla sopravvivenza della poesia e
della mitologia in questo presente, e non solo in questo
poiché non pare essere la prima volta che ciò accade,
sembra appropriato, anche se forse non in modo esclusi
vo, un terreno di coltura che si conserva nutritizio e cal
do nonostante i geli e le sterilizzazioni dell’ora, grazie
alle qualità della morte, che sono molteplici e in vario
modo efficaci. Elias Canetti direbbe che il «mucchio di
morti» (nel quale io stesso riconosco l’unica rappresen
tazione della morte che mi sembri vera), mucchio di so
stanze in decomposizione, è un ideale terreno di coltura.
6 k e r é n y i , I l m it o d e l l a ¿ p e t t i c i t ., p . 2 6 .
30 M ATERIALI MITOLOGICI
2 k e r é n y i , La religione antica c i t ., p . 9 .
34 M ATERIALI MITOLOGICI
Kerényi, del resto, era anche coperto dallo scudo del suo
personale antifascismo. I suoi «pensieri segreti», la so
stanza da lui colata nella forma della paura della morte,
era agli occhi di Pavese pura e solida: tanto solida da for
zare talvolta la pellicola gettata da Pavese sui propri af
fetti mitologici nei Dialoghi con Leucò u.
3 Vedi nota 8, p. 3 1 .
4 k . k e r é n y i , Introduzione a r a d in , ju n g e k e r é n y i , II briccone di
vino cit., pp. 12 -13 .
4o MATERIALI MITOLOGICI
5 Ibid., p. 15 .
6 a . f r a n c e , Le crime de Sylvestre Bonnard, membre de VInstitut,
Calmann-Lévy, Paris 18 8 1; trad. it. di e . p ic e n i , I l delitto delVaccade
mico S. Bonnard, Rizzoli, Milano 19.53, P- n .
KÀROLY KERÉNYI I 41
gi, il 27 maggio 1943, [...] io, qui a Freising sulTIsar, nel
mio vecchio studiolo, mi accingo a iniziare la biografia
dell’infelice amico...»7. Chi ora parla in prima persona è
Serenus Zeitblom, l’umanista biografo del musicista fau
stiano nel Doctor Faustus di Thomas Mann. «Nel mio
vecchio studiolo» dice Zeitblom; e ci si immagina una
stanza ove «regna un’atmosfera di concentrato lavoro
spirituale», una stanza silenziosa, foderata di legno come
quella di san Gerolamo o come quella di Erasmo. I libri
stanno ordinati sui palchetti; di là dalla finestra si guarda
«sul verde e sulle cime dei monti». Chi lavora là è «un
erudito, un conjuratus dell’ "Esercito latino” , non senza
contatti con le Belle Arti», il quale ama considerarsi «di
scendente degli umanisti tedeschi vissuti al tempo delle
Lettere degli oscurantisti, di un Reuchlin, di un Crotus
von Dornheim, di un Mutianus e di un Eoban Hesse».
È lo Zeitblom del Doctor Faustus, certo. Ma quella stessa
stanza foderata di libri che Anatole France offri al suo
personaggio, il dotto bibliofilo Sylvestre Bonnard, era de
stinata essa pure a subire lungo la corrente della lettera
tura una metamorfosi angosciosa. Non so quanto Elias
Canetti sia lettore di Anatole France. Ma mi sembra cer
to che la biblioteca meravigliosa e terribile del professor
Kien, nel romanzo di Canetti Auto da fé [Die Blendung],
sia l’immagine, stravolta in uno specchio deformante,
della biblioteca di Sylvestre Bonnard. E che lo stesso
Kien, sommo bibliofilo, e la sua inquietante governante
Therese, siano ritratti tragici di Sylvestre Bonnard e della
sua governante, la quale si chiamava per l’appunto Thé-
rèse, anche se non disponeva della personalità terrificante
della sua omonima. L ’amabile Sylvestre Bonnard e la sua
Thérèse stanno in un universo parallelo a quello del pro
fessor Kien e di Therese, cosi come Zeitblom sta in un
universo parallelo a quello di Kerényi, l’umanista sta in
un universo parallelo a quello del mitologo.
Ma, proseguendo noi ad osservare nello specchio delle
immagini letterarie, vi vediamo comparire di là da Sylve
stre Bonnard e da Serenus Zeitblom un altro personag
7 m a n n , Doctor Faustus c it ., p . 9 .
42 M ATERIALI MITOLOGICI
2 b o u r g e t , Le disciple c it., p . 8.
46 M ATERIALI MITOLOGICI
5 Può essere interessante ricordare che questa è una delle due sole ci
tazioni testuali di Rousseau inserite da c. l é v i - s t r a u s s in Tristes Tropi-
ques, Plon, Paris 195.5; trad. it. di B. Garufi, Tristi Tropici, Il Saggiato
re, Milano i960, p. 303.
M ATERIALI MITOLOGICI
16 k . k e r é n y i, Considerazioni preliminari, in FD , p. 2 1 .
17 È opportuno ricordare che «isola», Sziget (in ungherese), fu il ti
tolo di una piccola rivista o piuttosto raccolta annuale di studi umani
stici, pubblicata da Kerényi con il concorso di alcuni allievi e amici. Ne
uscirono tre numeri (1, 19 35; 11, 1936; m , 1939). Sul frontespizio vi era
unicamente la parola «Sziget» e il disegno di una moneta antica con al
centro la lettera greca sigma (intesa quale iniziale della parola «stemma»,
che era appunto il nome del gruppo di allievi e amici, i quali si riuni
vano settimanalmente in casa di Kerényi per discutere i loro lavori). Il
colophon dei primi due numeri di « Sziget» (il terzo ne è privo) reca, per
il i 935 , l ’indirizzo di Kerényi a Budapest (Kapy-ucta 10: una stanza am
mobiliata sulle colline di Buda), e per il 1936, il suo indirizzo a Pécs
(Tettye-dulò y. una «vigna» sulla collina dietro Pécs, in cui era pigio
nante presso due vecchi coniugi).
KÁROLY KERÉNYI II 65
Vorrei fare qui una brevissima digressione. È signifi
cativo, anche se di per sé non eccezionale e storicamente
spiegabile, il fatto che uno dei primi giornali ungheresi
che diffusero in Ungheria le idee della Rivoluzione Fran
cese fosse scritto in latino: «Ephemerides Budenses poli-
ticae et litterariae», si intitolava. La storia della cultura
ungherese, il peso che ebbe in essa l’umanesimo dai tem
pi di Giano Pannonio e di Péter Pázmány, spiegano chia
ramente questo fatto. Ma la giuntura fra la tradizione
umanistica e le idee della Rivoluzione, la tonalità che
avranno assunto in latino i programmi della Rivoluzione,
ci portano direttamente alle avventure spirituali e allo
stile delle scelte spirituali di Kerényi ragazzo, che nella
biblioteca del nonno materno leggeva Saint-Just, insieme
con i classici. E nel saggio che abbiamo più volte citato,
Immortalità e religione di Apollo, sembra qualche volta
di riudire la eco del discorso sull’immortalità dell’anima
che Robespierre pronunciò alla Convenzione il 7 maggio
1794: «... Brutus et les illustres conjurés qui partagèrent
ses périls et sa gloire appartenaient aussi à cette secte su
blime des stoïciens, qui eut des idées si hautes de la di
gnité de l’homme, qui poussa si loin l’enthousiasme de
la vertu, et qui n’outra que l’héroïsme. Le stoïcisme en
fanta des émules de Brutus et de Caton jusque dans les
siècles affreux qui suivirent la perte de la liberté romai
ne; le stoïcisme sauva l’honneur de la nature humaine,
dégradée par les vices des successeurs de César, et sur
tout par la patience des peuples»18.
Non crediamo che la eco sia casuale. E aggiungiamo
che proprio questa eco ci permette di configurare anche
sotto un’altra luce la kerényiana esperienza delVisola.
L ’Ungheria, dal punto di vista linguistico, è in Europa
una sorta di isola: un’isola dalla quale l’umanesimo, cer
to, ha gettato ponti verso le altre nazioni - e un esempio
evidente è quello del giornale in latino, mediatore delle
idee della Rivoluzione Francese. Ma la ricchezza spiritua
le di quest’isola non consiste soltanto nel suo specchio
2
E. ra im o n d i, Metafora e storia. Studi su Dante e Petrarca, Einaudi,
Torino 1970, pp. 4-j.
KAROLY KERÉNYI III 69
17 J e s i, I l mito c it ., p . 8 o ( m a g r is , C. Kerényi c it ., p p . 2 9 8 -9 9 ).
18 m a g r i s , C. Kerényi c i t ., p . 2 9 9 .
74 M ATERIALI MITOLOGICI
23 p . 2 9 9 .
24 Vedi in precedenza, p. 6.
76 M ATERIALI MITOLOGICI
25 p. 299.
KÀROLY KERÉNYI III 77
so è stata usata pure da eminenti studiosi e addirittura da
teologi. La scienza storico-religiosa può tuttavia, senza nes
suna implicazione teologica, chiamare questa alterità col
nome che essa ha in una tradizione culturale dell'umanità:
come «il divino» (das Göttliche)76.
Cito queste parole non per discuterle qui in quanto
espressioni di una convinzione di A. Magris (sono pre
sentate come tali), ma per chiarire Pinterpretazione che
A. Magris dà del pensiero di Kerényi. Secondo A. Ma
gris, infatti, quanto mi sfugge è il fatto che per Kerényi
il mito è il risultato27 dell’attività ermeneutica con cui
l’uomo entra in contatto con «il divino», che è «ciò che
sta fuori di lui», «pur trovandosi nel medesimo orizzon
te di esperienza».
L ’unica, concreta obiezione da parte mia può essere
questa: a mio parere, ho colto la «natura dialettica» del
pensiero di Kerényi riconoscendo nella religiosità di Ke
rényi una religione della morte che non era acquiescenza
alla morte o idolatria della morte, ma «conoscenza chiara
della morte» cui si contrapponeva dialetticamente in lui
un «deliberato servire la vita»28. Sono convinto che «la
natura dialettica del pensiero kerényiano» non sia sacri
ficata da queste parole:
nel pensiero di Kerényi la mitologia è quel linguaggio uni
versale che getta intorno all'uomo un cerchio dal quale
non è possibile uscire senza entrare immediatamente nel
cerchio della morte - poiché è la morte che delimita il
bordo esterno di quel cerchio della mitologia: è la morte
la sostanza dura («qualcosa e insieme nulla») senza la qua
le il fluire della mitologia sarebbe una pura corrente amor
fa. La mitologia è il cerchio contro la morte; ma anche: la
mitologia è il cerchio che è tale poiché intorno ad esso
preme la morte. La seppia-uomo schizza il suo inchiostro
di miti contro l’acqua che la circonda e con cui si identi
fica il nemico incognito; ma solo la densità e la pressione
di quell’acqua fanno assumere le sue forme preziose e di
fensive all'inchiostro che vi fluisce29.
26 p. 293.
27 O, se si preferisce, «ciò che nasce da...»
28 Vedi in precedenza, pp. 60-61.
29 Vedi in precedenza, pp. 31-32.
7§ MATERIALI MITOLOGICI
1 Mœurs des sauvages amêriquains, Paris 17 24 , tomo II, pp. 444 sgg.
n8 M ATERIALI MITOLOGICI
10 ,
h . je a n m a ir e , Couroi et Comètes Lille 1939, cap. v ; a . s e p p i l l i ,
Poesia e magia, Torino 1962, pp. 373-80. In particolare sull’interpreta
zione della figura di Dolone (intesa da alcuni come figura infero-iniziati-
ca): l . g e r n e t , Dolon le loupy in Mélanges F . Cumonty Paris 1936, pp.
189-208; h . g a l l e t d e s a n t e r r e , Ulysse meurtrier de Dolon, in Mélanges
offerts à O. et M. Merlier [ - «Collection de l ’Institut Français d ’Athè
nes», vol. X CII], vol. I, pp. 229-34; s e p p i l l i , Poesia e magia cit., pp.
379-8 i.
11 G. d u m é z il, Mythe et épopée, vol. I I I : Histoires romaines, Paris
1973 , PP. 150 sgg.
12 Contrapposizione fra luce e tenebra: si dovrebbe aspettare Vaurora
(cfr. d u m é z il, Mythe et épopée cit., parte II) per compiere la vendetta
(IV 1-2); quando il sole fosse sorto, Açvatthàman dovrebbe vendicarsi co
me «un secondo sole» (V 16); i tre compagni, con le loro armi lucenti,
rischiarano i sentieri notturni come tre fuochi sopra l ’altare (V 38-39);
sono di nuovo paragonati ai tre fuochi (IX 6); ecc.
n o t t e m i t i c a e n o t t e d i u n m it o
13 Per questo e per ogni altro riferimento alla versione non omerica,
rinviamo al lavoro di B. Fenik citato alla nota i, p. 14 1.
M ATERIALI MITOLOGICI
31 p. 2 5 1 [p. 48: «Non sono forse terribili certe idee? Non è possibile
che mi senta inorridire al pensiero che il dolce con i bottoni un tempo
serviva a designare la vittima? Il pensiero non ha qualcosa di terrifican
te? »].
32 p. 2 5 1 [p. 48: « ...l a soluzione non è meno inquietante deirenig-
ma»].
WITTGENSTEIN NEI GIARDINI DI KENSINGTON
parte i veleni. È vero che Frazer ha «spiegato» ogni pra
tica magica e ogni istituto, generalmente crudele, colle
gato alla «credenze» della magia; tuttavia non si può
dimenticare che l’operazione di Frazer consistette innan
zitutto nell’applicare agli oggetti collezionati delle «spie
gazioni» che, di fatto, mentre ne riducevano solo in par
te il carattere terrifico, permettevano di introdurre sur
rettiziamente quegli oggetti entro la cultura «civile» del
suo tempo. Sia pure per questa via, Frazer ha popolato
l’Inghilterra sul volgere del secolo di elementi mostruosi,
«terribili», che assomigliano non tanto alle bestie feroci
di uno zoo organizzato in un’area urbana, quanto agli
incubi nei quali ci si sente coinvolti molto più che nelle
vicende della pantera fra le sbarre. Analogamente, si può
dire che Andrew Lang con i Fairy Books ha introdotto
surrettiziamente e sistematicamente incubi nei sonni e
nelle veglie dei sudditi infanti della regina Vittoria... Si
obietterà che né Frazer né Lang volevano farlo, e finché
ci si limita a prendere in considerazione le loro inten
zioni esplicite bisogna appunto concludere che no, non
volevano farlo. Ma se si esamina il linguaggio, nel senso
più lato della parola, con cui operarono, ci si trova di
fronte a un continuo parlare per citazioni che ricorda da
vicino le modalità di eloquio delle culture antiche o «pri
mitive» dotate di mitologie istituzionalizzate: con la dif
ferenza che in quelle culture si parlava per citazioni cre
dendo nella verità fattuale delle vicende mitologiche ci
tate e nella verità (appropriatezza) di quel dato modo
di citarle, mentre Frazer dichiarò di credere unicamente
nella verità (appropriatezza) del suo modo di citare vi
cende, per lui, solo parzialmente vere.
Le «spiegazioni» di Frazer sono ciò che separa, nel
suo discorso, il vero dal falso; le «spiegazioni» implicite
in un testo mitologico - per es.: gli uomini oggi muoio
no perché un giorno accadde questo... —sono esse pure
ciò che separa il vero dal falso nel discorso di chi accetta
interamente la veridicità del mito. Ma per Frazer la se
parazione è possibile, anzi è doverosa, all’interno di ma
teriali formati e differenziati (alcuni veri, altri falsi),
mentre per chi crede nel mito la separazione è tra il ma
172 MATERIALI MITOLOGICI
teriale mitologico formato (vero) e tutto il resto, l’amor
fo (falso). Frazer d’altronde, e qui ha ragione Wittgen
stein, fornisce spiegazioni non meno inquietanti dell’e
nigma, dunque continua a mitologizzare, delimitando di
versamente dal «primitivo» il campo della forma (vera)
rispetto all’amorfo (falso). In questo senso si può dire
che Frazer ha voluto introdurre incubi nell’Inghilterra
del primo Novecento, perché ha voluto dire la verità sul
la magia, dunque mitologizzare prendendo come punti di
riferimento le testimonianze sulle pratiche magiche.
L ’ostilità di Wittgenstein nei confronti di Frazer è
quella di chi sente in atto procedimenti mitogenetici nel
l ’attività di chiunque, anziché conservare la «Tiefe» del
la magia, si proponga di dire la verità sulla magia. La
paura di Wittgenstein nei confronti del «terribile» è
quella che nasce dalla constatazione degli incubi che ogni
«spiegazione» di qualcosa di terribile convalida e rende
quotidiani. Meglio, per Wittgenstein, conservare intatto
il senso di profondità della magia, senza tentare di addo
mesticarla parzialmente con «spiegazioni», che aggirarsi
nei giardini di Kensington in cui la magia addomesticata
per modo di dire genera spettri mitologici: di giorno,
tombe fantomatiche, che non sono né vere né false, di
notte, dopo la chiusura cki cancelli, piccole case. Leggen
do The Golden Bough Wittgenstein si è accorto di aggi
rarsi non tanto per il bosco di Nemi, quanto per i prati
in cui scorre la Serpentina:
Frazer: «... That these observances are dictated by fear
of thè ghost of thè slain seems certain;...» Aber warum
gebraucht Frazer denn das Wort «ghost»? Er versteht
also sehr wohl diesen Aberglauben, da er ihn uns mit
einem ihm geläufigen abergläubischen Wort erklärt. Oder
vielmehr, er hätte daraus sehen können, dass auch in uns
etwas füs jene Handlungsweisen der Wilden spricht33.
33 p. 240 [p. 27: «Frazer: ” ... Che queste regole siano dettate dal ti
more dello spirito dell’ucciso sembra sicuro; ...” Ma allora perché Frazer
usa la parola “ ghost” ? Capisce dunque benissimo questa superstizione,
dal momento che ce la spiega mediante un termine superstizioso a lui
ben noto. O piuttosto: avrebbe potuto capire da ciò che anche in noi
qualcosa tende verso il modo di comportamento dei selvaggi»].
WITTGENSTEIN NEI GIARDINI DI KENSINGTON 173
Le due sentenze di Wittgenstein:
Wir müssen die ganze Sprache durchpflugen34.
In unserer Sprache ist eine ganze Mythologie niederge
legt35.
sono innanzitutto indicazioni metodologiche che mira
no a difendere dall’attività mitogenetica degli esplicatori
della magia ed a conservare alla magia la sua autonoma
«Tiefe». La magia diviene pericolosamente vera e terri
bile quando si innesta, oggi, su di essa un processo mito
genetico per opera di coloro che vogliono dire la verità
sulla magia. L ’orrore nei confronti di questa mitogenesi
è l’impulso a dissodare l’intera «Sprache» per indivi
duarvi i semi mitologici ancora vitali che vi si trovano
«niedergelegt» e difendersi da chi si proponesse di farli
germinare in inquietanti spazi quotidiani di esoterismo
da serra.
tia» ( m a n n , Memorie non scritte cit., p. 146). Sebbene Brecht avesse col
laborato a «Mass und Wert. Zweimonatsschrift für freie deutsche Kul
tur», rivista degli intellettuali tedeschi emigrati diretta da Thomas Mann,
già nell'imminenza della caduta del nazismo vi fu tra i due una rottura
assolutamente esplicita della temporanea e tattica solidarietà contro il
I I I Reich. È significativo, inoltre, che Thomas Mann dopo la fine della
guerra abbia ricevuto inchini nella Ddr da un reduce dell’espressionismo
come J . R. Becher, ma non sia mai stato guardato con qualche rispetto
da Brecht che non aveva alle spalle un passato di vate espressionista.
4 Su questo appellativo di «M ago» [Zauberer] si è discusso a lungo;
l ’ultima, monumentale biografia di Thomas Mann scritta da P. d e M e n
d e l s s o h n (Fischer, Frankfurt a. M . 1975) è precisamente intitolata: Der
Zauberer. Das Leben des deutschen Schriftstellers Thomas Mann, para
frasi del titolo del Doctor Faustus: Doktor Faustus. Das Leben des deut
schen Tonsetzers Adrian Leverkühn erzählt von einem Freunde. (Ed è
palese quanto Kitsch vi sia nella parafrasi: criticamente opinabile, però,
non è tanto il Kitsch, quanto l ’implicita estensione della denotazione fau
stiana [goethiana?], Zauberer - Faustus, a tutta la vita e l ’opera di Mann).
I dati di cui disponiamo sono i seguenti: Thomas Mann si firmò spesso
«der Zauberer» (ricorrendo anche a una consonante d’invenzione, Z de
formata, seguita dal punto fermo) nelle lettere ai figli, i quali, anche do
po la sua morte, continuarono a riferirsi a lui in questo modo. Che «ma
go» potesse voler dire «mago della narrazione», «evocatore di immagi
n i», «mago» come «magica» è la lanterna, e cosi via, risulta non solo
evidente, ma documentato dall’autobiografia di k l a u s m a n n (Die Wen
depunkt, Fischer, Frankfurt a. M . 19 53; trad. it. di B. Allason, La svol
ta, Il Saggiatore, Milano 1964). Questo riconoscimento da parte dei figli
della «magia» paterna, in ogni sua possibile accezione, non esclude la
veridicità di quanto dice Katia Mann (Memorie non scritte cit., p. 11 2 ):
che l’appellativo di «Zauberer» fosse stato attribuito per la prima volta
a Mann in seguito ad una sua comparsa come «mago» in una festa ma
scherata.
5 Cfr. t . m a n n , Die Entstehung des «Doktor Faustus», Fischer, Frank
furt a. M . 1949; trad. it. di E . Pocar, Romanzo di un romanzo e altre pa
gine autobiografiche, Il Saggiatore, Milano 19 722, p. 1 1 7 .
6 l . m a z z u c c h e t t i , nota a p. 7 3 1 di: t . m a n n , Lettere a italiani, in
appendice a: t . m a n n , Epistolario 1889-1936, a cura di E . Mann, trad. it.
di I. A . Chiusano, Mondadori, Milano 1963.
7 G . Benn, lettera a Erna Pinner, 25 agosto 19 55, trad. it. in: k .
s c h r ö t e r , Thomas Mann, trad. it. di A . R. Zweifel, Mondadori, Milano
1966, p. 178.
THOMAS MANN PEDAGOGO E ASTROLOGO 18 5
8 c. k e r é n y i , Considerazioni preliminari a: c. k e r é n y i e t . m a n n ,
Gespracb in Briefen. II. Teil ( 19 4 5-55 ), Rhein, Zürich i960; trad. it. di
e. p o c a r , Felicità difficile, Il Saggiatore, Milano 1963, p. 29.
9 Per cui, tra l ’altro, parrebbe avere buon fondamento la dedica della
Storia d'Europa nel secolo decimonono: « A Thomas Mann. | Pur mo ve
nían li tuoi pensier tra i miei I con simile atto e con simile faccia I si
che d ’entrambi un sol consiglio fei. - Inferno X X III 28-30». Sui rapporti
fra Croce e il Thomas Mann delle Considerazioni di un impolitico vedi
la Presentazione di M. Marianelli alla sua trad. it. delle Considerazioni,
De Donato, Bari 1967, pp. x x v m sgg.
i8 6 M ATERIALI MITOLOGICI
e Barrington Moore jr, Beacon Press, Boston 1967 (trad. it. Lo spirito cri
tico, Edizioni di Comunità, Milano 1974).
13 Mann dice propriamente «Triebe», che, un po’ meno restrittivo di
«istinti», può anche significare «im pulsi», «propensioni», ecc. La so
stanza comunque non cambia.
i8 8 M ATERIALI MITOLOGICI
14 Nel saggio Alla ricerca del borghese, trad. it. in Thomas Mann e la
tragedia dell'arte moderna, Feltrinelli, Milano 19703, p. 13 2 .
THOMAS MANN PEDAGOGO E ASTROLOGO 18 9
rat Behrens apparirà come una sorta di padrone di casa nella Walpurgis-
nachty quando Settembrini, ricorrendo a un’altra citazione goethiana, di
rà: «H err Urian sitzt obenauf». Come vedremo oltre, però, la sovranità
effettiva dello Hofrat Behrens, «Radamanto» allegorico, è assai parziale.
20 «Montagna di Venere».
21 Su questo punto si è specialmente soffermato m . b o u c h e r , Le roman
allemand ( 19 14 -19 3 3 ) et la crise de Vesprit, Paris 19 6 1, p. 24.
22 «B e ’, ingegnere, le è piaciuta la mela granata?» (paragrafo I del
cap. vi).
VENUSBERG - HEXENBERG - ZAUBERBERG 23I
«Das Programm umfaßt die verschiedensten danses ma-
cabres, wie Sie sich denken können. Leider kann ein ge
wisser Teil der vorjährigen Festteilnehmer diesmal nicht
erscheinen, da das Fest schon um 9% Uhr sein Ende fin
det...»23.
Questa volta le cose vanno diversamente. Hans Ca-
storp si sottrae all’ammaestramento ironico di Settembri
ni; le parole di Goethe sono ripetute non solo da Settem
brini per citazione deliberata e ironica, ma mascherata,
senza virgolette, bensì anche da Hans Castorp per cita
zione involontaria e partecipe della loro dimensione mi
tologica hic et nunc:
[Faust, vv. 4118 sgg.]
fa u st Wer ist denn das?
M e p h is t o p h e le s Betrachte sie genau!
Lilith ist das.
fa u s t Wer?
M e p h is t o p h e le s Adams erste Frau.
Nimm dich in acht [...]
[Zauberbergi
«Betrachte sie genau!» hörte Hans Castorp Herrn Set
tembrini wie von weitem sagen, während er ihr, die bald
weiterging, gegen die Glastür, zum Saal hinaus, mit den
Blicken folgte. «Lilith ist das».
«Wer?» fragte Hans Castorp.
Der Literat freute sich. Er replizierte:
«Adams erste Frau. Nimm dich in acht...»24.
Qui Settembrini non cita fra virgolette, e Hans Ca
storp, che non è un «Literat», non si accorge della cita
Nota. Solo dopo aver scritto questo saggio abbiamo potuto leggere
H. w y s l i n g , Wer ist Professor Kuckuck? - Zu einem der letzten «großen
Gespräche» Th. Manns, in Sieben Vorträge während des Th. M. - Jahres
19 7 3, Bern u. München 1976, pp. 44-63. In questo scritto Wysling cita
fra gli studiosi di scienze naturali, cui probabilmente attinse T . Mann per
creare il personaggio di Kuckuck, P. Kämmerer, E . Haeckel, E . Dacqué.
Quanto al nome «Kuckuck», Wysling scrive (p. 46): «Seinen Namen [...]
hat er von dem Biologen Moritz Kuckuck, auf dessen Buch Die Lösung
des Problems der Urzeugung (1907) Thomas Mann in einem der Quellen
werke zum Kuckuck-Gespräch gestoßen ist». L ’indicazione di Wysling è
senza dubbio attendibilissima, ma non ci sembra escludere il riferimento
all’eroe di Bierbaum, che Wysling non menziona.
Thomas Mann, Giuseppe e i suoi fratelli
1 Parte I, libro IV .
254 M ATERIALI MITOLOGICI
6 Ibid., p. 2287.
7 Articolato in due tomi: Die naturwissenschaftlich-psychologische
Weltautfassung der Gegenwart e Biontologie. Versuch einer psycholo
gischethischen^Erklärung des Daseins, Verlag von W . Friedrich, Leipzig
1890; l ’opera è dedicata al Wundt.
THOMAS MANN, «G IU SEPPE E I SUOI F R A T E L L I» 259
23 Ib id .y p. 14^7.
24 I b i d .
25 I b i d . , p. 1463.
26 Ib id .y p. 14 73.
266 M ATERIALI MITOLOGICI
10
268 M ATERIALI MITOLOGICI
3 A suo tempo, per un’altra guerra Conrad aveva scritto una celebre
frase: «The war disturbed me not a little» (lettera a W . Blackwood, 26
dicembre 1899; cit. in r . o l i v a e A. p o r t e l l i , Conrad: l'imperialismo im
perfetto, Einaudi, Torino 19 73, p. 4 1, nota 1). L ’imperialismo che affiora,
sia pure «imperfetto», nelle pagine di Conrad, va però anche esaminato
alla luce delle considerazioni sulla crisi dell’artista quale più o meno con
sapevole «artista della crisi», esposte da g . s e r t o l i nel saggio Conrad o
dello scambio fra la vita e la morte, in «Annali della Facoltà di lettere
e filosofia della Università degli studi di Perugia», voi. X I, 1973-74, e nel
la nota introduttiva a j. c o n r a d , Cuore di tenebra, trad. it. di A . Ros
si, Einaudi, Torino 19 74, pp. v -x l i i i , rielaborata in Conoscenza e potè-
278 M ATERIALI MITOLOGICI
1 Osudy dobrého vojàka Svejka; morendo, nel 19 23, Hasek lasciò in
compiuto il romanzo, di cui aveva cominciato a pubblicare le prime parti
in volumetti separati, dal 1920. Karel Vanek aggiunse poi due parti con
clusive, di tono molto minore. Il testo di Hasek (I: Nelle retrovie; II:
A l fronte; I I I: Botte da orbi; IV : Ancora botte da orbi) è stato pubbli
cato la prima volta in Italia nella traduzione di V . Vorlicek, con prefa
zione di L. Salvini, Le avventure del buon soldato Svejk, Universale Eco
nomica, Milano 19 51-52 , 4 voli.; è poi seguita un’altra traduzione, di
R. Poggioli e B. Meriggi, I l buon soldato Sc’vèik, Feltrinelli, Milano
1961-66, 19 7 13, 2 voli. Da quest’ultima traduzione abbiamo ricavato i
brani qui citati (in nota indicheremo soltanto il numero del volume e
quello della pagina). Abbiamo però mantenuto la grafia ceca del nome,
Svejk.
SVEJK E a l t r i : l e s t a t u e c o m e d e s t in o 283
1 I b ld .y p . 2 0 7 .
2 Una delle testimonianze più vive, anche se piuttosto elogiativa, su
Aristide Bruant è il saggio di l . b o u r g e o is -b o r g e x , La fin d ’un siècle, des
Frères Lumières à Aristide Bruant. Choses vuesy in «Les œuvres libres»,
n. 195, settembre i 937
> PP - 79-124.
3 Circa la traducibilità del romanzo di Hasek, L. Salvini scriveva: «L a
versione di un’opera siffatta, che pare dedicata unicamente ai frequenta
tori di taverne e birrerie, ai compagni di cella delle caserme, ai disertori
in attesa di giudizio; di un’opera scritta in un pittoresco volgare praghese
ricco di colore e denso di espressione, è impresa disperata. Tradur Folen
go o Ruzante in cinese sarebbe forse una fatica più lieve. Noi manchiamo
SVEJK E ALTRI: LE STATUE COME DESTINO 291
risultava neppure dai tratti più apparenti dei loro gusti
politici, perché lo sciovinismo anti-dreyfusardo di Aristi
de Bruant se la prendeva con i financiers
qu’a beaucoup d’iouis
sans beaucoup d’peine,
cosi come il nazionalismo di Hasek (nazionalismo ceco,
s’intende), era colorato di una generica anarchia prole
taria - e resta ben difficile dire, in mancanza di dati e di
documenti precisi, fino a che punto egli sia davvero di
venuto «bolscevico» quando, questo è certo, dopo aver
disertato dall’esercito austriaco per passare nelle file rus
se, abbandonò poi anche la bandiera dello zar per quella
dell’armata rossa \
Assai diversi erano però gli effettivi rapporti che i due
avevano con il potere e con il danaro. La molto redditizia
dedizione di Bruant alla pègre non aveva niente a che fa
re con l’autentica, e tutt’altro che proficua, qualità di va
gabondo di Hasek. Gli sberleffi oltraggiosi di Bruant ai
clienti, ovviamente paganti, erano non solo compresi nel
3 I , p p . 230-31.
11
30 0 M ATERIALI MITOLOGICI
4 I , p . 2 42.
SVEJK E ALTRI: LE STATUE COME DESTINO 30 1
5 1, p. 244.
30 2 MATERIALI MITOLOGICI
8 Ibid.
9 C a n e tti, Die Provinz des Menschen cit., pp. 261-62.
10 id ., Dr. Hachiyas Tagebuch cit., p. 58 (trad. it., p. 149).
11 id ., Die Provinz des Menschen cit., pp. 239, 3 12 .
12 Ibid., pp. 255, 34 1.
13 id ., Konfuzius in seinen Gesprächen, in Die gespaltene Zukunft cit.,
p. 40; trad. it. di Jesi, Confucio nei suoi dialoghi, in Potere e sopravvi
venza cit., p. 12 5 ; c a n e t t i , Die Provinz des Menschen cit., p. 3 1 3 ; cfr.
con i pensieri di Therese intorno a Buddha «che sapeva parlare bene»,
in Die Blendung cit., p. 10 1 (trad. it., p. 12 1).
14 c a n e t t i , Die Provinz des Menschen cit., p. 325« A proposito di
questa «Wirklichkeit des Phantastischen» cfr. il saggio di c a n e t t i , Rea
lismus und neue Wirklichkeit, in «Neue Rundschau», 77, 1966.
15 id ., Die Provinz des Menschen cit., p. 86 . È probabile il riferi
mento a W . von Humboldt: « [L ’uomo] cava da sé il linguaggio come il
312 M ATERIALI MITOLOGICI
men Partner o nel saggio su Kraus [v. oltre, nota 20]) per indicare se
stesso e gli altri scrittori.
18 c a n e t t i , Dialog mit dem grausamen Partner cit., p. 48 (trad. it.,
p. 69).
19 id ., Die Blendung cit., pp. 13 sgg. (trad. it., pp. 14 sgg.).
20 id ., Karl Kraus, Scbule des Widerstands, in Macht und Ueberleben
cit., p. 32; trad. it. di f . j e s i , K. Kraus, scuola di resistenza, in Potere e
sopravvivenza cit., pp. 46-47.
21 Ibid.y p. 2 1 (trad. it., p. 46). Già in Die Blendung Confucio dice
« ... ma solo a sessanta [anni] le mie orecchie furono aperte»; e il profes
sor Kien si domanda: « A chi mai egli [Kien] avrebbe dovuto aprire le
sue orecchie?» (p. 39; trad. it., p. 4.5).
22 c a n e t t i , Die gespaltene Zukunft cit., pp. 133-34 («Biographische
und bibliographische Zeittafel» [non riportata nella trad. it.] che non è
firmata, ma presumibilmente dev’essere stata composta o ispirata da Ca
netti); id ., Die Provinz des Menschen cit., pp. 234-35.
3*4 M ATERIALI MITOLOGICI
ble. Il se peut; mais périssons en résistant et, si le néant nous est réservé,
ne faisons que ce soit une justice» (in Die Provittz des Menschen cit.,
P. 2 5 6 ).
32 c a n e t t i , Tolstoj c it., p . .51 (tra d . it., p . 139 ).
33 A parte il problema relativamente secondario delle fonti letterarie
dei personaggi del professor Kien e di Therese: con molte probabilità (al
meno a nostro parere) derivati dagli omologhi personaggi del romanzo di
a n a t o l e f r a n c e , Le crime de Sylvestre Bonnard.
$$
34 c a n e t t i , Tolstoj c it., p . (tra d . it., p . 1 44 ).
COMPO SIZIONE E ANTROPOLOGIA IN CANETTI 317
Bacci, M ., 2 15 n.
Bach, J. S., 19 3.
Bachofen, J. J., 67, 12 2, 124, 1 3 1 ,
13 2 , 1 3 5 -3 7 , 13 9 , 26 1, 264.
Bagot, R., 280 n.
Bail, F., 292.
Balzac, H . de, 324 , 325 e n.
Barberi, F., 4 n.
Barrie, J. M ., 16 1 e n.
Barto, P. S., 239 n, 240 n.
Basadonna, 216.
Baudelaire, C ., 182, 238 n, 325.
Becher, J . R., 184 n.
Benjamin, W ., 67, 2 1 7 n, 286 n,
309 e n.
Benn, G ., 23, 130 , 13 3 , 184 e n.
Benveniste, É ., 70.
Bertinetto, E ., 159 n.
Bertinetto, P. M ., 159 n.
Bertolini Peruzzi, M ., 286 n.
Bertram, E ., 26.
Bianchi Bandinelli, R., 36, 37 e n
7 1 n.
Bierbaum, O. J., 249, 2 5 1, 252 n.
Bing, G ., 284 n.
Bismarck-Schönhausen, O. von,
272.
Blackwood, W ., 277 n.
B la in v ille , H .- M . E )u cro ta y d e , 5 1
B le i, F ., 5 1 .
Boni, G ., 53.
Borgese, G . A ., 272 n, 285 e n,
286 n.
Botticelli, S., 8 e n, 1 2 1.
B o u c h e r , M . , 230 n .
B o u r g e o i s - B o r g e x , L . , 290 n .
B o u rg e t, P ., 4 2 , 43 e n, 45 e n, 47
5 1.
Bouveresse, J., 158 e n.
Bovero, C., 1 9 3 n.
Braun, P., 305 n.
Brecht, B., 183 e n, 184 n, 298 n
303-8.
Brelich, A ., 5 n, 6 n, 37, 72, 89
n.
Broch, H ., 189 e n.
Brod, M ., 298 n.
Bruant, A ., 290-92.
Brunswick, Ferdinando, duca di,
286.
Bruto, 65.
Buber, M ., 1 4 , 7 1 .
Büchner, G ., 193*
Buddha, 3 1 1 , 327, 328.
Bulgheroni, L ., 206 n.
Bulgheroni, M ., 206 n.
Bülow, B. H . K . von, 272.
Bulwer Lytton, E . G ., 16 1, 162.
Buonarroti, M ., 2 1 3 , 2 15 .
Burchard, C., 262 n.
338
Burne-Jones, E ., 162 n.
Busino Maschietto, M ., 86 n.
Igino, 12 3.
Kakridis, J. T ., 14 1 e n.
Kämmerer, P., 252 n.
Kant, I., 193.
Kasdorff, H ., 261 n.
Kazarov, G . I., 14 7 n.
Keller, G ., 2 15.
Kemp, R., 288 n.
Kerényi, D., 4, 5.
Kerényi, G ., 10 n.
Kerényi, K. (o C.), 3-80, 89-94, 99
e n, 100, 110 , 116 , 119 , 14 3,
14 5, 182, 184, 185 e n, 2 14 n,
226 n, 242 n, 247, 248, 250-52,
262 e n, 268, 270 e n, 268, 270
e n, 274 n, 327 n.
Kerényi, M ., 3 n, 4 n.
Kersten, K ., 298 e n.
Keyserling, H ., 20.
Kien Long, imperatore della Cina,
309, 310 , 327.
Kislinger, J., 289.
Kist, W ., 15 7 n.
Klages, L., 260, 261.
Klossowski, P., 13 3 .
340
Kohlhauer, E ., 37 n.
Kommerell, M ., 249, 2.50.
Kornmann, H ., 239 n.
Kosko, M ., 1 56 n.
Kossuth, L ., 22.
Krâpelin, E ., 310 .
Kraus, K ., 54, 227 n, 291 n, 312-
3 14 , 3 1 5 n, 329, 330.
Kuckuck, M ., 2 j 2 n.
K u llm a n n , W ., 1 4 1 e n.
Naumann, H ., 239 n.
Needham, R., 159 n.
Nestroy, J., 291 n.
Newburgh, W . di, 239.
Nerulos, Y . R., 8, 63.
Nietzsche, F., 26, 27, 9 3 ,1 0 2 ,1 0 5 ,
12 5, 128, 129, 1 3 1 , 13 2 , 137-39.
Nonnos di Panopoli, 8, 145.
Novalis, 2 13 .
Oderò, M ., 276 n.
Oetker, A ., 183 n.
Oliva, R ., 277 n.
Otto, W . F., 4 n, 23, 26, 67 n, 7 1 ,
74, 80, 99, 100.
Ovidio, 12 3.
Pabst, W ., 239 n.
Paci, E ., 185-87.
Pagani, F., 286 n.
Pallenberg, M ., 295, 297, 298.
Pandolfi, A ., 183 n.
Papini, G ., 66.
INDICE DEI NOMI
Pater, W . H ., 53 e n.
Pavese, C ., 27, 32, 34-38, 69.
Pázmány, P., 65.
Pellegrini, A ., 17 n, 67 n.
Pericle, 285.
Periini, T ., 198 n, 2 1 1 n, 274 n.
Pers, C. di, 2 1 7 n.
Pestalozzi, F., 14 1 e n.
P e tro c c h i, P ., 4 9 .
Pettazzoni, R ., 33, 34 e n, 14 7 n.
Philonenko, M ., 262 n.
Piceni, E ., 40 n.
Pinner, E ., 184 n.
Piscator, E ., 295 e n, 297, 298 e n,
303, 304, 306.
Platone, 46, 59, 64, 130.
Plessen, E ., 183 n.
Plinio, 5 1 , 284.
Plutarco, 3 1 7 .
Pocar, E ., 4 n, 7 n, 10 n, 2 1 n, 184
n, 18 5 n, 200 n, 226 n, 274 n.
Poggioli, R., 282 n, 291 n.
Poletti, C ., 283 n, 304 e n.
Poliziano, A ., 7, 8, 12 1 .
Portelli, A ., 277 n.
Pound, E ., 27-30.
Pozzi, G ., 86 n.
Premuda, M . L ., 38 n.
Propp, V . Ja., 1 6 3 ,1 6 4 n.
Radetzsky, J . J. F. K ., 284.
Radin, P., 6 n, 25 n, 39 n, 2 14 n.
Raglan, Lord, 159 n.
Raimondi, E ., 68 e n, 69 e n.
Rajna, P., 15 4 n.
Rathenau, W ., 322.
Rauch, C. D., 286.
Redford, D. B., 266 n.
Rei, D., 72 n.
Reich, E ., 74 e n, 259, 260.
Reimann, H ., 298 n.
Reinhardt, K ., 7 1 , 14 1 e n.
Reuchlin, J., 4 1.
Rhees, R., 158 n, 167.
Rider Haggard, H ., 16 1, 162.
Rilke, R. M ., 25 n, 27, 3 1 n, 38,
39, 56 e n, 6 1, 79, 80, 126, 168
e n, 189 e n, 19 1, 203, 323 e n.
Rilke-Sieber, R ., 168 n.
Rio, M . del, 16 3, 238 n, 239,
240 n.
Ripellino, A . M ., 293 n.
Robespierre, M ., 6 5 ,1 0 1 .
Rohde, E ., 39.
Rollin Patch, H ., 239 n.
Roosevelt, F. D ., 263.
Rosenberg, A ., 23, 37 n.
34 i
Rossi, A ., 277 n.
Rostagni, A ., 33.
Roth, J., 283 n, 285 n.
Rougemont, D . de, 180.
Rousseau, J.-J., 49 e n, 86-88, 94,
95i 98.
Ruskin, J., 5 3.
Ruzante, 290 n.
Sachs, M ., 19 3.
Sade, D .-A.-F. de, 1 1 7 , 118 , 133-
137 .
Saffo, 128.
Sailer, M ., 48 n.
Saint-Just, L.-A .-L., 65.
Saint-Martin, L.-C. de, 97 e n,
118 .
Salvini, L ., 282 n, 290 n.
Sapir, E ., 70.
Sartre, J.-P ., 272.
Schadewaldt, W ., 14 1 e n.
Scardanelli, F., 323 n.
Schefold, K ., 261 n.
Schelling, F. W . J., 62, 67.
Schiavoni, G ., 189 n.
Schiller, J . C. F. von, 209, 210.
Schlechta, K ., 249.
Schlegel, F. von, 1 3 1 , 13 2 .
Schleiermacher, F. D . E ., 2 15 .
Schneider, G . H ., 259.
Scholem, G ., 7 1.
Schopenhauer, A ., 1 3 7 ,1 3 8 , 2 1 1 n,
246.
Schreber, D . P., 323 e n.
Schröter, K ., 2 1 n, 184 n.
Schuler, A ., 74 n.
Schulz, B., 287 n.
Scott, W ., 48-50.
Sénancour, E . Pivert de, 3 1 5 n.
Seppilli, A ., 92 n, 150 n.
Serpa, F., 18 n.
Sertoli, G ., 277 n.
Seure, H ., 14 7 n.
Severyns, A ., 266 n.
Seydlitz, F., 286.
Shakespeare, W ., 205 n.
Socrate, 59, 61.
Sofocle, 14 2, 15 4 n.
Solmi, R., 309 n.
Sörensen, B. A ., 1 1 n, 15 n.
Spaini, A ., 295 n.
Spencer, H ., 138, 163.
Spengler, O., 158 e n.
Spitzer, L ., 70.
Starobinski, J., 86 n.
Stazio, 154 e n.
Stendhal, 326.
342
Stoker, B., 16 1, 162 e n.
Storm, T ., 119 , 325.
Strafforello, G ., 284 n.
Waezoldt, W ., 2 15 , 2 19 n.
Wagenbach, K ., 289, 292 n.
Wagner, C ., 12 5.
Wagner, R., 186-88, 19 7, 237, 238,
24 1, 242 e n, 245.
Warburg, A ., 8 n, 70, 2 2 1 e n,
284 n.
Watts, G . F., 162 n.
Weber, T ., 74 e n.
Weimar (Sassonia-Weimar), Carlo
Augusto, duca di, 219.
Weisbach, dottor, 284.
Werner, Z ., 156 n.
Wessel, H ., 308.
Whelpley, J. D., 286 n.
Whitridge, F. W ., 28.5 e n.
INDICE DEI NOMI
W ila m o w itz -M o e lle n d o r ff, U . v o n ,
19, 23.
Willemer, M. von, 266.
Wilson, E ., 205 n.
Winckelmann, J. J., 144, 2 14 , 2 15 ,
220.
Wis, M., 239 n.
W ittg e n s te in , L ., 158 -73*
Wolf, L ., 162 n.
Wolff, H ., 258, 259.
Wolff, K. H ., 186 n.
Wolfskehl, K . , 250.
Wundt, W ., 258 e n.
Wysling, H ., 252 n.
B., 44 n, 309 n.
Z a g a r i,
Zagari, L ., 44 n, 309 n.
Zinn, E ., 168 n.
Ziolkowski, T ., h i n, 176 n.
Zweifel, A . R . , 2 1 n, 184 n.
Zweig, S., 274.
Finito di stampare il 3 febbraio 1979
per conto della Giulio Einaudi editore s. p. a.
presso VOfficina Grafica Artigiana U. Panelli in Torino
c . l . 1177-5
Piccola Biblioteca Einaudi
BIBLIOGRAFIA. BIBLIOTECONOMIA
Filosofia