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MARTINES, DIRITTO
COSTITUZIONALE
Diritto Costituzionale
Università degli Studi di Bari Aldo Moro
1 6 7 pag.
1. I G R U P P I E G L I I N T E R E S S I S O C I A L I E D IL L O R O P R I N C I P I O O R D I N A T O R E .
F E N O M E N O G I U R I D I C O E F E N O M E N O A S S O CI ATI V O .
L’uomo non potendo vivere isolato per soddisfare i suoi interessi ha la
necessità di creare relazioni con altri uomini. Insieme agli altri uomini
costituisce dei g r up p i sociali, c omp le s s i e d articolati, dotati del carattere
della stabilità . In tali gruppi si può entrare a farne parte senza volontà (stato,
famiglia) o volontariamente (partito politico, circo ricreativo).
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2. L A T E OR I A I S T I T U Z I O N A L E D E L G I U R I S T A S A N T I R O M A N O – LA
DO TT R INA P U R A DEL DIRITTO DI H A N S KELS EN – LA C O NC EZ IO NE
I S T I T U Z I O N A L E D E L D I R I T T O N E L P E N S I E R O D I C O S T A N T I N O MORTATI.
-La te oria istituzionale del g iur is t a S a nt i R om a n o : La sociologia giuridica
collega il fenomeno giuridico ad ogni gruppo sociale, escludendo che vi sia un
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3. IL D I R I T T O E G L I ALTRI F E N O M E N I S O C I A L I
Tutte le teorie sovraesposte vanno a confermare la t e si della socia lità de l
diritto: il diritto trova il suo fondamento nella società, nel gruppo sociale.
M a questo non va a isolare il fenomeno giuridico dalla morale, dalla religione o
l’economia, in quanto anche questi sono fenomeni sociali.
Anche le regole morali, religiose, economiche sono sociali perché vigono in una
comunità sociale e disciplinano i rapporti tra consociati m a esse
presuppongono soltanto l’esistenza di un gruppo non vanno a costituirlo.
Questo significa che tali regole non valgono, di per se stesse, ad assicurare la
convivenza e la coesione del gruppo, la sicurezza e la pace.
Soltanto il diritto nelle sue due componenti ma ter ia le e f orma le crea il
gruppo sociale e gli conferisce stabilità e continuità nel tempo mediante norme
dotate del carattere della coattività.
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esso può essere diverso dalla Cos tit uzione ma ter ia le (effettiva) che
rappresenta l'evoluzione nello spazio e nel tempo, giacchè le forze politiche
organizzate, in ogni singolo e ben determinato momento storico interpretano
l’interesse generale del gruppo sociale.
E’ la concreta applicazione, da parte delle forze politiche, dei principi, delle
regole e dei diritti enunciati dalla Costituzione formale. Il problema si pone nel
momento in cui queste forze politiche, in un determinato periodo storico, non
condividano più i principi, le regole e i diritti enunciati dalla Costituzione
formale. In questo caso, infatti, le forze politiche non hanno nessun interesse
ad applicarli concretamente. Di conseguenza, o si afferma la forma della
costituzione formale o si adegua la costituzione formale a quella materiale. Ad
ogni modo in entrambi casi la costituzione materiale da vita alla costituzione
effettivamente vigente.
5. LA D O T T R I N A D E L D I R I T TO N AT U R A LE. LA P LU R A LITÀ D E G LI
O R D I N A M E N T I G I U R I D I CI . S O C I A L I TÀ E S T O R I C IT À D E L D I R I T T O.
La dottrina del diritto nat ura le è quella per cui il diritto trova il suo
fondamento, immediato o mediato, nella natura. Vi sono due tendenze al suo
interno: una secondo cui al diritto naturale andrebbero riconosciuti i caratteri
dell’ass olute zza e dell’eternità, al diritto naturale andrebbero attribuiti a
differenza del diritto positivo i caratteri della certezza e de ll’ oggett ività ,
rendendolo il solo diritto giusto e vero. Un’altra tendenza più recente è quella
di ricollegare il diritto naturale a ll’ uomo e alla s u a storicità. Il diritto naturale
sarebbe condizionato dall’individuo e dalla società, così come essi si
presentano in un dato momento storico e dal sistema di valori di riferimento.
Appare evidente che tale esigenza è fatta valere specialmente dalle forze
politiche che in un determinato momento storico, detengono il potere, le quali
nel porre le norme nell’ordinamento giuridico invocheranno come fonte di
legittimazione del loro potere quei principi o ideali a cui si ispirano
giustificando azioni come la schiavitù, la guerra, il dispotismo.
Oggi noi uomini di Occidenti, eredi di una certa storia e cultura abbiamo a
disposizione alcuni punti di riferimento, il principale dei quali è quello di porre
dei limiti ben netti al potere dello Stato.
Il costituzionalismo moderno ha dato vita ad uno Stato limitato dal diritto
naturale contro la ragione di Stato, il diritto divino del re o l’assolutismo; lo
stesso Stato di diritto è anch’esso un prodotto del diritto naturale e la garanzia
internazionale dei diritti dell’uomo è un applicazione contemporanea del diritto
naturale contro le minacce ricorrenti dello Stato totalitario.
Al diritto naturale v engono poi riportati il principio di eguaglianza e le varie
libertà civili, ed in particolare le libertà fondamentali garantiti dalla nostra
stessa Costituzione.
L’art.2 per esempio garantisce e riconosce i diritti inviolabili dell’uomo.
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6. D I R I T T O P U B B L I C O E D I R I T T O PRIVATO. I V A R I R A M I D E L D I R I T T O
PUBBLICO.
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CAPITO L O S E C O N D O – L E F O N TI D E L D I R I T T O
1. D E L I M I T A Z I O N E DELL’INDAGINE.
Il fenomeno giuridico che è vincolato al fenomeno associativo prende forma in
una serie di regole istituzionali ed organizzative nelle quali sono espressi e
fissati gli interessi del gruppo sociale e le procedure per il soddisfacimento
degli stessi. Il complesso di queste regole costituisce un sistema in cui tali
elementi risultano coordinati.
Dunque, il sistema non solo trova il suo fondamento nel principio ordinatore e
nei valori ad esso collegato m a è anche disciplinato da altre regole dirette a
stabilire gli organi e le procedure per la sua formazione.
Abbiamo quindi: una serie di valori che assicurano e legittimano la vigenza del
sistema; una serie di regole che vengono fissati in una formulazione linguistica,
una serie di regole che stabiliscono gli organi e le procedure per la produzione
delle regole e una serie di regole per il coordinamento del sistema nel suo
interno.
Es.: la nostra Costituzione è espressione di alcuni valori supremi tra cui quello
dell’eguaglianza.
Fino a quando questo valore sarà presente nello Stato, il sistema potrà dirsi
vigente e legittimo.
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2. LA N O R M A GIURIDICA.
Lo studio delle fonti del diritto positivo, cioè delle regole istituzionali ed
organizzative vigenti in un determinato momento storico, presuppone la
conoscenza del concetto di n o r m a giuridica.
Una n o r m a s oc ia le è g iur id ica ( e non morale, religiosa, economica, ecc., in
quanto sono tutte norme sociali) quando ha l’attitudine ad assicurare la
stabilità e la continuità del gruppo sociale.
Es: una regola religiosa può essere seguita o meno, della cui inosservanza si
risponde soltanto davanti alla propria coscienza. Quando però un gruppo
sociale come lo stato ritiene essenziale per la sua stabilità e per assicurare la
pacifica convivenza dei consociati adottare questa regola, ecco che la fa
propria e la traduce in una sua norma, ed inserendola in un sistema ne
garantisce l’osservanza mediante la previsione di sanzioni.
Le n o r me giuridiche scritte constano di un formulazione linguistica che si
compone di q ua t t r o parti:
• Evide nzia no g li intere ss i propri del g r u p p o (es. art.41, c o mm a I,
Cost. L’iniziativa economica privata è libera)
• P r e s c rivono i m o d i e i limiti p e r la p e r s e cuzione di q ue s t i
interes si (es. art.41, c o mm a II, Cost., Non può svolgersi in contrasto con
l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà alla
dignità umana)
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Le l e g g i p r ovve d ime nt o sono quelle leggi che hanno per destinatari soggetti
singoli e determinati, ed, in genere, quelle leggi con le quali vengono assunti
provvedimenti concreti e non sono caratterizzate dalla generalità e
l’astrattezza. E sse non hanno natura normativa m a costituiscono uno dei casi
di deroga al principio della divisione dei poteri, dato che non spetterebbe al
legislatore ordinario emanare atti a contenuto concreto m a alle autorità
amministrative.
Dunq ue essi sono atti f or ma lme nte legis lativi e s os t a n zia l me nt e
amministrativi.
Il legislatore con l’evoluzione dello stato Contemporaneo si è visto costretto ad
assumere compiti più nuovi e più vasti tra cui quello di comprendere tra leggi
proprie dello Stato di diritto anche quelle a c ont e nut o concreto. La
responsabilità di uno stato giusto ha richiesto delle funzioni che non si
inquadrano più nelle forme di attività dello Stato di diritto, così il legislatore fa
uso delle leggi-provvedimento per raggiungere in via diretta ed immediata, ed
avvalendosi della forza tipica dell’atto, alcuni fini propri dello Stato sociale.
M a ci sono comunque dei limiti: la Costituzione non vieta che la legge assum a
un contenuto concreto m a ciò non significa che il legislatore possa disporne a
suo piacimento nel campo proprio del potere esecutivo, perché il principio della
divisione dei poteri più che subire delle eccezioni ne uscirebbe stravolto. Ed è
la stessa Costituzione infatti a porre dei limiti al legislatore.
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-Fonti nor ma t ive : atti e fatti mediante i quali vengono prodotte le norme
giuridiche.
La fonte è lo strumento tecnico, riconosciuto dall’ordinamento giuridico idoneo
a produrre il diritto oggettivo. Per tale motivo esse sono definite fonti di
p r od uzione differenti invece dalle fonti s ulla pr od uzione che sono fonti di
produzione aventi la particolarità che le norme giuridiche che esse producono
sono quelle che determinano gli organi e le procedure di produzione del diritto.
Solitamente esse sono contenute nella Costituzione. Es. art. 70 Cost. La
funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.
M a le fonti sulla produzione derivano anch’esse da una fonte, un at t o o u n
fatto, che determina il modo in cui devono essere poste.
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4. LE F O N T I S U L L A P R O D U Z I O N E N E L L ’ O R D I N A M E N T O ITALIANO.
-Fonti s ulla produzione : sono contenute nella Costituzione e nelle leggi
costituzionali da cui derivano le fonti di produzione come i decreti legge, legge
ordinaria e altri testi legislativi che disciplinano l’emanazione dei regolamenti
governativi, gli Statuti delle regioni di diritto comune, i referendum abrogativi
di leggi delle regioni di diritto comune e i regolamenti regionali.
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6. I C R I T E R I P E R C O M P O R R E LE F O N T I D E L S I S T E M A .
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Le fonti normative hanno un’efficacia (o forza) che può essere intesa sia in
modo formale che sostanziale.
E ffi c a c i a formale: si riferisce solo alle fonti intese come atti, non intesi come
produttori di diritto, emanati da determinati organi secondo procedure
prefissate. Una fonte-atto con effi c aci a solo formale, non conterrà alcuna
norma giuridica. Ad esempio le leggi-provvedimento hanno e ffic ac ia solo
formale e non rientrano tra le fonti normative.
E ffi c a c i a s osta nzia le : si riferisce alle fonti intese come atti e fatti attraverso
i quali vengono prodotte le norme giuridiche e indica l’attitudine della fonte a
creare e ad immettere nell’ordinamento norme giuridiche.
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Le fonti così identificate nella loro scala gerarchica, alle quali l’ordinamento
attribuisce la stessa effi caci a sostanziale della legge del Parlamento, occorre
osservare che:
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Anche il Cons i g lio dei ministri può darsi un “regolamento interno” per
disciplinare i modi di esercizio dei propri lavori e le modalità di informazione sui
lavori del Consiglio.
9. LA CONSUETUDINE.
L a consuetudine : è subordinata sia alla legge sia ai regolamenti (quindi è di
3° grado).
L’art. 8 delle <<Di sposizio ni sulla legge in g ener ale>> dispone che nelle
materie regolate dalla legge e dai regolamenti gli usi hanno e ffi c aci a solo se
espressamente richiamati.
Non sono ammessi nel nostro ordinamento usi contrari a leggi o a regolamenti
(contra legem) m a solo consuetudini che integrano e specificano la legge o
che disciplinano materie non regolate dalla legge.
L’abrogazione di una norma mediante d es ue t ud ine si ha quando i destinatari
della norma non osservano un precetto legislativo avviando un comportamento
ripetuto, diffuso e omissivo.
L a c o ns ue t ud ine è u n a f ont e n on scritta e al t e m p o s t e s s o u n a fonte-
fatto; u n fa tt o pr od ut t ivo di n o r m e di diritto. Si tratta di un diritto che
viene creato dagli stessi destinatari della norma. Elemento costitutivo della
norma consuetudinaria è la motivazione psicologica del comportamento, cioè
la convinzione da parte del gruppo sociale che si sta rispettando una norma
giuridica.
Essendo una fonte non scritta del diritto, al fine di farne applicazione in
giudizio, occorre provarne l’esistenza. Per questo si ricorre, in alcuni casi, alla
redazione scritta delle norme consuetudinarie, come avviene in Italia per la
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E sse intervengono laddove ci siano spazi liberi lasciati dalle norme scritte e
sono rilevanti e vincolanti fino a quando gli operatori politici che hanno
stipulato l’accordo o che non hanno manifestato dissenso, ritengono che
valgono come strumenti per migliorare il raggiungimento del fine prefissato.
Si pensi ad esempio al procedimento di nomina del Governo. La costituzione
(art.92, c o mma II) si limita a statuire che “Il presidente della Repubblica
nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i
ministri”. La nomina del Presidente del Consiglio è preceduta da una serie di
consultazioni che il Capo dello Stato svolge al fine di operare una scelta che
consenta la formazione di un governo che goda della fiducia della maggioranza
parlamentare. E’ evidente, perciò che la fase intermedia del procedimento
(quella della consultazione delle personalità politiche e l’ordine delle
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In via del tutto eccezionale la legge può attribuire al giudice il potere di dare
una decisione svincolata dall’applicazione di una norma astratta, ed elaborata
invece nella sua coscienza, nel cosiddetto giudizio di equità.
Perché il ricorso all’equità in Italia sia possibile però si richiede che si tratti di
un giudizio davanti ad un giudice di pace per controversie di valore non
superiore a 1100€, salvo che si tratti di contratti conclusi mediante moduli o
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E’ importante notare che ad oggi non essendo ancora stata emanata la c.d.
l e g g e s ind a c a le che dovrebbe regolare, fra l’altro, la procedura di
registrazione dei sindacati, non esistono sindacati- persone giuridiche e di
conseguenza contratti collettivi di lavori di diritto pubblico.
14.LA D O T T R I NA
Non va inserita fra le fonti l’interpretazione della norma compiuta dagli studiosi
del diritto (la dottrina) a differenza di quello che avveniva in epoche lontane
(età romana, giureconsulti, nel medioevo, commentatori e glossatori). La
norma interpretata dalla dottrina non trova mai applicazione diretta, semmai
indiretta, se fatta propria dagli operatori pratici del diritto.
Per questo motivo egli esercita comunque una notevole influenza sulla
evoluzione del diritto.
1 5 . F O N T I P O S T E I N O R D I N A M E N T I E S T E R N I A Q U E LL O ITA LIA N O E L O R O
E F F I C A CI A N E L L ’ O R D I N A M E N T O I N T E R N O M E D I A N T E :
a) -per le n o r m e d i d iritto in terna zio n a le, l’a d a tta m e nto
a ut oma t ic o e l’ordine di e s e c uzione
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16. F O N T I P O S T E I N O R D I N A M E N T I E S T E R N I A Q U E L L O I T A L I AN O E L O R O
E F F I C A CI A N E L L ’ O R D I N A M E N T O I N T E R N O M E D I A N T E :
b ) - Pe r le n o r m e di altri or dinament i statali, la p r e s up p o s izio ne e
il rinvio.
(esempio: l’articolo 2 9 5 del Codice Penale punisce chiunque nel territorio dello
stato, attenti alla vita, all’incolumità o alla liberta del capo di uno stato estero,
poiché nessuna norma nel nostro ordinamento determina la figura del capo di
un altro stato, ecco che occorre riferirsi volta per volta, all’ordinamento dello
stato, di cui è Capo il soggetto passivo del reato).
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17. F O N T I P O S T E I N O R D I N A M E N T I E S T E R N I A Q U E L L O I T A L I AN O E L O R O
E F F I C A CI A N E L L ’ O R D I N A M E N T O I N T E R N O M E D I A N T E :
c)-Per le n o r m e dell’Unione Eur o p ea , l’art.11 Cos t . in relazione al
t r a t tato s ul f unziona me nt o dell’Unione e ur op ea.
Ulteriori modifiche del quadro normativo si hanno avute per via del Trattato di
A m s t e r d a m del 97, Trattato di Nizza del 20 01, Trattato di L is b ona de l
2007.
A seguito delle modifiche di quest’ultimo, l’Unione Eur op e a si fonda su d u e
trattati: quello sull’Unio ne E ur op e a ( TUE) e quello del f unziona me nt o
dell’Unione E ur op e a (TFUE) che sostituisce il trattato originario della
Comunità europea (TCE).
Il Trattato di Lisbona infatti dispone che i termini comunità, comunità europea
o della CEE, siano sostituiti da Unione, Unione Europea e dell’Unione.
Tuttavia, le difficoltà di superamento della crisi economica, hanno indotto, negli
ultimi anni, gli Stati membri dell’UE a modificare il TFUE e a stipulare nuovi
trattati come il M E S , il t r atta to istitutivo del M e c c a n i s m o e ur op e o di
stabilità.
Il M E S è costituito dalle parti contraenti come or ganizza zione fina nziaria
internazionale, con l’obiettivo istituzionale di mobilitare risorse finanziarie e
fornire un sostegno alla stabilità.
Spetta, infatti, al M E S il potere di raccogliere fondi attraverso l’emissione di
strumenti finanziari o la conclusione di intese o accordi finanziari con i propri
membri, istituzioni finanziarie o terzi.
Gli o r g a n i principali del M E S , che ha sede a Lussemburgo, sono, in base al
Trattato, il C ons ig lio dei g ove r na t ori, il Co ns ig lio di a mminis t r a zione e d
il Direttore g e ne r ale .
La legge n.116/2012 ha autorizzato il Presidente della Repubblica a ratificare il
Trattato istitutivo del M E S e ne ha disposto l’esecuzione.
Invece il Trattato s ulla stabilità, il c oor d ina me nt o e la g o v e r na nc e
nell’Unione e c onomic a e mone t a r ia ( Pa t t o di bilancio europeo), firmata
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Il quadro delle fonti normative che risulta disegnato in tali trattati è ricco e
complesso.
Gli atti delle istituzioni dell’UE che han no la funzione di disciplinare aspetti
interni della vita degli ordinamenti nazionali sono molteplici e vengono di solito
accomunati sotto l’etichetta di “diritto comunitario o dell’UE”, m a v a precisato
che non tutti presentano i caratteri propri delle fonti del diritto (generalità e
astrattezza) cosicché alcuni di essi costituiscono dei veri e propri atti
amministravi.
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L a l e g g e di d e le g a zione e ur o p e a reca:
• disposizioni per il conferimento al Governo di deleghe legislative volte
all’attuazione delle direttive europee e delle decisioni quadro, nonché
alla modifica o all’abrogazione di
disposizioni statali vigenti, allo scopo di garantire la conformità
dell’ordinamento nazionale a quello dell’UE;
• disposizioni che autorizzano il Governo a recepire in via regolamentare le
direttive;
• deleghe legislative per la disciplina di sanzioni in caso di violazioni degli
atti normativi dell’UE e per dare attuazione ad eventuali disposizioni non
direttamente applicabili contenute in regolamenti europei.
Entrambi i disegni di legge sono presentati dal Presidente del Consiglio dei
Ministri o dal Ministro per gli Affari Europei, assieme ed in accordo con il
Ministro degli affari esteri e con gli altri Ministri interessati. In particolare, il
disegno di legge europea deve essere presentato entro il 2 8 febbraio di ogni
anno.
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18. LE F O N T I A T I P IC HE E LE L E G G I R I N F O R Z A T E
Le fonti atipic he sono leggi che pur presentando la stessa forma della legge
ordinaria presentano una forza attiva o passiva potenziata o depotenziata.
Queste fonti si differenziano dalle altre di pari grado perché sono sottratte ad
abrogazione mediante referendum, a norma dell’ art.75 Cost.
(come per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di
autorizzazione a ratificare trattati internazionali) , dunque hanno una forza
potenziata rispetto al referendum abrogativo stesso che ha una forza
depotenziata rispetto a tali leggi.
19. L’INTERPRETAZIONE D E I T E S T I N O R M A T I V I .
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Interpretazione e volut iva : il significato deve essere ricavato sulla base del
processo di sviluppo di società, cultura e costumi che hanno subito nel tempo.
Perciò può accadere che uno stesso testo normativo, col passare del tempo,
venga interpretato in maniera diversa.
Interpretazione autentica: fatta dal legislatore che emana una legge in cui
da il significato della norma. Tale significato vincola tutti gli interpreti a non
darne altri diversi m a anche ad applicarlo retroattivamente.
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20. L’INTERPRETAZIONE D E I T E S T I C O S T I T U Z I O N A L I .
Interpretazione delle disposizioni costituzionali: spetta non solo alla Co rte
Costituzionale , organo appositamente creato, che pur adoperando le stesse
tecniche di cui al paragrafo precedente è in grado più degli altri giudici, per la
sua composizione e per l’estrazione dei suoi componenti, di cogliere il
significato delle disposizioni della costituzione formale, eventualmente anche
adeguandolo ai mutamenti intervenuti dalle forze politiche dominanti nella
costituzionale materiale; m a anche ai cittadini che hanno il dovere di
osservarle, al le g is la to re le cui leggi devono essere conformi alla
Costituzione, ai giudic i che sono tenuti a non applicare la legge quando
ritengono che vi siano dubbi sulla sua conformità con la Costituzione, agli
a mminis t r atori e agli or g a ni di indirizzo politico.
21. L’EFFICACIA D E L L E N O R M E N E L T E M P O E N E L L O S P A Z I O .
L’art. 1 1 delle Pr e le g g i statuisce che le leggi non possono avere effetto che
per il futuro.
A norma dell’art. 73, c o m m a III Cos t . le leggi formali hanno effi c ac ia
dopo il 15° giorno dalla loro pubblicazione, salvo che le leggi stesse
stabiliscono un termine diverso (in ogni caso non si applicheranno ai rapporti
sorti e conclusi anteriormente alla sua entrata in vigore).
L’irretroattività della legge infatti è stata disposta anche nella Costituzione
dall’art.25, c o m m a II, però limitatamente al campo del diritto penale;
cosicché la Corte Costituzionale pur riconoscendo il principio generale
dell’irretroattività delle leggi, ha statuito che esso non è mai elevato nel
nostro ordinamento a dignità di norma costituzionale, né è stato elevato dalla
vigente Costituzione se non per la materia penale e limitamene alle norme più
sfavorevoli per il reo, ammettendo in questo modo la retroattività delle leggi
interpretative e delle leggi finanziarie.
Non ci sono dubbi che una legge non possa applicarsi a rapporti giuridici che al
momento della sua entrata in vigore siano conclusi; diversamente si applicherà
ai rapporti ed alle situazioni che sono in corso e non sono stati ancora conclusi.
La legge ha e ffi c ac ia nel tempo fino a quando una legge successiva o una fonte
di pari grado non la a b r o g h i ( tac ita me nt e quando le disposizioni della nuova
legge sia incompatibili con quelle della legge precedente o e s p r e s s a me n t e
quando la legge successiva dispone espressamente che una legge precedente,
o solo alcuni suoi articoli, sono abrogati): ovviamente una legge generale non
può abrogare una legge anteriore speciale o eccezionale dettata per singole o
particolari fattispecie.
L’abrogazione di una legge o di un atto avente valore di legge può anche
avvenire tramite r e f e re ndum (art.75 Cost.) e sarà sempre espressa.
Possono aversi però, leggi a termine, che fissano esse stesse la durata della
loro e ffi c ac ia o ad effi cacia predeterminata dall’ordinamento (es. la legge del
bilancio la cui effi c ac ia ha durata di un anno a norma dell’art. 8 1 Cost.; il
decreto legge che a norma dell’art. 7 7 Cost. non può avere effi cacia superiore
a sessanta giorni, e se non convertito in legge entro questi termini perde
e ffic acia fin dall’inizio) o leggi la cui vigenza è determinata da particolari
condizioni (le leggi emanate durante lo stato di guerra la cui e ffic ac ia termina
con la fine dello stato di guerra).
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CAPITO L O T E R Z O – IL S O G G E T T O D I D I R I T T O E L E S I T U A Z I O N I
GIURIDICHE SOGGETTIVE
1. L A S O G G E T T I V I T À G I U R I D I C A : CAPACITÀ G I U R I D I C A E CAPACITA D I
AGIRE; P ER S ONE FISICHE E GIURIDICHE; I DIRITTI S E N Z A SOGGETTO.
Si definisce s og g e t t i v it à g iur idic a l'insieme di situazioni giuridiche attive
(tutela e realizzazione dei propri interessi) e passive (tutela e realizzazione degli
interessi altrui) di cui e in cui un individuo può essere protagonista:
il titolare quale protagonista attivo o passivo della vita del diritto, diviene
s o g g e t t o di diritto.
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Destinatari delle norme giuridiche possono essere anche entità alle quali
l'ordinamento non ricollega necessariamente la soggettività giuridica pur
attribuendogli situazioni giuridiche attive e passive (diritti s e n za s o g g e t t o ) . La
Costituzione stessa contiene norme che hanno per destinatari entità non
soggettivizzate o non soggettivizzatili, ad esempio il popolo (di cui art.1
attribuisce sovranità e esercizio della stessa), le minoranze linguistiche (art.6
tutela), la famiglia legittima (art.29 riconoscimento diritti), le comunità di
lavoratori, i partiti politici, le popolazioni interessate.
3. LE S I T U A Z I O N I G I U R I D I C H E ATTIVE: IL P O T E R E G I U R I D I C O ; IL D I R I T T O
S O G G E T T I V O ; L’INTERES S E L E G I TTI MO .
Per ogni posizione attiva corrisponde una posizione passiva. Es. all’interesse
del proprietario di godere e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo
(posizione attiva), corrisponde la posizione passiva dei terzi tenuti a non recare
turbativa alcuna all’esercizio del diritto di proprietà.
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3. L’EFFETTIVITÀ D E I D I R I T T I S O G G E T TI V I .
In una società politica perfetta devono essere garantite a tutti le
medesime opportunità ed i medesimi diritti e senza alcuna distinzione.
4. LE S I T U A Z I O N I G I U R I D I C H E P A S S I V E : IL D O V E R E E L’OBBLIGO.
Le situazioni giuridiche p a s s i v e sono d ue :
CAPITO L O Q U A R T O – L O STATO
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2. LO S TATO I S T I T U Z I O N E E L A S U A E V O L U Z I O N E S T O R I C A (LE F O R M E D I
S TATO).
La locuzione f or ma di S t a t o sta ad indicare il tipo di rapporto che si instaura
tra chi detiene il potere e coloro che ne rimangono assoggettati, e, quindi, il
vario modo di realizzarsi della correlazione tra autorità e libertà; la distinzione
fra le varie forme di Stato è fondata sulla diversa misura in cui, in ciascuna di
esse, viene assicurata la partecipazione dei governati alla direzione politica
dello Stato e quindi tutelato l’interesse generale.
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I principi sui quali si fonda lo S t a t o di diritto sono la d ivis ione dei poteri
(ripartizione del potere statale tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario),
su cui si basa ancora oggi la nostra costituzione, la s o g g e z i o n e di tutti i
pubbl ici poteri al la le gg e, segnando la fine della figura del sovrano che era
al di sopra delle leggi, l’ e g ua g lia nza formale, la tute la dei diritti
f o nd a me nta li (si riconoscono le p r ime libertà individuali), l’autorità
l e g it t imata d a l c o n s e n s o dei g o ve r na t i e si danno costituzioni scritte in
cui questi principi sono solennemente proclamati.
Tuttavia, questa prima incarnazione dello Stato moderno appare strutturata su
basi oligarchiche in quanto realizza quella che è stata definita la c.d. d it tat ura
della b o r g he s i a escludendo dalla partecipazione al governo dello Stato chi,
per censo o per grado di istruzione, non facesse parte di tale classe.
L’evoluzione dello Stato moderno è caratterizzata, sul piano giuridico, dalla
progressiva estensione del suffragio (fino a quello universale) e dalla
conseguente costituzione dei partiti di m a s s a accanto a quelli politici di
elitès. Tale fenomeno giuridico trova fondamento in una realtà economico-
sociale che, nel corso del 1 8 0 0 e nei primi decenni del 1 9 0 0 ha subito notevoli
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3. S TATI U N I T A R I E S TATI C O M P O S T I .
Un altro criterio di distinzione tra le forme di Stato è quello di distinguerle in
unitarie e c omp os t e .
Si ha lo S t a t o unitario quando il potere sovrano è attribuito solo allo Stato
centrale o al massimo a soggetti periferici da esso dipendenti. S t a t o
c o m p o s t o quando il potere sovrano è suddiviso fra uno Stato centrale e più
enti territoriali che hanno all’interno dell’ordinamento complessivo la
caratteristica di Stati.
4. S TATI A C C E N T RA TI E D E C E N T RATI .
Lo Stato unitario tende a trasformarsi da S t a t o rigidamente accentrato, in cui
le tre funzioni fondamentali sono esercitati da organi dello Stato, in S t a t o
decentrato, in cui vengono potenziate le preesistenti autonomie locali e si
attua una forma di decentramento mediante la creazione di un ente (la
Re gione ) al quale vengono conferite funzioni legislative ed esecutive per
determinate materie. Tale forma di Stato è definita come S t a t o r e g ione ed è
prevista dalla Costituzione.
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La nostra Cos tituzione dopo aver ribadito, all’art. 5 l’unitarietà dello Stato,
impegna il legislatore non solo a riconoscere e a promuovere le autonomie
locali e così il decentramento istituzionale m a anche ad attuare nei servizi che
dipendono dallo Stato il decentramento amministrativo/organico e ad adeguare
i principi e i metodi della legislazione alle esigenze dell’autonomia e del
decentramento.
Forti ostacoli sono stati posti dallo Stato all’attuazione di questa disposizione.
Soltanto di recente, infatti, alle autonomie locali è stato dato un nuovo
ordinamento.
Non si è invece ancora provveduto ad adeguare il sistema della finanza locale
ai principi contenuti nell’art.119 della Cost., con la conseguenza che viene
ostacolata la piena realizzazione di quel ruolo promozionale che ormai
insistentemente le comunità locali chiedono agli enti territoriali di assolvere.
5. LE U N I O N I D I STATI.
Le unioni di S t a t i si hanno quando più Stati si uniscono, pur conservando la
loro sovranità.
La più importante di tali unioni è l’ ONU, i cui organi principali sono
l’Assemblea, il Consiglio di Sicurezza (15 membri, 5 permanenti: USA, Russia,
Cina, Gran Bretagna, Francia), il Segretario generale, il Consiglio economico e
sociale e la Corte internazionale di giustizia.
L’ONU persegue i fini del mantenimento della sicurezza internazionale, del
rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e della collaborazione
fra gli Stati. Di questa unione, che ha il potere di intervenire anche con l’uso
della forza per la tutela della pace e della sicurezza internazionale fanno oggi
parte quasi tutti gli Stati del mondo.
Altre unioni di rilievo sono le unioni p olit ico-ec onomiche c.d. re g io na li
come il Co ns ig l i o d ’ Eur opa che ha per fine di promuovere l’unità politica
europea o l’Unione Eur op e a diretta, tra l’altro, alla formazione di un mercato
comune europeo o la Co mu nit à e ur o p e a dell’energ ia a t omic a che ha per
fine di coordinare i programmi di ricerca relativi all’energia nucleare e di
assicurare un uso pacifico della stessa.
Va specificato che esse costituiscono delle organizzazioni sovranazionali,
caratterizzate da una parziale limitazione di sovranità degli Stati aderenti che
immettono direttamente nei loro ordinamenti alcuni atti emanati da tali
organizzazioni.
6. TRATTATO D I M A A S T R I C H T
Il Trattato di Ma astr ic ht , o Trattato s ull'U nione e ur op e a (TUE), è un
trattato che è stato firmato il 7 fe b bra io 1 9 9 2 a Maastricht nei Paesi Bassi,
dai dodici paesi membri dell'allora Comunità Europea, oggi Unione europea,
che fissa le regole politiche e i parametri economici e sociali necessari per
l'ingresso dei vari Stati aderenti nella suddetta Unione. È entrato in vigore il 1 º
novembre 1993. Con tale trattato si è dato avvio all’integrazione politica ed
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7. TRATTATO D I A M S T E R D A M .
I trattati istitutivi delle Comunità Europee e il Trattato di Maastricht sono stati
modificati dal Trattato di A m s t e r d a m del 2 ot t ob r e 1997.
Le novità più rilevanti sono:
• L’enunciazione di alcuni principi essenziali come la democraticità, la
tutela dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, regole basilari
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8. TRATTATO D I N I Z Z A .
Il 2 6 f e b b raio 2 0 0 1 è stato approvato il Trattato di Nizza che ha apportato
alcune modifiche ai Trattati vigenti dell’Unione Europea:
• dal 2 0 0 5 la Commissione è composta da un solo Commissario per ogni
Stato
• i poteri del Presidente della Commissione sono stati rafforzati
9. TRATTATO C O S T I T U Z I O N A L E E TRATTATO D I L I S B O N A .
I rappresentanti di tutti gli Stati aderenti all’Unione europea avevano
sottoscritto a Roma,
il 2 9 o t t o br e 2004, un Trattato istitutivo di u n a Cos t it uzione per
l’Europa.
Il Parlamento italiano aveva autorizzato la ratifica di tale Trattato, tuttavia, in
seguito all’esito negativo dei referendum popolari svoltisi in Francia e Olanda il
processo di forte integrazione istituzionale comunitaria del Trattato
costituzionale si è interrotto.
Gli Stati membri hanno incominciato a tessere, con maggiore prudenza, la
trama della progressiva unificazione istituzionale giungendo alla sottoscrizione,
il 1 3 d ic e mb re 2007, del Trattato di Lis bona, che ha modificato sia il
Trattato istitutivo dell’Unione europea, sia il Trattato istitutivo della Comunità
europea.
Le innovazioni più salienti sono:
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1 0 . L A C O N F E D E R A Z I O N E D I S TATI
Esistono unioni fra Stati che hanno il fine di promuovere la difesa comune
verso l’esterno.
Fra queste possono menzionarsi la NATO, la Lega degli Stati arabi, l’Unione
Europea Occidentale.
La Confederazioni di S t a t i è costituita, in base ad un trattato, da più Stati fra
loro finitimi che si associano, sempre conservando la loro sovranità, al fine di
provvedere meglio alla loro difesa
Gli elementi di cui sopra riguardano un modello astratto, ideale di stato, che
storicamente è esistito soltanto nel periodo delle monarchie assolute; oggi essi
non corrispondono più alla realtà in relazione al fatto che gli Stati, da un lato
estendono, nel proprio interno, i loro interventi a campi sempre più vasti, e,
dall’altro, acconsentono a limitazioni esterne della propria sovranità o è
costretto a subirle (art.11 Cos t . )
Vi è anche da notare che lo Stato Contemporaneo, a differenza di quello
ottocentesco, non persegue più soltanto i fini generali, m a anche settoriali,
propri di una parte della collettività, che sono pubblici in quanto perseguiti
dallo Stato, m a non generali.
Anche l’ambito spaziale nel quale lo Stato può svolgere la sua azione è, ai
giorni nostri, esteso oltre i limiti tradizionali e comprende lo spazio ultra-
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Dal territorio come elemento costitutivo dello Stato va distinto quello dei
possedimenti (colonie) che non entra a far parte integrante dello Stato (anche
se è sottoposto alla sua sovranità).
Il diritto dello Stato sul proprio territorio rientra nella categoria dei diritti sugli
elementi costitutivi della propria persona (come il diritto al nome o all’onore) e
non nella categoria dei diritti reali (i quali presuppongono un oggetto
giuridicamente distinto dal soggetto suo titolare).
Infine, lo Stato può possedere, a titolo di proprietà pubblica o privata,
determinate parti del territorio (beni demaniali e patrimoniali) e che, a norma
dell’art. 8 22 c.c., il lido del mare, le spiagge, le rade ed i porti, i fiumi, i torrenti,
i laghi e le altre acque pubbliche appartengono necessariamente allo Stato.
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LE F O R M E D I G O V E R N O .
Rappresentano il modo in cui le funzioni dello Stato sono distribuite ed
organizzate fra i diversi organi costituzionali, avuto particolare riguardo
all’attività dell’indirizzo politico ed ai modi del suo svolgimento.
La più ovvia distinzione fra le forme di governo è quella che la divide in forme
mo na r c hic he e repubblicane. In realtà gli studiosi hanno osservato come
monarchia e repubblica non costituiscono forme assestanti di governo. Nella
re p ub b lica si suole dire che il capo dello stato è elettivo o rappresentativo,
elemento che invece manca al re nelle monarchie; m a non sempre è così,
infatti esistono anche delle monarchie elettive (monarchia che regna nella
Santa Sede) e delle repubbliche autoritarie in cui il capo dello stato si è
impadronito del suo uffi c i o con la forza senza vincere alcuna elezione.
Altra affermazione comune è che la democraticità caratterizza la repubblica
mentre le monarchie sono di carattere autocratico, m a in realtà esistono
monarchie del tutto democratiche (Svezia,
Gran Bretagna, Belgio) così come ci sono stati capi di stato che non erano
democratici (terzo reich).
E’ all’interno dei sing oli ordinam en ti che si considerano m onarchici e
repubblicani che va ricercata la distinzione.
Limitatamente alle forme di governo dello Stato contemporaneo notiamo come
esse possono ricondursi a tre tipi:
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Una differente forma di governo parlamentare, che si trova nel mezzo tra
quella parlamentare e presidenziale è la c.d. f o r ma s e mi- pres ide nziale o
p a r l a me nt ar e a t e nd e nza presidenziale che pur presentando elementi
propri di quella parlamentare, accentua ed esalta i poteri del Presidente della
Repubblica. Qui vi è un capo dello Stato che è eletto direttamente dal popolo
che non necessità della fiducia parlamentare m a per governare deve servirsi di
un governo da lui nominato il quale deve avere la fiducia anche del
parlamento. Dunque, il presidente della Rep. può nominare e revocare i
ministri però quest’ultimi devono avere la fiducia anche del parlamento.
Questo sistema caratterizza la Francia.
Il Parlamento a sua volta in Francia è composto da due camere: l ’ a s se m b l e a
na zio na le e il s e na t o .
Il caso particolare che si può verificare è che il presidente e la maggioranza
parlamentare non siano in sintonia politica, vi sia espressione di voti popolari
diversi. S e questo accade si ha il fenomeno della c oa bita zione in cui siccome
si tratta di maggioranze diverse il Presidente della Rep. dovrà nominare un
primo ministro di seno politico diverso dal suo.
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L’entità sociale che di fatto detiene il potere di direzione politica può essere
una classe sociale, un partito o più partiti, il potere economico o le forze
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19. L A C L A S S I F I C A Z I O N E D E G L I O R G A N I
Lo Stato è una persona giuridica. In quanto tale ha necessità di agire
attraverso delle persone fisiche che possano avere il potere di rappresentarlo.
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2 0. G L I ATTI G I U R I D I C I E L A L O R O C L A S S I F I C A Z I O N E
Il diritto prende corpo e forma in fatti e atti diretti alla produzione di effetti
giuridici.
Gli atti dei pubblici poteri sono atti prevalentemente di diritto pubblico che
assumo no una forma tipica: la legge, il decreto, la sentenza. Oltre queste
forme, l’attività dei pubblici poteri si svolge anche mediante tutta una serie di
atti che sono preparatori all’emanazione dell’atto definitivo.
Una c l a s si fica zione di atti che si ricollega a quella degli organi è quella che
distingue gli atti in:
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I vizi di legit timità si hanno quando l’atto non è conforme al suo modello
legale e si distinguono in: inc ompete nza, eccesso di potere,
violazione di le g g e .
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S E Z I O N E III – L A C O S T I T U Z I O N E D EL L O STATO
Nel corso del tempo può accadere che l’assetto fondamentale dello Stato si
modifichi, in tutto o in parte, in seguito sia al mutare dei rapporti di forza fra le
parti sociali, sia della ideologia dominante o che l’assetto fondamentale
rimanga immutato nelle sue linee essenziali m a a mutare sia il modo in cui ad
esso viene data in concreto attuazione ad opera delle forze politico-sociali
dominanti.
In entrambi i casi è evidente che la costituzione intesa come assetto
fondamentale e la costituzione intesa come traduzione in termini normativi di
tale assetto non coincidono più, in tutto o in parte.
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Si ha una cos tit uzione scritta quando tali principi ed istituti vengono
consacrati in un documento (Costituzione, Statuto, Carta fondamentale) che
possono essere facilmente individuabili e differenziarsi dalle altre regole
giuridiche.
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E ssa può essere diversa dalla Cost it uzione ma ter ia le (effettiva) perché ne
rappresenta l'evoluzione nello spazio e nel tempo, giacchè le forze politiche
organizzate, in ogni singolo e ben determinato momento storico debbono
interpretare l’interesse generale del gruppo sociale.
23. L A C O S T I T U Z I O N E I T A L I AN A E LE S U E O R I G I N I .
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Possiamo comunque fissare per ciò che ci interessa l’inizio di tale periodo nella
notte fra il 2 4 e d il 2 5 lug lio 1 9 4 3 quando il G r a n Cons ig lio de l f a s c is m o
vo t ò u n a mozione di s os t a nzia le s fi d uc ia nei confronti dell’allora Capo del
Governo, B e nit o M us s o lini. In seguito a tale mozione, il re revocò Mussolini
dall’ufficio di Capo del Governo, ordinandone il fermo, e nominò al suo posto il
maresciallo Pietro B a d o g l i o che presiedette un g o v e r n o composto
esclusivamente da tecnici.
Subito dopo, con r e g i decreti del 2 a g o s t o 1943, venne s o p p r e s s o il
partito na zionale f a sc is ta e s c iolta la C a m e r a dei f asc i e delle
corporazioni, che nel 1 9 3 9 aveva preso il posto della Camera dei deputati,
mentre la milizia volontar ia per la sicurezza na zio nale venne
inc o r p or ata nell’esercito.
Il Governo Badoglio stipulò un armistizio c on le Pot e nze alleate,
annunciandolo l’8 s e t t e mb r e 1943, e ponendo in tal modo fine alle
operazioni belliche.
Ciò determinò la decisa reazione della Germania, alla quale l’Italia era legata
da un trattato di alleanza politico-militare, che occupò di fatto il territorio
italiano, mentre la flotta come previsto dall’armistizio si consegnava agli
alleati; la creazione al Nord della Repubblica sociale italiana, governo di fatto
che non assunse mai una sua piena legittimazione, con a capo Mussolini,
mentre al Sud, nella parte liberata dagli alleati e dove s’erano rifugiati il re, i
membri del Governo e le alte cariche militari, continuava a svolgere la sua
attività, nei limiti imposti dalla occupazione alleata, il Governo legittimo.
In queste condizioni di instabilità, si ebbe la creazione del Comit a t o di
liberazione nazionale , avente il compito di collaborare politicamente con il
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2 4 . C A R A T T E R I S T I C HE D E L L O S TATO I T A L I AN O S E C O N D O L A C O S T I T U Z I O N E Lo
stato italiano sulla base della vigente Costituzione può definirsi come
repubblicano, democratico, fondato sul lavoro, interventista, parlamentare,
decentrato, non confessionale, aperto alla comunità internazionale.
25. LO S TATO R E P U B B L I C A N O .
La Costituzione al suo art. 1, c o m m a I, definisce l’Italia una Rep ub blica . M a
non si limita solo a questo, m a qualifica ulteriormente la Repubblica come
d e mo cr a t ic a e f ond a t a s u l lavoro, identifica un particolare tipo di
Repubblica. A ciò si aggiunge una n o r m a di c hiusura, l’art.139 che dispone
che la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale,
che pone un limite ben preciso alla stessa revisione costituzionale.
Cosicché, se per avventura si volesse restaurare la monarchia in Italia, si
dovrebbe ricorrere non alle vie legali m a ad un procedimento extra legale (una
rivoluzione, un colpo di Stato) che abbatterebbe non soltanto la Repubblica m a
anche la struttura costituzionale sulla quale essa è fondata. In Italia il carattere
rappresentativo del Capo dello Stato è espressamente previsto nella
Costituzione (art.87: Il Presidente della Rep. è il capo dello Stato e rappresenta
l’unità nazionale).
26. LO S TATO D E M O C R A T I C O .
D e mo c r a zia sta ad indicare “ g over no di popolo”. Si ha democrazia quando
il popolo partecipa al governo dello Stato.
Gli ordinamenti degli Stati democratici prevedono una serie di istituti giuridici
diretti ad immettere il popolo nel governo dello Stato:
• o indirettame nte, attraverso i suoi rappresentati designati dal corpo
elettorale (democrazia rappresentativa ),
• o direttamente , attribuendo al corpo elettorale alcuni poteri di
decisione o di impulso in ordine all’attività di governo ( de mocr a zia
diretta),
• o a nc he in ma n ie r a decentrata , consentendo, secondo i più moderni
orientamenti, che le società intermedie a carattere politico ed i singoli
individui possano concorrere a
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27. LO S TATO F O N D A T O S U L L A V O R O
La norma contenuta nell’art.1 (L'Italia è una Repubblica democratica, fondata
sul lavoro) collegata all’art.4 (La repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto
al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni
cittadino ha il dovere di svolgere secondo le proprie possibilità e la proprio
scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale e
spirituale della società) che enuncia il diritto-dovere del l a vo r o sta a
significare che a la vo r o si è attribuita rilevanza costituzionale. E ssa vuole
indicare specialmente che nella nostra Rep. non si dovrebbero riconoscere i
privilegi economici m a si dovrebbe riconoscere il l a vo r o come titolo di
d ig nit à del cittadino, in quanto la dignità dell’uomo è commisurata
esclusivamente alla sua capacità di concorrere al progresso materiale o
spirituale della società.
Ciò spiega le numerose norme sul lavoro contenute nella nostra Costituzione le
quali, assieme alle altre che consentono allo Stato di intervenire nel settore
dell’economia per eliminare sperperi o privilegi a svantaggio delle forze del
lavoro, rappresentano uno svolgimento del principio situato nell’art. 1 Cost.
28. LO S TATO S O C I A L E
Lo Stato sociale o anche Stato assistenziale, è una caratteristica dei moderni
Stati di diritto che si fondano sul principio di ug ua g lia n za . D a esso deriva la
finalità di ridurre le disuguaglianze sociali.
Lo Stato sociale, così com’è configurato nella nostro Costituzione, è uno Stato
che pur conservando i tradizionali istituti della proprietà privata e della libertà
della iniziativa economica
privata, ritiene necessario intervenire nel settore dei rapporti economici per
coordinare l’attività economica ed indirizzarla al raggiungimento di un
maggiore benessere comune.
Gli articoli della Costituzione in cui è delineato lo schema di inter vent o dell o
S t a t o nel s e t t or e dell’economia sono in particolare:
• Art.41: <<L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in
contrasto con l’utilità sociale, o in modo da recare danno alla sicurezza,
alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività
economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini
sociali.>>
• Art.43: < < A fini di utilità generale la legge può riservare
originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo,
allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti
determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi
pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed
abbiano carattere di preminente interesse g e n e r a le. >>
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29. LO S TATO P A R L A M E N T A R E .
Lo Stato parlamentare è un tipo di forma di governo democratica, la più diffusa
in Europa, in cui la volontà popolare è a ffi d at a al parlamento.
L’art. 94, c o m m a I, che dispone che “il g o v e r n o d e ve a ve r e la fi d uc ia
delle d u e Camere”, è la norma che caratterizza la nostra forma di governo
come parlamentare.
I commi successivi disciplinano le modalità per la concessione o la revoca della
sfiducia.
Co me conseguenza del rapporto fiduciario che si instaura fra il Parlamento ed il
Governo, l’art.95 prevede la r e s p ons ab ilit à politica (davanti alle Camere)
del P r e s id e nte del Co ns ig l io e dei ministri; questi ultimi rispondono
c o l le g ia lme nt e per g li atti del Cons ig lio de i ministri ed
ind ivid ua lme nt e p e r g li atti dei loro dicasteri.
La direzione della politica generale del Governo e affi d at a al Presidente del
Consiglio, al quale spetta di mantenere l’unità dell’indirizzo politico e
amministrativo, coordinando l’attività dei ministri.
Tuttavia, il Pr e s ide nt e della Re p . può condizionare l’attività di indirizzo
politico, tramite l’esercizio dei suoi poteri di impulso, di freno e di controllo, che
ne fanno un garante della legittimità costituzionale e un o r g a n o imparziale.
Il tipo di governo parlamentare delineato nella nostra Costituzione è a
t e nd e nza equilibratrice, che si ha quando nessuno degli organi di indirizzo
(Parlamento e Governo) ha assegnata la prevalenza, essendo chiamati ad
operare in condizione di parità, pur nella distinzione dei ruoli loro propri.
I poteri attribuiti al Parlamento lo pongono formalmente in una posizione di
centralità nell’intero sistema. Le Camere partecipano attivamente alla
direzione politica dello Stato con una serie di atti diretti a determinare i fini
generali e specifici dell’azione statale o a predisporre gli strumenti
finanziari e organizzativi necessari per conseguire tali fini, inoltre svolgono una
attività di controllo sugli organi dell’apparato esecutivo. Inoltre, in uno Stato
come il nostro, decentrato a vari livelli territoriali ed istituzionali, il Parlamento
costituisce la m assim a sede rappresentativa in cui operare le scelte definitive
e la sintesi della varie istante comunitarie, ponendosi come un organo
dell’intera comunità statale.
30. LO S TATO D E C E N T R AT O.
Il d e c e nt r a me nt o consiste nel trasferire l’amministrazione di certi poteri dal
Governo centrale agli enti locali. Il decentramento amministrativo favorisce la
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31. LO S TATO N O N C O N F E S S I O N A L E .
Il carattere non confessionale (laico) dello Stato Italiano deriva da quelle
norme costituzionali che riconoscono la più ampia libertà di religione e l’eguale
libertà di tutte le confessioni religiose ed escludono che la professione di una
certa religione possa costituire criterio discriminante fra i cittadini o che le
associazioni e le istituzioni che hanno un determinato carattere ecclesiastico
abbiano un trattamento differenziato. Infatti l’art. 8 dispone che “tutte le
confessioni religiose
sono egualmente libere davanti alla legge” e l’art. 1 9 che “ tutti hanno diritto
di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma,
individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in
pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.
Inoltre l’art. 3 dispone che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge senza distinzione di religione e l’art. 2 0 che il
carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od
istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di
speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma
di attività.
32. LO S TATO A P E R T O A L L A C O M U N I T À I N T E R N A Z I O N A L E .
Lo Stato internazionale ha una voc a zione internazionalistica . Lo Stato
italiano si è impegnato ad uniformare il suo ordinamento alle norme del diritto
internazionale generalmente riconosciute, a disciplinare la condizione giuridica
dello straniero in conformità delle norme e dei trattati internazionali, a
concedere allo stesso il diritto di asilo (art.10); a ripudiare la guerra come
mezzo di risoluzione delle controversie internazionali ed a consentire, in
condizione di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad
un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni (art.11).
33. LE D I S P O S I Z I O N I C O S T I T U Z I O N A L I .
Le disposizioni contenute nella nostra Costituzione non hanno tutte la stessa
natura.
Ci sono disposizioni che istituiscono gli organi dello Stato e la loro
composizione riguardo alla struttura e alle funzioni, disposizioni che regolano i
rapporti fra lo Stato ed i cittadini attribuendo a questi un diritto o gli
impongono un dovere nei confronti dello Stato, disposizioni che determinano i
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34. L A C O S T I T U Z I O N E V I G E N T E.
Non tutte le caratteristiche del nostro Stato secondo la Costituzione hanno
trovato attuazione, dato che da essa si differenzia la costituzione
effettivamente vigente.
E’ stata attuata, anche se non per intero, la p a r te or ga nizzat iva m a non
quella p r o g r a m ma t ic a in cui sono contenuti i principi direttivi per il graduale
rinnovamento della comunità statale.
In generale si può osservare che l’affermarsi di prassi, convenzioni e
consuetudini contra constitutionem e il permanere di leggi costituzionalmente
illegittime, tutta una serie di violazioni ed inadempienze hanno finito col dar
vita ad una costituzione effettivamente vig e nt e in ne t t a antitesi, in
a l c une s u e parti, c on q ue lla scritta.
Ad una visione attenta della nostra costituzione effettivamente vigente non
sorgono dubbi sulla na t ur a r e p ub blica na del nostro Stato e sulla sua
vocazione internazionalistica; dubbi invece sorgono sulla piena attuazione di
quel s i s t e ma d e mocra t ic o s os ta nzia le voluto dal Costituente che fa perno
sull’art.3 c omm a II; allo stesso modo, il nostro Stato non appare ancora fondato
sul lavoro, data la persistenza di larghe sacche di disoccupazione e di
sottoccupazione, di notevoli squilibri economici-sociali fra Regione e Regione o
Nord e Sud.
Il carattere p a r la me nta re invece ha trovato attuazione non sempre in
maniera conforme alla Costituzione. E’ da dimostrare che l’effettivo potere di
direzione politica risieda nel raccordo Parlamento-Governo e non in entità
sociali, come i partiti o i gruppi di interesse organizzati, estranee all’apparato
governante.
Il d e c e ntr a me nt o dello S t a t o si è realizzato con la creazione delle Regioni di
diritto comune; lo stesso non si può dire del decentramento burocratico in
quanto gli u ffi c i periferici
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1. IL B I C A M E R A L I S M O
Il p ot er e leg is lat ivo in Italia è e sercitat o da l p a r la me nt o che a norma
dell’art. 5 5 si compone dalla Ca m e r a dei d e p uta t i e dal S e n a t o della
Rep ub blica , cosicché il parlamento è un o r g a n o c o m p l e s s o perché formato
da due organi collegiali.
Il sistema bicamerale è il sistema più diffuso negli Stati di democrazia classica
ed è proprio degli Stati federali nei quali accanto ad una camera che
rappresenta l’intero popolo è stata posta una seconda che rappresenta i singoli
Stati membri.
Nel nostro sistema vige il b ic a me r a lis m o perfett o dove le camere hanno gli
stessi poteri e funzioni.
In Gran Bretagna e in Irlanda vige il b ic a me r a lis mo imp e rfet to dove le
camere non svolgono le stese funzioni e una delle due può prevalere sull’altra.
2. IL P A R L A M E N T O I N S E D U T A C O M U N E .
Dal Parlamento come organo complesso va distinto il parlamento in seduta
comune che è un organo collegiale che in quel momento non esercita funzioni
legislative m a di altra natura (i suoi componenti sono i deputati, i senatori - ed
anche dai delegati delle regioni se si deve eleggere il presidente della
repubblica).
Il p a r l a me nt o s i riunisce in s e d u t a c o m u n e q ua nd o :
• Elezione (art.83), giuramento (art.91), e, m essa in stato d’accusa del
presidente della repubblica (art. 90);
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SEZIONE I
L A F O R M A Z I O N E D EL L E C A M E R E
D a alcuni principi impliciti nel sistema si ricava che per quanto riguarda la
formazione delle due Camere è esclusa qualsiasi forma di rappresentanza della
sola maggioranza, e che, al contrario, deve essere adottato un sistema
elettorale che garantisca la rappresentanza delle minoranze.
4.LA R A P P R E S E N T A N Z A POLITICA.
L’art. 6 7 dispone che ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed
esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato.
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5. E L E T T ORATO ATTIVO E P A S S I V O
Le camere sono elette dai cittadini che godono del diritto di elettorato
attivo. S o n o elettori della Camera dei deputati i cittadini maggiorenni (art.
48, I c o mma ) e del senato coloro che hanno raggiunto il 2 5 anno di età (art.
58, c o m m a I )
S ono invece e le gg ibili (godono del diritto di elettorato p a s s i v o ) alla
camera chi ha raggiunto 2 5 anni (art .56,comma III) e al senato chi ha
raggiunto 4 0 anni (art. 5 8 II c o m m a )
L’art. 48, III c omma , dispone che il diritto di voto non può essere limitato se
non per inca pac ità civile o per effetto di s e nt e nza p e na le irrevocabile o
nei casi di ind e g nit à mor a le indicati dalla legge. N o n h a n n o diritto al voto
coloro che:
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I. S I S T E M I E L E T T O RALI
Indica l’insieme di norme che regolano e determinano la ripartizione dei seggi
per la rappresentanza di un determinato corpo elettorale.
La distinzione fondamentale dei sistemi elettorali è basata sul carattere,
maggioritario o non maggioritario che essi possono presentare.
I. C A R A T TE RI D E L V O T O
Art. 48, comm a II, cost. il voto è personale ed eguale, libero e segreto (Ed è
un dovere civico).
• P e r s ona le, deve essere esercitato personalmente a meno che non si
tratti di elettori fisicamente impediti, i quali esercitano il diritto del voto
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8.IL P R O C E D I M E N T O E L E T T O R AL E E L ’ A S S E G N A Z I ON E D E I S E G G I .
Con la l e g g e n. 270 del 2 0 0 5 è stato reintrodotto in Italia il sistema
proporzionale, abbandonato, in favore di un sistema maggioritario attenuato.
La legge del 2 0 0 5 però prevedeva la correzione del proporzionalismo mediante
p re mi di ma g g i or a n za , da assegnarsi alla coalizione vincente con metodi
diversi per la Camera dei deputati e per il Senato. Questo sistema elettorale
era inoltre a liste bloccate, nel senso che l’elettore poteva votare solo per le
liste di candidati m a non poteva indicare alcuna preferenza.
L’elezione dei parlamentari dunque era rimessa completamente alla scelta e
all’ordine di presentazione nella lista stabilita dai partiti.
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La ripartizione dei seggi tra le liste alla Camera è effettuata su base nazionale
mentre il riparto del Senato è solo regionale.
I candidati eletti deputati o senatori entrano nel pieno esercizio delle loro
funzioni all’atto della proclamazione .
Sia alla Camera che al Senato il seggio che rimane vacante per qualunque
causa, è attribuito, nell’ambito della stessa circoscrizione, al candidato che
nella lista segue immediatamente l’ultimo degli eletti nell’ordine progressivo di
lista.
9 . D I F F E R E N Z I A Z I O N I F R A LE D U E C A M E R E .
- E’ richiesta un’età d i ve r s a per l’acquisto del diritto di elettorato attivo (18
anni Camera dei deputati, 2 5 Senato) e del diritto di elettorato passivo (25
Camera dei deputati, 4 0 Senato);
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1 0. LE
CAUSE DI INELEG G IBI LITÀ, I N C O MPAT I BI LIT À ED INCANDIDABILITÀ
PARLAMENTARI.
Chi è colpito da una c a u s a di ine leg gibilità non perde il diritto all’elettorato
passivo, non può solo esercitarlo finché permane la causa impeditiva.
Le persone colpite di ineleggibilità possono essere distinte in tre gruppi.
1. persone che ricoprono determinati uffici, avvalendosi dei quali
potrebbero esercitare a loro favore pressioni su alcuni elettori (esempio:
il capo e il vice capo della polizia, i prefetti, gli ufficiali superiori delle
forze armate dello stato, sindaci di comuni con più di 20.000 abitanti,
limitatamente alla circoscrizione del loro comando territoriale)
[ineleggibilità relativa];
2. persone che abbiano impiego da governi esteri, al fine di impedire
possibili interferenze straniere nello svolgimento delle elezioni;
3. persone che sono legate allo stato da particolari rapporti economici, in
modo da evitare che i loro interessi personali possano interferire con lo
svolgimento del mandato parlamentare (i dirigenti di società sostenute
economicamente dallo stato, i giudici della corte costituzionale ed i
magistrati, esclusi quelli in servizio presso le giurisdizioni superiori, a
meno che non si trovino in stato di aspettativa. In ogni caso i magistrati
non sono eleggibili nelle circoscrizioni sottoposte alla giurisdizione degli
u ffi c i ai quali si sono trovati assegnati o presso i quali hanno esercitato le
loro funzioni nei sei mesi antecedenti la data di accettazione della
candidatura).
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11.LA V E R I F I C A D E L L E E L E Z I O N I .
Appena proclamato eletto, il parlamentare assum e immediatamente la qualità
di deputato o senatore e può esercitare le funzioni inerenti al suo ufficio.
La sua elezione, però, viene s o t t o p os t a a d u n controllo sia per quanto
riguarda i requisiti validi p er l’ a mmis sione n e ll ’ uffi c io (capacità elettorale
passiva, cause di ineleggibilità, incompatibilità) sia sotto il profilo della
r e g o l a rità delle operazioni elettorali.
Tale controllo ( verifica delle elezioni) è esercitato da una commissione
p e r ma ne nt e ( Gi unt a delle elezioni alla C a m e r a e Giunt a delle elezioni
e delle immu nit à p a r la me nt ar i al S e na t o ) costituita presso ciascuna
Camera ed i suoi componenti sono scelti dai rispettivi Presidenti.
L a ve ri fica delle elezioni si svolge attraverso d ue fasi, una necessaria
(controllo di deliberazione ) ed una eventuale (giudizio di contestazione ).
Il controllo di deliberazione mira ad accertare la validità della elezione sotto
entrambi i profili indicati. S e la Giunta delibera di convalidare l’elezione, né da
comunicazione all’assemblea alla quale non rimane che prendere atto della
convalida; invece se ritiene l’elezione non regolare la contesta.
In seguito alla c ont es ta zione si ha la sec onda fase che si svolge parte innanzi
alla Giunta in una discussione pubblica che si conclude con una deliberazione
a favore o contro la convalida; e parte innanzi alla intera assemblea che
discute la deliberazione della Giunta e decide definitivamente, a scrutinio
segreto, se convalidare o meno l’elezione.
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S E Z I O N E II
L O S TATU S D I M E M B R O D E L P A R L A M E N T O
L o s t a t u s di m e m b r o del p a r l a me nt o
E’ la posizione complessiva in cui deputati e senatori si trovano in ragione della
loro appartenenza alle Camere. Tale status si acquista dal momento
dell’assunzione dell’ufficio di deputato o senatore, vale a dire con la
proclamazione e, per i senatori a vita, con la comunicazione della nomina.
Le gua r e nt ig ie previste nell’art.68 sono strettamente connesse alle funzioni
svolte dai parlamentari e tendono ad assicurare il libero esercizio tutelando in
tal modo sia il parlamentare sia le assemblee elettive contro indebite
ingerenze volte a limitarne o comprimerne l’indipendenza.
1 2. L ’ I R R E S PO N S AB I LI TÀ P E R LE O P I N I O N I E S P R E S S E E D I V O T I DATI
A norma dell’art. 68, c o m m a I, Cost. i membri del Parlamento non possono
essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati
nell’esercizio delle loro funzioni, al fine di consentire loro la più ampia libertà di
valutazione e di decisione nell’esercizio del mandato.
Tale norma quindi e s e n t a i p a r l a me nta ri da ogni responsabilità civile,
penale, amministrativa e disciplinare. Tale irresponsabilità permane anche alla
scadenza del mandato.
E ssa è limitata tuttavia:
• ai voti ed alle opinioni, per cui se viene c omm esso un fatto materiale e
questo integra gli estremi di un reato, il parlamentare è perseguibile
penalmente
• alle opinioni espresse nell’esercizio delle funzioni parlamentari e non
anche in altra sede; m a le Camere tendono ad estendere
l’irresponsabilità anche per le opinioni espresse al di fuori delle sedi nelle
quali esse svolgono istituzionalmente le loro funzioni.
Va detto che, soprattutto negli ultimi due decenni, l’insindacabilità
p arla me nt are , da strumento posto a tutela dell’indipendenza del
parlamentare nei confronti degli altri poteri (esecutivo e giudiziario), è stata
invocata per coprire qualunque tipo di dichiarazione o di comportamento,
anche in situazioni che esulavano oggettivamente dall’esercizio delle funzioni
parlamentari.
Per ovviare a questa distorsione la Corte costituzionale ha svolto un controllo
più rigoroso sulle deliberazioni parlamentari arrivando a richiedere l’esistenza
di un « n e s s o funziona le » tra le dichiarazioni o i comportamenti per cui il
deputato è chiamato a rispondere davanti all’autorità giudiziaria e l’esercizio
della funzione parlamentare.
Del pari, quanto alle dichiarazioni rese o ai comportamenti tenuti al di fuori
delle aule parlamentari (c.d. extra moenia) – come nel caso, ad esempio, di un
dibattito televisivo – la giurisprudenza costituzionale ha ritenuto tali
dichiarazioni o comportamenti «coperti» dall’insindacabilità parlamentare solo
se riconducibili a una dichiarazione resa o a un comportamento tenuto
all’interno dell’Aula.
La Corte Costituzionale ha riconosciuto la sindacabilità delle opinioni espresse
da un deputato anche all’interno delle sedi parlamentari, ove non sia
riscontrabile lo stretto nesso con la funzione parlamentare.
La Corte Costituzionale ha chiarito comunque che la prerogativa parlamentare
dell’insindacabilità non può essere estesa sino a comprendere gli insulti solo
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13.LE G U A R E N T I G I E D E L L A LIBERTÀ P E R S O N A L E E D O M I C I L I A R E E D E L L A
LIBERTÀ D I C O M U N I C A Z I O N E E C O R R I S P O N D E N Z A .
A norma dell’art. 68, II e III comma, Cost. nessun membro del Parlamento
senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, può essere:
1. sottoposto a perquisizione personale o domiciliare
2. arrestato o altrimenti privato della libertà personale o mantenuto in
detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di
condanna oppure se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il
quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza
3. sottoposto ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o
comunicazioni ed a sequestro di corrispondenza.
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16. L’INDENNITÀ P A R L A M E N T A R E
A norma del art. 6 9 Cost. i membri del parlamento ricevono un indennità
stabilità dalla legge.
Tale indennità è costituita da quote mensili comprensive anche del r imb o r s o
di s p e s e di s e g r e t e r ia e di r a p p re sentanza .
L’ammontare di queste quote è determinato dagli U ffi c i di presidenza delle due
camere in misura tale da non superare il dodicesimo del trattamento
complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzione di presidente di
sezione della corte di cassazione ed equiparate.
A tale indennità fissa va aggiunta una d ia ria a titolo di r imb or s o delle s p e s e
di s o g g i o r n o a Roma .
Ai parlamentari spetta inoltre la c a rta di libera di circolazione sulle linee
delle ferrovie dello stato e sulle linee aeree ed un assistente pagato con fondi
appositamente stanziati dalle camere.
Hanno diritto ad un a s s e g n o vitalizio. Detto asse gno spetta ai parlamentari
cessati dal mandato che abbiano compiuto 6 5 anni di età ed abbiano
corrisposto i contributi per un periodo di almeno 4 anni e 6 mesi di mandato.
17. I P A R L A M E N T A R I P U B B L I C I I M P I E G A TI.
I pubblici impiegati che vengono eletti deputati o senatori sono, salvo alcune
eccezioni, collocati in aspettativa per la durata del loro mandato e secondo
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1 8. LE G U A R E N T I G I E D E L L A C A M E R A N E L L O R O C O M P L E S S O .
Speciali norme penali puniscono gli attentati diretti ad impedire alle camere
l’esercizio delle loro funzioni (art. 289 c.p. ) nonché il vilipendio di esse (art.
2 9 0 c.p. )
Poi c’è l’immunità della sede, cioè il divieto fatto alla forza pubblica,
compresa la polizia giudiziaria, di entrare nelle sedi in cui le camere svolgono i
loro lavori (palazzo Montecitorio per la camera e palazzo M ad am a per il
senato), se non per ordine del Presidente dell’assemblea.
I regolamenti parlamentari dispongono anche che i poteri necessari per il
mantenimento dell’ordine all’interno delle Camere spettano alle Camere stesse
e sono esercitati dal Presidente che direttamente, o dando disposizioni ai
questori, si avvale della guardia di servizio.
La forza pubblica non può, in ogni caso, entrare nell’aula se non per ordine del
Presidente e dopo che sia stata sospesa o tolta la seduta. Inoltre le Camere
godono di un’ a ut onomia contabile, esse determinano autonomamente il
loro fabbisogno finanziario e gestiscono i fondi somministrati dal Tesoro dello
Stato senza essere sottoposte ad alcun controllo esterno.
S E Z I O N E III
L ’ O RGAN IZ Z A Z IO N E E D IL F U N Z I O N A M E N T O D EL L E C A M E R E
19. I R E G O L A M E N T I P A R L A M E N T A R I
Le norme relative alla organizzazione interna ed allo svolgimento delle funzioni
delle camere sono contenute nella Cost it uzione e nei r e g ola me nt i
parlamentari.
Secondo quanto dispone l’art. 64, c o m m a I, Cost. ciascuna camera adotta il
proprio regolamento a maggioranza assoluta dei suoi componenti.
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20. IL P R E S I D E N T E E L’UFFICIO D I P R E S I D E N Z A
L’art 63, cost. dispone che ciascuna camera elegge fra i suoi componenti il
P r e s id e nt e e l ’ U ffi c i o di presidenza , composto secondo i regolamenti
parlamentari da 4 vicepresidenti, 8 segretari e 3 questori. Al senato l’ufficio
prende il nome di Co ns ig lio di p r e s idenza.
Il P r e s id e nt e r a p p r e s e nt a la Ca me r a . Eg li è o r g a n o s up e r p a r t e s e d a
tale p os izione di imparzialità d e v e is pirare l’esercizio delle s u e
funzioni.
Co me espressione dell’intera Assemblea, alla quale è collegato da un implicito
rapporto di fiducia, egli acquista, inoltre, una posizione costituzionale che lo
vede garante, allo stesso tempo, dei diritti delle minoranze e del corretto
svolgimento delle attività parlamentari nel quadro dei rapporti maggioranza –
opposizione ed interprete e custode delle prerogative e delle attribuzioni delle
camere, anche nei confronti dell’indirizzo politico del governo.
S p e t t a al p r es id e nte di assicurare il b u o n a n d a m e nt o dei lavori
dell’Assemblea e dell’amministrazione interna, f a c e nd o os s e r va r e il
r e g o l a me nt o .
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21.I G R U P P I P A R L A M E N T A R I ; LE C O M M I S S I O N I P E R M A N E N T I ; LE G I U N T E ; LE
C O M M I S S I O N I D I I N C H I E S T A; LE D E P U T A Z I O N I .
I g r u p p i p a r la me ntar i sono organi interni alle Camere che assicurano il
collegamento fra queste ed i partiti politici.
Sia i deputati che i senatori devono, entro 2 (deputati) o 3 (senatori) giorni
dalla prima seduta, dichiarare a quale gruppo parlamentare appartengono .
Normalmente vi sono tanti gruppi parlamentari quanti sono i partiti politici
rappresentati alle Camere.
Possono essere costituiti anche da:
-parlamentari non iscritti ad alcun partito m a uniti da un comune impegno su
determinati valori oppure da una comune ideologia;
-parlamentari che non dichiarano di volere appartenere ad un gruppo o non
appartengono ad alcun gruppo ( g r up p o misto).
Ogni gruppo parlamentare è composto da almeno 2 0 deputati e da almeno 1 0
senatori.
Ogni gruppo si da una sua organizzazione interna con la nomina di un
presidente, di uno o più vice presidente, di un comitato direttivo (alla camera)
di uno o più segretari (al senato) e con l’approvazione di uno statuto (alla
Camera) e un proprio regolamento (al Senato).
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2 2. G L I O R G A N I B I C A M E R A L I .
S ono organi composti pariteticamente da deputati e senatori e collegati,
strutturalmente e funzionalmente, con l’ordinamento delle Camere.
La Costituzione non prevede espressamente tale categoria di organi m a allo
stesso tempo ne istituisce uno (la commissione di deputati e senatori per le
questioni regionali art.126, c omm a I) e non esclude che le inchieste
parlamentari possano essere svolte congiuntamente dalle due Camere.
I regolamenti parlamentari prevedono espressamente la formazione di organi
collegiali bicamerali. La legittimità costituzionale di tali organi è stata discussa
sotto vari profili.
Gli organi bicamerali possono essere distinti in permanenti e temporanei.
Fra gli organi bicamerali più importanti ricordiamo: la commissione
parlamentare per le questioni regionali; la commissione per l’indirizzo generale
e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi; il comitato parlamentare per la
sicurezza della Repubblica.
Fra gli organi aventi caratteri temporanei ricordiamo le commissioni chiamate
a dare parere sui decreti legislativi che il Governo deve predisporre in
attuazione di leggi di delega od anche su altri atti governativi.
Non sono organi bicamerali le commissioni in cui siedono componenti estranei
alle Camere.
A norma dell’art. 6 1 cost. finché non sono riunite le nuove camere sono
prorogati i poteri delle precedenti la c.d. p r or og atio , mentre il prolungamento
della esistenza normale delle camere
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Le c a me r e s o n o c o nvo c a t e di diritto:
• non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni in una data fissata nel decreto
del presidente della repubblica che indice le elezioni (art. 6 1 )
• il primo giorno non festivo di febbraio e di ottobre (art. 62)
• quando una camera si riunisce in via s tra or dinar ia è convocata di
diritto anche l’altra (art. 62, c o m m a III, cos t.) Ciascuna camera può
essere convocata in via straordinaria per iniziativa del suo Presidente o
del Presidente della Repubblica o di 1/3 dei suoi componenti (art. 62,
c o m m a II. ) e su mozione di aggiornamento quando l’Assemblea,
sospendendo i lavori, indica la data della loro ripresa.
Le c a me r e c e s s a n o d a l loro u ffi c i o e v e n g o n o r innova te :
• alla fine dei 5 anni di loro durata in carica, od anticipatamente, se
vengono sciolte (una o ambedue).
Allo scioglimento delle camere procede il Presidente della Repubblica (art. 8 8
cost.) sentiti i loro presidenti, che tuttavia non può esercitare tale facoltà negli
ultimi 6 mesi del suo mandato.
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Le camere non possono discutere o deliberare sopra materie che non siano
all’ordine del g ior no (reso noto almeno il giorno precedente alla seduta) e
ciò in ossequio ad una regola democratica, secondo la quale bisogna conoscere
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26. L’OSTRUZIONISMO
In Parlamento si chiama ostruzionismo il disegno dilatorio m esso in atto dai
gruppi di minoranza per ritardare o impedire l'approvazione di una legge. In
altre parole si tratta di una procedura parlamentare che rallenta l'andamento
per la decisione e attuazione di leggi.
S pe sso l'ostruzionismo è l'unica arma parlamentare in m ano alle opposizioni e
può essere sia tecnico o legale sia fi s ic o o violento.
L ' os tr uzionis mo è d e tt o tecnico quando le minoranze fanno ricorso
esasperato alle norme regolamentari ed agli usi parlamentari:
1. presentano centinaia o migliaia di emendamenti, subemendamento o
articoli aggiuntivi ad un progetto di legge (ognuno dei quali va discusso
e votato)
2. iscrivono a parlare il numero più grande possibile di oppositori per
discorsi lunghissimi che si protraggono per ore ed ore
3. abbandonano l’aula e richiedono frequentemente la verifica del numero
legale (cioè che il numero dei parlamentari sia sufficiente a rendere
valida una votazione provocando, in caso di esito negativo, il rinvio della
seduta)
L’ostruzionismo è d e tt o fi s ic o quando si manifesta tramite la violenza e per
tanto del tutto illecito e va come tale represso dal Presidente dell’Assemblea
ricorrendo ai poteri disciplinati a lui affi d ati o ricorrendo alla guardia di servizio
o dopo che la seduta sia stata sospesa o tolta alla forza pubblica.
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S EZIONE IV
L A F U N Z I O N E L EGIS L ATIV A D EL L E C A M E R E
27. IL P R O C E D I M E N T O D I F O R M A Z I O N E D E L L A L E G G E O R D I N A R I A ( L E G G E
FORMALE):
A) L’iniziativa le gislativa:
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28. IL P R O C E D I M E N T O D I F O R M A Z I O N E D E L L A L E G G E O R D I N A R I A :
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3 1 . A L C U N E C O N S I D E R A Z I O N I S U L L A F A S E C O S T I TUTI VA .
Le Camere devono approvare il progetto di legge nel medesimo testo; ciò
significa che se una camera apporta al progetto già approvato dall’altra delle
modifiche, il progetto dovrà tornare alla Camera che lo ha approvato per prima
perché anch’essa approvi a sua volta le modifiche.
E poiché possono essere proposte modifiche alle modifiche, il progetto passerà
da una Camera all’altra sino a quando sarà raggiunto l’accordo. (c.d.
f e no me no delle navette).
Il procedimento di formazione adottato da una Camera non vincola anche
l’altra, cosicché una Camera può approvare un progetto di legge secondo il
procedimento ordinario e l’altra secondo il procedimento decentrato.
32.IL P R O C E D I M E N T O D I F O R M A Z I O N E D E L L A L E G G E O R D I N A R I A :
C) la p r omulg a zione :
33. LA P U B B L I C A Z I O N E D E L L A LEG G E.
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34. IL P R O C E D IM E N TO D I F O R M A Z I O N E D E L L E L E G G I D I REVISIONE
C O S T I T U Z I O N A L E E D E L L E ALTRE L E G G I C O S T I T U Z I O N A L I .
Tale procedura ha in comune con quella utilizzata per la formazione delle leggi
ordinarie la fase dell’iniziativa e con alcune modifiche di formulazione, la fase
della promulgazione e della pubblicazione e si differenzia invece per quanto
riguarda la fase della approvazione. Inoltre nel procedimento di formazione
delle leggi costituzionali può inserirsi la manifestazione di volontà del corpo
elettorale espressa mediante referendum.
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L a rottura della Cos t it uzione si ha quando una norma contenuta nel testo
costituzionale si pone in contrasto con un’altra norma o principio contenuto
nello stesso testo.
Nel nostro ordinamento le rotture della Costituzione si trovano nelle
disposizioni transitorie e finali [es. la XII in deroga all’art.49 vieta la
riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista
] o nell’art.68 che in deroga al principio di eguaglianza formale (art.3) prevede
speciali guarentigie a favore dei cittadini eletti deputati o senatori.
35. I L I M I T I A L L A R E V I S I O N E C O S T I T U Z I O N A LE .
Limiti alla revisione costituzionale sono previsti sia nelle costituzioni rigide che
in quelle flessibili.
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SEZIONE V
L’ATTIVITA’ D I I N D I R I Z Z O PO L ITICO D EL L E C A M E R E
• Str ume nta le , nel corso del quale gli organi di indirizzo politico,
individuati i fini, predispongono un apparato organizzativo ed i mezzi
materiali necessari per tradurre in risultati giuridici la volontà
programmata e conseguire i fini
• Effettuale, che si svolge mediante una serie di atti nei quali i fini
programmati trovano concreta attuazione.
Gli atti attraverso i quali le Camere svolgono l’attività di indirizzo politico sono:
la mo zione di fiducia, le l e g g i di indirizzo politico, la deliberazione
d ello s t a to d i g u e rra , le p roce d u re d i in d irizzo, d i co n trollo e
informazione, la mozione di sfiducia.
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38. LE L E G G I D I I N D I R I Z Z O P O L I T I C O
Si definiscono cosi quelle leggi mediante le quali il p a r la me nt o p a r t e cip a
d ir e t t amente alla direzione politica dello s t a t o.
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3 9. L A D E L I B E R A Z I O N E D E L L O S TATO D I G U E R R A .
ART.78 “Le camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i
poteri necessari”; ART.87 “Spetta poi al Presidente della Repubblica dichiarare
lo stato di guerra deliberato dalle camere”. Si discute se esso debba essere
deliberato con legge o meno in quanto non è richiesto espressamente
nell’art.78.
40. LE P R O C E D U R E D I I N D I R I Z Z O , D I C O N T R O L L O E D I I N F O R M A Z I O N E :
- LE P R O C E D U R E D I I N D I R I Z Z O .
Accanto alle leggi di indirizzo politico esistono atti unicamerali mediante i quali
le camere esercitano la loro attività di direzione politica.
Questi atti sono:
• la mo zione ( d ive r s a d a q ue lla di fi duc ia e s fi d uc ia ) ha il fine di
promuovere una deliberazione dell’assemblea su un determinato
argomento e può essere presentata alla Camera da un presidente di
gruppo o da dieci deputati ed al Senato dal almeno otto senatori;
• la risoluzione che è diretta a manifestare orientamenti o a definire
indirizzi su specifici argomenti.
L’efficacia di questi atti (direttive p a r la me ntar i) va collocata nel rapporto
fiduciario, per cui se il governo non desse esecuzione alla direttiva verrebbe
meno all’obbligo costituzionale di svolgere e contenere la sua attività
nell’ambito di detto rapporto, con la c onseguenza che la Camera la cui
direttiva sia stata disattesa dovrebbe coerentemente fare valere la
responsabilità politica del Governo sino a colpirlo nei casi più gravi con la
sfiducia.
• LE P R O C E D U R E D I C O N T R O L L O E D I I N F O R M A Z I O N E
Nelle forme di governo parlamentari il G ov e r no è s o t t o p o s t o a d u n
c o nt inuo controllo d a p a r te delle C a m e r e per quanto riguarda lo
svolgimento della sua attività politico–amministrativa p e rc hé c onc e de nd o g l i
la fiducia, le camere l o i m p e g n a n o a d a t t ua r e q ue l de te r minat o
indirizzo politico c on e s s e c onc ord ato .
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41. L A M O Z I O N E D I S F I D U C I A
Le camere possono decidere di fare terminare il rapporto che le lega al
governo con l’approvazione di u n a m ozione in cui e s s e e s p r im on o la
loro s fi d uc ia .
In s e g u it o all’approvazione di tale mozione, d a p a r te a nc he di u n a
s o l a delle d u e camere, il governo deve presentare le sue d imis s ioni al
p r e s id ent e della r e p ub b lica e s i a p r e la “crisi di g ove r no” .
L’art. 9 4 dispone che la mozione di sfiducia deve essere motivata e votata per
appello nominale.
Inoltre deve essere firmata da almeno 1/10 dei componenti la camera e non
può essere m essa in discussione prima di tre giorni dalla su a presentazione, al
fine di evitare votazioni di sorpresa c.d. assalti alla diligenza e di consentire
che il voto sia l’espressione meditata e sicura della volontà della maggioranza
parlamentare.
E poiché la sfiducia deve investire l’intera azione politica del governo e può
essere votata soltanto mediante una mozione motivata, lo stesso art. 9 4 ha
disposto che il voto contrario di una o entrambe le camere su una proposta del
governo non importa obbligo di dimissioni.
Si ha m a n c a t a fi d uc ia iniziale quando il governo presentandosi alle camere
dopo la sua formazione, non ne ottiene la fiducia e si ha vot o di s fi d uc ia
quando la fiducia, già concessa, viene revocata dalle camere con
l’approvazione della mozione di sfiducia.
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SEZIONE VI
F U N Z I O N I EL ETTO RALI, G I U R I S D I Z I O N A L I , CO N S U L TIV E
Le funzioni elettorali:
al Parlamento in seduta comune spetta l’elezione: del Presidente della Rep., di
5 giudici ordinari della Corte Cost., di 1/3 dei membri del CSM, dei 4 5 cittadini
fra i quali vengono estratti a sorte i 1 6 giudici aggregati della Corte Cost. nel
caso di giudizi di accusa contro il Presidente della Rep.
Funzioni ma t e r ia lme nt e giurisdizionali:
le Camere procedono alla verifica delle elezioni contestate dei propri membri e
sono chiamate, in seduta comune, a svolgere funzioni istruttorie nel
procedimento per la m essa in stato di accusa del Presidente della Rep.
Le funzioni c ons ult ive di o r g a ni interni delle Ca me r e :
Il Presidente della Rep., prima di procedere allo scioglimento delle Camere,
deve sentire il parere dei loro Presidenti (art.88); lo stesso parere è richiesto
per lo scioglimento del CSM; apposite commissioni parlamentari possono
inoltre essere chiamate a dare pareri al Governo in sede di formulazione delle
leggi delegate.
CAPITO L O S E C O N D O
IL P O T E R E L EGIS L ATIV O D E L P O P O L O
2. IL R E F E R E N D U M A B R O G A T I V O
Il referendum è indetto (dal presidente della repubblica) per deliberare
l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di
legge, quando lo richiedono 500.000 elettori o 5 consigli regionali.
Il r e f er e nd um n o n è a m m e s s o p e r le le g g i tributarie e di bilancio, di
a mnis t ia e di indulto e di aut o rizzazione a ratificare trattati
internazionali.
Al referendum hanno diritto di partecipare gli elettori della camera dei deputati
(vale a dire l’intero corpo elettorale). (ART.75)
La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla
votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è raggiunta la maggioranza
dei voti validamente espressi.
Non è possibile neanche abrogare mediante referendum disposizioni
costituzionali che sono abrogabili soltanto mediante il p r oc ed ime nt o
a g g r a v a t o previsto dall’art.138 e non sono ammissibili referendum il cui
esito positivo paralizzerebbe l’attività di un organo costituzionale.
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CAPITO L O T E R Z O – IL P O T E R E E S E C U T I V O
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Oltre agli uffici, centrali e periferici, dello Stato, fanno parte della pubblica
amministrazione anche gli u ffi c i degli altri enti pubblici sia territoriali (regioni,
province, comuni) e non territoriali (enti pubblici parastatali, camere di
commercio). I loro atti posti in essere po sseggo no la stessa forza e la stessa
effi c ac i a degli atti amministrativi statali.
2. I P R I N C I P I C O S T I T U Z I O N A L I S U L L A P U B B L I C A A M M I N I S T R A Z I O N E .
Un primo principio deriva dall’art. 9 7 Cost. che dispone che le pubbliche
amministrazioni in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano
l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico.
Un secondo attiene alla organizzazione dei pubblici uffici. L’organizzazione dei
pubblici u ffi c i deve essere determinata dalla legge formale. (ART.97)
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Gli atti politici si definiscono come atti d'individuazione dei fini e degli
interessi generali dell'ordinamento e sono emanati da organi costituzionali
nell’esercizio dell’attività di indirizzo politico e si esprimono attraverso:
gli atti aventi forza di legge, le sentenze della Corte Costituzionale e atti
formalmente amministrativi privi di f orza le g is lat iva o giurisd izionale
come gli atti di nomina dei ministri, dei sottosegretari, la proposizione della
questione di fiducia, la dichiarazione di pericolo pubblico o dello stato di guerra
ecc. ecc.
Una loro caratteristica essenziale è la loro n o n i mp ug na b il it à in s e d e
giurisdizionale .
Gli atti politici vengono poi concretamente realizzati dalla funzione
amministrativa attraverso provvedimenti che realizzano il fine politico.
3. LA F O R M A Z I O N E D E L G O V E R N O
La formazione del governo costituisce un procedimento, che inizia ogni volta
che un governo presenta le dimissioni e queste vengono accolte dal Presidente
della Repubblica, per cui è necessario nominarne uno nuovo. La Costituzione a
riguardo è estremamente laconica in quanto si limita a disporre con l’art. 9 2
che il Presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio e su
proposta di questi i ministri. Le norme per il procedimento di formazione del
governo non sono in gran parte scritte e costituiscono delle convenzioni
costituzionali, sorte per disciplinare l’esercizio del potere discrezionale del
Capo dello Stato.
Il Presidente della Repubblica procede alla nomina di un governo che abbia le
maggiori probabilità di ottenere e mantenere la fiducia delle camere in modo
da evitare frequenti crisi di governo.
Normalmente la nomina del Presidente del Consiglio dovrebbe cadere sul
l eader dello schieramento politico-elettorale risultato vincitore nelle elezioni.
Nel caso in cui a seguito della consultazione elettorale non vi sia la presenza di
uno schieramento nettamente vincitore, il Capo
dello Stato non è più vincolato di fatto a nominare Presidente del Consiglio il
leader dello schieramento vincitore m a può far valere il suo potere di influenza
per giungere alla formazione di un Governo che goda della fiducia delle
Camere.
Il procedimento di nomina del Governo inizia con le c onsult a zioni svolte dal
Capo dello Stato.
Egli convoca i presidenti dei gruppi parlamentari e i rappresentanti
delle coalizioni di schieramento, con l'aggiunta dei presidenti dei due rami
del Parlamento, i quali devono essere comunque sentiti in occasione dello
scioglimento delle Camere, oltre che, come forma di cortesia e rispetto, gli ex-
presidenti della Repubblica e delle Camere, cosicché alla chiusura delle
consultazioni il Presidente della Repubblica avrà degli elementi di valutazione
in base ai quali procederà al conferimento dell’incarico a quella personalità
politica che egli ritenga abbia le maggiori probabilità di formare il Governo.
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I s o t t o s e g r e t a r i di s t a t o
La nomina dei sottosegretari è uno dei primi atti del Governo, che vengono
nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del
Presidente del Consiglio dei ministri.
Q ue s t i n o n f a nno p a rte del g o v e r n o è n o n s o n o or g a ni costituzionali.
Essi non hanno attribuzioni proprie m a gli vengono delegate dal ministro e
aiutano il ministro nello svolgimento delle sue funzioni. C o m e rappresentanti
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Anche la figura del vice ministr o non è inclusa nella Costituzione m a è stata
introdotta con legge ordinaria del 2001. Possono essere nominati vice ministri
al massimo dieci sottosegretari, se ad essi sono conferite deleghe relative ad
aree o progetti di competenza di una o più strutture dipartimentali. I vice
ministri possono essere invitati dal Presidente del Consiglio dei ministri a
partecipare alle sedute del Consiglio dei ministri, senza diritto di voto, per
riferire su argomenti e questioni attinenti alla materia loro delegata.
4. I COMITATI I N T E R M I N I S T E R I A L I E D I COMITATI D I M I N I S T R I .
S ono costituiti da più ministri e alcuni anche da funzionari esperti, il loro
compito è quello di preparare e coordinare l’attività del Consiglio dei ministri in
determinati settori.
C IP E ( Co mit a t o Inter ministeria le P r o g r a m ma z i on e Ec onomic a) svolge
funzioni di coordinamento in materia di programmazione e di politica
economica nazionale, nonché di coordinamento della politica economica
nazionale con le politiche comunitarie. Ha perso tutti i compiti di gestione
tecnica, amministrativa e finanziari ed i poteri di autorizzazione, revoca,
concessioni di contributi che sono stati trasferiti alle amministrazioni di settore
competente.
IL C O N S I G L I O S U P R E M O D I D IF ES A , previsto dalla Costituzione, è
presieduto dal Presidente della Repubblica ed è composto dal Presidente del
Consiglio, dai ministri degli affari esteri, interno, tesoro, difesa, industria e
commercio e dal capo dello stato maggiore della difesa. Esamina i problemi e
coordina le attività attinenti alla difesa nazionale.
C I S R ( Comit a t o Interministeria le p e r la Sicure zza della Re p ub b lic a ) ha
funzioni di consulenza, proposta e deliberazione sugli indirizzi e sulle finalità
generali della politica dell’informazione per la sicurezza.
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8 . L A F U N Z I O N E N O R M A T I V A : L E G G I I N S E N S O F O R M A L E E M A T E R I AL E.
In deroga al principio della separazione dei poteri (secondo la quale la funzione
normativa dovrebbe essere riservata alla camera [leggi in senso formale])
anche il potere esecutivo può produrre norme costitutive dell’ordinamento
giuridico dello stato (legge in senso materiale).
La forma tipica degli atti normativi del potere esecutivo è il decreto.
S e si tratta di atti aventi forza di legge o di regolamenti governativi, la loro
forma sarà quella del decreto del Presidente della Repubblica.
I decreti legge ed i decreti legislativi hanno la stessa e ffi c aci a della legge
mentre i regolamenti hanno un’efficacia inferiore a quella della legge.
9. DECRETI LEGGE
(ART. 77) Il governo nei casi straordinari di necessita e di urgenza, può
adottare sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di
legge, m a deve il giorno stesso presentarle per la conversione in legge alle
Camere, che anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono
entro 5 giorni.
E’ stato però rilevato che il ricorso all’uso del decreto legge è diventato un
modo frequente di accelerare il procedimento di formazione della legge
rispetto a quello medio di approvazione di un disegno di legge.
Il decreto-legge non convertito e reiterato dal Governo è incostituzionale.
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Hanno un e ffi c aci a limitata nel tempo (60 giorni dalla pubblicazione sulla
gazzetta ufficiale; nello stesso giorno della pubblicazione essi devono essere
presentati alle Camere per la conversione in legge), ed in questo periodo, le
due camere potranno:
Nei primi due casi, il decreto legge non convertito in legge perde effi caci a sin
dall’inizio (cioè retroattivamente dal momento della sua entrata in vigore ed è
da considerare come mai esistito).
Nel terzo caso, il decreto legge viene sostituito dalla legge approvata dalle
Camere. Queste ultime possono regolare con legge i rapporti giuridici sorti
sulla base dei decreti non convertiti.
In genere sono emanati nella forma di decreti legislativi quei testi normativi
che per la loro mole sarebbero difficilmente gestibili in sede parlamentare,
come nel caso di testi unici e codici.
I testi unici si distinguono in meramente compilativi (fonte solo di cognizione in
cui vengono coordinate le varie disposizione legislative) e innovativi (quando
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11. I R E G O L A M E N T I
I regolamenti (al pari dei decreti aventi valore di legge) sono formalmente
emanati dal Presidente della Repubblica. Essi sono atti formalmente
amministrativi (perché provengono da un organo governativo) e
sostanzialmente normativi; vengono deliberati dal Consiglio dei ministri,
sentito il parere del Consiglio di Stato ed emanati con decreto del Presidente
della Repubblica.
S ono inseriti nella raccolta ufficiale degli atti normativi della repubblica italiana
e pubblicati sulla gazzetta ufficiale ed entrano in vigore dopo un periodo di
almeno 1 5 giorni dalla pubblicazione.
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12. L I M I T I AL L A P OT E S T À R E G O L A M E N TA R E : L A R I S E RVA
DI LEGGE
La riserva di legge, inserita nella Costituzione, prevede che la disciplina di una
determinata materia sia regolata soltanto dalla legge primaria.
Ris e r va relat iva : quando la materia può essere disciplinata oltre che da leggi
formali (e dagli atti ad esse equiparate) anche da altre fonti. Qui può essere
am m e sso l’intervento del potere normativo del governo, attraverso i
regolamenti autorizzati, di organizzazione, e di attuazione.
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Sia la riserva di legge assoluta che quella relativa possono essere rinforzate
quando la costituzione oltre a rinviare alla legge (riserva semplice) disciplina
parte della materia così limitando la discrezionalità del legislatore.
Ris e r ve di l e g g e rinforzate sono ad esempio quelle contenute nell’art.16 a
norma del quale al legge può stabilire limitazioni alla libertà di circolazione e di
e soggiorno; p e r motivi di sanità o di sicurezza.
13. LE C A U S E D I C E S S A Z I O N E D E L G O V E R N O
Il governo non è un organo a durata prestabilita.
E sso può terminare solo per: revoca della fiducia dalle camere; dimissioni.
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Il g o v e r n o d imis s iona r io rimane in carica sino alla nomina dei nuovi ministri
m a non può compiere atti che impegnino l’indirizzo politico e la sua
responsabilità nei confronti del parlamento (con la sola eccezione della
controfirma dei decreti presidenziali di scioglimento delle camere e di indizione
delle elezioni e dell’adozione di provvedimenti inderogabili).
14.LA R E S P O N S A B I L I T À D E I M I N I S T R I
Secondo l’art. 9 5 c o mma II, cost. “I ministri s o n o r e s p ons a b il i
c o l le g ia lme nt e de g l i atti del c ons ig lio dei ministri e ind ivid ua lme nte
d e gli atti c ompiut i nei loro dicasteri”. Art. 89, com ma I, cost. “Nessun atto
del presidente della repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri
proponenti, che ne assum o no la responsabilità.”
La r e s p ons a b ilit à g iurid ica dei ministri e del presidente del consiglio può
essere distinta in civile, p e na le e a mminis t ra tiva .
– Civilmente, essi, sono direttamente responsabili per i danni arrecati a
terzi nell’esercizio della loro funzione ( art. 28 cost )
– P e na l me nt e sono responsabili per i c.d reati ministeriali, cioè quei
reati comuni (es. peculato, concussione, corruzione) commessi in occasione ed
a causa dell’esercizio delle loro funzioni ed abusando del potere loro conferito.
Art. 9 6 cost. : Il Presidente del Consiglio ed i ministri anche se cessati dalla
carica sono sottoposti per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni,
alla giurisdizione ordinaria (in particolare nel “tribunale dei ministri”), previa
autorizzazione della Camera di appartenenza o del Senato qualora il soggetto
non sia parlamentare.
– A mmin is t r a t iva me nt e i titolari degli organi del governo sono
responsabili, come tutti i funzionari, innanzi alla Corte dei Conti per danni
arrecati alla pubblica amministrazione.
15. G L I O R G A N I A U S I L I A R I
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Co ns ig l io di S t a t o
E’ un organo di consulenza giuridica ed amministrativa del Governo.
Il suo parere è obbligatorio per legge:
A – per l’emanazione degli atti normativi del governo e dei singoli ministri,
nonché per l’emanazione dei testi unici;
B – per la decisione dei ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica;
C – sugli schemi generali di contratti-tipo, accordi e convenzioni predisposti da
uno o più ministri.
Il parere deve essere dato entro 45 giorni dalla richiesta.
Co r t e dei conti
La Corte dei conti esercita il controllo preventivo di legittimità esclusivamente
sugli atti non aventi forza di legge indicati nell’art. 3 della legge n.20 del 1 4
gennaio 1 9 9 4 ed il s u o vis t o è requisito di e ffi c a c i a per l’esecutività
dell’atto sottoposto al suo esame.
Tale controllo è stato abolito sui decreti-legge e decreti-legislativi.
Co me organo ausiliare delle Camere esercita il controllo sulla gestione del
bilancio dello Stato e sul patrimonio delle amministrazioni pubbliche, e riferisce
annualmente al parlamento (ed ai consigli regionali) l’esito del controllo
eseguito.
Esercita anche funzioni giurisd izionali in materia contabile e finanziaria e di
pensioni (civili e militari).
E’ organo posto al servizio dello Stato come garante imparziale dell’equilibrio
economico-finanziario del settore pubblico e, in particolare, della corretta
gestione delle risorse collettive in relazione a: efficacia, efficienza,
economicità.
Avvo c a t ur a dello S t a t o
L’Avvocatura dello Stato svolge il compito primario di assistere e difendere lo
Stato, e più in generale, le pubbliche amministrazioni nei giudizi in cui sono
parte.
Anche le Regioni possono chiedere il patrocinio dell’Avvocatura.
Svolge anche una funzione consultativa e ad essa possono chiedere pareri le
pubbliche amministrazioni nell’esercizio delle loro attività.
Uno dei compiti più rilevanti è quello di assistere e difendere lo stato (e per
esso anche la presidenza del consiglio) nei giudizi innanzi alla corte
costituzionale.
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3 – L a g iur isdizione a mminist rat iva : tutela gli interessi legittimi (ed
eccezionalmente i diritti soggettivi) dei cittadini che siano stati lesi da un atto
della pubblica amministrazione ed assicura, in tal modo, la giustizia nell’
amministrazione.
Tutti gli altri organi che esercitano tale funzione rientrano nelle giurisdizioni
speciali:
-Tribunali militari, in materia penale;
-T.A.R. - Tribunali Amminis t r at ivi Re g iona li;
- Cons iglio di S t a t o; in materia
amministrativa e contabile
-Corte dei conti;
-Corte costituzionale in materia costituzionale;
-le funzioni giurisdizionali esercitate dalle camere.
1.IL P R I N C I P I O DELL’UNICITÀ D E L L A G I U R I S D I Z I O N E
La funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari istituiti e regolati
dalle norme sull’ordinamento giudiziario e “ o r g a nizza la m a g is t r a t ur a
o rdinar ia in un ord ine a u t o n om o e ind ipe nde nt e d a o g n i altro p otere ”
art. 1 0 2 e 1 0 4 della costituzione.
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b – dalla Cor t e dei conti, nelle materie di contabilità pubblica e nelle altre
specificate dalla legge;
2. G I U D I C I S T R A O R D I N A R I ; G I U D I C I S P E C I A L I ; S E Z I O N I S P E C I AL I ZZAT E.
Il divieto di istituire giudici s t ra ord inari discende direttamente dal
principio secondo il quale ciascun individuo deve preventivamente conoscere
quale sarà il suo giudice naturale, vale a dire il giudice precostituito per legge
dal quale sarà giudicato se commetterà un determinato reato e dal quale, a
norma dell’ art. 2 5 cost. non può essere distolto. Ciò implica che non si
possono creare giudici ad hoc, per giudicare fatti già previsti come reati o
determinate persone, m a implica anche che l’istruzione ed il giudizio non
possono essere sottratti al giudice competente per territorio.
Il divieto di istituire giud ici spec iali trova la sua prima giustificazione nel
principio secondo il quale tutta la funzione giurisdizionale, tranne le eccezioni
espressamente previste, deve essere esercitata dai magistrati ordinari.
Tuttavia la Costituzione ha previsto il mantenimento del Consiglio di Stato,
della Corte dei Conti e dei tribunali militari per occuparsi di particolari
controversie e categorie di soggetti.
Il Co ns ig lio di S t a t o
E’ un organo di consulenza giuridica ed amministrativa del governo (costituito
da 7 sezioni, 3 consultive, 4 giurisdizionali).
Ha giurisdizione per la tutela nei confronti della pubblica amministrazione degli
interessi legittimi e, in materie particolari indicate dalla legge, anche dei diritti
soggettivi (detta giurisdizione esclusiva). Il consiglio di stato nel 1 9 7 1 è
divenuto organo di appello avverso le sentenze dei T.A.R.
Si è instaurato in tal modo anche nel campo della giustizia amministrativa, il
doppio grado di giurisdizione.
L a Co r t e dei conti
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E ssa giudica sui conti che debbono rendere tutti coloro che hanno maneggio di
denaro o di valori dello Stato e di altre pubbliche amministrazioni (giudizi di
responsabilità contabile) e sulla responsabilità per danni arrecati all’erario da
pubblici funzionari (giudizi di responsabilità civile).
Esercita anche funzioni giurisdizionali in materia di pensioni ordinarie (civili o
militari) e di pensioni di guerra. Spetta inoltre alla Corte dei Conti parificare il
rendiconto generale consuntivo dell’amministrazione dello Stato ed i rendiconti
delle aziende autonome soggette al suo riscontro, prima che siano presentati
al Parlamento.
I tribunali militari di p a c e
Distinti in tribunali militari e corte militare d’appello e composti da
magistrati militari, hanno giurisdizione soltanto per i reati commessi da
appartenenti alle forze armate.
Contro le sentenze dei tribunali militari è am m esso ricorso innanzi alla Corte
militare d’appello formata da un magistrato militare di cassazione e da
magistrati di cassazione e di appello.
Contro i provvedimenti dei giudici militari è am m esso ricorso per cassazione,
secondo le norme del codice di procedura penale.
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La giustizia p e na le è amministrata:
dai Giudici di pace, d a l Tribunale ordinario, d al l a Corte di appello, d a l l a
Cor t e di A s s i s e di p r imo g r a d o e di appello, d a lla Cor t e di Ca s s a zione ,
d a i Tribunali Militari, dalle C a m e r e (in seduta comune per la promozione
delle accuse verso il Presidente della Repubblica), d a lla Cor t e Cos t it uzional e
(per i giudizi sulle accuse verso il Presidente della Repubblica).
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5.I R I C O R S I A M M I N I S T R A T I V I
La tutela del cittadino è assicurata, oltre che dal ricorso agli organi
giurisdizionali anche dai ricorsi amministrativi, i quali non hanno natura
giurisdizionale poiché sono rivolti o alla stessa autorità che ha emanato l’atto
o all’autorità gerarchicamente sovraordinata; per cui manca in chi è chiamato
a deciderli, il carattere dell’imparzialità.
a – l’op posizione ( amm essa soltanto nei casi espressamente previsti dalla
legge ) consiste in una istanza rivolta dall’interessato alla stessa autorità che
ha emanato l’atto al fine di richiederne il riesame e l’eventuale rimozione.
L’amministrazione ha l’obbligo di pronunciarsi sul ricorso;
Abbiamo a che fare con un ric orso g e rar c hic o impropr io quando la legge
consente i ricorsi contro gli atti amministrativi dei ministri, di enti pubblici o di
organi collegiali.
Una forma di tutela indiretta del cittadino nei confronti della pubblica
amministrazione è data sia dai controlli cui gli atti amministrativi dello Stato e
degli altri enti pubblici sono sottoposti ad opera di organi a ciò deputati (Corte
dei Conti) sia da quelle forme di a ut oc ontr ollo cui la stessa amministrazione
può ricorrere ritirando, revocano od annullando l’atto qualora lo ritenga viziato
nella legittimità o nel merito.
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6. LE G I U R I S D I Z I O N I N O N S TATALI
Gli arbitri sono dei privati (di cittadinanza italiana ) nominati, di regola, dalle
parti, e decidono sulle controversie a loro rivolte, che non abbiano per oggetto
diritti indisponibili, con una sentenza ( lod o arbitrale) che deve essere
dichiarata esecutiva dal tribunale.
Giustizia s p ort iva. I rapporti tra i due ordinamenti (statale e sportivo) sono
regolati in base al principio di autonomia. Perciò è affi d a t a all’ordinamento
sportivo la disciplina delle questioni aventi oggetto l’osservanza e
l’applicazione delle norme regolamentari, organizzative e statuarie
dell’ordinamento sportivo nazionale e l’irrogazione e applicazione delle relative
sanzioni disciplinari. Nelle materie non riservate agli organi della giustizia
sportiva ogni altra controversia appartiene al giudice amministrativo (con
competenza funzionale del TAR LAZIO). I rapporti patrimoniali tra società,
associazioni e atleti sono di competenza del giudice ordinario.
7. L’AUTONOMIA E L ’ I N D I P E N D E N Z A D E L L A M A G I S T R A T U R A O R D I N A R I A
La costituzione garantisce ai magistrati ordinari una p osizione di a ut o n o m ia
e di ind ip e nd e nza nei confronti degli altri poteri dello stato, sottraendo i
giudici ad ogni forma di dipendenza dal ministro della giustizia.
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L’indipendenza della ma g is t r at ura , oltre che dal CSM, è sancita anche dalle
n o r m e costituzionali, quali ad esempio:
-art.101 cost. “i giudici sono soggetti soltanto alla legge”;
-art.107 cost. c o m m a III, “i magistrati si distinguono fra loro soltanto per
diversità di funzioni”;
-il pubblico ministero, art. 107, c o m ma IV, cost. “Gode delle garanzie stabilite
nei suoi riguardi dalle norme dell’ord. giudiziario” (il p.m. esercita le sue
funzioni non più sotto la direzione del ministro della giustizia, bensì sotto la sua
vigilanza);
-Art. 1 0 7 cost. “I magistrati sono inamovibili (fissi ). Non possono essere
dispensati o sospesi dal servizio né destinati ad altre sedi o funzioni se non in
seguito a decisioni del consiglio superiore della magistratura, adottata o per i
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-In base al carattere p e r s ona le della r e s p ons a b ilit à penale, nessuno può
essere ritenuto responsabile penalmente se non per un fatto commissivo od
omissivo a lui direttamente imputabile.
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10. IL P R O B L E M A D E L L A POLITICITÀ D E L G I U D I C E
La responsabilità politica ha come oggetto il modo in cui il giudice ha
amministrato la giustizia ed il parametro di giustizia sarà dato dalle norme
costituzionali nelle quali sono determinati i fini ed i valori politici fondamentali,
e non certamente da un orientamento politico contingente o di maggioranza.
Non esiste un indirizzo politico dei giudici (o della magistratura), m a esistono i
giudici quali “operatori politici”, in quanto istituzionalmente chiamati ad
incidere sulla realtà sociale. Il giudice non è portatore di un particolare
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CAPITO L O Q U I N T O – IL P R E S I D E N T E D E L L A R E P U B B L I C A
1. L’ELEZIONE E L A D U R A T A D E L M A N D A T O .
ART.83: Il Pr e s id e nte della Re p ub b lic a è eletto dal parlamento in seduta
comune, integrato da tre delegati per ogni regione eletti dal consiglio regionale
in moda da assicurare la rappresentanza delle minoranze. La Valle d’Aosta ha
un solo delegato.
L’elezione ha luogo per scrutinio segreto ed a maggioranza di 2/3
dell’assemblea; solo se al terzo scrutinio non si è raggiunta tale maggioranza
allora si procede con la maggioranza assoluta.
Per essere eletto Presidente della Rep. è sufficiente essere cittadino italiano,
aver compiuto 50 anni di età e godere dei diritti civili e politici.
La sua carica dura 7 anni, che iniziano dal giorno in cui fa giuramento di
fedeltà alla repubblica e di osservanza della costituzione dinnanzi al
parlamento in seduta comune; può essere rieletto.
Il capo dello stato non è un organo di indirizzo politico.
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• L’ASSEGNO E LA DOTAZIONE.
L’assegno e la dotazione del Presidente della Rep. è determinata con legge.
Asse g no personale pari a 125.000 € annui;
Dotazione, ossia il complesso dei beni (costituenti patrimonio indisponibile
dello Stato), destinati alla residenza e agli U ffi c i del Presidente. La dotazione si
compone di una parte in immobili (Palazzo del Quirinale, tenuta di
Castelporziano e di Capocotta e altri edifici situati in diverse Regioni italiane) e
di una parte in denaro, necessaria per le spese della Presidenza.
• LE A T T R I B U Z I O N I
Il P r e s id e nt e è p o s t o al di fuori dei tre poteri f ond a me nt a li dello s t at o .
Egli esercita le sue attribuzioni come Capo dello Stato, per cui si è identificato
un autonomo p ot e r e presidenziale neutro.
In relazione al potere legislativo ed alla relativa funzione, il presidente:
• indice le elezioni delle camere e ne fissa la prima riunione (art. 87) e
può convocare ciascuna camera in via straordinaria (art. 62)
• può inviare m e ssa g g i alle camere (art. 87)
• autorizza con suo decreto la presentazione alle camere dei disegni di
legge di iniziativa governativa (art. 87)
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• I M E S S A G I E D IL P O T E R E D I E S T E R N A Z I O N E .
Il p o t e re di m e s s a g g i o del Presidente è disciplinato dai art. 7 4 e 87,
c o m m a II. ART.74 i m essaggi con i quali il Presidente accompagna il rinvio di
una legge alle camere chiedendo una nuova deliberazione. E poi art. 8 7 che si
limita a disporre che il Presidente può inviare m essag gi alle camere. Attraverso
tale tipo di messaggio il Presidente può segnalare agli organi legislativi gravi
necessità comuni o l’esigenza di provvedere a determinate situazioni,
rimanendo sempre imparziale. Però questi m essaggi per essere validi devono
essere controfirmati dal ministro o dal Presidente del Consiglio e dai ministri.
• LO S C I O G L I M E N T O D E L L E C A M E R E .
Nel caso in cui il governo venga battuto da una mozione di sfiducia, il
Presidente, può, valutare le circostanze che hanno determinato il voto e la
situazione politica generale, usare del suo potere di scioglimento e rimettere la
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stato le valutazioni politiche dei presidenti delle camere, che per la loro
posizione sono in grado di conoscere e di riferire obiettivamente quali siano le
tendenze manifestatesi al riguardo all’interno delle assemblee.
Inoltre, egli non può sciogliere le camere negli ultimi 6 mesi del suo mandato,
salvo che essi coincidono, in tutto o in parte, con gli ultimi sei mesi della
legislatura (art 88, c o m m a II ) c.d. s e m e s t r e bianco.
• C L A S S I F I C A Z I O N E D E G L I ATTI P R E S I D E N Z I A L I
Gli atti presidenziali possono classificarsi in tre grandi categorie.
4. Atti f or ma lme nt e presidenziali e s os t a nzia lme nt e governativi,
il cui contenuto è predisposto e voluto dai membri del governo.
5. Atti f or ma lme nt e e s os t a nzia lme nt e presidenziali
6. Atti f or ma lme nt e presidenziali e atti s os t a nzia lme nt e
c omp le ss i, il cui contenuto è predisposto e voluto sia dal P. della
Repubblica sia dai membri del governo.
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• LA P OS IZ IONE G IU R IDICA
Il potere del presidente della repubblica è un potere neutro, cioè potere che
non entra a far parte nel gioco politico e posto al di sopra delle parti senza
svolgere alcuna funzione attiva nella determinazione e nell’ attuazione
dell’indirizzo politico.
Il p r e s id e nte è il r a p p r e s e nt a nt e dell’unità na zio na le (art. 8 7 ) e ne è il
s imb o l o . N e lla s u a p e r s o n a s i a r monizza l’unità dello s t a t o .
Egli non è collegato ad alcuna parte politica e vige sul funzionamento del
meccanismo costituzionale ed interviene nel momento in cui le regole che lo
disciplinano non vengono osservate, al fine di assicurare il rispetto, formale e
sostanziale, della Costituzione ed il mantenimento di un corretto equilibrio fra
gli organi cui spetta la direzione politica dello Stato.
CAPITO L O S E S T O
L A CO RTE C O S T I T U Z I O N A L E
1 . L A C O M P O S I Z I O N E E D IL F U N Z I O N A M E N T O
L a Co r t e costituzionale è composta in modo diverso a seconda che giudichi:
1) sulle c ont r overs ie di legittimità costituzionali delle l e g g i e d e g l i
atti a ve nt i forza di l e g g e
2 ) s ui conflitti di attribuzione
3 ) s ull’ a mmiss ib ilità del r e f e r e nd um a b r og a t ivo
4) sulle a c c us e m o s s e c o nt r o il p r e s id ent e della Re p ub b lic a
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I giudici della Corte Costituzionale sono scelti fra i magistrati, anche a riposo,
delle giurisdizioni superiori (ordinaria ed amministrativa), fra i professori
ordinari di università in materie giuridiche; fra gli avvocati dopo 2 0 anni di
esercizio professionale.
I giudici ordinari della corte sono nominati per 9 anni e non possono essere
nuovamente nominati. (ART.135)
Alla scadenza del termine il giudice cessa dalla carica e dall’esercizio delle
funzioni.
[p r or og at io speciale] I giudici ordinari e aggregati che costituiscono il
collegio giudicante, continuano a farne parte sino ad esaurimento del giudizio,
anche se sia sopravvenuta la scadenza del loro incarico.
Ne consegue che nei giudizi penali, la Corte sarà composta anche dai giudici
ordinari scaduti che, in quanto prorogati, continuano a far parte del collegio
giudicante.
Per quel che riguarda il funzionamento, va detto che le udienze de lla corte
s o n o pubbliche, m a il presidente può disporre che si svolgano a porte chiuse
quando la pubblicità può nuocere alla sicurezza dello stato o all’ordine
pubblico.
Nei giudizi sulle accuse, il Collegio giudicante deve essere costituito da almeno
2 1 giudici, dei quali i giudici aggregati devono essere in maggioranza. In caso
di parità di voti prevale l’opinione più favorevole all’accusato.
2. LO S T A T U S D I G I U D I C E C O S T I T U Z I O N A L E
L’ufficio di g iud ic e della Cor te Cost it uzio na le è inc o mpa tib il e c o n
q ua l s ia s i funzione p ub b lica o privata. I giudici non possono essere
candidati in elezioni politiche o amministrative, inoltre non possono svolgere
attività inerenti ad una associazione o partito politico.
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3. IL P R E S I D E N T E D E L L A C O R T E C O S T I T U Z I O N A L E
E’ eletto d a lla Cor te a m a g g i o r a n z a a s s ol u t a ed, in caso di votazione di
ballottaggio e voto di parità, è proclamato eletto il più anziano di carica, e in
mancanza, il più anziano di età.
Il presidente rimane in carica p e r 3 a nni ed è rieleggibile.
Il Presidente rappresenta la Corte, la convoca, dirige le sedute e le attività
delle commissioni ed esercita gli altri poteri che gli sono attribuiti per legge e
dai regolamenti.
In particolare:
• nomina, nei giudizi di legittimità costituzionale, un giudice per la
istruzione e la relazione e convoca la Corte per la discussione
• può ridurre con provvedimento motivato ridurre sino alla metà i termini
dei procedimenti
• fissa con decreto il giorno dell’udienza pubblica e convoca la Corte
• regola la discussione e può indicare i punti e determinare i tempi nei
quali essa deve svolgersi
• vota per ultimo nelle deliberazioni delle ordinanze e delle sentenze; in
caso di parità di voto, prevale quello del Presidente (tranne nei giudizi di
accusa che prevale l’opinione più favorevole all’accusato).
S e zione I
I G I U D I Z I S U L L A L E G I T TIM IT À C O S T I T U Z I O N A L E D E L L E L E G G I E D E G L I ATTI
AVENTI VALORE DI LEGGE
4. I V I Z I D I L E G I TTI MI TÀ C O S T I T U Z I O N A L E D E L L E LEG G I: V I Z I F O R M A L I -
V I Z I M A T E R IA LI .
S i h a vizio f or ma le quando una legge è approvata dal parlamento, violando
u n a delle n or me s ul p r oc e d ime nt o di f or ma zione delle l e g g i contenute
nella costituzione o secondo un procedimento diverso da quello prescritto .
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Questo secondo procedimento può essere adottato soltanto dallo Stato per
impugnare una legge regionale o provinciale o dalla Regione per impugnare
una legge o un atto ad esso equiparato dello stato od una legge di altra
regione.
5. G L I ATTI S O G G E T T I A L S I N D A C A T O D I L E G I TTI MI TÀ C O S T I T U Z I O N A L E
Gli atti soggetti al sindacato di costituzionalità:
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6. IL P R O C E D I M E N T O I N V I A I N C I D E N T A L E ( o d ’ec cezione):
A) la p r op os izione della q ue s t ione
La costituzione (art. 137) ha rinviato ad una legge costituzionale perché
stabilisse le condizioni, le forme ed i termini di proponibilità dei giudizi di
legittimità costituzionale .
E ssa stessa ha previsto condizioni, forme e termini di proponibilità quando si
tratti di leggi regionali (art. 127).
La legge costituzionale ha escluso un ricorso diretto alla corte da parte di chi
lamenti la lesione di una situazione giuridica soggettiva dovuta ad una legge
ritenuta costituzionalmente illegittima o da parte di un organo pubblico a ciò
deputato.
Lo ha a mm e sso solo se le controversie di legittimità costituzionale insorgano
fra stato e regione o fra regioni.
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Sia nei giudizi di leg itt imità costit uzionale (proposti in via incidentale o in
via d’azione) sia sui conflitti di attrib uzione la corte costituzionale funziona
con l’intervento di a l m e n o 1 1 giudici e le decisioni sono deliberate in
camera di consiglio dai giudici presenti a tutte le udienze in cui si è svolto il
giudizio e vengono prese con la maggioranza assoluta dei votanti; l’eventuale
opinione dissenziente dei giudici che vi partecipano non può essere resa
pubblica.
Nel caso di parità di voto prevale quello del Presidente.
La corte giudica in via definitiva con s e nt enza . Tutti gli altri provvedimenti di
sua competenza sono adottati con ordinanza .
Le s e d ut e della corte in s e d e n o n giurisdizionale non sono valide se non
intervengono almeno 9 giudici e le deliberazioni sono adottate a maggioranza
dei presenti.
Per le deliberazioni riguardanti n o r m e r e g ola me nt ar i la maggioranza
richiesta è di 8 giudici.
9. IL P R O C E D I M E N T O I N V I A D ’ A Z I O N E ( O P R I N C I P A L E )
A norma del art. 127: il G o ve r no de lla Re p ub b lic a q u a n d o r it e ng a c he
u n a l e g g e r e g iona le e c c ed a la c o m p e t e nza della regione, o quando la
Regione ritenga che una legge dello Stato o di un’altra Regione leda la sua
sfera di competenza, possono promuovere la questione di legittimità
costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale entro 6 0 giorni dalla
pubblicazione dell’una o dell’altro.
ART. 1 23: il Governo della Repubblica può impugnare gli statuti regionali
davanti alla Corte costituzionale entro 3 0 giorni dalla loro pubblicazione.
10. LE D E C I S I O N I D E L L A C O R T E C O S T I T U Z I O N A L E
L a corte g iud ic a d e fi nit iva me nt e c on s e nt e nza.
Tutti g li altri p rovve d ime nt i di s u a c omp e t e n za s o n o a d d ot t at i c o n
ordinanza .
Le sentenze sono pronunciate in n o m e del p op o lo italiano e devono
contenere, oltre alle indicazioni dei motivi di fatto e di diritto, il dispositivo, la
data della decisione e la sottoscrizione del Presidente e del giudice che le ha
redatte.
La corte n o n p u ò a mp liar e l’ambit o d el s u o g iud izio m a deve attenersi,
nel pronunciare la sentenza, a ciò che le è stato chiesto e non allargare il
thema decidendum (la questione) oltre i limiti in cui è stato formulato dalle
parti e dal giudice, secondo un principio di diritto processuale definito come
principio di c or r isp ondenza fra c hie s t o e pronunciato.
Quel che deve prevalere è sempre il f a vor constitutionis , per cui, se la legge
o l’atto avente forza di legge vengono conosciuti costituzionalmente illegittimi,
la corte né dichiarerà, u n a vo l ta per tutte, l’illegittimità, con la conseguenza
di togliere loro e ffi c a ci a ed applicabilità; se, invece, la corte riterrà infondata la
questione, non per questo il dubbio sulla legittimità costituzionale delle
disposizioni sottoposte al suo sindacato verrà cancellato in via definitiva,
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11. I TIPI D I S E N T E N Z E :
A) D I A C C O G L I M E N T O
La Corte può giudicando con sentenza in via definitiva:
• Dichiarare l’illegittimità costituzionale della disposizione legislativa;
• Dichiarare l’infondatezza della questione.
Nel primo caso avremo una s e nt e nza di a c c og limento , nel secondo una
sentenza di rigetto.
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1 3 . C ) LE S E N T E N Z E I N T E R PRE TATI VE
La Corte ha ritenuto molte volte di dover reinterpretare il testo
legislativo. E’ accaduto così che la Corte ha tratto dal testo legislativo non la
stessa norma tratta dalle parti o dal giudice m a una norma diversa e questa
norma ha posto ad oggetto del suo giudizio.
Per cui si avrà una sentenza interpretativa che può essere a sua volta di
accoglimento o di rigetto.
Le s e nt e nze interpretative di r ige tto si hanno quando la Corte, avendo
tratto dal testo legislativo una norma in tutto od in parte diversa da quella
tratta dalle parti e dal giudice, dichiara che, rispetto a questa norma, non
sussistono vizi di legittimità costituzionale, facendo in tal modo salvo il testo
legislativo. E sse però non hanno effi c aci a erga o m nes e rappresentano un
vincolo negativo per il giudice del procedimento in cui è stata sollevata la
relativa questione; in tutti gli altri casi il giudice conserva il potere-dovere di
interpretare in piena autonomia le disposizioni di legge a norma dell’art. 1 0 1
Cost.
S E Z I O N E II: I CO N F L ITTI D I A T T R I B U Z I O N E
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attribuzioni od ostacola l’efficacia dei suoi atti, vuoi infine perché ne turba in
qualche modo l’indipendenza sul piano strutturale, come potere dello Stato.
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S E Z I O N E III: IL G I U D I Z I O S U L L E A C C U S E
17. I REATI P R E S I D E N Z I A L I ( R I N V I O )
L a corte p u ò c onos c e r e s o lt a nt o i reati c omp r e s i nell’atto di accusa.
18. IL P R O C E D I M E N T O
L a del ibera zione s ulla m e s s a in s t a t o di a c c us a del Pr e s id e nt e della
Re p ub b lic a è a d ot t a t a d a l p a r la me nt o in s e d u t a c om u ne su relazione di
un comitato formato dai componenti della Giunta del Senato della Repubblica
e da quelli della Giunta della Camera dei deputati competenti per le
autorizzazioni a procedere. La deliberazione è adottata a scrutinio segreto.
Il Parlamento in seduta comune, nel porre in stato di accusa il Presidente della
Repubblica, elegge, fra i suoi componenti, uno o più commissari per sostenere
l’accusa, i quali esercitano innanzi alla Corte costituzionale le funzioni di
pubblico ministero.
Nei giudizi di accusa contro il Presidente della Rep. intervengono oltre i giudici
ordinari della Corte, 1 6 membri tratti a sorte da un elenco di cittadini che
hanno i requisiti per essere eletti senatori, che il Parlamento compila ogni 9
anni mediante elezione. Il Collegio giudicante deve essere comunque in ogni
caso costituito da almeno 2 1 giudici, dei quali quelli aggregati devono essere in
maggioranza.
Nelle votazioni per la deliberazione di sentenza, il Presidente della Corte
raccoglie i voti cominciando dal giudice meno anziano e vota per ultimo. Non
sono am m esse astensioni. In caso di parità prevale l’opinione più favorevole
all’accusato.
PARTE T E R Z A – LE LIBERTA’ E LE
A U TO N O M I E
CAPITO L O P R I M O – L E LIBERTA’
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SEZIONE I
IL P R I N C I P I O D I E G U A G L I A N Z A
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Art. 2 4 Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi
legittimi.
La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento.
S ono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e
difendersi davanti ad ogni giurisdizione.
Art. 3 8 Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per
vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle
loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia,
disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento
professionale.
S E Z I O N E II
D IRITTI E D O V E R I D E I CITTAD IN I
3.I D I R I T T I P U B B L I C I S O G G E T T I V I E LE LIBERTA’.
Il concetto di libertà presuppone una relazione, nel senso che si è liberi nei
confronti di (o rispetto a) una entità distinta, cosi inteso però non ha valore
giuridico, m a rimane confinato sul piano della morale.
Visto che il soggetto passivo del rapporto in cui tali diritti soggettivi si
inseriscono è lo stato (o comunque un pubblico potere) si tratta di un rapporto
giuridico di diritto pubblico, e quindi i diritti in esam e sono configurati come
diritti soggettivi pubblici.
I pubblici poteri attraverso un loro intervento attivo tendono anche a dare
attuazione al principio costituzionale di eguaglianza sostanziale e così ad
assicurare il pieno sviluppo della persona um ana e l’effettiva partecipazione di
tutti i cittadini al governo dello Stato (libertà nello Stato).
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a)-il diritto alla difesa, che la cost. (art. 2 4 c o mm a II) definisce “inviolabile in
ogni stato e grado del procedimento” e che è strettamente connesso al diritto
di tutti di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi (art
2 4 c o mm a I). La difesa consiste nella possibilità di resistere in un giudizio
(penale, civile, amministrativo) sia personalmente (nei rari casi in cui è
b)-il diritto di voto : (art. 48) vale a dire il diritto ad essere iscritto nelle liste
elettorali ed a partecipare alle elezioni degli organi rappresentativi dello Stato
e degli enti pubblici territoriali ed a votare nei vari referendum previsti nella
costituzione.
d)-il diritto a ll’acce ss o a g li u ffi c i pubb lici e alle cariche elettive (art. 51)
che si specifica nel diritto a porre la propria candidatura nelle elezioni politiche
ed amministrative ed a partecipare ai pubblici concorsi. Nell’art. 5 1 è stato
integrato a riguardo il principio delle pari opportunità tra donne e uomini
nell’accesso agli u ffi c i pubblici e alle cariche elettive.
7. I D O V E R I C O S T I T U Z I ON A L I :
(Art. 2) La Repubblica richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale.
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b)-dovere di dife ndere la patria, (art. 52) la difesa della patria è sacro
dovere del cittadino (non solo col prestare servizio militare m a anche con
resistenze contro forze militari straniere che hanno occupato il territorio).
e)dovere di p re sta zioni patr imo nia l i (art. 5 3 ) tutti hanno il dovere di
concorrere alla spesa pubblica (mediante il pagamento di tributi) in ragione
della propria capacità contributiva
S E Z I O N E III
L E L IB ERTÀ N EGATIV E
E sse rientrano fra quei diritti inviolabili che l’art. 2 cost. riconosce e garantisce
all’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità.
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8. L A LIBERTÀ P E R S O N A L E (ART.13)
Consiste nella libertà della persona fisica da ogni limitazione che ne possa
ostacolare i movimenti e le azioni. Nella libertà personale può farsi rientrare la
libertà morale, cioè la pretesa dei singoli all’autodeterminazione ed
all’integrità della propria coscienza che non deve essere forzata con minacce o
intimidazioni col fine di annientare le volontà e la libertà di disposizione del
proprio corpo per renderle acquiescenti ai comandi dei governanti.
L a libertà p e r s ona le n o n p u ò e s s e r e limitata s e n o n nei s oli c a s i e
m o d i previsti d a lla l e g g e e p e r a t t o mot iva t o dell’autorità giudiziaria .
M o d i di limitazione della libertà personale sono: la detenzione, l’ispezione
(esempio: un prelievo di sangue) la perquisizione, la custodia cautelare,
l’arresto di polizia (di chi è colto in flagranza di un delitto) il f e r mo di indiziati
di un delitto (che viene disposto dal pubblico ministero) ecc.
In c a s i eccezionali di ne c e s s it à e di ur g e n za (esempio: la flagranza di un
delitto e i casi di fermo) t a s s a t i va me nt e indicati da lla l eg ge , gli ufficiali e
gli agenti di polizia giudiziaria possono adottare p r ovved ime nt i pr ovvisor i
restrittivi della libertà perso nale; tali provvedimenti restrittivi devono
essere c o munic at i e ntr o 4 8 ore all’autorità giudiziaria e si intendono
revocati e restano privi di ogni effetto qualora il giudice non decide sulla
convalida nelle 4 8 ore successive al momento in cui l’arrestato o il fermato è
posto a sua disposizione.
Ulteriori g a r a nzie dell’integrità fis ic o- ps ic hica della p e r s o na s o n o
p r e vis te s ia nello s t e s s o art.13 c he in altri articoli della Costituzione .
• È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte
a restrizioni di libertà.
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9. L A LIBERTÀ D I D O M I C I L I O E IL D I R I T T O A L L A R I S E R V A T E Z Z A
Per domicilio nel senso dell’art. 1 4 cost. deve intendersi non solo il luogo in
cui una persona ha stabilito la s e d e principale de i s uoi affari e intere ss i
(art. 4 3 cod. civ.) m a anche qualsiasi luogo dove una persona riesce ad isolarsi
dal mondo esterno ad a mettersi al riparo da ogni invasione (volontaria ed
involontaria) della sua sfera privata (esempio: oltre l’abitazione abituale, anche
una dimora precaria, come una camera d’albergo, una tenda).
Inoltre per domicilio ai sensi dell’art. 1 4 deve intendersi anche la s e d e delle
p e r s o ne g iurid ic he e d e g li enti di f at to (quali una impresa commerciale,
un partito politico, una associazione culturale).
La Cost. ha inteso tutelare nel modo più ampio il diritto dell’uomo ad avere una
propria sfera privata, entro la quale egli possa svolgere, in piena riservatezza,
e senza interferenze esterne, ogni attività individuale o collettiva e
autodisciplinare il proprio modo di vivere come egli ritiene più opportuno. Per
questo aspetto la libertà di domicilio tutela anche la p r ivacy (e il diritto alla
riservatezza).
La t utela del diritto alla riservate zza è previsto dall’art. 6 1 5 b is del
codice p e na le che punisce chiunque mediante strumenti di ripresa visiva o
sonora, si procuri indebitamente notizie o
immagini attinenti alla vita privata svoltasi nelle abitazioni altrui o in altro
luogo di privata dimora o chi rivela e diffonde tramite qualsiasi mezzo di
comunicazione le notizie e le immagini ottenute.
Tale diritto ha ricevuto maggiore tutela con l’entrata in vigore del Cod ice in
ma t er ia di prote zione de i d at i per sona li che prevede obblighi in capo a
coloro che procedano al trattamento dei dati personali.
Particolare disciplina hanno ricevuto i c.d. d a t i sensibili che sono quelli idonei
a rilevare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni filosofiche, religiose,
opinioni politiche, stato di salute e vita sessuale. Tali dat i s o n o o g g e t t o di
t r a t t a me nt o s olo c on il c o n s e n s o scritto dell’interessat o o p r e via
autorizzazione del Ga r a nt e.
Il Ga r a nt e è un’autorità che opera in piena autonomia e con indipendenza di
giudizio e di valutazione. E’ un o r g a n o colle giale costituito da 4 membri, 2
eletti dalla Camera e 2 dal Senato con voto limitato tra persone che siano
esperti di riconosciuta competenza in diritto o informatica. I membri di tale
collegio eleggono il loro Presidente, il cui voto prevale in caso di parità.
Il consenso dell’interessato e l’autorizzazione del Garante non sono richiesti
quando il trattamento dei dati personali è effettuato nell’esercizio della
p r o f e s s ione g ior na list ica ed avvenga nel rispetto dei limiti del diritto di
cronaca.
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L’art. 1 4 III comma, dispone infine che le ispezioni e gli accertamenti per motivi
di sanità e di incolumità pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati da
l e g g i speciali. Quindi possono avvenire anche senza l’intervento dell’autorità
giudiziaria. Questo perché si vuole tutelare un interesse generale.
L’accesso invece deve essere autorizzato dall’autorità giudiziaria quando deve
essere eseguito in locali che siano adibiti anche ad abitazione. In ogni caso
l’accesso nei locali destinati all’esercizio di arti e professioni deve essere
eseguito in presenza del titolare dello studio o un suo delegato.
Inoltre l’autorità giudiziaria dispone sempre, con decreto motivato, il
s e q ue s t r o dell’immobile , che sia sede di enti, associazioni o gruppi, quando
in tale sede siano rinvenuti armi da sparo, esplosivi o quando l’immobile è
pertinente al reato.
1 0 . L A LIBERTÀ E L A S E G R E T E Z Z A D E L L A C O R R I S P O N D E N Z A
Per c o rr is ponde nza deve intendersi quella e p ist olare (comprese le stampe
inviate per via epistolare), t e le g r a fi c a e telefonica. L’art. 1 5 dispone che
deve essere assicurata sia la libertà della c orr isp ond e nza s ia la
s e g re t e zza della s t e s s a (nel senso che i pubblici poteri non possono se non
con le garanzie previste nello stesso art. 15, impedire che persone distanti
comunicano fra loro e prendere conoscenza dell’oggetto della comunicazione).
Tale tutela vi è anche nei confronti dei privati.
Oltre che la libertà e la segretezza della corrispondenza, l’art. 1 5 t utela
a nc he la libertà e la s e g r e t e zza di o g n i altra f or ma di c omunica zio ne
(esempio: le stazioni radio private
rice-trasmittenti, posta elettronica).
Le limitazioni alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra
forma di comunicazione possono avvenire me d ia nt e il s e q ue s t r o e le
intercettazioni telefoniche e sono disposti con atto motivato dall’autorità
giudiziaria e nei soli c a s i e m o d i previsti d a lla le g g e .
1 1 . L A LIBERTÀ D I C I R C O L A Z I O N E E S O G G I O R N O (ART.16)
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13. L A LIBERTÀ D I A S S O C I A Z I O N E
A norma dell’art. 1 8 i cittadini hanno diritto di a s s oc ia r s i liberamente ,
senza autorizzazione per fini che non sono vietati ai singoli dalle leggi penali.
Le associazioni sono formazioni sociali stabilmente organizzate, costituite al
fine di soddisfare determinati interessi, non contingenti, comuni a tutti coloro
che ne fanno parte.
L a differenza tra a s s oc ia zione e riunione sta in ciò: nell’associazione
l’interesse che accomuna gli associati può essere perseguito solo in forma
collettiva, e mediante un’organizzazione stabile. Nella riunione invece si ha la
contemporanea presenza di più persone nello stesso luogo e ciascun
partecipante soddisfa il proprio interesse singolarmente.
Le a s s oc ia zioni vietate d a ll a Cos tituzione sono quelle segrete e quelle che
perseguono anche indirettamente scopi politici mediante organizzazioni di
carattere militare.
A norma dell’art. 1 della legge gennaio 1982, n 17, sono da considerare
segrete, quelle associazioni che anche all’interno di associazioni palesi,
occultano la loro esistenza tenendo segrete le finalità e le attività, o rendendo
sconosciuti i soci, e sono dirette ad interferire sull’esercizio delle funzioni di
organi costituzionali e amministrazioni pubbliche.
Tali associazioni qualora con sentenza irrevocabile ne sia accertata la
costituzione, sono sciolte con decreto del presidente del consiglio dei ministri,
previa deliberazione del consiglio stesso.
Il divieto di costituire associazioni che perseguono anche indirettamente scopi
politici mediante organizzazioni di carattere militare, va rinvenuto in ciò che in
un regime democratico, i fini politici vanno perseguiti senza ricorrere alle armi
alla violenza e alle gerarchie di tipo militare.
A norma dell’art. 1 c o mma quarto del d.lgs. 1 4 feb. 1948, n 43, si considerano
a ss o cia zioni a ve nti carattere militare, quelle costituite mediante
l’inquadramento degli associati in corpi, reparti o nuclei, con disciplina ed
ordinamento gerarchico interno analoghi a quelli militari, con l’eventuale
adozioni di gradi o uniformi, e con una organizzazione atta all’impiego
collettivo in azioni di violenza o minaccia. Stesso divieto di dotare di uniformi e
divise i propri appartenenti per le associazioni dipendenti da partiti politici.
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Nella libertà di religione va fatta rientrare anche (in negativo) quella di non
essere costretti a professare una fede religiosa, la libertà di n o n e s s e r e
credenti, e dunque di non avere imposto il compito di atti con significato
religioso, come ad esempio, di giurare, nei giudizi civili e penali, con la formula
“innanzi a Dio”.
1 5 . L A LIBERTÀ D I M A N I F E S T A Z I O N E D E L P E N S I E R O
A) L a libertà di s t a m p a .
Il I c om ma dell’art. 2 1 cost. dispone che: tutti h a n n o diritto di
ma nif e s ta re il proprio p e ns ie r o c on la p a r ola lo scritto e q ua ls ia s i
altro m e zzo di diffusione.
I mezzi mediante i quali si può manifestare il proprio pensiero sono la parola,
lo scritto, la radio, la televisione , i ma s s - me d ia , lo spettacolo.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Chiunque
voglia pubblicare un libro, un opuscolo, un manifesto, ecc. non deve chiedere
alcuna autorizzazione ed una volta stampato il libro non deve essere
sottoposto ad alcuna censura (ad una approvazione preventiva dello scritto).
L’unica f or ma di limitazione della libertà di s t a m p a è il sequestro.
Si tratta di una misura avente carattere repressivo che può essere posta in
essere soltanto dopo la pubblicazione dello stampato e soltanto al fine di
impedirne la diffusione. Si può procedere al sequestro soltanto per atto
motivato dall’autorità giudiziaria nel caso dei delitti per i quali la legge sulla
stampa espressamente lo autorizzi o nel caso di violazione delle norme che la
legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili. Il sequestro può
essere disposto anche dal giudice civile, come misura cautelare, qualora si
tratti di far cessare l’abuso di immagine altrui.
Qualora, però, vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo
intervento dell’autorità giudiziaria, l’art. 2 1 c o mma IV, dispone che il
s e q ue s t r o della s t a m p a periodica (e n o n u n libro) p u ò e s s e r e e s e g ui t o
d a u ffi c i a l i di polizia giudiziaria, c he d e v o no imme d ia t a me nt e, e n o n
m a i oltre 2 4 ore, fare d e nunzia all’autorità giudiziaria. S e questa non lo
convalida nelle 2 4 ore successive, il sequestro si intende revocato e privo di
ogni effetto.
S o n o vietate le p ub blica zioni a s t a mp a , gli spettacoli e tutte le altre
manifestazioni, contrarie al b u o n c o s t u me (cioè viene punito chiunque
metta in circolazione, scritti disegni o immagini osceni, pubblichi notizie false,
esagerate o tendenziose per le quali può essere turbato l’ordine pubblico ecc.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i
mezzi di fi na n zia me nt o della s t a m p a periodica , e ciò per consentire una
lettura critica e consapevole dei quotidiani e dei periodici in genere che è resa
possibile solo dalla conoscenza dei nomi dei proprietari e dei finanziatori degli
stessi.
Il problema del finanziamento della stampa è direttamente collegato a quello
dell’effettivo esercizio della relativa libertà. Non tutti riescono a manifestare il
loro pensiero attraverso giornali o periodici m a è possibile esprimere
liberamente il proprio pensiero attraverso un manifesto, volantino, opuscolo o
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B) Il c ine ma e d il teatro.
Anche lo s p e t t a c olo è uno dei mezzi di diffusione del pensiero.
La Costituzione nell’ultimo c o mma dell’art.21 se ne occupa disponendo il
divieto dei s p e tt acoli contrari al b u o n c os t u me e demanda alla legge lo
stabilire di provvedimenti adeguati a prevenire ed a reprimere le violazioni.
La legge infatti dispone che per la proiezione in pubblico dei film, è richiesto un
nul l a- o sta rilasciato con decreto del M inis t r o p er i b eni e le attività
culturali su conforme parere di apposite commissioni che possono anche
stabilire se alla proiezione del film possono assistere i minori degli anni 14, o i
minori di 1 8 anni. La commissione di primo grado dà parere contrario alla
proiezione in pubblico esclusivamente dove trovi nel film, nel complesso, o in
scene singole offese al buon costume, ai sensi dell’art. 2 1 Cost.
Contro il provvedimento del ministro è a m m e sso ricorso al TAR.
C) L a r a d io e la televisione .
Occupano fra i mezzi di diffusione del pensiero un posto a sé in quanto hanno
superato di gran lunga, per quanto attiene la loro capacità di informare ed
incidere sull’opinione pubblica, le potenzialità della stampa. Per tale motivo si
comprenderà l’importanza che assum e il loro regime giuridico. In Italia tale
r e g ime è adesso dettato dalla legge n.112 del 2 0 0 4 ( N or me di principio in
ma t er ia di a s s e t t o del s i s t e m a rad iote le vis ivo e della Ra i - Ra d io
Televisione S.p.a., nonc hé d e l e g a al G o ve r no p e r l’e ma na zio ne del
t e s t o unico della radiotelevisione) .
La Corte costituzionale ha istituito l’Autorità p er le g a ra nzie nelle
comunicazioni, composto dal Presidente nominato dal Capo dello Stato e da
8 commissari eletti metà ciascuno dal Senato e dalla Camera.
L’autorità p os s i e d e va s t i poteri di a ccerta me nt o, regola zio ne,
controllo e s a nzione p e r far r is p et tare le r e g ole anti-trust.
Le norme in materia di radiotelevisione sono state raccolte in un Testo unico.
Al fine di assicurare l’indipendenza, l’obiettività e l’apertura del servizio
pubblico radiotelevisivo alle diverse tendenze politiche, sociali e culturali, nel
rispetto delle libertà garantite dalla Costituzione, la determinazione
dell’indirizzo generale del servizio stesso e l’esercizio della relativa vigilanza
sono affid ati ad una “Comm is s io ne p a r la me nt ar e per l’indirizzo g e ne r a le
e la vig ila nza dei servizi radiotelevisivi”, composta da 4 0 membri
designati dai Presidenti delle Camere fra i rappresentanti di tutti i gruppi
parlamentari.
A tale Commissione spetta di stabilire le norme per garantire il diritto di
accesso al mezzo radiotelevisivo, attribuito ai partiti ed ai gruppi parlamentari,
alle confessioni religiose, ai sindacati, alle associazioni, ai gruppi etnici e
linguistici e altri gruppi sociali che ne fanno richiesta.
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D) Internet.
Un veicolo potente per la manifestazione e la diffusione del pensiero che
consente ad un numero elevato di individui o gruppo di dare e ricevere
informazioni, partecipare a dibattiti, esprimere opinioni e farle conoscere in
tutto il mondo.
L’uso della rete p u ò e s s e r e inc lus o nella nozione “ og ni altro me zzo di
diffusione” dell’art. 21.
La comunicazione digitale oggi è abbastanza agevole e non risulta limitata, né
di diritto né di fatto, dalle norme che disciplinano la stampa, la radio e la
televisione. Ogni individuo può accedere ad un blog, un forum, o può mettere
direttamente in rete i suoi scritti, con i soli limiti derivanti dal codice penale.
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esporre le proprie teorie purché rispetti, a sua volta, la libertà dello studente e
ne stimoli il senso critico facendo conoscere in maniera obbiettiva anche le tesi
diverse dalle sue.
S EZIONE IV
L E L IB ERTÀ P O S I T I V E
Infatti nulla vale a riconoscere ai singoli alcuni diritti fondamentali se poi non si
eliminano gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto
l’esercizio delle libertà ad essi connesse.
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Espressione delle libertà positive sono i diritti sociali e i diritti economici che
rientrano tra le libertà economiche.
19. I D I R I T T I S O C I A L I
S o no espressione delle libertà positive e comprendono:
Il diritto al la vor o affermato nell’art.4, a norma del quale, “La Repubblica
riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che
rendano effettivo questo diritto”.
La Repubblica oltre a tutelare il lavoro in tutte le sue forme riconosce anche i
diritti del lavoratore e della donna lavoratrice (art. 3 6 e 37).
Ad es. l’art. 3 6 c omm a I afferma che “il lavoratore ha diritto ad una
retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso
sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e
dignitosa”.
Il III c o mm a dispone che “Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie
annuali retribuite e non può rinunziarvi”.
Il diritto alla s a lut e che si specifica, nel garantire cure gratuite agli indigenti
(art 32);
Il diritto allo studio, e per i più capaci e meritevoli il diritto di raggiungere i
gradi più alti degli studi(art. 34);
Il diritto alle d iver se f or me di a ss icura zioni sociali (art.38): la Repubblica
provvede ad assicurare al cittadino inabile al lavoro un’adeguata assistenza
sociale; la stessa assistenza è assicurata in caso di disoccupazione
involontaria, infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia.
20. LE LIBERTÀ E C O N O M I C H E
Nel campo delle libertà economiche assum e molta importanza la disciplina
costituzionale:
• del diritto di proprietà;
• della libertà di iniziativa economica privata;
• del diritto al lavoro.
L a p r o prie tà privata: la nostra cost. si occupa della proprietà privata negli
art. 42, 43, 44, e 47.
Nel primo di detti art. (42) la proprietà viene distinta in pubblica e privata, e si
dispone che i beni economici appartengono allo Stato ad enti o a privati.
I beni economici appartenenti allo Stato o ad altri enti sono detti b e ni
pubblici.
I b e ni pubblici possono essere di proprietà dello Stato, delle Regioni, delle
Province, dei Comuni o di altri enti pubblici e si differenziano da quelli privati
per il loro diverso regime giuridico.
Il cod. civile li distingue in b e ni d e ma niali e b e ni patrimoniali.
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Sia i beni demaniali che i beni del patrimonio indisponibile sono destinati a
soddisfare un interesse pubblico.
Tali beni possono riassumersi nella categoria dei “beni culturali e ambientali”.
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L’art. 4 3 dispone che a fini di utilità generale la legge può trasferire, mediante
espropriazione e salvo indennizzo, allo stato, ad enti pubblici o a comunità di
lavoratori o di utenti, la proprietà privata di imprese che si riferiscono a servizi
pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio e che hanno
carattere di preminente interesse generale.
Per cui oggi all’art. 4 va collegato l’art. 38, a norma del quale i lavoratori
disoccupati involontari hanno diritto ad avere assicurati i mezzi adeguati alle
loro esigenze di vita.
21. I N U O V I DIRITTI.
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La legge per tanto dovrebbe assicurare la tutela di tali diritti sia in via diretta
ed immediata, sia in via indiretta, prevedendo strutture organizzative,
procedure, controlli, a ffi n c h é tale tutela sia resa in caso possibile.
SEZIONE V
L A P R O T E Z I O N E I N T E R N A Z I O N E D E I D IRITTI D EL L ’ UO MO E L A
C O N D I Z I O N E G I U R I D I C A D EL L O S T R A N I E R O
22. L A D I C H I A R A Z I O N E U N I V E R S A L E D E I D I R I T T I DELL’UOMO.
Approvata d a ll ’ O N U ai quali aderiscono la maggior parte degli Stati del
mondo.
La Dichiarazione, dunque, costituisce il frutto di un accordo sul riconoscimento
e sulla tutela di alcuni diritti fondamentali da parte di tutti gli Stati aderenti
all’ONU.
Solo che già nel p r e a mb olo la Dichiarazione viene definita come “ideale
c o m u n e d a r a g g i u n g e r s i d a tutti i p op oli e d a tutte le Nazioni”. Il suo
valore giuridico è dunque ben limitato; infatti spetterà ai singoli Stati membri
di darle attuazione, e se qualcuno dei diritti proclamati non sarà riconosciuto o
violato in un singolo Stato, l’ONU non potrà obbligare quest’ultimo a mutare
comportamento o non potrà applicargli una sanzione.
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2 3 . L A C O N V E N Z I O N E P E R L A S A L V A G U A R D I A D E I D I R I T T I DELL’UOMO E
D E L L E LIBERTA’ F O N D A M E N T A L I E E LE ALTRE C A R T E D E I D I R I T T I
FONDAMENTALI.
Stipulata dagli Stati membri del consiglio d’Europa, la Convenzione si propone
di prendere le prime mis ur e a d a t t e a d a s s ic ur a r e la g a r a nzia collettiva di
certi diritti enunciati nella “Dichiarazione U nive rs ale ” dei diritti
dell’uomo.
La Convenzione appare riduttiva per quanto riguarda i diritti e le libertà in
essa compresa ed e s t e ns iva pe quanto attiene alla loro tutela.
Estensiva perché non si limita a proclamare i diritti e le libertà ma, al fine di
assicurare il rispetto degli impegni assunti dagli Stati firmatari, istituisce u n a
C o m m i s s i o n e e ur op e a dei Diritti d e ll ’ uomo ed u n a Cor t e e ur op e a dei
Diritti dell’Uomo; la prima alla quale possono rivolgersi non solo le Parti
contraenti m a anche ogni persona fisica, organizzazione non governativa o
gruppo di privati che pretenda d’essere vittima di una violazione, imputabile ad
una delle Parti contraenti, dei diritti riconosciuti nella Convenzione; la seconda
alla quale spetta nel caso di fallimento della composizione amichevole della
controversia ad opera della Commissione, di risolvere la questione sottopostale
dalla Commissione stessa o da una delle Parti Contraenti.
L a d e c is ione della Cor t e è d e fi nit iva e le Parti Cont r ae nt i s o n o
i m p e g n a t e a d a r le esecuzione.
SEZIONE VI
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L’art. 2 riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo che
come partecipe alle formazioni sociali.
25. L’IMPEG NO D E L L A R E P U B B L I C A D I R I C O N O S C E R E E G A R A N T I R E I D I R I T T I
I N V I O L A B I L I DELL’UOMO N E L L E F O R M A Z I O N I S O C I A L I .
L’impegno costituzionale di riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell’uomo
è assunto, non dallo Stato apparato, m a dallo Stato-istituzione, comprensivo,
oltre che di tutti i minori corpi sociali, anche di tutti gli ordinamenti particolari
e ad essi sovraordinato.
26. LE F O R M A Z I O N I S O C I A L I A R I L E V A N Z A C O S T I TU Z IO N A L E .
Le formazioni sociali a rilevanza costituzionale sono le confessioni religiose, la
famiglia, la scuola, la comunità del lavoro, i partiti politici, le Regioni, le
Province ed i Comuni, le minoranze linguistiche.
I diritti fondamentali di libertà ed eguaglianza formale dovrebbero essere
riconosciuti e garantiti ai singoli all’interno delle formazioni sociali
costituzionalmente rilevanti.
La Costituzione infatti dispone che le c onf es s ioni re lig iose diverse dalla
cattolica, hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, p urc hé q ue s t i
n o n c o ntras t ino c on l’or dina me nt o giuridico italiano; che il ma t r im o nio
è o rd ina to s ull’ e g ua g lia nza mor a le e g iur id ica dei coniugi, con i limiti
stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare; che i cittadini a s s oc ia t i in
partiti devono concorrere a determinare la politica nazionale con m e t o d o
democratico; che è condizione per la registrazioni dei s indac at i che i loro
statuti s a nc is c a no u n or d ina me nt o interno a b a s e d e mocrat ica .
La Costituzione ha dunque posto dei limiti a ll’ a ut onomia delle formazioni
sociali considerate, nel senso che impone loro il rispetto del principio di
democraticità e del principio di eguaglianza, oltre che dell’ordinamento
giuridico statale.
27. AZIONABILITA’ D E I D I R I T T I I N V I O L A B I L I E F O R M A Z I O N I S O C I A L I .
La dottrina sul punto è divisa. D a una parte stanno coloro che ritengono che
l’art. 2 consenta la protezione giurisdizionale del singolo in seno
all’associazione, proprio invocando l’art. 2 4 (a norma del quale “Tutti
p o s s o n o a g ir e in giudizio p er la tut ela de i propri diritti e int ere ss i
legittimi”) che non fa alcun riferimento a forme o ad limiti e ambiti di tutela e
ponendo alla base della domanda direttamente le situazioni costituzionali lese;
dall’altra coloro che ammettono l’intervento del giudice purché rispetti i limiti
dell’autonomia privata;
o coloro che ritengono che la garanzia costituzionale della libertà di
associazione non consente alcun intervento dei pubblici poteri sia sotto forma
di divieti e limitazioni che sotto forma di controlli e sorveglianza.
Infine è stato sostenuto che l’intervento del giudice nelle associazioni, a tutela
degli interessi degli associati costituirebbe più che un fattore limitativo della
libertà associativa o un ostacolo allo sviluppo della personalità individuale, un
modo di garantire proprio questi valori che i privati associandosi
spontaneamente e concretamente vi hanno dato.
28. C O N S I D E R A Z I O N I FINALI.
Le forma zioni sociali a rile vanza c ost ituzionale n o n s o n o o m o g e ne e : da
un lato abbiamo formazioni sociali ne c e ss ar ie (la famiglia), dall’altro
formazioni sociali vo l o nt a rie (le confessioni religiose, la comunità di lavoro, i
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Questa diversità di natura, di fini e di limiti esterni comporta che ad essi non
può corrispondere un ordinamento interno omogeneo delle varie formazioni
sociali ed una parità di trattamento da parte dello Stato.
Inoltre il particolare rilievo assunto da alcune formazioni sociali (come i partiti
politici o i sindacati) fa ritenere che la Costituzione debba richiedere al riguardo
una disciplina a d hoc.
M a sembra che in nessuno dei due casi lo Stato sia prossimo a dettare tale
disciplina.
Il legislatore invece ha ritenuto di dover intervenire dettando una disciplina
diretta a tutelare i diritti del lavoratore all’interno dell’impresa (c.d. statuto dei
lavoratori) ed i diritti dei componenti la famiglia legittima, basandosi sempre
sui principi costituzionali.
CAP ITO L O S E C O N D O
L E A U T O N O M I E D EL L E F O R M A Z I O N I S O C I A L I
1 . C O S T I T U Z I O N E I T A L I AN A E F O R M A Z I O N I S O C I A L I.
La Costituzione italiana dà ampio spazio alle formazioni sociali ove si svolge la
personalità dell’uomo.
2 . L A F A M I G LI A.
La prima formazione sociale a comparire in cui si svolge la personalità
dell’uomo è senza dubbio la famiglia. Nella nostra Costituzione si rinvengono
specificamente tre articoli (29,30,31) relativi alla famiglia m a anche da altre
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3.LA S C U O L A .
Collegata alla famiglia è la formazione sociale scuola.
Il processo di formazione intellettuale e spirituale del cittadino, infatti, si svolge
nelle sue fasi iniziali, e senza soluzione di continuità, dalla famiglia alla scuola.
La scuola assolve al compito di preparare culturalmente l’individuo, in modo
che questi possa, superato lo stadio scolare, inserirsi con una idonea
preparazione di base nel mondo del lavoro.
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4. LE C O N F E S S I O N I R E L I G I O S E .
A norma dell’art. 8 “tutte le c onfe ss ioni re l ig iose s o n o e g ua lm e n t e
libere d a va nt i alla le g g e ” .
Tale norma è connessa con la libertà di religione (art.19), con la differenza che
mentre l’art. 1 9 riguarda una libertà dell’uomo come tale, professata sia in
forma individuale che in forma associata, l’art. 8 invece riguarda l’eguale
libertà del gruppo confessione religiosa, inteso in senso istituzionale.
Dopo l’art. 8 la libertà della confessione cattolica non può essere
qualitativamente diversa dalla libertà delle confessioni acattoliche, anche se
indubbiamente il culto cattolico conserva per via della forte appartenenza della
maggioranza degli italiani una posizione peculiare rispetto agli altri culti.
5. L A C O M U N IT A’ D E L L A V O R O.
Il s ind a c a t o è una libera organizzazione di lavoratori (subordinati o
indipendenti) o di datori di lavoro avente per fine la tutela degli interessi
collettivi degli associati.
Solo di recente la libertà sindacale si è affermata definitivamente: la
Costituzione ha sostituito all’ac ce ntra me nt o della le gisla zione
pubblicis tica del regime fascista in cui il sindacato era privo di reale
rappresentatività degli interessi dei lavoratori, u n a nor ma zione pr iva tist ica
del fenomeno sindacale ed ha affermato il principio del p lur a lis mo
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7. LE M I N O R A N Z E L I N G U I S T I C H E .
L a Re p . tutela c o n a p p os it e n o r m e le minor a nze linguistiche. (art. 6 )
Tale tutela ha trovato attuazione negli Statuti di alcune Regioni in cui vivono
gruppi di alloglotti ed, in particolare, negli Statuti del Trentino-Alto Adige (per la
tutela delle minoranze di lingua tedesca e ladina) , del Friuli Venezia Giulia
(lingua slovena) e della Valle d’Aosta (francese) ed in alcune altre leggi.
Le disposizioni più importanti riguardano:
• la particolare tutela del gruppo linguistico di lingua tedesca nella
provincia di Bolzano che riguarda ad es. la composizione della Giunta
regionale che deve adeguarsi alla consistenza dei gruppi linguistici i quali
sono rappresentati nel Consiglio regionale;
la votazione separata per gruppi linguistici di una proposta di legge;
l’istituzione di due Commissari del Governo, uno per la provincia di
Bolzano e uno per Trento;
• la tutela della lingua materna: il francese in Valle d’Aosta e il Tedesco nel
Trentino sono parificate alla lingua italiana;
• l’ordinamento scolastico che prevede l’insegnamento bilingue.
Oltre queste minoranze “privilegiate” esistono anche altri gruppi alloglotti in
Italia che però non godono di alcuna tutela: es. albanese (Sud), catalana (in
Sardegna), greca (in Calabria e Puglia).
C AP I TOL O T E R Z O
LE A U TO N O M I E D E G L I E NT I T E R R I TO R I AL I
SEZIONE I
L A F O R M A Z I O N E E L A N A T U R A G I U R I D I C A D EL L E R E G I O N I
1.IL P R O B L E M A D E L L E A U T O N O M I E R E G I O N A L I .
Le Re g io ni s o n o s t a t e istituite in Italia c on la Cos t it uzione
re p ub b lica na del 2 7 d ic e mbre del 1947, il cui Titolo V de lla Pa rt e II (le
regioni, le province, i comuni), successivamente riformato dalla legge cost. n.3
del 2 0 0 1 attribuisce alla Sicilia, alla Sardegna, al Trentino Alto Adige, al Friuli
Venezia Giulia e alla Valle d’Aosta forme e condizioni particolari di autonomia
secondo statuti speciali.
A norma dell’art. 1 3 1 del la Cos t . sono state costituite 2 0 r e g io ni
a ut onome , delle quali 1 5 a s t a t ut o ordinario e 5 a s t a t ut o speciale.
2. I C A R A T TE RI D E L L ’ A UT ON OMI A R E G I O N A L E .
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Dalla autonomia nelle sue varie accezioni va distinta l’autarchia , intesa come
potere conferito dall’ordinamento dello Stato ad alcuni enti di emanare
provvedimenti concreti ai quali l’ordinamento stesso attribuisce la stessa
effi c ac i a degli atti amministrativi dello Stato-soggetto.
Enti autarchici sono le Regioni, le Province ed i Comuni (che sono al tempo
stesso soggetti dotati di autonomia) m a anche altri enti pubblici cui
l’ordinamento attribuisce il potere di emanare atti amministrativi soggetti allo
stesso regime giuridico di quelli statali.
G L I E L E M E N T I C O S T I T UTI V I D E L L A R E G I O N E .
Gli e l e me nti costitutivi della r e g ione sono: territorio, c o munit à
regionale , a p p a r a t o autoritario.
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7 . G L I S TATUTI R E G I O N A L I .
ART. 1 2 3 c o m m a II: Lo Statuto delle regioni di diritto comune è approvato e
modificato dal consiglio regionale con legge approvata a maggioranza assoluta
dei suoi componenti, con due deliberazioni successive ad intervallo non minore
di due mesi.
Per tale legge non è richiesta l'apposizione del visto da parte del Commissario
del Governo.
Lo stato esercita il controllo sugli statuti regionali mediante la possibilità di
promuovere, entro 3 0 giorni dalla pubblicazione degli statuti stessi, questione
di legittimità costituzionale davanti alla corte costituzionale.
Al controllo giuridico si a ffi a n c a il controllo democratico costituito dalla
sottoposizione dello statuto a referendum popolare, qualora, entro 3 mesi dalla
sua pubblicazione, ne faccia richiesta 1/50 degli elettori della regione o 1/5 dei
componenti il consiglio regionale. Lo statuto sottoposto a referendum non è
promulgato se non è approvato dalla maggioranza dei voti validi.
ART. 116: Gli statuti delle Regioni ad autonomia differenziata sono adottati
con leggi costituzionali.
Dalla natura di legge costituzionale degli Statuti speciali discende che le loro
norme non possono essere modificate se non con la procedura di revisione
costituzionale prevista nell’art. 1 3 8 (procedura aggravata); mentre per
modificare lo Statuto di una Regione di diritto comune sarà sufficiente eseguire
lo stesso procedimento previsto dall’art. 1 2 3 per la formazione dello Statuto.
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S E Z I O N E II
L ’ O RGAN IZ Z A Z IO N E D EL L E R E G I O N I
8. IL C O R P O E L E T T O R AL E R E G I O N A L E .
S ono organi della Regione: il Cons i g lio r egionale, la Giunt a r e g iona le e il
P r e s id e nt e della Re g ione .
Al governo dell’ente partecipa anche il c or p o elettorale regionale, che
può prendere parte attiva al governo della regione, mediante l’esercizio del
diritto di voto per la formazione del consiglio regionale, per la presentazione di
proposte di legge e di regolamenti al consiglio regionale, per la presentazione
di proposte referendarie abrogative di leggi e di provvedimenti amministrativi
della regione.
Esistono altri tipi di referendum regionale: per la fusione o la creazione di
regioni, per il distacco o la riunione di province e comuni da una regione
all’altra.
9. IL C O N S I G L I O R E G I O N A L E .
È il massimo organo deliberativo – rappresentativo della regione ed è eletto dal
corpo elettorale regionale.
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10. L A G I U N T A R E G I O N A L E .
È l ’ o r g a no e s e c ut ivo della r e g ione ed è composto da Pr e s id e nt e e un
nume r o variabile di a s s e s s or i .
Il presidente della giunta è eletto a suffragio universale e nomina e revoca i
componenti della giunta regionale.
Spetta alla Giunta predisporre il bilancio preventivo e consuntivo,
il p r o g r a m m a e i pia ni della R e g i o n e nonché coordinare l'attività degli uffi c i
regionali e amministrare il patrimonio dell'Ente.
L’art. 1 2 6 della costituzione disciplina che il c o ns ig lio p u ò e s p r imer e la
mo zio ne di s fi d uc ia nei confronti del Pr e s ide nt e della g iunta, mediante
mozione motivata, sottoscritta da almeno 1/5 dei suoi componenti e approvata
per appello nominale a maggioranza assoluta dei componenti.
La mozione non può essere m essa in discussione prima di 3 giorni dalla
presentazione.
L’approvazione della mozione di s fi d uc ia nei confronti del p r e s id ente
della g i u n t a eletto a suffragio universale e diretto, nonc hé la rimozione,
l ’ imp e dimento p e r ma nent e, la mor t e o le d imis s ioni volont a rie dello
s t e s s o, c omp or t a no le d imis s ioni della g i u n t a e lo s c iog lime nt o del
consiglio, in ogni caso i m e d e s i m i effetti c o n s e g u a n o alle d imis s ioni
c o nt e s t uali della m a g g i o r a n z a dei c o mp o ne nt i del consiglio.
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• nelle regioni a statuto speciale, partecipa alle sedute del consiglio dei
ministri, con voto consultivo, quando il consiglio tratti questioni che
riguardino particolarmente la loro regione (La stessa norma vale per i
presidenti delle province di Trento e Bolzano).
S E Z I O N E III
I R A C C O R D I F R A L O STATO E L E R E G I O N I
15. L A C O N F E R E N Z A P E R M A N E N T E P E R I R A P P O R T I F R A LO STATO, LE
R E G I O N I E LE P R O V I N C E A U T O N O M E .
Sede naturale per il coordinamento dei rapporti fra Stato e Regioni è la
c onfere nza p e r ma ne nt e p e r i rap p ort i fra lo s tat o, le r eg ioni e le
p r o vinc e a u t on o m e di Trento e B olza no .
Ha compiti di: informazione, consultazione e raccordo, in relazione agli indirizzi
di politica generale che possono incidere a livello regionale e locale, ed è
composta dai presidenti delle regioni a statuto speciale e ordinario e dai
presidenti delle province autonome, oltre che dal Presidente del Consiglio e il
Ministro per gli affari regionali.
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17.IL R A P P R E S E N T A N T E D E L L O S TATO P E R I R A P P O R T I C O N IL S I S T E M A
DELLE AUTONOMIE.
La Costituzione repubblicana del 1 9 4 8 non nomina in alcun articolo il prefetto,
perché in seno all'Assemblea costituente non si raggiunse l'accordo circa il
mantenimento di questa figura, mentre aveva previsto un organo per certi
versi analogo a livello regionale: il c o mm is s a r i o de l g over no . Anche i
commissari del governo erano tratti dalla carriera prefettizia, anzi, secondo
una prassi invalsa, la titolarità dell'ufficio fu attribuita allo stesso prefetto del
capoluogo regionale.
Il commissario del governo è stato soppresso dalla riforma costituzionale del
2001, che ha attribuito alcune delle sue funzioni al prefetto del capoluogo di
regione, in q ua lità di r a p p r e s e nt a nt e dello S t a t o per i ra pp ort i c on il
s i s t e m a delle a ut onomie .
S EZIONE IV
L E F U N Z I O N I D EL L E R E G I O N I
• LE FUNZIONI NORMATIVE
19.LO S TATUTO: P O S I Z I O N E N E L S I S T E M A D E L L E F O N T I E C O N T E N U T O .
La maggiore e ffi c ac i a dello Statuto rispetto alle altre leggi deriva dal suo
essere l’atto fondamentale della Regione, approvato con una procedura
aggravata. Ne consegue che la sua revisione può avvenire soltanto con
l’adozione dello stesso procedimento previsto per la sua deliberazione.
20. LE L E G G I R E G I O N A L I O R D I N A R I E : - IL P R O C E D I M E N T O D I F O R M A Z I O N E
Il procedimento di formazione delle leggi regionali si suddivide, al pari del
procedimento delle leggi statali in tre fasi:
• iniziativa
• costitutiva
• integrativa dell’efficacia
La legge regionale è un atto semplice, essendo espressione di un solo organo
legislativo.
E ssa è una legge formale.
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• I L IM ITI
I limiti al p ot e r e le g is la tivo r e g iona le possono distinguersi in g e ne r al i e
speciali.
S o no limiti g e ne r a li quelli validi p e r tutti i tipi di l e g g e regionale . Essi
sono i limiti di legittimità e i limiti territoriali.
Tali limiti di leg ittimità sono la Costituzione ed i v incoli deriv anti
dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Le regioni non possono produrre leggi in contrasto con le leggi dello stato o con
i regolamenti e le direttive comunitarie, inoltre, devono esaurire la loro
e ffi c ac i a all’interno del territorio regionale (limite territoriale).
24. LE L E G G I P R O V I N C I A L I .
Lo Statuto del Trentino ha attribuito un potere legislativo ed esecutivo
autonomo alla Provincia di Bolzano e Trento.
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2 6. L A P O S I Z I O N E D E L L A L E G G E R E G I O N A L E N E L S I S T E M A D E L L E FONTI.
La legge regionale è una legge avente e ffi c aci a formale e sostanziale: è
subordinata alla costituzione sia nel contenuto, in quanto non può essere
contraria rispetto alle norme costituzionali previste, sia per il rispetto dei limiti
all’esercizio della sua potestà legislativa regionale posti dalla Costituzione
stessa.
Invece sembra che non vi sia rapporto ne di pari ordinazione o subordinazione
con la legge statale, in quanto fonti separate.
27. I R E G O L A M E N T I R E G I O N A L I .
La potestà regolamentare è attribuita dagli Statuti alla Giunta regionale nelle
re gioni a d a u t on o m ia speciale, tranne la Valle d’Aosta e la Sardegna,
regioni in cui tutti i poteri sono concentrati nel Consiglio.
Le regioni di diritto comune possono nei propri statuti assegnare la potestà
regolamentare alla Giunta o mantenerla in capo al Consiglio.
• LE FUNZIONI AMMINISTRATIV E
28. LE F U N Z I O N I A M M I N I S T R A T I V E R E G I O N A L I .
A norma dell’art.118 della costituzione le funzioni a mminis t r at ive s o n o
attribuite ai C om un i s a l v o che, per a s s ic ur ar ne l'esercizio unitario,
s ia n o conferite a Province, Città met ropo lita ne, Re g io ni e S t a t o, s ul l a
b a s e dei princìpi di s us s id iariet à, differenziazione e d a d e g ua t e zza .
Principio di s us s idiar iet à : le funzioni amministrative spettano di regola
all’ente più vicino al cittadino, mentre l’intervento degli enti di livello superiore
è solo sussidiario.
Principio di differenziazione: che impone di tenere conto delle diverse
caratteristiche demografiche, territoriali e strutturali degli enti attributari.
Principio di a d e g ua t e zza : implica l’idoneità organizzativa
dell’amministrazione attribuita a garantire, anche in forma associata con altri
enti, l’esercizio delle funzioni.
Il principio di sussidiarietà implica anche che tutti gli enti pubblici, dallo Stato
al Comune, devono favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o
associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale: questa è la c.d.
s us s id ia r ie t à orizzontale.
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29. IL D I F E N S O R E CIVICO.
Gli Statuti di molte regioni prevedono l’istituzione di un difensore civico.
Il D if e ns or e civico è un organo amministrativo, non politico quindi, che ha il
compito di garantire i cittadini da possibili abusi delle amministrazioni
regionali.
Il difensore ha funzioni informative nei confronti dei cittadini sull'andamento
delle pratiche amministrative della regione.
Di solito ha anche la facoltà di promuovere l'azione disciplinare nei confronti
delle amministrazioni che ostacolino la sua attività.
SEZIONE V
L ’ AU TO N OM IA F I N A N Z I A R I A
31. IL F E D E R A L I S M O F I S C A L E E D IL F O N D O P E R E Q UA TIV O.
Non si può ignorare che in Italia esistono vistosi dislivelli nella ricchezza; una
rigorosa attuazione dell’autonomia finanziaria finirebbe per accentuare questi
dislivelli (es. tra Nord e Sud) e contravverrebbe ai principi supremi di
eguaglianza e solidarietà.
Per evitare che il federalismo fiscale si risolva in una ulteriore penalizzazione
delle Regioni meno sviluppate, l’art. 11 9 c o m m a III prevede che v eng a
istituito un f ond o perequativo, senza vincoli di destinazione per i territori con
minore capacità fiscale per abitante.
L’aiuto dello S t a t o per ò n o n p u ò e s s e r e u s a t o per s p e s e irragione voli
o p er ripia nare ad ind e b ita ment i a s s un t i s e nza senso di
r e s p o nsab ilità .
SEZIONE VI
I C O N T R O L L I S U G L I O R G A N I D IRETTIV I D EL L E R E G I O N I
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S E Z I O N E V II
L E CITTA’ M ETRO PO L ITAN E, L E P R O V I N C E , I C O M U N I E GL I ALTRI EN TI
L O CAL I
3 5 . L A CITTA’ M E T R O P O L I T A N A .
E’ un ente territoriale di area vasta, il cui territorio coincide con quella della
Provincia omonima.
L a città me t r o p o l it a na h a le s e g u e n t i fi na lit à istituzionali generali:
• Cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano;
• Promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle
reti di comunicazione di interesse della Città metropolitana;
• Cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, comprese
quelle con le città e le aree metropolitane europee.
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36. L A P R O V I N C I A .
Anche la Pr ovincia è un ente territoriale di area vasta che ha le seguenti
funzioni fondamentali:
• Pianificazione territoriale, tutela e valorizzazione dell’ambiente;
• Pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale; nonché la
costruzione e gestione delle strade provinciali;
• Programmazione provinciale della rete scolastica;
• Raccolta ed elaborazione dei dati, assistenza tecnico-amministrativa agli
enti locali;
• Gestione dell’edilizia scolastica;
• Controllo dei fenom en i discrim inatori in am b ito occupazionale e
promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale.
37. IL C O M U N E .
Un comune è un e nt e territoriale di base, dotato di un certo grado di
a ut o no m ia amminis trat iva , dedicato agli interessi della popolazione locale.
È l’ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne
promuove lo sviluppo.
Il Comune gestisce inoltre i servizi elettorali, di anagrafe, di stato civile, di
statistica; le relative funzioni sono esercitate dal Sindaco come ufficiale del
Governo.
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38. IL D E C E N T R A M E N T O I N F R A C O M U N A L E .
I Comuni con popolazione superiore a 250.000 abitanti articolano il loro
territorio per istituire le circoscrizioni di d e ce ntr a me nt o, come organismi di
partecipazione, di consultazione e di gestione dei servizi di base, nonché di
esercizio delle funzioni delegate dal Comune.
La popolazione media di ogni circoscrizione non deve essere inferiore a 30.000
abitanti.
39. IL M U T A M E N T O D E L L E C I R C O S C R I Z I O N I P R O V I N C I A L I E C O M U N A L I .
ART. 1 3 2 c o m m a II: Il distacco di una Provincia o di un Comune, che ne faccia
richiesta, e la sua aggregazione ad un’altra Regione sono disposti con legge
della Repubblica, sentiti i consigli regionali e previa approvazione con
referendum, da parte della maggioranza delle popolazioni interessate.
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