Si distribuisce l’inchiostro con una spatola di gomma su tutta la superficie della lastra e lo si forza
nei solchi con insistenza usando il tampone. La lastra deve essere pulita, priva di grassi e
mantenuta tiepida sul cornetto a piastra.
Si inizia la pulitura togliendo il grosso dell’inchiostro con un primo tampone di tarlatana, poi con
un secondo meno sporco, fino a vedere chiaramente i segni. A questo punto si prosegue con una
tarlatana ammorbidita fino a pulire completamente la superficie non incisa. Se si desidera una
stampa “velata” ci si può fermare qui e passare al torchio. Questa è la “pulitura a velo”.
Se si vogliono invece contrasti netti e bianchi assoluti, si prosegue con la “pulitura a palmo”
fregando la lastra con il palmo della mano leggermente impolverato di bianco di Spagna perché
scivoli e pulisca a fondo il metallo inchiostrato.
Si può pulire a fondo anche usando foglietti di carta di giornale, ma non si può raggiungere con
questo metodo il perfetto controllo della pulitura a palmo.
La difficolta di tutte le puliture consiste nel dover pulire uniformemente e bene tutta la lastra senza
scaricare i segni. La pulitura va finita a freddo per indurire un pò l’inchiostro e mantenerlo così nei
segni. Finita la pulitura in superficie si ripassano i bordi e si rimette la lastra sul cornetto per
ammorbidire l’inchiostro e prepararlo ad essere più facilmente raccolto dalla carta. È utile a volte
rialzare i segni passandogli sopra con leggerezza i bordi sfrangiati della tarlatana più morbida.
La Stampa
Si mette la lastra sul piano del torchio accuratamente pulito e su questo la carta.
Sulla carta si stendono i feltri e si gira la stella fino a far passare il piano dell’altra parte.
Si solleva la carta cominciando da un angolo e si ha la prima prova. I feltri assorbono tra parte
dell’acqua contenuta nella carta e si induriscono e perdono la loro elasticità. Se la lastra è piccola
si può ovviare all’inconveniente cambiando la posizione di stampa altrimenti è necessario
cambiare i feltri o asciugare quelli induriti.
Il ritocco è possibile solo quando è limitato a qualche punto dal quale la carta non ha prelevato
bene l’inchiostro ed è rimasto più o meno bianco. Il ritocco di piccoli punti deve essere fatto
immediatamente facendo scorrere una punta sul segno che in quel punto ha il suo rilievo ma non
è inchiostrato. In tal modo l’inchiostro viene distribuito anche sulla parte mancante. La correzione
fatta immediatamente è invisibile. Fatta dopo, anche con lo stesso inchiostro, mostrerebbe i
diversi momenti di essiccata e le sovrapposizioni.
Si possono anche stampare i vari colori successivamente uno dopo l’altro così da garantire il
registro, perché la carta rimane fissata con un bordo sempre sotto pressione e si cambiano solo le
lastre sollevando il foglio dal lato libero.
La successione dei colori è solitamente dal chiaro allo scuro, finendo con la lastra che porta i
segni lineari. Ma ogni composizione ha le sue esigenze e non è escluso che convenga fondere col
colore i segni incisi all’acquaforte.
L’inchiostrazione dei colori chiari conviene farla con l’inchiostro un pò diluito per evitarne lo
scorrimento dovuto agli eccessivi sfregamenti col metallo.
È una tecnica moderna basata sulla differenza di vischiosità degli inchiostri e che permette la
stampa a colori con una sola lastra e con un unico passaggio al torchio.
Occorrono lastra spesse, anche 2 mm e più, perché bisogna scavare con l’acido le varie zone a
diversa profondità. In genere non si superano i tre colori di base, ai quali pero si aggiungono le
possibili interferenze più una eventuale inchiostrazione calcografica.
Si incomincia col decidere quale colore vorremmo in rilievo nella stampa e perciò quale zona
dobbiamo scavare con l’acido. Le zone incise perdono la lucidatura e danno una certa matericità
alla stampa, e scegliamo che sia il blu. Fatte le debite sgrassature e coperture, si incide la zona
blu fino a raggiungere un certo dislivello. Finita l’incisione e pulita la lastra si passa
all’inchiostrazione.
Occorre un rullo per ogni colore di durezza diversa. Diametro circa 20 cm per poter coprire lastre
abbastanza grandi con un solo giro. A questo punto si preparano gli inchiostri. Più vischioso il
colore di superficie, più secco il colore in profondità. Si incomincia l’inchiostrazione col colore più
vischioso di superficie. Si carica il rullo più duro con il gallo e lo si passa una sola volta sulla
lastra. Si passa poi all’inchiostrazione della zona scavata, caricando il rullo più morbido con
l’inchiostro blu meno vischioso. Il rullo caricato di blu passerà sull’inchiostro giallo senza
asportarlo né mischiarsi e aderirà invece al fondo della zona scavata che può raggiungere.
Per la stampa si deve usare un feltro molto spesso perché possa entrare nelle zone più profonde.
La pressione va aumentata in proporzione e la carta deve avere una certa consistenza per
adattarsi alle deformazioni senza rompersi.
Con questa tecnica è praticamente impossibile una tiratura omogenea per la difficoltà di controllo
delle vischiosità e della carica dei rulli.
Essiccatura
La stampa appena fatta è molto delicata. La carta umida è fragile, l’inchiostro fresco non può
essere toccato. Il foglio deve essere appoggiato in piano per una prima leggera asciugatura. Dopo
alcune ore si raccolgono i fogli l’uno sull’altro sovrapponendo una carta velina a ogni stampa e
alternandoli con grossi cartoni assorbenti.
Numerazione
Prove di stato
Sono le prove che comportano successivi interventi sulla matrice. Si numerano con le indicazioni
1°st., 2°st., ecc.
Prove d’artista
Arrivati allo stato definitivo può accadere che la qualità della stampa non corrisponda dal tutto alle
possibilità dell’incisione.
Si mettono allora a punto il tipo di inchiostrazione, l’assetto del torchio e il tipo di carta, fino a
raggiungere le qualità volute. Queste sono le prove di stampa che solo l’incisore stesso può
seriamente fare e costituiscono le vere prove d’artista.
Copie di tiratura
Per edizioni speciali, allegati di libri ecc. si usa aggiungere alla tiratura dichiarata una piccolissima
tiratura supplementare di poche copie da regalare ai collaboratori.
In questi casi all’edizione si allega un foglio stampato con tutte le indicazioni di tiratura. Tutti i dati
insomma che caratterizzano l’edizione. Questa indicazione è chiamata “colophon”.
Le numerazioni si scrivono in un angolo del foglio in basso oppure appena sotto la stampa. Si usa
la matita per non squilibrare la composizione del foglio con segni estranei troppo evidenti