1
o Sono caratterizzati da regolazione ed omeostasi, ovvero la capacità
di mantenere stabili le loro condizioni interne.
o Riproduzione: è la capacità di riprodursi in una discendenza con la
stessa complessità ma al tempo stesso anche grande variabilità nelle
caratteristiche.
LA CELLULA
2
I PROCARIOTI
3
GLI EUCARIOTI
Le cellule eucariotiche possono riprodursi sia per mitosi che per meiosi,
attraverso una riproduzione sessuata.
5
È sede di reazioni enzimatiche a causa della sua superficie
catalitica (presenta enzimi e numerose reazioni chimiche);
IL NUCLEO
RICORDA:
CITOPLASMA CELLULARE
RETICOLO ENDOPLASMATICO
8
MITOCONDRI
I LISOSOMI
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Sono cellule specializzate (es. i macrofagi, dei globuli bianchi) che
sono in grado di eliminare microrganismi patogeni o cellule morte
internalizzati nella cellula, mediante fagocitosi.
I microfagi inglobano il batterio nel fagosoma, che si scinde poi con
il lisosoma, che a sua volta attiva la degradazione cellulare (sia per
eliminare materiale, sia per ricavare energia dalla scissione
(catabolismo), in quanto questa non viene prodotta in quantità
necessaria dai mitocondri).
Ricevono il materiale da degradare e lo fanno grazie alla presenza di
enzimi, ma questo materiale può fare percorsi diversi:
10
b) complessamento con gruppi glucidici (che si espongono
all’interno dell’organello, e sono coniugati con le proteine. Si
forma un glicocalice che, quindi, protegge la membrana stessa).
I PEROSSISOMI
11
Si occupano dell’ossidazione degli acidi grassi a lunga catena, della
sintesi del colesterolo e dello smaltimento di sostanze tossiche;
Producono al loro interno H2O2, che è molto reattivo e quindi viene
trasformato da un enzima che si chiama catalasi in H2O e O2, a
seguito di processi di ossidazione che per svolgersi necessitano di O2;
Hanno una funzione catabolica, cioè producono energia e, dal
catabolismo degli acidi grassi oltre a H2O si forma anche acetilCoA
che è utile per il metabolismo (mitocondrio).
I CENTRIOLI
12
I mitocondri producono energia chimica e ciò avviene in “vettori carichi”
(riserve) di energia chimica che viene così ceduta. Ad esempio: l’ATP
(adenosina 5’-trifosfato), un nucleotide in grado di acquisire energia, il
NADH e il FADH.
Questa energia è necessaria per formare un legame covalente (si tratta di
una reazione di condensazione, che è sfavorita energicamente).
Si formano legame ed acqua, che a sua volta è utilizzata per l’idrolisi, che
invece è favorita energicamente.
R eaz
io ni
di
condensazione: possono portare alla formazione di macromolecole (si
ottengono legando molecole organiche più piccole, dette monomeri, con
dei legami covalenti; tuttavia esse presentano molte caratteristiche inattese,
non prevedibili in base agli elementi più semplici di partenza).
Più monomeri di zucchero= polisaccaride.
Amminoacido = costituente delle proteine.
Nucleotide = costituente degli acidi nucleici Le catene di acido
nucleico vengono sintetizzate a partire da nucleosidi trifosfato ricchi
13
di energia, tramite una reazione di condensazione che libera
pirofosfato inorganico, mentre si forma il legame fosfodiesterico.
Sono fondamentali in quanto immagazzinano e rendono disponibile
l’informazione biologica. Si conoscono due tipi di acidi nucleici: il
DNA e l’RNA (catena polinucleotidica singola che fa da vettore
temporaneo di istruzioni molecolari).
IL DNA
Il DNA è una macromolecola (con una struttura
tridimensionale, la cui struttura più stabile è quella a
doppia elica, composta da due catene complementari
tenute insieme da legami a idrogeno) e veicola
l’informazione genetica.
Esso è costituito da una sequenza lineare di
nucleotidi (10 coppie di basi a ogni giro), che si
diversifica per la base azotata che li compone.
Il suo diametro è di 2 nanometri.
Risoluzione della struttura del DNA:
Nel 1953 Watson e Crick proposero la struttura
a doppia elica del DNA; utilizzarono il metodo di Pauling di
identificazione di strutture proteiche usando semplici modelli a sfere
e bastoni;
In realtà, l’esperimento più cruciale fu quello della diffrazione di
raggi X di Rosalind Franklin: venne isolato un campione di DNA a
cui venne scattata una fotografia dall’alto e si capì la struttura della
molecola.
14
È possibile immaginare ogni catena di DNA come una collana: un’ossatura
di zucchero-fosfato (all’esterno) su cui sono infilati quattro tipi di perle (A,
C, T e G).
Gli organismi differiscono tra loro perché le loro molecole di DNA hanno
sequenze nucleotidiche diverse e quindi portano messaggi biologici
diversi.
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Il DNA è il depositario delle informazioni di una cellula, ed è una sorta di
codice che viene letto in un determinato modo e tradotto in qualcosa che
deve funzionare in un determinato modo: le proteine (espressione genica=
processo che porta alla sintesi di una proteina partendo dal DNA).
L’mRNA (trascritto nel nucleo) codifica per le proteine, ed esce dal nucleo
per essere tradotto nelle proteine (ciò avviene nei ribosomi del RER, del
citosol o dei mitocondri).
16
deve essere compresso circa 5000 volte per stare nella cellula, e ciò è
possibile grazie
a proteine, dette istoni, cariche positivamente in quanto contengono
amminoacidi basici, quindi si associano con il DNA che è carico
negativamente a livello dei fosfati, formando i nucleosomi.
Nucleosoma= 147 paia di basi arrotolate su un complesso formato da otto
proteine istoniche (H2A, H2B, H3 e H4, due per tipo), 60 paia di basi
separano due nucleosomi. Sul tratto di 60 basi è localizzato l’istone H1
(linker) su cui si avvolgono ulteriormente due nucleosomi adiacenti: si
forma una fibra di 60nm, queste fibre a loro volta formano delle strutture
ad ansa grazie ad una impalcatura geometrica. Le anse interagiscono tra di
loro per formare cromatina condensata, composta da DNA e proteine.
Cromosoma= struttura condensata di DNA (cromatina ipercondensata).
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L’esempio più sorprendente di come funziona l’eterocromatina nel
mantenere i geni inattivi, o silenziati, lo abbiamo nel cromosoma X.
Cromosoma X (detto anche fenomeno di Lyon) = per evitare uno
scompenso di geni tra maschio e femmina, uno dei due cromosomi X della
donna è trascrizionalmente disattivato, dunque è sempre condensato al
massimo. Questo è detto corpo di Barre.
18
Il nuovo DNA è polimerizzato sempre
secondo una direzione: da 5’-PO4 a 3’-
OH (ciò segue sempre la direzione della
forcella replicativa!), mentre la lettura
avviene nella direzione opposta: 3’-5’.
Dunque, il legame fosfodiesterico si
forma tra il 3’OH della catena nascente
e un fosfato 5’ del nucleotide da
incorporare (vengono incorporati
nucleotidi trifosfati e quindi si ha
liberazione di due gruppi fosfato:
l’energia è utilizzata per la reazione di
idrolisi).
Riasumendo:
Riassumendo:
- La telomerasi impedisce l’accorciamento di cromosomi;
- Attacca molte copie di sequenze ripetute di DNA alle estremità dei
cromosomi;
- Fornisce un sito a monte per il primer di RNA;
- La funzione della telomerasi si riduce con l’età, tanto più una cellula
è programmata a dividersi;
- La telomerasi è presente in cellule della linea germinale e nelle
cellule somatiche;
21
- L’inserimento di un gene di telomerasi altamente attivo nelle cellule
in un laboratorio determina che esse si dividano continuamente.
Approfondimento:
Una cellula tumorale è come se diventasse giovane, acquisisce infatti una
capacità di proliferazione cellulare indefinita. Nel 90% di tutti i tipi di
cancro umano, si trovano alti livelli di telomerasi. Ciò impedisce
l’accorciamento dei telomeri e può giocare un ruolo nella crescita continua
delle cellule cancerose.
Caratteristiche dell’RNA:
22
Il primo passaggio avviene nel nucleo e consiste nella trascrizione del
DNA per la sintesi dell’RNA, che è caratterizzato da un singolo filamento
in direzione 5’-3’, pertanto verrà letto in direzione opposta.
23
consenso che non specifica per un gene, alla quale si lega l’RNA
polimerasi per iniziare la trascrizione).
Le sequenze consenso numerate (a partire dal sito di inizio) sono
importanti perché corrispondono a dei promotori (TATA box).
Ci sono poi delle sequenze di terminazioni in cui la RNA polimerasi si
stacca.
Negli eucarioti le RNA polimerasi sono più di una (differenza sostanziale
tra i batteri e le cellule eucariotiche):
- Le RNA polimerasi I e III trascrivono geni che codificano tRNA,
rRNA e miRNA;
- La RNA polimerasi II trascrive la maggioranza dei geni che
codificano per le proteine.
NB I procarioti hanno una sola RNA polimerasi, che è molto simile alla
polimerasi II degli eucarioti, ma ci sono due differenze sostanziali:
24
Dopo che il filamento di RNA è stato trascritto viene sottoposto a
modificazioni covalenti ad entrambe le estremità e alla rimozione di
sequenze introtiche: maturazione e splicing dell’mRNA. Queste
modificazioni consistono nell’aggiunta di un cappuccio al 5’ della
molecola, definito Cap (legame 5’5’) e di una coda poli A all’estremità
3’.
Approfondimento:
Secondo una scuola di pensiero, le cellule primitive contenevano introni,
che sono andati perdendosi nell’evoluzione dei procarioti, che hanno
guadagnato rapidità ed efficienza produttiva.
LA TRADUZIONE
26
La traduzione dell’RNA è possibile grazie alla
presenza di adattatori, detti tRNA, sintetizzati dalla
polimerasi III e costituiti da poco più di 80 nucleotidi,
che riconoscono e si legano al codone.
Queste molecole sono ripiegate a doppia elica e la
molecola risultante prende la forma di un trifoglio, che
si ripiega ulteriormente in una struttura compatta a L,
stabilizzata da legami a idrogeno.
Due sono le regioni importanti nel tRNA, occupate da
nucleotidi non appaiati e situate ai poli opposti della
molecola:
27
il macchinario necessario per la produzione di proteine, grazie alla
presenza degli rRNA.
Lo Svedberg (S) è un’unità di misura del tasso di sedimentazione
(calcolato dividendo la velocità di sedimentazione per l’accelerazione) che
non fa parte del Sistema Internazionale, e 1S è pari a 10-13 secondi.
Negli eucarioti sono presenti 4 diverse tipologie di rRNA, definiti dalla
loro velocità di sedimentazione: 18S, 5.8S, 28S (questi tre sono prodotti
dalla modificazione di un rRNA precursore di grosse dimensioni) e 5S
(tradotto dalla polimerasi III trascrivendo un gene localizzato in una
regione diversa dal genoma).
La subunità minore accoppia i tRNA ai codoni dell’mRNA, mentre la
subunità maggiore catalizza (velocizza) la formazione dei legami
peptidici. Le due subunità si associano su una molecola mRNA per
cominciare la proteinosintasi.
Il messaggero viene poi tirato e fatto scorrere in direzione 5’3’, come un
lungo nastro attraverso il ribosoma, che ne traduce la sequenza
nucleotidica in sequenza amminoacido, un codone alla volta.
Il ribosoma presenta tre siti:
Il tRNA carico con l’amminoacido appropriato si lega nel sito A
(accettore);
Esso viene unito alla catena peptidica attaccata al tRNA nel sito P
(peptide);
Il tRNA, ormai scarico, passa poi al sito E (espulsore) per essere
rimosso.
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Open reading frame: è un codice di punteggiatura che permette solo uno
dei tre quadri di lettura (+3, +2, +1) della molecola di RNA.
Nella cellula è necessario un segnale di inizio specifico per la traduzione:
AUG, che si associa a un tRNA
iniziatore, che reca sempre
l’amminoacido metionina (si diversifica
dalle altre non iniziali poiché presenta
una sequenza consenso, cioè sequenze
specifiche molto conservate), la prima
sintetizzata in tutte le molecole proteiche.
Questo complesso si associa al sito P grazie alla presenza di fattori di
inizio della traduzione: il tRNA iniziatore, carico, è in grado di legarsi al
sito P; in seguito, la subunità ribosomiale minore caricata con il tRNA
iniziatore si lega all’estremità 5’ di una molecola di mRNA, riconoscibile
dal cappuccio.
La presenza di uno dei codoni di terminazione (UAA, UAG, UGA), che si
lega a dei fattori di rilascio, segnala la fine del messaggio che codifica la
proteina.
Questi codoni non specificano alcun amminoacido, ma segnalano al
ribosoma di terminare la traduzione.
29
Al posto di una molecola di amminoacido, viene aggiunta una molecola di
acqua; questa reazione libera il carbossiterminale della catena peptidica dal
suo legame con una molecola di tRNA (dato che questo è l’unico legame
che mantiene il polipeptide in allungamento sul ribosoma, la catena
completa viene rilasciata immediatamente).
Le proteine richiedono poi la presenza di chaperoni molecolari per
ripiegarsi correttamente.
NB la sintesi di una proteina richiede solitamente da 20 secondi a diversi
minuti, ed esse vengono sintetizzate sui poliribosomi (= grossi aggregati
citoplasmatici costituiti da molti ribosomi su una molecola di mRNA,
distanziati tra loro di circa 80 nucleotidi).
Da 1 mRNA si possono tradurre tantissime copie di una proteina (massimo
50.000 diverse, ma ognuna può essere espressa in numerose copie).
LE PROTEINE
31
collocarsi verso l’esterno, dove stabiliscono legami a idrogeno con
l’acqua e con altre molecole polari (con altri amminoacidi polari).
Le proteine si dispongono nella loro conformazione stabile, che
comporta il minor dispendio di energia, dunque il ripiegamento è
positivo dal punto di vista energetico; esse si possono anche
denaturare, eliminando le interazioni non covalenti, ma, in
condizioni standard, eliminando il solvente
denaturatore, spesso la proteina si rinatura.
Ma ci sono delle eccezioni: le proteine
misfolded-aggreganti, la cui conformazione è
indotta a cambiare da altre proteine (proteina
prionica, alfa sinucleina e APP) che causano
degli stress al neurone e lo portano alla morte,
quindi stanno alla base di patologie
neurodegenerative;
Es: la proteina prionica, che, a seguito di un cambiamento
amminoacidico, cambia conformazione e quindi cambia anche
funzione; essa induce poi altre proteine normali ad assumere questa
conformazione aberrante che tende a consolidare più proteine in
aggregati mutati dello stesso tipo, formano una sorta di blocchi che
impediscono alla cellula il corretto funzionamento, fino ad un
disordine protestantico che porta alla morte del neurone.
Il ripiegamento è assistito da altre proteine dette chaperoni
molecolari, che rendono il processo più sicuro ed efficace.
NB la forma tridimensionale delle proteine rimane specificata dalla
sequenza amminoacidica.
STRUTTURA PRIMARIA:
33
A seconda del tipo di catena laterale, le proteine possono avere delle
conformazioni completamente diverse.
STRUTTURA PRIMARIASECONDARIA
35
La spirale è ritorta: amminoacidi non polari in a e d; le due eliche possono
avvolgersi in un’elica caratterizzata da una struttura superavvolta (coiled-
coil). Dunque, le catene apolari che interagiscono lasciano le catene
laterali idrolifiche esterne per reagire con l’acqua, mentre le catene
idrofobe si trovano all’interno.
Il foglietto beta può essere parallelo o antiparallelo:
36
Molte proteine attuali sono raggruppabili in famiglie di proteine, in cui
ogni membro presenta una sequenza amminoacidica e una conformazione
tridimensionale molto simile a quella degli altri membri.
Le proteine possono legarsi fra loro formando degli aggregati più grandi:
ogni zona della superficie proteica che entra in rapporto con un’altra
molecola attraverso delle interazioni non covalenti si chiama sito di
legame. Ogni catena polipeptidica che faccia parte di una proteina così
strutturata si chiama subunità proteica e ciascuna può comprendere più
domini.
Nel caso in cui due catene polipeptidiche si uniscono, si forma un dimero.
ES: l’emoglobina,
costituita da due
coppie di globulina
alfa edue coppie di
globulina beta.
Alt
ri
37
irregolare, oppure fibrose, caratterizzate da una forma tridimensionale
allungata (es. collagene ed elastina).
Molte proteine sono attaccate all’esterno della membrana plasmatica o
vengono secrete come parte della matrice extracellulare.
Per mantenere al meglio la loro struttura le catene polipeptidiche di queste
proteine spesso si stabilizzano attraverso legami covalenti crociati: i più
comuni sono i ponti disolfuro (legami covalenti S-S che non si formano
nel citosol, in quanto verrebbero idrolizzati in gruppi SH della cisteina
dagli agenti riducenti), che fanno da “graffetta atomica”, un dispositivo di
fissaggio.
38
diventa possibile solo se i contorni di superficie del ligando sono
perfettamente complementari alla proteina.
La regione di una proteina che interagisce con il ligando, nota come sito di
legame, consta solitamente di una cavità superficiale su cui gli
amminoacidi (appartenenti a tratti della catena polipeptidica distanti) si
affacciano in una conformazione particolare.
39
domini proteici prossimi e giustapposti), ognuno dei quali è
complementare a una piccola parte della superficie antigenica.
40
Quasi
tutti gli
enzimi
sono
41
Fosforilazione: consiste nella formazione di
un legame covalente tra un gruppo fosfato e
una o più catene laterali amminoacidiche.
L’aggiunta o la rimozione di gruppi fosfato da
proteine specifiche avviene in risposta a
segnali volti a indurre un cambiamento dello
stato cellulare. Tale reazione ha come
catalizzatore una proteina chinasi, mentre la
defosforilazione ha come catalizzatore la
proteina fosfatasi. Questo processo può
stimolare l’attività di una proteina, oppure
inibirla. Tuttavia, è un processo costoso in
termini energetici poiché viene idrolizzata una
molecola di ATP per ogni ciclo compiuto.
IL
CITOSCHELETRO
42
È una fitta rete di filamenti di natura proteica che attraversa il citoplasma
ed è l’ossatura e la muscolatura della cellula. Inoltre, è una struttura non
statica ma altamente dinamica che conferisce alla cellula:
La capacità di muovere materiale/vescicole ecc.
Un’organizzazione interna agli organelli;
La resistenza alla pressione, sennò la cellula collasserebbe;
Una morfologia definita: ogni cellula ha una forma ben definita;
La divisione cellulare;
Il movimento cellulare.
I FILAMENTI INTERMEDI
44
Epidermolisi bollosa semplice: malattia genetica, mutazioni dei geni delle
cheratine interferiscono con la formazione dei filamenti nell’epidermide.
La pelle risulta estremamente vulnerabile ai danni meccanici.
45
La plectina (verde) lega i filamenti intermedi (azzurri) a microfilamenti di
actina e ai microtuboli (rossi).
Ha una funzione indispensabile per conferire alle cellule la robustezza
necessaria per resistere alle sollecitazioni meccaniche.
I MICROTUBOLI
46
Sono cilindri cavi (con un lumen) e rigidi,
formati per polimerizzazione di subunità
dimeriche di tubulina (alfa e beta)
saldamente unite da legami non covalenti.
Ognuno di questi microtuboli è costituito da
13 protofilamenti paralleli, ciascuno dei
quali è una catena di subunità di tubulina
alfa e beta alternate nel senso della
lunghezza.
Sono strutture dotate di polarità, avendo una estremità meno
(tubulina alfa) a crescita relativamente lenta e una estremità più
(tubulina beta) a crescita relativamente rapida;
Essi trovano come punto di nucleazione appositi centri organizzatori,
come il centrosoma, da cui crescono verso l’esterno. Le estremità
meno dei microtuboli sono immerse in questo centro organizzatore.
Molti microtuboli cellulari si
trovano in uno stato labile e
dinamico, in cui si alternano fasi di
allungamento a fasi di
accorciamento. Queste transizioni,
chiamate nel complesso instabilità
dinamica, dipendono dall’idrolisi
del GTP legato ai dimeri di tubulina.
Ogni dimero di tubulina porta legata strettamente una molecola di
GTP che si idrolizza a GDP dopo che la tubulina ha polimerizzato
nel microtubulo. L’idrolisi di GTP riduce l’affinità tra dimeri
adiacenti e quindi la stabilità del polimero, facendolo dissociare a
una estremità e ne causa quindi l’accorciamento rapido.
Le molecole di tubulina GDP liberate vanno ad accrescere la riserva
di subunità libere nel citosol (scorta per la formazione di nuovi
microtuboli, in quanto scambiano la GDP con la GTP).
47
I centrosomi sono fatti di una
matrice di proteine su cui sono
adagiate strutture ad anello
composte da tubulina gamma
(ciascuno di questi fa da sito di
nucleazione per la crescita di un
microtubulo) Al centrosoma è
attaccata l’estremità meno (alpha
tubulina), mentre la più in
accrescimento è diretta e
polimerizza verso la periferia. Nei
centrosomi ci sono anche due
centrioli composti da un cilindretto
di microtuboli più corti, orientati
perpendicolarmente tra loro e
circondati da matrice proteica.
48
Il Taxolo invece impedisce la depolimerizzazione, saldandosi ai
microtuboli polimeri e impedisce a loro di accorciarsi. Ma anche esso
arresta la mitosi. Pertanto, il funzionamento del fuso richiede che i
microtuboli possano disassemblarsi, oltre che assemblarsi.
MICROFILAMENTI
50
Tutta una serie di proteine che legano
l’actina globulare è necessaria per fare
procedere il margine guida di una cellula
margine, per farla aderire al substrato e
farle spostare la sua massa dal margine
posteriore in avanti. Tutti questi processi
sono innescati da stimoli che agiscono via
proteine che legano GTP.
Le miosine sono proteine motrici che
usano l’energia di idrolisi dell’ATP per spostarsi lungo i filamenti
actinici, esse possono usarli come cremagliere per trasportare
organelli o farli scorrere uno sull’altro nei fasci contratti.
Nel muscolo, filamenti di actina e miosina in gran numero, allineati e
52
Un esempio è dato dalla
profilina, che si lega ai
monomeri impedendone
la polimerizzazione.
Se fosforilata cambia
conformazione e
cambia l’affinità di
legame con i monomeri
di actina, che si
liberano.
Nelle cellule c’è una grande quantità di proteine capaci di legarsi all’actina
e che ne determinano il senso di polimerizzazione. La maggior parte si
lega però ai filamenti già formati, modificandone il comportamento. Ad
esempio:
53
actina sono uniti da proteine in un reticolo che sostiene la superficie della
cellula e le conferisce resistenza meccanica.
MIOSINA I
Le molecole di miosina I hanno una testa e una coda. Il dominio della testa
interagisce con i filamenti di actina e ha un’attività motrice alimentata
dall’idrolisi di ATP, che permette alla molecola di spostarsi lungo i
filamenti secondo un ciclo ripetuto legame-distacco-legame. La coda è
diversa nei diversi tipi di miosina I e determina quali componenti cellulari
saranno trascinati dal motore proteico.
Uno dei riassetti più rapidi di elementi nel citoscheletro si ha quando una
fibra muscolare si contrae in risposta a uno stimolo proveniente da un
nervo motore.
LA CONTRAZIONE MUSCOLARE
58
I gruppi di teste miosiniche delle due estremità puntano in versi opposti.
Un gruppo di teste si lega ai filamenti di actina con un certo orientamento
e li tira da una parte, l’altro gruppo di teste li tira nel verso opposto.
L’effetto complessivo è quello di far scorrere uno sull’altro fasci di actina
orientati in senso opposto.
59
Quando la testa di miosina non è coniugata
all’ATP, è conformazionalmente affine
all’actina globulare e non si muove di lì
(igor mortis).
Quando arriva una molecola di ATP, la
testa globulare della miosina cambia
conformazione, staccandosi dall’actina
globulare; la miosina, inoltre, ha un’attività
idrolitica, e scinde l’ATP in ADP + P.
La testa allora, grazie alla presenza di ADP,
si legherà all’actina globulare successiva
(sempre nella stessa direzione), la cui
affinità di legame aumenta. L’ADP verrà
poi rilasciato.
61
Molti degli organelli delimitati da membrana mantengono una
collocazione fissa nella cellula attaccandosi al citoscheletro (microtuboli)
che fa da binario per lo spostamento degli organelli e delle vescicole
oggetto di scambio tra gli organelli stessi.
62
La compartimentalizzazione cellulare
63
La sintesi delle proteine inizia sui ribosomi del citosol, con l’eccezione di
quelle poche proteine di mitocondri e cloroplasti che tali organelli
producono sui propri ribosomi.
64
Es. la sequenza segnale è sufficiente e necessaria per inviare una proteina
nel RE e viene rimossa dalla proteina finita una volta che è stata smistata.
Questo mostra come sono state identificate!
65
L’involucro nucleare è composto da due membrane concentriche. Quella
interna contiene alcune proteine che fungono da siti di legame ai
cromosomi e altre che servono da ancoraggio alla lamina nucleare (offre
sostegno strutturale all’involucro); quella esterna somiglia per
composizione al RE, nella quale si continua.
L’involucro nucleare di tutte le cellule eucariotiche presenta dei pori
nucleari, dei trafori che fanno da barriere attraverso le quali tutte le
molecole entrano o escono dal nucleo. Un poro nucleare è una struttura
grande e complessa, composta da circa 30 proteine diverse. Molte proteine
presenti sui pori nucleari formano un reticolo irregolare che occupa il lume
del canale e impedisce il passaggio di molecole di grandi dimensioni;
queste, per poter passare attraverso un poro nucleare, devono apporre un
apposito segnale di smistamento. Questa sequenza, detta segnale di
localizzazione nucleare, si compone solitamente di una o due brevi
sequenze che comprendono lisina o arginina, dotate di carica positiva.
Questo segnale si lega a proteine citosoliche dette recettori di
importazione nucleare, che le indirizzano ai pori grazie alla loro
interazione con le fibrille. Raggiunto il poro, i recettori si agganciano a
brevi sequenze ripetute di amminoacidi, rimbalzando da una sequenza
all’altra, e consegnano il loro carico al nucleo. Il recettore è riciclato verso
l’esterno per poter compiere altri cicli.
Il processo richiede energia e questa è fornita dall’idrolisi della GTP, che
idrolizza il trasporto nucleare nella direzione corretta.
66
Es. proteine che entrano nel mitocondrio
Es. proteine che entrano nel reticolo endoplasmatico: esso oltre a ricevere
le proprie proteine, serve da punto di ingresso per proteine destinate ad
altri organelli, grazie ad apposite vescicole che le traghettano.
Due sono i tipi di proteine traslocate dal citosol al RE: le proteine
idrosolubili attraversano completamente la membrana del RE e sono
liberate nel lume dell’organello; mentre le proteine destinate a una
67
collocazione transmembrana attraversano la membrana per un certo tratto e
poi vi restano inserite.
Le proteine idrosolubili sono destinate alla secrezione o sulla superficie
cellulare o nel lume di un organello. Le proteine trasmembrana sono
invece destinate a rimanere nella membrana di uno di questi organelli o
nella membrana plasmatica.
Tutte queste proteine inizialmente sono indirizzate al RE da una sequenza
segnale per il reticolo endoplasmatico, un segmento di otto o più
amminoacidi idrofobi.
Le proteine che entrano nel RE cominciano a infilarsi nella membrana
prima che la sintesi della catena polipeptidica sia completata; ciò comporta
che il ribosoma che sintetizza il polipeptide sia attaccato alla membrana
del RE, formano il reticolo endoplasmatico rugoso.
Ma non tutte sono rilasciate nel lume, alcune restano inserite nella
membrana come proteine transmembrana (attraversa la membrana e questo
è possibile perché non sono presenti delle cariche polari).
Nel caso più semplice, quello di una proteina transmembrana con un solo
segmento compreso nel doppio strato, la sequenza segnale dell’estremità
amminica da inizio alla traslocazione. Il processo di trasferimento viene
però arrestato da un’ulteriore sequenza di amminoacidi idrofobi, detta
sequenza di arresto del trasferimento, che rilascia la catena polipeptidica in
via di sintesi nel piano del doppio strato lipidico. Questa sequenza viene
trattenuta nel doppio strato, dove forma un segmento transmembrana a
elica alfa che àncora la proteina alla membrana. Il segmento avrà un
69
preciso orientamento: l’estremità amminica sul versante luminale e
l’estremità carbossilica verso il lato citosol.
In alcune proteine transmembrana la sequenza segnale per l’inizio si trova
all’interno e prende il nome di sequenza di avvio del trasferimento (non
viene mai eliminata)
70
La modificazione di glicosilazione (serve per aggiungere funzioni
perché continuano a cambiare la loro affinità chimica verso un’altra
cosa) consiste nell’aggiunta di 14 zuccheri che vengono ancorati
mediante un legame covalente a catene laterali di amminoacidi
presenti (residui della catena peptidica stessa).
Ponti disolfuro stabilizzano poi la struttura.
NB le vescicole sono
circondate da membrana ma
non sono organelli poiché in
essa non avvengono reazioni
71
chimiche ma servono solamente per il trasporto; queste possono far
comunicare un organello con un altro.
- Curvano la membrana
(non si deforma
spontaneamente e lo
fanno cooperando con i
microfilamenti di
actina) e permettono la
gemmazione della
vescicola;
- Contribuiscono a
selezione i cargo da trasportare (meccanismo specifico)
72
quanto contiene dei fosfolipidi che devono riaffacciarsi gli uni con gli altri
per far si che loro parti idrofobiche si nascondano dal citosol.
73
Spesso la vescicola è trasportata attivamente da proteine motrici che si
spostano lungo fibre del citoscheletro; raggiunto l’organello, la vescicola
di trasporto deve riconoscerlo e lì attraccare. Soltanto allora la membrana
della vescicola potrà fondersi con la membrana bersaglio e scaricare il
proprio contenuto nell’organello. La notevole specificità dipende dal fatto
che tutti i tipi di vescicole coinvolte debbano esporre in superficie
marcatori molecolari identificativi, in relazione all’origine e al contenuto.
Questi devono poi essere riconosciuti da recettori complementari situati
sulla giusta membrana bersaglio.
Il processo di identificazione dipende da una famiglia di GTPasi
monomeriche dette proteine Rab, che vengono riconosciute da proteine
di attracco situate sul versante citosolico della membrana bersaglio.
Un ulteriore riconoscimento si basa su una famiglia di proteine
transmembrana, le SNARE. Proteine della superficie v-SNARE
interagiscono con SNARE complementari della membrana bersaglio (t-
SNARE), facendo saldamente attaccare la vescicola. Queste proteine
hanno un ruolo fondamentale nel determinare la fusione di membrana, che,
oltre a scaricare il contenuto dentro l’organello, aggiunge la membrana
della vescicola a quella dell’organello: per fare avvenire ciò le due
membrane non devono distare più di 1,5 nanometri perché i loro lipidi
possano mescolarsi (processo sfavorito dal punto di vista energetico e
74
catalizzato dalle stesse proteine SNARE che avvicinano le due membrane
e le portano a stretto contatto).
In sintesi, il trasporto non è per nulla casuale!
75
Ad esempio: a destra un macrofago
sta fagocitando due eritrociti. A
sinistra, modificazioni della
membrana possibili grazie al cortex di
actina.
76
Esempio di pinocitosi con
rilascio del recettore alla
membrana plasmatica, poiché il
recettore serve ancora; ma il
ligando va invece degradato
perché il segnale va
temporaneamente spento:
in questo caso la cellula deve
recuperare dall’esterno il
colesterolo, un costituente
fondamentale delle membrane
che viene catturato dalle cellule
dall’esterno.
Il colesterolo viene complessato con la LDL (low density lipoprotein), che
viene riconosciuta da un recettore che deve essere internalizzato con il
colesterolo, che deve essere separato dal’LDL, in quanto necessario per la
cellula.
All’inizio si forma per gemmazione la vescicola (introflessione della
membrana che si chiude a formare appunto la vescicola), che viene
rilasciata nell’endosoma,e che si fonde membrana-membrana con
l’endosoma, che a sua volta aumenta di dimensione; il recettore LDL viene
segregato in un compartimento differente nell’endosoma precoce rispetto
al LDL-colesterolo; il recettore viene poi riciclato per poter continuare
questo ciclo (se la cellula avesse assunto quantità ottimali di colesterolo,
allora il recettore sarebbe stato degradato). Il colesterolo invece, attraverso
l’endosoma tardivo, si fonde con la nuova vescicola, da cui se ne genererà
un’altra che andrà a fondersi nel lisosoma, dove la LDL è degradata,
mentre il colesterolo viene rilasciato.
78
NB L’autofagia: riceve materiale dal RER, quindi dall’interno e serve a
degradare parti vecchie della cellula stessa.
79
che si trova verso la membrana cellulare, viene racchiusa nella vescicola
per essere esocitata o nei lisosomi o appunto nella membrana cellulare.
80
Fibrosi cistica: una proteina viene scartata dalla cellula ancora prima di
avere la possibilità di esercitare la propria funzione e questo porta a gravi
danni del tessuto polmonare.
81
Fosfolipidi: teste idrofiliche attratte dall’acqua e code idrofobiche verso
l’interno poiché respinte dall’acqua (per evitare il contatto con il citosol);
pertanto essi sono molecole anfipatiche in quanto hanno un doppio
comportamento e cercano, attraverso la parte idrofoba, altre molecole con
la quale aggregarsi.
Le stesse forze che fanno disporre le molecole anfipatiche in un doppio
strato rendono il foglietto lipidico autosigillante. Una lacerazione del
foglietto crea un margine libero esposto all’acqua, ma essendo una
condizione sfavorita energicamente, le molecole si riorganizzano per
eliminare il margine libero. Se la lacerazione è piccola, si ripara il doppio
strato; se è grande, si formano le vescicole.
FOSFATIDILCOLINA
Le molecole dalla fosfatidicolina è il fosfolipide più comune nella
82
I fosfolipidi posti in soluzione acquosa si associano spontaneamente in
doppi strati e formano comparti chiusi capaci di autosigillarsi se lacerati.
83
La membrana è più fluida se:
- Le catene degli acidi grassi sono più corte, <14-24 atomi di carbonio
(minore sarà l’ingombro sterico);
- Le catene degli acidi grassi sono insature (più doppi legami= più
capacità di formare anse laterali);
- È presente meno colesterolo, che rappresenta il 20% in peso di tutti i
lipidi (idrofobico, si intercala tra le code rendendo i lipidi adiacenti
meno in grado di muoversi, poiché fa da ingombro).
85
mentre quello esterno è esposto al mondo esterno, nel caso della
membrana plasmatica, o all’ambiente interno di un organello (lume).
Per le proteine di membrana questo posizionamento è cruciale per le loro
funzioni.
87
1. Molte proteine di membrana si dispongono attraverso il doppio
strato, sporgendo da entrambi i lati della membrana; queste sono
anfipatiche e le loro regioni idrofobe si trovano all’interno del doppio
strato, quelle idofile si trovano invece esposte all’ambiente acquoso.
2. Altre proteine di membrana si trovano quasi interamente nel citosol e
sono associate al foglietto citosolico del doppio strato lipidico
mediante un’elica alfa anfipatica che affiora sulla superficie della
proteina;
3. Alcune proteine si trovano interamente al di fuori del doppio strato e
sono ancorate alla membrana soltanto da uno o più gruppi lipidici ai
quali sono unite da legami covalenti;
4. Altre proteine, infine, sono legate all’una o all’altra faccia della
membrana, trattenute in posizione soltanto da interazioni con altre
proteine di membrana.
88
Le proteine trasmembrana si estendono
attraverso il doppio strato lipidico, generalmente
assumendo una conformazione a elica alfa singola
o multipla, ma talvolta anche come piano beta
avvolto a manicotto.
89
La membrana plasmatica è di per sé stessa fragile e sottile (servono 1000
membrane una sopra l’altra per formare lo spessore di una pagina di libro).
Dunque, tutte le membrane plasmatiche cellulari sono rinforzate e
sostenute da un’impalcatura proteica fissata per mezzo di proteine
transmembrana.
Tali proteine si organizzano in una trama di proteine fibrose (lo strato
corticale o cortex cellulare, ricco di actina e miosina) aderente alla faccia
citosolica che determina la forma cellulare e le proprietà meccaniche della
membrana plasmatica.
90
Possono anche esistere delle barriere alla diffusione (barrette nere) che
confinano certe proteine in un particolare dominio della membrana (D,
transocitosi).
91
Ma le molecole non passano per diffusione spontanea, poiché i doppi strati
lipidi sono impermeabili. Queste allora devono passare attraverso dei
canali o dei trasportatori.
92
NB Magnesio e calcio sono importanti in quanto rappresentano dei segnali
intracellulari.
Nel secondo caso in genere vengono trasportati ioni; la parte della proteina
più vicina agli ioni è caratterizzata da facce idrofiliche, quelle più lontane
93
saranno idrofobiche (apolari) per poter essere a contatto con gli acidi
grassi dei lipidi della membrana plasmatica.
L’apertura e la chiusura del canale è regolata da uno stimolo esterno o
interno.
Ogni membrana contiene una propria serie di trasportatori adatti alle sue
necessità.
Tipi di trasporto (sono indipendenti dal tipo di trasportatore):
Proteine canali;
Proteine vettori = trasportatori.
Riassumendo: un soluto che abbia una concentrazione più alta fuori dalla
cellula entrerà spontaneamente dentro la cellula per trasporto passivo
(diffusione facilitata) purché abbia nella membrana un canale o un
apposito vettore.
Invece, contro gradiente ci vogliono proteine vettore in grado di attingere
energia per alimentare il passaggio (trasporto attivo).
94
TRASPORTO PASSIVO: gradiente di concentrazione
95
NB l’ultima situazione è sfavorita, la prima va bene mentre quella centrale
è l’ideale.
IL TRASPORTO ATTIVO
97
NB bisogna sempre dire se le sostanze sono più concentrate da una parte o
dall’altra, altrimenti è impossibile capire se si tratta di un trasporto attivo o
passivo.
Ma il sodio devo poi rispedirlo fuori, usando delle pompe sodio potassio,
che ristabiliscono l’equilibrio elettrico tra esterno ed interno, prendendo
energia dall’irdolisi dell’ATP.
Dunque, sono entrambi dei trasporti attivi poiché vanno contro il loro
gradiente chimico il sodio ed elettrochimico il potassio (catione facilitato
perché c’è una carica negativa interna ma sfacilitato dalla concentrazione).
99
Il fosfato viene coniugato con la proteina che viene fosforilata; cambiando
conformazione la proteina si apre rilasciando il sodio nell’ambiente
extracellulare;
C’è poi l’esposizione di un sito che è affine al potassio, che si lega alla
proteina che a sua volta rilascia il fosfato, cambia quindi conformazione e
rilascia il potassio.
COMUNICAZIONE CELLULARE
101
all’esterno della cellula una dose di una molecola segnale extracellulare
detta neurotrasmettitore.
Comunicazione juxtacrina:le due cellule sono talmente vicine da
contattarsi; la molecole segnale viene riconosciuta per affinità con la
cellula bersaglio.
NB La comunicazione cellula-
cellula serve a tutto!
102
Non solo una cellula riceve l’acetilcolina, ma ne riceve anche migliaia alla
volta. L’integrazione dei diversi segnali/diversi recettori determina la
risposta.
103
ESEMPIO degli ormoni, molecole segnale che attraversano la membrana:
Il cortisolo:
L’ossido nitrico:
La comunicazione è veloce, diffonde rapidamente
all’interno. L’NO deriva dall’ amminoacido arginina e
agisce localmente perché a contatto con H 2O e O2
all’esterno delle cellule e si trasforma in nitrati e nitriti.
104
Le cellule endoteliali (cellule appiattite che rivestono i vasi sanguigni)
liberano NO in risposta alla stimolazione da parte di terminazioni nervose,
il segnale NO provoca il rilassamento della muscolatura liscia della parete
vasale. Ciò fa dilatare il vaso sanguigno e favorisce lo scorrimento del
sangue.
106
volta attivare altre proteine della via di segnalazione, ma per ogni tappa
deve esistere un meccanismo di inattivazione.
Nella stra grande maggioranza dei casi una proteina può essere
fosforilata e cambia conformazione, riuscendo così ad esercitare la sua
attività.
Se io devo coniugare un gruppo fosfato con una catena laterale di
amminoacidi, devo far avvenire una reazione di condensazione, devo
quindi assolutamente usare l’energia che mi deriva dall’idrolisi
dell’ATP come reazione accoppiata.
In questo caso, l’interruttore viene spostato in una direzione da una
proteina chinasi, che attacca covalentemente un gruppo fosfato alla
proteina interruttore, e nell’altra direzione da una proteina fosfatasi,
che stacca il fosfato.
Un’altra modifica delle proteine molto comune è la coniugazione (no
idrolisi quindi no reazione accoppiata) con una molecola di GTP, che la
rende attiva; questa proteina però ha la capacità di idrolizzare il
nucleotide a GDP, inattivandosi.
108
I recettori hanno tutti una struttura simile (secondaria e terziaria) e sono
delle proteine costituite da un’unica catena polipeptidica; ci sono delle alfa
eliche che attraversano la membrana 7 volte e ci sono dei domini: uno
intracellulare che interagisce con la proteina G a cui il recettore è
accoppiato e uno extracellulare che interagisce con la molecola segnale.
109
con il GDP, staccandosi dalla proteina bersaglio e riassociandosi con il
complesso beta-gamma.
110
Oppure, potrebbe essere la proteina
bersaglio un enzima; in questo caso la
risposta è meno rapida in quanto
produce altri intermedi di trasduzione.
I due enzimi che più spesso sono
oggetto dell’azione delle proteine G
sono l’adenilato ciclasi (responsabile
della produzione di AMP ciclico e
fosfolipasi C) e un enzima responsabile
della produzione dell’inositolo trifosfato
e del diacilglicerolo.
Un altro esempio:
Il livello citosolico del Ca2+ libero aumenta in risposta a molti tipi di stimolo,
ma quello di una cellula non stimolata è bassissimo ed è pari a 10 -7 M, nulla in
confronto alla concentrazione dello ione nel liquido extracellulare e all’interno
del reticolo endoplasmatico (circa 10-3M). queste differenze si mantengono per
l’azione di pompe di membrana che espellono ioni calcio dal citosol, nel
reticolo endoplasmatico oppure al di fuori dalla membrana all’esterno della
cellula. Quando un segnale fa aprire temporaneamente i canali per il calcio in
una delle due membrane, lo ione affluisce nel citosol secondo il proprio
gradiente elettrochimico e induce modificazioni delle proteine citosoliche
sensibili al Ca2+. Le stesse pompe aiutano ad arrestare questo segnale.
Gli effetti del calcio nel citosol sono per lo più indiretti, essendo mediati
dall’interazione dello ione calcio con varie proteine sensibili ad esso; la più
diffusa è la calmodulina, che, in seguito al legame con il calcio, assume una
diversa conformazione che le permette di avvolgersi attorno a un’ampia
gamma di proteine bersaglio della cellula e di alterarne l’attività. Una classe
molto importante di queste è quella delle chinasi CaM che quando si legano al
complesso calmodulina/Ca2+ questi enzimi si attivano e influenzano altri
processi cellulari tramite la fosforilazione di proteine specifiche permettendo la
trasduzione del segnale, soprattutto nei neuroni.
113
Questi recettori servono alla trasmissione rapida di segnali attraverso le
sinapsi nel sistema nervoso. Essi traducono un segnale chimico (una dose
di neurotrasmettitore scaricato sulla superficie della cellula bersaglio)
direttamente in segnale elettrico. In seguito al legame con il
neurotrasmettitore, il recettore subisce un cambiamento della
conformazione che fa aprire o chiudere un canale della membrana
plasmatica, che permette il passaggio di particolari ioni.
Recettori legati a enzimi
114
I TRK sono monomerici, cioè hanno una catena polipeptidica (segmento
transmembrana che attraversa il doppio strato lipidico sotto forma di elica
alfa), e sono inattivi nella loro conformazione base; il legame della
molecola segnale fa avvicinare due molecole di recettore della membrana,
inducendo la formazione di un dimero. Il contatto tra le due code
intracellulari contigue dei recettori attiva la loro funzione chinasica, con
l’effetto che ciascuno fosforila l’altro (la fosforilazione interessa specifici
residui di tirosina). Questi due aspetti (l'associazione, un legame tra il
ligando segnale e il recettore, e il fatto che dimerizzano) li rendono capaci
di attività enzimatica con le loro porzioni intracellulari. E succedono due
cose:
Esempio:
Nel suo stato attivo la Ras
promuove l’attivazione di una
cascata di fosforilazione, nella quale
diverse serina/treonina proteina
chinasi si attivano l’una con l’altra
in successione; questo sistema porta
il segnale dalla membrana fino al
nucleo e comprende un modulo di
tre proteine chinasi, detto modulo di
segnalazione della MAP chinasi. In
questa via la MAP chinasi viene fosforilata e attivata da un enzima
chiamato MAP chinasi chinasi, che a sua volta è attivato da una proteina
detta MAP chinasi chinasi chinasi. La MAP chinasi si trova a valle di
questa cascata di chinasi e fosforila varie proteine effettrici, tra cui certi
regolatori della trascrizione, modificandone l’azione di controllo sulla
trascrizione dei geni. Tale cambiamento nel quadro di espressione genica
116
può stimolare la proliferazione cellulare, favorire la sopravvivenza delle
cellule, o indurre il dfferenziamento.
In questo caso ci sono dei bersagli multipli, 4.
117
EFFETTORE SMAD
Il recettore tirosina-chinasico si
auto fosforila nelle due subunità
ma in questo caso fosforila anche
un substrato, che è l’effettore
SMAD, una proteina che non è
dotata di attività catalitica ma così
fosforilata si può associare ad
un’altra proteina SMAD dello
stesso tipo o molto simile e questo
complesso viene importato nel
nucleo dove si lega al DNA,
poiché è affine a fattori di
trascrizione (grazie al cambio conformazione dovuto alla fosforilazione),
con cui interagisce, che legano al DNA; avverranno poi trascrizione e
traduzione.
118
sopravvivenza, inattivando una proteina che altrimenti spingerebbe la
cellula al suicidio.
METABOLISMO
L’ATP e gli altri vettori energetici vengono prodotti in due punti differenti
della cellula:
1. Direttamente dall’ossidazione di molecole nutritive nel citosol e nei
mitocondri. Accoppiamento di una reazione favorevole catalizzata
da enzimi con una sfavorevole, ADP + Pi= ATP, o altre molecole
che poi entrano nella catena ossidativa dei mitocondri producendo
molto più ATP.
2. Indirettamente attraverso la creazione di più intermedi attivati nei
mitocondri, attraverso la fosforilazione ossidativa.
Per produrre energia, sia nel citosol che nei mitocondri, si parte da
nutrienti: la cellula, per esempio, deve internalizzare il glucosio, ma ci
sono anche altre molecole organiche che sono fonti di energia (gli
zuccheri, i grassi, le proteine); queste molecole organiche devono essere
scisse nei monomeri che le costituiscono, cioè devono essere rotti i legami
covalenti e questi monomeri devono poi essere importati nelle cellule
affinché, sia la glicolisi nel citosol ,che la fosforilazione ossidativa nel
mitocondrio, possano avvenire.
Dunque, riassumendo:
I grassi sono l’altra fonte energetica basilare contenuta nel cibo. Gli acidi
grassi estratti dai grassi vengono trasportati dentro i mitocondri e convertiti
in molecole di Acetil-CoA. Queste molecole vengono poi ossidate
ulteriormente attraverso il ciclo dell’acido citrico, proprio come l’Acetil-
CoA derivante dal piruvato. NADH e FADH2 trasferiscono gli elettroni di
cui sono vettori a una catena di trasporto situata nella membrana interna
del mitocondrio, dove essi alimentano la formazione di ATP con una serie
di passaggi. Gran parte dell’energia recuperabile dalla demolizione delle
molecole nutritive viene catturata proprio in questo processo della
fosforilazione ossidativa.
Oltre al piruvato e agli acidi grassi, anche alcuni amminoacidi vengono
trasportati dal citosol alla matrice mitocondriale dove vengono convertiti
in acetil-CoA o in uno degli intermedi dell’acido citrico. Perciò, nelle
cellule eucariotiche, i mitocondri sono il punto centrale verso il quale
convergono tutti i processi di produzione di energia (nei procarioti questo
avviene nel citosol).
Ma la maggior parte dell’energia resta bloccata nell’acetil-CoA; lo stadio
successivo della respirazione cellulare è il ciclo dell’acido citrico, in cui il
gruppo acetile dell’acetil-CoA viene ossidato a O 2 e H2O nella matrice
mitocondriale.
MITOCONDRIO
127
viene detto fosforilazione ossidativa perché comporta sia il consumo di O2
sia l’aggiunta di un gruppo fosfato all’ADP per formare l’ATP.
128
Il gradiente protonico elettrochimico attraverso la membrana viene
utilizzato per la sintesi dell’ATP a partire da ADP e P. Il dispositivo che
rende possibile tutto ciò è l’ATP sintasi, una proteina immersa nella
membrana mitocondriale interna. La porzione della proteina che catalizza
la fosforilazione dell’ADP, a forma di lecca lecca, si proietta nella matrice
mitocondriale ed è attaccata tramite uno stelo centrale a un trasportatore di
H+ transmembrana. Man mano che i protoni attraversano il trasportatore, il
loro movimento fa ruotare rapidamente il trasportatore e il suo stelo, il
quale, ruotando, sfrega contro le proteine contenute nella testa che rimane
ferma, alterandone la conformazione e inducendole a produrre ATP.
L’ATP sintasi è quindi in grado di utilizzare l’energia derivante dall’ATP
per pompare protoni “a monte”, contro il loro gradiente.
Riassumendo:
129
Riga grigia: membrana;
Spazio bianco: spazio intermembrana;
Spazio grigio: matrice.
MITOSI E MEIOSI
Le cellule di un organismo
pluricellulare a riproduzione
sessuata possono essere germinali,
somatiche o staminali.
Le cellule germinali sono quelle
che danno origine allo zigote,
quindi sono diverse per metà:
contengono metà del patrimonio
genomico (genetico) che deriva da
una cellula germinale e, due cellule
germinali si devono unire per ricostituire un individuo originale (si ottiene
uno zigote), da cui si deve partire per successive divisioni cellulari, che
deve avere un corredo genomico normale, cioè quello di cui sono dotate le
cellule che lo costituiranno.
Le cellule che costituiscono per accrescimento un individuo pluricellulare
sono cellule somatiche (“soma” =corpo”).
Lo zigote, quindi, deve accrescere la propria massa in modo controllato,
tanto da costituire una precisa gerarchia di sviluppo di diversi
tessuti/organi e apparati e questo si attua tramite la divisione cellulare,
ovvero la mitosi, che è una divisione cellulare conservativa: da ogni cellula
se ne ottengono altre che possiedono lo stesso contenuto genomico, quindi
hanno sempre lo stesso contenuto di DNA.
Le cellule germinali all’inizio si divideranno per mitosi, però a un certo
punto in poi andranno incontro a meiosi, la divisione non conservativa,
poiché porta ad avere da una cellula a corredo normale, delle cellule che
hanno metà del corredo rispetto alle progenitrici. L’unione, ancora una
volta, di due cellule germinali, da origine allo zigote e così via.
131
C’è un pull di cellule staminali che è in continua divisione cellulare e
quindi sono molto indifferenziate, mano a mano che gli stadi di
replicazione e divisione vanno avanti, queste cellule vengono sempre più a
differenziarsi nelle cellule in quelle che costituiscono, mature, il tessuto
finale differenziato.
Differenziazione: è possibile grazie all’espressione genica, cioè quali geni
si esprimono e si traducono in proteine. Ogni tipo di cellula somatica a
livello di zigote inizia avendo lo stesso patrimonio genomico (la stessa
quantità di nucleotidi), da questa si specificano tantissime cellule
differenti, in tessuti differenti, perché ognuna è programmata nelle
divisioni cellulari a esprimere RNA differenti in combinazione differente,
e quindi a specificare un tipo differente.
Es. la cellula muscolare esprimerà RNA e traduzione di proteine dei geni
diversi rispetto a un neurone o un fibroblasto o una cellula ematica e così
via. Quello che diversifica un tipo cellulare in un altro è il pull di
espressione genica e la combinazione con cui queste proteine
interagiscono tra di loro e specificano diverse funzioni cellulari, tipiche di
ogni cellula differenziata in un tessuto differente.
133
macromolecole e gli organelli, pertanto devono coordinare alla divisione
un processo di accrescimento.
Gli eventi più rilevanti sono la divisione del nucleo (mitosi) e la successiva
suddivisione in due dell’intera cellula (citochinesi). Questi due processi,
insieme, costituiscono la fase M del ciclo cellulare. Il periodo tra una fase
M e la successiva è chiamato interfase e comprende le tre restanti fasi del
ciclo. Durante la fase S (sintesi) la cellula replica il DNA nucleare, mentre
durante le due fasi G (G1 e G2) la cellula continua ad accrescersi ed
effettua un monitoraggio dell’ambiente interno ed esterno per accertarsi
che le condizioni siano adatte alla riproduzione.
Negli eucarioti un sistema di controllo del ciclo cellulare assicura che le
cellule replichino tutto il DNA e gli organelli prima di dividersi. Gli eventi
avvengono con un ordine prestabilito da un sistema di controllo, con
segnalazione retroattiva, che riesce ad assolvere questo compito grazie a
freni molecolari che possono arrestare il ciclo in vari punti di controllo: il
sistema non da avvio alla tappa successiva del ciclo finché la cellula non è
adeguatamente preparata ad affrontarla.
Ma, prima della divisione cellulare, nella fase G2, i gruppi fosfato ad
azione inibitoria devono essere rimossi da una proteina fosfatasi attivatrice
136
chiamata Cdc25. Ma, quando il DNA è danneggiato o replicato in maniera
incompleta, Cdc25 p inibita e ciò impedisce che essa possa rimuovere i
fosfati inibitori. Dunque, M-Cdk (inibita dalla sua fosforilazione) rimane
inattiva e la fase M viene ritardata.
Dopo la duplicazione del DNA, ogni doppia elica di DNA parentale genera
due doppie eliche di DNA, cioè due cromatidi che adesso costituiscono i
cromosomi, tenuti insieme dal centromero; ma ciascun cromosoma,
contiene due cromatidi fratelli, identici. Riassumendo, dopo la
replicazione (4n) si ottengono coppie di cromosomi omologhi non identici
e non fratelli.
137
Alla fine, le cellule figlie avranno 46 cromosomi a coppie simili ma non
identiche di cromatidi.
LA MITOSI:
140
Il citoscheletro espleta i processi della mitosi e della citochinesi:
141
*Due sono i processi che separano i cromatidi fratelli all’anafase:
143
Quando una cellula si divide gli organelli delimitati da membrana devono
essere distribuiti alle cellule figlie: il raddoppio di cloroplasti e mitocondri
a ogni ciclo cellulare assicura che le cellule figlie ne ereditino a
sufficienza. Il RE invece, dopo essersi allungato in interfase, viene tagliato
in due dalla citochinesi. L’apparato di Golgi, invece, si frammenta durante
la mitosi e questi si associano ai microtuboli, che li trasportano nelle
cellule figlie. Altri componenti, tra cui gli organelli di membrana, i
ribosomi e tutte le proteine solubili, vengono distribuiti in modo casuale
con la divisione.
146
all’equatore, dove si avvicinano per formare una struttura che si chiama
tetrade (4 cromatidi).
147
Riassunto della meiosi I e II:
148
NB tra meiosi e mitosi le copie sono diverse!
Allele: diversa sequenza sequenza con cui un gene può essere presente nel
genoma, senza inficiare la conformazione e l’identità della proteina, ma
viene aumentata la variabilità (è il diverso assetto con cui gli alleli
vengono trasmessi alla progenie), che aumenta ancora di più con il
crossing over.
150
Fecondazione casuale: B e b sono
forme alleliche, cioè differenze di
sequenza con cui lo stesso gene si può
presentare.
Ogni topolino prima della meiosi
possiede dei cromosomi formati da
due cromatidi omologhi B e b, che
formano poi degli spermatozoi e delle
uova, ma ci sono delle varie possibilità
con cui questi si fecondano per
generare possibili zigoti.
151
Carattere (o fenotipo): è l’aspetto ereditabile osservabile che varia
da individuo a individuo (es: colore dei fiori, forma delle mani),
sono le espressioni di un gene.
Il pistillo, l’organo sessuale femminile matura più tardi. Le sue uova sono
fecondate dal polline che si posa sul pistillo. Poi, si tagliano via gli stami
prima che questi maturino e lascino cadere il polline. Quando il fiore è
maturo, si spolvera il suo pistillo con il polline proveniente da un’altra
pianta. Questa è la fecondazione incrociata.
152
I caratteri sono nel box
azzurro, i tratti sono quelli
al di sotto di ogni box.
3. Incrocio di linee pure che differiscono per un carattere con due tratti
legge della dominanza o segregazione;
Mendel aveva due piante e stava seguendo uno stesso carattere (il colore
del fiore) che ha due tratti possibili: bianco o viola. Ciascuna delle piante
parentali era una linea pura (il polline che cade sul carpello del fiore, fa sì
che le piante che si originano abbiano lo stesso colore). A questo punto le
deve fare incrociare tra di loro, tagliando le antere degli stami maschili e
spolvera il polline sul carpello femminile, trasferendolo con un pennello
sul corpo maschile, color porpora. In un primo momento, nasce la prima
generazione figliale, costituita da fiori solo di colore viola. Ma quando
incrociava tra di loro queste piante, la
generazione figliale due presentava il
25% di piante bianche e il 75% di
piante color porpora.
153
La stessa cosa avviene seguendo il carattere colore
del seme di queste piante, con i tratti giallo e verde.
154
Se noi immaginiamo che
questa coppia di geni vada
incontro a una meiosi,
succederà che ciascun
cromosoma contiene due
cromatidi fratelli, che sono
identici. Quindi, ciascun
gene sarà presente sui due
cromatidi con le stesse
varianti: qua non ci può
essere variabilità. Quello
omologo, invece, avrà una
variante differente dal primo
su entrambi i cromatidi
fratelli.
155
Dunque, non tutti gli alleli di cui un individuo è portatore si manifestano
nel fenotipo.
NB genotipi diversi possono produrre lo stesso fenotipo:
- PP e Pp FIORI VIOLA.
156
Ricapitolando: la legge della dominanza dice che dall’incrocio di due linee
pure di cui si segue un carattere che differisce per due tratti o alleli, i
genotipi possibili che si formano alla F2 sono nel rapporto di 1:2:1 e
invece i fenotipi possibili sono 3:1. Questo rapporto è dovuto alla
segregazione nella prima e nella seconda divisione meiotica dei
cromosomi omologhi e come questi si ripartiscono nei gameti tra la prima
generazione figliale e la seconda.
Le conclusioni di Mendel:
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4. Incrocio di linee pure che differiscono per due caratteri legge
dell’assortimento/segregazione indipendente dei caratteri.
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l’allele dominante. Pertanto, si ottiene un individuo (doppio eterozigote o
diibrido) YyRr che sarà giallo e liscio.
Oggi sappiamo che i fattori mendeliani, che noi chiamiamo geni, sono
portati dai cromosomi, che si separano al momento della formazione dei
gameti per poi abbinarsi in nuove combinazioni con la fecondazione.
Durante la meiosi, gli omologhi materni e paterni si appaiano e quindi i
cromosomi omologhi conterranno delle varianti (alleli) diverse. Poiché
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durante la meiosi ogni bivalente di omologhi appaiati si attacca al fuso e si
allinea sulla piastra metafasica indipendentemente, ogni gamete riceverà
una combinazione casuale di cromosomi materni e paterni. Quindi, la
combinazione che finisce nel gamete dipenderà soltanto dall’orientamento
delle due coppie di omologhi al momento dell’aggancio al fuso meiotico,
un evento casuale quanto il lancio di una moneta.
Se invece sono molto vicini sullo stesso cromosoma tale per cui non
vengono separati, allora saranno trasmessi sempre insieme: saranno
prodotti i gameti AB e ab.
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Se invece sono sullo stesso cromosoma a una distanza x, produrranno una
certa quota di gameti parentali e una certa quota di gameti ricombinanti: in
buona sostanza la frequenza di ricombinazione (quanti gameti
ricombinanti su quelli prodotti) è una stima indiretta della distanza di due
geni su un cromosoma.
Lo studio di come i vari alleli vengono trasmessi nelle generazioni
guardando le meiosi, è stata alla base di una mappatura genetica. E poi è
stato sequenziato il genoma umano e sappiamo dove sono posizionate le
basi e i nucleotidi.
1 unità di mappa (u.m.) equivale all’1% di ricombinazione =1cM.
Tali mappe genetiche sono state determinanti per l’isolamento e la
caratterizzazione di geni mutanti responsabili di malattie genetiche umane,
come per esempio la fibrosi cistica.
MUTAZIONI
Sono delle varianti del DNA che colpiscono i geni e che sono ereditate da
una generazione all’altra tramite meiosi e le leggi di Mendel, che sono un
caposaldo della genetica umana.
Prima, con gli alleli, parlavamo di mutazioni con una connotazione
positiva, e queste differenze nel DNA si possono ottenere attraverso dei
nucleotidi che vengono inseriti, o che si generano nel DNA e questi per
meiosi vengono trasmessi, attraverso l’ereditarietà di questa variabilità. Si
parla, invece, di mutazioni con una connotazione negativa, quando queste
variabilità impattano la funzione di un gene o di un cromosoma o di un
pezzo di DNA: le proteine che verranno trascritte e tradotte non saranno
più funzionanti (ho un’alterazione di una proteina che mi altera la funzione
di una cellula) come prima.
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modificazioni strutturali e distorsioni che portano a errori nella
replicazione;
Alcuni reagiscono indirettamente con il DNA. Essi non influenzano
direttamente la struttura, ma fanno sì che la cellula produca essa
stessa dei mutageni “endogeni” come il perossido, i radicali
dell’ossigeno…
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Frame-shift: c’è uno slittamento del modulo di lettura delle triplette,
questo avviene, ad esempio, quando la polimerasi sbaglia e introduce un
nucleotide in più rispetto allo stampo. Oppure, non copia il nucleotide del
filamento stampo, che quindi viene saltato. La conseguenza è un
cambiamento radicale della sequenza primaria a valle della mutazione.
Se io tolgo/aggiungo 1,2,4,5...
nucleotidi è evidente che creo
degli slittamenti di moduli di
lettura;
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una mutazione. In questo caso, lo splicing non riesce più a riconoscere
l’introne da rimuovere e o l’mRNA verrà copiato anche lungo l’introne
oppure cambia l’accettore, eliminando così anche degli esoni. Le
conseguenze nel primo caso sono la formazione di proteine completamente
differenti, nel secondo caso anche.
Siamo arrivanti al punto da avere delle mutazioni in senso negativo, che
impattano dei geni e in questo caso stiamo parlando di modifica delle
proteine più o meno impattante. Cosa succederà all’individuo in cui queste
mutazioni si generano? Dipende dove la mutazione incorre: se la
mutazione incorre come primo evento in una cellula somatica (costituisce i
tessuti di un organismo, diploidi e si dividono per mitosi), si genera un
individuo chimerico e questa mutazione verrà tramandata alle cellule
figlie, che erediteranno la mutazione, e a seconda di cosa questo gene
codifica, può dare origine a un primo evento che porta a cancro. Questo,
però, non può essere ereditato da un genitore a un figlio, in quanto colpisce
solo le cellule somatiche. Se, invece, la mutazione avviene in una cellula
germinale o in un gamete può essere ereditata e avere gravi conseguenze.
In questo caso si comporta come un allele mendeliano, segrega, e può
generare un nuovo individuo con tutte le cellule somatiche e germinali
portatrici della mutazione.
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Le mutazioni possono essere anche cromosomiche, in quanto alterano la
struttura o il numero dei cromosomi.
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duplicazione del DNA. Questo fenomeno è alla base degli aborti
spontanei.
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aneuploidie dei cromosomi sessuali. Sono delle sindromi, quindi
riguardano più organi o apparati.
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Quindi i citogenetisti li sanno distinguere dall’uno al cromosoma sessuale,
sia per forma, che per bandeggio.
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Questo si basa sulle leggi di Mendel e sulla trasmissione nelle generazioni
prima della malattia meglio individui da una meiosi all’altra.
Un esempio di malattia
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sono rari. La malattia porta a delle secrezioni anormali, soprattutto a
livello dell’apparato respiratorio,
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